“Arrivai sotto casa sua, e decisi di chiamarlo al cell, sperando di trovarlo ancora acceso…”
Dopo il pomeriggio passato a casa mia con Fabio, ero ansioso di
raccontare tutto a Marco. Mi divertiva il fatto di avere ora 2 amici con cui fare i nostri giochetti di piacere.
L’indomani mattina a scuola, appena arrivò Marco, mi venne subito incontro: “Buongiorno Luca”, e io, con aria molto allegra “Buongiorno a te!” “Beh, allora? Tutto ok? Ieri mi hai scritto che dovevi raccontarmi qualcosa” “Eh già… caro il mio furbetto”. Lui mi guardò con aria interrogativa “Perché dici così?” e io “Dopo la nostra prima volta me lo potevi pure dire che avevi già avuto esperienze”. Alle mie parole lui mi prese da parte, mi mise spalle al muro e mi disse “Senti, dimmi subito cosa ti ha detto Fabio”. Io un po’ preoccupato “Ehi calmati, è tutto ok, non mi ha detto nulla di male” “Che ti ha detto??? Dimmelo subito!” “Mi ha raccontato solamente che quando eravate alle medie capitava che vi segavate a vicenda, tutto qui”. Marco mi guardava incazzato “Quindi ieri siete entrati in argomento… lo avete fatto?” “eeehh si, è stato molto bello” “Ma come hai potuto???” “Che vuoi dire?” “Come hai potuto fare sesso con Fabio? Le mie erano solo seghe innocenti, ed erano le primissime esperienze”. Io lo guardai con aria interrogativa “Non capisco che ci sia di male”. Lui a questo punto mi attacco verbalmente in modo che non mi sarei mai aspettato “Sei un idiota! Non hai capito niente! Come hai potuto tradirmi? Dopo quello che c’è stato fra noi”. Ero completamente a bocca aperta. Marco aveva preso fin troppo sul serio la nostra relazione. I miei erano solo giochetti, ma per lui erano qualcosa di più. Gli dissi “Marco scusami, non sapevo che l’avevi presa così sul serio”. Con quella frase mi fregai con le mie stesse mani, perché lui ribatté subito “Perché invece per te cos’era? Solo sesso? Sei solo uno stronzo!” e dicendo così mi arrivò un ceffone molto forte. Dopodiché Marco se ne andò. Che cosa avevo combinato? Io mi voglio solo divertire, non voglio situazioni sentimentali. Marco però non la pensava alla stessa maniera. Me ne tornai al mio banco, con una mano sulla guancia che mi bruciava letteralmente, e la testa che mi si annebbiò di pensieri.
La giornata trascorse per me molto lenta. Non vedevo l’ora di tornarmene a casa per non vedere più la faccia di Marco… e anche quella di Fabio. Riuscii a superare le ore di lezione restanti, e poi me ne tornai a casa, sdraiandomi sul letto, che solo il giorno prima era un luogo di piacere. Ora invece era una culla di dolore. Il giorno dopo, sabato mattina, non andai a scuola, approfittando dell’assenza dei miei per tutto il weekend. Non ce la facevo a vedere la faccia di Marco. Al pomeriggio mi arrivò una telefonata sul cellulare: era Fabio.
“Pronto…” “Ciao Luca! Tutto ok? Com’è che oggi non sei venuto a scuola?” “Non mi sentivo troppo bene, ma tranquillo, ora sto meglio” “Meno male. Volevo chiederti se stasera avevi voglia di uscire” “Mah, non ne avrei molta voglia” “Eh dai, non farti pregare”. Pensai che era infondo un modo per distrarmi, e gli chiesi “Ma c’è anche Marco nella compagnia?”. Lui rispose “Beh, veramente non l’ho chiamato, ma se c’è mi fa piacere. Perché non lo chiami tu? A Stasera” e riattaccò di colpo. Non mi diede neppure il tempo di rispondergli. E come faccio a chiamare Marco? Camminai su e giù per la casa col cellulare in mano per circa 10 minuti, poi mi decisi, al massimo mi manda a quel paese un’altra volta, dissi fra me e me. Composi il numero e attesi per tre squilli, poi: “Siii?” “Eh si, ciao Marco, sono Luca “ “Lo so che sei te, brutta merda! Che vuoi?”. Con un tono molto pacato gli dissi “Stasera io esco col solito gruppo, e mi chiedevo se volevi essere della compagnia” “Per rivedere te e Fabio insieme?” “Senti Marco, mi dispiace, ti prometto che non ci faccio più nulla con Fabio, tantomeno stasera che ci sono anche gli altri, basta che non ti perda come amico”. Oh cazzo, finalmente glie l’ho detto. Lui rispose “Lo sai che ieri mattina mi hai fatto molto male vero?” “Anche tu mi hai fatto male, sto perdendo una preziosa amicizia, ma io non sapevo che provavi dei sentimenti, pensavo che anche per te fosse tutto un gioco di piacere”. Lui rispose “Lo è anche per me, ma non sopporto che altri ti usino. Se so che hai esperienze con altri ragazzi, per me finisce il rapporto di amicizia speciale che ho con te”. Il suo ragionamento trovò un filo logico nella mia testa. Infondo non era innamorato, era solo geloso. Gli risposi “Ok Marco, ti capisco. Non lo faccio più” “Staremo a vedere, anzi, vedremo come ti comporterai stasera” “Allora vieni?” “Si, ti aspetto a casa mia per le 7, così poi andiamo insieme” “Ok, a stasera”. Dovevo riacquistare la fiducia di Marco. Non potevo sopportare di perderlo come amico.
