Ecco sì, proprio un faro, un’autentica lanterna antica su di un’isola greca del mar Egeo, dal momento che cercavamo un posto simile dove andare in vacanza, perché al posto dell’albergo o di qualche casa in affitto abbiamo afferrato cogliendo quest’opportunità un po’ bizzarra e originale, accasandoci all’estremità di un’isola con il mare che lambisce le rocce alla base, raggiungibile solamente in barca ovverosia in quarantacinque minuti a piedi dal piccolo borgo di pescatori.
Il luogo è impervio, inaccessibile e solido, con le pareti di pietra spessissime, dipinto in alto con delle grandi fasce bianche e blu, con un minuscolo ripostiglio e una cucina al pian terreno, una ripida scala a chiocciola in legno una sopra l’altra, quattro piccole stanze, infine sulla cima si erge una piattaforma rotonda con una larga balaustra attorno, mentre al centro si nota la vecchia monumentale lampada d’ottone e di vetro ormai fuori uso, circondata alla base da una panca circolare di granito. Il panorama naturalmente è da favola, una meraviglia della natura, impensabile e inimmaginabile fin tanto che non si arriva quassù, con il mare dappertutto e le infinite isole tutte in cerchio: eccezionale, originale, romantico e perfetto per noi due.
Si parte con un’allegra e gaudiosa comitiva d’amici e la sera arriviamo a destinazione, dal momento che prendiamo possesso del faro. A me e ad Antonio capita la camera situata più in alto, mentre gli altri alloggiano di sotto, siamo in otto e la sistemazione è perfetta. In conclusione un tuffo all’imbrunire per inaugurare la vacanza, una passeggiata fino in paese, la cena gustosissima tra l’altro quasi regalata e il gelato al bar, al ritorno dato che è già buio c’incamminiamo tranquillamente per la mulattiera sassosa, alla fine tutti a letto, perché c’è bisogno d’inaugurare anche quello. Nonostante la giornata appena trascorsa siamo stanchissimi, tra gli aeroporti, i traghetti e le solfe varie, malgrado ciò Antonio è in piena forma, dato che riusciamo a fare anche l’amore, così come non ci succedeva più da parecchio tempo. Sarà l’aria di mare che entra dalla finestra spalancata proprio di fianco del letto? Sarà la magia delle antiche pietre? Sarà la luna che stampa la sua luce sulle lastre ruvide del pavimento e illumina la stanza come una magica e romantica abat-jour? Sarà il silenzio incredibile, la fragranza degli arbusti, i grilli, il rumore delle onde? Sarà che siamo finalmente in vacanza? Sarà anche l’idea degli altri sei compagni, che proprio sotto di noi si staranno abbracciando nudi nei loro letti e si staranno facendo coccole appassionate quanto lo sono le nostre?
E’ davvero inatteso e sorprendente, fatto sta che viviamo il nostro momento di grazia e ci diamo dentro fino a notte fonda, in seguito però diventa difficoltoso dormire. Sarà il silenzio? Sarà lo sciabordio del mare? Saranno la camera e il lettone inconsueti? E sarà anche che fa caldo, insomma non riusciamo a dormire e così recuperiamo qualcosa da metterci addosso, saliamo alla piattaforma dell’ultimo piano per fumarci una sigaretta e per guardare la luna e le stelle. E’ davvero piacevole sentire il legno della scala sotto i piedi nudi, così come poi è talmente gradevole il tepore delle pietre del terrazzo e pure la panca circolare che circonda la lanterna. La luna piena illumina avvolgendo tutto con una luce magica e suggestiva, in quanto si vedono anche le isole lontanissime qua e là , punteggiate solamente dalle poche luci dei villaggi, si vedono altre luci di barche in navigazione, inoltre s’assiste agli spruzzi bianchi del mare contro gli scogli e soprattutto s’apprezza la pace e il silenzio: qui comanda la natura primeggiando e imponendo la sua padronanza.
Attorno a noi tutto tace, persino i altri nostri amici, per il fatto che evidentemente hanno finito le loro imperiose cavalcate e al momento dormono il sonno dei giusti. Inevitabile afferrarci per mano, abbracciarci e anche baciarci, non con la foga né con lo slancio di chi ha la necessità d’accoppiarsi e di godere, ma con la dolcezza e il languore di chi è già sazio e aspira solamente di ricevere amorevoli e innocue coccole romantiche. Sì, amabili effusioni romantiche, anzi, non poi così tanto mansuete, perché a forza d’abbracci e di baci finiamo per eccitarci di nuovo, tanto più che Antonio non si limita a dispensarmi moderati baci né abbracci fraterni, dato che gli è tornato nuovamente duro, perché ha estratto il cazzo fuori dalle mutande e al presente me lo sfrega contro i glutei, nel tempo in cui mi bacia il collo. Progressivamente si mette a trafficare con la mia maglietta fino a sfilarmela, giacché io mi eccito rapidamente appena ho le tette nude e abbraccio un uomo ugualmente quasi scoperto. Finisco con il riaccendermi tutta e con il pensare che forse la serata non sia per niente conclusa, giacché un’altra bella, sana e vigorosa ripassata possiamo anche concedercela. Anche Antonio deve pensarla allo stesso modo, perché s’intrufola dentro le mutande ed esplora deciso e sicuro la fica per saggiarne lo stato, per il fatto che i suoi slip sono ormai scesi a mezza coscia, sennonché se li toglie del tutto e cerca di sfilarle anche a me:
‘Dimmi, sei diventato tutto matto? Se si svegliasse qualcuno e dopo viene di sopra?’.
