1. Capitolo
Mio papà il Cav. Acquarone, era ambasciatore di Italia a Madrid e la villa dove eravamo, territorio Italiano, era bellissima, con un grande giardino intorno con statue romane.
Spesso si tenevano ricevimenti, con personalità internazionali e soprattutto spagnole.
Io, Luana e mia sorella Marta stavamo bene all’ambasciata. Avevamo tutto quello che volevamo, solo eravamo in conflitto con quella che chiamavamo ‘Mary Poppins’ per dispetto o ‘l’istitutrice’, Beatrice, una donna bellissima di 45 anni che secondo noi aveva circuìto nostro padre di 56 anni con pratiche erotiche indescrivibili e che lui aveva poi sposato, divorziando da nostra madre di 55 anni, che si era trovata un marito più giovane e che, avendo meno soldi, aveva preferito per noi che stessimo col papà.
Questa scelta da un lato ci aveva rattristato, ma dall’altro ci aveva consentito un grande libertà, se non fosse stato per ‘Mary Poppins’, Beatrice, che ci controllava molto severamente per conto del papà, e ci impediva di uscire con chi volevamo, giudicava i nostri flirt, ci limitava la libertà, non solo peri il ruolo di matrigna educatrice, ma, sospettavamo noi, anche per pura e semplice gelosia. Noi eravamo belle e giovani e piene ci piaceva divertirci anche sessualmente, mentre lei, forse, si rendeva conto che in un certo senso doveva restare, almeno formalmente, fedele al papà, altrimenti la sua raggiunta fortuna economica sarebbe decaduta, e non poteva in pratica farsi fottere da chi le piaceva.
E questo per le, con il passato che poi avrei scoperto, era un punto doloroso, tanto che quando sapeva che io e mia sorella avevamo avuto relazioni con qualche bel giovane, diventava furiosa e ci puniva con giorni di reclusione, nelle nostre stanze, e anche con un comportamento nervoso che giungeva allo schiaffo in faccia se ci ribellavamo.
Ma, a seguito della mia avventura nell’ambente dei toreri, noi abbiamo saputo cose che poi ci hanno permesso di sfuggire al suo controllo, facendo leva su quello che avevamo scoperto e che noi sapevamo essere il suo vizietto, la voglia sempre incontenibile di nuove avventure.
Mettemmo in atto un piano diabolico per levarcela di torno, il piano riguardava quello che sarebbe avvenuto alla grande Fiesta’
Avevamo infatti scoperto alcune cose su di lei che neppure nostro padre sapeva’e pensavamo di tenderle un tranello.
2. Capitolo
Quello che siamo venute a sapere, infatti, attraverso un nostro amico che frequentava l’ambiente delle corride, è che lei, per diversi anni, era chiamata, nel giro dei toreri, ‘bestia da pica’, nel senso che i picadores fanno al povero toro con dolore, lo si faceva a lei, ma non sulla groppa, ma tra le gambe, con suo grande piacere..
Fui io a creare le condizioni per fare la scoperta.
Quel giorno ero stata alla Corrida, tutto quel sangue, che cosa orribile, ma i toreri ! che uomini magnifici!
Infatti, dopo il massacro degli animali, potei accedere allo spogliatoio dei toreri, che per una ragazza sana come me era come un negozio di caramelle per un bambino.
Uomini giovani seminudi, alcuni vestiti di seta gialla, verde, oro, bellissimi, si respirava il tetstosterone.
Ero con il mio accompagnatore, l’addetto all’ambasciata, che me li presentò tutti, lui che era figlio di un torero e conosceva bene l’ambiente.
Così, tra gli altri, conobbi Julio, un bruno che assomigliava appunto a Tyrone Power, ma che il ruolo di torero l’aveva intrepretato realmente, e non nei film.
Già mentre gli parlavo, sentivo inumidirsi tra le gambe dall’attrazione che provavo.
Anch’io feci a lui una buona impressione, e lui mi invitò a cena al ristorante Los Caracolles.
Fu una serata esaltante, in un separè riservato, cenammo con cozze a padellate, ostriche e paella, e dopo per magia o per rispetto al grande torero la saletta si vuotò e rimanemmo soli.
