“Maurizio si è girato e piegato verso il basso, la sua bocca si è avvicinata bramosa verso il mio uccello smosciato e ancora gocciolante, ingoiandolo in un…”
Amici per la pelle
1.
Con il mio amico Maurizio ci
conosciamo dall’infanzia, abbiamo fatto le scuole insieme, e dunque abbiamo vissuto insieme tantissime esperienze, sicuramente quelle più delicate dell’adolescenza. Insieme siamo diventati uomini, ci siamo visti crescere i primi peli pubici, ci siamo confidati i primi sogni erotici, abbiamo scoperto la masturbazione e commentato le nostre prime sborrate. Amici fratelli, insomma, amici per la pelle.
Per la verità io fui più precoce, Maurizio impiegò più tempo di me a maturare la sua prima eiaculazione, e ricordo la sua grande contentezza quando, dodicenni, al culmine di una seduta autoerotica, vedemmo zampillare dal suo uccello le prime gocce di sperma. Negli anni seguenti le seghe in compagnia divennero uno dei nostri passatempi preferiti, oltre che un inevitabile sfogo sessuale. L’appagamento che provavamo dopo esserci sfogati era unico, sicuramente molto più gratificante dell’autoerotismo solitario. Questa pratica continuò fino a circa sedici anni, poi cessò. Cominciammo a coltivare le prime relazioni con l’altro sesso e, anche se continuavamo a confidarci tutto, la maturazione sessuale proseguiva per strade autonome. All’università ci siamo un po’ allontanati, essendoci iscritti a facoltà diverse in città diverse. Ma da grandi amici abbiamo continuato a tenerci in contatto ed a passare insieme le feste natalizie e pasquali.
L’anno scorso mi ha invitato a passare una settimana al mare, nella casa dei suoi genitori, e, dato che i suoi ospitavano negli stessi giorni una coppia di vecchi amici di famiglia, ci siamo dovuti adattare alla ristrettezza degli spazi, e ci siamo sistemati in una stanzetta del sottotetto che aveva un grande letto matrimoniale e, fortunatamente, un bagnetto con una doccia tutta per noi. Essendo confinati là sopra, ne abbiamo approfittato per stare in grande libertà e per raccontarci le nostre ultime esperienze.
Un pomeriggio, mentre il caldo aveva reso il sottotetto ancor più arroventato, stavamo distesi seminudi, con i soli slip addosso, e ci eravamo messi a cazzeggiare, parlando di fitness e di palestre, toccandoci vicendevolmente le nostre muscolature e mettendole un po’ goliardicamente a confronto. Poi siamo passati a parlare di donne, a cominciare da quelle che avevamo incrociato la mattina in spiaggia per finire alla signora Mariuccia che era ospitata insieme al marito al piano sottostante. Era una donna sicuramente oltre la cinquantina, non particolarmente attraente, in evidente sovrappeso, con coscione cellulitiche e con un seno ed un culo sproporzionati. L’avevamo subito battezzata “la grassona”. Il marito era un uomo assolutamente ordinario, mezzo pelato, con una pancia pronunciata e due gambe magrissime, chiaramente succube della moglie. Scommettevamo tra di noi che il tizio fosse sessualmente incapace e che la moglie, chiaramente più vogliosa, si dovesse arrangiare con ortaggi o falli di gomma.
Intanto, vuoi per il caldo, vuoi per i ragionamenti che facevamo, vuoi per i toccamenti reciproci, i nostri genitali cominciavano a dar segni di irrequietezza, gonfiando vistosamente gli slip. Ci siamo guardati negli occhi, come per chiederci che fare, poi senza dirci nulla abbiamo cominciato ad accarezzarci il cazzo ed i coglioni e, per farlo meglio, ci siamo tolti gli slip. A quel punto Maurizio ha esclamato:
“Mamma come ci sta venendo duro! Qui bisogna vedere come scaricare i coglioni. Quasi quasi chiamiamo la grassona e la riempiamo per bene!”
Gli rispondo con lo stesso tono:
“Mi sa che ci tocca fare come ai vecchi tempi…” alludendo alla nostra consuetudine adolescenziale di masturbarci in compagnia.
