L’ansia di Anna
Come ogni sera prima di addormentarsi Anna faceva il riassunto della giornata, le serviva per riappropriarsi di se stessa, sempre più spesso il suo lavoro la portava ad essere una persona dura e senza remore, sempre più spesso faticava a riconoscersi, quel rito era necessario per poter guardare in faccia suo marito Domenico e Nicolò, il figlio .
Quella sera non riusciva a concentrarsi, al mattino l’avevano chiamata da scuola, Nicolò era stato picchiato, lui si rifiutava di dire chi l’avesse aggredito e la cosa la sconvolgeva oltre ogni limite. ‘Aveva paura? Quali motivazioni potevano aver spinto i bulli a malmenarlo? Perché rimaneva in silenzio? ‘
Un turbine di pensieri e domande si erano impadroniti della sua testa .
Nello stesso quartiere a qualche isolato di distanza due ragazzi stavano consegnando l’orologio ed il telefono di Nicolò a Matt.
– Allora, il vostro compagno di classe che cosa aveva? –
– Quel che vedi, ha opposto un po’ di resistenza e abbiamo dovuto usare le maniere forti, ha detto che starà zitto a patto che gli ridiamo il cellulare. Quanto pensi che ricaveremo stavolta?-
– L’orologio vale un bel gruzzoletto e forse potremo anche restituire il telefonino, vi farò sapere tra qualche giorno-
Matt era entrato in quel giro suo malgrado, lui prima era un bravo ragazzo, un piccolo genio dell’informatica e quando i due bulli lo avevano preso di mira, pur di togliersi dalle peste si era offerto di rivendere il frutto dei loro furtarelli su internet, creando un sistema di scatole cinesi e blindando la provenienza del venduto.
I guadagni della piccola impresa criminale moltiplicarono e Matt era diventato basilare, non solo permetteva maggiori introiti ma sapeva anche riconoscere gli oggetti di valore, gli riusciva di conquistare la fiducia delle vittime ed era ben considerato da tutti, grazie a lui avevano addirittura messo a segno due facili colpi nelle abitazioni di alcuni alunni.
In quel periodo il suo carisma sui due delinquentelli era aumentato a dismisura e ne era diventato pressoché il capo, inoltre aveva sviluppato un amore viscerale per la cattiva strada ma la sua intelligenza lo preservava dall’esporsi come i suoi ‘colleghi’.
Anna, laureata in psicologia del lavoro era diventata una manager di successo, gestiva le risorse umane in una multinazionale, a causa della crisi negli ultimi tempi era stata costretta ad applicare la politica dei tagli, diventando impopolare. Il non sentirsi amata aveva indurito il suo carattere ed era con questo che combatteva ogni notte. Suo marito Domenico era un insegnante universitario, amava più i libri che lei ma era un uomo profondo e intenso e quando usciva dal suo mondo di leggi matematiche diventava una persona piacevole e allegra, il problema era che ultimamente quel mondo sembrava averlo risucchiato definitivamente. Così suo figlio Nicolò era tutto ciò che le restava e riversava tutto il suo amore su di lui.
Una volta che Frankie e Marino se ne furono andati, Matt andò in un capannone abbandonato dove nascondeva la refurtiva e dove si era creato un suo spazio , diciamo un ufficio.
Era riuscito a violare una linea adsl Wireless , un generatore di corrente fornito dalla premiata ditta di cui sopra dava l’energia necessaria.
Quello era il suo antro segreto, accese il telefonino di Nicolò.
Vediamo cosa ha da nascondere . –
Disse, pensando ad alta voce.
C’ erano alcune password per accedere ai sottoservizi che lui decriptò in pochi minuti, dentro solo alcune foto dei suoi amici e compagni di classe, ‘ che noioso’ pensò ,ma facendole scorrere vide che alcune di esse ritraevano la madre, una signora niente male, elegante e tremendamente sensuale.
Matt aveva sempre avuto un debole per le donne più grandi di lui ed era da tempo che meditava di sedurne una.
Ad un certo punto comparvero alcuni scatti che inquadravano le gambe della signora, scatti fatti clandestinamente da sotto il tavolo, ‘ un così bravo ragazzo con un segreto imbarazzante, interessante…..’ quello era il suo pensiero mentre sul cellulare passavano una serie lunghissima di immagini con la bella signora in intimo, mentre lavava i piatti, mentre dormiva.
Fece una piccola modifica al telefono del ragazzo in modo da poter scaricare giornalmente telefonate e immagini , all’indomani l’avrebbe riconsegnato ai bulletti, che a loro volta l’avrebbero ridato a Nicolò.
A Nicolò che in quel momento stava vivendo momenti di terrore, non gliene fregava nulla dell’orologio o del telefonino in se stesso, ma molto del materiale compromettente che vi era memorizzato. Si vergognava della morbosità che provava verso la madre ma non poteva farci nulla, ogni volta che lei si avvicinava si innescavano degli inspiegabili meccanismi chimici che annientavano la sua capacità di resistenza.
Iniziò tutto in una notte di capodanno dovevano andare da amici a far festa e lei si stava vestendo in camera da letto, solitamente la porta era chiusa ma quella volta inavvertitamente
aveva lasciato uno spiraglio, lui passandoci davanti la vide riflessa allo specchio, aveva un reggicalze ed un corpetto di seta neri, non aveva ancora messo le mutandine, una curatissima striscia di pelo ornava la sua vagina.
Gli si bloccò la salivazione, non l’aveva mai vista come donna e quel completo sui suoi ormoni da teenager ebbe l’effetto di una deflagrante rilevazione e da allora lei divenne la sua icona e ossessione erotica.
Matt di due anni più vecchio di Nicolò, stava escogitando un metodo per farsi amico il ragazzo ed entrare nelle grazie della signora, doveva innanzitutto studiare le abitudini di entrambi, un passo falso nella fase di avvicinamento avrebbe compromesso ogni cosa.
All’indomani con grande meraviglia di Nicolò i due bulli pluriripetenti gli riconsegnarono il cellulare, si affrettò a controllare se fossero riusciti a violare le password, sembrava tutto a posto ed il prezioso contenuto era ancora lì. La giornata era cominciata nel migliore dei modi e poteva finire anche meglio perché quel pomeriggio aveva in programma uno shopping con sua mamma.
Commenti ed altro a giacomoghepardi@libero.it oppure facebook Giacomo Ghepardi
Un gioco innocente
Anna voleva parlare a suo figlio, convincerlo a dirle chi erano i ragazzi che lo tormentavano, voleva proteggerlo dalle loro angherie, purtroppo era sola in questo, suo marito l’aveva liquidata con un lapidario “ capitava anche a me e sono ancora qua “ non capendo che per Nicolò appena diciottenne era degradante non riuscire a difendersi, lo shopping era quindi una scusa.
Matt mollò il grande volume di diritto privato sul quale studiava e si diresse al suo rifugio, diede subito una scorsa al sito d’ aste dove aveva postato l’orologio , le offerte erano arrivate a 2.500 euro , contava di poter arrivare almeno a 4.000 era un pezzo numerato di una nota marca svizzera , quando ad un tratto lampeggiò l’avviso di un messaggio sul portatile, era Nicolò che diceva ad un suo amico che non poteva uscire, alle tre doveva fare shopping con la madre. “bene! Il marchingegno funziona e abbiamo il primo appuntamento!!!” pensò trionfante Matt sperando che Nicolò si fidasse a scattare qualche foto.
– Allora Nicolò dove andiamo? –
– Mah! Non che mi serva molto, però potremmo andare all’outlet lì c’è un po’ di tutto e chissà che girando non mi venga qualche idea…..-
– Ottimo!-
Esclamò Anna contenta di avere il tempo di parlare con il figlio lungo il tragitto in auto, infatti il centro commerciale distava qualche chilometro da Mantova.
– So che hai paura di affrontare il tema ma io devo sapere, voglio capire se ho la possibilità di difenderti –
– Mamma per piacere ! Sai benissimo che in questi casi i genitori possono solo far peggio.-
. Posso anche darti ragione ma ti chiedo di avere fiducia in me, credo di sapere come misurarmi e non comprometterti come “cocco di mamma”.-
– Già! Come quella volta alle elementari che hai tirato in mezzo preside ed insegnanti perché mi avevano rubato una merendina? Sai benissimo per quanto ho dovuto subirne le conseguenze, in un sol colpo mi hai messo contro classe ed insegnanti!-
– Ma…
– Non se ne parla!
Disse perentorio il figlio troncando di netto la discussione, ad Anna non restò che arrendersi o sperare in un momento più propizio.
Erano i primi giorni di Aprile e le temperature avevano subito un rialzo improvviso, avvicinandosi a quelle estive, Nicolò ne era felice visto che la madre indossava uno dei suoi vestiti preferiti.
– Questo vestito ti sta proprio bene mamma.
– Grazie amore, sei sempre così gentile e delicato.
Non poteva dirle che la velatura e le trasparenze dell’abito mettevano in moto le sue fantasie ,che lo stavano trascinando in quel vortice erotico da cui non riusciva a scappare.
Appena fuori dalla macchina scattò la prima foto,lei stava rovistando sul sedile posteriore per recuperare borsa ed occhiali da sole, la leggera gonna le era salita a metà coscia, le scarpe con il tacco, il polpaccio nervoso, click, click, le si avvicinò chinandosi al suo fianco .
– Vuoi una mano?
Il telefonino la inquadrava da sotto la gonna, click, avrebbe voluto mettere una mano lì sotto ,toccare la sua pelle che immaginava morbida e vellutata. Invece dovette accontentarsi di un casto contatto
– Non trovo gli occhiali, li vedi?
Approfittò per spingere la testa un po’ più in là, la scollatura apriva la vista sul reggiseno di pizzo nero che costringeva la carne in un abbraccio che lui avrebbe voluto essere il suo, click.
– Non riesci a staccarti dal cellulare neanche un momento? Li hai visti?
“Cazzo, mi ha scoperto!” Pensò avvampando Nicolò, riuscendo a farfugliare solo un
– Co..cosa.
– Gli occhiali che altro!
Lanciò un sospiro di sollievo dicendo
– Si, erano finiti sotto lo schienale.
Suo malgrado dovette alzarsi e seguirla. All’interno fece qualche altro innocente scatto, il clou doveva ancora arrivare, la madre infatti amava provare di tutto e bastava darle lo sprone perché succedesse.
– Mamma guarda quelle scarpe sono bellissime, perché non le provi?
Un attimo dopo era in equilibro incerto su scarpe rosse dal tacco altissimo, click.
Hai visto quel vestito? Su di te starebbe un incanto….
Ed eccola con un abito le cui aperture abissali funzionavano da sirene per gli sguardi di tutti, click.
Magari non comprava nulla ma provava ogni cosa il figlio le proponesse.
– Mamma mi servirebbero dei boxer e magari un costume nuovo….
– Va bene.
Una volta all’interno sapendo della sua debolezza….
– Mamma hai visto che elegante quel reggiseno e l’abbinamento con il resto.
– Hai molto gusto Nicolò ma………….
– Ti propongo un gioco, prendiamo un cesto ciascuno e ognuno lo riempie per l’altro con quello che piace a lui, poi prima di andare in camerino ce li scambiamo, una volta provati andremo alla cassa disgiunti e quando saremo in auto ci rileveremo i nostri acquisti.
– Gioco divertente! Allora ok ma proverai tutto ciò che ti proporrò?
– Certo mamma! E tu farai altrettanto?
– Si! Ma vedi di non mettermi in imbarazzo…..
Iniziarono a girare per il negozio sorridendo, pregustando, con scopi diversi, la faccia che avrebbero fatto vedendo quello che l’altro aveva messo nel carrello.
Ad un cenno di Nicolò si avvicinarono ai camerini e scambiarono la merce, poi entrarono in due salottini adiacenti. La spessa tenda aveva uno spazio libero di circa 20 cm nella parte inferiore, era quello su cui lui contava, mise il telefonino in modalità telecamera e lo appoggiò sopra i calzoni appena tolti e gettati a terra, un piccolo tocco col piede e si sarebbe assicurato una favolosa ripresa dal basso.
Matt poteva ricevere i messaggi in diretta, ma le immagini ed i file poteva scaricarseli solo con il bluetooth, quindi doveva obbligatoriamente essere nel raggio di una trentina di metri dal cellulare di Nicolò per accedere al contenuto.
Una volta in macchina.
– Allora mamma cosa hai scelto?
– Sono incerta se rilevartelo o meno, i patti erano niente cose imbarazzanti….
– Questa poi!!! Mi hai fatto provare delle cose assurde, a fiori, rosa, un paio erano quasi dei dolcevita…….
– Vabbè! Te lo concedo, ma prima tu.
– I boxer azzurri con le cuciture bianche e quelli neri e blu a rigoni.
– Il mio ometto di classe! Io invece il completino cipria con le balze trasparenti, poi quello che mi avevi fatto notare prima ed infine un paio di boxer maschili azzurri come quelli che hai preso tu, pensavi forse di mettermi in difficoltà con quelli? Per non parlare poi del resto!
– Almeno ti sei divertita?
– Come una matta!
Quando l’auto sportiva di Anna imboccò il vialetto di casa , Matt in contemporanea agganciò il bluetooth di Nicolò scaricò il contenuto del cellulare e mandò una mail a se stesso.
Tornando verso il suo nascondiglio già assaporava la visione sul grande schermo del suo pc.
Non rimase deluso, la prima foto ritraeva il viso della madre di Nicolò; capelli scuri, tratti delicati ed un naso leggermente corvino molto particolare. Quest’ultima caratteristica la rendeva ancor più affascinante, inoltre aveva notato che chi possedeva tale particolarità solitamente aveva un sedere di tutto rispetto.
Gli scatti successivi non fecero che confermare la sua teoria, bellissima e sensuale con quella classe innata in ogni posa.
Finite le foto cliccò due volte sull’icona del video, la prima inquadratura fu quella dei piedi del ragazzo, poi il suo viso ed infine le gambe di Anna e le voci.
– Mamma ma cosa hai messo qua dentro?!!?
– Cose di mio gusto, non ti piacciono?
– Insomma…..
– Ma Nicolò! Se ti lamenti tu io cosa dovrei fare?
Disse la donna tirando fuori dal cesto uno stringato slippino leopardato, un sorrisetto faceva capolino sul suo bel viso.
– Provare tutto, che altro.-
Non sapeva proprio dir di no a suo figlio. Questo pensava mentre sfilava il vestito e dava inizio ad un inconsapevole strip per la gioia dei due futuri spettatori.
Anche se non era nel suo stile, il leopardato le stava molto bene, “ probabilmente in un’altra vita “ disse fra sé depositandolo nel cestino della roba da non comprare, c’erano altre cose molto volgari, lei diligentemente le provò, scoprendo che magari in qualche occasione sarebbe stato piacevole indossarle, certo all’insaputa di tutti ,per suo gusto personale. Fu così che finirono nella borsa degli acquisti una guepiere bordò, un completino di raso nero il cui reggiseno poteva coprire a malapena i capezzoli, ricordava di averne visto uno molto simile addosso ad una puttana di strada, ed infine un reggiseno a balconcino che lasciava scoperte le aureole dei capezzoli.
Alla sera.
Nicolò mentre guardava aveva il pene in erezione ed aveva preso a toccarsi, pensava soprattutto alla vergogna di lei mentre pagava, se la immaginava rossa in viso.
Matt non era in condizioni migliori, la vista di quel corpo ottenebrava il suo raziocinio, doveva rischiare un approccio ed aveva già in mente come.
Avessero saputo che mentre Anna pagava era sì rossa per la vergogna ma anche tremendamente eccitata meditando di indossare un capo all’indomani per andare in ufficio.
Commenti ed altro a giacomoghepardi@libero.it oppure facebook Giacomo Ghepardi
Il sacrificio
Nei giorni seguenti Matt iniziò a pianificare la sua entrata in scena nella famiglia Rosmini, fece pedinare Anna da Frankie scoprendo che spesso la signora andava a spiare all’uscita da scuola suo figlio, probabilmente sperando di vedere chi lo tiranneggiava. Ordinò allora ai due bulletti di fare qualche battutina a Nicolò al termine delle lezioni in modo che la mamma vedesse e che la preoccupazione per il figlio rendesse certa la sua presenza nei giorni seguenti.
Anna era appostata al solito posto nel parchetto adiacente alla scuola, da un paio di giorni due ragazzotti apostrofavano Nicolò, non poteva sentire ma dalla faccia impaurita di suo figlio poteva intuirne il senso, era intenzionata a rispettare il volere di Nicolò standone fuori ma allo stesso tempo doveva sapere. Il non poter intervenire le costava molto e si stava rodendo ancora una volta vedendo il figlio spintonato dai due bulli, quando un altro ragazzo intervenne in difesa di Nicolò.
L’ esile struttura fisica di cui purtroppo era dotato faceva si che non potesse avere il sopravvento sugli altri ed in breve finì a terra preso a calci e pugni.
Anna correva verso di loro ma nel tratto in cui colmava i trecento metri che la separavano dal luogo del tafferuglio i due avevano già fatto in tempo ad allontanarsi lasciando a terra il ragazzo dolorante.
Mio Dio! Cos’è successo? Ti hanno fatto male?
Diceva Anna sotto lo sguardo interrogativo del figlio.
No solo qualche botta, ed un paio di abrasioni.
Minimizzò il ragazzo rialzandosi con fatica, intanto intorno a loro si era formato un campanello di persone.
Dobbiamo chiamare i tuoi genitori! Hai il loro numero?
Preferirei non sapessero sa……..
Immagino.
Disse lei pensando a suo figlio, poi riprese
Però devi essere medicato, io abito qui vicino.
Va bene, lei è molto gentile.
Quando furono in macchina Nicolò ruppe il silenzio.
Mamma che ci facevi a scuola?
Avevo un’ora libera ed ero passata a prenderti per portarti a pranzo.
Disse lei salvandosi in corner, poi cambiò discorso.
Ma voi due vi conoscete?
Rispose Nicolò
Io lo conosco di vista, ha un paio d’anni più di me, frequentava la nostra scuola.
Poi intervenne lui.
Mi chiamo Matteo e per farvi capire è meglio che vi spie..ghii……
Disse simulando una fitta, poi continuò.
Quei due mi hanno tormentato per anni durante le superiori ed oggi mentre uscivo dalla biblioteca e li ho visti malmenare……
Nicolò.
Terminò Anna
Sono intervenuto sperando di farli ragionare ma hanno ripreso da dove hanno smesso anni fa ed eccomi qua!
Nessuno fa nulla per fermarli.
Una volta sono stati denunciati e pochi giorni dopo hanno dato alle fiamme la casa dei genitori dell’alunno che lo aveva fatto. Naturalmente non sono state raccolte prove per incriminarli, anzi una serie di ceffi erano pronti a testimoniare di essere con loro al momento dell’innesco.
Intervenne Nicolò.
La denuncia fu ritirata e loro hanno ripreso peggio di prima.
Era una voce messa fuori ad hoc da Matt e come spesso accade mitizzata e amplificata fino a diventare verità.
Matteo sei stato molto coraggioso, io sono Anna la mamma di Nicolò.
Disse tendendole la mano. Era una mano delicata, magra e nervosa, quello era il primo contatto di Matt con la sua terra promessa.
Entrarono in casa ed Anna fece accomodare Matt in cucina.
Vado a prendere la cassetta dei medicinali sarò subito di ritorno.
Matt si era quasi dimenticato della presenza di Nicolò era talmente preso dalla grazia della signora da non poter notare altro che lei, così quando lui parlò ebbe quasi uno scatto di istintiva paura.
Grazie per esserti messo in mezzo, ti sei preso un bel po’ di botte al posto mio.
Prima o poi gliela farò pagare a quegli idioti, ma in maniera più intelligente che fisica.
In poco tempo Matt mise in piedi quattro interessi in comune tra sport, tempo libero e studio, ottime basi per una futura amicizia, inoltre Nicolò gli aveva anche dato il suo numero di telefono.
Allora eccomi qui.
Anna fece il suo ingresso in cucina con la cassetta dei medicinali.
– Dov’è che ti fa male.
Ho dolore un po’ ovunque sul torso, qualche botta sulle gambe, queste sulle braccia e questa sul viso.
Cominciamo dal viso.
Aveva una piccola escoriazione vicino alle labbra con conseguente tumefazione. Lei mentre puliva la ferita gli parlava e lo studiava.
Ex alunno della scuola?
Si ho terminato l’anno scorso, adesso faccio l’università e do ripetizioni per mantenermi negli studi.
Che bravo! E che facoltà hai scelto?
Legge.
Interessante. Ecco! La prima è a posto.
Anna durante la medicazione aveva avuto modo di osservare i lineamenti del ragazzo, non si poteva dire bello, nel senso canonico del termine, gli occhi erano sicuramente la parte più incisiva, di taglio orientale e profondi, la bocca larga e pronunciata, i capelli scuri abbastanza lunghi ed infine il mento squadrato. Lo sguardo inquieto ed indagatore, tipico dell’animale in gabbia, imbarazzo evidente dell’adolescente sotto le grinfie dell’adulto, decise di metterlo a proprio agio.
Non devi preoccuparti non sono una strega e….
Nicolò si era allontanato un attimo ed aveva raggiunto il giardino.
Ho bisogno di parlarle in privato di suo figlio, il più presto possibile.
Perché?
Mentre pronunciava la domanda seguita dallo sguardo sconsolato di Matt, si era resa conto che non poteva rispondergli in pochi secondi e che aveva la soluzione a portata di mano.
Nicolò puoi farmi una cortesia?
Disse la donna alzando la voce per farsi sentire dal figlio in giardino.
Dipende…..
Mi servono del disinfettante e del cotone, quelli che abbiamo potrebbero non bastare.
D’accordo vado…
Una volta uscito Nicolò…..
Togliti la maglietta e raccontami.
Il torace aveva un paio di ecchimosi ed aveva anche una botta sul fondoschiena, si era aspettata un fisico asciutto e scheletrico, invece il ragazzo era dotato di una discreta muscolatura ben proporzionata al suo aspetto esile.
Suo figlio è da un po’ che subisce queste angherie, li ho visti spesso quei due prendersela con lui e mi creda non è per nulla piacevole.
Lo immagino ma io che posso fare? Lui vuole che non mi immischi!
Anch’io ero di questo avviso ma un giorno mia madre ,senza che io lo sapessi , parlò con loro e le cose andarono subito meglio. Non so ancora cosa abbia detto o fatto ma il risultato è che io non ho più subito nulla.
Avevo già una mezza idea in merito e quel che mi hai detto non ha fatto che rafforzarla.
Faccia comunque attenzione sono veramente degli individui spregevoli.
Non preoccuparti so il fatto mio, tratto ogni giorno con il genere umano e a volte so essere dura anch’io.
Pochi minuti erano stati sufficienti per mettere in piedi il piano, i primi due passi erano fatti. Era tempo di godersi il silenzio meditativo di lei e le mani che lo cospargevano di pomata all’arnica.
Lei pensava a suo figlio e ne provava pena, muoveva le mani sul corpo del ragazzo quasi inconsapevolmente, quando i pensieri abbandonarono Nicolò, si rese conto del lungo tempo in cui aveva indugiato sulla pelle di Matteo, pelle elastica, guizzante, piacevole al tatto.
Mamma!
La voce di Nicolò la scosse dal limbo in cui si era cacciata.
Siamo ancora qua.
Ecco qui disinfettante e cotone.
Grazie! Comunque è bastato quello che avevo.
Poi si rivolse a Matt che si stava rivestendo.
Hai detto che dai ripetizioni!? In che materie?
Direi tutte fuorché latino e greco.
Nicolò ha qualche difficoltà in matematica ed in tedesco, tu potresti ?
Nessun problema, ho anche tempo, sembra che la crisi faccia si che i genitori non sprechino più denaro per la cultura dei propri figli.
Il pensiero di lei ‘ magari qualche genitore che io ho licenziato’ accrebbe il suo malessere.
Intervenne Nicolò
Sarebbe meglio scambiarci i numeri di telefono per eventuali accordi.
