Era un processo molto importante, Paula difendeva l’Amministratore Delegato della Società dall’accusa di bancarotta fraudolenta, e da un’altra lunga serie di reati. Purtroppo, Piero, il marito, non poteva lasciare lo studio, nel modo più assoluto, e quindi non gli era possibile accompagnarla, darle il suo sostegno professionale e personale.
Decisero che Paula sarebbe andata da sola, a Milano. La qual cosa le seccava moltissimo. A Piero venne in mente che poteva accompagnarla Giorgio, il figlio, studente del secondo anno di giurisprudenza, sarebbe stata, aggiunse sorridendo Piero, un po’ di pratica forense.
Giorgio fu d’accordo. Lui, tra l’altro, era sempre d’accordo quando poteva stare un po’ con la mamma, che ammirava e non solo per la sua affermazione professionale. Era una donna splendida, Paula, a 45 anni. Non eccessivamente alta, ma con un corpo che sembrava modellato dal più perfezionista degli scultori greci. E poi, era sempre allegra, briosa, anche se, quando difendeva, tirava fuori gli artigli e le sue sempre irreprensibili argomentazioni.
Una coppia eccezionale: Piero importante e noto commercialista; Paula specializzata in materie societarie; Giorgio, abbastanza studioso, ma per ora, a venti anni, soprattutto impegnato a sniffare ‘profumo di donna’, senza salvarne nessuna, sempre arrapato, anche dopo una bella scorpacciata di passera.
Il ‘profumo di donna’ è inconfondibile e particolare, anche se ha qualche variante al variar del soggetto. Una fragranza inebriante, che ti fa girare la testa ed ha chiari ed evidenti e incontenibili effetti sul povero pisello soffocato nei pantaloni.
Le classificava con un certo numero di ‘B’, Giorgio, le femmine che incontrava. Solo quelle meritevoli di entrare in graduatoria. Da ‘B’, ‘bona’, a ‘BBB’, ‘strabonissima’. Solo alla mamma aveva assegnato ben cinque ‘B’, e la seguiva incantato, ammaliato, con gli occhi, mentre lei si muoveva agile ed elegante..
Dunque, si partiva per Milano. OK.
Paula incaricò la segretaria per i biglietti dell’aereo e prenotare al Jolly President che era centrale e al tempo stesso distante solo 500 metri dal Palazzo di Giustizia. Lei e Giorgio sarebbero giunti la sera prima dell’udienza.
‘Tutto OK’ ‘lo informò la segretaria- ‘ma l’albergo aveva un’unica camera doppia, doveva prenotare?’.
Paula disse che andava bene, del resto si trattava, anche se ora era un giovanottone che la superava di quasi un palmo in altezza.
Paula e Giorgio andavano molto d’accordo. Scherzavano tra loro, si punzecchiavano, stavano spesso insieme, per il footing, tennis, nuoto.
Se veniva loro chiesto chi fosse il loro miglior amico, Paula rispondeva ‘mio figlio’, e Giorgio rispondeva ‘la mamma’!
^^^
Taxi, aeroporto, check-in, imbarco, ai loro posti.
Paula sedeva al finestrino, Giorgio ogni tanto si chinava per vedere il panorama. Una mano sulla coscia della donna e il braccio che’ carezzava il gagliardo impianto mammario materno. Era veramente rigoglioso, quel seno, da quanto si poteva vedere, specie in costume da bagno, e ben sodo a giudicare dalle sia pur rapide constatazioni tattili, carpite in varie occasioni.
Volavano sopra le nuvole, ma in quell’ora di volo Giorgio si dimostrò molto curioso di cosa ci fosse fuori della carlinga, e il braccio premeva le polpose tette materne.
Solo bagaglio a mano, ancora taxi, ed eccoli in albergo.
Furono accompagnati in camera. Misero un po’ a posto le poche cose che avevano portato. Paula andò nel bagno, poi tornò, sedette sul letto e chiamò Piero, per dirgli che tutto era OK. Giorgio, andò a sua volta in bagno.
Quando tornò, vide la madre seduta sulla sponda del letto, con la schiena rivolta a lui, che parlava col marito. Si mise dietro lei, e cominciò a strofinarle leggermente le spalle, scendeva in basso, picchiettava, come a farle il solletico per vedere se riusciva e restare seria mentre telefonava. Paula sorrise e tentò di allontanare le mani del ragazzo, seguitando a parlare.
‘No, caro, non è niente, è Giorgio, tu sai com’è fatto, scherza sempre!’
Si voltò verso Giorgio.
‘Tuo padre dice di comportarti bene, che sei un uomo!’
Giorgio annuì, ma riprese a solleticarla, a carezzarle la schiena, i fianchi, come un giuoco, portò le mani davanti’ sentì le tette, quasi inaspettatamente, le strinse’ l’atmosfera che regnava nella camera cambiò di colpo. Paula si volse a guardare il figlio, lui scorse qualcosa di sconosciuto negli occhi della madre, ma comprese anche che non era infastidita ‘
Paula, di colpo, capì che Giorgio non era più il bambino di un tempo, e lui si rese conto che quel giuoco non era più innocente.
