“Ora, però, non può più farne a meno! -…”
E’ da qualche tempo, ormai, che volevo condividere con qualcuno la mia
storia. Confessarla. Nel mio lungo saltuario navigare in internet ho scoperto questa pagina, e ora finalmente, dopo tanto tempo ho trovato il coraggio di raccontare la più bella tra le mie esperienze. Un’esperienza che cambiò per sempre la mia vita.
Mi chiamo Alessia sono una donna di quarant’anni, felicemente sposata, un marito adorabile, una villa con piscina poco fuori città e una figlia, Margherita, appena diciottenne all’ultimo anno di liceo. Al tempo faceva il classico, il padre l’aveva spinta a frequentare il suo stesso liceo privato, e dopo il primo anno un turbolenta a causa di questo “obbligo”, tutto si era risolto per il meglio. A Margherita piaceva quel liceo e con il tempo si era affezionata all’ambiante e ai professori. Le conoscenze erano ottime e le sue amiche tutte figlie di gente rispettabile come noi. Ero felice, non potevamo fare scelta migliore per nostra figlia per guidarla sulla strada giusta. Nulla mi poteva preparare a ciò che ne seguì.
Crescendo, Margherita, ci aveva presentato qualche fidanzato, l’ultimo si chiamava Giacomo, era un ragazzo adorabile, sembrava piuttosto intelligente, aveva delle buone maniere ed era figlio di due medici luminari. La sua compagnia era piuttosto gradita in casa nostra ed io non facevo mancare a Margherita il mio appoggio per l’ottima scelta.
Qualche mese dopo, però, qualcosa si ruppe e Margherita e Giacomo smisero di frequentarsi, lei non mi disse mai il perché, so solo che in concomitanza a questo fatto, in lei qualcosa cominciò a cambiare, e la ragazzina dolce e riservata che conoscevamo si stava pian piano trasformando in una scaricatrice di porto. Rispondeva sempre male a me e a suo padre, non studiava più e i suoi voti erano peggiorati gravemente, si vestiva sempre più succinta e non passava più molto tempo in casa. Si stava ribellando, ma io anziché preoccuparmi non facevo altro che perdonarla convincendomi che fosse per colpa dell’età e della fase adolescenziale che tutti i giovani, prima o poi, devono passare.
Il peggio accadde una sera di Giugno. Le scuole erano agli sgoccioli, i ragazzi avevano più tempo libero per uscire, le giornate erano lunghe e afose, mentre le sere piacevoli e rinfrescanti. Mio marito era partito per un viaggio di lavoro a Pechino e non sarebbe tornato se non qualche giorno più tardi. Avevo appena finito di litigare con Margherita perché non intendeva iscriversi all’università una volta finito il liceo. Stavo mettendo i piatti nella lavastoviglie quando un rumore nell’entrata mi suggerì che mia figlia stava cercando di svignarsela di nascosto. La bloccai subito sbraitandole addosso: – Dove credi di andare? –
– Dai mamma, è giovedi sera. Domani non ho verifiche. Voglio uscire – ultimamente era sempre più un tormento oltre che scontrosa e ingrata.
– Ti ho detto di no. Stasera starai qui con me e discuteremo di quale università scegliere – la presi per un braccio e la tirai indietro, impedendole di uscire di casa.
– Che rompi coglioni che sei quando ti ci metti! Vaffanculo, mi hai rovinato la serata! – percorse in fretta le scale e sentii sbattere la porta di camera sua.
– Modera il linguaggio se vuoi continuare a vivere in questa casa, signorina! – se intendeva uscire con quel suo nuovo fidanzato di periferia si sbagliava di grosso. Quella sera sarebbe dovuta rimanere con me a pensare al futuro, a pianificare e a progettare la sua vita.
