“I capelli neri erano legati a coda di cavallo sulla nuca e sulla fronte aveva una frangetta che si muoveva stuzzicante ad ogni movimento della testa…”
Quando il mio capo mi disse che mi avrebbe affiancato un nuovo
collega per qualche settimana per formarlo, non stavo più nella pelle. Mi avevano dato la tanto sospirata promozione dopo anni di duro lavoro e sacrifici. Quando poi mi disse che il nuovo collega era una donna, la curiosità aumentava giorno dopo giorno. Non tanto perchè era una donna ma perchè nel mio settore le donne non sono tante e le poche che ci sono o sono brutte o se la tirano.
Arrivò il fatidico giorno e alle 9.00 in punto sentii bussare alla porta dell’ufficio.
-Avanti! – dissi incuriosito
– Permesso. Buongiorno mi chiamo Daniela e sono la nuova collega.
– Piacere sono Davide. Prego accomodati. Anzi, hai gia preso il caffè?
– Si, ma ne prendo un altro volentieri così rompiamo il ghiaccio.
– Ok faccio strada io.
Le passai di fianco, e riuscii a notare alcuni particolari: lentiggini sul naso, piccolo ma proporzionato con un anellino sul lato sinistro, occhi verdi. I capelli neri erano legati a coda di cavallo sulla nuca e sulla fronte aveva una frangetta che si muoveva stuzzicante ad ogni movimento della testa.
Parlammo del più e del meno durante quei dieci minuti alla macchinetta del caffè.
Era vestita molto sportiva: jeans neri attillati e una polo Lacoste rossa a maniche corte. Era molto abbronzata nonostante fossimo ancora a giugno.
Andammo in ufficio e lei si mise a sedere di fianco a me e io iniziai a spiegarle i primi accenni sul lavoro che avrebbe tra qualche settimana iniziato a svolgere.
Ogni tanto lei mi fermava per farmi qualche domanda e io la guardavo fissa negli occhi. Caspita, era molto carina, non eccezionalmente bella, ma affascinate al punto giusto. E poi mi piaceva un casino come muoveva il naso mentre parlava. Ogni tanto mentre parlavo per interrompermi mi toccava il braccio con la mano, e mi piaceva tanto sentire il contatto della sua pelle con la mia. A mano a mano che andavamo avanti la sua mano rimase appoggiata sul mio braccio. Le se ne rese conto e subito su si scusò, ma io le dissi che non mi dava fastidio e lei si mise a sorridere imbarazzata. A dire il vero anche io ero imbarazzato perchè iniziavo al eccitarmi per una serie di fattori: la sua pelle morbida e abbronzata, il suo sguardo sensuale e il suo seno che si intravvedeva dalla scollatura della polo, mi avevano fatto venire un’erezione. Lei penso che se ne accorse perchè sempre più spesso iniziò a buttare l’occhio sul mio pacco rigonfio. E questo non faceva che aumentare l’eccitazione. La giornata andò avanti così anche dopo pranzo. A metà pomeriggio lei se ne andò dicendomi:
– Non so se te l’hanno detto, ma io per i prossimi due giorni non ci sarò perchè ho appena preso casa e devo sistemarla, quindi mi sa che ci rivediamo lunedi.
– Ah, no, non me l’avevano detto.
Si vide lontano un miglio che c’ero rimasto male, ma lei mi disse:
– Quindi se vuoi stasera possiamo vederci…non so un aperitivo, una pizza e così stiamo in compagnia. Io non conosco nessuno e mi sono trasferita a Milano qualche giorno fa.
– Certo, mi farebbe proprio piacere. Conosco un bel localino sui navigli dove poter far un ottimo aperitivo. Poi li vicino ci sono tanti posti dove poter mangiare.
– Navigli? Io ho preso un appartamento in quella zona.
– Perfetto. A che ora passo?
– Alle 7 sarò pronta. Ecco ti lascio indirizzo e numero di cellulare.