3. Capitolo
Appena sono rimasti soli e indisturbati lui mi si avvicinò con gli occhi ardenti e brindammo con il Cardinal Mendoza, poi mi baciò e mi buttò letteralmente a terra dove restammo avvinghiati mentre mi estraeva il seno dal vestito da mezza sera , con una gonna larga, me lo baciò con foga, facendomi gonfiare i capezzoli e la vagina, sotto le sottili mutandine di pizzo, sopra le quali lui massaggiò la mia micina poco depilata fino a farmi gemere come una gattina.
A sentirmi, poi lui diventò frenetico, le sue dita scostarono il pizzo e si infilarono tra la peluria morbida, trovando la figa già gonfia e bagnata, sfiorando il clitoride entrò tra le piccole labbra con movimento circolare.
Lui mi baciava sul collo e iniziò a mordermi i lobi delle orecchie e posizionandosi da dietro mi infilò le mani nelle tette titillandomi i capezzoli che diventano subito durissimi con il respiro di lui che diventa affannoso per la crescente eccitazione.
Io, a sentirmi accarezzata leggermente dalle sue mani che poche ore prima avevano ucciso due animali di 5 quintali, persi la testa e allargai molto le cosce per facilitare che lui introducesse di più le sue dita accoppiate per poi chinarsi con uno stile perfetto a baciarmi tra le gambe.
Baciata e leccata in quelle parti persi subito il controllo e, tutti i freni inibitori.
Mentre lui mi riservava questo trattamento, io con le mani all’indietro gli tastavo il ‘pacco’ da sopra i pantaloni facendogli venire un’erezione portentosa, e più sentivo il cazzo di lui crescere e più mi eccitavo, inarcando la schiena e facendo aderire il mio culo al pacco ormai durissimo.
Lui mi afferrò le tette, le strizzò, titillava i capezzoli ed in preda ad un’eccitazione sempre più forte mi morse succhiottando il collo facendomi eccitare da morire.
Poi si girò ed io gli cacciai la mia lingua in bocca baciandolo con grande passione e, nel frattempo, gli sbottonavo i pantaloni e lo aiutai ad estrarre il suo strumento reso d’acciaio da tutta l’adrenalina del combattimento del pomeriggio e impugnavo il suo cazzo ormai durissimo iniziando un lento movimento con la mano destra e carezzandogli le palle con la sinistra, cosa che lui apprezzò molto.
Lui mi spogliò, mi mise nuda davanti a se, e in piedi, forte, appunto, come un torero, mi infilò il cazzo completamente nella fica, facendomi mugolare dal piacere come una mucca.
Io intanto avvinghiai le gambe alla schiena di lui e lo incitavo a scoparmi più forte a farmi godere, e le gambe mi cedettero e lo trascinai per terra.
Ci rotolammo per terra nel locale e mi infilzò con una foga che io nelle mie dieci esperienza precedenti non avevo mai provato e pensato che un uomo potesse avere.
Lui mi diceva frasi come dice al toro che vuole sfidare prima di uccidere, mi diceva ‘ sei un bestia, grande, sei una troia, un vacca, la tua fica è un animale, ti faccio godere come una giumenta ” e io mi eccitavo ancora di più chiedendogli di sbattermi più forte, più forte, dentro, sempre più forte, lo sentivo fino all’utero, grande e durissimo, mi immaginavo io che fosse un toro e con questa visone un orgasmo devastante mi prende tutta, la fece tremare, mi partiva dalla pancia e mi arrivava al cervello facendomi gridare come una pazza, dicendo che lui le può fare quello che vuole, che ormai sono la sua bestia, la sua puttana, la sua troia, che vuole soltanto godere.
Passammo così un notte indimenticabile e alla fine giacemmo esausti , sul pavimento, abbracciati. Dopo un bel tre quarti d’ora ci riprendemmo, lui mi accarezzava tra le gambe e io accarezzavo il suo coso semirigido come un gattino, poi dicemmo, beh, torniamo a casa e ci rivestimmo accarezzandoci ancora, e quando lui ebbe su i suoi pantaloni stretti lo toccai lì e dissi ‘grazie, Julio, non ho mai goduto così’ ‘poi ci ricomponemmo e lui mi accompagnò al palazzo.