‘Pronto? Piero sono sempre qui’ cosa dici?’
Cercò di concentrarsi sulla conversazione.
Giorgio stava sbottonando lentamente la camicetta di sua madre, mentre lei parlava, la aprì, carezzò il seno, sopra il reggipetto di pizzo nero. Si chinò a baciare la donna sul collo, e lambì la pelle con la lingua. Salì all’orecchio, lo leccò, succhiò il lobo e lo mordicchiò dolcemente.
Paula emise come un leggero lamento, al telefono.
‘Ohhhhhhh! Nulla’ cosa? Volevo solo dirti che sono d’accordo con te’ solo che l’ho detto borbottando’.’
Giorgio, intanto, sganciava il reggiseno e le floride tette di Paula esplosero in tutta la loro meravigliosa rigogliosità. Seguitò a baciarle il collo, mentre le dita titillavano i capezzoli che subito s’inturgidirono.
‘Scusa’. Caro’ aaaah’ credo che devo lasciarti”
Giorgio le sussurrò all’orecchio di seguitare a parlare, e sottolineò il tutto con una bella linguata.
Lei smise per un momento di parlare, si voltò verso suo figlio che, con uno strano sorriso sulle labbra, stava accostando a lei il suo volto’
‘Sì’ caro.. no, ho dimenticato di chiederti’.’
La voce era strana, evanescente.
Lui le era di fronte, chino su lei, lambì una tetta con la lingua, la baciò, si mise a ciucciare alternativamente i capezzoli. Paula lo fissava, sgomenta, e lui ricambiava lo sguardo, con forza.
Le aveva abbassato al massimo i pantaloni che s’erano fermati sulle anche, stava baciandole lo stomaco, s’era intrufolato tra le gambe di lei, cominciava sentire, sempre più forte, quel ‘profumo’, effluvio inebriante. Non era pratico, in ciò, ma aveva letto tanto in proposito. Non si fermava, lambiva l’ombelico’ lei cercava di seguitare la conversazione telefonica’
Giorgio seguitava a fissarla e leggeva il fuoco negli occhi della donna, allungò le mani afferrò i pantaloni della madre e cominciò a tirarli giù, lei, che intanto s’era sdraiata, si sorprese ad alzare il bacino per facilitargli di svestirla. Via i pantaloni e anche le mutandine. Stava perdendo coscienza delle sue azioni, Paula, mentre sentiva crescere la sua eccitazione.
‘Oh’ mio dio”
Mormorò quando rimase nuda. Deglutì a fatica.
‘Niente’ tesoro.. qualcuno ha lasciato un chiodino sul pavimento, distrattamente l’ho pestato’ Chi? Giorgio? No, ‘ sta spacchettando tutto con la massima diligenza’ lo raggiungerò presto’ non appena avrà finito”
Giorgio la guardava ridendo maliziosamente, poi spinse la testa tra le gambe della madre, esercitò una dolce premura sulle ginocchia per dischiuderle completamente, baciò le ginocchia poi passò alle cosce. Entrambi si stavano rendendo conto di dove stavano andando
Quando la sua faccia, finalmente, giunse alla ‘passera’ della mamma, si fermò un istante a respirare, per gustarne tutto l’aroma, poi le baciò dolcemente le grandi labbra. La sua lingua sgusciò dalla bocca e cominciò a percorrere su e giù la fenditura. Alzò gli occhi verso la madre, lei lo guardava, ma poteva scorgerne solo i capelli. Sentì quella lingua indiscreta e splendida che la stava esplorando. Abbassò la mano, gli afferrò i capelli e spinse forte perché premesse ancor più sulla sua vagina. Quando si sentì sfiorare il clitoride, gli fece comprendere che quella era la zona che esigeva la massima attenzione! Quello che era difficile era soffocare i gemiti che le provocavano le premure di Giorgio: aveva dolcemente lambito quel ‘ciccetto’ tutto intorno, ed ora, presolo tra le labbra lo ciucciava. Questo era troppo perché Paula potesse controllarsi, strinse la testa, forte, tra le sue cosce, e fu invasa da un forte orgasmo, perdendo il senso della realtà
‘Oddio’siiii’ è bellissimo’mmmm’
‘Mmmm cosa?’ ‘disse il marito- ‘cosa dici, cara?’
Paula cercò di riprendersi.
‘Nulla, amore, è che ho appena tolto le scarpe che mi tormentavano i piedi”
Sorrideva giocando con le parole.
‘Va bene, tesoro, solo un momento, lo chiamo subito.’
Poggiò il microfono sulla spalla, per non far sentire la sua voce. Si chinò verso Giorgio, intento ad assaporare quanto distillava la sua vagina.
‘Giorgio, tuo padre vuole parlare con te,’
Lui si deterse alla meglio le labbra, prese il telefono.
