“L’aveva vista crescere e quando era cresciuta, come molti se non tutti i maschi, fece molti pensieri su quella gran donna che era diventata la ex bambina…”
Garammana Fanasita è una cittadina di provincia di media grandezza, strutturata in
vari rioni; due di essi vengono solitamente evitati sia dai forestieri e sia dai residenti di altri quartieri.
Uno perché malfamato, dove pare si annidino spacciatori di droga, ricettatori di merci rubate ed altri malavitosi; l’altro perché si dice sia abitato da gente “strana”.
Quante e quali siano queste stranezze non è chiaro, pare comunque che la maggior parte degli uomini siano cornuti e la maggior parte delle donne la danno facilmente, alcune a pagamento altre a simpatia.
In questo secondo rione abitano i due personaggi protagonisti della nostra storia: Certamente avranno anche loro una identità anagrafica ma, come quasi tutti in quel rione, vengono chiamati con dei soprannomi. Sono Scerecche e Zoppetta.
Veramente il primo dovrebbe essere Shrek perché l’intenzione sarebbe quella di assimilarlo al famoso personaggio del film di animazione della DreamWorks, tanto caro ai bambini, ovvero l’orco brutto ma buono. Ormai, però, per quanto riguarda il soprannome del nostro personaggio, la pronuncia si è fossilizzata in Scerecche e così lo chiamiamo anche noi.
Il secondo nomignolo dell’altra persona (Zoppetta), se lo si volesse italianizzare, sarebbe “Piccola zoppa” ma Zoppetta non è né piccola, né zoppica. Non è molto colta, è vero, ma a parte questo non ha altri difetti, anzi! E’ alta, mora, con un fisico alla Sophia Loren degli anni migliori, altro che camminare zoppicando, piuttosto come l’attrice alla quale somiglia, nel film “L’oro di Napoli” e ovviamente attira su di se gli sguardi libidinosi di tutti i maschi. Pare che lei non li lasci sempre cadere nel vuoto.
Non sempre accondiscende agli ammiccamenti, neanche spesso, perciò non rientra nella rosa di quelle che la danno facilmente, ma di quelle (meno numerose) che la danno di tanto in tanto, se chi la guarda con libidine è carino ma soprattutto se il marito non adempie ai cosiddetti “doveri coniugali”.
Suo marito ha molti più anni di lei e, si dice, che ormai quei doveri li trascura moltissimo e di conseguenza la moglie ogni tanto cede alla tentazione.
– Ho capito. E’ puttana pure lei!
-Assolutamente no. La dà, è vero, ma non sempre, anzi di rado, e gratis comunque, perciò si può dire che anziché “tirar dritto” come moglie, ogni tanto cede nel passo e…metaforicamente parlando “zoppica”, da qui “la zoppa”. Siccome non lo fa spesso ma poche volte la chiamano con un diminutivo: “La Zoppetta”
Scerecche non è che sia proprio brutto, brutto come un orco, però a dirla tutta, gli uomini belli sono fatti in tutt’altro modo. In altezza è poco al di sotto della media, in larghezza molto al di sopra. Non è sovrappeso, è proprio obeso. Ha pochi capelli, porta gli occhialetti alla Cavour sempre scesi fino alla punta dl naso, alla stanghetta del quale è attaccato anche l’apparecchio per l’udito, visto che non è proprio sordo ma ci sente poco o, come dice la gente , sente quello che gli pare e per le altre cose fa orecchio da mercante.
I rioni delle città sono un poco come i piccoli paesi: tutti conoscono tutti. Infatti Scerecche conosceva Zoppetta da quando lui era a fine adolescenza e lei appena bambina. L’aveva vista crescere e quando era cresciuta, come molti se non tutti i maschi, fece molti pensieri su quella gran donna che era diventata la ex bambina. Quante seghe si era tirate pensando a lei, quante volte era stato tentato di provarci ma…, ma, …ma come con tutte le altre donne, non aveva mai chiesto niente a nessuna, tranne che ad Isabella.
No, non è che non aveva mai chiesto perché le donne cadessero ai suoi piedi da sole, ma perché si accontentava della sua mano e di Isabella, poiché aveva paura dei rifiuti alle sue richieste, che riteneva probabili in quanto era consapevole della sgradevolezza del suo aspetto.
Non è che sospettava di non piacere, ne aveva la certezza assoluta da quando aveva scoperto che l’unica donna con la quale faceva sesso una volta ogni due mesi, cioè Isabella Figabella, la più nota prostituta della zona, a lui chiedeva una somma quasi doppia a quella della tariffa che praticava ad altri.
