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Ricordi Di Scuola 2

“Che giornata assurda! Alla sera ripensai a tutto ciò che mi era accaduto…”

Dopo quella giornata passata a casa di Marco, la mia vita era
cambiata. Avevo finalmente trovato qualcuno con cui scambiare opinioni sul mondo del sesso gay. Mi potevo sfogare con lui, e potevo passare momenti di piacere immensi.
Con Marco ebbi altre esperienze, circa una a settimana. Non potevo sempre essere a casa sua, altrimenti avrei suscitato sospetti sia a scuola che in famiglia. Così decidemmo di approfittare della scusa degli esercizi da effettuare in coppia.
La mia vita però stava per essere nuovamente scombussolata.

Un giorno, apparentemente come un altro, la vita scolastica proseguiva con la solita routine. Durante l’intervallo mi vidi venire incontro Marco, che mi chiese “Ti va oggi di venire da me?” “Ma Marco, sono venuto ieri! Lo sai che non voglio attirare attenzioni”. Lui quasi scocciato mi replicò “Daiiii, che ti frega? Se qualcuno chiede qualcosa, gli diciamo che avevamo voglia di giocare un po’ alla Play… non mi sarà mica vietato di invitare i miei amici a casa mia ti pare?!”
“Anch’io avrei voglia di giocare un po’ con voi alla Play…”
Rimasi pietrificato all’udire questa frase. Chi era? Qualcuno alle mie spalle aveva ascoltato la nostra conversazione. Di fronte a me c’era Marco che aveva alzato lo sguardo, per capire anche lui chi potesse mai aver violato la nostra privacy. Mi voltai di scatto… era Fabio, un nostro compagno di classe. Provai a fare finta di niente e ad uscire da questa situazione “Oh ciao Fabio. Vuoi venire anche tu? Beh non so guarda, devi sentire da Marco, e poi io non ho ancora accettato il suo invito”. Pure Marco si accorse del pericolo che stavamo correndo, e cercò di ritrattare “Poi sai, io l’ho buttata lì, però adesso che ci penso credo che oggi ci siano i miei a casa, quindi non possiamo fare casino”. Grande Marco! La sua risposta era ancora meglio della mia. “Ah ok, vabbe” disse Fabio, che poi continuò, rivolto a me “Tu invece Luca hai sempre casa libera vero?”. Porca… Non si era arreso, e oltretutto non potevo mentire, dato che Fabio è un mio amico fidato, e sa benissimo che i miei non tornano mai prima delle 19:00. Risposi “… eeeehhh, si, perché?”. “E se ricordo bene pure tu hai la Play giusto?”. Eh no eh. Questo era un colpo basso. Anche qui non potevo raccontare balle… “si esatto, ce l’ho”. E con un sorriso a 72 denti Fabio disse “beh ma allora dov’è il problema? Veniamo a casa tua no?!”. Io non sapevo che dire. Mi voltai rassegnato verso Marco, e pure lui, con una faccia che era tutto un programma mi disse “oggi non abbiamo nemmeno compiti da fare…”. Pensai, mi prende pure per il culo!
Le restanti ore di lezione proseguirono normalmente, ma io in testa avevo altri pensieri. Infondo pensai: che male c’è? Vengono Marco e Fabio a casa mia. Ci sono già stati. Sono miei amici. Non può succedere niente di male. Già, però questa volta era diverso. Fra me e Marco era cambiato qualcosa, e io non ero tranquillo.