Come da programma, arrivai a casa di Marco alle 7. Mi fece accomodare perché lui si stava finendo di preparare. Io poggiai la giacca sul divano e lo aspettai in salotto. Dopo qualche minuti arrivò proto per uscire “Un attimo che prendo la giacca” gli dissi, e lui rispose “Ma che la prendi a fare? Non senti che caldo che è?” “In effetti a casa mia mi sembrava più fresco. Ok dai, la lascio qui”. Infatti Marco era vestito con jeans ed una magliettina leggera, io invece avevo una camicia che in effetti non mi fece sentire per niente freddo. Usciti di casa ci trovammo con gli altri nel parco lì vicino, e ovviamente c’era anche Fabio.
La serata trascorse prima in un ristorante, e poi in una discoteca, nonostante io non apprezzi molto questo ambiente. Tutto trascorreva bene, come prima degli avvenimenti delle ultime settimane. Marco sembrava tornato quello di un tempo con me, ed io ero felice. D’un tratto, nella confusione della discoteca, mi venne addosso un tipo che mi versò sulla camicia un po’ del suo drink. “Porca miseria, potevi stare più attento?” gli dissi scocciato, e lui “ti chiedo scusa, mi hanno spinto da dietro” “Vabbè dai, non è morto nessuno” e rivolto agli altri dissi “Vado un attimo in bagno a ripulirmi”. Entrato nel bagno lavai la camicia con un po’ d’acqua, almeno da togliere l’effetto appiccicoso che si stava creando. All’improvviso entrò nel bagno un ragazzo, era lo stesso che mi aveva versato il suo drink addosso, e mi disse “Tutto ok. Ti chiedo scusa ancora” “Non preoccuparti dai, vedi? Sta già andando via” e così dicendo passai la mano bagnata sul punto sporco. Il ragazzo mi si avvicinò “Ti posso aiutare?” e senza attendere mia risposta, si bagnò pure lui la mano e me la sfregò sulla camicia. Da dove viene tutta questa cordialità? Dopo poco il suo sfregare divenne un vero e proprio massaggio sul mio petto. Io me ne accorsi subito, e cominciai a guardarlo in faccia. In quell’attimo pensai: è proprio un bel ragazzo! Capelli castano scuro, occhi neri, corporatura normale, forse tonica. Anche lui cominciò a fissarmi, e in un attimo mi trovai la sua lingua in bocca. Non riuscivo a ribellarmi. Mi aveva ipnotizzato. Assecondai il suo bacio, e rimanendo incollati ci spostammo dentro un bagno, avvicinando la porta. Ci baciammo, ci leccammo cominciammo ad accarezzarci il corpo, infilando le mani sotto i vestiti. La mia testa era concentrata su di lui, ma mi sembrò che qualcuno fosse entrato nel bagno. Infatti sentii “Luca? Dove sei?” Oh cazzo! Era Marco!!! Bloccai subito il ragazzo e mi rimisi a posto come potevo, ma Marco era già vicino alla porta del bagno, ed essendo la porta solo accostata, vide chiaramente che non ero solo, e si rese conto della situazione. Io uscii dal bagno “Marco aspetta…” ma lui era già uscito. Mi ricomposi e dissi al ragazzo che non era serata, e ci salutammo. Tornato nel gruppo con gli altri io feci finta di niente. Mi misi al bancone accanto a Marco, che mi disse sarcasticamente “Sai almeno il nome del tuo nuovo amichetto?”. Io rimasi in silenzio, e lui aggiunse “Sei solo una troia”. Probabilmente aveva ragione, mi sentivo uno schifo, riuscii solo a dirgli “Scusa”, lui non disse nulla.