La Zoppetta le piaceva molto più delle altre ed una volta ci aveva provato a farle una proposta.
– “Oh bella, te la posso fare una domanda?”
– “Che vuoi sapere? L’ora? Ti puoi svegliare, è l’ ora giusta ormai!”
Incoraggiato da questa risposta aveva affrontato il secondo passo: – “Macché ora ed ora. Per quello ci ho l’orologio. Ti voglio chiedere se tu ci verresti a casa mia. Ci verresti?”
“A fare cosa?”
Raccolto tutto il coraggio, aveva finito di esprimere il desiderio con una vocale e con l’infinito di un verbo pronunciati tutto di un fiato:- “A scopare!”
La faccia della Zoppetta s’era scurita all’improvviso come il cielo d’estate quando arrivano i nuvoli neri della tempesta, ed a Scerecche era sembrato di vedere dagli occhi di lei anche dei lampi. Prevenne il probabile tuono della sberla (che era già in arrivo visto, che la donna aveva già alzato il braccio per mollargliela) e si mise al sicuro con un balzo (si fa per dire) indietro e rimediò con furbizia ribaltando la frittata dicendo:
“Oh calma, fa la brava. Cosa hai capito? Io volevo chiederti se puoi e vuoi venire qualche volta a casa mia a fare le pulizie, a scopare i pavimenti, mica me. Mi sono permesso perché so che certi lavoretti tu li vai facendo…”
“Quali lavoretti? Non parlare con doppi sensi”
“Ci vuoi venire o no periodicamente a fare le pulizie a casa mia? Non è sporca, io la pulisco sempre, ma per fare certe cose l’uomo si arrangia come può, da solo, ma almeno una volta tanto ci vorrebbe una donna per fare dei lavoretti fatti bene.”
“Alla casa?”
“Sì, sì, alla casa, alla casa”
E’ per questo che da allora, da più di tre anni, una volta a settimana, la Zoppetta va in casa di Scerecche, a fare le pulizie a pagamento. Ovviamente quando lui non è in casa ma al lavoro.
La Zoppetta ha le chiavi di casa, entra, fa quello che deve fare e poi va via chiudendo la porta.
Di recente è successo però qualcosa a che ha modificato questa routine che sembrava collaudata e il povero Scerecche ora non ha più chi gli fa “i lavoretti”.
Non ci credereste ma la colpa è proprio di questo sito, di Annunci 69.
Bisogna che vi dica la storia dall’inizio, da quando questo sito glie lo aveva fatto vedere il suo compagno.
Chiariamo, il “suo compagno” di viaggio,… Il viaggio che ha fatto poche settimane fa, fino a Milano per andare a far visita ad un suo parente. Un “compagno occasionale”.
Si erano trovati a viaggiare fianco a fianco, nel viaggio di ritorno, perché quei posti gli erano stati assegnati al momento delle prenotazioni.
Nella sua semplicità e bonarietà Scerecche aveva cercato di incanalare qualche conversazione. L’altro al contrario era sembrato più bendisposto ad isolarsi. Aveva con se un tablet e sembrava concentrarsi solo su quello.
Scerecche non aveva resistito alla tentazione e più che sbirciare aveva guardato sfacciatamente e visto e…ohhhh,…ma che scene! Erano dei mini filmati postati da alcuni utenti di A69, sulle pagine dei loro profili.
Non era riuscito a tacere e aveva esclamato.”E’ roba forte quella, E’ iutubbe o iuporne?”
“Non è né you-tube, né youporn, è annunci 69. Questi non sono attori, sono persone iscritte qui sopra che per cercare più facilmente incontri sessuali, mostrano anche qualcosa di quello che sono capaci di fare”
“Come? Come? Come? Spiegami bene. Mi interessa questa cosa. Dimmi, dimmi, iscrivendosi qui si trovano femmine per …insomma per fare quelle cose che…tu mi capisci che voglio dire..”
“Capisco sì “
Cosi ne avevano non solo parlato ma il compagno, aveva risposto con abbondanza di informazioni a tutte le domande che Scerecche gli aveva fatto, compresi alcuni consigli sull’importanza di scrivere un buon annuncio, di scegliere con cura il nik-name e le foto e poi gli aveva mostrato alcuni servizi offerti da annunci 69: dai “last minute” alla possibilità di inviare messaggi, di fare amicizie, e poi l’area forum ma, sopratutto il palco delle esibizioniste confermando che non erano modelle pagate, ma donne reali con voglia di farsi ammirare, eccetera, eccetera
“Scrivimi, scrivimi, lo voglio pure io. A casa ho il computer, funziona lo stesso?”