4. Capitolo
Dopo quella prima esperienza ce ne furono altre e uscimmo spesso, senza altri problemi, ma, quando una sera che mi venne a prendere con la sua Seat Leon, la matrigna era in giardino e vide sul suo lunotto gli adesivi che denotavano che era un torero ed il permesso per posteggiare nel parcheggio riservato della Plaza de Toros.
Lui la vide e vidi che si erano riconosciuti.
Al mio ritorno alle tre di notte, dopo una ennesima scopata favolosa, trovai Beatrice sulle scale e mi disse ‘tu quello non devi più vederlo’.
Io fui stupita e le chiesi perché’ ma la sua spiegazione non mi convinse, disse che era uno che facevo morire la bestie, che poteva morire anche lui, la morte aleggiava intorno a lui, mi avrebbe rovinata, i toreri sono come i marinai, non bisogna perdere la propria gioventù con loro, sarei stata infelice, dovevo pensare a me , trovare un buon partito eccetera eccetera.
Da allora anche mio padre si mise a porre ostacoli al mio rapporto con Julio, lesinandomi i soldi, facendomi partire improvvisamente per destinazioni vacanziere quando avevo un impegno con lui, e il mio rapporto si rarefece fino a finire.
Per diversi mesi non vidi più Julio, era anche lui in tourneè, ma mi ero chiesta il perché del divieto di vederlo impostomi dalla mia ‘istitutrice’
Passò il tempo e per caso una delle nostre cameriere, Carmen, in vena di confidenze, mentre rassettava la camera, mi disse che la domenica successiva sarebbe andata alla corrida, e Julio mi ritornò in mente. Sapevo che lei scopava con diversi uomini, ma non sapevo che erano tutti dell’ambiente dei toreri.
Chiesi il nome degli uomini che avrebbero toreato e lei me li elencò, compreso Julio Mendoza.
Senza dire nulla neppure a mia sorella, andai con lei alla Casa dei toreri, dove Carmen fu accolta festosamente, con anche sollevamenti di gonna a far vedere le mutandine rosse e qualche sculacciata, e poi assistemmo all’orribile corrida ma poi andammo negli spogliatoi, dove c’era una selezione di maschi da far venire l’orgasmo solo a vedere quel ben di Dio.
Carmen e uscì con due uomini, un picador e un banderillero e Julio mi vide, e mi corse incontro abbracciandomi e baciandomi e pianse vedendomi, mi disse che il nostro sesso gli era mancato molto, ma che non aveva più potuto contattarmi perché Beatrice glielo aveva impedito, facendogli mandare un raccomandata di diffida da un legale dell’ambasciata minacciandolo di querelarlo per violenza carnale nei miei confronti se mi avesse anche solo telefonato, e che l’ambasciata gli aveva posto il telefonino sotto intercettazione con accuse di spionaggio ! E quindi non aveva ma i risposto alle mie chiamate.
Julio, il torero mio innamorato, mi rivelò che aveva conosciuto Beatrice in passato e sapeva perché ostacolava il nostro rapporto. Mi raccontò la sua storia.
Lei a 16 anni aveva cominciato a fare la ballerina di flamenco e lavorava con una compagnia di flamenco abbastanza famosa, las Tortillas Calientes.
Due anni dopo, quando aveva meno di 19 anni, la compagnia lavorò come intrattenimento per una festa di toreri. Lui era appena entrato nel giro, aveva anche lui 18 anni, si trattava di 17 anni fa, e lei ballava con altre quattro ragazze sul palco nel locale dove si teneva la festa.
Poi passarono a ballare sui tavolini con intorno gli spettatori, maschi e femmine, e ognuno offriva sangrilla e brandy, e loro bevevano e ballavano, facendoo vedere le bellissime gambe.
L’alcool faceva scaldare la festa, le ragazze si baciavano per finta, ad un ad una scendevano aiutate dai toreri che le baciavano poi sul serio.
Dopo un giro di slinguate a molti, due delle spettatrici requisirono Beatrice e la misero in mezzo in un separèe, erano brille, si baciarono e toccarono poi le due la fecero distendere sul tavolino, lei si rotolava, una le leccava la fica , dopo averle tolto gli slip, era ubriaca, allargava le gambe, si denudava il seno, gemeva, le due porche le tenevano le gambe, chiamarono i loro uomini, alcuni toreri si pararono intorno.