Se ne uscì da quella casa con molto più di quel che si aspettava, Matt era soddisfatto adesso doveva attendere il prossimo passo di Anna.
A Nicolò piaceva Matt, era un tipo rassicurante e determinato, inoltre aveva passato anche lui quella fase difficile che lo stava provando psicologicamente.
La madre era invece decisa ad avere un incontro con i bulli che cercavano di sottomettere Nicolò e porre fine a quel tormento.
Passarono un paio di giorni e sul display del telefonino di Matt comparve il numero di Anna.
Pronto!
Ciao, Matteo sono Anna la madre di Nicolò.
Buongiorno!
Ti chiamavo per le ripetizioni se possono andarti bene il martedì ed il giovedì alle 17.00…..
Si va benissimo!
Inoltre sai per quel discorso dell’altro giorno….
Si
Mi sono dimenticata di chiederti come posso mettermi in contatto con quei due cretini.
Se vuole ho un numero di telefono!?
Mi mandi un messaggio?
Subito! A martedì allora.
A martedì.
Non restava che mettere in piedi la messinscena preordinata.
Doveva solo trovare il coraggio di affrontarli in fondo non erano che due ragazzi stronzi.
Chiamò! La voce autoritaria di chi è abituato a risolvere le questioni.
Sono la madre di Nicolò quello che tormentate ogni giorno a scuola!
Si, e allora?
Allora vorrei capire che gusto ci provate!!?
Beh! Non saprei spiegarglielo ma mi piace…..
Io chiamo i carabinieri e ve la faccio passare la voglia!
Se crede, faccia pure! Altrimenti…
Altrimenti????
Si trovi domani all’una all’indirizzo che le manderò a questo numero, buonasera .
Riattaccò e non gli concesse alcuna replica, era furiosa all’indomani gliele avrebbe cantate.
Il giorno dopo all’una era davanti ad una fattoria abbandonata, il luogo incuteva timore e la sua sicurezza cominciava a vacillare, da dietro un muro spuntò una testa.
Si accomodi.
Seguì il ragazzo fin dentro a quella che una volta doveva essere la stalla.
Come mai solo?
Il mio socio aveva da fare…
Senta cerchiamo di ragionare
Le era venuto istintivo dare del lei al giovane.
Mio figlio non vi ha fatto nulla quello che vi chiedo è di lasciarlo stare.
Umh! E cosa ci darebbe in cambio?
Cosa fa mi ricatta?
No! Lei ci chiede di smettere con qualcosa che ci piace, ci dia un alternativa?
Quanti soldi volete e che sia solo per una volta, se no chiamo sul serio i carabinieri!
Ce l’ha con quella parola! Vede noi in questi casi si fa un contratto diciamo di tre mesi, prolungabile nel caso lei non lo rispetti, in cui deve obbedire agli ordini del capo, quindi come vede non si tratta di soldi.
E di cosa si tratta? E chi è il capo?
Il capo non ha volto, non lo conosciamo nemmeno noi, sappiamo solo che conviene obbedirgli. Per il resto si tratta…..ma devo sul serio spiegarglielo?
Mio Dio! Ma siete impazziti!?
Ecco questo sarà il suo telefono per i prossimi tre mesi, è un dualsim basta inserire….
So benissimo cos’è un dualsim e non ho nessuna intenzione di usarlo.
Farebbe bene a ripensarci….
Proprio in quel momento arrivò una telefonata da Matteo al suo numero.
Signora Anna ha fatto niente? Uno di quei due sta attaccando briga con Nicolò sembra particolarmente incattivito.
No ancora nulla, grazie Matteo vedrò il da farsi.
Riagganciò, guardò in cagnesco il ragazzo davanti a lei.
Faccia smettere immediatamente tutta questa sceneggiata.
Il ragazzo non disse nulla si limitò a porgergli il telefono.
Lo prese furiosa.
Buongiorno signora Anna.
La voce era metallica e distorta sicuramente camuffata
Lei dunque è il capo, le darò dei soldi ma per favore finiamola!
I soldi non sono la mia priorità, la mia priorità ora è lei, sa con i soldi non riuscirei mai a comprare una cosa così preziosa………..in questo momento il secondo imbecille ha per le mani suo figlio e se non vuole che torni a casa più acciaccato del solito è meglio che obbedisca.
Basta ! Lasciatelo in pace, farò quel che volete.
Disse con rassegnazione.
Alla sua sinistra c’è una vecchia mangiatoia si attacchi alla sbarra e allarghi le gambe. Brava vede che non è così difficile.
Lei cercava di individuare da dove la stava guardando.
Non mi cerchi, non mi vedrà, ho dotato la casa di un impianto con telecamere a circuito chiuso.
Sta registrando?
No, e non lo farò mai, ma deve fidarsi della mia parola, ora tiri su le gonne e abbassi mutandine e collant.
Cosa!!?
Lo faccia per amor di suo figlio……….non sia così indecisa che il mio collega a scuola non lo è affatto.
Suo malgrado fece quello che gli si chiedeva.
Sappia che in questo gioco la titubanza non è tollerata, prima di qualsiasi azione di ribellione è meglio che pensi a suo figlio e alla sua bella casa .
Poi si rivolse a Frankie ma stavolta la voce arrivava da un altoparlante.
Frankie riusciresti per cortesia a valutare che merce abbiamo, prima fammi un resoconto visivo.
Ok capo!
Fino ad allora si era mantenuto a distanza di sicurezza per non spaventarla o non irretirla, adesso che lei aveva capito quale era il suo posto, poteva avvicinarsi con spavalderia.
Il viso ha una pelle magnifica, poche rughe, le labbra sembrano morbide e piene, ha le occhiaie, immagino che in questi giorni abbia dormito poco. Le spalle sono ben proporzionate ed ha un delizioso vitino da vespa, questo corpo sembra ben mantenuto capo, secondo me almeno un paio di sedute in palestra la settimana, ma passiamo al seno, la posizione non aiuta, inoltre il vestito ed il reggiseno non consentono….
Signora , ha sentito? Si tiri su , apra qualche bottoncino dell’abito e sganci il reggiseno.
Le sembrava di essere finita in un incubo ma non aveva altre alternative che obbedire. Ora era in posizione eretta con i seni che quasi fuoriuscivano dal vestito.
Per favore li liberi dal tessuto, ce li faccia valutare con attenzione.
Sbottonò l’ultimo bottoncino, li prese a coppa e li fece sgusciare dalla stoffa.
Ottima fattura capo! Sodi, non grandissimi e l’aureola rossa………le gambe sono nervose, slanciate con la muscolatura in evidenza, caviglie fine.
Nel complesso la definirei un pezzo di fica, non zoccola come piacerebbe a me ma……
Lei stava tremando e piangendo, pensava ad una possibile violenza, quasi che il capo avesse potuto sentire il suo pensiero che arrivarono le sue parole a rassicurarla.
Non abbia preoccupazioni, lei non verrà certo stuprata e dopo questo controllo preliminare che ora diverrà anche tattile, potrà andarsene integra come una verginella.
Si rivolse poi a Frankie.
Inizia pure.
Le dita del ragazzo le accarezzavano il profilo del viso, scorrevano sul naso, sulle arcate sopraccigliari , sulle labbra, spargevano le sue lacrime che non riusciva a trattenere. Tastarono le spalle ed i fianchi, soppesarono il seno nudo, ed arrivarono fino alle caviglie passando dalle cosce e dai polpacci.
L’impressione visiva è stata confermata appieno da quella tattile.
Signora ritorni a chinarsi.
Lei non discusse e assunse la posizione richiesta.
Frankie, senza penetrarla, potresti guardare lo stato dei suoi orifizi?
Non vedo l’ora……..
Anna sentì le mani del ragazzo allargarle maldestramente le natiche, si irrigidì ancor più.
Capo il culo è sicuramente vergine e la figa nonostante il figlio sembra stretta, o il marito ha un cazzettino o questa non lo prende da un bel po’.
Lei si tiro su.
Ma come ti permetti, stronzetto!
Dall’altoparlante le arrivò la voce del capo.
Signora Anna, su non si arrabbi! Inoltre devo dirle che Frankie è un buon estimatore e di lui c’è da fidarsi, certo che se lei si sente oltraggiata da questo, in un senso o nell’altro, o forse in entrambi i casi, lui ha colto nel segno.
Lei rimase in silenzio intimidita e tremante.
– Da questo momento tenga il cellulare con due sim sempre con lei, gli ordini le arriveranno più frequentemente via sms , comunque sicuramente risentirà anche la mia voce, adesso può andare.
Lei senza dire nulla si ricompose e stava quasi avviandosi quando Frankie richiamò la sua attenzione, era di fronte con il pene in erezione fuori dai pantaloni.
Per il momento scommetto che si accontenterebbe anche di questo.
Anna sbottò
Mi fai schifo!
Girò i tacchi e se ne andò infuriata pensando in che razza di situazione s’era cacciata.
Eppure il ragazzo aveva colto nel segno, il marito non era molto dotato ed erano ormai quattro mesi che non facevano sesso, lei stessa sembrava avere accantonato i propri desideri, ed ora arrivavano questi bambocci a ricattarla ed ad insultarla con quella messinscena che aveva dovuto subire umiliante e degradante.
Provò un misto di rabbia, pena ed impotenza , poi pensò a Matteo così solare e tranquillo, forse proprio grazie al sacrificio della madre. Avrebbe fatto quello che le chiedevano ne andava del futuro di Nicolò.
Commenti ed altro a giacomoghepardi@libero.it oppure facebook Giacomo Ghepardi
Inizio della metamorfosi
Matteo nella sua tana ripensava ai recenti eventi, non era sua intenzione ferirla in modo irreparabile, voleva sedurla, voleva che fosse lei a chiedergli di più, era però costretto a guidarla, tutto in lei sembrava dire che non si sentiva più desiderata, dai modi all’abbigliamento traspariva rigidità e scarsa stima di sé. Aveva in mente su come proseguire nel suo piano, avrebbe però atteso qualche giorno in modo che lei acquisisse la consapevolezza di ciò che l’aspettava, lui nel ruolo dell’amico del figlio l’avrebbe indotta a guardare la situazione da un altro punto di vista.
Nei giorni seguenti Nicolò non fu più molestato, Anna dal suo posto di guardia aveva avuto modo di constatarlo, non ce ne sarebbe quasi stato bisogno di quel pedinamento, a casa era molto più tranquillo e rilassato e man mano che passavano i giorni sembrava cambiare in maniera sempre più positiva. Ormai era passata una settimana ed i bulli oltre che con suo figlio non si erano più fatti vivi neanche con lei, sapeva che illudersi era sbagliato ed era in attesa dei prossimi eventi.
Nel frattempo aveva incontrato Matteo in un parco, lei aveva delle curiosità e lui delle risposte.
– Matteo, ti ricordi di come stava tua madre prima e dopo l’incontro con quei farabutti?-
– Perché questa domanda?-
– Una mia curiosità, per confrontare gli stati d’animo…..-
– Prima era sempre sconvolta e affranta, poi dopo un periodo tormentato ,penso per il fatto che non sapesse se realmente le sue parole avessero effettivamente scoraggiato quei cretini o meno, era come rinata, felice e leggera ,quasi ringiovanita, adesso che ci penso da dopo questi fatti lei è cambiata per sempre, in meglio intendo.-
– Sicuramente gliele avrà cantate come ho fatto io e questo avrà fatto salire la sua stima personale.
Mentì Anna.
Proprio mentre ricordava il dialogo con il nuovo amico di suo figlio le arrivò un messaggio “ Domattina alle 9,00 la verrà a trovare una ragazza, le apra e si tenga la mattinata libera.”
Non si fece domande, quello era l’atteggiamento che si era posta di tenere, avrebbe affrontato la situazione volta per volta, aveva capito l’inutilità del combattere.
Matteo aveva reclutato una sua amica commessa o meglio “ personal shopper” senza dirle nulla, pregandola di aiutare la mamma di un suo amico a passare ad un look più morbido e magari più sensuale. La ragazza accettò di buon grado, aveva bisogno di lavorare e Matteo già da un po’ rivendeva gli abiti smessi delle sue clienti in un negozio dell’usato a Milano.
L’idea gli era venuta vedendo un format televisivo in cui una coppia rivoluzionava il modo di vestire di una persona buttando in un cesto tutto quello che secondo loro non andava bene per lei, “tutti quei vestiti inadatti a quella persona sarebbero andati bene per altri” pensò.
Da lì si era messo in contatto con Angelica, gli aveva fatto cambiare mestiere e dopo alcune clienti di rango medio erano passati ad una clientela più sofisticata.
Alle 9,00 in punto suonò il campanello.
Una giovane ragazza mora e slanciata era alla porta, adesso avrebbe saputo cosa l’aspettava e cominciò a salirle il panico.
– Buongiorno signora Anna, io sono Angelica la sua personal shopper.-
– Si certo.-
Disse dubbiosa lei.
– Vediamo cos’ha nell’armadio?-
– L’accompagno.-
Anna era guardinga.
Non sia nervosa, vedrà che una volta finito sarà contenta.
Angelica aveva una certa capacità a capire le sue clienti, anche se solitamente erano entusiaste di spendere i denari propri o del marito, questa invece era diffidente e poco incline all’accoglienza, doveva quindi usare un maggiore tatto.
La stanza armadio di Anna era piena di roba, ad Angelica bastarono pochi minuti, per delineare il suo profilo.
– Dunque, in gran parte il suo guardaroba non parla di lei ma di quello che lei è diventata, il suo lavoro l’ha fagocitata e scommetto che questi –
Disse indicando alcuni capi.
– li ha acquistati ultimamente.-
Anna annuì.
– Si capisce che non sta attraversando un bel periodo, lei non valorizza se stessa e si nasconde dietro abiti rigidi, sono convinta che non le stiano male ma riflettono troppo la sua vita cupa e priva di soddisfazioni.-
– Non è così, io ho un lavoro di successo e gratificante.-
– So cosa fa, sicuramente lei ha successo e sicuramente riceve una paga gratificante, ma credo lei soffra a dover fare il lavoro sporco che i suoi capi le demandano, licenziare!-
– A nessuno piace mettere intere famiglie sul lastrico e …-
Lei ci rimette la faccia. –
– Si!-
– Bene! Vede che allora mi dà ragione, adesso mi lasci fare.-
Spiegò due grandi borse e vi gettò una gran quantità di materiale, sotto lo sguardo perplesso di Anna che ancora non capiva dove voleva andare a parare.
– Abbiamo fatto la prima cernita, adesso provi il resto e vediamo.-
– Lo devo fare davanti a lei? –
– Si, devo capire com’è fatta, con che cura si veste, come si muove con un abito piuttosto che un altro. –
Anna prese a spogliarsi.
– Ha un corpo magnifico perché mortificarlo costringendolo in forme così poco idonee a lei?! –
Provò in tutto una cinquantina di capi sempre sotto l’occhio attento di Angelica, non si sentiva a disagio come pochi giorni prima davanti a Frankie, l’atteggiamento della ragazza sembrava professionale. Al fine di tutto, il suo guardaroba risultò desolatamente ai minimi termini.
Angelica le sorrise.
– Vedrà che a fine giornata mi ringrazierà….ma adesso viene il divertimento si va a fare shopping!! –
Lo shopping non fu frenetico come si aspettava Anna, Angelica ponderava ogni capo con estrema cura, lo valutava con lei e la aiutava a scegliere ,indirizzandola apparentemente senza forzature verso quello che sarebbe stato il suo nuovo look.
Vestiti leggeri e fruscianti, golfini semplici e graziosi, calze con motivi floreali o geometrici, gonne a palloncino o svolazzanti, scarpe dal tacco vertiginoso ma anche ballerine e comode calzature. L’essenziale con un tocco di follia rappresentato quasi sempre dagli accessori, cinture, cappelli, borse, spilloni, insomma! Un look raffinato, divertente e coraggioso allo stesso tempo, Angelica le dava fiducia “ lei può permetterselo è magnifica, affascinante, sensuale”.
Anna si sentiva coccolata e valorizzata come non si sentiva da un bel po’ , era solo imbarazzata quando Angelica le aggiustava i vestiti o le tirava su i capelli, temeva di dovere un epilogo diverso ma fortunatamente non successe altro che un tragico tracollo del suo conto in banca.
Il giorno successivo Angelica la portò da un hair stylist, che le insegnò qualche trucco per sistemarsi i capelli e poi a comprare intimo “ Signora quello che ha non è male ma le assicuro che si divertirà a fare acquisti oggi, un po’ staremo sul suo stile ed un po’ esagereremo”.
In effetti nei primi due negozi acquistò culotte, brasiliane , reggiseni tutti con rasi a colori tenui o scuri, di classe, come del resto già portava, poi Angelica la sorprese.
– Non stia tanto a scandalizzarsi, a volte in questi posti si trovano cose interessanti ed estreme, e sapendole abbinare ci si può rendere intriganti, l’importante è non scadere. –
Anna avvampava di vergogna dentro al sexy shop dove l’aveva condotta la ragazza, ovunque si girasse vi erano falli artificiali ed accessori di cui poteva solo intuirne l’uso.
Angelica la convinse a prendere dei body in raso con pizzi e reggiseno a balconcino, un top ed un completo intimo in lattex nero.
Ho visto che qualcosina a casa sul genere l’aveva, osi di più, sa agli uomini a volte piace immaginarci come loro vorrebbero e noi a volte dovremmo sorprenderli.-
Angelica sapeva spronarla toccando le corde giuste e allora acquistò ancora, mentre provava la ragazza la guardava sorridente, inizialmente era in soggezione a mostrarsi in intimo spinto davanti a lei ma col passare dei minuti la situazione aveva cominciato a smuovergli qualcosa dentro e quando usciva dal camerino ad Angelica era evidente che aveva messo in atto un inconsapevole rito di seduzione.
Angelica era di gusti sessuali aperti ed aveva imparato a riconoscere quegli atteggiamenti e sapere attendere per non rovinare tutto, la donna le piaceva, avrebbe fatto un piccolo passo per lasciarsi una futura possibilità.
Fu così che i rituali baci di congedo finirono molto vicino alle labbra di Anna.
– Se ha ancora bisogno di me non esiti a chiamarmi a me farebbe solo piacere.-
– Sono stati due giorni divertenti e magari in futuro chissà ….ma avrei un’ultima curiosità.-
– Dica.-
– Chi l’ha mandata?-
– Non ne ho idea! A me hanno detto di presentarmi a casa sua e fare il mio lavoro, del resto lei mi ha pagata….non capisco.
Queste erano le consegne di Matteo.
– Va beh! Non è poi così importante, allora se avrò ancora bisogno di lei mi rifarò viva, arrivederci.-
Nicolò rientrando vide un’infinità di borse e pacchetti.
– Mamma ma cos’è successo? Cos’è tutta questa roba?-
– Niente ho assunto una personal shopper e mi sono rifatta il guardaroba.-
– Wow! Cos’hai comprato?-
– Di tutto un po’ e mi ha convinto ad abbandonare lo stile donna in carriera, da adesso in poi solo cose che mi piacciono e che mi valorizzino.
– A me il tuo stile piace….
– Vieni su in camera che mi provo qualcosa e così mi dirai anche tu come sto meglio.
Scelse dall’armadio alcuni vestiti acquistati il giorno prima,si tolse il vecchio abito e rimase in collant, slip e reggiseno, click.
Nicolò guardava le calze, avrebbe voluto seguire con l’indice le geometrie in rilievo, perdersi nel labirinto di pizzo e trine, chinarsi ed annusare l’odore di nylon e pelle…..
– Allora cosa ne dici?.
Nicolò trasalì….
– Scusa ero distratto….ma ti sta benissimo! La gonna a palloncino ti rende molto sbarazzina e la camicia con disegnati questi occhi enormi ti dà un tocco di follia e carattere, magnifico.
Avrebbe voluto aggiungere che la vista della generosa scollatura lo avrebbe torturato a lungo, click.
Provò molti vestiti riscuotendo la piena approvazione di Nicolò sul suo nuovo look.
Le piaceva riavere suo figlio rilassato e felice, la faceva sentire bene , non fosse stato per quei bulli.
Commenti ed altro a giacomoghepardi@libero.it oppure facebook Giacomo Ghepardi
Adrenalina e carne
Passarono ancora giorni prima che “ il capo” si rifacesse vivo, giorni in cui lei si era riscoperta attraente e ciò aveva avuto influssi anche sul suo carattere, era molto meno incupita ed il lavoro le pesava meno.
Poi arrivò il suono che temeva e le parole che scartò con timore furono come macigni.
“ Stasera porti suo figlio al “Grifone bianco” si metta il vestito terra bruciata a pois, per l’intimo può scegliere tra uno dei completini acquistati al sexy shop e le scarpe alte aperte testa di moro. La prenotazione è a suo nome.”
Era stata altre volte in quel ristorante, quasi sempre per cene di lavoro, la conoscevano e non voleva essere messa in cattiva luce, eppoi che c’entrava suo figlio? Li avrebbe ascoltati ma avrebbe anche portato una zavorra importante.
Mentre si vestiva non si era mai guardata allo specchio, la noncuranza con cui si stava preparando a quell’appuntamento non voluto non la sorprendeva, si odiava per quanto stava facendo.
– Mamma il vestito ti sta bene ma i capelli ???
Si guardò allo specchio, la sua testa arruffata non era uno bello spettacolo, così di malavoglia si pettinò e si passò la matita sugli occhi. Si riguardò allo specchio “ può bastare” pensò.
– Decisamente meglio, guardati adesso allo specchio grande.-
Avanzò titubante e quando vide la sua immagine riflessa si chiese come avesse potuto raggiungere un risultato simile senza volerlo. Si trovava bella e sensuale, l’ampia apertura sul retro non era troppo osé come aveva immaginato e l’ intimo che indossava era ben mimetizzato, allaccio e spalline del reggiseno erano trasparenti, ed il tessuto del vestito, anche se leggero , non lasciava trapelare nulla.
Il posto che la banda aveva prenotato per lei era leggermente rialzato, diciamo che era in bella vista.
La zavorra era il marito, sperava che questo li intimorisse .
Il tavolo era apparecchiato per due e vi erano i segnaposto.
– Si è aggiunta una terza persona.-
Disse scusandosi con il cameriere.
In breve si sedettero al tavolo , le arrivò un sms si alzò e informò.
– Scusate devo fare una telefonata di lavoro, ne avrò per poco.-
Quando fu fuori dalla portata dei loro occhi lo lesse.
“ Aspetti la mia telefonata in un luogo lontano da orecchie indiscrete.”
Uscì dal ristorante e attese. Passò qualche secondo e la suoneria prese a trillare.
– Pronto…-
– Buonasera Anna sta molto bene vestita così. Io stasera vorrei che lei facesse la gatta morta con qualcuno, individui lei una persona tra i clienti, attiri il suo sguardo e le mostri le sue belle gambe fin dove può, sono sicuro che lo farà con discrezione senza che i suoi commensali si accorgano di nulla.-
– Ho la mia famiglia con me, per favore non mi metta in imbarazzo.-
– Non faccia la ritrosa e pensi che lo fa per il bene di suo figlio. A proposito con che scusa è uscita?-
.- Telefonata di lavoro.-
. Bene, allora li avverta che in azienda è in atto una faccenda delicata e che la terranno informata sull’evolversi delle cose con qualche messaggio, adesso vada.
Mentre rientrava vide un gruppetto di maschi che stavano prendendo posto proprio vicino al suo tavolo, probabilmente una cena di lavoro pensò, uno di loro si scansò per farla passare e le sorrise scusandosi per averle ostruito il passaggio, era un bel tipo……
-Mamma dovresti cambiare azienda non possono spremerti così.-
– Nicolò qualche volta succede ed io non mi sento spremuta. Vedo che hanno portato i listini, avete scelto cosa prendere?-
-Non ancora.-
Rispose sintetico il Marito. Dopodiché presero tutti e tre a scrutare il listino, Anna conosceva il ristorante ed aveva già scelto cosa prendere e approfittò del momento di concentrazione dei suoi familiari per gettare lo sguardo verso il tavolo dove sedevano i quattro maschi. Due di loro le davano le spalle mentre quello che le aveva sorriso ed un altro, francamente brutto, potevano vederla dal basso verso l’alto.