Alle 7 in punto fui sotto casa sua. La vidi uscire dal portone e rimasi fulminato. Aveva un vestitino nero scollato che quasi il seno le usciva di fuori, corto fin sopra la metà delle cosce, e scarpe con tacco a spillo. L’eccitazione arrivò subito e il pacco iniziò a gonfiarsi a dismisura. Lei mi salutò mi diede un bacio sulla guancia e mi prese sotto braccio. La portai a bere un aperitivo in un localino all’aperto poco distante. Eravamo seduti uno difronte all’altro e parlammo molto. Anzi lei parlò molto, io ero intento a guardarla da quando lei sedendosi si girò e mi mostrò io suo sedere perfetto, non so quanto involontariamente, e riuscii a intravvedere un perizzoma nero. Si era seduta di fronte a me a gambe semi aperte e le apriva e chiudeva lentamente. Faceva molto caldo, diceva, e così si rinfrescava un po’. Inoltre quando doveva bere si chinava in avanti facendomi vedere le tette,e guardando maliziosamente la mia reazione. Io non capivo più niente, non sapevo niente in quel momento, avevo solo una gran voglia di portarmela a letto. Lei si bevve due Negroni nel giro di dieci minuti e ad un certo punto mi disse:
– Ti dispiace se mi riaccompagni a casa? Mi sa che sono un po’ ubriaca.
– Va bene, non ti preoccupare. Ce ne andiamo subito.
Pagai il conto, lei intanto si alzò mi venne accanto e si avvinghiò al mio braccio. Appoggiò la testa sulla mia spalla e mi disse:
– Dai, andiamo, non resisto più. E mi sa che anche tu sei arrivato al limite. Non è vero?
La sua voce era così doce e sensuale, e quelle sue parole sussurrate così vicino all’orecchio mi avevano accentuato l’eccitazione.
Le presi la testa tra le mie mani e la avvicinai a me, sempre più vicino fino a baciarla. Immediatamente le nostre lingue si avvilupparono e iniziammo ad esplorare le nostre bocche. La mia saliva che si mescolava alla sua, un tuttuno di emozioni che mi facevano esplodere il cazzo nelle mutande. Sentii l’eccitazione dei suoi capezzoli sul mio petto. Dopo qualche interminabile minuto, i fischi di approvazione di alcuni ragazzi che stavano passeggiando ci riportò alla realtà. ci staccammo, lei mi diede le chiavi di casa sua e ci avviammo verso il portone.
Salimmo le scale, lei sempre più avvinghiata a me, io sempre più avvinghiato a lei. Le avevo messo infatto una mano stabilmente su una chiappa, dura e soda.
Aprii la porta di casa, me la richiusi velocemente alle spalle. Lei si girò, mi guardò e mi disse:
– Devo dirti una cosa. Una cosa importante. Non ho avuto il coraggio di dirtelo prima. Sai, non so da dove iniziare. Tu mi piaci e penso di piacerti….a giudicare da come mi hai baciata e….dalla tua erezione. Hai un bell’attrezzo…
– Si Daniela, mi piaci molto. E’ la prima volta che una ragazza mi piace così tanto che vorrei subito fare l’amore con lei.
Lei mi guardò intensamente e mi disse:
_ Io adesso mi spoglio, ma tu non dire niente fino a quando…anzi se c’è qualcosa che non va dimmelo subito.
La guardai spogliarsi. Era bellissima, il suo seno mi si parò davanti sodo, turgido e splendidamente abbronzato per intero. Andrà in spiaggia in topless pensai. Il vestito era andato giù tutto, riamse solo con il perizzoma e le scarpe con il tacco. Fu lì che vidi. Vidi un rigonfiamento sul davanti del perizzoma. Rimasi un attimo spiazzato. Daniela era in realtà Daniele! La guardai in faccia e la vidi donna, bella, sensuale e le dissi:
– Daniela, sei stupenda e voglio fare l’amore con te!
Lei mi guardò negli occhi e vidi che i suoi erano lucidi. Stava quasi per piangere. Mi avvicinai, l’abbracciai e ci baciammo nuovamente. Fu un po’ diverso come sensazioni rispetto al bacio precedente, ma fu comunque intenso e bellissimo.