Maurizio non aspettava di sentire altro:
“Ma sì, tiriamocelo! sbattiamoci una sega come una volta!”.
Eccitati come tori, abbiamo cominciato a masturbarci freneticamente, mentre l’odore intenso dei nostri corpi sudati pervadeva la piccola stanzetta bollente. Io mi davo piacere con movimenti piccoli e rapidissimi, concentrati sulla parte inferiore del pene, emettendo gemiti di lamento continuo. Maurizio invece se lo sbatteva con violenza, accompagnando il movimento con sonori “aaahh…” di piacere. L’ho invitato a fare più piano, sia per non affrettare il corso della sega sia per non fare rumori sospetti. Eravamo distesi l’uno accanto all’altro, le nostre cappelle, gonfie e violacee, emergevano alternativamente, quasi come in una sfida all’ultimo sangue. Con la mano libera ci toccavamo reciprocamente il petto, titillandoci voluttuosamente i capezzoli, proprio come facevamo da ragazzi.
Ad un certo punto Maurizio, prevedendo una eiaculazione di inedita intensità, ha suggerito di andare in bagno:
“Se ci mettiamo in ginocchio qui davanti, spruzziamo tutto nella doccia, poi laviamo e non si vede niente!”.
Ci siamo disposti come proposto da Maurizio anche se ormai cominciavamo a sentire dolore ai testicoli, tanto erano carichi.
Sono stato io il primo a perdere il controllo:
“Oddio vengo vengo, ecco… sììì”.
Una raffica di schizzi incontrollati ha innaffiato il box doccia, poi un altro fiotto di seme, più denso e bianco, è colato subito sotto il mio pene. In rapida successione anche Maurizio era arrivato a godere:
“Aahhh sborro sborroo aaah”.
Tenendo saldamente il suo organo alla radice ha lasciato partire una serie di getti potenti, fino ad effondere seme in schizzi più piccoli.
Finalmente liberati dalla pressione dei testicoli abbiamo aperto la doccia e, rilassati, ci siamo lavati. Poi, asciugatici sommariamente, ci siamo buttati a letto, completamente nudi, e ci siamo appisolati per una ventina di minuti lasciando che i nostri corpi si strofinassero senza alcun pudore. Quando ci siamo ridestati, le mani dell’uno si stendevano libere sul corpo dell’altro, le gambe si intrecciavano senza remore, una nuova sorprendente erezione ci faceva provare per la prima volta il brivido dio una sottile, reciproca attrazione.
Senza dir nulla, abbiamo continuato ad accarezzarci e abbiamo preso a tirarcelo su a vicenda. Ho allungato le mani sui suoi fianchi, poi le ho infilate di sotto in direzione delle sue natiche cominciando a vellicare il canale che le divide. Sentivo che il suo culo mi arrapava. Mi stavo arrapando sul suo culo. Ma anche lui aveva cominciato a mugolare stringendomi dolcemente i coglioni e sollecitando la striscia pelvica che divide lo scroto dall’ano.
L’eccitazione è andata crescendo velocemente, abbiamo avvicinato i corpi fino a schiacciare i nostri cazzi l’uno contro l’altro, come due spade all’inizio di un duello. Un brivido irresistibile, che è durato non più di quindici secondi, quando ci siamo sborrati addosso, senza badare a nulla, inondandoci reciprocamente la pancia e parte del petto. Poi, all’unisono, ci siamo spalmati quella crema l’uno sul corpo dell’altro.
E’ stata un’emozione nuova, mai provata, un atto di intimità che valicava i vecchi limiti. Travolti dalla passione, ci siamo abbracciati tenendoci stretti dalle natiche e, senza neppure pensarci, abbiamo cominciato a baciarci ad occhi chiusi. All’improvviso ci siamo staccati, un po’ spaventati. Cosa stavamo facendo? Per qualche istante ci siamo guardati interrogativamente, poi siamo esplosi in una risata liberatoria scambiandoci poche parole:
“Che ne dici?”.
“Perche no?”.