Lei aveva le gambe aperte , un’amica la ditalinava, l’altra faceva un pompino al primo torero che aveva estratto un coso grosso, lo fece venire prestissimo, sulla pancia di Beatrice, la inondò con un getto, lei si spalmava il seme sulla pancia, nella figa. Gridava, in spagnolo.. ‘chiavatemi, chiavatemi..!’
Poi un secondo torero la penetrò , lei gridava, e vennero vicino altri, la spogliarono, completamente, uno glielo mise in bocca, lei teneva due con le mani , altri tre scopavano le ragazze e altri 5 a turno scopavano lei e ad uno ad uno le venivano in mezzo alle gambe.
Lei era in uno stato parossistico, gemeva e gridava, ancora ancora’.La sua pancia e il suo seno erano coperti di silicone bianco.
Poi vennero altri che la scoparono contemporaneamente uno mettendosi sotto e la sodomizzava mentre il collega la infilava da sopra, gli altri andarono con le amiche e due stavano con la quarta ballerina, distesa seminuda, in 6 la toccavano, lei gemeva, venne più vote, in bocca e nel culo, sulle tette, e anche i picadores uno dopo l’altro .
Dopo un paio di ore, lui vide che lei non ce la faceva più, vomitava, era svenuta a tratti, e così, impietosito, lui la raccolse, dolorante e sporca, ma aveva dimestichezza con le bestie, la portò a casa, la lavò , la mise aletto, e stettero insieme per un po’.
Mi raccontò che dopo le prime volte che fare l’amore fu bellissimo, col tempo lei non si eccitava più solo con lui e gli fece capire che se la situazione di peccato era l’unica che riusciva a farla eccitare tanto da venire, e non godeva deva se non con le donne che prima la succhiavano, e poi poteva essere scopata..
Seppe poi che si era trasferita in Marocco per una compagnia di danza spagnola e aveva perso le tracce, fino a che aveva sputo che si era sposata con l’ambasciatore, ma la fama del suo vizietto era confinato nell’ambiente dei toreri.
Per questo la storia delle sue scappatelle erotiche non doveva essere arrivata a mio papà, che l’aveva conosciuta quando era ambasciatore in Marocco . non sapevamo bene la storia, ma pare che la compagnia di danza avesse fatto uno spettacolo all’ambasciata e loro si fossero conosciti ed innamorati.
Volevo avere notizie della sua vita in Marocco, ma non volevo farle del male, bastava che lei ci desse via libera per le nostre scappatelle senza metterci i bastoni tra le ruote
Pensammo che ricreando un giusta atmosfera di peccato lei si sarebbe tradita e noi avremmo potuto ricattarla e di conseguenza obbligarla a lasciarci assolutamente libere.
5. Capitolo
Io e mia sorella pensammo che ricreando un giusta atmosfera di peccato lei si sarebbe tradita e noi avremmo potuto ricattarla e di conseguenza obbligarla a lasciarci assolutamente libere.
Con mia sorella concordammo tutto e con l’aiuto di Carmen stabilimmo che lei avrebbe fatto venire i suoi banderilleros, con cui ci raccontava che faceva dei numeri notevoli, e alcune loro amiche che erano bisex, molto brave a godere sia con gli uomini che con le donne.
Passarono i giorni e venne il giorno della grande fiesta.
Quella sera si festeggiava qualcosa riguardante la Spagna.
In quell’occasione noi dell’ambasciata organizzammo un festino, tramite Julio e Carmen invitammo tutto il gruppo dei toreri e delle loro donne e loro avevano invitato anche altra gente che noi non conoscevamo.
Era anche il periodo di carnevale e avevamo suggerito un dress code collegato alle corride, con noi donne con abiti colorati e gli uomini in costume da toreador, almeno, chi aveva il fisico’
Mia sorella Luana mi prese da parte e mi portò in camera sua per farmi vedere se andava bene un vestitino blu lungo con ornamenti in oro e con due spacchi laterali, io avevo una maxigonna nera lavorata in argento, e sopra una maglietta bianca scollata con un bolerino nero ornato di alamari tipo vecchia spagna.