Dopo quella scenata ero così furiosa che m’infilai nella vasca e mi rilassai per una buona mezz’ora. Mi ricordo che rimpiangevo l’assenza di mio marito, forse con lui gestire Margherita sarebbe stato più semplice. Aveva sempre avuto più autorità di me su nostra figlia. Ricordo che ripensai a cosa avessimo potuto sbagliare per farla cambiare in modo così radicale e fu in quel momento che mi venne un’illuminazione. Da quando Giacomo non era più in giro, Margherita aveva cominciato a frequentare un certo Mark, e se avevo capito bene, era un ragazzo di periferia, uno molto più grande di lei. Non era forse per colpa di questo ragazzo che mia figlia stava cambiando? Ma certo, Doveva essere così. Mi aveva accennato una volta che era figlio di un meccanico, che non aveva nemmeno finito il liceo. Scommisi con me stessa che il ragazzino si faceva pure le canne. Decisi in quel momento che avrei dovuto impedire a mia figlia di vedere quel ragazzo senza futuro. A quel punto, dopo essermi lavata, mi alzai dalla vasca e m’infilai l’accappatoio per asciugarmi davanti allo specchio. Nonostante la mia età potevo ancora contare su un bel corpo ed un viso intrigante. I miei capelli castani lunghi fino a metà schiena, le mie labbra carnose e i miei occhi dal taglio particolare mi avevano sempre reso desiderata dalla maggior parte degli uomini che avevo conosciuto. La mia quarta di seno, da sempre il mio orgoglio, era tuttora soda e rotonda ai limiti della perfezione. I capezzoli si ergevano fieri come cobra ogni volta che ero eccitata, circondati da un’areola più rosa e molto grande. La pancia piatta, merito di tutte le ore quotidiane di palestra, e le anche sporgenti si incastravano armoniosamente con le gambe lunghe e toniche e il mio culetto alto.
Tutti gli amici di Margherita mi avevano sembra fissato spogliandomi con gli occhi. Qualcuno dei più pervertiti aveva persino accennato a toccarsi la patta dei pantaloni. Squallidi ragazzini con i brufoli, incapaci di nascondere le proprie pulsioni. Purtroppo non erano gli unici a fissarmi così, anche alcuni amici di mio marito mi avevano sempre guardato famelici, ma io, semplicemente ignorandoli, non ci avevo mai dato peso.
Ero una donna sposata e felice. Con mio marito conducevamo una vita agiata e lussuosa, non potevo chiedere di meglio.
Una volta asciugati i capelli, senza nemmeno indossare un intimo, mi chiusi l’accappatoio e entrai come una furia in camera di mia figlia. La trovai attaccata al suo computer intenta a chattare con qualcuno su facebook. Non feci tempo a vedere con chi stesse parlando, che Margherita lo spense.
– non si usa più bussare? – mi domandò seccata.
– Sei in castigo, e “castigo” in questa casa significa che non uscirai più fino a quando lo dirò io. E sicuramente non passerai la notte attaccata a questo marchingegno infernale. Dormirai in camera mia stanotte -.
– Non ci dormo con te! – rispose seccata.
– Perfetto, dormirò qui io. Così in camera mia non avrai altra distrazione se non i libri! –
Inizialmente sembrò sorpresa da questa decisione e si guardò attorno come se stesse cercando cosa dire, alla fine – Non posso dormire in quel letto, è troppo gra…-
– Fila in camera mia t’ho detto! – la interruppi in modo brusco per farle capire che non ammettevo altre repliche.
Margherita su tutte le furie si alzò e di nuovo sbattendo la porta se ne andò in camera mia e di mio marito.
Questi continui litigi mi stavano esasperando, da quando eravamo noi due sole in casa continuavamo a gridarci addosso, e per ben due volte l’avevo sorpresa a sgattaiolare fuori di casa anche nel bel mezzo della notte. Le cose dovevano cambiare, e in fretta anche.
Mi guardai attorno. La testa mi doleva per aver alzato troppo la voce, e il nervoso non mi aiutava di certo a rilassarmi. Aprii la finestra della camera che dava sul nostro giardino, respirai qualche boccata d’aria fresca e decisi di mettermi subito a letto. Mi levai l’accappatoio, ormai con il caldo che faceva, mi ero totalmente asciugata, m’infilai nuda sotto le lenzuola del letto di margherita e prima di spegnere la luce notai sul comodino, il diario di mia figlia. Resistetti alla tentazione di aprirlo, così lo presi solamente in mano e lo studiai. Il libro aveva una copertina rossa. Ricordo che una volta Margherita ci aveva scritto sopra il suo nome e quello di Giacomo, un po’ come se dentro ci avesse voluto scrivere le pagine della loro vita assieme. Peccato che con quel ragazzo non avesse funzionato, da quando non c’era più lui, Margherita sembrava come impazzita. Mia figlia si stava facendo condizionare dalla persona sbagliata. Da quel Mark. Sbadigliai e spensi la luce. Non ci misi molto per addormentarmi.