Controllò che Domenico e Nicolò non potessero vederla ed accavallò le gambe, poi prese la carta dei vini e facendo finta di consultarla guardò di sottecchi se stessero guardando verso di lei e contemporaneamente sulla sala cercando qualcuno della banda dei bulli, appurato che nessuno dei malviventi era presente in sala e che almeno altre tre persone, oltre ai due del tavolo più vicino, avevano inquadrato le sue gambe in bella vista. Avvampava di vergogna ma aveva degli ordini da eseguire ne andava della tranquillità di suo figlio.
Il più carino era decisamente il ragazzo che aveva incrociato prima, doveva avere almeno cinque anni meno di lei, capelli corti e scuri, spalle possenti e rassicuranti, si era accorto che stava guardando verso di lui e le strizzò l’occhio, lei se possibile divenne ancor più rossa.
– Cara hai caldo ?-
– Si mamma sei tutta rossa…-
– Non lo so quel problema sul lavoro…. avevano detto che mi avrebbero tenuta informata con qualche sms e non si sono ancora fatti vivi!?-
– Se non si fanno vivi vuol dire che va tutto bene, non credi?-
– Hai ragione Domenico….. Cosa prendete ?-
– Il papà credo prenderà la solita tagliata al rosmarino e patate al forno, io invece vorrei mi consigliassi tu.-
– Qui la specialità sono le carni grigliate sulla spada e se sei disposto a mangiare molto è una buona scelta, io invece starò leggera e prenderò del roastbeef della casa è tagliato fino come quello all’inglese ma lo servono caldo con una salsina delicatissima. Domenico, se sei d’accordo berrei una barbera, qui hanno quella di Accomasso ed è veramente buona.
– Sei tu l’intenditrice quindi….
Dall’altra parte della strada in un internet caffè Matt si godeva la scena e sentiva la conversazione comodamente seduto davanti al portatile, si era collegato alla telecamera della sala attraverso l’impianto della videosorveglianza ed un suo amico cameriere aveva provveduto ad installare sotto al tavolo un radiomicrofono, era pronto ad inviare ulteriori istruzioni.
“ Il signore che ha scelto si è dimostrato interessato a lei, lo guardi per qualche secondo, poi si diriga verso il bagno e quando gli passerà vicino le sorrida, una volta in bagno si tolga le mutandine e se lui l’avrà seguita le lasci cadere in modo che lui le veda, a presto.”
Il messaggio era alquanto esplicito, non aveva altra alternativa che obbedire.
– Mamma tutto bene? Che diceva il messaggio?-
– Nulla sembra stiano risolvendo, mi aggiorneranno più tardi, ora devo andare in bagno.-
Si alzò e fatti pochi metri si ritrovò a passare di nuovo accanto all’uomo a cui doveva sorridere, lo fece in maniera maliziosa senza incrociare lo sguardo con lui, certa che la stessa guardando.
Quando entrò in bagno si volse indietro e vide che l’uomo si stava alzando, le gambe quasi le mancarono, si chiese che diavolo stava facendo, non era meglio raccontare tutto a suo marito o alla polizia? E Nicolò che fine avrebbe fatto? Suo malgrado si sfilò gli slip erano uno striminzito pezzetto di stoffa color lavanda con un inserto di raso trasparente sul davanti.
Quando uscì lui era appoggiato alla parete di fronte all’ingresso dei bagni con il telefonino in mano.
. Buonasera, ci si incrocia spesso stasera.-
– Sembra di si.-
– La sua famiglia?-
Disse lui volgendo lo sguardo alla sala.
– Si, adesso se non le spiace devo andare.-
Lui non fece in tempo a risponderle che lei gli aveva girato le spalle.
Fatti pochi passi lasciò cadere le mutandine.
– Signora le è caduto il fazzoletto.-
Lei si voltò con la faccia di chi la sa lunga sulle intenzioni dell’altro.
– Non faccia il cascamorto, io non ho fazzoletti!-
Riprese a camminare fiera per la momentanea salvezza raggiunta.
Raggiunse il tavolo, i suoi uomini stavano parlando di tennis, forse l’unica cosa che avevano in comune, finse di interessarsi della discussione ed intanto con la coda dell’occhio scrutava i movimenti e la reazione dell’uomo appena incontrato in bagno.
Parlottava con l’amico al suo fianco, l’argomento sembrava essere lei, poi i due abbassarono lo sguardo, “per guardare le mie mutande” pensò lei , si lanciarono un’occhiata di intesa e presero a ridere. Anna si sentiva sprofondare avrebbe voluto nascondersi da qualche parte e riemergere quando tutti se ne fossero andati, ed invece arrivò un nuovo messaggio.
“ Faccia salire la temperatura, si chini per sistemarsi l’allacciatura dei sandali e quando si ritira su accavalli le gambe tenendo il ginocchio molto rialzato, basteranno pochi secondi….”
Si guardò intorno cercando di capire se altri stessero guardando verso di lei, ma in fondo cosa cambiava? Gli occhi del bel tipo erano su di lei, la scandagliavano continuamente e quelli porcini del suo amico facevano altrettanto, Domenico e Nicolò stavano valutando le qualità di Federer e Nadal. Si chinò sulle calzature e vi indugiò per qualche secondo, la scollatura lasciava vagare la vista fin sull’ombelico, quando si rialzò aveva molti più ammiratori di prima e quando il suo polpaccio salì ad incontrare il ginocchio poteva vedere in molti maschi della sala i segni malcelati di una crescente eccitazione, qualcuno si allentava il nodo della cravatta, qualche altro si muoveva nervosamente sulla sedia, i due dirimpettai invece si lanciarono uno sguardo d’intesa.
Riassunse immediatamente una posizione normale, le sue gote fiammeggiavano, un altro messaggio.
“ Esca ed attenda la mia telefonata”
Attese che marito e figlio infilassero una pausa nel loro discorso.
– Esco un attimo, il problema in azienda dovrebbe essere risolto ma devo verificare una cosa.-
Loro diedero un cenno di assenso e continuarono la diatriba su chi fosse il migliore dei due tennisti.
Riattraversò la sala e arrivò al parcheggio, qui attese la chiamata del suo aguzzino, che arrivò dopo alcuni secondi.
. Allora ha visto?! Lei è ancora molto, molto desiderabile, non c’è uomo in quel ristorante che non l’abbia guardata e quando ha dato loro la possibilità di immaginare li avrebbe potuti avere tutti ai suoi piedi, credo che molti di loro stanotte la sogneranno.
. Mi sono sentita sporca e violata non possiamo smetterla?-
– Se permette, questo lo decidiamo noi. Adesso faccia attenzione che stanno uscendo due persone dal ristorante e credo vengano per lei.
Erano il bel tipo ed il tarchiato.
– Ci si rivede di continuo, vuole una sigaretta?-
– No grazie non fumo.-
– Lei è proprio una bella donna!-
Non fece in tempo a rispondere che il tarchiato rincarò la dose.
– Io direi una gran gnocca!!-
– Signori vi ringrazio ma non mi sembra il caso. –
– Ma la cosa migliore è che è anche una zoccola.-
– Come vi permettete?!-
Il bel tipo tirò fuori le sue mutandine dalla tasca e se le portò sotto al naso.
– I suoi umori hanno un profumo delizioso, che ne dici Umberto?-
Disse, passando il leggero indumento all’amico.
– Certo che si! E la maiala le ha bagnate per bene, poi fa la gnorri….-
– Ne ho abbastanza…-
Fece per tornare dentro ma i due le sbarrarono la strada.
– Non vorrà lasciarci così dopo averci stuzzicato? Faccia almeno sentire di che sostanza è fatta. –
– Poi è sicuro che mi lascerete passare.-
I due si guardarono pregustando già l’assaggio del delicato bocconcino e all’unisono risposero…
– Certo! Sicuro! –
Il tarchiato da dietro allungò le mani porcine sui suoi seni ed il bel tipo iniziò tastandole i glutei.
Matteo non poteva credere ai propri occhi, non la faceva così arrendevole, stava quasi facendo intervenire Frankie e Marino in suo salvataggio, quando Anna fece l’inaspettato….
– Correte troppo almeno lasciatemi respirare. –
– Zoccola abbiamo il cazzo che scoppia, là dentro ci hai fatto impazzire.-
Disse Umberto, l’unico di cui aveva sentito il nome, stringendola ancor di più.
L’unico motivo per cui aveva parlato era per distrarli un attimo, cosa che le riuscì perfettamente.
Pochi istanti dopo, in sequenza, colpì il bel tipo con una ginocchiata alle palle, si divincolò dalla presa del Tarchiato ed estrasse lo spray al peperoncino dalla borsa, puntandolo contro di loro.
– Credo che adesso vi convenga farmi passare!! –
La sorpresa era dipinta sui loro volti. Lei passò in mezzo a loro sfilando dalle mani del tarchiato la sua biancheria intima.
– Non siete proprio in grado di distinguere il gioco dalla realtà, e così pieni di voi da non immaginare che la cosa potesse non riguardarvi ……-
Umberto, attonito, non proferì parola, solo il bel tipo dolorante sospirò un “tro…iah” prima di accasciarsi sul selciato.
Al suo rientrò il telefonino ronzò, un messaggio “ Se l’è cavata bene! In ogni caso sappia che non l’avremo lasciata in balia di quei due……. alla prossima.”.
L’adrenalina non le era ancora calata e quando arrivò al tavolo con il passo deciso e con i capelli in disordine, a suo marito e a Nicolò dovette sembrare ben strana.
– Niente di che, mi hanno solo fatto incazzare!!!-
– I tuoi colleghi o qualcuno lì fuori?! Sembri reduce da un corpo a corpo. –
Disse Domenico con una punta di ironia.
– Posso farti una foto? Sei da immortalare!-
– Perché chiedi il permesso quando in realtà l’hai già fatta ??!! E per te Domenico, nessun corpo a corpo, ero al telefono con un collega e mi è salito il sangue alla testa, ho cominciato ad inveire, due stronzi lì fuori pensavano di prendermi per il sedere ed io li ho presi a maleparole , forse mi sono agitata più del dovuto ed eccomi qua, in questo stato! –
Terminarono in fretta la cena e quando fu la volta di ritornare a casa Nicolò formulò una strana richiesta.
– Facciamo far l’autista a papà e noi ci mettiamo dietro? –
– Nicolò! Non sei troppo grande per le coccole?!! –
Disse lei sorridendo.
– Mamma dai, non lo sai che adesso siamo preadolescenti fino a trentanni, lo dice anche il ministro Brunetta.-
– Già! Forse perché vorrebbe che vi accontentaste di prendere la paghetta fino ad allora!!! Comunque mi hai convinto , saliamo dietro “ Bamboccione!!!”. –
Nicolò si stese con la testa nel grembo di sua madre. Lei stava pensando a quanto accaduto durante la serata, alla provocazione che era stata costretta a mettere in atto, ai due tipi che l’avevano aggredita, alle mutandine che stringeva tra le mani, ancora umide.
Era da tempo che gli uomini non la guardavano a quel modo, era da tempo che non si sentiva desiderata in quel modo! Non fosse stato per la costrizione, la cosa condivisa con la persona giusta non le sarebbe dispiaciuta affatto.
Mentre pensava a questo ed accarezzava meccanicamente i capelli a Nicolò, le labbra della sua vagina erano lucide, il succo del desiderio fuoriusciva nonostante la sua contrarietà a cedere a quei bulli, a qualcosa che sapeva sbagliato.
Nicolò, di fatto ignaro di quanto stava accadendo nella testa di sua madre, di fatto ignaro di quanto stava accadendo a pochi centimetri dal suo volto, si beava del contatto delle mani di lei. Ignaro però non era il suo subconscio, lui non lo sapeva ma i suoi organi sensoriali in quel momento percepivano l’odore del desiderio di Anna, cosa che si traduceva in un erezione ed in un ebetimento della ragione.
– Mamma hai una ciocca fuori posto.-
Il gesto a ricomporre la pettinatura scomposta, la mano tra i capelli ed il braccio mollemente abbandonato sul seno, il movimento ripetuto due, tre volte a risistemare il ciuffetto ribelle ed il conseguente sfregamento del braccio sul capezzolo colpevolmente turgido di lei.
Adesso l’inconsapevole era Anna.
– Mamma io dormo un po’. –
Si stese con la testa rivolta verso il basso, un paio di movimenti per riassettarsi e farle risalire la gonna, la mano abbandonata vicino alla gamba.
Gli occhi chiusi, un paio di buche e la mano è a contatto con la pelle proprio sul finire delle calze sostenute dal reggicalze, ancora un sobbalzo e la mano finisce senza alcuna innocenza più in su dove pensava di trovare l’elastico degli slip.
Anna a tutto questo non dava peso, era il suo bambino e stava dormendo, si era dimenticata di non indossare più le mutandine.
Nicolò fingendo di dormire si ritrasse un po’ indietro e sbirciò tra le gambe di Anna, trovando certezze al suo sospetto, non poteva certo allungare la mano e toccarla spudoratamente, sicuramente anche pensando che lui dormisse l’avrebbe immediatamente tolta, senza contare il rischio che sospettasse qualcosa.
Trovò una soluzione diversa e più accettabile, si girò ancora e piantò un gomito tra le gambe di Anna ,senza tuttavia arrivare a toccarla ma rimanendo molto vicino all’agognato contatto.
Anna guardava il figlio agitarsi e non darsi pace e poi d’un tratto trovare la calma, inchiodandola per la verità in una posizione alquanto scomoda, aveva il gomito tra le sue gambe e lei non poteva muoversi e sgusciare da nessuna parte, aveva però trovato pace e per quei pochi minuti che mancavano per arrivare a casa avrebbe resistito e non l’avrebbe certo svegliato.
Nicolò aspettò il minutino canonico per far scivolare il gomito in avanti, stavolta veramente vicino alle grandi labbra della madre, il resto lo fece la guida disastrata del padre che pareva mirare ogni buca sul manto stradale.
Infatti ad ogni oscillazione della macchina il braccio di Nicolò entrava in contatto con la vagina della madre.
Anna quando sentì il contatto improvvisamente si ricordò che stringeva le mutandine in mano e che il figlio poteva accorgersi che lei lì sotto era nuda, l’imbarazzo palesava sulle sue guance e il timor panico non le permetteva di ragionare, nel frattempo Nicolò si godeva quei contatti ne contò dodici, poi la madre si ritrasse e lui dovette aspettare un’occasione di riavvicinamento.
Il dosso delle strisce pedonali che suo padre, dopo qualche manciata di secondi, prese in pieno gli consentì di sbattere il gomito tra le gambe di lei sancendo un contatto definitivo.
Anna sentì la carne del figlio toccarla pericolosamente ed inchiodarla al sedile, aveva paura che un suo movimento ora svegliasse Nicolò scoprendola in quell’imbarazzante situazione, decise di non fare nulla sperando che riprendesse ad agitarsi e conseguentemente ad allontanarsi da lei.
I sobbalzi della macchina ora erano una tortura per Anna, il corpo non reagiva come cercava di ordinargli la sua coscienza, le labbra della vagina aderivano come una ventosa alla pelle di Nicolò , oltretutto erano altamente lubrificate e ogni minimo scossone, o respiro del figlio faceva si che il clitoride fosse piacevolmente solleticato, poi ci si mise anche Nicolò agitandosi e senza mai lasciare la posizione.
Nicolò non poteva credere a quanto stava succedendo, sua madre era senza mutande e lui era riuscito a sbattergli un gomito sulla passera, la sorpresa di trovarla bagnata lo spinse ad osare di più.
Cominciò ad agitarsi senza mai diminuire la pressione dell’arto, lei non poteva far altro che starsene lì, in un raro momento in cui gli ormoni non avevano il sopravvento sui suoi pensieri e valutando la situazione e la vicinanza a casa si discostò leggermente.
Anna finalmente sentì la pressione diminuire e il braccio di Nicolò scostarsi di qualche centimetro, aveva il respiro affannoso e suo malgrado era eccitata, gli sguardi di tutti quegli uomini al ristorante, l’adrenalina dello scontro vincente con quei due maniaci ed ora l’involontario contatto con il gomito del figlio, i pensieri nella sua testa erano più o meno questi “ Lui dorme ed io non sono in questo stato di eccitazione da molto tempo, se spingo piano il bacino ritrovo il contatto, non faccio nulla di male, lui è solo un mezzo per sedare il fuoco che ho tra le gambe, non si accorgerà di nulla.”
Nicolò sentì il movimento della madre, stava scivolando verso di lui, pensò cercasse di riassettarsi o spingerlo via, invece dovette ricredersi, lei era in cerca del calore della sua carne, allora se era questo che voleva avrebbe giocato fino in fondo.
Stava scivolando lentamente, ancora pochi istanti e avrebbe risentito la pelle di Nicolò, vi si appoggiò delicatamente cercando di non svegliarlo, non pensava più, voleva solo prendersi il piacere che le mancava da troppo tempo.
Non si accorse del cambio di pressione tra le sue gambe, ormai era persa e ondulava il bacino verso di lui, quasi impercettibilmente come consigliava la prudenza del caso.
Il figlio si era accorto del suo andirivieni e aveva dato più forza al contatto, a stare lì vicino poteva sentire lo sfregarsi delle carni, l’odore dell’eccitazione della madre, il suo cazzo stava quasi per scoppiare e avrebbe voluto toccarselo.
– Anna!-
La voce del marito la riportò alla realtà, all’orrore di quanto stava facendo, ebbe uno scatto e scaraventò Nicolò giù dal sedile e contemporaneamente si riassettò la gonna.
– Oh mio Dio! Nicolò tutto bene?-
– Stavo meglio prima, dormivo della grossa!! –
– Meno male.-
Disse con un sospiro di sollievo, poi riprese la conversazione con il marito.
– Scusami Domenico, mi ero addormentata anch’io, dimmi!-
– Niente, volevo solo ricordarti che la prossima settimana sarò a quel convegno che ti dicevo.-
– Calcoli matematici e stelle. –
– Esatto, pare ci sia la possibilità che mi assenti più a lungo, il rettore vorrebbe che io vedessi alcune persone per portare un corso di astrofisica qui, sarebbe bellissimo. –
Il marito aveva la voce sognante.
– Comincio ad essere gelosa di questa signora matematica, ti dedichi più a lei che a me, questo per farti sentire in colpa. Naturalmente non c’è nessun problema.-
– Dove lo fanno papà?-
– A Trieste, pare ci sia anche Margherita Hack. –
– Davvero!!? Mi fai autografare la maglietta bianca, quella con la scritta “ Gli alieni ci faranno il culo”?-
– D’ accordo, se ce ne sarà l’occasione ……. –
Rientrarono in casa, la preda di Nicolò adesso erano le mutandine di lei, aveva già in mente l’uso che ne avrebbe fatto.
Commenti ed altro a giacomoghepardi@libero.it oppure facebook Giacomo Ghepardi
L’esercizio della seduzione
Il sabato come al solito Matt stava dando ripetizioni a Nicolò, la matematica era il tallone d’Achille di Nicolò e facilmente il “maestro” poteva affibbiargli qualche esercizio e assentarsi per parlare con Anna, quel giorno aveva in mente qualcosa di più.
Appena lasciato Nicolò con un cumulo di esercizi tale da lasciargli quasi un’ora di libertà, si diresse in bagno, attivò il dispositivo di camuffamento della voce e chiamò la stessa casa in cui era ospite.
Dopo un paio di squilli rispose Anna.
– Buongiorno famiglia Macchiavelli.-
– Buongiorno signora Anna. –
– Che vuole adesso? Perché mi chiama anche a casa? –
– Voglio che si prepari. –
– Senta ho un amico di mio figlio in casa e non è il caso. –
– Già quella sega di Matteo, non si preoccupi è innocuo. –
– Rassegnata e senza scelta chiese.
– Che devo fare stavolta?-
. Si vesta in maniera seducente, scelga lei come e faccia le solite cose di sempre, vediamo come reagisce il suo ospite. Inoltre vorrei darle un consiglio, si tocchi un po’ mentre si veste pensando a quello che sta diventando.-
Il click e il successivo tono continuo chiusero la chiamata, restò interdetta con il telefono in mano, suo malgrado aveva fatto l’abitudine all’arroganza e alla supponenza di quell’individuo, al punto che la richiesta arrivatele non la scandalizzò come al solito.
Si diresse in camera e scelse un vestito nero e scollato che posò delicatamente sul letto, poi estrasse da un cassetto un completo semitrasparente nero satin, un rigido reggicalze in tinta ed infine un paio di calze nere con cuoricini in rilievo.
Matt dall’altra parte della serratura guardava Anna prepararsi per lui, la trovava bellissima, lei sparì dalla visuale, poi sentì lo scroscio della doccia, aveva qualche minuto per controllare Nicolò.
– Allora come andiamo? –
– Mi sembra di avere capito abbastanza, guarda.-
Disse lo studente porgendogli gli esercizi appena eseguiti.
– Vediamo, si discreto, però in alcuni casi non hai letto bene le consegne, ti consiglio di ripassare ancora una volta e poi terminare l’altra metà degli esercizi.-
– Ok Matteo, lo farò ma non sai quanto mi pesa.-
Uscito dalla stanza Matt si diresse all’uscio della camera matrimoniale, l’orecchio percepiva dei lievi rumori provenire dalla stanza, deglutì e si chinò nuovamente sul buco della serratura.
Lei era intenta ad agganciare il reggicalze, li aveva sempre trovati scomodi ed ingombranti ma il risultato che lo specchio le rimandava faceva apparire insignificante quel piccolo sacrificio, le era ritornata la voglia di piacere, di piacersi.
Si passò una mano distrattamente tra i capelli, sul collo, seguì la linea della spalla, indugiò nell’incavo tra i seni e proseguì fin sull’ombelico.
Dall’altra parte della serratura il ragazzo seguiva quel lento peregrinare, percependo che forse alla signora era venuta una mezza idea.
Risalì sfiorando la seta che ricopriva i seni, un lieve tremore, ripensò alle parole del suo aguzzino “ si tocchi un po’ mentre si veste pensando a quello che sta diventando” si sedette sul bordo del letto, accavallò le gambe nervosamente si guardò nuovamente allo specchio, poi chiuse gli occhi e si distese.
La sua mano rimase indecisa per qualche attimo vagando tra lo stomaco e l’ombelico, poi una lieve pressione e le dita passarono al di sotto dell’elastico trovando il clitoride lucido, alimentando ulteriormente le fiamme che da giorni la stavano divorando.
– Matteo –
Maledisse la voce di Nicolò che arrivava dal piano sottostante , si tirò su e fatto qualche passo rispose .
– Arrivo, sono uscito ora dal bagno avevo bisogno di qualche impacco agli occhi.-
– Impacchi?-
– Si con l’allergia mi si irritano e così faccio qualche impacco di camomilla o quando non c’è, come in questo caso acqua.-
Anna sentendo il figlio trasalì, si infilò in fretta il vestito e uscì dalla camera.
– Ragazzi che succede?!-
– Nulla mamma ho quasi terminato ed avevo bisogno di Matteo. A proposito abbiamo camomilla?-
– Si dovrei averne qualche busta. –
– Ne fai un po’ per Matteo? Gli serve per fare degli impacchi agli occhi, sai l’allergia.-
– Si certo non c’è problema. –
– Signora non si disturbi tornando a casa passo in farmacia a prendere del collirio omeopatico.-
– Va bene, ma se vuoi la faccio volentieri.-
– Non importa, piuttosto a fine lezione prenderei volentieri un the.-
Ok!-
– Mamma guarda che lo vizi ma devi andare da qualche parte che sei così tirata?-
– No, non ho programmi ma ho voglia di uscire, magari si potrebbe andare a cena e poi al cinema. –
– Si dai fantastico!-
– Naturalmente l’invito è esteso anche a te Matteo, se non hai altro da fare…-
– Dovrei incontrarmi con un paio di amici ma se mi consentite di offrirvi la cena verrò volentieri con voi.-
– Affare fatto!-
Disse giovialmente Nicolò.
