“Come il sapore delle madeleine, in Proust , fanno riaffiorare i ricordi dell’infanzia, così quella risata fece riandare Carlo col pensiero ad Antonella, …”
Alla ricerca dell’amore perduto
Era una delle poche soddisfazioni rimaste. Carlo, vedovo
da alcuni anni, rompeva la solitudine e il piacere della lettura con le grida e gli schiamazzi dei nipoti. Sotto il pergolato con l’immancabile cappello di paglia, si dondolava sulla sedia appoggiando le mani sul bastone da passeggio. Osservava le evoluzioni dei bambini che giocavano al sole, senza essere affatto infastidito; anzi per quella complicità che si instaura fra nonni e nipoti, con i primi pronti a concedere ai secondi cose e libertà che i figli non hanno mai sperimentato, si beava dei loro giochi anche rumorosi, battendo in terra il bastone in segno di approvazione. Si concentrava così profondamente da isolare dai lazzi fanciulleschi, come un perfetto strumento di spionaggio elettronico, le parole e le risate di figli, nuore e coppie amiche, intenti a preparare, in un angolo del giardino, un sostanzioso barbecue. Ma la mente umana non è così perfetta…venne, infatti, colpito da una risata argentina di una signora che aveva in sé un suono familiare…lo stupore ansioso che si impadronì di Carlo, ne fece abbassare le difese, lasciando che il suono si diffondesse con la sua eco nel cervello. Dopo interminabili secondi, realizzò il significato del suono e capì perché l’ansia si era impadronita del suo subconscio. Come il sapore delle madeleine, in Proust , fanno riaffiorare i ricordi dell’infanzia, così quella risata fece riandare Carlo col pensiero ad Antonella, l’amore della sua vita: l’amore che aveva illuminato gli anni della maturità. Era, infatti vicino ai cinquantacinque anni, quando lavorando, nel settore farmaceutico aveva conosciuto, Antonella, una simpatica analista medica di quarantacinque anni. Una marchigiana, trapiantata a Roma, di aspetto molto gradevole, con cui aveva scambiato argute e spiritose battute, terreno di coltura ideale per il suo dna toscano. La scintilla della simpatia era destinata ad accendere ben altri fuochi…da troppo tempo i loro cuori erano come praterie inaridite. I loro coniugi erano inappuntabili sotto vari punti di vista: genitori affettuosi, impegnati nel lavoro, persone serie che erano incapaci, non solo per colpa loro, di comprendere le esigenze d’amore dei partners. La loro fantasia erotica era limitata, sembrava avessero anestetizzato i loro desideri: non solo non sentivano la necessità di sperimentare strade nuove ma neppure di andare incontro alle aspettative dei coniugi. Col tempo le alcove erano diventate fredde, e se i figli e i pregi dei loro coniugi avevano bloccato Carlo ed Antonella dallo sciogliere i loro matrimoni li avevano indotti a cercare altrove…incontri fugaci, rapporti di nessuna importanza che non avevano placato la loro sete di amore. L’impressione favorevole del primo incontro, fu corroborata da caffè, telefonate, e-mail ecc. in cui il tono diventava sempre più intimo. Fu una cena galeotta a far scoccare la scintilla: Carlo, per
lavoro si trattenne a Roma e non si sorprese più tanto della risposta positiva di Antonella di cenare insieme. Lei telefonò al marito scusandosi per una cena improvvisa di lavoro, certa che le sue amiche e confidenti dell’ufficio l’avrebbero, come fecero, coperta. Dopo cena al Pincio la magica sera romana, illuminata dalla luna e raffrescata dal ponentino, fece il resto…si trovarono nelle braccia l’una dell’altra: si baciarono teneramente con un trasporto così totale, di cui sottovalutarono le pericolose implicazioni . Quando ne ebbero piena consapevolezza era, ormai, troppo tardi…”amor che a nullo amato amar perdona” aveva intrappolato nel suo regno di tormentata beatitudine Antonella e Carlo.Carlo si alzò di scatto dalla sedia a dondolo e con tutta la vigoria che i suoi anni gli permettevano si diresse verso la studio. Un suo gesto perentorio fermò i figli, che dopo l’iniziale sorpresa, si stavano