Maurizio si è girato e piegato verso il basso, la sua bocca si è avvicinata bramosa verso il mio uccello smosciato e ancora gocciolante, ingoiandolo in un attimo e incominciando a succhiarlo come un gelato. Un piacere inatteso, lancinante, che in meno di un minuto ha riportato il cazzo ad erigersi potente e prepotente.
Ma quella voglia di ciucciare era venuta anche a me. Mi sono girato su me stesso e, come per una coordinazione studiata dei corpi, ci siamo ritrovati l’uno sull’altro alla rovescia, nella posizione canonica del 69. Ne è seguito un cunnilinguo furente, ci siamo succhiati l’anima, tormentandoci reciprocamente i coglioni. In breve siamo arrivati nuovamente all’orgasmo: il terzo in due ore, ma ancora più godurioso dei precedenti.
Con le bocche piene della sborra residua dei coglioni, ci siamo lasciati andare sul letto, in trance, con gli occhi chiusi. Nella fase di rilassamento ho sussurrato a Maurizio:
“I pregiudizi verso i gay sono stupidi. In fondo sono le persone più libere e naturali di questo mondo!”
E lui mi ha risposto sorridendo:
“Sì, hai ragione, ma i bisex sono le più intelligenti!”.
Continuavamo a godere del rilassamento scambiandoci battute licenziose, quando abbiamo percepito distintamente un piccolo rumore di passi che furtivamente si allontanavano giù per le scale.
Ci siamo guardati sgomenti:
“Chi poteva essere?” chiedo a Maurizio in tono preoccupato, “mica ci avrà visti… ti avevo detto di fare piano”
“Tranquillo!” mi risponde per niente impressionato, anzi quasi divertito; “Lo scopriremo presto. Vuoi vedere che alla grassona gli è piaciuto lo spettacolo!”
2.
Sì, in effetti Maurizio era convinto era che la signora Mariuccia, che a noi dava netta la sensazione di essere una porca insoddisfatta, fosse salita a spiarci. La cosa ci intrigava perversamente. Da stronzi quali eravamo, avremmo potuto divertirci un po’ con un’avventura assolutamente fuori registro: e la grassona faceva al caso nostro.
Perciò, per il resto del pomeriggio e per l’intera serata cercammo, con finta disattenzione, di capirne di più incrociando gli sguardi della signora. Lasciai fare a Maurizio, che era un paraculo nato. Ma non dovette faticare tanto, perché la signora Mariuccia, che aveva ascoltato i nostri discorsi era bell’e preparata, tant’è che per tutta la sera ci dispensava occhiate e sorrisi allusivi. Ad un tratto vidi che, con un pretesto, aveva invitato Maurizio ad aiutarla a sistemare il tavolo in giardino per la cena. Affacciatomi sul giardino, non li vidi; allora, incuriosito e già un po’ eccitato nel seguire l’evolversi della situazione, salii al piano superiore e mi affacciai ad una finestra che dava appunto sul retro.
I due non avevano perso tempo. Non potevo sentire cosa farfugliassero a bassa voce, ma vedevo distintamente che la “trattativa” era a buon punto. La grassona schiacciava col suo corpaccione Maurizio contro il muro e con una mano gli strizzava cazzo e coglioni; il mio amico aveva la testa letteralmente affondata nelle due enormi zinne della signora e le mani aggrappate alle sue chiappone.
Restarono così a limonare per un buon minuto, poi, per non destare sospetti e per non correre il rischio di essere colti in flagrante, si erano sciolti ed erano rientrati in casa. Quando incrociai Maurizio, lui mi fece l’occhiolino e, con aria da uomo navigato, mi comunicò:
“Tutto a posto! Domani pomeriggio viene a farci visita, ma non per spiarci…”
Risposi sghignazzando con ironia:
“A te non ti resiste nessuna! ma come fai? Piuttosto, ci entreremo in tre nel letto?”