‘Chi vuoi che si svegli, poi li sentiremmo arrivare, non ti pare?’.
In effetti, il silenzio sotto di noi è completo e ormai dev’essere molto tardi, dato che mi lascio convincere, perché anche le mie mutande finiscono ammucchiate alle sue e alla maglietta sul sedile di pietra. Abbracciati in cima al faro siamo i padroni incontrastati e indiscussi della notte, siamo i dominatori del mare, i sovrani della costa, sembriamo come due piccoli numi greci appassionati e coinvolti come dovevano esserlo tempo addietro Elena e Paride, anche loro abbracciati e nudi nella notte in cima a una torre dell’antica città di Troia. Il tal modo andiamo avanti per un bel po’ cullandoci nel nostro sogno ellenico ed erotico, meditando e valutando nel frattempo se sia meglio ingropparci direttamente lì, al cospetto della notte stellata e della vergine luna, oppure sia meglio scendere sul più morbido letto del piano di sotto. Quando ci riporta alla realtà il cigolio d’una porta ci stacchiamo preoccupati e pronti a rivestirci, tuttavia il cigolio per fortuna è lontano, laggiù in basso nella radura. In quel momento ci sporgiamo dalla balaustra, perché è bella la sensazione delle tette nude sul granito ruvido e tiepido, fin tanto che vediamo che qualcuno è uscito dalla porticina del faro e sta andando verso gli scogli.
E’ Silvia quella che si nota, impossibile non riconoscere con la sua lunga criniera bionda e insieme con lei c’è Sandro. Lei, con la maglietta bianca e le lunghe gambe scoperte, lui si direbbe unicamente con le mutande, o forse con un costume da bagno. Vanno sul limite degli scogli tenendosi per mano, evidentemente anche loro non riescono a dormire, noi siamo troppo in alto e troppo nascosti dal parapetto perché ci vedano, mentre noi invece con il chiarore luminoso della luna possiamo vederli benissimo. Sul limite degli scogli guardano il mare che s’infrange ai loro piedi, poi s’abbracciano e si baciano: se staremo zitti e non ci faremo vedere, potremo assistere forse a qualche scena come un film a luci rosse, perché anche loro potrebbero svestirsi e scopare all’aperto nella natura circostante. Certo, che però anche noi due in cima al faro siamo da luci rosse, io chinata con le tette contro la balaustra e Antonio dietro di me abbracciato come un polpo, che strofina il cazzo contro le mie chiappe e con una mano tra le cosce mi tasta adagio la fica, a dire il vero non siamo da meno.
Silvia e Sandro però, con nostra grande delusione non vanno al di là di qualche limonata al cospetto del mare notturno, poi tornano verso il faro e si siedono su d’un gradino di pietra dandoci la schiena, mentre la sua testa è poggiata sulla sua spalla, così si mettono a parlare sottovoce. Troppo in basso per capire che cosa dicano e così sfuma tutto, perché svanisce l’idea degli amici spiati a scopare ardentemente e focosamente sotto le stelle. Siamo quasi delusi e in più anche la mia ispirazione è svanita, in quanto ho voglia di rivestirmi e d’andare a dormire, eppure Antonio continua ad averlo duro, però anche lui si vede che ormai è catturato da nuovi pensieri. Poi però succede il fatto, perché Antonio trova un frammento d’intonaco della balaustra e lo lancia giù, infine si sente precipitare tintinnando sulle pietre alle spalle dei nostri amici, loro intanto si guardano in giro, però non vedono nessuno, dato che non si sognano neppure di guardare in alto. Un altro sassolino dopo qualche minuto e compare la stessa scena, finché un lieve richiamo sussurrato da Antonio li fa guardare su, però non ci vedono. Un cenno con le mani, un saluto sottovoce, dato che Antonio con mia gran sorpresa li invita a salire, perché qui è più fresco e si sta meglio, per il fatto che s’ammira il panorama. Silvia e Sandro annuiscono, s’alzano e s’avviano. Ci impiegheranno un bel po’ per raggiungerci, però io senza nulla addosso sono subito nel panico più completo. Mi precipito verso i nostri stracci abbandonati sulla panca per rimettermi velocemente qualcosa addosso, ciononostante Antonio è più svelto di me, mi precede, se ne impossessa e li lancia giù, lancia giù tutto: le mie mutande, la maglietta e anche l’asciugamano:
‘Sei proprio scemo. E adesso?’ – esordisco io inveendogli contro piuttosto adirata e inviperita.
Sono fuori di me, perché cerco perfino di colpirlo con un ceffone, malgrado ciò lui m’intercetta la mano, para il colpo e mi costringe a compiere una mezza rotazione, m’abbraccia da dietro, m’immobilizza i polsi, mi bacia sul collo e mi sussurra con gran calma:
‘Sta’ tranquilla Emma, che cosa t’importa, divertiamoci. Senza vestiti infatti siamo bellissimi e perfino molto più rilassati, non pensarci, ricordati che siamo in vacanza, fregatene’.
{Idraulico anno 1999}
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