avvicinando e con tono rassicurante ma deciso esclamò” Devo fare una telefonata urgente, farò in tempo per il barbecue… l’ospite d’onore non può mancare”. Era riuscito a dissimulare, come credeva di aver imparato a fare nel tempo, l’ansia che si era impadronita di lui. Si rinchiuse nello studio, ritrovò la famosa agendina e compose, dopo anni, quel numero…avrebbe risposto qualcuno? Era già improbabile che lei avesse conservato lo stesso numero, attese con trepidazione gli interminabili squilli… già sorpreso di non avere udito la voce metallica registrata che scandiva “numero inesistente”. All’improvviso una voce dal timbro familiare, ma troppo giovanile nel tono ruppe l’angoscioso silenzio “Mi chiamo Barbara e sono la figlia di Antonella…Lei deve essere Carlo!” “Si!” rispose con voce rotta dall’emozione, Barbara continuò “ Ho sempre sperato, come la mamma, che lei telefonasse…purtroppo è morta tre anni per le conseguenze del diabete, ma prima di morire mi aveva spiegato il senso della vostra storia d’amore e lasciato, come preziosa reliquia da custodire, questo telefonino…Mi dia del tu, Signor Carlo, vorrei incontrarla per conoscerla, innanzitutto e poi per lasciarle, quali ricordi, delle lettere scritte a Lei da mia madre e mai spedite…Posso?” “devi, assolutamente devi” rispose con voce rotta dal pianto “Non sapevo che fosse morta…Sai, Barbara, la nostra è stata una stupenda storia di sentimenti e..” “lo so, Signor Carlo, lo so” “chiamami Carlo, ti prego Barbara..” lo interruppe lui “Va bene Carlo, col tempo grazie alle parole di mia madre e alla lettura del suo diario, ho accettato il tradimento e l’idea che fosse veramente amore. Voglio conoscere l’uomo che ha fatto provare a mia madre una felicità che non aveva mai sperimentata..” “Cara Barbara, sono grato al destino di avermi fatto incontrare Antonella è come se su un bosco avvolto dalla nebbia fosse spuntato il sole. Mia moglie, anche lei morta di tumore alle ovaie, e tuo padre, erano persone con tante qualità…ma Antonella era…anzi speciale, finché vivrò sarà sempre presente nel mio cuore…Perché non vieni a trovarmi presto, magari la prossima settimana” “Verrò Carlo non dubitare, voglio conoscerti, scusami ma ora devo occuparmi della mia famiglia…A presto”. Rimase alcuni interminabili minuti a smaltire le emozioni provate…Antonella, la sua Antonella non c’era più, ma sapeva che anche Lei non aveva mai smesso di amarlo dal’’ultima volta in cui si erano visti ed avevano deciso di terminare la loro storia d’amore, per non privare i figli dei loro genitori naturali e perché le colpe dei partners non erano sufficienti a giustificare lo scioglimento dei matrimoni. A tutto questo andava aggiunto quel senso di colpa che si genera in persone sensibili, quando si trovino dalla parte del torto. Non venne sorpreso dal delicato bussare alla porta, seguito dalle parole “Tutto bene papà?” Pronunciate in un tono forzatamente normale che lasciava trasparire la preoccupazione e l’ansia dei figli di fronte all’insolito comportamento del padre. “Entrate pure” disse Carlo con voce un po’ provata dalle emozioni vissute. La porta si aprì lasciando entrare i figli la cui espressione in viso lasciava trasparire tutta la loro preoccupazione. Carlo comprese e spazzò’ i loro dubbi dicendo “Tutto bene…anche se ho saputo che una cara amica ci ha lasciato per sempre. Comunque andiamo a mangiare, bisogna fare onore al pranzo preparato dalle mie nuore e dalle loro amiche. Ah prossimamente verrà a trovarci la figlia di questa signora.La mancanza di domande o di chiarimenti curiosi lasciarono nella mente di Carlo il sospetto che i figli fossero a conoscenza …del resto non si possono celare a lungo i segni di un amore così intenso e profondo come il loro. Si illuse, forse non a torto, di riscontrare nelle parole dei suoi figli e di Barbara la riconoscenza per avere onorato il patto con le rispettive famiglie. Si scusò per il leggero ritardo, si sedette come tradizione a capotavola, lodò il cibo e l’abilità