– Nicolò!-
Esclamò Anna
– Non si preoccupi vi porterò in un posticino particolare, adatto alle mie tasche, eppoi lei pagherà il biglietto del cinema ed il film lo sceglieremo io e Nicolò.
– Allora affare fatto sul serio.-
Mentre spiegava le equazioni al suo amico, guardava Anna intenta a preparare il the,
era una donna dalla classe pura, elegante e seducente senza sforzo alcuno, doveva averla senza eccedere nel ricatto, sempre che il suo pene glielo consentisse visto che era in erezione da oltre un’ora.
Guardava quasi incantata l’acqua bollire, le piaceva il calore umido che emanava ed il contatto sulle gote, pochi attimi prima la superficie laccata dello stipite le aveva rimandato l’immagine del volto di Matteo rivolto verso di lei, si era immaginata che la stesse guardando con desiderio e la cosa le aveva smosso qualcosa dentro, naturalmente il ragazzo aveva ben altre mire e amicizie per mettersi a guardare lei. Questi erano i pensieri di Anna mentre immergeva le bustine nelle tazze bianche e l’acqua assumeva il colore mieloso del the.
I pensieri di Matteo erano invece proprio rivolti a lei, a quello che Nicolò aveva interrotto, l’immagine di Anna distesa sul letto che si toccava lo stava tormentando e agiva come una droga sulla sua libido.
Servì il the nel tavolino basso della sala, i due ragazzi seguirono il suo inchino, ripagati dalla vista che regalava la sua scollatura e dalle trasparenze del reggiseno, loro rimasero sul divano a sorseggiare il dorato infuso, mentre lei si sedette su uno sgabello, nel chiacchierare dimentica del suo abbigliamento intimo accavallò più volte le gambe, mandando in overdose il desiderio di suo figlio e dell’amico.
Nicolò era dispiaciuto di non poter scattare qualche foto, sua madre era tremendamente sensuale con quel vestito, con quelle calze ed inoltre gli rompeva alquanto che lo spettacolino non fosse solo per lui.
Matteo quasi gli avesse letto nel pensiero bevve in un sorso il the bollente e disse.
– Faccio un salto a casa a cambiarmi e a farmi una doccia ci vediamo più tardi.-
– Ok! Alle venti può andare bene? –
– Si certo.-
Si congedò con un largo sorriso rivolto ad Anna ed un ammiccamento a Nicolò.
In realtà era in imbarazzo non sapeva più come fare a mascherare la sua eccitazione, probabilmente una doccia e una pausa l’avrebbero raffreddato.
Puntuale al secondo Matteo suonò il campanello di casa Macchiavelli.
– Nicolò, vai ad aprire tu, io finisco di prepararmi. –
Il ragazzo si staccò malvolentieri dal buco della serratura e dall’immagine di sua madre in intimo che faceva il maquillage.
– Ok vado.-
Matteo aveva un look piuttosto aggressivo, jeans strappati ed una maglietta blu con John Strummer in primo piano.
– Ciao Matteo, vestito così scommetto che ci porti in qualche pub, credo che a mia madre non piacerà molto. –
– Ci sei andato vicino.-
– Allora meglio che vada a cambiarmi, polo e bermuda non mi sembrano proprio adatti.-
Dicendo questo sparì dietro la porta della sua camera.
Nicolò fece comunque in tempo a ricomparire prima di sua madre.
– Tua mamma?-
– Adesso arriva, ha sempre i suoi dieci minuti di ritardo cronico. –
Non fece quasi in tempo a completare la frase, che arrivò sovrapponendosi la voce di Anna.
– Ragazzi eccomi, ma ho bisogno di un consiglio, secondo voi che scarpe dovrei mettere? –
– Mamma!? –
– Su Nicolò ci metteremo solo un minuto.-
Dicendo questo aprì un armadio a muro nel corridoio, con in bella evidenza decine di scarpe.
– Signora se posso permettermi io sceglierei delle scarpe con il tacco, magari a spillo, il vestito che indossa ne gioverebbe molto.-
– Secondo te Nicolò?-
– Matteo ha ragione, ma scegli un colore che contrasti con il nero.-
Intervenne Matteo.
– Il rosso sarebbe ideale, però in una tonalità bordò.-
. E non laccate o lucide.-
Terminò la frase Nicolò.
– Dio mio! Sembrate due esperti. Dunque da quello che voi indicate queste dovrebbero andare bene.-
Indossò un paio di scarpe alte con il tacco in acciaio, di cuoio opaco bordò con una fibbietta anch’essa in acciaio.
– Perfette ! –
Esclamarono all’unisono Matt e Nicolò. Accompagnando l’esclamazione ad una risata.
Il locale scelto da Matteo era il Papa’s un pub frequentato prevalentemente da una clientela giovane ed informale.
Anna in mezzo a tutta quella gioventù si sentiva fuori posto, inoltre il suo abbigliamento non le consentiva di mimetizzarsi come avrebbe voluto.
Trovarono un tavolo in mezzo alla sala.
Di lì a pochi minuti avevano ordinato, un semplice hamburger e birra per tutti. Da tempo Anna non proibiva gli alcoolici a suo figlio, sapeva che se lo avesse fatto avrebbe ottenuto solo bugie.
Matt studiava la reazione di lei, si capiva da lontano che era in imbarazzo e che avrebbe voluto scappare via.
– Signora, qualcosa non va? –
– Senti Matteo già qui dentro mi sento decrepita almeno tu dammi del tu.-
– Ok, d’accordo, comunque guardi,scusa guarda, che tu sei una spanna sopra a quasi tutte le ragazze qui dentro. Nicolò concordi con me?-
– Si mamma sei vestita benissimo e sono sicuro che la maggior parte di loro prova invidia.-
– Siete bravi a prendere in giro…-
– In realtà i ragazzi del tavolo a fianco ti stanno mangiando con gli occhi.-
– Mamma fai una prova, alzati e vai al banco a prendere delle salviette.-
– Nicolò! –
– Su dai in fondo è solo una prova, potrebbe essere divertente.-
– Nicolò!!!-
– Tua mamma ha ragione sarebbe una cosa fuori posto. Decidiamo invece il film, tu Anna ti devi astenere.-
– Il mio genere preferito è l’horror ma a lei non piace.-
– Anche a me l’horror piace molto e c’è un film molto interessante 10 episodi diretti dai maestri dell’horror mi sembra ambientato a Parigi.-
– Ragazzi io……-
– Mamma! Ti devi astenere.-
I ragazzi scelsero di andare a vedere proprio il film indicato da Matteo.
Durante l’uscita dal Papa’s Anna guardò in direzione del tavolo indicatole dall’amico del figlio, i ragazzi le sorrisero ed uno addirittura le strizzò d’occhio, si girò rossa in viso ma estremamente gratificata.
Squillò il telefono di Anna, rispose senza guardare il numero aspettandosi fosse il suo molestatore.
– Cosa vuole ancora?!!?-
– Cara, che succede! –
Era la voce di Domenico suo marito.
– Scusami pensavo fosse uno che rompeva per lavoro.-
– Dove sei ? C’è rumore di gente e musica.-
– Sono uscita a cena con Nicolò e quel suo amico Matteo. Tu a Trieste come te la passi?-
– E’ tutto fantastico, un argomento tira l’altro, non smettiamo che per andare a dormire.-
– Immagino, vuoi parlare con Nicolò.-
– Si passamelo. –
Non appena il telefonino passò di mano le si avvicinò Matteo.
– Venga ci sono alcune mie amiche, gliele presento.-
Non fece in tempo a rispondere che stringeva già le mani delle ragazze Marika- Deborah- Beatrice- quelle le fecero subito dei complimentoni per il look, per le scarpe, per i capelli, sembrava che l’unica cosa che interessasse fosse l’apparenza. Pensò alla sua gioventù, alla leggerezza che essa comportava e si disse che era giusto così, a crescere c’era sempre tempo.
Anche se il cinema era solo ad un isolato di distanza prese la macchina, non aveva voglia di camminare con i tacchi a spillo sulle mattonelle di porfido, i ragazzi si avviarono a piedi. Mentre saliva in auto le si avvicinò un ragazzo.
-Signora mi scusi.-
– Si?-
– Non ho potuto fare a meno di notarla al pub e mi chiedevo se….-
– Se!?-
– Se accetterebbe un invito per uscire con me una sera?-
– Ma sei impazzito!! potresti essere mio figlio. –
– Lei è talmente bella che…….-
– Che? –
– Niente, adesso sono pentito, chissà che pensavo e ho fatto solo una figuraccia. –
– Ecco bravo, adesso scusa devo andare. –
– Va bene, buona serata, comunque dovesse ripensarci…-
Dicendo questo lasciò cadere un biglietto nella tasca laterale della portiera.
– Ma che faccia tosta! –
Lo disse quasi al vento perché il ragazzo si era volatilizzato.
Una volta al cinema prese i biglietti numerati.
– Pescate i biglietti e dove si capita, si resta, odio spostarmi una volta seduta.-
– L 6. –
Disse Nicolò sventagliando il tagliandino.
– L 7 il mio ed il tuo Matteo. –
– L 8. –
– Bene andiamo. –
– Ah no! Senza rifornimenti non si entra!-
– Rifornimenti ?-
– Si Anna , pop corn, caramelle, bibite. –
– Oh si mamma! Tutte quelle schifezze che io adoro e che tu non hai mai voluto comprarmi.-
– Ok vada per le schifezze.-
Disse lei rassegnata.
Presero posto, il cinema non era certo al completo e loro erano defilati, nelle ultime poltrone in alto.
Il film cominciò subito con le solite scene raccapriccianti e sangue a profusione, Anna teneva nervosamente le mani in grembo, la testa bassa e spesso gli occhi chiusi per non vedere.
Nicolò vedendo il disagio della madre gli si avvicinò all’orecchio.
– Mamma se hai paura puoi tenermi la mano.-
– Sei un tesoro. –
Disse lei accettando quell’aiuto.
Matteo smise per un po’ di guardare il film, concentrandosi sui movimenti della mano dell’amico.
Infatti il ragazzo alla prima nota di paura tolse la mano da quelle della madre, posandogliela sulla coscia e ad ogni scena più forte delle altre stringeva stoffa e carne, facendo risalire pericolosamente la gonna fino al reggicalze.
Lo avrebbe lasciato agire ancora per qualche minuto, poi avrebbe messo in atto un’idea venutagli in quell’istante.
Nicolò sentiva distintamente sotto le pieghe del vestito della madre l’orlo delle calze e i gancetti del reggicalze, ad ogni moto di paura di lei ne approfittava per guadagnare qualche centimetro verso l’alto e affondare le dita sempre più vicino alla sua impossibile meta. Saliva anche la sua erezione, al punto che se il film fosse finito in quel momento non avrebbe saputo come mascherarla.
Matteo si appoggiò al bracciolo verso Anna con il bicchiere in mano, aspettando il momento opportuno. Dopo qualche istante, mentre il protagonista del film saltava fuori dal buio seminando il terrore nella sala, lui cacciò un piccolo grido di sorpresa che spaventò ulteriormente Anna, la quale ebbe un movimento inconsulto che toccò il braccio di Matteo, che aveva il bicchiere in mano, da questi trasbordò il liquido che in piccola parte bagnò le gambe di lei.
– Oh scusami, che guaio ho combinato.-
– No, no, è stata colpa mia, mi sono impaurita e ti ho colpito.-
– Andiamo fuori e troviamo un rimedio, conosco il tipo del bar ,mi darà qualcosa. –
– Meglio! Avverto Nicolò e andiamo.-
Nicolò era contrariato ma allo stesso tempo sollevato, sicuramente se la situazione fosse rimasta quella di prima se ne sarebbe venuto nei pantaloni e come avrebbe fatto a giustificarsi?
Il barista consigliò di bagnare le macchie con dell’acqua minerale, in modo da diluire lo zucchero contenuto nella bibita, inoltre li fece accomodare nel retrobottega.
Matteo intinse uno straccio con l’acqua minerale, si accovacciò ai piedi di Anna , prese il bordo del vestito e lo strofinò con perizia.
– Hai proprio il terrore dei film horror.-
– Si, anche se la mia reazione stavolta è stata proprio eccessiva, devo imparare a controllarmi. –
– A dire il vero ho lasciato partire quel gridolino apposta, per vedere come reagivi….-
– Ah però! Bello scherzo da adolescente, per non dire bambino .-
– Si ma non tutti i mali vengono per nuocere, almeno hai avuto la scusa per assentarti e non guardare il film…-
– Vero! Questo è stato un vantaggio.-
– Hai delle macchie anche sulle calze, tieni sollevata un po’ la gonna che passo lo straccio anche lì. –
Anna sollevò automaticamente di qualche centimetro il vestito, qualche settimana prima avrebbe allontanato il ragazzo con qualche scusa e si sarebbe arrangiata, ora invece neanche pensava. In effetti non si era ancora resa conto della situazione, le dita di Matteo con la sola barriera dello straccetto e delle calze la stavano toccando sulle cosce, la sensazione che riceveva si stava amplificando in tutto il corpo dandole un piacevole senso di benessere.
– Puoi tirare su ancora di qualche centimetro, ci sono delle altre macchie lì.-
Lei senza fiatare tirò su scoprendo il bordo rinforzato delle calze ed un gancetto del reggicalze.
Matteo non poteva credere che Anna fosse già pronta, avrebbe osato di più?
– Allarga le gambe di qualche centimetro, un’altra macchia qui.-
Per la prima volta Matteo la toccò senza il filtro dello straccio, lei dal canto suo fece quanto ordinatole, il leggero massaggio operato dal ragazzo la rendeva sempre più arrendevole.
– Le sue calze sono molto belle.-
Dicendo questo Matteo abbandonò lo straccetto e seguì il perimetro di un cuoricino, il respiro di lei si fece più profondo. Lui sapendo che in quel luogo non avrebbe potuto dare un seguito alle sue carezze e stampandosi nella mente quel momento, disse.
– Ora può abbassare il vestito, ho finito.-
Quelle parole la riportarono fuori dal trance in cui era caduta.
– Grazie sei stato molto gentile.-
Il ragazzo era di fronte, lei rialzando lo sguardo non poté fare a meno di notare il rigonfiamento dei pantaloni di lui, capendo dove era stata fino ad allora, provando una profonda vergogna e una profonda sensazione di calore al basso ventre.
– Passa in bagno e asciugati. Un consiglio, non farti ancora del male con il film e aspettaci al bar. –
Commenti ed altro a giacomoghepardi@libero.it oppure facebook Giacomo Ghepardi
Sto lavorando con anicestellato17 alla stesura di un nuovo capitolo di “ Cognata e nemica “ racconto che a me è piaciuto molto, l’ho convinto a scrivere un seguito a quattro mani, purtroppo un solo capitolo. Se intanto vi va di leggere la storia scritta finora cercatelo su questo sito >autori>anicestellato17>Cognata e nemica.
BASTARDI
Al lavoro Anna era pensierosa, due sere prima aveva varcato un limite immaginario, non sapeva ancora quale e cosa questo comportasse.
Nei giorni successivi a quel sabato sera, al pensiero di quello che sarebbe potuto succedere , invece di biasimarsi si immaginava cose impensabili prima di allora e questo non faceva che aumentare la sua eccitazione.
Era distratta e svogliata, doveva esaminare una richiesta di assunzione con allegata una lettera del direttore generale ,in cui si raccomandava un giovane ragazzo, nemmeno laureato, per un ruolo da dirigente.
Queste erano le cose del suo lavoro che non le piacevano, in piena recessione e con centinaia di licenziamenti tra le forze operative, doveva sottostare ai diktat delle alte sfere, che le imponevano un ‘assunzione inutile dell’ennesimo dirigente e per giunta figlio di papà.
Avrebbe dovuto vederlo da lì a pochi minuti ed aveva già il voltastomaco.
Il ragazzo bussò alla porta, lei disse avanti e non lo degnò di uno sguardo.
– Dunque lei si propone per un posto da dirigente, qui leggo “fashion manager” , ha avuto altre esperienze nel campo? Sa quali mansioni dovrebbe svolgere? –
– Esperienze? Ho vent’anni che esperienze vuole che abbia! –
– Solo per sapere….
– Sarebbe il mio primo impiego, il curriculum lo dice. Per quanto riguarda le mansioni mi propongo per dare uno stile, un indirizzo a tutto quello che è la fabbrica, dal prodotto , agli arredamenti, al modo di essere di questo posto. –
– Un progetto ambizioso, dovrà necessariamente avere buon gusto per riuscire. –
In quel momento lei alzò lo sguardo.
Lui ebbe un moto di sorpresa e arretrò di un passo.
Rimase un po’ stupita dall’atteggiamento del ragazzo.
– Ehi sembro cattiva ma non ho mai fatto del male a nessuno. –
– No, no, non mi fraintenda è che mi sembrava di averla già vista ma evidentemente mi sbagliavo. –
Aveva una faccia simpatica e innocente, anche se raccomandato ,ispirava fiducia.
– Mi scusi, sarò franca con lei, a me sembra una professione inutile ed inventata giusto per far posto a qualcuno.-
– Mio padre è uno dei soci di maggioranza. –
– Ah ecco! Il cognome mi ricordava qualcosa.-
Disse lei sarcastica.
– Senta io non volevo, lui mi ha imposto questo, pena la chiusura dei cordoni della borsa, io studio belle arti e a lui proprio non va giù e così….-
Conosceva Lorenzoni il padre del ragazzo, era capacissimo di fare anche di peggio, umiliava costantemente tutti, la sua protervia ed arroganza non avevano limiti, evidentemente neanche con il figlio, adesso capiva l’istintiva simpatia provata poco prima.
Sorrise.
– Allora in bocca al lupo! Lei è assunto, volevo dirle ,che se prima speravo che la sua professione fosse un disastro, ora mi piacerebbe proprio che lei riuscisse a trasformare questo posto, a modo suo naturalmente. –
Davide uscendo dallo studio della donna pensò alla sua fortuna “era la donna che aveva cercato di abbordare quel sabato sera e lei non l’aveva riconosciuto”.
Matt era alle prese con un cruccio, doveva o non doveva insistere con il ricatto? Arrivati a quel punto, in cui lei era in bilico tra il precipizio del desiderio e la rassicurante strada solcata fino a quel momento, doveva giocare decisamente bene le sue carte per consumare le ultime reticenze di Anna.
Chi invece aveva ormai consumato ogni grammo di reticenza era Nicolò, il pene gli doleva a forza di stare sull’attenti e nonostante le frequenti masturbazioni con la biancheria intima della madre, la voglia di averla non calava.
Per i piani di Matt la minaccia maggiore era Nicolò, si era accorto che era pronto a rischiare più del lecito, un passo in più del figlio verso la madre avrebbe rovinato tutto e riportato Anna ad un definitivo irrigidimento. Doveva sviarlo dal suo torbido obbiettivo.
Così durante una lezione Matt iniziò uno strano dialogo col suo amico….
– Scusami Nick –
Da qualche giorno era passato al diminutivo.
– Ho notato che non frequenti molto il genere femminile, sei timido o ….?-
– Timido no, solamente non mi trovo con le ragazze della mia età, preferisco quelle più grandi. –
– Tipo quanti anni? –
– Diciamo venticinque ma anche oltre. –
– Più grandi piacciono anche a me, le trovo complesse ed intriganti. Estremamente sensuali e la loro conquista così ardua da farti venire le vertigini. –
– Ehi ! La pensi proprio come me. –
– Conosco un locale dove la merce che piace a noi non manca, diciamo dai trenta in su, una discoteca con musica anni 80-90, se vuoi una sera andiamo?-
– Potrebbe essere un’idea. –
– Il venerdì sera sembra la serata adatta.-
– Allora si va! Questo venerdì, domani. –
Anna era appena tornata dall’ufficio, continuava a pensare a dove poteva aver visto il figlio di Lorenzoni, lei aveva una memoria fotografica e raramente si sbagliava.
Mamma guarda che venerdì sera esco con Matteo. –
– Dove andate? Posso venire anch’io? –
– Non direi sono cose da maschietti. –
Disse Matteo strizzandole l’occhiolino.
– Capisco vorrà dire che leggerò un libro. –
Mentre pronunciava quella frase collocò Davide Lorenzoni al posto che gli spettava tra i suoi ricordi. Quel bastardello non era altro che l’impenitente che aveva cercato di abbordarla qualche sera prima all’uscita dal pub.
In testa le frullava un’idea………
All’indomani, venerdì, c’erano molte aspettative nell’aria: Nicolò sperava finalmente di avere un’avventura con una donna come sua madre; Davide sperava di sedurre la signora che aveva sognato per tutta la notte; Matt sperava che la sua tattica funzionasse al fine di avere campo libero con Anna ; Anna doveva mettere in atto qualcosa di nuovo e sperava di divertirsi.
Quel mattino Anna si recò al lavoro con un vestito bianco a fiori, il gioco di velate trasparenze invitava l’occhio ad indagare. I suoi colleghi che già da qualche settimana avevano scoperto una donna nuova, la videro finalmente in tutta la sua fulgida bellezza, seducente e sensuale senza scadimenti.
Anna era consapevole che la considerazione che avevano i suoi collaboratori di lei negli ultimi tempi era cambiata, si fermavano più volentieri a parlarle e i sorrisi si sprecavano. Ma quel mattino li aveva lasciati senza parole, storditi dalla sua aurea i maschi, ammirate le femmine.
Si sedette al suo posto e aspettò la sua preda, che non tardò ad arrivare.
Era Davide.
Stanotte ho fatto il pieno di idee.
– Disse lui indicando una grande cartella che portava sottobraccio.
Che ne direbbe di un caffè. –
– Non so se suo padre approverebbe la perdita di tempo? –
– Oh mio padre, oggi è a Trento per un convegno ed in ogni caso il tempo del caffè non vale certo tutto il lavoro che ho fatto stanotte. –
– Bene allora andiamo. –
– Oggi non ce la farei a sorbirmi la ciofeca della macchinetta, le dispiace se andiamo al bar qui di fronte. –
– Ok, però facciamo un centinaio di metri in più, in pasticceria è infinitamente più buono. –
– Si sedettero all’esterno, l’estate era alle porte ed il caldo non si era ancora fatto afoso.
Anna stava cercando un modo di provocarlo e di farlo uscire allo scoperto così da renderlo ridicolo, invece Davide la sorprese.
– Devo dirle dottoressa che le sue caviglie sono di una perfezione unica. –
Aveva usato il titolo onorifico per farle un complimento fisico, l’astuzia e la sfacciataggine del seduttore risiedevano in quel ragazzo.
– Grazie. –
– Se posso continuare devo inoltre dirle che le sue gambe nervose sono un piacere per gli occhi, ogni muscolo al posto giusto. –
Mentre le parlava , la squadrava da capo a piedi, esplicitamente senza fraintendimenti.
– Ok grazie ancora, ora possiamo ordinare? –
Cercò di tagliare corto.
– Certo vado al banco, cosa vuole? –
– Macchiatone ed una briosche alla crema, mignon. –
– D’accordo.-
Quando tornò, sentì i suoi occhi sulla pelle per tutto il percorso di riavvicinamento.
Strane sensazioni si stavano impadronendo di lei.
– Tra un po’ arriva la sua colazione. –
– Allora che idee hai avuto.-
– Su di lei? –
– Ma!?-
– Stavo scherzando, per quanto… lasciamo perdere. Idee tante ma ancora confuse, devo riordinarle e metterle assieme ci vorrà del tempo, d’altronde sta parlando con uno che ha sempre preferito il divertimento al lavoro. –
– Dimenticavo, lei è al suo primo impiego e …-
Non le lasciò finire la frase.
– Accavalli le gambe!-
– Perché! Ho qualcosa che non va? –
– Lo faccia e basta! –
Lei rimase interdetta e senza una ragione precisa fece quel che lui le aveva chiesto.
– L’ho subito riconosciuta a lei piace che gli si dica cosa fare. –
Ad Anna venne il dubbio che il ragazzo fosse il suo aguzzino.