Il giorno successivo all’ora della siesta ci rifugiammo nella nostra cameretta, ci denudammo e, in attesa della nostra ospite, cominciammo subito a limonare, baciandoci come due gay incalliti e insalivandoci reciprocamente l’ano pensando di riscaldarci ingroppandoci. Siccome il mio era già in tiro dopo pochi minuti, feci piegare a pecora Maurizio e mi posizionai dietro di lui, allargandogli le chiappe con le mani e indirizzando il mio uccellone turgido verso il buco del suo culo. Era per entrambi la prima volta, ma l’eccitazione che ci aveva presi era tale che non avemmo incertezze: lui si lasciò andare reclinando la testa sul letto e allentando i muscoli del retto, io gli assestai tre-quattro colpi secchi e glielo infilai quasi per intero nello sfintere.
Maurizio emise un urletto di dolore, ma agitò il bacino per agevolare la penetrazione; io lo stantuffavo con una certa energia sbattendogli le palle contro le natiche. Un piacere sconosciuto ed inatteso, ma intensissimo, uno straordinario senso del possesso e del dominio, che mi fece intendere perché il piacere del culo abbia tanti seguaci.
Una scopata super, altro che masturbazione! Io lo cavalcavo con forza crescente, gli stavo sfondando il culo e accompagnavo i miei colpi ansimando di godimento; Maurizio si lasciava possedere e, tra gridolini e gemiti, con una mano se lo tirava, raddoppiando il piacere. Eravamo entrambi sudati, stravolti e, presi dal piacere, ci passò completamente di testa che avremmo ricevuto la visita della signora Mariuccia, la quale sopraggiunse in punta di piedi proprio mentre, sprigionando tutta la nostra goduria, ci dicevamo:
“Dai fratello, ancora più in fondo. Sì, sfondamelo il culo. Come io voglio sfondarglielo a quella porcona dell’amica di mia madre. Anzi, glielo dobbiamo sfondare in due. Puoi star certa che a quella porca due cazzi non bastano! Sì, dai aaahhh che bello!”
“Lo sai bene che anche a me le donne mature sono sempre piaciute. Tutta quella carne e quelle voglie represse. Ci sarà da divertirsi come porci…”
All’improvviso avvertimmo la presenza della nostra ospite che, vedendoci intenti a scopare tra di noi, non tratteneva i suoi sospiri.
Era lì, proprio dinanzi al nostro giaciglio, con un buffo baby doll che non le copriva quasi nulla:
“Salve ragazzi, sono venuta a farvi compagnia, ma vedo che …”
Maurizio dimostrò subito la sua prontezza di spirito e le rispose con disinvoltura:
“Oh bella signora, benvenuta! Accomodati! Ti stavamo aspettando e, nel frattempo, ci siamo… allenati!”
La signora Mariuccia fece un risolino un po’ nevrotico, ma i suoi occhi tradivano una voglia incontenibile. Non perse un attimo di tempo, salì sul letto e con grande nonchalance si sistemò nel bel mezzo, occupando con il suo corpo 2/3 del lettone. Era già su di giri e, difatti, assunse subito decisamente l’iniziativa. Si aprì il davanti del baby doll mettendo in libertà due mammellone giganti (le più grandi che avevo mai visto) e offrendole alle nostre bocche. Poi allentò la cinta e si aprì anche la parte inferiore del costume, dischiudendo la visuale su una pancia rotonda e prominente, una fitta boscaglia pelosa in mezzo a due coscione cellulitiche, rese più attraenti dalle calze nere a rete e da un reggicalze rosso.
A quel punto, guardandoci con aria di sfida, ci disse:
“Ebbè, che aspettate? ah, ho capito… avete bisogno di riprendervi… ci penso io!”
Si dedicò subito al nostro bassoventre, si impossessò dei nostri membri ancora grondanti di sperma e, mentre noi cominciavano a lapparle e succhiarle i capezzoloni, lei cominciò un massaggio lento ma sapiente dei nostri coglioni. Aveva un corpo enorme, tutto da spolpare, ed io e Maurizio ce lo dividemmo esattamente a metà. La porcona si agitava e ci incitava ansimando:
“Su, forza, diamoci da fare con questi begli uccelloni… la mia figa è a secco da tempo, non fatela penare ancora!”