Alla fine delle lezioni, io, Marco e Fabio ci incamminammo verso la fermata dell’autobus. Infatti casa mia dista un pochino dalla scuola, a differenza di quella di Marco. Arrivato l’autobus, provammo a salire e a farci spazio fra la folla. Si perché a quell’ora l’autobus è sempre pieno e ti tocca di stare in piedi, schiacciato da altre persone. Ci fermammo nel corridoio, e mi trovai Marco di fronte e Fabio dietro. Fra le varie pressioni causate dalla folla, mi sembrò che dietro di me Fabio avesse poggiato qualcosa di duro su una mia chiappa. Chissà cosa? Non ci feci molto caso. Probabilmente non voleva nemmeno farlo, ma costretto dall’enorme numero di persone. E poi non avevo la certezza che fosse proprio il suo “coso”. Magari era solo il cellulare che aveva in tasca.
Dopo qualche chilometro la folla diminuì, ed io assieme agli altri finalmente ci sedemmo in 3 dei 4 posti che solitamente negli autobus sono accoppiati in modo che 2 persone si possono guardare di fronte. Io avevo Marco alla mia destra ed ero dal lato corridoio. Davanti a me Fabio. Marco guardava spesso fuori il finestrino, mentre Fabio, stranamente, mi fissava. Io cercai di distogliere lo sguardo da lui, ma cominciai a pensare a strane cose, e maledissi il momento che Fabio si intromise in quel dialogo.

Arrivammo a casa mia. Pranzammo con dei panini e cominciammo a giocare alla Play, infondo era per quello che ci eravamo riuniti. Il pomeriggio sembrò proseguire senza intoppi. Decisi di fare una pausa, e chiesi ai miei amici se volevano bere qualcosa. Con questa scusa lasciai la camera per la cucina a prendere del succo di frutta. Mentre rovistavo nel frigo, mi accorsi che dietro di me c’era Marco, che mi prese per un braccio e mi si avventò addosso, dicendomi “Ti prego, non ce la faccio più…”. Io cercando di divincolarmi gli dissi “Ma che ti salta in mente??? C’è Fabio di là” “Dai, solo un bacio… dai, facciamo in un attimo” “Non dire cazzate, se ci vede siamo rovinati” “Ma dai che non ci vede, su ti prego”. Tutta questa discussione avvenne con un filo di voce per non farci sentire. Ma dalla camera Fabio esclamò “Oh raga, chi viene a giocare? Bisogna essere in 2 per prendere da bere?”. Io mi rivolsi a Marco “Dai, vai da lui che c’ha ragione”. Marco quasi piangendo si arrese e tornò in camera. Io intanto guardai l’orologio: erano solo le 16:00… ma sto pomeriggio non finisce più? Dopo breve tempo tornai anch’io in camera col succo, e il pomeriggio sembrò continuare normalmente, con Marco che ogni tanto mi lanciava occhiate da cerbiatto ferito. D’un tratto squillò un cellulare. Era quello di Marco. “Si… ok, va bene… sto arrivando…” Marco parlava col suo interlocutore con tono un po’ scocciato, poi si rivolse a noi “Era mio padre, ha bisogno di me a casa, a quanto pare oggi è tornato prima. Vi devo salutare”, io gli risposi “Ok Marco, non fa nulla” e Fabio aggiunse “Dai, ci vediamo domani a scuola, io resto ancora un po’ per qualche partita, se a te va bene Luca” “Si si, certo Fabio” risposi io serenamente. In effetti senza Marco mi sentivo più tranquillo.

