Tutto cominciò una tranquilla mattina di inizio autunno, quando davanti ad una villettina nella
periferia di XXXXX si fermò un camion di una ditta specializzata in traslochi, seguita da un’utilitaria
carica di bagagli. Gli occupanti dello stabile, 4 piccoli appartamenti con i garage ed un piccolo giardino
recintato sul retro, si affacciarono curiosi di vedere cosa fosse quel trambusto. Si affacciarono alle finestre
Angelo e Davide, due studenti fuori corso che frequentavano la vicina università, Paolo e Francesca sposati di
fresco e Giovanni, che alla vista del camion si precipitò fuori. Lui sapeva che erano i nuovi inquilini,era stato lui a
consigliarli per la casa… la vedova di un suo amico e suo figlio. Giovanni aveva conosciuto Alba ad una festa
universitaria, una ventina di anni fa, quando alle matricole ne succedeva di tutti i colori, e se ne era innamorato.
Lei invece non aveva occhi che per Carlo, il suo amico. Fu un fidanzamento lampo e diventarono così solo amici.
I genitori di Alba non erano italiani ma svedesi, ed avevano educato la figlia alla più ampia libertà sessuale:
non era infrequente che girassero nudi per casa, praticavano lo scambio di coppia e per spiegarle il “sesso”
non trovarono di meglio che ospitarla nel loro letto e fargli assistere alle loro effusioni. Tutto questo Giovanni
lo sapeva dalle confessioni di Carlo, e anche se non lo dava a vedere, ne soffriva innamorato com’era di Alba.
Continuò ad essere il confidente e l’amico della coppia anche dopo la nascita del figlio, e rimase accanto alla
donna quando per un banale incidente stradale Carlo morì. Fù una tragedia: l’alta velocità unita al manto stradale
scivoloso fece sbandare l’auto dell’uomo che falciò due ciclisti prima di schiantarsi su un platano. L’assicurazione si
rifiutò per un cavillo di risarcire le vittime dell’incidente, così Alba fù costretta vendere la casa che avevano appena
finito di pagare ed a cercarsi un lavoro. Giovanni si occupò di tutto assumendola e trovando alloggio per la donna
ed il figlio nella villettina in questione, in un appartamento di sua proprietà. Il figlio Gianluca frequentava l’università
e lavorava come cameriere in una tavola calda per mantenersi agli studi, la vita per loro andava avanti. “Finalmente siete
arrivati, ci sono stati problemi?” Alba lo guardò con affetto “Solo un attimo di smarrimento mentre lasciavamo la casa,
niente altro, grazie di nuovo.” “Non ringraziarmi, guarda che ti farò lavorare sodo ed allora forse mi detesterai!”
Gianluca nel frattempo notò gli altri inquilini che li sbirciavano da dietro le tende e chiese spiegazioni. “La situazione è un po’ tesa: due figli di papà ed una coppia sposata da poco che fa fatica a mettere insieme il pranzo con la cena si dividono il pianerottolo, dopo due mesi non si rivolgono più la parola. Ma voi non dovete preoccuparvi: per qualsiasi problema ci sono io. Venita a vedere la casa, abiterete al piano terra, accanto a me.” Il resto della giornata lo trascorsero a mettere a posto le loro cose, tirando fuori dagli scatoloni le poche cose che si erano portati. All’ora di cena, stanchi e polverosi si concessero una doccia. Quando sentirono scrosciare l’acqua i due universitari si scossero dal loro torpore e ridacchiando accesero videoregistratore e televisore. Nel periodo che l’appartamento sotto di loro era stato vuoto avevano installato, mascherati da sensori d’allarme, piccolissime telecamere cha trasmettevano audio e video da tutte le stanze, adesso si sintonizzarono su quella del bagno. “Vediamo come è fatta la nostra nuova vicina, a vederla di lontano non sembrava male.” “A parte che a te piacciono tutte, ma effettivamente per avere una quarantina d’anni non è messa male, speriamo sia lei che si fa’ la doccia, di vedere quell’allocco del figlio non ne ho nessuna voglia: hai visto come è imbranato all’università? ok che è una matricola, ma a tutto c’è un limite..” “Zitto che si sta aprendo la porta!” Videro