Posti ai due lati, con i cazzi schiacciati sulle sue coscione, cominciammo a titillarle a due mani il clitoride e le labbra della sua caverna e verificammo che si stava già riempiendo di umori vaginali. La signora era smaniosa, allargava le cosce, la figona palpitava, aspettava solo di essere pistonata a dovere. Ci scambiammo uno sguardo d’intesa con Maurizio, lui si spostò e si piazzò in mezzo a quelle coscione e introdusse con un colpo secco il suo arnese dentro quella tana infuocata; io invece mi misi in ginocchio ed avvicinai la mia verga alla bocca della signora Mariuccia, che se la ingoiò voracemente cominciando a succhiarmela come un’idrovora.
Mamma mia, che foja! Maurizio stantuffava a più non posso, sudava, sbuffava, quella figona era una cisterna; io mi sforzavo di resistere il più possibile al pompino favoloso che mi stava praticando, ma, quando la porca passò una mano tra le mie gambe e mi infilò un dito nel culo, non ce la feci più e con un grugnito a stento trattenuto le scaricai in bocca tre abbondanti schizzate di seme. E, mentre la troia si gustava quella crema, anche Maurizio arrivò ad ultimare la sua cavalcata e gridando allagò del suo sperma la figa spalancata della signora, che da parte sua si scuoteva come dovesse partorire e, emettendo un ululato, unì i suoi umori all’eiaculazione di Maurizio.
Ci riversammo subito dopo supini sul letto fianco a fianco con la signora Mariuccia per rifiatare e assorbire il sudore, ma la donna non era per nulla appagata ed aveva ripreso a manipolare le nostre verghe momentaneamente a riposo, stimolandoci:
“Non mi direte che siete stanchi… alla vostra età! mica ci mettiamo a dormire!”
Riprendemmo a sfregarci su quel corpo enorme, poi la facemmo distendere a pancia in giù e guardammo con aria un po’ attonita il suo culone lardoso, al centro del quale vedevamo fremere un cratere nero che invocava di essere infilzato. Il mio cazzo era tornato abbastanza in tiro, mi misi a cavalcioni e, aprendo quelle chiappone con le mani, piazza il mio glande violaceo all’ingresso dell’ano della signora. Maurizio si alzò dal letto, andò ad accomodarsi vicino alla testa della porcona e le cacciò in bocca il suo cazzo, lasciandoselo succhiare come un sorbetto. Il compito più impegnativo era il mio, perché sprofondavo letteralmente dentro quel culone immenso e quasi non lo sentivo più il mio uccello. La signora Mariuccia invece gonfiava e sgonfiava ritmicamente il suo corpo come un organo, respirando affannosamente ma abbandonandosi al godimento più sfrenato. Arrivammo ben presto a svuotare nuovamente i coglioni, Maurizio nelle fauci dell’insaziabile grassona, io nel fondo del suo canale posteriore, ma anche lei rilasciò un bel fiotto di liquido vaginale che le colò tra le coscione.
Ora eravamo davvero spompati e ci ridistendemmo supini. Ma, proprio in quel momento, avvertimmo lo stesso furtivo tramestìo di passi che riscendevano le scale, gli stessi che avevamo percepito il pomeriggio precedente e che avevamo ricondotto alla signora Mariuccia. Ci guardammo io e Maurizio con aria interrogativa: se eravamo stati nuovamente spiati, significava che la spiona non era la grassona, la quale non si era accorta di nulla e che nel frattempo si era alzata, si era rimessa il baby doll e, tutta rossa in viso ma vistosamente soddisfatta, ci stava salutando per andar via alla chetichella.
E chi poteva essere il guardone o la guardona? Esclusa l’indiziata principale, non restavano che suo marito e i genitori di Maurizio.
3.
La faccenda si faceva maledettamente complicata: iniziata all’insegna della più spensierata e dissennata goliardìa, la situazione di colorava incredibilmente di giallo. Eravamo disorientati ed un po’ sbigottiti e, siccome Maurizio mi appariva in serio imbarazzo, fui io a cercare di allontanare il sospetto verso i suoi genitori:
“Mi sa che la porcona ha avvertito quell’impotente del marito e lo ha invitato a godersi lo spettacolo!”