– Sei….. sei tu.-
Disse lei balbettando. Davide era concentrato su tutt’altro e non l’ascoltò, aveva giocato d’azzardo e ci aveva preso, non ci credeva ancora.
– Dopo colazione mi camminerà davanti fino in ditta, voglio vedere come sculetta. –
Lei non sapeva esattamente cosa non stava funzionando nel suo cervello e cosa la inducesse ad obbedire , mentre procedeva due passi avanti a lui sapendo di avere i suoi occhi addosso, si sentiva umiliata. Ma ancora una volta il corpo parlava un linguaggio diverso dalla mente, in equilibrio sui tacchi ,con il passo deciso dettava l’ondeggiare delle anche ed il sollevarsi del seno, le piaceva l’idea che qualcuno la guardasse nel modo “sbagliato” . L’anima candida che il giorno precedente l’aveva fatta intenerire altro non era che il suo persecutore, lei la psicologa non riusciva a spiegarsi come non aveva capito la perversione che il ragazzo portava con sé e sopratutto come del tutto irrazionalmente l’essergli succube l’eccitava a dismisura. Doveva dare un taglio a tutto questo, la china delle cose la stava coinvolgendo oltre al ricatto.
Si fermò davanti all’entrata della ditta.
– Senti Davide, sono stata al gioco per vedere fin dove volevi arrivare , adesso basta! Sono stata chiara!-
– Non la prenda così era solo uno scherzo……-
Per tutto il giorno Nicolò era stato sulle spine, l’idea di avere una donna dell’età di sua madre tra le mani lo rendeva letteralmente pazzo di voglia , mani che adesso menavano il suo pene mentre sul pc scorrevano le immagini di lei in intimo, lo stesso intimo che cingeva la sua nerchia impaziente.
Matteo gli aveva consigliato di masturbarsi per non arrivare al momento buono troppo carico.
Davide non mise piede nell’ufficio di Anna per tutto il giorno, verso sera timidamente mise il muso tra lo stipite e la porta.
– Ancora arrabbiata per lo scherzo di oggi?-
– Abbastanza, e ti ho anche riconosciuto, sei quello che ha cercato di abbordarmi l’altra sera. Non ti basta tormentarmi al telefono? Fin dove vuoi arrivare con questa specie di gioco nefando?! –
– Telefono? Di che gioco parla?-
Anna capì immediatamente di aver preso un granchio.
– Oh! Meno male mi sono sbagliata, credevo fossi il mio molestatore telefonico, sto aspettando che la polizia lo individui e stamattina ho immaginato fossi tu. –
Si salvò così inventandosi a metà la storia del molestatore.
– non toglie che tu ti sia comportato da ragazzino e che pensassi che il solo fatto di essere un giovane maschio fosse sufficiente a fare di me la tua schiava. –
– io…. scusi non …volevo, cioè volevo…..insomma ho fatto la solita figura del cretino.-
– Direi!-
– Senta è libera di non accettare, capisco la situazione e tutto il resto ma io stasera offro l’aperitivo agli impiegati, sa per l’assunzione e ci troviamo in centro, vicino alla piazza ci sono due locali sulla sinistra , alle 19 dopo il lavoro e scusi ancora.
Dicendo le ultime parole mimò con le dita la volontà di suicidarsi con una pistolettata alla tempia e senza aspettare risposta sparì dalla sua visuale.
La faccia tosta di quel ragazzo era veramente infinita, pensò Anna, era forse per questo che gli stava così simpatico da perdonargli le continue impudenze nei suoi confronti?
Mentre Nicolò stava decidendo come vestirsi per la serata, squillò il telefono di casa.
– Pronto!-
– Nicolò, volevo solo dirti che non so se faccio in tempo a tornare a casa prima che esci, un nuovo assunto offre l’aperitivo a tutti per festeggiare e non mi va di fare la solita altera e rifiutare.-
– Non preoccuparti mamma, con Matteo si era deciso di mangiare un hamburgher prima di andare a ballare.-
– Allora buona serata e non fate troppo tardi. –
– Anche a te.-
Nessuno aveva avuto il coraggio di sottrarsi all’invito del figlio di Lorenzoni e così c’erano proprio tutti. Sicuramente non si aspettavano che Davide fosse tutt’altro che il padre, spiritoso, alla mano e decisamente simpatico. L’aperitivo andò così piacevolmente per le lunghe e quando alle 10 della sera il ragazzo, dopo essergli stato prudentemente alla larga, si avvicinò a lei sorridendogli e dicendogli.
– Bella signora, cosa fa adesso? Mangerebbe qualcosa con me?-
– Dopo tutto questo bere, mangiare qualcosa di sostanzioso non sarebbe male e se viene qualcun altro, perché no!-
– Siamo in quattro. –
Gli altri due erano il fattorino e la sua segretaria.
Secondo lei il mastodonte tatuato e l’esile ragazza avevano una storia, supposizione che quella sera trovò conferma, i due mangiata in fretta la pizza andarono a godersi il venerdì sera, dai loro sguardi con ogni probabilità a letto.
– Siamo rimasti soli, le andrebbe di andare a ballare? –
– Mi andrebbe anche ma cosa penserebbe la gente se mi vedesse con un bambino?!-
– Ci risiamo….si fidi di me stavolta. La porterò in un posto dove la cosa non darà nell’occhio.
Matteo e Nicolò a metà serata avevano già abbordato un paio di piacenti signore sulla quarantina entrambe separate, dopo un’oretta le intenzioni delle due donne erano palesi, che quasi i due ragazzi rimasero delusi dalla facilità della cosa.
Matteo si diresse al bar a prendere qualcosa da bere, mentre ordinava i drink vide entrare quella che mai si sarebbe aspettato di trovare in un posto del genere, Anna!
Questo cambiava tutti i suoi piani, per prima cosa doveva traslocare immediatamente Nicolò e poi avrebbe dovuto tornare per scoprire con chi era.
La mente di Matt sotto pressione era sorprendentemente reattiva, in due minuti aveva combinato il trasferimento del suo gruppo a casa di una delle due donne, la scusa era che gli stava venendo il mal di testa e il casino non gli avrebbe sicuramente fatto meglio.
Una volta lì il mal di testa era diventato insopportabile e doveva assolutamente prendere il pentrax la sola medicina che poteva a causa di una allergia, naturalmente il pentrax ( che non esisteva) era a casa sua ed irreperibile in farmacia se non su ordinazione.
Quindi uscì con la promessa di ritornare il più presto possibile.
Nicolò si ritrovò solo in quell’inaspettato sandwich umano e non sapeva dove dirigere i propri pensieri, le sue conoscenze in fatto di sesso si limitavano ad un paio di scopate con una ragazza inesperta , qualche fugace toccatina di gruppo a ragazze accondiscendenti e niente più.
Il ritrovarsi ad affrontare le due pantere che aveva davanti e da solo, era impresa da uomini duri e lui in quel momento si sentiva un bambino in fasce.
Non ne era sicura ma qualche minuto dopo la sua entrata nel locale gli era parso di vedere suo figlio uscire dal locale con due donne che potevano avere la sua età, in realtà non l’aveva visto in faccia ma di spalle, però il taglio di capelli e i vestiti.
Sicuramente si era sbagliata eppoi Matteo non era con lui…..
– La vedo distratta?-
– Scusami mi era sembrato di vedere una faccia conosciuta. –
– Vuole un drink? –
– Più tardi, adesso ho voglia di fare un giro per il locale e rendermi conto di dove mi hai portato, potremo trovarci qui tra un quarto d’ora.-
– Va bene l’aspetterò con un cuba libre –
– Mojto grazie! –
Il locale non era banale come si era aspettata, di sicuro non era una discoteca classica e nemmeno un disco bar , sembrava ideato invece per favorire gli incontri, il bar era al centro e non aveva un bancone classico, alcuni tentacoli fuoriuscivano da esso e qui la gente si trovava faccia a faccia,
scambiare un opinione e trovare l’appiglio per qualcos’altro non era affatto difficile.
Se qualcuno voleva ballare vi erano delle pedane rialzate vicino alle appendici del bar, più su e dietro a tutto c’erano delle stanze senza pareti arredate come quelle dei pub inglesi, con vecchie poltrone, sedie, sgabelli tutti diversi tra loro.
La clientela era formata principalmente ma non solo, da “ragazze” della sua età e da giovani sotto i trentanni, cacciatori, cacciatrici, gazzelle, leonesse si aggiravano in quella savana umana misurandosi, annusandosi, studiandosi.
Si era accorta di non passare inosservata, aveva molti occhi addosso, era appagante sentirsi desiderata, era appagante vincere la concorrenza.
Il quarto d’ora era passato e Davide era lì con il bicchiere in mano ma di Anna nessuna traccia, era indeciso se andare a cercarla o rimanere lì ad aspettarla, quando la pazienza si stava esaurendo la vide arrivare .
– Finalmente! Ormai pensavo fosse fuggita.-
– Ho fatto quattro parole qua e là, la gente qui è molto disponibile…-
Disse quella frase sapendo di colpirlo nel suo orgoglio.
– Andiamo a sederci le va?-
– Certo il locale sembra divertente ed insolito, osservare un po’ mi farà piacere. –
Matt la vide dirigersi verso uno dei salottini rialzati insieme ad un ragazzo che conosceva, Davide Lorenzoni, gli stava simpatico, era uno di quelli che non facevano pesare la propria condizione
Stava guardando un ragazzo farsi audace, allungare la mano sulla coscia di una sua coetanea, sussurrarle qualcosa all’orecchio facendola ridere in quella maniera, che sa di disponibilità.
Il ronzio del telefonino la distolse dall’osservare “a quell’ora poteva essere solo suo figlio” pensò.
“ Vada in pista e mostri quel che sa fare, lasci seduto il suo accompagnatore” ancora una volta quel bastardo.
Si alzò e disse.
– Davide io vado a ballare però preferisco farlo da sola, voglio mettermi alla prova. –
Nicolò da quando Matteo era andato via doveva barcamenarsi con entrambe le signore, ormai le parole le aveva completamente esaurite, loro lo guardavano aspettando qualcosa di più, lui avrebbe voluto scappare, rifugiarsi da qualche parte dove non potessero vedere il suo palese imbarazzo.
Quanto successe poi, fu l’antitesi di quanto avrebbe voluto. Bastò un bacio, dolce e carico di promesse, bastarono le parole roche dell’altra .
“Stanotte sarai terra di saccheggio, sarai nostro come non lo sei mai stato di nessuno.”
Matt vedendola scendere verso la pista, scrutando intorno in cerca del suo ricattatore, in cerca di lui, pensò che non c’era paragone con nessun altra, la classe di Anna era innata, poteva avere meno rotondità di altre, meno bellezza canonica, meno spregiudicatezza, ma niente di tutto questo poteva fare il paio con la sua sensualità.
La discesa verso la pista fu un ondeggiare di teste, vi si poteva leggere un mondo di emozioni in quegli sguardi.
Iniziò a muoversi sulla pista, elegante , quasi galleggiava, si abbandonò alla musica come non faceva più da un tempo immemorabile, si scordò di Davide, del suo aguzzino e ballò per se stessa.
Le due donne presero in mano la situazione, pretesero che fosse Nicolò a spogliarle, togliere loro i vestiti fu alquanto piacevole, l’olfatto catturava i diversi odori imprigionati dai tessuti mandandolo in estasi. Infatti una delle cose che prediligeva era raccogliere dal cesto della biancheria gli indumenti appena smessi dalla madre, sopratutto quelli che erano stati a contatto con la pelle, possibilmente ancora caldi e portarli alle narici.
I classici della disco-music accompagnavano i suoi passi, non era cosciente di quanto stava accadendole intorno, gli occhi chiusi, il ritornello su cui danzava “ we are family, mother, brother, syster and me”.
Non era quasi cosciente, fino a quando sentì una mano sul fianco, aprì gli occhi aveva molti ragazzi vicino, il più audace si stava muovendo con lei, le era dietro e ora le teneva entrambe i fianchi, invitandola ad indietreggiare verso di lui, lo fece. Appoggiò il suo sedere sul basso ventre del ragazzo ed iniziò a muoversi, l’erezione di lui fu fulminea, la cosa non la sorprese, mollò la presa e si diresse verso un altro ragazzo, questi si affrettò ad infilare una gamba tra le sue muovendosi verso il bacino di lei, busto con busto. Lo lasciò che aveva un’erezione che sfondava i pantaloni. I seni ora erano gonfi, i capezzoli eretti, non aveva perso la sua compostezza ma adesso esercitava un’attrazione animale, altri due ragazzi la avvicinarono uno dietro ed uno davanti, erano talmente vicini che poteva definirne l’anatomia, di quella vicinanza loro si fecero padroni facendole scendere le mani lungo i fianchi, sulle cosce. Ora era l’avvolgente voce di Barry Wight che induceva i due giovani a farsi più audaci, mentre altri aspettavano il loro turno.
Il suo autocontrollo a fatica ebbe il sopravvento, si sfilò gentilmente dalla piacevole costrizione che i due le offrivano, si riassettò il vestito e risalì al salottino dove Davide la aspettava a bocca spalancata.
– La sua prova ha superato ogni aspettativa, mentre risaliva ha innescato l’invidia di tutte le donne in sala.-
-Bene, buon per te! Perché adesso io torno a casa e non vedranno l’ora di vendicarsi, portandomi via l’accompagnatore, questo.-
Gli diede un innocente bacetto sulle labbra .
Se ne andò lasciandolo di stucco. Di stucco rimase anche Matt ,era stata fantastica, anche nell’uscita di scena.
Poco distante, Nicolò esibiva un’erezione esplosiva, le due donne lo coccolavano come un neonato, lui invece era quasi impietrito, aveva paura di schizzare da un momento all’altro e non sapeva cosa fare, quando quella che lui giudicava la più carina gli disse.
-
E’ la prima volta che lo fai con due donne?-
-
Si ed è la prima volta che vado con qualcuna che non sia una ragazzina inesperta. –
-
Allora dovremo insegnarti molte cose, vero Emanuela?.-
-
Certo Sara gli daremo il patentino dell’amante perfetto, naturalmente dovrà fare qualche lezione ma sono sicura che se la caverà.-
Iniziò così il viaggio di Nicolò attraverso i segreti del corpo femminile, imparò la calma e la dolce irruenza, imparò l’esistenza di punti erogeni che neanche immaginava, imparò a dosare le proprie voglie e a sposarle a quelle delle sue partner, imparò che la ricerca del piacere non ha niente a che fare con l’ossessione dell’avere.
Una volta rientrata a casa Anna era stupita che il suo aguzzino non la avesse ancora contattata, proprio in quel momento ricevette una telefonata, rispose di botto.
-
E ALLORA!-
-
Scusami mamma, dovevo avvertirti prima….io.-
-
No scusami tu, non era una reazione congrua, sai mi fido di te, dove sei?-
-
A casa di Matteo, dormirò qui se non ti spiace, abbiamo bevuto una birra in più ed è meglio se lui non guida.
-
Vengo a prenderti io?!-
-
No, no, mi fa piacere stare con lui, abbiamo alcune cose da dirci e……-
-
Vabbè! Prenditi la tua notte sabbatica. Buona notte.-
-
Grazie buonanotte anche a te.-
Non fece in tempo quasi a riattaccare che arrivò la chiamata che temeva.
-
Al di sopra di ogni aspettativa. Bravissima!!-
-
Ero solamente incazzata e l’ho fatto con rabbia.-
-
Non importano le motivazioni, il risultato è stato eccellente. Sono qui fuori. –
Ad Anna si gelò il sangue nelle vene e stette in silenzio.
-
Non si preoccupi, non ho alcuna intenzione di entrare o di fare alcunché che metta a repentaglio la sua sicurezza, ma deve fare alcune cose per me. –
-
Quali.-
-
Apra le imposte e le tende della sua camera e della cucina , accenda le luci. –
-
Ma con le luci accese vedranno quel che sto facendo. –
-
Sono le due di notte, immagino che mezzo mondo stia dormendo. –
-
Il mio vicino purtroppo è nottambulo e curioso. –
-
Vorrà dire che non sarò il solo a godermi lo spettacolo. Faccia quel che le ho detto e tenga il telefono in viva voce.-
Aprì le imposte e le tende, scorgeva una sagoma nel suo giardino, non capiva chi fosse, d’altronde non si aspettava certo che quello si facesse riconoscere.
Una volta in camera si tolse il vestito e rimase in reggicalze ed intimo beige con ricami neri.
-
Va in ufficio aspettandosi qualcosa? –
-
Anche fosse non la riguarderebbe. –
-
Dice? …in cucina, apra il frigo e qualche cassetto. –
Fece le scale e si diresse in cucina, aprì i cassetti della madia ed il frigo.
Vide riflessa la sua immagine sul vetro della portafinestra, si trovò scandalosamente bella.
-
Un cucchiaio.-
-
Non va bene, prenda un cucchiaino. –
-
Fatto.-
-
Vada avanti. –
-
Forchetta.-
-
Lasci perdere le posate, con quelle siamo a posto. –
-
Mattarello. –
-
No. –
-
Pelapatate. –
-
E’ depilata? –
-
In parte, ma cosa……..fa anche lo spiritoso?!-
-
Lasci stare e passi al frigo.-
Fece qualche passo fino al frigo, immaginando il suo vicino da dietro la tapparella, spiarla attraverso i forellini, la cosa invece di sconvolgerla, purtroppo, la gratificava.
-
Eccomi.-
-
Cosa c’è dentro?-
-
Affettati, verdure, formaggi, latticini.-
-
Le verdure vanno bene. Mi dica cos’ha e le quantità.-
-
3 peperoni, 2 cetrioli ,4 zucchine, un bel po’ di carote, insalata.-
-
Prenda un cetriolo e una carota, le dimensioni le decida lei.-
Si sentì un po’ troia quando lasciò in frigo il cetriolo di dimensione minore. Suo malgrado era eccitata ed il pensiero di quanto stava per avvenire, al posto di schifarla, come avrebbe dovuto, l’aveva messa in uno stato di attesa febbrile. Quel porco di cui non conosceva nulla la stava osservando da dietro le finestre, quel porco che le stava facendo scoprire facce di se stessa che credeva non esistessero.
Mentre risaliva le scale le gambe le tremavano.
-
Sono arrivata.-
-
La vedo, io direi che è tempo di spogliarsi, non lo faccia meccanicamente, si lasci aiutare.-
-
Co..come.-
-
Segua le mie istruzioni.-
-
Va…..be..ne.-
Non balbettava per paura, il respiro le veniva a mancare perché la sua materia grigia ora era preda della perversa libidine che gli si stava scatenando dentro e le parole non erano la sua priorità.
-
Si lasci cadere una spallina del reggiseno e si guardi allo specchio, lei è una dea.-
-
Gra..zzzie.-
-
Le sue labbra, le torturi un po’ con i denti, brava ha una fantastica espressione da innocente in via di corruzione.-
-
Con cosa mi sta guardando?-
-
Con un cannocchiale abbastanza potente da poterle vedere quel piccolo neo sotto l’ombelico.-
-
Oh questo.-
-
Si quello, adesso slacci il reggiseno e vediamo cosa le dice il suo istinto.-
Le dita armeggiarono sul gancetto e l’allaccio le cadde sulla schiena, era girata di spalle, quando si voltò teneva ferma la stoffa sulle coppe con una mano, dell’altra teneva l’indice appoggiato sulle labbra, pensierosa. Lentamente tolse quella sul tessuto, che cadde a terra, a Matt non sfuggì il sorrisetto che per un attimo aveva fatto capolino oltre il dito.
-
Splendida, lei dà ogni volta un significato nuovo alla bellezza, si passi una mano nell’incavo tra i seni e poi si sfiori i fianchi. Magnifica si muove come una farfalla, la sua leggerezza mi sconvolge.
Ascoltava quelle parole di adulazione dimentica di chi aveva di fronte, la sua mente era ormai perduta in quell’afrodisiaco mondo di lettere e toni.
Fu il primo arrendevole cenno di resa.
-
Continui a toccarsi, mi faccia conoscere i segreti del suo corpo. Quando sarà pronta si tolga gli slip, tanto so già che lo farà nel migliore dei modi. Dimenticavo, non mi nasconda mai il suo volto, voglio estinguere la mia sete di bellezza guardandola.-
Si sedette sul bordo del letto, si toccò le caviglie e risalì fino alle ginocchia sfiorandosi i polpacci.
Poi sentì la sua voce dire cose che razionalmente le erano estranee. Ma in quel momento il raziocinio l’aveva abbandonata.
-
Mi piace che mi si tocchino i piedi e le gambe, ne ricavo un sottile piacere, mmmmhhh. L’ansa dei fianchi, mi manda in visibilio il tocco deciso su di essa.-
Disse questo stringendo la morbida carne.
Poi si godette se stessa, Matt registrava ogni carezza nel data base del suo cervello, doveva imparare a conosce gli interruttori del desiderio di Anna.
Si alzò con una parte degli slippini abbassata, mezza chiappa fuoriusciva, ancora l’indice sulle labbra a simbolo della sua perduta innocenza, infilò una mano sul davanti e li lasciò cadere a terra.
Rimase in piedi aspettando la voce dell’altro.
-
Prenda una sedia e venga a mettersi davanti alla portafinestra, brava, ora si segga. Ottimo! Apra le gambe e si mostri senza pudore.-
L’interno delle sue gambe luccicava e i suoi succhi scendevano sulla sedia, si sentiva una troia, se c’era una ragione perché lei fosse lì, certo non c’era perché fosse in quello stato. Ma questo sarebbe stato il raziocinio del poi, adesso era una belva affamata, affamata di altre parole che la traghettassero in quella libidine che la stava travolgendo.
-
Allarghi le labbra della vagina, intinga il medio nei suoi umori e bagni il clitoride, lo faccia più volte.-
-
Sii..siii-
-
Prenda il cucchiaino, il freddo metallo contrasterà per qualche secondo con il suo bollore, le piacerà.-
-
Ohhhhhh…..sssiiii.-
Venne per la prima volta, quasi lui glielo avesse ordinato , quasi conoscesse la strada per il suo piacere.
Era ipnotizzata, eseguiva gli ordini impartitegli ascoltando solo le sue pulsioni animali.
-
Io per questa sera sono soddisfatto, può chiudere le imposte e fare quel che crede, domani mi dirà com’è proseguita la sua notte, buonanotte. –
Il susseguente clic la lasciò basita, come osava quel bastardo trattarla così.
Prese la carota e la scagliò contro il muro, girò rabbiosa per qualche secondo lungo il perimetro del letto, poi guardò verso il cetriolo valutandone consistenza e grossezza “ non ho mai provato una cosa di quelle dimensioni “ pensò rigirando l’ortaggio incappucciato tra le mani .“ Non lo saprà nessuno, domani non lo dirò certo a quel maniaco” continuò nella sua mente sdraiandosi e portando il cetriolo all’imboccatura della vagina. “ non entrerà mai “ Intanto forzava l’imboccatura del suo antro mieloso. “ forse solo un po’ “ In effetti lei abituata a dimensioni molto minori non era abbastanza dilatata per accogliere quel mostro che la stava forzando, quanto lo avrebbe voluto dentro.
Le piccole asperità dell’ortaggio aderivano alle pareti interne solo per pochi centimetri, questo bastava a farle avere dei brividi premonitori, pigiò più forte, forse penetrò per qualche altro millimetro ancora, i suoi liquidi scendevano copiosi a ricoprire la testa di quel piccolo ariete, che bussava alle porte del piacere le quali si aprirono all’improvviso regalandole un orgasmo lungo e squassante. Rimase sul letto ad occhi chiusi assaporando ogni brivido e ogni tremore che le percorreva il corpo ripetendo.
-
Bastardo, bastardo, bastardo. –
Commenti ed altro a giacomoghepardi@libero.it oppure facebook Giacomo Ghepardi
Sto lavorando con anicestellato17 alla stesura di un nuovo capitolo di “ Cognata e nemica “ racconto che a me è piaciuto molto, l’ho convinto a scrivere un seguito a quattro mani, purtroppo un solo capitolo. Se intanto vi va di leggere la storia scritta finora cercatelo su questo sito >autori>anicestellato17>Cognata e nemica.
