“Preso dall’indecisione non sapevo proprio che indossare, l’ultima volta andò via senza dire una parola, non sapevo se gli sarebbe andato di giocare ancora…”
Finalmente quella mattina mi risvegliai soddisfatto e ancora eccitato, Bachisio c’era andato
giù pesante la sera prima. Preparai un caffè veloce e dopo aver spedito un paio di messaggio in risposta a quelli della notte ricevetti anche quello di Luigi –“Ho avuto un imprevisto, va bene metà mattinata?”- , -“Va bene non preoccuparti, a dopo”-. Cominciai a disfare la valigia con calma, erano ancora le otto, lavai il bicchiere della colazione e preparai la lavatrice prima di tuffarmi sotto una calda doccia. Tra un’insaponata e un’altra sentii il telefono suonare, erano appena le otto e trenta, Luigi non poteva esser, stava ancora sistemando la bancarella. Dopo aver svuotato lo scaldabagno sgattaiolai fuori dal box con un asciugamano legato in vita e, dirigendomi verso la cucina per recuperare il telefono, qualcuno alla porta bussò –“Toc Toc”- , -“chi diavolo sarà?!?”- Convinto che a quel punto fosse davvero Luigi in anticipo andai ad aprire e, sorprendentemente, mi ritrovai davanti Claudio. –“Ciao”- disse sul ciglio della porta –“Ciao Claudio”- , -“Posso?”- domandò facendo passo avanti –“Vieni”- lo feci accomodare –“E’ successo qualcosa?”- domandai preoccupato da quella inaspettata visita –“No, avevo voglia di un po’ di svago”- , -“Come?”- era in vesti da lavoro con tanto di scarpa antinfortunistica –“Stiamo lavorando qui vicino, ti ho pensato e con una scusa mi sono allontanato da lavoro”- , -“E a che pensavi?”- chiesi già con tono caldo –“A te”- mi voltai di spalle e feci cader giù l’asciugamano –“Pensavi a questo?”- mettendo in mostra il culetto ancora bagnato –“Ti mancano i miei spettacolini alla finestra?”- andandogli incontro e accostandomi al suo orecchio –“Oppure ti manca la qualcos’altro?”- mentre la mano sinistra si era portata sul pacco già gonfio. Socchiuse gli occhi e tirò leggermente indietro la testa lasciandosi tastare piacevolmente –“Cosa vuoi che faccia per te?”- domandai proseguendo a palpare quella mazza nascosta –“Fammi rilassare”- , -“E come?”- , -“Come la prima volta?”- , -“Vuoi fartelo succhiare?”- esitò un po’ prima di rispondere –“S s si”- , -“Allora chiedimelo”- , -“Cosa?”- , -“Di succhiartelo”- , -“Voglio che me lo succhi”- , -“Più deciso”- dissi stringendo forte le palle –“Succhialo!”- replicò poi –“Si, cosi ti voglio”-. Accostai il viso al suo, temeva che lo baciassi, -“Tranquillo”- lo rassicurai slacciando la cintola e abbassando la zip, infilai la mano sotto l’elastico del boxer e acchiappai con la mano l’uccello bello duro –“Mmmm sta bello sveglio”- dissi a tono basso guardandolo negli occhi castani –“Si, vuole la tua bocca”- , -“Ti piace come succhio vero?”- senza fermarmi con la mano dentro l’intimo –“Si”- . Poggiai le ginocchia a terra e una volta pronto abbassai alle ginocchia pantaloni e boxer facendo svettare libero all’aria aperta il cazzo scuro e grosso. Prima di acchiapparlo per le labbra lo annusai per intero, dalla punta sino alla base dove tirai fuori la bramosa lingua iniziando a deliziare di piacere l’operaio. Le palle erano grandi e rotonde, ricoperte da una leggera peluria, le avvolsi per bene non scordando neppure un centimetro –“Aaaahhhh”- gemeva dall’alto il biondino. Iniziai a mordicchiare piacevolmente, stava impazzendo e, quando non se lo aspettava, risucchiai completamente in bocca un dei due testicoli ciucciandolo tutto –“Cazzo se sei bravo!”- esclamò soddisfatto dalla prestazione linguale. Sputai fuori il testicolo ed acchiappai l’altro con la stessa intensità regalando lo stesso trattamento. Sottostante a quel nerchione lasciai scivolare via il testicolo e, senza l’aiuto delle mani, tirai fuori la lingua risalendo l’intera asta dal basso partendo dalla base sino alla cappella rosea che, con un leggero movimento, Claudio infilò nella bocca –“Aaaahhhh siiii”- ansimò iniziando a sentire il glande avvolto da un caldo umido che iniziava a insalivare cappella e asta –“Sii prendilo tutto”- iniziava a lasciarsi andare –“Ti piace cosi?”- domandai con il glande sul naso mentre la lingua proseguiva a leccare la parte posteriore del pene –“Si, continua”- afferrando la testa e spingendola giù contro le palle –“Aaah Aah Ahhh”- dava di matto. Dal taschino il suo telefonino cominciò a squillare e, mentre si continuava a godere il pompino senza mani, guardò lo schermo e subito rispose –“Si?”- , -“Dove diamine sei andato a prendere il cemento?”