“La Rossi aveva il pieno controllo della scena, muoveva il figlio come un burattino e faceva di me quel che voleva…”
La mia professoressa di matematica del liceo è davvero una gran donna.
Quando andavo al liceo come l’ottanta percento dei ragazzi avevo qualche piccolo problema con la matematica. A differenza di tantissime professoresse la Rossi (non è questo il suo vero cognome) dava ripetizioni private agli alunni. Io ero sempre riuscito a cavarmela ma il quinto anno era davvero molto difficile e decisi di usufruire delle lezioni private, neanche troppo costose. Era il mese di febbraio quando iniziai le lezioni, andai a casa della prof, mi aprì la porta il figlio. Un bel ragazzo di uno o due anni più piccolo di me, biondo con gli occhi azzurri, mi sembrò fin dall’inizio molto femminile come tipo, il classico ragazzo che se fosse nato donna sarebbe stata una gran figa!
Mi accolse molto timidamente, ma aveva un che di gentile e premuroso nel prendere il mio giubbotto e accompagnarmi nello studio dove c’era sua madre pronta ad iniziare la lezione.
La lezione si svolse tranquillamente e anche le successive non ebbero colpi di scena. Non nego che ci speravo; mi spiego: la prof Rossi è proprio una bella donna, all’epoca avrà avuto sui quarant’anni o qualcosa in più, anche
lei bionda e bella, il figlio aveva preso da lei il colore di capelli e degli occhi, anche la forma del viso, snello con il naso piccolo e le labbra carnose. Io speravo che uno di quei giorni mi sarei ritrovato a farmi la mia professoressa come in quei meravigliosi film degli anni ’70.
Le cose non andarono proprio così anzi, parlammo si sesso un giorno, ma non come me lo sarei immaginato.
Quel giorno, ormai erano passate più di dieci lezioni, eravamo nel mese di aprile, la professoressa non era ancora in casa ma il figlio sì. Come sempre gentile mi disse di aspettare qualche minuto e mi offrì qualcosa da mangiare e da bere, accettai e ci sedemmo in soggiorno. Parlammo di scuola, di sport e in generale dei suoi e dei miei interessi.
Arrivò la prof, che si stupì di vederci in confidenza, rimasti soli per la lezione la Rossi mi disse che suo figlio non era un tipo socievole, da quando suo padre era andato via di casa si era chiuso in sé stesso. Inoltre c’era un altro motivo che avevo intuito e che la prof mi rivelò con molta riluttanza, Lucio, così si chiama il bel biondino, è gay, e questo creava in lui un senso di inadeguatezza. Viveva male questa cosa, io le dissi che non ci vedevo nulla di male. Volevo essere gentile ma non solo, credevo e credo ancora che non ci sia niente di male nell’omosessualità e che Lucio dovesse viverla con maggior
tranquillità.
Probabilmente la prof vide in me qualcosa di omosessuale, forse perché non avevo giudicato male il figlio, sta di fatto che mi chiese di uscire con lui, non solo come amico.
“Prof guardi che io non sono gay, se vuole posso essere amico di suo figlio e aiutarlo magari a trovare un ragazzo. Ma io sono etero!” dissi io.
La Rossi rispose: “Peccato, a mio figlio devi piacere molto se addirittura rideva con te prima! So che sei un bravo ragazzo e mi farebbe piacere se tu lo rendessi felice”.
Il giorno dopo tornai in casa Rossi, non avevo lezione ma volevo parlare e stare un po’ con Lucio, che ad essere sincero mi piaceva perché nel viso mi ricordava tanto la sexy prof sua madre!
Scoprii che ero eccitato dall’idea di avere un rapporto con lui, sarebbe stato un po’ come farsi la madre, perché era esile e sensuale quasi come una donna.
Prima di restare solo con Lucio andai a salutare la Rossi e scambiai due parole con lei.
“Mi fa piacere che sia venuto, rendilo felice e ti sarò molto grata!” mi disse la prof, beh adesso non avevo più dubbi, se per farmi la prof dovevo farmi il figlio non c’era problema.
Salutai la prof che andò a fare la spesa e rimasi solo con Lucio.
Parlammo, mangiammo, guardammo la tv e poi parlando un po’ di sesso, mi abbassai i pantaloni “Me lo fai diventare duro?” mi risedetti sul divano e lui in ginocchio cominciò a succhiarmi il pene. La madre tornò, credevo fosse uscita per permetterci di divertirci, Lucio si rimise a sedere rapidamente.
“Tranquilli ragazzi” disse lei, che evidentemente voleva partecipare, e rivolgendosi a me disse “so che non sei gay e fai difficoltà, vi aiuto io!”.
Mi fece diventare il cazzo duro in un attimo facendomi una sega, la guardai in faccia per cercare di fissare bene nella memoria la mia prof di matematica che mi masturba . A quel punto mentre lei lo stringeva in mano Lucio me lo baciava dolcemente, poi dagli innocenti baci con le labbra, in seguito agli incoraggiamenti della madre, passò a un vero e proprio pompino fatto con passione con tanto di lingua che dalle palle saliva su rapida e feroce fino alla punta della cappella.