“Forse funziona meglio. Ora non posso scriverti niente perché tu non ci sei ancora, ti devi prima iscrivere”
“Quello volevo dire io, i-scrivimi…mi sono spiegato male, scusa , io ho fatto solo la terza media.”
“Non posso farlo io. lo devi fare tu, guarda ti spiego come fare e poi troverai anche le istruzioni passaggio dopo passaggio quando ti iscriverai, ma ci vogliono le foto, un nick-name ed un annuncio, chiaro e accattivante. Ecco te ne faccio leggere qualcuno….” e, pazientemente, passo, dopo passo gli aveva spiegato tutto molto chiaramente.
Il nostro uomo aveva ascoltato con un certo interesse ma soprattutto guardato le foto dei vari profili, altri mini filmati , letto qualche post sul Forum. eccetera
Finché era durato il viaggio aveva pensato solo a guardare ed ascoltare, pensando di non iscriversi, ritenendosi incapace di farlo.
Appena sceso dal treno e separatosi dal compagno che aveva proseguito il suo viaggio con il treno verso destinazione più lontana, aveva avvertito già nostalgia di Annunci 69.
Pur avendo visitato il sito una sola volta e per poco tempo, il nostro eroe si era già contagiato.
La redazione in effetti dovrebbe mettere all’apertura del sito la scritta “Attenzione: questo sito provoca assuefazione”, anziché quell’immagine con due fusti ed un gran pezzo di gnocca che umilia l’inserzionista medio, il quale di solito non è proprio tipo dello stesso genere di quei tre, né per età, né per struttura fisica, né per peso- forma).
Indipendentemente dal come la Redazione gestisce il sito resta il fatto che il nostro uomo, già “Annunciosessantanove- dipendente” con un solo approccio, ha sentito il bisogno di iscriversi. seguendo anche i consigli dell’ormai ex compagno oltre che le regole.
Ha fatto le cose con calma per farle bene. Per prima cosa la scelta del nik-name; ci ha pensato due giorni . L’ex compagno di viaggio gli aveva spiegato che doveva essere già esso stesso un annuncio, doveva dire molto se non tutto, con una parola. Infatti scelse “Tappognibuco”.
Poi aveva scritto in brutta copia su un foglio di carta, l’annuncio vero e proprio. Lo mise giù di getto, usando le frasi che gli sgorgavano da dentro, spontanee ed immediate: ci mise solo dalle dieci di sera alle sette e trentacinque del mattino, per scrivere “Donne, se cercate un maschio ingrifato che vi sbatte ad ogni ora ed in ogni luogo, eccomi ci sono io: Tappognibuco! Riempio la vostra bocca, sfondo il vostro culo ma soprattutto vi spano la figa. Se avete un marito che guarda si rifarà gli occhi. Perciò singole o coppie con lui disposto a guardare per imparare, contattatemi. Sono qui per voi. Non dico di no ai singoli ma si devono mettere in fila: prima le singole da sole, poi le singole in compagnia a coppia e se rimane posto anche singoli perché io TAPPOGNIBUCO”.
Poi è andato in bagno per scattarsi delle foto Ne ha scattate diverse, riservandosi di scegliere le migliori al momento del loro caricamento nell’annuncio.
Per non fare brutta figura si era preoccupato di farsi venir duro l’uccello guardando, prima di fare gli scatti, qualche spezzone di filmetto su youporn.
Prima che finisse l’effetto youporn scattò tre o quattro primi piani al suo “arnese”, poi se ne scattò alcune su altre parti del suo corpo, badando molto al ritirare in dentro al massimo la sua rotonda pancia e, al trovarsi in buona posizione di luce, non badando molto allo sfondo. Per questo le foto scattate riproducevano anche la la ciambella della tazza con la vernice scrostata in un paio di posti, il bidè con l’incrostazione giallognola generata dalla piccola ma costante perdita d’acqua del rubinetto e, buttati alla rinfusa sulla lavatrice, i panni che si era tolto per fotografarsi nudo.
Lui neanche si accorse di questi particolari sullo sfondo, badando molto al “come era venuto lui” non lo sfondo, scartando subito quelle in cui si notavano le pieghe di ciccia sulla pancia.