Maurizio non mi rispose subito ma, dopo essere rimasto pensieroso per un po’, mi disse:
“Può essere… chissà…..”
Era turbato, tormentato dal dubbio che la spiona fosse sua madre. Sospetto che anche a me pareva fondato, i due uomini mi sembravano due buoni a nulla, sessualmente spenti. Ci rivestimmo in silenzio, per sdrammatizzare tornai a parlare della grassona:
“Certo che siamo proprio due stronzi a trastullarci con quell’ammasso di grasso! è l’estate più allegra e balorda che ricordi!”
Maurizio mi rispose con un ghigno:
“Non mi dirai che ora ti vengono gli scrupoli… In fondo ce la siamo goduta la porcona!”
Annuii sorridendo, ma vidi che Maurizio pensava ad altro.
Il resto del pomeriggio e della serata fu tutto un incrociare di sguardi: la signora Mariuccia sprizzava felicità da tutti i pori e non mancava di farci l’occhiolino ruffiano; il marito ed il papà di Maurizio si erano estraniati dal resto della casa, mettendosi in veranda a giocare a carte; la mamma di Maurizio, invece, sfuggiva ai nostri sguardi e appariva nervosa, sfuggente, quasi scontrosa. Un atteggiamento del tutto insolito, che confermava i sospetti del figlio e determinava un’atmosfera percepibile di imbarazzo e di tensione.
In quei momenti ebbi modo di osservarla meglio la signora Silvana. Era una donna piuttosto normale, con un aspetto tranquillo e rassicurante; al mare portava un costume intero, ma la corporatura che mostrava era abbastanza armoniosa e ancora abbastanza soda per la sua età (sapevo che aveva 53 anni). Non avevo mai concepito un pensiero men che rispettoso nei suoi confronti, ma ora il sospetto che lei fosse venuta ad assistere di nascosto alle nostre perverse performances sessuali me la faceva guardare con altri occhi e, soprattutto dopo aver passato il pomeriggio con quella cicciona della signora Mariuccia, la rendeva assai più desiderabile. Ma, trattandosi della madre di Maurizio, mi imponevo un autocontrollo assoluto.
Fu lui a sbottare e ad esternarmi il suo stato d’animo, liberandosi dall’angoscia che lo stava prendendo:
“E’ stata lei a spiarci, a sorprenderci. Non vedi che non mi rivolge parola, che evita il mio sguardo? non è stata mai tanto scostante con me. Le devo parlare assolutamente…“
Lo confortai subito con parole fraterne:
“Ma sì, non ti tormentare. Forse è bene che le parl … non penso che voglia farne una tragedia. In fondo non abbia commesso alcun crimine”
Maurizio mi ringraziò con gli occhi, poi si diresse in cucina dove la madre stava preparando la cena. Non so cosa si dissero, ma dopo pochi minuti vidi Maurizio uscirne e annunciarmi:
“Vuole parlarci a tutti e due. Dice che stasera sul tardi, quando gli altri dormono, sale su da noi…”
Sinceramente non me l’aspettavo. Vidi Maurizio più sereno, sollevato dall’angoscia di un faccia a faccia difficile: un colloquio a tre lo rendeva più sicuro. Ma anche a me la cosa non dispiaceva, anzi mi intrigava parecchio.
Dopo cena ci ritirammo nel nostro abbaino e ci mettemmo a letto, cercando di ingannare l’ansia parlando d’altro. Intorno alla mezzanotte, dopo che il silenzio era calato nella casa, sentimmo dei passi felpati per le scale. Era lei, la mamma di Maurizio che era salita su da noi in camicia da notte e che, appena entrata nella cameretta, si diresse immediatamente verso il nostro letto e restò qualche secondo a guardarci con volto un po’ contratto, senza dir nulla. Maurizio tirò un sospirone e la invitò subito:
“Vieni mamma, accomodati… qui, sul letto…”
La signora Silvana mosse nervosamente la mascella, poi chiese:
“Dove? al posto di quella vecchia bagascia?”