Mi portò in camera da letto, mi spogliò e si chinò prendendomelo in bocca. Era bravissima, il più bel pompino della mia vita. Durò un’eternità. Io accompagnavo i movimenti della sua tesa con le mani. Lei me lo prendeva tutto in bocca fino alla radice, sentivo la sua lingua percorrere tutta l’asta; lo tirava fuori e mi leccava la cappella e il frenulo dolcemente fino a quando mi sentì arrivare alla fine. Se lo rimise in bocca e aiutandosi con la mano destra mi masturbò velocemente facendomi venire dentro la sua bocca. Restò per qualche lunghissimo istante con il cazzo nella bocca. Poi lo estrasse e lo ripulì ben bene. La tirai su e l’abbracciai. Mi disse:
– Amore mio, andiamo a fare la doccia che poi continuiamo.
Ci infilammo nella doccia stretta. C’era a mala pena lo spazio per muoverci. Mi passò la spugna insaponata e iniziai a lavarla. Prima sul collo, sul seno e poi più giù fino ad arrivare al suo cazzo. Non era lunghissimo, un po’ più piccolo del mio. Era la prima volta che vedevo coì da vicino un altro cazzo che non fosse il mio. Lei si girò di scatto mettendomi praticamente il culo in faccia. Si mise a ridere e mi disse:
_ dai sbrigati a lavarmi che ti lavo io.
Le lavai le gambe e poi lei fece altrettanto con me.
Finimmo la doccia, ci asciugammo e poi lei mi abbracciò. Era una sensazione strana, che mi faceva eccitare un casino. Più mi stringeva, più sentivo il suo seno rifatto spingere sul mio petto e la punta del mio cazzo che toccava la punta del suo. Cosi abbracciati ci buttammo sul letto. Il suo viso vicinissimo al mio era ancora più bello di prima. La sua mano mi stava intanto masturbando piano piano. con la mano libera mi prese la mano e me la poggiò sul suo cazzo. Automaticamente, da un’esperienza di autoerotismo datata molti anni, iniziai a fare avanti e indietro con il polso. Sentii l’asta irrigidirsi a poco a poco. Poi lei mi fermò e mi disse:
– Voglio essere la tua donna stasera. Ma se tu mi vuoi bene e vuoi continuare a frequentarmi, devi promettermi che mi farai diventare la tua maestra, così che tra qualche tempo potremo scambiarci i ruoli.
– Io non ti voglio bene, mi sa che mi sto innamorando. Tu per me sei una donna a tutti gli effetti anche sei al posto della figa hai un bel cazzo. Detto questo, voglio continuare a frequentarti e voglio che tu sia la mia maestra.
Lei mi abbracciò, mi girò a pancia in su, si alzò su di me, puntò la testa della mia cappella sul buchino del del suo culetto e pian piano se lo lasciò scivolare dentro. Iniziò a cavalcarmi, prima piano poi sempre con più vigore. Sentivo il suo cazzo rimbalzare sulla mia pancia e questo aumentava l’eccitazione. Automaticamente glielo presi in mano e iniziai a masturbarlo velocemente fino a che uno schizzo potente di sborra calada fuoriuscì violentemente andandomi a bagnare il petto, la pancia e il collo, in più un piccolo getto mi colpì la guancia. Lei rallentò i suoi movimenti quasi fino a fermarsi. Con un dito mi pulì la guancia, me lo avvicinò alla bocca. Io istintivamente la aprii e succhiai il dito come fosse un ghiacciolo. Mi piaqque, così fece con tutta l’altra sborra che avevo su mio corpo. Lei mi puliva e io assaporavo il suo nettare. Lei così ricominciò il suo movimento sepre più frenetico fino a quando non ne potei più e le sborrai dentro il culo.
Si accasciò su di me, mi baciò e mi disse:
– Mi hai fatto sentire veramente una donna. Ti amo.
– Anch’io ti amo e devo dirti che è stata la scopata più bella e più buona di tutta la mia vita.
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