Aveva finito il tempo libero e per questo era andato al lavoro e si era fatto male con un attrezzo perché si era distratto pensando a quando avrebbe messo concretamente mano all’iscrizione. Aveva provato la stessa emozione di un diciottenne che si reca a sostenere l’esame di guida il giorno prima di iniziare gli esami di maturità.
A causa dell’infortunio l’avevano fatto tornare a casa anziché riprendere subito il lavoro. Ne era stato felice, così da potersi dedicare subito e con calma alla tanto bramata iscrizione ad Annunci 69.
Purtroppo avendo più tempo si era anche ricordato i consigli ricevuti e per questo rimaneggiò l’annuncio scegliendo le varie frasi che ricordava di aver letto dagli annunci di altri, e assemblandole per scrivere una versione più signorile. Cioè: ” Sono un uomo maschio di aspetto giovanile fuori e giovane dentro, istruito con laura…”
…Come si scrive laura a laurea?
Fa niente, cancelliamo tanto si scopa anche col diploma e forse pure con la licenza media che ci ho io e scriviamo..
“…e giovane dentro, colto (mi piace), educato e tutto il resto apposto. Sono disponile per soddisfare signorine singole o signore in coppia con compagno se il compagno vuole solo guardare, se no se ne può parlare nell’incontro conoscitivo. No a mercenari, Forse si e forse no ai singoli. Quest’uomo sono io, mi chiamo Tappognibuco. Contatemi voi che io ho finito i messaggi”.
Arrivò il momento delle foto. Non fu facile la scelta tra quelle scattate, lui le avrebbe messe tutte invece alla terza una scritta gli comunicava che aveva raggiunto il numero massimo. A quel punto si era sentito offeso perché ricordava di aver visto pagine con molte foto e molti filmetti.
Non ricordava bene cosa gli aveva detto in proposito l’ex compagno di viaggio ma una cosa la ricordava bene. Gli aveva detto che lui era un VIP perché i VIP hanno più vantaggi.
Tappognibuco si ricordò che la sigla VOP, sulle bottiglie di brandy indica che quel brandy è invecchiato almeno due anni, e dedusse che, per similitudine si diventava VIP dopo almeno due anni di permanenza in Annunci 69 e si rassegnò a mettere, per il momento. solo il poco numero di foto consentite. Dopo molto pensare scelse quelle dei primi piani sul suo attributo, perché ricordava che sui vari profili visitati ne aveva visto tante di teste di cazzo.
Finalmente arrivò alla fine. Più per caso che per scelta tra i servizi offerti dal sito, si era ritrovato a visitare il palco delle esibizioniste.
C’è bisogno di dire l’effetto che quelle donne hanno provocato sul nostro uomo?
Dire che perse la testa è il minimo.
Si era piazzato davanti al PC, sintonizzato sul palco delle esibizioniste, spalancato gli occhi, calati i calzoni ed aveva messo in opera la mano per imitare un falegname quando taglia a mano le tavole con la… ecco sì, proprio quella cosa lì.
Era così concentrato da non accorgersi che qualcuno era entrato in casa: era la Zoppetta. Quello era il giorno e quella era l’ora che lei doveva iniziare a fare le pulizie.
La donna era di pessimo umore perché “Zoppetta” lo dicevano a lei ma lo zoppo vero era suo marito che forse, anzi quasi certamente, a letto più che zoppo era paralitico.
Era uno di quei giorni in cui non avrebbe disdegnato il chiedere aiuto ad altri uomini per fare quei lavori tipicamente maschili che il marito non riusciva a fare più e se qualche volta li faceva ancora, li faceva male.
La Zoppetta era li per scopare i pavimenti; Tappognibuco aveva desiderio di scopare (in altro senso) perché tutte quelle esibizioniste lo avevano sovreccitato e per placare i suoi desideri stava…muovendo la mano, e si era mentalmente estraniato dalla realtà al punto da non sentire, lui già un poco sordo, girare la chiave, aprirsi la porta e l’entrare della Zoppetta. Aveva continuato imperterrito nel suo zac, zac, zac… manuale.
La Zoppetta era da un po tempo che coniugava il verbo scopare solo nel significato di pulire e nel vedere quella scena davanti ai suoi occhi dilatò le palpebre ed avrebbe voluto dilatare subito anche le cosce
Tappognibuco non era esattamente come si era descritto nell’annuncio. Tutt’altro che di aspetto giovanile, sembrava avere molti più anni di quelli che aveva a causa del suo esagerato sovrappeso, la calvizia che imperava sul suo capo, gli occhialetti, un dente mancante a lato degli incisivi ed altre magagne.