In ambasciata arrivarono molti ospiti, tra cui anche un altro bellissimo torero, nome in arte Estebàn, di nome Juan Perez Peralta o qualcosa di simile .
Bellisimo e sexy, la sua arte, la sua vicinanza alla morte ogni ‘domingo’, il fatto che uccideva grossi animali feroci, mi eccitò moltissimo.
Tutti gli invitati si incontrarono nella hall, il segretario dell’Ambasciata mi presentò due ragazzi, oltre al Torero Esteban, suo fratello Beatrice che era lì con una fidanzata di loro due di nome Marta, poi arrivò JohnJohn un ragazzo di colore, dell’ambasciata del Ghana, alto e dotato, diceva di avere 28 anni.
La serata comprendeva danze ed un cena in piedi, durante le quali fasi io stetti sempre con i due spagnoli e il nero, che mi facevano molta corte e danzando ebbi l’onore di sentire con la pancia e guardare la durezza degli attributi loro, sotto i pantaloni attillati.
Dopo le presentazioni molto formali, eravamo guardate a vista dalla nostra matrigna, ma mentre guardavamo l’istitutrice, severa, che salutava il gruppo dei toreri e delle loro amiche vidi era stralunata, sgranava gli occhi e così notammo che aveva riconosciuto tra le invitate dei toreri, due donne che la guardavano con aria d’intesa’dovevano averla conosciuta in altri tempi.
Appena la gente si suddivise in gruppi, vidi che lei aveva smesso di guardare noi sorelle e si era seduta su un divano nel saloncino più riservato, da sola.
I ragazzi mi fecero vedere le foto vestiti da torero, con quei pantaloni sottili che facevano vedere la dotazione nei particolari e mi eccitavano moltissimo.
Bevemmo un po’ e poi chiacchierammo sulla terrazza sul giardino, poi io stessa li invitai a ‘vedere’ la casa ‘ Loro accettarono entusiasti.
Ci dirigemmo in stanza che si trovava al terzo piano, eravamo solo noi in quel piano per fortuna, sapevo che nessuno doveva essere in quelle stanze, infatti erano tutte libere.
Scegliemmo la stanza detta ‘rosa’ , per il colore delle pareti, con ampio divano ed un letto a baldacchino.
Appena arrivati li, ci mettemmo a parlare, io delle mie passioni per le corride, dei viaggi, che non conoscevo il Ghana, mi sarebbe piaciuto andarci e sciocchezze del genere.
Marta, un’amica di Carmen, raccontava storie della Spagna, che riguardavano l’amore, le passioni dei giovani, per l’amore ‘poi si trascese negli scherzi e che lei raccontava che già da anni faceva i pompini ai compagni di scuola , sia a scuola che alle feste’e mi rivelò che aveva conosciuto Beatrice in passato e sapeva cose di lei.
6. Capitolo
Io e isabella ci fermammo e chiamammo le ragazze intorno a noi, e in particolare le due donne che avevo notato prima essere conosciute da lei, mentre gli uomini, cui avevamo detto di andare nel salone, uscivano.
Spiegammo che per potersi divertire da allora in poi dovevamo mettere in atto il piano che prevedeva di fare scoprire le carte alla nostra istitutrice.
Cercavamo anche di coinvolgere JohnJohn che era parte dl piano.
Dopo questo diversivo scendemmo e ci spostammo tutti in un grande salone, eravamo quindici in tutto, di donne eravamo in otto.
In quel salone c’erano due grandi divani, e nel saloncino attiguo un divano basso, uno più piccolo blu e un puff di velluto giallo, e in tutte e due un grande tappeto morbido pieno di cuscini.
Io stavo abbracciata a Julio, mentre Esteban e JohJohn parlavano e guardavo mia sorella che era semisdraiata su uno dei puff con due uomini e si vedeva dalla faccia che aveva una voglia tremenda.
Due donne, Iris e Marzia, affiancarono Mary Poppins e le aprirono le gambe, iniziando a toccarla profondamente, tanto che lei non potè trattenersi dall’essere coinvolta e quando l’atmosfera si scaldò di lei iniziò a muoversi godendo sotto i tocchi delle sue amanti.