Mi svegliai qualche ora più tardi, nel bel mezzo della notte. Qualcuno si era infilato sotto le lenzuola e aveva cominciato ad annusarmi tra le cosce. Sentii la sua lingua umida e fredda passare nella mia fessura e attivare la mia secrezione vaginale. La lingua, con movimenti esperti, cominciò ad accarezzarmi su e giù con movimenti lenti e passionali.
– Sei tu amore mio? – chiesi divaricando leggermente le gambe. Non ottenni risposta, se non che la lingua si spostò sul clitoride prendendo a muoversi più velocemente, mentre due mani avvolgevano le mie cosce tenendomi ferma.
– Sei tornato prima dal tuo… viaggio – riuscii a dire, mentre cominciavo a godere forte. Mi era mancato talmente tanto mio marito che ora mi sembrava persino migliorato nel sesso orale. Strinsi le lenzuola nei pugni, perché il servizietto era il migliore che mi avessero mai fatto.
– Mi hai fatto proprio una bella sor… sorpresa! Ooooh, si continua, mi sei mancato anche tu! – dissi io alzando la voce, mentre le mie mani si infilavano tra i miei capelli perché stavo già per venire.
Stavo preparando a venire quando mio marito si fermò e uscì dalle lenzuola. Al buio riuscivo a vederlo a malapena, così chiusi gli occhi in estasi e gli domandai: – sei uno stronzo! Perché ti sei fermata? –
La risposta arrivò puntuale a bussare alla mia porta. La cappella di lui premeva contro le mie labbra madide di umori e di salive. Lo sentii spingere dolcemente, così allargai ulteriormente le gambe, rimanendo sdraiata sulla schiena, pronta a godermi il momento. Nonostante fossi abbondantemente lubrificata notai che la cappella fece fatica ad entrare, ma dopo qualche spinta scivolò dentro e mi fece sobbalzare. Sul momento pensai che forse era stata la mancanza di mio marito, ma lo sentivo più esperto nei movimenti e con un uccello più grosso. Decisamente più grosso.
– Sei fantastico amore mio! Non mi hai mai fatta sentire così… – mi interruppi perché la sua asta cominciò a sprofondare dentro di me, e la percepii troppo lunga e troppo larga per quello che me la ricordavo.
– Amore… c’è qualcosa… AH! C’è qualcosa che non va… il tuo uccello è troppo… unh… grosso! – riuscii a dire alla fine, mentre gemevo sempre di più e mentre sentivo l’orgasmo montare.
Fu una voce che non conoscevo a gelarmi il sangue nelle vene – Finalmente te ne sei accorta, puttana! – il suo forte accento rumeno, mi riportò alla realtà . Quello davanti a me non era mio marito, ma un completo sconosciuto. Fu in quel momento che collegai alcune cose. Margherita non poteva uscire, così aveva pensato bene di farsi venire a trovare dal suo amichetto direttamente a casa, ecco con chi stava parlando su facebook quando feci irruzione in camera sua. Mark era entrato dalla finestra che mi ero dimenticata aperta, pensando di trovare nel letto Margherita e così aveva poi colto l’occasione per scoparsi direttamente sua madre.
– Cosa? Tu.. sei M-Mark? – chiesi sconvolta mentre pensavo che la sua asta era talmente lunga che non aveva ancora finito di penetrarmi.
– Ci sei arrivata finalmente. Per te sono il Grande Mark! – esclamò tirandomi un forte colpo di reni che mi fece sobbalzare e quasi arrivare all’orgasmo immediatamente.
Mi ci volle qualche secondo per riprendermi dallo shock e dal godimento che questo ragazzino mi stava causando e poi chiesi: – Ma sei rumeno? – probabilmente la domanda mi uscì parecchio impertinente, perché Mark non perse tempo a dimostrarmi quanto avesse la situazione sotto controllo, afferrandomi le caviglie e tenendomi divaricate le gambe mentre affondava quel suo grosso cazzo dentro di me. Si era forse offeso? In effetti, non mi piacevano i rumeni, non mi erano mai piaciuti, anzi mi facevano ribrezzo. Ma l’ultima cosa cui pensai in quel momento erano le origini di quel ragazzino.
– Tuo marito deve averlo terribilmente piccolo, perché non avevo mai scopato una figa così stretta – disse ridendo mentre non smetteva un secondo di trapanarmi.
– Tu sei.. ahhh! Tu sei un pazzo, noi non… ohhh! Non possiamo farlo! – cercai di farlo ragionare, ma ammetto che con un affare del genere tra le cosce non era facile nemmeno per me usare la testa.