La macchina del ‘tempo’
Ormai Anna non era più in grado di sottrarsi a se stessa, ogni giorno che passava era sempre più schiava delle sue voglie ed ogni volta che cercava di fuggire altrove Matt la riprendeva, e metteva in atto un fine lavoro psicologico.
Prima aveva fatto crescere la sua autostima, poi l’aveva stuzzicata e lasciata cucinare nel suo brodo, più avanti, quando credeva che lui si fosse dimenticato di lei, aveva cominciato a farle scoprire il suo corpo in un modo nuovo.
Ora Matt disponeva di tutti gli elementi per scardinare le sue ultime ritrosie, in ogni caso i tre mesi di contratto erano ormai in scadenza e lui non voleva che lei cedesse perché ricattata, voleva vincere le sue reticenze insieme a lei, non contro di lei.
Nicolò oltre a prendere lezioni da Matteo, si recava spesso in via Leopardi a prendere lezioni di tutt’altro tipo, al punto che lui e l’amico una sera avevano trasformato gogliardicamente una i in una e e la strada era diventata ‘ via Leoparde ‘.
A Matt però non era sfuggito che la ginnastica di Nicolò aveva un solo scopo, era puro allenamento, l’obbiettivo purtroppo non era cambiato, lo dimostravano i continui scatti fotografici con Anna inconsapevole protagonista.
Per quanto poco contasse, Domenico il capofamiglia era tornato dalla trasferta triestina, si sarebbe trattenuto una settimana per poi andare a Ginevra a seguire alcune sperimentazioni.
Anna non fece alcuna obiezione……
Erano passati alcuni giorni da quando era stata costretta a masturbarsi davanti a quel bastardo, da allora non l’aveva più sentito, nonostante le avesse detto che l’avrebbe richiamata per sentire cosa avesse fatto in seguito. Si vergognava di quel che aveva fatto, di come aveva reagito e sopratutto di come aveva goduto, era umiliata ed avvilita.
Il telefono squillò un giorno prima della partenza del marito, ora aveva imparato a non rispondere d’impulso, visualizzando il display.
-Caro ho una telefonata dall’ufficio, ordinami un lugana, rispondo e arrivo.-
Era il bastardo….
Buongiorno Anna o dovrei dire buon pranzo? –
‘ come faceva a conoscere tutti i suoi movimenti?’
-Come fa ?-
-Mai sentito parlare di localizzatori satellitari? Beh! Ora ne ha uno in mano. –
-Sono in pausa pranzo e ho mio marito con me, cosa vuole ancora?!-
-La sento arrabbiata e sulle spine, non si vergognerà di quel che ha fatto alcune sere fa? Non deve! Era bellissima e tutto il resto che non dirò per non turbarla ulteriormente.-
-Senta io non capisco più nulla, lei e i suoi scagnozzi in realtà cosa volete da me?-
-I miei scagnozzi nulla, io ancora non lo so ma credo lo deciderà lei.-
-Io? Ma se l’unica cosa che voglio è che si tolga dai piedi, che mi lasci in pace.-
-Mancano pochi giorni alla fine del contratto, poi se lei vorrà mi toglierò dai piedi. In ogni caso ora sono qui ad ordinarle una cosa.-
-Per favore, non ora.-
Matt proseguì come se lei non avesse parlato.
-Troverà un pacchetto nella sua auto, dentro troverà un oggetto ed un biglietto con le istruzioni. Buon pranzo . –
Aveva riattaccato, lei era incazzata, ‘ cos’altro poteva avergli riservato quel bastardo figlio di puttana’.
Raggiunse il marito al tavolo.
-Cara, sei imbestialita, cos’è successo? –
-Nulla alcune cose che sembrano non risolversi mai, adesso mangiamo e non parliamone più.
Per tutto il pranzo pensò a cosa l’aspettava in macchina, rispondeva meccanicamente al marito e pensava a quale altra angheria aveva escogitato per lei quello stronzo.
Il pranzo per fortuna finì in fretta, ormai non reggeva più la tortura aggiunta dell’attesa. Salutò il marito e s’incamminò di fretta verso la sua auto.
Il minuscolo pacchettino in anonimo cartone era appoggiato sul sedile del passeggero, lo aprì, al suo interno c’era un orologio, lo rigirò tra le mani, era piccolo ed elegante, tempestato di strasse, era meravigliata da quell’oggetto inaspettato e forse anche dal buon gusto del suo aguzzino.
Dopo le dovute riflessioni prese il biglietto ripiegato su se stesso che stava sul fondo della scatola, sulla parte in evidenza c’era scritto che avrebbe dovuto indossare l’orologio prima di iniziare la lettura.
Slacciò il suo e lo ripose nel portaoggetti, quando lo scatto metallico del nuovo cinturino le cinse il polso si rese conto che la rabbia era passata, ora era curiosa di sapere. Sul biglietto scritto a mano poche parole:
‘Si starà chiedendo il perché di questo monile, che spero le piaccia, ebbene è una specie di simbolo di appartenenza a me, al suo interno oltre ai meccanismi c’è un sistema che mi consentirà di udire e vedere, basta che mi colleghi, dovrà indossarlo per questi ultimi giorni che ci separano dalla fine del nostro contratto. In fondo troverà una mail dove giornalmente dovrà illustrarmi i suoi impegni, cominci con oggi.’
Accartocciò il biglietto nel palmo ‘ ancora dieci giorni e sarà finita, solo dieci giorni ‘ pensò guardando il foglio sgualcito nella sua mano.
Una volta in ufficio spedì, rassegnata, la mail con i suoi impegni per il resto della giornata.
Matteo che stava dando ripetizioni a Nicolò ricevette la mail sul suo smartphone.
-Chi è ? –
Chiese curioso Nicolò.
-Una che ho conosciuto in quel locale dove ti ho portato, quello delle leoparde.-
-Com’è?-
-Livello superiore, decisamente superiore.-
-Wow! Beato te, io comincio a stancarmi delle leoparde.-
Matteo decise di spingersi oltre alla banale discussione che avevano intavolato.
-Seconde te cosa ci spinge a cercare avventure con donne più anziane di noi?-
-Non lo so, forse sono più rassicuranti?-
-Non direi, le leoparde sono più schizzate di noi! Ho letto da qualche parte che potrebbe essere dovuto a rapporti non risolti con la propria madre. –
-Ma scherzi!?-
Disse imbarazzato Nicolò.
-Certo che scherzo!-
Rispose con un sorrisetto Matteo
Il pomeriggio di Anna era abbastanza impegnativo, riunione dalle 15 alle 18.30, incontro con il responsabile Italia alle 19.
Matt le spedì un sms
‘ durante la riunione inquadri le sue belle gambe e lo faccia fin sotto le gonne.’
Anna ricevette il messaggio che stava entrando in sala riunioni, si guardò intorno in cerca di un salvatore che non poteva esistere, quindi si sedette al suo posto, vicino all’amministratore delegato, più in vista di così non poteva essere e meno male che il vetro del tavolo era satinato.
Matt si preparava ad assistere alla ‘ riunione’ da lontano.
L’amministratore delegato stava sciorinando cifre e argomenti che non la toccavano, sembrava che tutti stessero concentrati su quel che diceva, una ventina di manager e dirigenti nei loro rigidi abiti professionali erano presenti nella grande stanza, dove si respirava finanza e produttività.
Lei quel giorno indossava un abito leggero con la gonna al ginocchio, si sentiva bene vestita così, era molto femminile e sensuale senza apparire tale alla prima occhiata, sembrava il momento opportuno per fare quello che gli era stato ordinato, senza che nessuno notasse qualcosa.
Puntò l’orologio sulle caviglie ,per poi risalire alle ginocchia ed infine alle cosce, qui si fermò.
Alzò lo sguardo per controllare la situazione, il vedere tutti quei visi ignari di quel che lei stava facendo sotto al tavolo, scatenò in lei una piccola tempesta ormonale, di quelle che sempre più spesso la prendevano, aspettò che passasse, doveva riprendere il controllo.
Matt pensò, complice la lunga titubanza di lei, che non ce l’avrebbe fatta.
‘Le aveva forse chiesto troppo?Aveva sbagliato a guardarle dentro? A considerarla pronta?’
Questo pensava il ragazzo e mentre i dubbi lo attanagliavano, i pensieri di Anna erano rivolti a lui.
‘ Quel bastardo! A volte dimentico cosa ha fatto a Nicolò, non devo farmi coinvolgere devo essere
fredda come il ghiaccio siberiano!’ girò l’orologio verso l’interno del polso, adagiò il braccio su una coscia e abbandonò il polso sul ginocchio ad inquadrare quel che lui voleva vedere.
Matt era soddisfatto a metà, l’inquadratura era eloquente ma lui si aspettava una timida mano tremolante, invece di una sicura mano incazzata, era certo di avere fatto un passo falso.
L’orologio gli rimandò la voce dell’amministratore delegato che interpellava Anna.
-Dottoressa Martini, secondo lei allo stato attuale delle cose, è possibile ridurre ulteriormente il personale in modo da rientrare di quel milione di euro a cui accennavo prima?-
Fu sorpresa, non aveva seguito nulla fino ad allora ma la domanda era esplicita.
-Direi che negli ultimi anni abbiamo tagliato moltissimo, il personale è ai minimi termini ovunque , non vedo margini per rientrare con i tagli alle risorse umane, non di quella cifra.-
Mentre diceva questo aveva avuto addosso gli occhi di tutti , sentì salire l’adrenalina , era di nuovo senza il controllo di se stessa e la cosa peggiore era che non era più sicura di volerlo, quel maledetto controllo.
-Dottoressa a mio avviso lei si sbaglia, ci sono interi reparti che possiamo eliminare e delocalizzare.-
Era il solito ‘ottimizzatore’. Lei rispose calma.
-Certo è un’idea, comunque poi dovremmo investire per delocalizzare, ed investire sul controllo di qualità , perché almeno per i primi tempi non sarà nemmeno avvicinabile a quella che abbiamo qui. –
Intervenne nuovamente l’amministratore delegato.
-Ci avevamo già pensato dott. Frigiola e avevamo deciso di non praticare questa strada, la dottoressa in realtà quando avevo esposto quest’idea mi aveva risposto un no seccato, e provocatoriamente mi aveva detto di tagliare le alte sfere. Lì per lì non ci avevo dato peso ma stamane ho fatto un po’ di conti e sacrificando qualche benefit, limando qua e là, arriveremo facilmente a risparmiare 700.000,00 euro l’anno.-
Il dottor Frigiola sbottò.
-Facendo così lei taglia la testa dell’azienda, l’incentivo a migliorare .-
-No dottore, semplicemente credo che se la coperta è corta deve esserlo per tutti e per dirla fino in fondo ‘………..-
Anna aveva relegato la discussione che avveniva nella sala in secondo piano, recepiva solo quel tanto per rispondere se veniva interpellata, ascoltava invece il palpitare del cuore,improvvisamente era sola in un isola deserta mentre allargava leggermente le gambe, mentre le accavallava, dando al suo unico spettatore il meglio di se, si sentiva languida, mentre rigirava l’orologio, mentre lo puntava sui seni turgidi, sul lungo e sinuoso collo, sul labbro inferiore pizzicato nervosamente dai suoi incisivi, ed infine sugli occhi socchiusi ricolmi di desiderio.
-Anna la riunione è finita. Non sta bene?-
-So..solo un po’ d’emicrania, sa la concentrazione.-
-E’ pallida non è che ha la febbre?-
-Non si preoccupi, adesso mi do una rinfrescata in bagno, ci vediamo tra un quarto d’ora in ufficio da me.-
Non si era accorta di nulla, aveva vissuto per qualche minuto, forse più, in un universo parallelo, al crescere della sua eccitazione era calata la sua attenzione , fino ad estraniarsi pericolosamente dal mondo reale.
In bagno si rese conto tangibilmente di quanto in là era andata, i suoi succhi le colavano scandalosamente fin sulle ginocchia, si pulì alla meglio con della carta igienica bagnata e andò ad incontrare il responsabile Italia.
Matt era ancora inebetito davanti allo schermo del computer, il pene pulsava e premeva sui pantaloni, la testa elaborava immagini, esplorava confini sconosciuti da raggiungere con quella femmina estrema, si perché con quel che aveva appena visto la sua frontiera si era allargata oltre l’inimmaginabile.
Commenti ed altro a giacomoghepardi@libero.it oppure facebook Giacomo Ghepardi
QUESTO E’ UN RACCONTO DI PURA FANTASIA NOMI E QUANT’ALTRO SONO STATI INVENTATI.
Psicologia dell’immorale
Il giorno seguente Matt, trovò il sistema di far fuori Davide Lorenzoni su due fronti opposti, aveva appuntamento con lui quel pomeriggio, si conoscevano da tempo e sapeva dove e come colpire.
‘ Ciao Davide è da un bel po’ che non ci si vede….-
‘ Almeno un paio di mesi, vecchio.-
‘ A dire il vero io da molto meno. –
Davide lo guardò con aria interrogativa aspettando il seguito.
‘ Prima ordiniamo qualcosa poi ti spiego.-
Parlarono d’altro fino all’arrivo degli aperitivi.
‘ Allora Matteo ci abbiamo girato in tondo abbastanza, cosa vuoi dirmi?-
‘ Ti ho visto qualche sera fa, in quel localino dove si abbordano le tarde.-
‘ Si ed ho anche rimorchiato.-
‘ Appunto Davide, parliamo non di chi hai abbordato ma con chi sei arrivato?-
‘ Ah quella! è la responsabile risorse umane della ditta di mio padre, Anna Martini. –
‘ In Macchiavelli, e si dà il caso che sia la madre di un mio amico.-
‘ E con questo?!-
‘ Ti ricordi i tuoi ex compagni di scuola, quei due grossi e maneschi?-
‘ Frankie e Marino!-
‘ Esatto! Sono amici del figlio e siccome lui quella sera era con me, fai due + due e ‘……-
‘ Ho capito meglio che mi tolga di mezzo.-
‘ E’ solamente un consiglio, lui in realtà non ti ha visto ma se fosse successo probabilmente io non starei qui a parlartene.-
‘ Già quei due pagherebbero per avere il pretesto di alzare le mani. –
‘ Dai comunque non tutti i mali vengono per nuocere, tra un’oretta ho un appuntamento in un bar qui vicino con due amiche che credo ti piaceranno.-
Da lì ad un paio d’ore Davide non era più un problema e le leoparde avevano un giocattolo nuovo.
Come la volta precedente, il giorno dopo era per Anna il giorno del pentimento e della vergogna, quella mattina non era riuscita a guardarsi allo specchio, non era riuscita a guardare in faccia nessuno dell’ufficio, aveva paura che le leggessero negli occhi quel che aveva fatto il giorno prima, si sentiva trasparente.
Era a disagio ed inconcludente, decise di staccare un paio d’ore prima.
Nicolò a casa stava rovistando nel bidoncino della roba sporca, tirò fuori un paio di mutandine blu oltremare, vi affondò il naso, ne aspirò il profumo, un equilibrio straordinario acre e dolce salì dalle narici schiantandosi sul cervello, procurandogli un’erezione simultanea. Non poteva sapere che quel triangolino intriso di umori il giorno precedente era stato offerto alla vista di uno sconosciuto.
L’inconsapevolezza però non ingannava i suoi istinti primitivi che stavano decifrando il codice atavico della femmina in calore.
Si calò i calzoni e gli slip e si sedette sul water, tirò fuori il telefono e scelse un immagine che lo ispirava , si portò ancora una volta le mutandine di lei al naso, poi le strofinò sul glande e se le riportò alle narici, immaginò la sua cappella scorrere tra le grandi labbra, toccarle il clitoride, affondare infine nella rosa purpurea di lei.
Era talmente perso nell’andirivieni della mano, nell’odore del tessuto, nell’immagine che gli rimandava il telefonino e nel pensiero di averla, che non sentì la chiave girare nella porta d’ingresso, non sentì i passi sulle scale, che non si accorse della faccia sbigottita della madre che lo fissò per qualche istante.
Nel momento in cui lo vide, con gli occhi chiusi ed il pene eretto stretto da un suo paio di mutandine, le venne quasi a mancare il terreno da sotto i piedi, si tolse dalla sua visuale rimase per qualche secondo senza fiato, la sua testa cominciò ad elaborare pensieri e strategie. Non doveva accorgersi che l’aveva visto ma allo stesso tempo voleva fargliela pagare, non poteva tollerare oltre.
Nicolò stava ormai arrivando al dunque, le vene del suo uccello stavano quasi esplodendo, il calore si era diffuso in tutto il corpo ed il cervello metteva insieme i primi brividi da mandare in tutto il corpo.
Anna fece il percorso inverso con molta cautela, quando fu a mezza scala disse ad alta voce.
‘ Nicolò sei in casa? –
La voce di sua madre gli arrivò da vicino, troppo vicino, proprio mentre lui aveva il suo orgasmo e schizzava nelle mutandine di lei.
‘ Nicolò dove sei ?-
Sempre più vicino, ebbe appena il tempo di gettare le mutande nel raccogli biancheria e tirar su i pantaloni che la madre apparve sull’uscio del bagno.
‘ Ah sei qui, ciao!-
‘ Ciao –
‘ Ma sei tutto rosso, sembri un pomodoro. –
‘ Ho caldo.-
‘ Va beh! Ma adesso lasciami il bagno che mi scappa proprio tanto.-
Lo disse spingendolo fuori, senza che lui potesse far altro che uscire.
Quando Anna chiuse il chiavistello l’odore di sperma ancora persisteva, guardò nello sciacquone e vide il frutto dell’automanipolazione del figlio, tirò l’acqua e si prese ancora una piccola vendetta.
‘ Di tirare l’acqua non se ne parla vero!?-
‘ Scusa mamma.-
Rispose la voce atterrita di Nicola dall’altra parte dell’uscio, che si tastava nelle tasche alla ricerca del telefonino.
Anna si sedette sulla tavoletta, era ancora calda, ‘ doveva veramente essere eccitato, ci si potrebbe cuocere un uovo qui sopra’ pensò. Lasciò che cadessero alcune gocce di pipì, tanto per giustificare l’intrusione, intanto che c’era sollevò il coperchio del cesto della biancheria sporca, Le sue mutandine sporche di sperma erano in bella vista, sembravano il soggetto di un quadro di Tiscus,
lasciò tutto com’era, avrebbe controllato più tardi, solo per vedere cosa si sarebbe inventato Nicolò per far sparire le tracce.
Nel sollevarsi notò che lo smart phone del figlio era sul lavandino, si lavò le mani, le asciugò e lo prese in mano per restituirlo, nel fare questo sfiorò lo schermo e apparve una foto, era lei che stava scaricando la macchina, il suo vestito era sollevato e si vedeva il bordo delle mutandine, aspettò che lo schermo ritornasse nero, uscì e lo restituì al figlio.
Andò in camera sua si distese sul letto, non aveva dato di intuire nulla a Nicolò, era furente, si vergognava per lui ‘e lei! Lei come l’aveva educato? Era laureata in psicologia e non aveva visto che deriva di depravazione avesse preso il figlio’ si incolpava e macinava idee per far finire tutto questo.
Aveva bisogno di confidarsi ma con chi ? Qualche sua amica|o dell’università ? Si sarebbe sentita sicuramente in grave imbarazzo. Con il marito? Quello era a Ginevra e con i sentimenti complessi non ci sapeva certo fare come con i numeri.
Era sola nella sua disperazione.
Suonò il campanello alla porta, sentì Nicolò scendere le scale.
‘ Mamma è Matteo noi andiamo a far lezione in camera mia.-
‘ Ok.-
Disse stancamente
Si era dimenticata che il giovedì era giorno di ripetizioni.
Chiuse gli occhi per qualche minuto aveva bisogno di staccare la mente dagli avvenimenti degli ultimi giorni.
Quando li riaprì, mezz’ora dopo, le idee le si erano chiarite ed aveva individuato l’ unica persona che potesse realmente aiutarla.
Scese le scale e si affacciò alla porta dello studio.
‘ Ragazzi vi faccio un tè?-
‘ Grazie Anna!-
Disse Matteo con un largo sorriso.
‘ Lo bevo proprio volentieri mamma.-
‘ già ne hai bisogno, devi ripristinare i liquidi!’ pensò lei sarcasticamente dirigendosi in cucina.
Passò qualche minuto e Matteo la raggiunse.
‘ Nicolò tarda dieci minuti, deve finire un paio di esercizi.-
Disse lui, guardandole le lunghe gambe ed il magnifico sedere.
Lei si girò, aveva una faccia strana, sconvolta.
‘ Matteo devo parlarti ma non qui, è per Nicolò.-
‘ Ok, d’accordo! Ma cos’è successo?-
‘ E’ troppo complicato, eppoi è meglio in altra sede.-
‘ Va bene mi dica dove e quando ed io ci sarò.-
‘ Domani sera ti andrebbe bene?-
‘ Certo a che ora?-
‘ Alle otto passo a prenderti davanti alla stazione, tu abiti lì vicino se non sbaglio?!-
‘ Si esatto!-
‘ Adesso parliamo d’altro, non vorrei sentisse….-
Disse lei indicando lo studio.
‘ Sai ho scoperto che un mio amico lavora con te.-
Passava continuamente dal lei al tu, doveva ancora abituarsi alla forma confidenziale.
‘ Immagino sia Davide.-
‘ Noi lo chiamiamo Ciaccio, sa non sempre si comporta bene con le signore, da qui lo ‘spregiativo’ lorenzonciaccio , dal cognome, ma siccome è simpatico lo abbiamo soprannominato Ciaccio per l’appunto.
‘ Vero è simpatico e confermo anche l’altra.-
‘ Vuol dire che ci ha provato con lei!?-
‘ Si, l’ha fatto! Ma ha capito che non c’era trippa per gatti e lui mi fa ‘ non sempre mi va dritta, porti pazienza e amici come prima.’ l’ha detto strizzandomi l’occhiolino.-
‘ Tipico del Ciaccio, in ogni caso devo dire che lei, ops, tu ultimamente sei molto cambiata, sei affascinante e c’è qualcos’altro che non ti so spiegare……-
‘ Di cosa state parlando?-
Irruppe nella stanza Nicolò.
‘ Di Davide, un mio amico che lavora con tua madre. Ma hai già finito?-
‘ Non riuscivo a concentrarmi e…..-
‘ Sei venuto a curiosare –
finì la mamma
‘ No è che oggi sono stanco.-
‘ magari usassi le manine per dell’altro lo saresti meno!’ pensò Anna mentre diceva
‘ Succede, vado a prendere le vostre tazze.-
Matt guardava sottecchi Nicolò il quale a sua volta aveva gli occhi rivolti al sedere di sua madre, proprio non sapeva come fare a fargli passare qella smania.
Matt e Anna per motivi diversi passarono una notte agitata.
Lui pensava all’occasione che aveva davanti e a come sfruttarla al meglio.
Lei invece a suo figlio con il cazzo in mano, a volte aveva la nausea, in altre rabbia ma in altre ancora purtroppo eccitazione………. aveva l’immagine dell’asta eretta e della violacea cappella rigonfia all’inverosimile.
In uno dei tanti momenti di agitazione andò in bagno per fare la pipì, aprì il portabiancheria, le sue mutandine non c’erano più, in un primo momento pensò che Nicolò le avesse portate con sé in camera, poi invece si disse che lui non era poi così ardito e che probabilmente le aveva nascoste da qualche parte, aprì l’oblò della lavatrice e vi rovistò dentro, in mezzo al bucato programmato per partire la notte le trovò.
‘ Quasi, quasi domani gliele faccio trovare ai piedi del letto’ macinò nella sua mente perfidamente e si avviò verso la camera da letto impugnando il tessuto.