Appena Marco uscì, cominciai una nuova partita con Fabio, che mi disse “Oh finalmente, meno male che se ne andato”. Io mi voltai verso Fabio con una faccia fra lo spaventato e l’incazzato, e gli risposi “Ma Fabio! Perché dici così? Che ti ha fatto?” “No no, non fraintendermi. Marco non mi ha fatto nulla. E’ solo che volevo parlarti di una cosa, e preferivo farlo senza di lui”. Io intanto non davo più nessun comando al joypad della Play, e chiesi a Fabio “Beh coraggio, di cosa si tratta?”. In quel momento provai dapprima un po’ di paura. Con quella frase Fabio era come se volesse dirmi –adesso che siamo soli sei nelle mie mani-. D’altro canto ero anche incazzato: che gli aveva fatto di male Marco? Fabio si voltò verso di me, fregandosene anche lui di come la partita stesse proseguendo, dato che nessuno dei due aveva messo in pausa il gioco. Si alzò in piedi e prendendomi per un braccio mi tirò su e mi ritrovai di fronte a lui. Fabio mi fissava negli occhi e nel mentre mi poggiò la sua mano sul pacco. Io spalancai lo sguardo verso di lui “Ehi Fabio!!! Che fai?” e così dicendo mi spostai, ma lui mi afferrò per una mano e mi ritirò a se, e avvicinando la sua faccia alla mia spalla destra mi sussurrò all’orecchio “Dai, lo so che ti piace” “Ma te sei matto!” gli dissi, ma lui replicò subito “Dici? E come mai oggi in autobus ti sei fatto massaggiare bene la chiappa dal mio cazzo?”. Io provai a difendermi “Non sapevo fosse il tuo cazzo, altrimenti ti avrei detto qualcosa”. Fabio però non si arrese, e mi chiese “E che mi dici dei pomeriggi che trascorri con Marco? Ultimamente siete molto affiatati”. A questa provocazione però avevo già la risposta pronta, anche se scontata “E’ per via dei compiti della prof. Anche tu li fai no?”. Fabio come previsto non se la bevve e contrattaccò con una rivelazione shockante “Quella dei compiti è solo una copertura. E’ inutile che ti nascondi, guarda che io di Marco so tutto”. Non può essere!!! Marco non poteva avergli raccontato di noi, allora indagai “Cosa vuol dire che sai tutto di Marco?” “Che so che a lui piace anche il cazzo. Io conosco Marco da più tempo di te. Quando eravamo alle medie capitava che ci segavamo assieme” “Davvero? Non lo sapevo” risposi io sorpreso. “Beh, ora lo sai. Quindi puoi anche smetterla di nasconderti” e riprese a toccarmi il pacco e a cingermi a lui. Io a quel punto non sapevo come reagire, e infatti non reagii affatto, lasciandolo fare. “Lo sapevo che ti piaceva” mi sussurrò Fabio all’orecchio, cominciando anche a leccarmelo. Presi la decisione di lasciarmi andare. Fabio sapeva di Marco, e ora sapeva anche di me, ma non poteva rappresentare una minaccia, visto che anche lui era come noi.
Fabio continuò a leccarmi l’orecchio, passando poi al collo. Mi resi conto che il collo era per me il mio punto debole. Un brivido mi attraversò la schiena e mi paralizzò letteralmente. Fabio mi aveva in pugno. Mi afferrò la maglietta da sotto e me la tolse con decisione. Con la stessa decisione si tolse la sua, e poi tornò su di me. A quel punto presi anch’io a baciarlo e leccarlo su collo e sulla spalla. Poi passai al petto, soffermandomi di tanto in tanto ai capezzoli, che succhiai e mordicchiai passionalmente. Questo fece perdere la testa a Fabio, che dal piacere che provò si sedette sulla sedia che aveva alle sue spalle. Le effusioni continuarono con Fabio seduto e io piegato su di lui intento a baciargli e leccargli il ventre. Fabio si stava già slacciando i pantaloni quando con una mano mi prese la testa e me la spinse verso il suo inguine, come ad impostarmi un ordine, ad assegnarmi una missione, per me tutt’altro che impossibile. Presi ad accarezzargli l’uccello che aveva ancora addosso le mutande. Aprii la bocca per prenderne un po’. Soltanto il cotone delle mutande separava la mia lingua dalla sua cappella, ma anche l’ultimo ostacolo venne presto rimosso dalle mie mani. Il suo cazzo era davvero grosso e bello lungo. Iniziai a pomparlo più che potevo, e provai a prenderne in bocca il più possibile, ma non riuscii completamente. Era davvero grande. Però mi piaceva un sacco. Succhiai e leccai quel cazzo in maniera famelica, e Fabio apprezzò il mio lavoretto “Wow Luca, sei davvero grande! Mi fai impazzire!”