La Rossi aveva il pieno controllo della scena, muoveva il figlio come un burattino e faceva di me quel che voleva. Fece mettere Lucio seduto accanto a me, adesso dovevo essere io a fare quello che fino a quel momento stava facendo lui. Così inginocchiato in terra sfilai i pantaloni al bel biondo, tolsi anche le mutande, ma prima di prenderlo in bocca ci pensai un attimo finché con un dito la Rossi mi entrò nell’ano. Quel dito voleva dire “Succhiagli il cazzo”, ma voleva anche dire “Preparati a prenderlo in culo”. Con un dito ancora nel mio culo la Rossi mi iniziò a spompinare e spingeva ancora più in profondità il dito. Ero eccitatissimo e finalmente presi quel bel bastone in bocca. Era la prima esperienza di Lucio, sentivo che i suoi umori erano pronti a liberarsi, il suo pene era duro e bagnato sulla punta, era un piacere vedere un pene così lungo, grosso e pronto! Era un piacere anche se non era il mio il pene in questione. Un po’ lo maneggiavo e un po’ lo succhiavo finché non mi riempì la bocca di sborra. Ne aveva in gran quantità, la Rossi lasciò quindi il mio pene, mi mise la lingua in bocca facendomi capire che non dovevo ingoiare, ma potevo dividere con lei la calda bevanda. Avevo gran bisogno delle sue grosse tette da madre e professoressa troia, esperta e prosperosa. Così le sbottonai la camicia e con la faccia tra le tette, leccavo e mi pulivo dalla sborra del figlio, con la faccia sposto il reggiseno e mi avventuro alla scoperta dei capezzoli che più volte avevo immaginato tra un teorema e l’altro. Erano duri e scuri, nonostante la carnagione chiara di lei.
Si sdraiò sul divano, si svestì rapidamente di tutto, rimase nuda a gambe aperte pronta a ricevermi dentro, la fica era tutta rasata tranne una striscia verticale finissima di pelo. Stringendo forte tutte due le tette con le mani, e mordendone una quasi per prepararmi a sopportare il dolore di una penetrazione da parte di Lucio. In realtà Lucio non ce l’aveva duro e pronto a colpirmi, per fortuna. Pertanto la prof mi ordinò di pensare prima a lui e poi mi sarei preso cura di lei. Così posizionai Lucio sul divano a quattro zampe, davanti alla madre che lo accarezzava sul volto. Prima di penetrarlo, la mammina premurosa gli lubrificò per benino il culo vergine. Lo penetrai, godeva e soffriva in silenzio ancora una volta per timidezza, volevo farlo gridare di piacere, anche la Rossi lo incoraggiava a non trattenersi. Iniziai a spingere più forte e lui ansimava come una ragazza, come immaginavo avrebbe fatto sua madre più tardi. Il suo culo pian piano si allargava sotto i colpi del mio pene che poco dopo gli inondò la schiena di sborra. Il cazzo gli era tornato duro, lo presi in bocca mentre la Rossi mi massaggiava l’ano, i testicoli e preparava il mio pene ad entrare nella sua vagina, lo voleva bello duro.
Adesso però toccava al mio culo ricevere il bel biondo. La prof si preoccupò ancora di lubrificarmi, poi si stese a gambe aperte, la penetrai pronto anche a ricevere e subito dopo fui aperto da Lucio. Doppio piacere, dare e ricevere insieme.
Stimolato analmente venni subito nella fica della prof, mi rassicurò dicendomi di prendere la pillola. Ebbi la forza per continuare la mia penetrazione, intanto Lucio spingeva ancora, a volte il cazzo gli usciva dal mio buco e me lo strusciava tra le chiappe.
Quando era pronto a venire sollecitato dalla madre andò a fianco a lei che voleva che suo figlio mi venisse in bocca. Così fu, Lucio mentre la madre gli masturbava il culo mi venne in bocca, ancora una volta la prof volle condividere con me il succo del figlio, un po’ però lo ingoiai, il resto glielo sputai in bocca!
La Rossi ora voleva stare a pecorina. La penetrai analmente, aveva un culo più generoso e accogliente di Lucio, urlava come una troia, il figlio ormai esausto andò in camera sua. Adesso ero solo con la prof. Spingevo come un assatanato.
“Picchiami!” disse lei. “Come?” risposi meravigliato. “Sì, schiaffeggiami forte sul culo”.
Le diedi una pacca forte ma non troppo su una natica. “Più forte cazzo!” si tolse il cazzo dal culo e si girò e mi diede uno schiaffone fortissimo che mi lasciò il segno “Così cazzo! Dammele di santa ragione sul culo!”. Si rigirò offrendomi il culo da schiaffeggiare. Il primo che tirai era davvero tanto forte che la spostai, mi piaceva, tirai la seconda con ancora più forza! Cadde dal divano, mi aspettavo che si incazzasse, invece stava lì per terra e aspettava ancora. Mi sfilai la cintura e tirai forte tra le gambe, “Sì dammele sulla fica sì ! Così!” si girò voleva schiaffi e colpi di cintura sulla fica, la accontentai, poi li voleva con il lato della cinghia! Non mi sarei mai aspettato questo dalla prof, si alzò tornò sul divano e chiedeva ancora la sua dose di botte, voleva schiaffi sulle tette frustate in pancia. Per finire, mentre mi succhiava il cazzo, la prendeevo a schiaffi in faccia, era bellissima rossa in lacrime e col cazzo in bocca!
Le venni sugli occhi e sui capelli.
Mi fece leccare ciò che avevo sporcato poi mi baciò e andai a casa mia. Aspettando la lezione successiva!
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