Accidenti! Capimmo al volo che la signora era incazzata, ma forse più verso la sua amica che verso di noi. E, andando in soccorso di Maurizio, le risposi subito con tono un po’ lamentoso:
“Signora, ci deve scusare. La colpa è mia che ho fatto una scommessa con Maurizio. È stata una stronzata goliardica.”
La signora Silvana restava in piedi dinanzi al letto e manteneva un cipiglio severo, ma si vedeva che era forzato e che non le era naturale. Maurizio allora si alzò da letto, le si avvicinò, le diede un bacio sulla guancia e, presala per una mano, la guidò a sedersi al suo posto. La mamma si lasciò guidare, si accomodò sul letto dal lato del figlio, ma poi si spostò lentamente verso il centro, proprio al posto della vecchia bagascia, per far spazio a Maurizio.
Ora componevamo un bel quadretto: io e Maurizio seduti ai due lati, lei seduta in mezzo a noi, l’uno attaccato all’altro e tutti appoggiati con la schiena alla spalliera del lettone. Ora toccava a lei aprire il discorso e, difatti, sia pure con una certa fatica e misurando le parole, cominciò a dirci:
“Ho voluto parlarvi ad entrambi perché so che vi volete bene come fratelli, ed io vi considero entrambi figli miei. Quello che ho visto oggi pomeriggio mi ha sconvolta. Due bei giovanottoni come voi, che qualsiasi donna sbaverebbe per avere, al servizio delle voglie vergognose di una… una bagasciona come Mariuccia! Che puttana! Io la ospito in casa mia e quella stronza si approfitta dei miei ragazzi!”
Il tenore delle rimostranze della signora Silvana ci sollevava, perché ci rappresentava come delle vittime indifese. Maurizio si fece subito più affettuoso e abbracciando la madre le schioccò un bacio sonoro sulla guancia, esclamando:
“Mamma, il tuo affetto per me, per noi, è commovente. Ma non devi esagerare con quella poveretta. Siamo stati noi a prenderci un po’ gioco di lei.”
E siccome le premure era state rivolte anche a me, mi sentii in dovere di aggiungere:
“Signora, le ho detto già… una goliardata, una cazzata. Anche perché ora chi se la leva di torno quella lì…..”
Non so come mi venne, ma vidi che l’argomento era efficace, in quanto invocavo da lei implicitamente una sorta di protezione contro l’invadenza della povera signora Mariuccia. E, in modo ruffianesco, mi accostai ancor di più alla signora, le presi una mano e gliela baciai da vero gentiluomo.
La mamma di Maurizio mostrò subito di gradire quei gesti di affetto che le venivano da entrambi i lati, tanto che mostrò subito di intenerirsi, allargò la braccia, ce le passò di dietro e attirò le nostre teste verso di lei:
“Non vi preoccupate, non consentirò a quella troia di molestarvi, starò io di guardia, e vedremo se si permetterà…..”
Intanto i nostri corpi cominciavano ad aderire sempre di più ed io sentivo il calore della coscia e del fianco della signora e la prominenza delle sue tette piene e morbide. Noi eravamo coi boxer ma a torso nudo, lei era nuda sotto la vestaglia che si era sollevata quasi sino all’inguine, scoprendole le belle coscione, e che si stava aprendo sempre più generosamente sul davanti sotto la spinta delle sue superbe tettone. Sentivo che tra le gambe l’uccello si era ridestato e cominciava ad inalberarsi, anche per effetto delle sue mani che piano piano scendevano dal collo alle spalle provocandomi brividi di piacere. Ma vedevo che anche dall’altro lato del letto Maurizio azzeccava sempre di più il suo torace al petto della madre, baciandola teneramente sul collo e cominciando ad accarezzarle il seno.
L’atmosfera si stava facendo decisamente calda, la signora Silvana stava con gli occhi socchiusi, ma spingeva le nostre teste verso il suo prosperosissimo seno, in un afflato più che materno.