- era Giacomo il principale che richiamava l’operaio –“C’era traffico, dieci minuti e sono da voi”- riattaccò la telefonata –“Dai fammi sborrare cazzo”- riprese e spingere a fondo l’uccello –“Sii siii siii cosi”- , -“Dai che devo andare succhia”- continuava a inveire. Acchiappai la base e senza fermarmi con la bocca cominciai a segarlo con estrema velocità –“Sii cosi cosi che sborro”- , -“Mmmmh”- ansimavo con la bocca piena –“Eccomi eccomi cazzoo oo oo ooo”- allagò la bocca di calda sborra –“Mmmm”- risucchiai per l’ultima volta il cazzo e sotto il suo sguardo, mentre si chiudeva il pantalone, aprii la bocca mostrandogli come lo ingoiavo tutto –“Che troia”- disse poi prendendo il telefono dal tavolo e andando via. Gustai quel dolce sapore e tornai su in piedi andando in camera da letto per vestirmi, erano già le nove e trenta passate, da li a poco sarebbe dovuto arrivare il figlio di Franco. Preso dall’indecisione non sapevo proprio che indossare, l’ultima volta andò via senza dire una parola, non sapevo se gli sarebbe andato di giocare ancora. Aprii l’armadio e tirai fuori il vecchio jeans strappato sul culetto e posizionandolo bene sul letto lo fotografai e accompagnai l’immagine con un –“Ti aspetto”- , volevo conoscere le sue intenzioni, io avevo ben chiare le mie. Cominciai a vestirmi e tenei d’occhio whatsap, quando comparve online lesse il messaggio ma non rispose, allora imperterrito scrissi un altro messaggio –“O preferisci che non indossi niente?”- questa volta sotto il suo nome comparve “Luigi sta scrivendo…” passai quei secondi di attesa con ansia –“Gabriele mi spiace, ma passo a prendere solo il pappagallo”- deluso da quella risposa non mollai la presa –“Sei sicuro?”- , -“Si sicurissimo”- , -“Va bene, ti aspetto”- non volli insistere via messaggio, dal vivo forse sarei riuscito a farlo ancora mio. Finito di sistemarmi attesi il suo arrivo in cucina a lavoro sulle ultime relazioni della Pinguicula Sehuensis da consegnare al prof.
ZZZZZZZZZZ
-Chi è?”-
-“Luigi”-
-“Sali pure”-
Lasciai l’ingresso aperto e filai dritto in cucina ad attenderlo –“E’ permesso?”- sentii provenire dal portone –“Si, vieni pure, sono in cucina”- la porta si chiuse e i passi si fecero sempre più vicini –“Ciao Luigi”- dissi vedendolo sbucare dopo il berretto che portava in testa –“Buongiorno Gabriele”- rispose lui –“Accomodati pure, posso offrirti qualcosa?”- , -“No, sono di fretta”- , -“Dai, faccio un caffè. Penso che noi due dobbiamo parlare”- azzardai dire per cercare di convincerlo a sostare qualche minuto visto che era abbastanza agitato e di fretta –“Non abbiamo molto da dirci credo”- rispose –“Ti rubo solo cinque minuti, metto a fare il caffè”- e mi alzai mentre sfilò una sedia dal tavolo per accomodarsi –“Dimmi pure”- passandogli davanti scalzo e con il culetto per aria –“Pensavo alla scorsa mattinata”- , -“Si dimmi”- , -“Vedi.. il fatto è che mi spiace che tu ci sia rimasto male, non voglio che ti senta a disagio con me, forse è stato un errore”- bisogna sempre sostenere le loro teorie prima di sferrare l’attacco –“Si esatto, lo penso anch’io, un grande errore”- eccolo là, sapevo che avrebbe risposto cosi –“Quanto zucchero?”- , -“Uno e mezzo grazie”- , -“Vedi, forse è stata colpa mia.. mi sono fatto prendere dalla situazione”- fingevo di assumermi le colpe sedendomi nella sedia accanto –“Insomma, diciamo che le colpe ce le abbiamo entrambi”- , -“Si, vero.. ma se non avessi iniziato..”- , -“Io ho ceduto, le colpe sono di entrambi”- , -“Si lo so, mi spiace.. spero che non nascano delle incomprensioni tra noi ora”- , -“Tranquillo, nessun problema.. solo che sto passando un leggero momento di crisi con la mia compagna e ho ceduto per quello”- , -“Mi spiace”- cercai di consolarlo da quel dispiacere –“Mi sento in colpa”- , -“Non devi farlo, ami la tua fidanzata, è stata solo un’esperienza la nostra”- , -“Già…”- , -“Una piacevole esperienza…”- dissi con sorriso per allenire quell’atmosfera di tensione, ma lui non rispose –“Comunque il pappagallo è in dispensa, vado a prenderlo”- mi alzai e mettendo ancora in vista il didietro gli sorrisi uscendo dalla stanza. –“Ei puoi venire a darmi una mano?”- lo chiamai –“Che c’è?”- mi trovò di spalle mentre mi allungavo verso l’ultimo scaffale in alto dove avevo sistemato la sera prima l’attrezzo –“Forse tu riesci che sei più alto”- si accostò verso il mio corpo per allungare la mano –“Vediamo”-. Quando un suo braccio ricoperto di pelo sfiorò il mio un brivido mi percorse tutto il corpo provocandomi un erezione –“Eccolo”- disse poi portando giù l’attrezzo, gli sorrisi e lo invitai ancora in cucina –“Qualcosa di fresco?”- , -“No vado, sono di fretta, papà mi aspetta”- , -“Sei sicuro?”- , -“Sicurissimo”- e lo inseguii lungo il corridoio. Prima di aprire la porta si voltò –“Comunque stai tranquillo, tutto apposto non preoccuparti, ma evita messaggi espliciti, potrebbe leggerli la mia lei”- , -“Si tranquillo, scusa ancora”- , -“Beh allora vado”- stava per girarsi quando allungai istintivamente la mano tra le sue gambe e mi bloccò per un polso, ma fu troppo tardi, avevo già toccato e scoperto che il pacco era duro –“Ancora sicuro?”-
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