Una volta distesa riprese la sua agitazione ripassando periodicamente in tutte le sensazioni provate prima, ad un certo punto si ritrovò a fissare le mutandine strette tra le dita, come un’automa senza volontà se le portò al naso senza chiedersi a cosa obbediva, non era certo il raziocinio a guidare la mano tra le cosce, ad aprire il suo fiore asperso di rugiada e ad affondarvi due dita, mentre la lingua lasciava la bocca per sentire la salinità del frutto immorale depositato sul tessuto , il suo corpo era scosso da brividi continui sembrava non averne mai abbastanza, si perse più volte in quell’universo liquido che sgorgava senza sosta dal fiore purpureo, fino a chiudere gli occhi spossata, in un sonno profondo.
Si risvegliò di soprassalto alle cinque del mattino, smarrita e con un macigno sul cuore, gettò con rabbia le mutandine ai piedi del letto e ritornò nel suo incubo.
Non sentì suo figlio uscire per andare a scuola, non sentì la sveglia, sentì solo il telefono squillare alle 10 del mattino.
‘ Signora Martini ? –
‘ Si.-
‘ Sono Cecilia.-
‘ Oh scusi, non l’avevo riconosciuta, cosa c’è?-
‘ Sono le dieci passate e non avendola ancora vista in ufficio, pensavo stesse male, lei è sempre puntualissima e tra poco meno di mezzora ha quell’appuntamento.-
‘ Oh mio Dio!! Il dott. Sogliola! –
Mise giù senza neanche salutare, si spogliò in un attimo e si infilò sotto la doccia, in cinque minuti era vestita ed in altri due sulla soglia della porta, poi le vennero in mente le mutandine, risalì le scale, erano lì a terra di lato al letto, le avvolse in un fazzoletto di carta, quasi avesse paura a toccarle, represse un conato di vomito e le infilò in borsa.
Al primo cassonetto archiviò la storia di quella notte immorale.
La giornata risultò molto impegnativa, il lavoro a causa del ritardo accumulato la mattina non le diede tregua, questo le evitò di pensare troppo.
Quando uscì dal posto di lavoro squillò il telefono, ‘ecco! Ci mancava anche il bastardo!’ metabolizzò.
‘ Stasera ci..-
‘ Mi dispiace ma stasera qualunque cosa sia ho un impegno inderogabile.-
‘ Lo so, dimentica quel gingillo che porta al polso. –
Se ne era dimenticata, lui poteva vedere e sentire ogni cosa, ‘ anche quello che ho fatto ieri notte e visto ieri pomeriggio’ pensò mestamente. Proferì le successive parole con la morte nel cuore e con il coraggio dettato dalla disperazione, in fondo , pur nel ricatto era stato leale, un tentativo andava fatto.
‘ Questa cosa funziona sempre e magari registra anche?-
‘ I file restano in memoria per tre giorni.-
‘ Mi può promettere una cosa? –
‘ Se mi è possibile perché no.-
‘ Dovrebbe cancellarli senza consultarli e permettermi di togliere l’orologio. –
‘ Deve essere successo qualcosa di molto grave, mi chiede un grande sacrificio.-
‘ La prego….-
Nella testa di Matt gli ingranaggi giravano vorticosamente, in quella richiesta c’erano un’infinità di pro e contro. Era un passo verso un’intimità che presumeva non lo considerasse più un carnefice assoluto,era anche un’arma in meno e probabilmente devastante per piegarla ai suoi voleri.
Decise di agire lealmente ma ‘..
‘ Mi scusi ma io potrei anche dirle che lo farò e poi non farlo.-
‘ No, non andrà così, non so perché ma ho l’impressione che la sua parola abbia un valore.-
‘ E sia, cancellerò tutto ma riponga l’orologio in un posto sicuro, magari un domani cambiasse idea sul suo uso.-
‘ Grazie e adesso mi dica, cosa vuole da me?-
‘ Le solite cose, le chiederò di vestirsi nella maniera giusta, ecco! faccia conto di andare ad un incontro galante, certo il citrullo che si troverà davanti non ha molto sex appeal e….-
‘ Matteo è un bravo ragazzo ed è anche carino ma se permette è quasi un bambino.-
‘ Si,si, in ogni caso finché è sotto la mia giurisdizione non si azzardi ad andare molto in là, buona serata.-
‘ Buo..buonasera. –
Rispose balbettando Anna, l’aveva colta di sorpresa ancora una volta, le scocciava ammetterlo ma pur nel male lui riusciva a capirla profondamente.
Adesso c’era solo da incrociare le dita e cancellare l’abbandono di cui era stata vittima la notte precedente.
Alle 8,00 caricò Matteo in auto.
‘ Puntualissima.-
‘ E’ una mia prerogativa ma anche tu non scherzi.-
‘ Dove mi porti?-
‘ Valpolicella. –
‘ Ma è ad un’ora di strada?-
‘ Qualcosa meno, in ogni caso dopo quel che ho da dirti credo avrò bisogno di bere e se proprio devo farlo almeno che lo faccia bene.-
‘ Filosofia corretta.-
‘ Lascia che mi concentri un poco su quel che ho da dirti, restiamo in silenzio per un tratto di strada?-
‘ Ok come vuoi.-
Trascorsero parecchi minuti prima che iniziasse a parlare.
‘ Ero molto indecisa se parlartene o meno, quanto sto per dirti è molto, molto confidenziale ed estremamente imbarazzante, inutile dire che gradirei che la cosa rimanesse tra noi.-
‘ Non si preoccupi sono qui per aiutarla, non per spettegolare.-
‘ Bene! Allora inizio.-
Prese un bel fiato e cominciò a sciorinare parole come un fiume in piena.
‘ Nicolò ha uno strano comportamento nei miei confronti, io l’ho educato correttamente e mi sono sempre comportata bene con lui, l’ho protetto quando ce n’era bisogno, sgridato solo nei casi estremi.
Eppoi ecco cosa mi tocca.-
‘ Scusa Anna ma io non ho ancora capito di cosa stai parlando.-
‘ Cerco solo di trovare il coraggio è difficilissimo per me. –
‘ Allora ti aiuto io!-
‘ Mi aiuti?!-
‘ Hai scoperto qualcosa sul telefonino di Nicolò ? –
‘ Lo sai?!-
‘ Non si risponde con un’altra domanda!-
‘ Si e non solo.-
‘ Racconta.-
‘ Ho visto una sola inquadratura, immagino ce ne siano delle altre?-
‘ Centinaia, forse migliaia, una vera ossessione. –
‘ Ma tu come lo sai? Te le ha mostrate?-
‘ Assolutamente no! Ti ricordi quella volta che sono arrivato prima per le ripetizioni?-
‘ Si.-
‘ Il pc era acceso e dovevo consultare la usb con l’inglese, dentro al cassetto ho pescato una chiavetta pensando che fosse quella giusta, invece era una serie interminabile di scatti fotografici con un unico soggetto,tu. –
Una balla ad uso e consumo di Anna.
‘ Mio Dio! Vorrei sprofondare.-
‘ Non sei tu a doverti vergognare e forse nemmeno lui. Tu comunque eri molto affascinante.-
‘ E tu le hai guardate!-
‘ Non tante, ma i file erano un’infinità.-
‘ Perché anche lui non dovrebbe vergognarsi?!!!-
‘ In molti di noi hanno di queste fantasie, l’importante è riuscire ad avere l’autocontrollo e non arrivare a superare il limite.-
‘ Secondo te lui ce l’ha?-
‘ Da quando ho scoperto questa cosa l’ho osservato attentamente, il suo sguardo è più spesso sul tuo sedere che sul mondo esterno. Secondo me un giorno potrebbe passare il limite .-
‘ Ieri ho avuto la netta impressione che ne sarebbe capace.-
‘ Cos’è successo ieri?-
‘ Sono rientrata prima da lavoro, una giornata strana, quando sono entrata in casa ho tolto le scarpe e senza dire nulla ho risalito le scale, la porta del bagno era aperta e lui era lì ad occhi chiusi che si masturbava con delle mie mutandine raccolte dal cesto della biancheria sporca.-
‘ Un’immagine difficile da digerire per te.-
‘ Sono arretrata di qualche passo, gli ho dato un poco di tempo, non troppo, volevo che prendesse paura, l’ho chiamato un paio di volte, poi mi sono affacciata alla porta, lui era rosso come un pomodoro, era però riuscito a rivestirsi , gli ho detto di muoversi che mi scappava una pipì formidabile e l’ho cacciato dal bagno. Per prima cosa ho guardato nel portabiancheria, le mie mutandine erano lì impiastricciate, poi mi sono seduta ed ho preso il telefonino in mano per riportarglielo, avrei invece voluto scagliarlo sul muro, non so come ma lo schermo si è acceso, ho visto comparire una foto in cui apparivo io, piegata e con la gonna sollevata….sono rimasta di sasso.-
‘ E a quel punto?-
‘ Niente, gli ho riportato il telefonino e mi sono comportata come al solito, come se non fosse successo nulla!-
‘ Hai fatto la cosa migliore, credo che in questi casi sia la tattica giusta, almeno fintanto che non metti in pratica qualcosa.-
‘ Cioè?-
‘ Non chiederlo a me, sei tu la psicologa…-
‘ Matteo ne sto parlando a te perché non posso farlo con altri, e perché tu puoi avere un punto di vista molto più vicino al suo, anche se ti do atto di essere molto più maturo di Nicolò.-
Mentre proseguivano con i loro discorsi la monotona pianura padana lasciava spazio alle prime colline veronesi qualche manciata di chilometri e sarebbero stati a destinazione.
‘ Lasciami il tempo di pensarci su, non è facile mettere insieme le notizie che mi hai dato e trovarci un perché o una soluzione.-
‘ D’accordo.-
Disse Anna mettendo una mano sopra quella di Matteo. Lui si voltò a guardarla, vide una lacrima solcarle il viso e le labbra pronunciare un grazie a fil di voce, prese per qualche secondo l’esile mano di lei tra le sue, voleva farle capire che lui era lì a proteggerla da tutto.
Arrivarono al ristorante, una vecchia corte veneta con i classici archi e all’interno un arredamento caldo e accogliente con una prevalenza di tinte ecrù.
Si avvicinò il caposala.
‘ Buonasera signori, avete una prenotazione?-
‘ Buonasera. Si l’abbiamo, a nome Martini , avevo chiesto un tavolo appartato.-
‘ Certo Signora il tavolo 10, vi accompagno.-
Il ristorante era formato da tante piccole stanzette, non vi era il classico brusio che caratterizza quasi tutti i locali del genere, loro vennero fatti accomodare in una saletta con solo un altro tavolo, al quale era seduta una coppia sui trentacinque anni, lo distanza era sufficiente perché avessero la loro privacy, quando il maitrè fece accomodare Anna, Matteo non potè non notare la scalfitura di un sorriso sulla faccia dell’uomo, sorriso rivolto a lui.
Anna in effetti si era vestita in maniera molto seducente, come gli aveva consigliato Matt nella sua forma di aguzzino, pareva la classica riccona con il giovane amante.
‘ Matteo, tu bevi vino?-
‘ Si, mi piace, non ho dei gusti molto evoluti però.-
‘ Ci compensiamo perché io invece sono un’esperta.-
‘ Somellier?-
‘ No, no, quelli per anni hanno appoggiato un genere di vini costruiti che io non riesco a sopportare.
‘ Ci saranno anche tra loro le voci fuori dal coro?O no!?-
‘ Certamente ma è come ricevere fin dalle prime conoscenze un’educazione religiosa, non te lo toglierai mai di dosso! Comunque io amo il vino e lo classifico con due soli criteri, mi piace o non mi piace.-
‘ Allora non ti resta che scegliere ed io ti darò la mia opinione.-
‘ So già cosa scegliere, vedrai ti piacerà.-
Ordinò un Valpolicella superiore di Roccolo Grassi, mangiarono solamente un brasato all’amarone con contorni di stagione.
‘ Stupendo! Avevi ragione è una meraviglia.-
‘ Lo so! Pensati che questa cantina non fa amarone che nelle annate migliori, nelle altre fa questo valpolicella superiore, io credo che questo vino per equilibrio e armonizzazione sia decisamente migliore della stragrande maggioranza degli amaroni in commercio e spesso anche del suo fratello più nobile prodotto da Roccolo Grassi.-
‘ Quante ne sai bella signora.-
‘ Grazie adulatore. –
‘ La verità! Io dico solo la verità!-
‘ Sei divertente Matteo mi fai quasi dimenticare il motivo per cui siamo qui.-
‘ Adesso ceniamo in pace, ne parleremo dopo sulla strada del ritorno.-
‘ Hai ragione, sai qui fanno dei dolci incredibili.-
‘ Conosci il mio lato debole?-
‘ Per forza! Ogni volta che prendi il tè a casa mia ti fai fuori una confezione di biscotti, d’altro canto è anche un mio lato debole….-
‘ Devo dire che tra di noi la dolcezza scorre a fiumi.-
Risero all’unisono alla battuta di lui, proprio nel mentre il maitrè entrava con la carta dei dolci,
stavolta non si limitò al sorrisetto ma strizzò l’occhio a Matteo, al quale appena l’uomo sparì dalla sua vista venne un’idea estemporanea……
‘ Il cameriere –
‘ Maitrè, credo lui sia il capo.-
‘ Come vuoi tu, ti dicevo, il capo secondo me pensa che noi abbiamo una storia di sesso.-
‘ Ah questa poi! Ma voi ragazzi pensate solo a quello!-
‘ Anna, non io, lui!-
‘ E cosa te lo fa pensare?-
‘ Mi sorride e mi fa l’occhiolino con fare complice, l’espressione di chi sa…..-
‘ Sul serio?! Ma è scemo!!? –
‘ Se non mi credi, quando arriva per l’ordinazione gli darò modo di pensarlo e tu prova a cogliere la sua espressione, senza che ti si noti, quello è una vecchia volpe e se pensa che lo stai guardando sicuramente rimarrà impassibile.
‘ E come gli darai modo di….?-
‘ Ah no, non te lo dico, un po’ di suspence anche per te. –
‘ Te l’ho già detto che sei divertente?-
‘ Temo di si.-
‘ Cosa scegli?-
Tagliò l’aria Anna.
‘ Un dolce al cucchiaio, il francescano credo sia perfetto.-
‘ Il francescano? –
‘ Si è una crema catalana alla liquerizia con strisce di cioccolato fondente a parte.-
‘ Interessante, casomai mi farai assaggiare, io prenderò la moca perdida.-
‘ Fantasiosi a nomi qui, e sarebbe?-
‘ Una mousse al caffè.-
‘ Non c’entra molto col nome.-
‘ Invece si, perché la fanno con la polvere di caffè e così la moca ‘…-
‘ Non c’è! E quindi è perdida.-
‘ Esatto!-
Arrivò il maitrè.
‘ I signori hanno deciso ?-
‘ Certo!-
Disse Matteo.
‘ Io prenderò –
La sua mano si posò sulla coscia di Anna, troppo in alto perché il tocco potesse essere considerato amichevole.
‘ Il francescano e la signora la moca perdida.-
Anna non si perse un attimo dell’espressione sul viso del capocameriere, prima la sua bocca aveva assunto una posa sbieca in cui si leggeva il sorrisetto del ‘ l’avevo detto io’ poi gli occhi si strinsero
complici, sembravano dire’ bravo ragazzo’, poi nell’andarsene dondolò la testa quasi a voler dire ‘ ah fossi io al posto suo’.
‘ Visto!|-
‘ Avevi ragione, quel bastardo!-
‘ No dai, pensa alla monotonia del suo lavoro, se non mettesse in piedi qualche congettura, che noia!! Magari starà anche scommettendo con i colleghi….-
‘ Sarebbe anche il tipo! Comunque abbiamo finito con lo scherzo…-
Lo guardò negli occhi, poi spostò lo sguardo in basso sulla mano di lui ancora ferma sulla sua coscia.
‘ Si , si, scusa me ne ero dimenticato.-
Terminarono la cena, pagarono il conto e si diressero verso la macchina, quando furono di qualche passo fuori dal ristorante udirono la voce del maitrè.
‘ Buon proseguimento di serata.-
Anna dopo ‘un anche a lei’ tra i denti sibilò a Matteo.
‘ Che figlio di…….-
‘ Ehi! Queste espressioni non ti si addicono, secondo me se adesso ti passo una mano sul sedere lui avrà la sua vittoria definitiva e una serata migliore nel suo triste vivere.
‘ Tu provaci e avrai il segno delle mie dita sulle guance per più di una serata! E potresti vivere più triste.-
Matteo rise.
‘ Potrebbe valerne la pena, io amo far del bene al prossimo.-
Lo disse mentre Anna faceva scattare le serrature della sua auto, una volta a bordo stettero in silenzio per qualche secondo, iniziò Matteo con uno sbuffo represso seguito dal fragore di una risata, Anna dopo qualche millesimo di secondo lo seguì, risero si calmarono apparentemente eppoi ripresero a ridere, poi ancora e ancora.
‘ Grazie Matteo, avevo proprio bisogno di una serata così.-
‘ Così, come?-
‘ Spensierata e profonda, fai apparire il mio problema, normale e mi fai sentire bene, grazie.-
Spuntò una lacrima sul suo viso.
‘ Adesso vuoi parlare di Nicolò, vero?-
‘ Si. –
‘ Devo confessarti che tra gli adolescenti è abbastanza normale desiderare il sesso con la propria madre.-
‘ COSA!!!!-
Gridò scandalizzata Anna.
‘ Non gridare per favore e ascoltami, sai meglio di me che c’è tutta una psicologia che poggia sul complesso di Edipo ed i suoi derivati, quindi non devi meravigliarti se tuo figlio vi rientra, quindi bisogna analizzare per bene il suo problema, con il massimo raziocinio.-
‘ Ti par facile?!-
‘ Si, se fai finta che lui non sia tuo figlio.-
‘ Ripeto, ti par facile?-
‘ Pensa che il problema sia io, anch’io ho desiderato mia madre, anzi! Ancora la desidero con tutto me stesso, come posso vincere il mio problema e non esserne più schiavo?-
‘ Dovresti essere messo di fronte ad una scelta, magari responsabilizzato prima.-
‘ Vedi che la psicologa alla lunga esce. A che tipo di scelta?-
‘ Radicale, estrema, oltre , la maggior parte non…-
‘ Sceglie l’estremismo ma la strada tracciata dal suo percorso educativo.-
Terminò Matteo.
‘ Dove? –
‘ L’ho imparato sfogliando qualche tomo dalla tua biblioteca, mentre Nicolò ripassava.-
‘ Perché l’hai fatto?-
‘ Sapevo che prima o poi l’avresti scoperto, un adolescente infoiato è molto, molto imprudente.-
‘ Cosa mi consigli?-
‘ Dobbiamo trovare il modo di metterlo di fronte ad una scelta estrema e quindi ad una responsabilità senza che se ne accorga.-
Rimasero in silenzio per molti chilometri pensando al modo, ognuno attraverso un percorso di esperienze…….
Riprese Matteo.
‘ Il suo chiodo fisso è fare sesso con te, quindi…..-
‘ Tu sei pazzo!-
‘ Lui non dovrà sapere che tu sai, dovrà saperti sotto ricatto o qualcosa di simile, in modo da vederti indifesa e costretta, questo dovrebbe far scemare la sua libido e ….-
‘ Ribadisco, tu sei pazzo!!.-
‘ Ascoltami, non c’è altra soluzione !-
‘ E’ profondamente immorale, non me lo sarei mai aspettato da te.-
‘ Quando una sera te lo ritroverai in camera da letto credi sarà meno immorale? Quando si raggiunge il punto di non ritorno, quando la mente è in tilt e l’unico impulso che riceve è soddisfare la propria pulsione animale, credi di volere arrivare a questo? Non sarebbe invece meglio trovare un modo di farlo arrivare molto vicino al suo obbiettivo senza colpirlo, dopo quel bivio potrebbe rimettersi sulla buona strada.-
‘ Non c’è che dire, hai studiato bene il problema. Correggimi se sbaglio, tu dici che Nicolò andrebbe responsabilizzato ( presumo da te ) e quindi preordinare un incontro in cui io dovrei rendermi disponibile, lui non saprà che io so, secondo te questo sarà comunque meno cruento di un prossimo, quasi certo, attacco all’arma bianca. Inoltre tu dici che questo potrebbe perfino indurlo a rinunciare, a prendere coscienza di quanto sta per fare e ‘.-
‘ Smetterla! Si io credo possa funzionare.-
‘ Ti rendi conto che hai sempre usato il condizionale, non possiamo essere sicuri che la cosa vada a buon fine.-
‘ Devi farlo! Questo è un imperativo, va meglio?-
‘ Insomma, non molto!-
‘ La parte operativa, hai qualche idea?-
‘ Matteo, senti io…non sono così sicura…-
‘ La parte operativa!-
La risolutezza di Matteo stava dando i suoi frutti, la mente di Anna cominciava ad accettare la strana idea del ragazzo ma aveva bisogno di tempo.
‘ Lascia che ci pensi su ci aggiorniamo a domani.-
‘ Ok.-
‘ Sei razionalmente pazzo!-
Era forse, tra tutte, la definizione più azzeccata che qualcuno avesse dato di lui.
Arrivarono nelle vicinanze della casa di Matteo.
‘ Ecco fermati qui, sono abbastanza comodo.-
Era un viale alberato fuori mano, poche case ed il fiume che scorreva placido.
‘ Hai voglia di fare due passi in silenzio ? Ho bisogno di scaricare la tensione.-
‘ Anche venti chilometri!-
Esclamò Matteo sorridendogli.
La sera aveva ormai lasciato il posto alla notte, il traffico era limitato a qualche rara auto, le luci nelle case erano quasi tutte spente, l’unica cosa che rimaneva immutata era lo scorrere del fiume.
Camminarono per un po’, poi Anna sganciò la bomba.
‘ Tu Matteo hai mai desiderato tua madre, così come Nicolò?-
‘ Nel passaggio preadolescenziale, come quasi tutti i maschi, si. Non sono comunque mai arrivato all’eccesso e la cosa è durata si e no due mesi, per poi sparire completamente ai primi approcci con le ragazze della mia età. –
‘ Da manuale! L’hai letto anche questo in uno dei miei libri di psicologia?-
‘ No! E’ la verità !!-
‘ Va bene, adesso vado, se ti vedono in giro con me a quest’ora di notte chissà cosa penseranno i tuoi vicini, per stasera mi è bastato il cameriere.-
Anna abbracciò Matteo ringraziandolo ancora ed avviò l’auto.
Mentre ripartiva sentì la voce di lui.
– Pensaci. –
QUESTO E’ UN RACCONTO DI PURA FANTASIA NOMI E QUANT’ALTRO SONO STATI INVENTATI.
Commenti ed altro a giacomoghepardi@libero.it oppure facebook Giacomo Ghepardi
La polizia, la fotografia ed i segreti incostuditi.
Era appena ripartita dopo aver riaccompagnato Matteo a casa, che il telefono cominciò a squillare.
Il numero ormai lo conosceva a memoria, non aveva voglia di rispondere e lasciò trillare a vuoto , forse nella speranza di rompere il guinzaglio che la teneva legata al suo tormento.
Poco dopo arrivò un messaggio ‘ cara Anna le conviene rispondere, il nostro contratto non è ancora scaduto!!’ quando il cellulare riprese a suonare schiacciò il tasto verde.
‘ Cosa vuole a quest’ora?-
‘ Sapere dove si trova ad esempio.-
‘ Sto tornando a casa.-
‘ Si ma dov’è adesso.-
‘ Vicino al palazzo del tè.-
‘ Bene lì c’è un parcheggio si fermi in un posto tranquillo, io aspetterò in linea.-
Si impose di non replicare, si disse che mancavano ancora pochi giorni alla fine di quel delirio e poi sarebbe stata libera. Non passava giorno che se lo ripetesse.
‘ Ecco! Ho accostato.-
‘ Si tolga il reggiseno.-
‘ Qui! –
‘ Si, non è così difficile, credo!?-
Dall’altra parte l’audio rimandò un leggero tramestio ed un piccolo sbuffo, poi di nuovo la voce di lei.