culinaria, partecipò alle discussioni rispondendo con cortesia alle domande e ai complimenti dei nipotini che adorava, ma la sua mente era concentrata sulla fine del pranzo quando avrebbe potuto mettersi a riposare nella sedia a dondolo per lasciarsi cullare dai ricordi. Antonella si staccò dal lungo bacio, sorprendendosi del piacere e della tenerezza provata, e con sincerità sussurrò accarezzandogli la nuca “Tesoro, lo sai che non ho molto tempo….andiamo in albergo”. Appena entrati in auto, gli aprì la patta estraendo il cazzo che scappellò ed accarezzò lungo l’asta con dolcezza, poi si chinò e dopo aver gratificata la cappella con brevi e sapienti colpi di lingua lo baciò lungo l’asta, soffermandosi con la lingua nel buchetto. Carlo, visibilmente eccitato, sentiva che il cazzo, in piena erezione, rischiava di eruttare la sborra in qualsiasi momento tanto era il piacere che provava sotto le abilità amatorie di Antonella, allora la pregò di attendere che fossero in camera e si sorprese a rimirare i giochi di luci e colori sul viso di Antonella nell’alternanza fra luci dei lampioni e oscurità della notte. Era bellissima, nell’ovale perfetto mentre, rilassandosi sul sedile, tirava indietro i capelli e sporgeva in avanti il seno, che tanto lo intrigava. Notò la coscia che fuoriusciva dalla spacco laterale della gonna nera che fasciava il bacino che voleva abbrancare e per non deludere Antonella. Infilò dolcemente ma con decisione la mano nello spacco infilando sotto il tanga un dito che accarezzò il clitoride e si immerse nelle grandi labbra. Lei inarcò la schiena facilitando la penetrazione, adorava essere masturbata lungo la tangenziale, grappoli di piacere, altra sorpresa, cominciarono a rotolare lungo la gola..Carlo, attento al desiderio e ai piaceri dell’amante, raddoppiò in abilità ed attenzioni; ben presto senti bagnarsi copiosamente il dito mentre la fica si stringeva come un’ostrica intorno ad esso e un lungo e piacevole urlo usciva dalla bocca di Antonella scossa dalle ondate di piacere. Si ricompose in tutta fretta, certa l’espressione di languore e il delicato imporporarsi delle guance non sfuggirono all’espressione del portiere. Giunti in stanza, si avvinghiò al collo di Carlo, imprigionandolo in un lungo bacio. Si accarezzarono lungo il corpo con le mani mentre le lingue disegnavano i percorsi dell’amore su colle ed orecchie. Si staccò da Carlo appoggiandosi alla porta, si slacciò la gonna privandolo, solo per quella volta, del piacere di spogliarla. Fece volare con delicatezza l reggicalze sul letto togliendosi con abile lentezza le calze, indi lasciò cadere il tanga alle caviglie e inarcandosi la schiena si masturbò delicatamente, quando il dito fu impregnato dei copiosi umori, lo passò sotto le narici di Carlo e poi lo fece pulire dalla lingua dell’uomo il cui uccello eretto stava scoppiando negli slip. Allora Carlo riprese l’iniziativa e abbracciata Antonella la depose sul letto e cominciò ad accarezzare e tormentare i capezzoli con mani e bocca. La lingua descriveva cerchi concentrici sulle aureole e poi strinse con delicatezza i capezzoli, spasmodicamente eretti, fra i denti mentre sapienti colpi di lingua spandevano ondate di piacere in Antonella. Dopo avere accarezzato il pube soffermandosi sul monte di Venere, si immerse con la lingua nella fica depilata. Afferrò con la bocca le grandi labbra errandole e procurando mugolii di piacere poi, serrò la vagina, aspirando con forza. Antonella sentendosi, come, strappare gli organi interni si inarcò e, quando i muscoli si rilassarono, provò un piacere intenso . Osservava con la riconoscenza della femmina che si sente appagata e vicina alla capitolazione, le evoluzioni amorose, rendendosi sempre più consapevole che era vero sentimento e non attrazione fisica quello che la stava legando sempre di più a Carlo. Si arrese ben presto a questo sentimento lasciandosi sommergere dalle ondate di piacere senza opporre alcuna resistenza. Nel frattempo, le dita di Carlo si erano