entrare il ragazzo, che cominciò subito a spogliarsi. Delusi comiciarono a sbirciare nelle altre stanze, ma dopo averle girate tutte non riuscivano a vederla. “Non è che sarà uscita?” “Ma come cazzo parli, non ti riesce nemmeno a coniugare due verbi? no, non ho sentito uscire nessuno dal portone, Giovanni deve ancora rientrare mentre la coppia di stronzi quì accanto non esce per non consumare le suole. No sono sicuro che è ancora in casa. sintonizati ancora sul bagno.” Quello che videro li lasciò di stucco: madre e figlio, completamente nudi che facevano la doccia insieme, insaponandosi a vicenda. Non avevano mai visto una cosa del genere, eppure il loro appartamento traboccava di riviste porno. Il ragazzo insaponava la schiena alla donna e poi le tirava i capezzoli ridendo mentre lei gli afferrava le palle e lo minacciava di strizzargliele se non la faceva finita. Oltre tutto era un bello spettacolo: lui non era tanto alto, come lei del resto, sotto il metro e settanta, e non era certo un superdotato, ma lei era un perfetto mix di avvenenza nordica, capelli e peli biondo chiaro, e latina, con un bel culo e delle belle tette che sfidavano ancora la forza di gravità. I due ragazzi, rimasti senza fiato, si gustavano lo spettacolo e rimasero delusi quando i due chiusero l’acqua e cominciarono ad asciugarsi a vicenda. Prima il ragazzo alla madre, un’asciugata veloce che non indugiò più di tanto sulle parti intime della donna, con sommo dispiacere dei due del piano di sopra, poi fu il contrario. La donna si mosse con velocità e perizia ma quando, partita dall’alto arrivò ai piedi ed alzò la testa si ritrovo l’uccello del figlio davanti agli occhi. “Hei porcellotto, cos’è stasera, l’aria di casa nuova ti fa questo effetto?” “Sono le tue mani mamma, lo sai che basta mi sfiori… e poi mi lasci sempre così.” “Te l’ho promesso, al primo trenta te lo prenderò in bocca, ed ogni promessa è debito.” “Dai mamma, al primo esame mancano mesi, ed io cosa faccio nel frattempo?” “Ci sono tante belle ragazze.. trovatene una e divertitici.” Ma cominciava ad accarezzargli le cosce, strusciandoglici il seno. “Lo sai che nessuna è così eccitante come te mamma, e poi hai delle mani fatate!” “Sei il solito adulatore, come faccio a dirti di no, ma potevi dirmelo subito: ora mi toccherà farmi di nuovo una doccia.” La realtà a volte supera la fantasia ed i due universitari videro la donna accarezzare l’uccello del figlio dapprima lentamente poi sempre più veloce fino a farselo venire sui seni, mungendolo poi sempre più piano fino a che gli tolse l’ultima goccia con la punta della lingua, gustandone il sapore. Lo guardò negli occhi “Un piccolo acconto!” Poi lo buttò fuori dal bagno con uno sculaccione “Adesso devo farmi di nuovo la doccia porcello!” Quando il ragazzo si chiuse la porta alle spalle la donna raccolse lo sperma che le imbrattava le tette con le dita e se lo leccò fino all’ultima goccia, con gli occhi chiusi, in estasi. Angelo fu il primo dei due che si scosse e la prima cosa che controllò fu che il videoregistratore fosse in funzione. “Cazzo, e chi se lo aspettava… ho una voglia di rivederlo” e fece per alzarsi, ma l’altro lo bloccò tirandolo per la manica della camicia indicando ancora lo schermo. La donna aveva tirato fuori da un cassetto un vibratore ed se lo era infilato nella figa, stantuffandosi velocemente fino a che non venne mormorando frasi sconnesse, sul pavimento del bagno. Dopo niente di che, si tolse il poco di sperma che aveva ancora sulle tette, si infilò un paio di mutandine, la maglietta del pigiama e dopo pochi minuti dormiva nel suo nuovo letto, ignara che di sopra i due giovani avrebbero passato la nottata a masturbarsi riguardando la registrazione. Solo alla terza visione del filmato Davide si accorse che quelle frasi che sembravano sconnesse altro non erano che il ripere del nome del figlio.
Questo é un racconto scritto a due mani, sono graditi critiche e suggerimenti.