Io e mi a sorella stavamo nell’anticamera e senza farci notare estraemmo i telefoni e iniziammo a filmare.
C’era occasione in abbondanza per circuire e intrappolare una donna matura come Beatrice e farne una succube . Era proprio questo che desideravano, rendere quella donna così schiava che non avrebbe potuto sottrarsi a nessuna richiesta, e a nessuna nostra attività, per quanto depravata. Vidi che il trio stava accelerando l’eccitazione, e due dei toreri , Antonio e Juan, si erano avvicinati.
L’altra le teneva le braccia bloccate dietro la schiena in modo che il seno e il grembo erano ben esposti ai miei toreri. Io mi sentii svenire dall’eccitazione con il misto di rabbia per il fatto che i toreri stavano palpeggiando lei e non me’
A turno la palpeggiarono con i commenti pesanti e Antonio Peralta,il più grande dei due iniziò a baciare Beatrice portandole la mano verso la sua patta.
Beatrice all’inizio fece ancora resistenza, dicendo ‘noo, non qui, mi vedono le ragazze, non posso, noo, sono una signora ora, lasciatemi, ma i suoi dinieghi erano sempre più deboli finchè, ormai avviata al godimento, cessò ogni resistenza e si lasciò andare tirandogli fuori un sensore di almeno 24 cm.
A questo punto, e non potè resistere a quella visione el prese in bocca uno dei due cazzi e la donna di destra continuò a leccarle le tette.
Nel frattempo l’altro banderillero Juan, si spogliò e si dedicò a Beatrice leccandola all’inguine per bene risalendo però dalle sue gambe.
Lei mugolava di piacere nel succhiare il gelato di Antonio, mentre spompinava quella verga l’amico era geloso e mise anche il suo pisellone che non era così grande come quello dell’amico ma lei gradì lo stesso leccandolo insieme all’altro.
Filmavo un po’ io per circa 40 secondi e con un’occhiata facevo filmare a mia sorella.
Quando vedemmo che loro si distesero e si dedicarono ad un doppio 69, fingemmo di passare per caso von gli altri non guardando, ma filmando di nascosto, e riprendemmo quando il primo venne lei lo ingoiò tutto.
L’atmosfera era bollente e il primo uccellone tornò sull’attenti in poco meno di 10 minuti e lei a quella vista lo volle dentro, così si mise sopra a smorzacandela pronta ad accogliere quel bastone tanto gustoso.
Antonio ci sapeva proprio fare e accompagnava le spinte con mugolii eccitantissimi mentre l’altro si faceva spompinare. Le due donne aiutavano stringendo il sondino di Antonio alla base e dirigendo quello di Juan nella sua bocca, salvo di tanto in tanto dargli una succhiata svogliata.
Mentre il grande uccello di Antonio la sfondava una delle ragazze già lubrificava il suo culetto con la saliva e infilava il dito nel buchetto provocando scariche elettriche di eccitazione in Beatrice che non si vergognava, ma al contrario diceva : ‘Siii dai, allargamelo bene che poi voglio quel cazzone nel mio bel culetto’.daiiiii’
A questo punto mia sorella condusse sul posto JohnJohn e mentre il grande torero ancora scopava Beatrice, lui iniziò a slinguarla seguendo il profilo dei suoi seni soffermandosi sui capezzoli turgidi e dolcissimi per poi sgrillettarla lasciando a lei il piacere di continuare nel suo lavoro di bocca. Juan era in ginocchio a leccarla sul suo clitoride ingrossato a dismisura, facendo contorcere Beatrice dal piacere.
Io nel frattempo ero in una fase di eccitazione fortissima visto che ascoltavo i gemiti dal corridoio, la sentivo godere come poche volte mi era capitato, gridava frasi sconnesse, come fosse in preda ad un raptus :
‘Godoooo dai lecca più forte, scopami con quella lingua’siiii la voglio più dentro, uhuhuhuuhuhuhuhu, dai ancora ancora. Tu Antonio non ti fermare’.che cazzo grande che hai!!!’