impadronite, muovendosi all’unisono, degli orifizi vaginali ed anali. Era la prima volta che provava una simile sensazione di appagamento, che superò rapidamente l’ansia e, in parte, la vergogna perché anche l’ultima barriera del pudore, tenacemente opposta al marito e agli amanti occasionali veniva abbassata senza opporre resistenza a Carlo…. Infatti, Carlo la mise a pecorina, posizione che prediligeva, e afferrandole i seni mentre le baciava il collo, la penetrò con un colpo solo nella fica, poi le strappò scampoli di piacere facendo roteare il bacino oppure stantuffandola con fermezza e dolcezza. Quando il cazzo era ben lubrificato dagli umori di Antonella appoggiò il glande all’orifizio anale che penetrò provocando un pericoloso spasmo nella donna. Dopo le prime contrazioni dolorose, i muscoli si rilassarono per il calore e per il piacere che partiva dagli orifizi fino al cervello. Le dita di Carlo con sapiente dolcezza dilatavano la vagina gocciolante i piacere e i seni passando poi lungo la spina dorsale di Antonella che era sommersa quasi soffocata dagli orgasmi che come onde di un mare ingrossato la sommergevano. Quando si accorse che Antonella aveva perso ogni capacità di resistenza rivoltò la donna, mettendola prona e passandosi le gambe sulle spalle la penetrò col pene nella vagina, schiacciata per la posizione. Si era ricordato, da certi discorsi intimi, che quella era la posizione prediletta dalla donna, perché così aveva modo di apprezzare la grossezza e la forza dell’uccello maschile. Le sensazioni provate erano troppo per Antonella che raggiunse un orgasmo mai provato in precedenza, mentre Carlo, esaltato dalle smorfie di piacere che leggeva sul viso dell’amante e appagato, non solo sessualmente, dall’esperienza con Antonella lasciò che il cazzo eruttasse la sborra dentro la vagina incurante (anzi inconsciamente desiderandolo) delle possibili conseguenze. Rimase al lungo dentro la donna accarezzandole i capelli, baciandole con vero trasporto li occhi, la bocca il viso, stringeva dolcemente la donna quasi paventandone il prossimo distacco. Si rese conto in quel momento che si era innamorato di Antonella, che stava provando una sensazione intensa e totale, uno stato di beatitudine che non aveva mai provato. La donna lo richiamò alla realtà “ si è fatto tardi….devo andare anche se vorrei stare sempre qui con te….Mi sto innamorando Carlo…” “beata te, Antonella io credo di esserlo ormai!” a queste parole la donna, grata che i suoi sentimenti fossero corrisposti lo baciò teneramente sulla bocca, si fece accompagnare da Carlo nella doccia dove si lavarono. Con tocchi sapienti, il cazzo si irrigidì di nuovo, per l’eccitazione provata e allora Antonella, sotto lo scrosciare dell’acqua, si accucciò per fare il pompino più appagante che Carlo avesse provato: troppo avvolgente era la lingua che scorreva dal buchino fino alle palle, che la donna serrava e leccava avidamente. Carlo perse ogni controllo quando la lingua di Antonella lo penetrò analmente, appagando quella parte femminile che si trova in ogni uomo, anche il più maschio e poi ingoiò completamente l’asta avviluppando la lingua lungo il cazzo e ricevendo i fiotti di sperma direttamente in gola….Si rasciugò , si rivestì e scoccò un tenero bacio sulla bocca di Carlo prima di andarsene, sulla porta si voltò e con sguardo innamorato gli disse di nuovo “Ti amo Carlo come non ho mai amato nessun uomo nella mia vita”. Scomparve rapidamente, quello fu solo uno dei primi incontri dei due amanti….Seduto sulla sedia a dondolo nel pergolato, circondato dai giochi dei nipoti e dalle chiacchiere dei figli, che defluivano dalle finestre aperte della casa, Carlo si deterse le lacrime di commozione mentre i raggi del sole un po’ rossastri stavano inondando l’orizzonte. Sembrava che anche la natura partecipasse alla gioia triste dei ricordi perché non ci fu mai storia d’amore più intensa e profonda di quella di Antonella e del suo Carlo
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.