Gianluca si svegliò presto, ma continuò a poltrire alcuni minuti. Anche lui era scombussolato da tutti i cambiamenti degli ultimi tempi, ma la vicinanza della madre, il suo essere accondiscendente, le promesse di sesso, facevano in modo che sopportasse tutto. Solo al pensiero della sega in bagno, e del colpo di lingua finale, gli era diventato duro. Da una parte voleva sfogarsi, ma… perchè farlo da solo se c’era una possibilità di farlo fare dalla mamma? Cercò di sentire se la madre era già in piedi, ma nessun rumore, la casa era silenziosa. Cercando di fare meno rumore possibile si alzò e si concesse un puntata in bagno prima di andare a trovare la madre. Il bagno, all’estremità della casa, era sotto la camera di Angelo, uno dei due ragazzi che si erano goduti lo spettacolo della sera prima. I rumori che inevitabilmente Gianluca provocò lo svegliarono. Ancora eccitato da quello che aveva visto schizzò subito ad accendere i monitor, svegliando il compagno. Delusi dal vedere solo il ragazzo si prepararono per uscire anche loro, ma tennero il monitor sulla camera della donna, nell’attesa di vederla alzare. Anche Alba sentiva i rumori del figlio, e decise di affrontare il ragazzo subito, quella mattina: malgrado le giustificazioni che si era data cominciava a vergognarsi di quello che aveva fatto. Lo beccò mentre si stava facendo la barba. “Senti Gianluca, quello che è successo ieri sera… non dovrebbe succedera più.” Non riusciva neppure a guardalo negli occhi mentre gli diceva quelle parole. “Se per qualsiasi motivo qualcuno lo venisse a sapere saremmo rovinati.” Il ragazzo che temeva quella discussione restò calmo e si girò cercando di restare calmo “Non facciamo male a nessuno.” “Secondo noi. E il fatto che abbiamo ragione non significa che altri non ci capirebbero. Ti voglio bene ma… ” “Non voglio rinunciare a te” “i nostri giochi… cerchiamo di farli rimanere tali. Sono tua madre.” “Ma anche tu con i tuoi genitori…” “Si, ma ci siamo fermati molto prima di quanto vorresti tu, di quanto avrei voluto io, e con il tempo capirai che ho ragione.” “Ma io..” “Senti, io non rinnego quello che ti ho promesso, ma ti prego di non chiedermi di più di quello che posso, e bada bene posso.. non “voglio”, darti.” Il ragazzo annuì. Si rendeva conto che per quanto la desiderasse aveva ragione, erano in una situazione al limite del disperato, non potevano permettersi alcuno sbaglio. Malgrado ciò era difficile rinunciare al calore della donna, alle sue carezze. Alba vide il cambiamento nella faccia di Gianluca e capì che qualcosa gli doveva. “Guarda che non cambierà niente fra di noi, solo vorrei che non mi chiedessi di fare l’amore. Cerca di farti bastare i nostri giochi, io da parte mia ti anticiperò quello che mi ero ripromessa di darti più in là.” Si tolse la maglietta, unico indumento che indossava, si inginocchiò davanti al figlio e cominciò ad accarezzargli i testicoli e il pene con le tette. Fù questa la scena che videro nel monitor i due ragazzi. L’avevano presa con calma, come sempre la mattina, da buoni viziati e non vedendo niente nella camera della donna girarono le altre stanze fino a vedere il ragazzo godersi il pompino della madre. Si erano persi tutto il travaglio della donna e del ragazzo e quello che capivano dei due era che fossero due viziosi incestuosi, due che non vivevano che per il sesso, due come loro. Strana storia quella di questi due, amici fin dalla nascita e sempre insieme. Le loro famiglie erano eredi di grossi gruppi industriali (Angelo) e latifondisti (Davide) del sud italia, saliti al nord con la scusa di studiare si godevano la vita, come avevano sempre fatto. Sin da ragazzi avevano scoperto il sesso, non l’amore, il sesso. Si erano scopate le domestiche, con lusinghe e minacce, dapprima ognuno le sue, poi se lerano scambiate, fino a coinvolgerle in orge, a farle lesbicare fra loro, a possederle contemporaneamente. Avevano sviluppato la sensazione che tutto gli fosse dovuto, e con arroganza tutto si prendevano. Trasferitisi nel centro italia avevano stentato ad ambientarsi, soprattutto avevano scoperto che tutto si poteva avere con i soldi, che non gli mancavano, o con il ricatto. Le storie con le coetanee non li soddisfacevano, se non per avere le ragazze più belle (e in difficoltà economiche), avevano avuto una storia con una professoressa, un donna che aveva ceduto alle lusinghe di Davide, e che poi si erano spartiti, fino che non avanzarono tali pretese che fu costretta a cambiare città per sottrarsi alle minacce dei due. Adesso vedevano nella coppia che abitava sotto di loro la possibilità di soddisfare le loro perversioni, per paura dello scandalo non avrebbero potuto rifiutargli niente. La donna pompava ormai da diversi minuti, e sentiva che il figlio stava per godere. Lo tolse di bocca “Dove vuoi venire? sulle tette, sul viso..” “Voglio venirti in bocca, dai ti prego!” La donna sorrise e si apprestò a godersi la sborrata, le era sempre piaciuto il sapore del maschio. In maniera quasi inconsapevole cominciò a toccarsi e quando Gianluca le sborrò in gola, ed ebbe inghiottito tutto, supplicò il ragazzo di prendere dal cassetto il vibratore e fotterla con quello. Godette dopo una ventina di stantuffate. “Hai registrato tutto vero?” Angelo guardà il videoregistratore e la lucina lampeggiante lo rassicurò. “Tutto ok, sono stati immortalati. Sai che la donna è proprio una vacca? nemmeno la Rosa, te ne ricorderai di certo, era come lei.” “Chi, quella troia che manca poco ci denunciava?” “Se ti fossi limitato a frustarla come avevamo concordato e non le avessi infilato quella biscia d’acqua nel culo, che poi per toglierla gli abbiamo sgarruppato il didietro…” “No, questa è molto di più, nessuna che abbiamo conosciuto è andata a letto con il figlio. Con lei ci divertiremo un sacco, perchè è una che gode nell’essere porca, una vera troia.” Nell’appartamento sottostante intanto i due si erano vestiti e uscivano, uno per l’università l’altra per il primo giorno di lavoro.
Visualizzazioni:
394