Dopo l’accaduto mi tornai a sentire come il giorno prima, uno straccio. Ad una certa ora decidemmo di tornarcene a casa. Salutai gli altri, compreso Marco, che rispose con un saluto forzato. Arrivai alla fermata dell’autobus e presi l’ultima corsa della giornata. Mi apprestai a timbrare il biglietto… ma dov’è? Non trovai il biglietto. Realizzai subito la situazione… NNNNOOOOOOOOOOO!!! Ho lasciato la giacca a casa di Marco, e nella tasca ho sia il biglietto che le chiavi di casa!!! Come cazzo faccio??? Oltretutto questo è l’ultimo autobus della giornata. Non potevo comunque andare a casa, dato che non sarei riuscito ad entrare. Scesi alla fermata dopo e mi incamminai verso casa di Marco, che non era ancora troppo distante. Arrivai sotto casa sua, e decisi di chiamarlo al cell, sperando di trovarlo ancora acceso. Squillava! Mi rispose “Che cazzo mi chiami a quest’ora??? Stavo per addormentarmi” “Marco, è un casino!!! Ho lasciato la giacca da te e non ho le chiavi di casa” “Sei proprio un coglione! Aspettami lì”. Dopo qualche minuto scese a consegnarmi la giacca. Gli dissi “Grazie… ora devo risolvere un altro problema” “Quale?” mi chiese. “Quello di tornare a casa. Ho lasciato andare l’ultimo autobus, e di strada da fare ne ho parecchia”. Mi guardò scossando la testa. Io aggiunsi “Meglio che vada” e lui disse “Ma dove vai? Ti incammini a quest’ora di notte?” “Che possibilità ho?” “… dai scemo, vieni con me”. Io sbalordito gli chiesi “Dove?” “Su in casa da me” “Ma ci sono i tuoi” “Fidati, dai non posso lasciarti in mezzo alla strada, muoviti e non farmi incazzare”. A quel punto lo seguii in casa. Entrati, cercammo di non fare rumore per non svegliare nessuno, e mi condusse in camera sua. Arrivati, aprì l’armadio e tirò fuori un materasso che mise per terra di fianco al suo letto, dicendo “Questo è per le emergenze” “Ti ringrazio infinitamente Marco”. Detto ciò ci preparammo per la notte. Io rimasi in mutante, e lui aveva oltre a quelle, una magliettina. Lui sul suo letto, e io sul materasso arrangiato di fianco.
Passai qualche minuto a riflettere sulle azioni di Marco. Mi aveva perdonato di nuovo? Questo suo gesto non me l’aspettavo. Improvvisamente, nel buoi della stanza, sentii dei movimenti, e all’improvviso qualcosa poggiare sul mio braccio sinistro. Era Marco che stava scivolando dal suo letto sul materasso dove ero io. Cercai di spostarmi, ma mi sentii dire “Dove vai? Sono solo io” e così dicendo me lo trovai praticamente sopra di me. Non si vedeva una mazza, ma sentivo il suo respiro sulla mia faccia. Allora gli chiesi “Che fai?” “Scusa, non riesco di starti lontano, sapendo che dormi a pochi centimetri da me”. Quindi io gli dissi “Vuol dire che mi hai perdonato?”. Non rispose, ma sentii dopo qualche secondo le sue labbra poggiare sulle mie. La sua lingua si intrufolò nella mia bocca, ad assaporare quel luogo violato in precedenza da estranei, che pareva non appartenergli più. Io di risposta gli misi le braccia attorno al corpo, e lui si appoggiò su di me con tutto il peso, abbracciandomi forte anche lui. Quel bacio durò parecchio. Le nostre lingue danzavano nel buio. All’improvviso Marco mise una sua mano sul mio petto nudo, e piano piano la fece scivolare in basso, dove trovò le mie mutande. Sollevò l’elastico e mi prese in mano l’uccello, facendomi una lenta sega. La sua lingua presto cominciò a seguire il percorso della mano. Me la fece passare sul petto, sui capezzoli, sulla pancia, sempre più giù. Arrivò così al mio cazzo, che prese a leccare dolcemente. Passò la sua lingua su tutta l’asta, sulle palle, poi di nuovo sull’asta. Lo stava adorando. Finalmente lo prese in bocca. Mi fece un pompino da favola. I suoi movimenti erano lenti ma decisi. Provai con una mano a guidargli il movimento della testa, ma lui me la