In un batter d’occhio io e Maurizio ci trovammo a ciucciarle i capezzoloni e a cominciare a frugarle in mezzo alle cosce, stimolandole a due mani il clitoride e i bordi della figa. Per converso, la madre aveva infilato le sua mani dentro i nostri boxer ed aveva impugnato i nostri membri già eretti, avviando una lenta, gradevolissima sega. Poi, sempre con gli occhi socchiusi, come in trance, sospirava sussurrando dolcemente:
“Oh sì, figli miei, bevete dal mio seno… alla vostra età avete bisogno di sfogare la vostre pulsioni … oh madonna quanta energia avete da espellere! sì, bravi, così, cosìì!!”
In breve eravamo tutti arrapatissimi. Maurizio risollevò la testa, attirò a sé la testa della madre e cominciò a baciarla sulla bocca per poi intrecciare con lei un lingua-a-lingua travolgente. Intanto la madre allargava le cosce e spingeva il figlio a posizionarsi in mezzo, guidando il cazzo all’ingresso della sua figa già surriscaldata. Nello stesso tempo non mollava la presa sul mio cazzo e mi spingeva ad alzarmi per porgerlo all’altezza della bocca, dando il via subito dopo ad un bocchino favoloso. Era tutto sommato una replica del trittico che avevamo inscenato nel pomeriggio con quella porcona della signora Mariuccia, ma il fatto che lo rifacessimo con la mamma di Maurizio aggiungeva il gusto trasgressivo dell’incesto e dava a quella bella scopata a tre un sapore cento volte più eccitante.
Seguì a breve un’esplosione congiunta dei nostri sensi, scaricammo il nostro sperma riempiendole la figa e la bocca, mescolammo i nostri gemiti ed i nostri umori, la mamma di Maurizio si era dimostrata più porca della signora Mariuccia, sicuramente più seducente di lei. Poi, ricademmo sfiniti sul letto e ci godemmo il rilassamento scambiandoci le effusioni più spregiudicate. Mi sentivo davvero della famiglia. La signora Silvana ci tenne a precisare:
“Siete sati bravi, ragazzi… non ho mai goduto in vita mia tanto intensamente. Del resto, non ho mai tradito mio marito. E sento di non averlo tradito nemmeno oggi.“
Maurizio ne approfittò per chiedere alla madre:
“Mamma, tu sei stata grande, ci hai regalato un godimento impareggiabile … ma non ho ancora capito come ti sei trovata a spiarci…”
La madre, sorridendo a entrambi, ci accarezzò teneramente sul petto e spiegò:
“Ah, figlio mio, hai ragione a chiedermelo, ma ti assicuro che ieri sono salita da voi solo per assicurarmi che steste bene. Sentivo certi rumori, certi lamenti. Non potevo sapere, non immaginavo minimamente che ve la stavate spassando. Sulle prime sono rimasto sconvolta. Non sapevo aveste tendenze omosessuali, non avevo mai visto come fanno l’amore gli uomini tra di loro. Ma poi, guardando i vostri splendidi corpi, ne sono rimasta attratta, inebriata, e, lo confesso, mi sono ritrovata a toccarmi il seno e la figa… sono andata via in punta di piedi per non disturbarvi”.
Allora intervenni io:
“Però poi è tornata oggi pomeriggio …. perché?”
La signora Silvana si girò verso di me, mi baciò sulla fronte e continuò a spiegarsi:
“Sì, sono tornata con la voglia di verificare se lo facevate ogni giorno, se eravate amanti a tutti gli effetti … non potevo immaginare di trovarci Mariuccia in questo letto! …. Sono rimasta basita …. Mi faceva impressione vedere i vostri corpi muscolosi affondati dentro tutta quella cellulite ….. anche se mi vedere che non eravate gay mi ha risollevata!… sono andata via inviperita a guardare come si sollazzava quella zozzona!”.
Maurizio, accarezzandole nuovamente le mammelle, le disse malizioso:
“Gelosia? eh, mamma?”
La mamma gli replicò subito:
“Chiamala come vuoi! Ma certo ho più titolo io che lei a godermi due giovanotti belli come voi!”
Al che mi venne da osservare:
“Maurizio, la mamma ha ragione. E devi convenire che c’è una bella differenza tra lei e… la grassona!”
Scoppiamo tutti in una bella risata e riprendemmo a limonare disinvoltamente. La notte era lunga e la voglia di tutti e tre non si era ancora saziata.
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