– Strano che tu lo dica. Fino a pochi minuti fa mi stavi supplicando di scoparti perché non ti eri mai sentita così… – si fermò solo per toccarmi con le mani e poi riprese – Non si direbbe che ti faccia così schifo, senti! – portò la sua mano piena dei miei umori sotto al mio naso e poi fece per passarmela in bocca. Io non la aprii, ma poi le dita s’infilarono tra le mie labbra. Fu la prima volta nella mia vita che assaggiai i miei umori. Nessuno si era mai permesso tanto, e sto ragazzino in pochi minuti mi stava già trattando come la sua schiava e sentivo che stavo per venire in modo davvero violento.
– Vuoi che smetta? – mi chiese dandomi dei colpi più forti e più rapidi. Il suo cazzo toccava posti che mio marito non aveva mai raggiunto prima, e questo mi stava causando un forte godimento che non riuscii più a trattenere.
– S- s.. No, NO! – alla fine cedetti.
– Era quello che pensavo! – ghignò lui – anche tua figlia non lo voleva. Ha fatto molta più resistenza di te. Ora, però, non può più farne a meno! -.
Io ero confusa e in pieno stato di trance. Stavo godendo come mai in vita mia e riuscii solo a dire – N-non.. parlare di lei… -.
– Zitta e godì! – mi ordinò, affondando completamente dentro di me. Le sue palle presero a sbattere contro di me, e le sue mani si piantarono nel materasso all’altezza delle mie spalle, permettendogli di scoparmi più forte come una trivella. Stavo per venire, così dissi – Basta che non.. ah! Non venirmi dentro! – e mi preparai a toccare il cielo con un dito.
Lui s’impegnò e mi scopò ancora più forte e più deciso. Sentivo il suo cazzo pulsare dentro di me e colpire le mie ovaie tanto era lungo e grosso. In quel momento sentii arrivare il mio orgasmo. Fu un fiume in piena e fui scossa da dei tremiti talmente forti che distesi le gambe e con le mani mi attaccai al letto affondandoci dentro le unghie. Soffocai un urlo chiudendo gli occhi e gemetti forte.
– Pare che a qualcuno sia piaciuto – disse Mark soddisfatto, piantandomi il cazzo totalmente dentro e tenendolo li. Io ero ancora troppo scossa per rispondere, ma lo sentii sfilarlo e cominciare a masturbarsi con le mani rimanendo tra le mia gambe.
Venne gemendo e sentii i suoi fiotti caldi finirmi sul ventre e qualche schizzo colpì anche il mio seno ed il mio viso. Chiusi gli occhi pensando che chi mi stava venendo addosso, senza nemmeno avermi chiesto il permesso, era il ragazzo di mia figlia. Il suo sperma era caldo, e mi aveva praticamente ricoperta. Gli ci volle qualche minuto per svuotarsi completamente. Non avevo mai visto nessuno venire così tanto. Il ragazzo non era solo dotato, ma produceva anche litri di sperma, e la forza nelle sue tubature era davvero impressionante.
Accesi la luce e lo vidi. Il tipico Rumeno che scansiamo per strada per paura delle sue intenzioni. Capelli paglierini, fini, corti ed unti. Il viso era truce e scavato, con un timido accenno di peluria al posto della barba. Se ne stava a fissarmi, nudo tra le mie gambe. Il suo corpo sottile dava comunque l’idea di essere forte e robusto con i muscoli lievemente marcati.
Non sapevo cosa dire e non sapevo come comportarmi, così attesi. Dopo un lungo scambio di sguardi, lui gattonò sopra di me, e piantò il suo cazzo ancora in erezione tra le mie tette. Era talmente lungo che pur stando all’altezza del mio seno arrivava fin al mio mento.
– Succhialo! – mi ordinò. Io opposi resistenza.
Ora che potevo vederlo da vicino e con la luce accesa mi pareva ancora più grosso di quello che avevo immaginato al buio. Le sue vene più verdi irrigavano tutta l’asta, che era dritta come una mazza da baseball e che pulsava come in attesa di esplodere.
– Come fai ad averlo ancora duro? – gli chiesi sconcertata.
– Tu e tua figlia mi fate questo effetto. Ora prendilo in bocca – con le mani cercò di infilarmelo tra le labbra.
Dalla sua punta colava ancora dello sperma e anche la sua asta ne era discretamente ricoperta. La assaggiai. Era dolce, il gusto era piacevole. Quasi invitante. Niente a che vedere con quello acido di mio marito.
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