. Intanto Fabio con una mano mi accarezzava la schiena fino al sedere. Mi alzai e mi levai i jeans e le mutande. Fabio a quel punto mi spinse su letto e mi girò di schiena. Mi si mise sopra e mi prese a leccare dietro il collo. Con molta delicatezza mi passò la lingua sulla colonna vertebrale, scendendo sempre più, fino ad arrivare al mio culo. Inaspettatamente mi cominciò a leccare anche quello. Con le mani mi allargò le natiche e arrivò con la lingua al mio buchino. Il mio corpo era attraversato da costanti brividi di piacere, e quando mi cominciò a leccare il buco del culo, la goduria mi pervase. Fabio allargò il più possibile il mio buco con la lingua, per poi riposizionarsi su di me, e appoggiarmi il suo cazzo fra le natiche. “Ora ti faccio godere davvero” mi disse. Infatti cominciò a spingere il suo attrezzo nel mio buco. Mi accorsi subito della differenza di dimensioni con quello di Marco, cui ormai avevo fatto l’abitudine. Fabio me lo introdusse tutto senza troppi indugi, procurandomi un forte dolore. Afferrai con le mani le lenzuola del mio letto e cercai di resistere il più possibile, ma il dolore era davvero forte. Emisi quindi qualche lamento, ma Fabio non ci diede molta importanza. Rimase comunque fermo in quella posizione, evidentemente per far abituare il mio culo all’intrusione. Dopo poco si udiva solo il mio respiro affannato, e fu allora che Fabio cominciò a scoparmi. Era davvero infoiato. Mi scopò subito in modo molto veloce e deciso. Cominciai a provare piacere. Il mio culo si era adattato anche al cazzo di Fabio, e lui accorgendosene mi stava fottendo alla grande. Mi prese per i fianchi mettendomi a pecora e continuò sempre più forte, facendo sbattere rumorosamente il suo bacino alle mie natiche. Ad un tratto si fermò, e togliendo il suo cazzo dal mio culo, mi voltò e guardandomi dritto in faccia, riprese a scoparmi e a segarmi contemporaneamente. Il godimento era a livelli allucinanti. Io venni copiosamente dopo qualche istante, ricoprendomi la pancia di schizzi bianchi. Intanto Fabio era una furia. Gli si vedevano le vene del collo. La faccia era molto rossa. Mi sbatteva davvero forte, fino a quando rallentò di colpo. Capii che mi era venuto dentro. Rimase fermo per qualche istante, fino a crollare su di me. Così facendo il suo cazzo uscii dal mio culo, assieme ad un po’ di sperma che mi colò fra le natiche. Fabio era su di me a peso morto, affannato, sudato, ma appagato. “Che scopata! Sei una furia!” gli dissi, e lui orgogliosamente “Ci puoi giurare!”. Ci ripulimmo e ci rivestimmo, anche perché si era fatta una certa ora, e io dovevo anche ripulire il lenzuolo sporcato dallo sperma di Fabio.

Che giornata assurda! Alla sera ripensai a tutto ciò che mi era accaduto. Ero contento di aver trovato un altro –compagno di giochi-. Certo che Marco me lo poteva pure dire che si segava con Fabio alle medie…! Proprio pensando a Marco, mi arrivò un suo SMS sul telefono, che diceva #ti chiedo scusa per averti abbandonato oggi. Tutto ok?#. Io gli scrissi #oh si, tutto ok… domani ti racconto#. -Chissà come l’avrebbe presa Marco?- pensai divertito nella mia mente.
Già, chissà…

Voglio ringraziare tutti coloro che mi hanno mandato commenti positivi sul mio primo racconto. Spero che anche questo vi sia piaciuto. Fatemelo pure sapere anche inviandomi mail a [email protected]

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Bisex, Gay

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