afferrò e me la bloccò lungo il mio fianco. Voleva essere lui a comandare. Così facendo mi provocò ancora più piacere. Era uno spettacolo. Il tutto avveniva sempre nell’oscurità, e l’atmosfera era ancora più eccitante. D’un tratto lo sentii staccarsi dal mio cazzo e tornare con la faccia su di me. Riprese quel bacio intenso e passionale, interrotto solo dalle sue parole, che mi dissero “vuoi che ti faccia davvero godere?” “Oh si ti prego, mi fai impazzire”. Detto fatto. Marco si mise seduto su di me, indietreggiando sempre più. Arrivò vicino al mio cazzo, che prese in mano e se lo puntò al culo. Iniziò a sfregarmi la cappella al suo buchino, e ogni tanto se lo spingeva un po’ su. Dopo qualche minuto sentii la mia cappella che iniziava ad entrargli dentro. Marco si stava impalando da solo, emettendo di tanto in tanto dei mugolii di dolore misto piacere. Una volta entrata la cappella, Marco si fece coraggio e si lasciò cadere, facendo si che il mio cazzo lo penetrasse tutto. Rimase fermo per qualche istante prima di cominciare un lento movimento che mi fece impazzire. Marco accelerava sempre più il movimento. Si stava scopando da solo, ma capii che lo sforzo fatto da parte sua non era indifferente. Decisi quindi di afferrarlo e di alzarmi, girando entrambi i nostri corpi. Ora mi ritrovai io sopra di lui, e ripresi la scopata in modo deciso. Il ritmo che imposi ci fece godere intensamente. Sia il mio che il suo respiro erano affannati. Continuai a scoparlo per vari minuti, variando di tanto in tanto il ritmo, fino a quando sentii l’orgasmo che mi saliva sempre più. Tolsi il cazzo, mentre lui me lo afferrò con una mano e se lo piantò in bocca. Io gli venni credo un’esagerazione. Provai un godimento incredibile. Il mio corpo era attraversato da costanti scosse di piacere. Finito di venirgli in bocca mi lasciai cadere all’indietro, completamente sfinito, mentre sentii che lui si stava alzando per venirmi vicino e posizionarsi su di me. Ci baciammo ancora una volta. I nostri respiri che fuoriuscivano dal naso provocarono un suono intenso. Le nostre lingue si toccarono di nuovo, e potei assaporare il mio seme residuo nella sua bocca. Io ero esausto, ma Marco no. Dopo l’ennesimo bacio si alzò e mi posizionò il suo cazzo in faccia, che presi subito a pompare. Io ero sdraiato, mentre Marco in ginocchio vicino a me, che mi teneva la testa e mi spingeva il suo cazzo sempre più in gola. Poi mi fece girare e mettermi a pecora. Era giunto il suo turno. Prese subito a premere il suo cazzo contro il mio buco. Dopo qualche spinta entrò tutto, facendomi crollare dal piacere. Ero culo per aria, mentre Marco dietro mi cavalcava. Mise tutte le forze che gli restavano in quella scopata. Dopo qualche minuto capii che stava per venire pure lui. Sfilò il cazzo dal mio culo, mentre io mi voltai per cercare di prenderlo in bocca. Lo trovai, e mi sentii piombare in gola almeno 4 schizzi potenti e caldi. Inghiottii tutto quel succo mentre Marco da in piedi, mi accarezzava i capelli. Finito di nutrirmi del suo nettare, mi ritrovai in ginocchio, e Marco di fronte a me. Le nostre lingue vollero ancora incontrarsi. Mentre ci baciavamo, Marco mi disse “Tu sei mio Luca, capito?” e io risposi “Non puoi essere geloso”. Queste frasi vennero dette male, storpiate, dato che le nostre lingue erano impegnate a fare altro. Ma poi Marco mi prese con le mani la testa, interrompendo il bacio, e mi disse con un filo di voce “Almeno non con Fabio, e non con degli sconosciuti. Ti prego. Tu non sei così” “Scusa Marco, è che ne avevo voglia” “La prossima volta ricordati di me ok?”. Così dicendo ci abbracciammo e crollammo insieme sul materasso, addormentandoci così, nudi, al buoi, nel cuore della notte.
Continua? Se lo vorrete…
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