In quanto al “giovane dentro” un poco di verità c’era, più che giovane era bambino: un immaturo insomma.
Su “laurea” non ne aveva mai vista una neanche appesa in uno studio medico, tanto che non sapeva neanche come si scrive. E non era l’unica carenza che aveva in fatto di scrivere.
Del resto aveva frequentato sì la terza media, l’aveva anche ripetuta per ben tre volte, poi l’avevano espulso dalla scuola e per una sua invalidità (scarso udito e miopia) era stato assunto dal comune come aiuto usciere, addetto ad indicare l’ufficio in cui il cittadino doveva recarsi per trattare determinate pratiche. Lui non lo avrebbe saputo, ma glie lo diceva di volta in volta, l’usciere titolare.
Insomma come uomo, chi lo stimava lo trovava “insignificante”, gli altri, ed erano molti, lo trovavano vagamente ripugnante d’aspetto ed un poco tonto a livello di intelligenza, però,,,, però la natura aveva compensato tutto quello che non gli aveva dato altrove con un abbondanza di volume di quel coso che ora stava sbatacchiando freneticamente con la mani.
Qualcosa di quelle dimensioni si vociferava in giro ed era giunto anche alle orecchie della Zoppetta, la quale pur avendo creduto a quelle dicerie, mai avrebbe immaginato tanta grazia di Dio e, poiché lo vide in piena erezione si può dire che non avrebbe mai immaginato che quel grosso coso godesse anche di cosi rigogliosa salute.
Lei che aveva appetiti insoddisfatti da un po di tempo, si era trovato innanzi quella sorta di”esagerata scorta” di alimento e, un poco perché affamata sessualmente, un poco perché abituata ad assaggiare di quel tipo di alimenti quando gliene capitava l’occasione, memore anche di un remoto frainteso tra lei e Scerecche, non ha impiegato molto ad avvicinarsi, chinarsi stando dietro la sedia sulla quale stava Tappognibuco. Aveva messo le sue grosse tette sulle spalle dell’uomo e glie le aveva premute contro nell’abbassarsi per arrivare con le sue mani a quelle dell’uomo con l’intenzione di sostituirle con le sue nel trattamento al salsiccione. Questo- aveva pensato- solo per cominciare, poi…
Non ci fu un poi.
Tutto è andato bene bene fino al contatto mani su mani, poi, il contatto fu fatale: Successe il finimondo! Tappognibuco scattò in piedi come una molla e, inviperito, aveva aggredito verbalmente la donna perché l’aveva disturbato, distraendolo dalla visione di Porcellinahot, l’esibizionista che mentalmente lui stava scopando in quel momento, ed era lì, sul monitor, avanti a lui, tutta discinta, scomposta, vogliosa….
E che diamine! Aveva faticato tanto per iscriversi al sito sperando di incontrare finalmente una donna con la quale fare sesso, e seppure al momento ancora non per davvero ma con l’immaginazione e quella lì, la Zoppetta si era permesso di distrarlo per cosa? Non capiva la ragione, tanto lo sapeva cosa doveva fare, lei doveva pulire casa, poteva farlo senza rompere le scatole a lui che non aveva mai trovato una donna e che stava scegliendo quale contattare, tanto era convinto che sul sito tutte la danno facilmente, mica come le donne del paese che a lui non la davano mai, tranne Isabella Figabella,
La Zoppeta era da lui pagata per altro non per disturbarlo, per distrarlo.
L’aveva trattata così male che la donna l’aveva mandato a quel paese, aveva buttato contro di lui le chiavi di casa e se ne era andata via di corsa.
Scerecche non è mai stato una cima di intelligenza ma qualche minuto dopo aveva capito di aver fato una cavolata ed ha pure cercato di rintracciare la Zoppetta, scusarsi, sperando di riappacificarsi prima e rimediare qualcosa di più dopo.
L’ha trovata, le ha parlato e si è beccato un ulteriore invito ad andare a quel paese.
Tra lui e la Zoppetta si è interrotto definitivamente tutto, anche il rapporto di lavoro saltuario.
Ma Scerecche non demorde, finché ha messaggi a disposizione, per pochi che siano, lui li usa per proporsi alle femmine di Annunci, singole o di coppia, mandando a tutte lo stesso messaggio “Ciao, mi piaci, ti scoperei subito. Sono come nella foto del mio profilo. Ricontattami tu che io ho finito i messaggi”
Dà l’invio e , orgoglioso di se, guarda la foto che ha sul suo profilo: la sua bella testa di cazzo.
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