‘ Ho fatto. –
‘ Adesso si tolga le mutandine.-
‘ Lei è prevedibile, ho già tolto anche quelle.-
‘ Bene adesso attivi la videocamera del telefonino ed inquadri i suoi indumenti, io posso vedere in tempo reale.-
‘ Non so come si fa.-
‘ Semplice! Basta premere il tasto menù cliccare su macchina fotografica e selezionare video, e…….-
‘ Va bene mi lasci capire un attimo questo aggeggio…-
In realtà sicura di farla franca non si era tolta nulla, ed ora non le restava che togliersi gli indumenti intimi in una manciata di secondi, poco distante un gruppetto di ragazzi e ragazze chiacchieravano tra loro, dall’altra parte della piazza sostava una civetta della polizia.
In pochi secondi si tolse i minuti slippini e li gettò sul sedile, poi si diede da fare con il reggiseno, tenendo d’occhio i ragazzini, poi fece come le aveva detto il suo carnefice.
‘ Ha visto? E’ contento adesso?!?-
‘ Abbastanza ma non è ancora finita.-
‘ Cioè?-
‘ Dovrebbe andare in un posto.-
‘ Dove? –
‘ A circa un chilometro sulla strada per casa sua c’è un parcheggio. –
‘ Mio Dio! Ma è quello dove i camionisti vanno a dormire.-
‘ Esatto! Si fermi ad un centinaio di metri ed aspetti la mia chiamata.-
Una volta riagganciato volse lo sguardo sui suoi indumenti intimi sparsi sul sedile, prima che potesse raccoglierli e metterli nel vano portaoggetti sentì bussare sul finestrino.
‘ Signora tutto bene?-
Era uno dei poliziotti.
‘ Si, si, –
Disse lei gettando la borsa sopra la sua biancheria in bellavista. Sforzo inutile, un sorrisetto malizioso affiorava tra le mascelle del militare.
‘ Le dispiace farmi vedere i suoi……documenti.-
‘ Qua..quali documenti.-
Balbettò Anna.
‘ Quelli classici signora, patente e libretto.-
‘ Certo, certo.-
Posò meccanicamente la borsa sulle ginocchia e prese a cercare la patente. Quando alzò lo sguardo incontrò ancora il sorrisetto dell’uomo in divisa, gli occhi andavano dal sedile alla sua generosa scollatura.
‘ Si è rotto un ferretto ed ho dovuto toglierlo era molto fastidioso.-
Disse lei giustificandosi e riponendo la biancheria nel portaoggetti.
‘ Certo la capisco.-
Rispose l’uomo in tono ironico prendendo i documenti e pigiando il tasto sulla radio.
‘ Mi fate un controllo su una patente per favore? Anna Martini il numero è ‘. –
Lei si sentiva inerme, come forse lo siamo un po’ tutti di fronte all’ordine costituito ma lei in quella situazione con il poliziotto che la squadrava come fosse una puttana dopo aver espletato il proprio dovere lo era molto di più.
Intanto il militare continuava a parlare con la centrale.
‘ Cosa dite?! Ne siete sicuri? Accertatevi meglio, io intanto faccio alcuni controlli.-
Lo sguardo dell’uomo non faceva presagire nulla di buono, eppure lei era sicura di essere in regola con tutto, aveva sempre pagato bolli e assicurazione, la revisione l’aveva fatta due settimane prima e la patente rinnovata da un mese.
‘ Scenda dalla macchina e metta le mani dietro la nuca .-
‘ Ma non ho fatto nulla io…-
‘ Stia zitta! Si giri lentamente, appoggi le mani sulla capote e allarghi le gambe.-
Il poliziotto aveva estratto la pistola e l’agitava davanti al suo naso.
‘ Ma è impazzito! Farò come dice ma metta via quell’arnese .-
‘ Non prima di essermi assicurato che lei è innocua.-
‘ Ecco fatto! E adesso vuole spiegarmi?-
‘ Prima la devo perquisire.-
Sentì le mani del poliziotto scorrere dalle spalle a sotto le ascelle, poi passare intorno all’attaccatura dei seni e sul ventre, poi fu la volta dei fianchi e delle gambe.
‘ Sembrerebbe non avere niente, comunque con voi terroristi è meglio essere accurati.-
‘ Cosaaa!! Io non sono…-
‘ Stia zitta! Se è pulita lo sapremo tra qualche minuto nel frattempo devo considerarla un potenziale pericolo. La perquisirò più a fondo.-
L’uomo stavolta ci impiegò molto più tempo, indugiò a lungo sul suo corpo, le sue mani erano calde e delicate e nonostante fosse impaurita, quando indugiò più a lungo sotto ai seni ebbe un fremito e quando passò tra il solco che separava le sue nude colline, che così, piegata com’era quasi fuoriuscivano, sentì i capezzoli inturgidirsi e sfiorare la stoffa. Sul ventre non poteva nascondere nulla, eppure lui tracciò un percorso che arrivò appena un po’ più in giù di dove ipoteticamente avrebbe dovuto esserci l’elastico dei suoi slip che riposavano nel vano portaoggetti, cominciava a capire ma non era in grado di opporsi.
Non si oppose nemmeno quando toccandole il sedere rialzò il tessuto del vestito di qualche centimetro, nemmeno quando le sue mani circondarono le sue cosce vicino, troppo vicino, al fiore ormai schiuso che bramava un tocco.
La radio gracchiò, lei si scosse ed il militare riacquistò in fretta il suo contegno. Dall’altoparlante uscì una voce dal forte accento sardo.
‘ Francesco tutto ok la signora è regolare.-
Quando il militare le riconsegnò i documenti ebbe un moto d’orgoglio e gli appioppò un ceffone in pieno volto.
‘ E non osi parlare, mi ha trattato da sgualdrina e da terrorista ed io volevo solo fare una sorpresa a mio marito.-
‘ Lo sa che io sono un pubblico ufficiale.-
Minacciò lui.
‘ Ma è anche un marito, si tolga immediatamente dai piedi, prima che chiami i suoi colleghi.-
‘ Ok, ok, si calmi.-
‘ CALMARMI!!! le ho detto di togliersi dai piedi maiale depravato! –
Dalla sua auto trillava il telefono.
‘ Vuole che le passi mio marito? –
Sibilò all’uomo che si stava allontanando velocemente.
La sua sfuriata isterica stava per esaurirsi, ce l’aveva più con se stessa che con il poliziotto, sentiva la sua carne estremamente debole, era schiava delle sue voglie e di quelle dell’aguzzino che la stava chiamando.
‘ E’ arrivata al parcheggio?-
‘ No! Ho avuto un contrattempo con un poliziotto.-
‘ Con un poliziotto?! –
‘ Si, grazie alla sua bell’idea…-
‘ Mi racconti….-
Gli raccontò l’accaduto con dovizia di particolari, naturalmente non svelò il suo stato d’animo ma lui parve capire, come sempre quando indossava una maschera.-
‘ Vada a casa, per oggi non mi deve più niente.-
‘ Gr..grazie.-
Si ritrovò a dire quasi riconoscente.
L’indomani telefonò a Matteo.
‘ Ciao Matteo sono Anna, tutto bene?-
‘ Certo, ieri sera ho passato una bella serata con una donna eccezionale!-
‘ Falso e adulatore, io dovrei, vorrei scriverti una e mail sul da farsi, ho pensato tutta la notte e convengo che bisogna agire quanto prima ma non riesco proprio a dirlo a quattrocchi, mi vergogno solo al pensiero.-
‘ Va bene, ti mando il mio indirizzo con un sms e sappi che non dovresti vergognarti, stai facendo una cosa molto coraggiosa per amore di tuo figlio. –
‘ Già per amore…..-
Disse mestamente Anna.
‘ Scusami Anna ma devo mettere giù, sono all’università e fra meno di due minuti, sotto esame. –
‘ Scusami tu e in bocca al lupo.-
‘ Crepi! Ciao.-
La mail arrivò quella sera, Matteo era rientrato da Parma alle venti, per tutto il tragitto in auto si era trattenuto dal consultare sul telefonino il suo indirizzo elettronico, voleva la calma e la pace del suo rifugio.
Quando fu davanti al pc cominciò a scorrere lo scritto….
‘ Eccomi qua con il cuore a pezzi e lo stomaco che non macina ciò che mangio, scusami se mi compiango ma proprio non riesco a farne a meno e forse mi aiuta ad arrivare al dunque.
Il dunque è Nicolò e la sua insana passione per me, l’altra sera io e te ne abbiamo parlato a lungo ed io ho assunto il mio ruolo di mamma, dimenticando che sono anche una psicologa, una brava psicologa, me lo hai fatto ricordare tu, citandomi i tomi ed i trattati che fanno bella mostra, dimenticati, sulla libreria.
Ieri notte non ho dormito una sola ora, ho consultato, letto, riletto e pensato, pensato soprattutto a quanto mi hai detto tu e devo dire che il tuo punto di vista, quello di mettere Nicolò di fronte ad una scelta estrema è una buona soluzione, però senza la tua collaborazione potrebbe essere vano e forse devastante.
Lo capirai dopo, quando ti spiegherò il piano che ho messo insieme e spero tu mi aiuterai a mettere in atto, consigliandomi e dicendomi se c’è qualcosa di improbabile in esso.
Prima però una pausa spiegandoti Nicolò dal mio punto di vista.
Lui apparentemente non mi hai mai considerato un rifugio sicuro, ha sempre pianto da solo, non mi ha mai informato o cercato se qualcuno ce l’aveva con lui, insomma! Le sue magagne se le è sempre
risolte da solo.
Dico apparentemente, perché pur tenendomi nel silenzio assoluto della mia ignoranza ogni tanto mi si avvicinava, cercava un abbraccio ed il mio conforto per cose inutili, piccole ed insignificanti.
Io di quei momenti ero affamata e golosa, me li sono sempre goduti immensamente e forse gli ho dato un’idea sbagliata della mia disponibilità, parliamo di livello inconscio naturalmente.
Forse dico forse, qui sta la chiave del nostro problema, io, lui abbiamo instaurato un modo di comunicare più fisico che parlato, era una necessità per ovviare al suo rifiuto di comunicare con me per le cose importanti.
Precisato questo, passo al piano.
Bisognerebbe far credere a Nicolò che io sono ricattata e che per il suo bene sono costretta a fare cose che non vorrei, quelle cose che non nomino per pudore e vergogna. Tu dovresti stare nel mezzo, cioè mettere in piedi con Nicolò il ricatto e dimostrarti comprensivo con lui, al contempo dovresti farlo ragionare sulla morale e sull’etica tutta sbagliata di questa cosa.
Per il ricatto potreste tirare in ballo i due bulli che lo menavano a scuola, io credo che possa funzionare.
Dammi una risposta a breve.
Ciao.
Anna.’
Matteo sorrise ‘ credo possa funzionare’ si disse fra se e se. Aveva trasposto la realtà alla fantasia e poi ancora alla futura realtà. Si sedette davanti al monitor del pc e digitò.
‘ Tralascio tutte le considerazioni, visto che sai come la penso, e passo a sviluppare la tua idea che è un’ottima base di partenza.
Troverò il modo di far capire a Nicolò che io so della sua passione per te, degli scatti fotografici etc. etc. dopo sarò comprensivo fino a proporgli il ricatto o meglio lo indurrò a propormelo, poi organizzerò l’incontro, al quale sono sicuro non vorrà rinunciare (tu sarai bendata e lui penserà che tu non saprai mai) nel frattempo comincerò a far leva sui buoni sentimenti, sulla morale e sui danni irreparabili che questo comporterebbe sulla sua psiche.
Speriamo che tutto questo lavoro lo porti a rinunciare all’atto finale.
P.s.
Ieri sera non te l’ho detto ma ha fotografato tutto il tuo intimo; calze, mutande, reggiseni, reggicalze, body, vestaglie. Pezzo per pezzo, devo dire che spiare nel telefonino di Nicolò è sempre gratificante, hai comunque dei capi molto belli.
Ciao.
Matteo’
Anna leggendo la risposta nel suo studio sorrise e rispose.
‘ Ho piena fiducia in te e credo che saprai sviluppare la cosa al meglio.
P.s.
Visto che già sai, non hai più bisogno di curiosare nel telefonino o nel pc di Nicolò, di depravato ne basta uno!!!
Buona notte.’
Si svegliò al mattino tranquilla e riposata, era la prima notte da tempo immemorabile che non dormiva così profondamente, era martedì e Nicolò era già uscito per andare a scuola,, lei aveva il mattino libero e dopo una leggera colazione si sedette di fronte al computer di suo figlio e pigiò su power, sullo schermo apparve una chiave, provò con le date di nascita, con l’indirizzo, con i nomi, nulla! Non c’era verso di entrare.
Digitò sulla tastiera del telefonino il numero di Matteo.
‘ Pronto.-
‘ Ciao sono Anna.-
‘ Ciao, come stai?-
‘ Bene ed ho bisogno di un aiuto tecnico.-
‘ Cioè.-
‘ La chiave di accesso per il pc di Nicolò.-
‘ Non sai proprio come farti del male?-
‘ La chiave! Per favore.-
‘ Va bene eccola , mamma 18, tu e la sua età. –
‘ Grazie.-
Il monitor cambiò schermata, macchinò un pochino ed infine apparirono le icone, oltre alle solite ce n’erano due che richiamavano la passione di Nicolò per i fumetti manga, la prima raffigurava un gruppetto di quattro persone due donne e due ragazzi, vi cliccò sopra, apparve così il mondo nascosto di suo figlio.
Due signore di quarant’anni circa sorridevano in posa davanti al lago, negli scatti successivi, tutti all’aperto, sembravano due normali amiche, ad un certo punto comparve in mezzo a loro Matteo, poi Nicolò, poi tutti e quattro assieme, era strano ma con lo scorrere delle immagini sentiva crescere la tensione erotica che queste trasmettevano, era certa che avessero un ordine in questo senso.
Infatti dopo circa 50 foto all’aperto, lo scenario cambiò, l’appartamento molto elegante che faceva da sfondo era sicuramente la casa di una delle due, adesso le immagini riprendevano il tema della quotidianità, una che cucinava, l’altra che spolverava o che serviva il caffè, ogni scatto un centimetro di pelle in più.
La curiosità di Anna cresceva, ogni tanto rispuntavano Matteo o Nicolò, le loro mani erano sempre a contatto con il corpo delle signore, niente di spinto, appoggiate ad un fianco, su una spalla, su una coscia.
Poi cambiò tutto con la foto di alcune candele sparse per l’appartamento, lo spuntare di una gamba inguainata da una calza nera ed i gancetti del reggicalze che stavano per essere sganciati da una mano che conosceva bene.
Il susseguirsi degli scatti fu un escalation erotica che sembrava non finire mai, un seno trattenuto tra le dita, la lingua di Nicolò che saettava sui capezzoli enormi della mora e poi su quelli piccoli e rosei della bionda, le mani di lui tra le loro cosce, poi ancora la lingua una volta sul clitoride ed una volta sull’uscio dischiuso, brillante ed invitante di una o dell’altra.
Anna si era irrigidita non avrebbe voluto continuare ma doveva conoscere l’antro dove si era rifugiato suo figlio.
I click che meccanicamente eseguiva sul pc la portarono nel profondo di quell’antro, il desiderio di Nicolò per le donne più vecchie di lui era evidente, il suo cazzo si ergeva tra le lingue delle signore imperioso ,con le vene in evidenza che Anna quasi sentiva pompare il sangue.
Poi fu la volta dei visi delle donne, visi tesi nel piacere di quanto stavano per ricevere, documentato sempre nello scatto successivo, la bocca aperta gli occhi chiusi e l’asta affondata nella grondante apertura, gli occhi sbarrati, la lingua che fuoriusciva dalle labbra ed il pene di lui che le sodomizzava.
Anna arrivò alle foto finali che le tremavano le gambe, un inarrestabile calore la pervadeva, le esplicite immagini che venivano dallo schermo nonostante tutta la sua resistenza la stavano eccitando.
Nicolò nelle ultime foto aveva voluto postare tutte le volte che aveva goduto, dapprima il cazzo abbandonato tra le gambe delle signore, vicino alle grandi labbra, con un rivolo bianco che usciva dall’orifizio, poi i sederi farciti dal suo piacere, poi le bocche golose con lo sperma che filava dal pene fin sulle lingue bramose, ed infine gli schizzi potenti sui visi e tra i capelli.
L’ultima foto la fece rabbrividire, era lei, la didascalia che campeggiava sotto era un pugno in faccia e l’ultimo colpo alla sua debole carne:
‘ questo è quello che vorrei farti mamma’.
Sollevò le gambe sulla scrivania le puntò e le allargò oscenamente, scostò l’elastico e prese a masturbarsi forsennatamente affondando mezza mano nel suo ventre di rugiada.
QUESTO E’ UN RACCONTO DI PURA FANTASIA NOMI E QUANT’ALTRO SONO STATI INVENTATI.
Commenti ed altro a giacomoghepardi@libero.it oppure facebook Giacomo Ghepardi
Matteo aveva installato una telecamera nascosta in camera di Nicolò, era necessario sorprenderlo, così aveva detto ad Anna per avere il permesso di montarla.
Quel pomeriggio, l’ignaro ragazzo, era davanti al pc, alcune foto di Anna andavano a rotazione sul monitor, lui era in una situazione tipo di quei pomeriggi senza nessuno a casa, calzoncini corti abbassati e mano destra a stringere il suo turgido pene, cercando sollievo alla sue voglie, le fantasie sempre le stesse.
Matteo era entrato in casa con Anna, senza far rumore si avvicinò alla porta della camera di Nicolò sapendo benissimo cosa stava succedendo dall’altro lato.
Entrò all’improvviso come per fare uno scherzo al ragazzo
Gridò giovialmente. Naturalmente lo trovò in una situazione alquanto compromettente.
Anna occupava lo schermo in collant neri e maglioncino bianco e Nicolò occupava la sedia con i calzoncini da ginnastica e le mutande abbassati sulle ginocchia, cosa stesse facendo era ovvio! Matteo guardò fingendosi sorpreso lo schermo e poi Nicolò, restò interdetto, quasi sospeso, per qualche attimo.
Sembrò veramente stupito, ma solo per qualche decimo di secondo, poi la sua espressione cambiò.
Disse sottovoce spegnendo lo schermo.
Proprio in quel mentre si sentì echeggiare il passo di Anna sulle scale, Matteo scaraventò Nicolò sul divanetto e gli lanciò un plaid per coprirsi.
Appena in tempo ad evitare che lei vedesse……
-
Ciao Nicolò, tutto bene? Sei rosso come un peperone.
-
Si, si ho caldo.
-
In effetti in questa stanza c’è una temperatura fuori del normale.
Disse Matteo lanciando un’occhiataccia in direzione di Nicolò.
-
Visto che avete così caldo, vi preparo qualcosa da bere, acqua e menta va bene?
-
Si perfetto, cinque minuti e arriviamo.
-
Vi aspetto giù.
Disse Anna chiudendo la conversazione.
Appena la donna fu uscita, Matteo guardò in direzione di Nicolò, che imbarazzato fissava il pavimento.
-
Senti , mi ero accorto che fissavi continuamente Anna, ma mai mi sarei aspettato questo! Non sono scandalizzato, la mente dell’uomo è capace di cose molto peggiori purtroppo.
-
Matteo, io, non……
Non riusciva quasi a parlare, balbettava…..
Nicolò annuì, una lacrima scendeva dagli occhi lucidi.
-
Ti capisco, non che approvi, ma ti capisco, quanti libri e quanta psicologia in merito, non sei certo solo, sui siti internet incesto è una delle pagine più cliccate, ma è profondamente sbagliato desiderare la propria madre in questa maniera.
-
Lo so, ma non posso, ho provato con le leoparde, le coetanee le guardo e le trovo niente, ho il chiodo fisso e vado sempre più in la , veramente non posso farne senza, una droga mi farebbe meno effetto.
-
Quante ne hai di foto?
-
Centinaia, forse migliaia.
-
Faccenda seria e complicata, come pensi di uscirne.
-
Io non voglio uscirne, la voglio, voglio il suo odore, le sue labbra, voglio il mio cazzo nella sua bocca, nel culo, nella figa, voglio tutto non capisci!!
La veemenza con cui Nicolò parlava della sua ossessione per Anna faceva capire di quanta urgenza c’era e di quanto pericolosa fosse la situazione.
-
Nicolò lasciami pensare il modo di aiutarti senza danneggiare te e Anna, èun problema che va risolto e che va affrontato in maniera anonima, almeno per Anna.
Li interruppe la voce di lei
Rispose Matteo.
-
Un momento, cosa intendi dire?
-
Che ti aiuterò a portati a letto tua madre, ma sarà solo per una volta e lei non dovrà mai venire a saperlo.
-
Scherzi? Aiutarmi? perchè?
-
Perchètu sei pe ricoloso, perchè Anna ne verrebbe fuori uno straccio, perchè tu già lo sei e perchè spero che tu ci rinunci.
-
Non scommetterci.
Bisbigliò quasi Nicolò.
Quando arrivarono in cucina due bicchieroni riempiti fino all’orlo, con il ghiaccio che spuntava come un iceberg li attendevano e naturalmente Anna, solare e sorridente, suo malgrado, visto che aveva ascoltato la conversazione.
Bevvero in silenzio, mentre lei s’infilava le scarpe e guadagnava l’uscita salutando.
Disse Nicolò
Mentì Matteo.
-
Ah! Beh, devo dire che la sorpresa me l’hai fatta si!
-
Veniamo a noi Nicolò, hai mai fatto progetti? Messo in piedi un piano?
-
No, no mai pensato, è sempre stata una cosa guidata dall’istinto.
-
Ecco appunto l’istinto è ciò che ti rovinerà la vita e probabilmente distruggerà quella di Anna, devi pensare a qualcosa, qualcuno, a delle cose che lei sa di te e che la fanno preoccupare, forza!
-
La scuola, il fatto che ho poche amicizie, poche donne…..il bullismo di cui sono stato vittima. Forse l’ultima potrebbe…….
-
A cosa stai pensando esattamente, ad un ricatto?
-
Si , se avessi un complice.
-
Ce l’hai!
-
Potremmo inventarci qualcosa
-
Tipo telefonare a tua madre e dirle che se lei non farà determinate cose……
-
Io verrò pestato, vessato, emarginato…..
-
Hai una mente diabolica……
Cospirarono e congiurarono tutto il pomeriggio, quello che in realtà Anna già stava vivendo.
Matteo quando uscì da casa Machiavelli, quasi non credeva a quanto stava succedendo, nemmeno nelle sue fantasie più perverse poteva prevedere che le cose prendessero quell’assurda piega, doveva gestire con Anna ben tre cose, l’aguzzino, l’amico del figlio e il mediatore!
Intanto all’ikea lei girava tra gli scaffali, ogni tanto si collegava in internet per vedere se Matteo fosse ancora la, per capire come andava.
Verso le diciassette comparve inquadrato Nicolò, non sembrava ci fosse l’amico, era irrequieto camminava su e giù nervosamente, Anna pensò fosse perchè il suo segreto non era più un segreto, chissà nella sua mente che razza di pensieri potevano allinearsi in quel momento così difficile? Tolse la connessione nelle vicinanze delle casse, pagò e una volta in macchina la riaprì, stavolta la scena si presentava in maniera diversa, Nicolò aveva ricominciato da dove era stato sorpreso, la mano andava su e giù, il pene violaceo si ergeva verso lo schermo, sul quale manco a dirlo c’era lei.
L’andirivieni di auto e di gente anonima con carrelli stracolmi, i fischi delle ruote sul cemento, erano vicini eppure così lontani quando la sua colpevole mano che scese tra le gambe e discostò l’elastico delle mutandine, era ipnotizzata dai movimenti che si susseguivano sul telefono, non poteva certo eguagliare il ritmo del figlio, ma diciamo che essendo nel parcheggio coperto ci dava dentro un bel po’.
Dopo pochi secondi Nicolò schizzò sullo schermo, poteva vedere le gocce di sperma che colavano da esso, virtualmente, ma non molto virtualmente sul suo viso. Non ci volle molto perchè lei lo raggiungesse per niente virtualmente.
Si guardò intorno, doveva essere impazzita, perdere il controllo in quel modo, in quel posto……..
giacomoghepardi@libero.it
Visualizzazioni:
3.100