Non resistevo dall’eccitazione e mi dovetti toccare e anche mia sorella Luana si tirò su l’abito e mi fece vedere che non indossava gli slip. “Dai toglili anche tu, è più eccitante” e così io subito seguii il suo consiglio e io e Marta ci spogliammo , togliendoci le scarpe e facendoci levare le calze dai nostri uomini. In effetti era eccitante, non avevo niente sotto e sarebbe bastato poco per farmi vedere e toccare nelle parti sensibili da chiunque.
Vedevo nel saloncino di fianco che su uno dei puff c’era una donna con due uomini, era Carmen, ma subito mi sentii afferrare le tette da dietro, era Julio, che mi fece appoggiare a sé sul divano, e infilò subito una mano sotto la mia gonna e vide che ero senza mutande.
Intano altri passavano nel salone con fare incurante e mi riferirono che quando Antonio aveva estratto il suo cazzone dalla figa di Beatrice, il piccolo Juan iniziò a spingere nel più piccolo orifizio provocando gemiti di piacere di Beatrice che si baciava con JhonJohn e gridava dal piacere.
Juan iniziò a stantuffarla da dietro con ritmo ma lei voleva anche l’altro dentro, così cercò di mettersi in posizione per prendere anche il sondino max di JhonJohn, e così sperimentò la doppia penetrazione, anzi, tripla perché Antonio le avav infilato il sondino in bocca, sotto c’era Juan e sopra JhonJohn, e lei in mezzo che godeva come una forsennata, in preda ad un’orgasmo senza fine le sue tette erano così eccitate e gonfie che quasi esplodevano. Le due amiche si discostarono un po’ e filarono con i loro telefoni il bellissimo gruppo di piacere e poi tornarono a dedicarsi alle tette di Beatrice leccandole insieme e masturbandola contemporaneamente mentre lei segava i due uccelli sfilati dal suo corpo a mani piene.
Ma non era contenta e per rinvigorire i due cosi prima di invertire i buchi e concedere il secondo canale alla magnificenza del cazzone da 22 cm di JhonJohn, se li mise di nuovo tutti e due in bocca e li lecco per assaggiarli ancora, quasi li volesse consumare.
Ora JhonJohn si sdraiò sotto con quell’asta che svettava lei si buttò sopra voluttuosamente e si sedette sopra allargandosi le chiappe e permettere di fare entrare quell’enorme fallo che pian piano entrò dentro il suo culetto mentre lei che gridava dal piacere sempre di più baciandosi con Juan e Antonio e Iris e Marzia in un vortice di lingue.
Lei si muoveva su e giù lentamente per sentirlo entrare bene ad ogni corsa un po di più. Fino a quando non riuscì a sentirlo tutto dentro, era completamente dilatata e scorreva liscio, lubrificato dalla saliva di tutti e dai suoi umori che grondavano dalla figa sino a finire nell’altro buchetto.
Anche i due che aveva dentro accompagnavano i suoi movimenti spingendo sempre più in fondo il pisellone facendola gridare sempre di più, ed erano sballati da questa overdose di sesso!!
Alla fine Marzia e Iris la aiutarono a spompinarli ancora per farli venire insieme sulla sua faccia, sul seno e sul grembo.
Dopo alcuni minuti raccolse le sue vesti disordinate a terra e corse nei bagni, sconvolta e puzzolente di sudore e completamente ricoperta di seme maschile.
Io ero troppo eccitata quando mi feci raccontare nei minimi dettagli quello che avevano fatto da quelli che erano passati nel salone, ma la prova ormai era sui telefoni, e lei non era stata violentata ma lo voleva’eccome e gridava il suo piacere ai quattro venti.
Intanto la festa era degenerata nei vari saloni, e sul puff centrale innumerevoli coppie erano intente a dare e a riceve piacere e anche negli angoli diverse persone stavano facendo sesso. Sia io che Marta rimanemmo sconvolte a quella visione. Vedere quei corpi nudi intenti in un’orgia di piacere era terribilmente eccitante, e, dato che ormai nessuna persona poteva frenarci, perché l’avremmo subito tacitata nei confronti di papà coi nostri filmini, ci unimmo all’orgia collettiva, i cui particolari si possono immaginare, e, se emergeranno spunti divertenti, descriveremo nel seguito.
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