‘Ciao pa’, come stai?’
Paula si sistemò meglio, e comincio a sbottonare la camicia del ragazzo, a carezzargli il petto.. Lui cercò di fermarla, lei gli prese le mani e lo fissò. Il volto di Giorgio esprimeva panico, ma lei gli prese le mani, le allontanò, gli sorrise. Il giovane si affidò alle premure della madre madre, deglutì. Tornò a prestare attenzione al telefono.
‘Hem, cosa pa’? Si, naturalmente’ farò ciò che mi chiede.. Sissignore!!
Paula non potè nascondere una specie di smorfia, e seguitò, con le labbra, a esplorare il petto del figlio. Gli succhiò i capezzoli, con le mani gli sbottonò i pantaloni. La voce del ragazzo tremava. Lei, allora, gli avvicinò la bocca all’orecchio per parlargli a bassa voce, mentre gli aveva completamente liberato il pisello dai pantaloni e lo carezzava in tutta la sua lunghezza.
‘OK piccolo, adesso voglio vedere come ti comporti. Seguita a parlare con papà, amore’ ora tocca a me!’
Giorgio emise un flebile gemito quando Paula si inginocchiò dinanzi a lui stringendogli il fallo che pulsava, caldo, nella sua manina. Lei percepiva l’eccitazione, la tensione del ragazzo. Ora il sesso di lui era di fronte al suo volto, alla sua bocca, la piccola lingua saettò, colpì il glande, assaporò le piccole gocce che ne perlavano il solco. Quel sapore ebbe l’effetto di una scarica elettrica, per Paula. Baciò quel fremente pisello, comprese che Giorgio stava trattenendo il respiro, allora spalancò la bocca, guardò il figlio con l’espressione del gatto che si appresta a mangiare il canarino, o è più esatto dire della gatta che sta per succhiare il pisellino del suo micio, e come lui aveva fatto con lei, fissando il ragazzo, ‘lo’ prese delicatamente in bocca.
Giorgio non era proprio un verginello, ma non era preparato a soffocare il gemito spontaneo che saliva alle sue labbra mentre la calda e umida bocca della madre lo ciucciava.
“Cosa, Papà? Uh, no, uh, stavo solo sbadigliando’. sono un po’stanco ‘.”
Non poteva concentrarsi su quello che stava dicendo suo padre. Si mordeva il labbro, con la mano libera afferrò i capelli della madre. Lei era una esperta ‘succhiatrice’ in materia, e brava, e sapeva benissimo quando il ‘coso’ che stava ciucciando era sul punto di riempirle la bocca. La sua testa si muoveva rapidamente per far giungere Giorgio al piacere; lui, con le dita nei capelli della donna, premette forte per far entrare al massimo il suo fallo in quel meraviglioso caldo, mentre, nel contempo, Paula gli aveva afferrato le natiche e lo tirava a sé per sentirlo il più possibile nella sua bocca. Finalmente ebbe il suo compenso: il delizioso sapore del seme si suo figlio le riempì la bocca, ed era così abbondante che non riuscì a ingoiarlo tutto e parte le gocciolò sul mento.
Giorgio non ne poteva più, stava quasi per piangere, quasi gridò nel microfono:
‘Scusa papà, sto male, devo correre al bagno’ ciao!’
Si rovesciò sul letto, con gli occhi chiusi, ansando. Sentì che la madre stava prendendo il telefono, aprì gli occhi, la guardò. Era terribilmente sexy con le piccole gocce del suo seme che dal mento scendevano sulle tette. Paula gli fece l’occhiolino e con la lingua raccolse, golosa, un po’ del succo di suo figlio.
‘No, amore, sta benissimo, solo che ha bevuto molte bibite gasate. Non ti preoccupare, lo curo io, ci penso io. E’ così caro, così premuroso con la sua mamma’ Ciao, buona notte’ ci sentiamo domani. Ti amo anche io, amore, ciao!’
Lasciò il telefono scivolare sulla sua spalla e guardò il figlio, il suo nuovo amante, che era sul letto, di fronte a lei. Paula era sudata, i capelli in disordine, e a Giorgio parve la più bella cosa che avesse mai visto.
Con un sospiro la donna si sporse per riagganciare il telefono, poi rimase col mento sul ginocchio di Giorgio e gli carezzò il petto.
‘OK, ragazzo’ tutto ciò non era previsto, vero?’
‘Dio, mamma, mi spiace’ non sei arrabbiata con me, vero? Non so perché l’ho fatto”
‘Hem.. bene’ lo so io. Sei giovane e’. arrapato, si dice così, vero? Lo sai cosa significa ciò che abbiamo fatto?’
‘Si, ma” si’ mi spiace’ prometto che non accadrà mai più”
Paula rimase in silenzio, lui, allora si poggiò sui gomiti e guardò sua madre. Lei gli ricambiò lo sguardo, sorrise, con la lingua cercò le ultime tracce dello sperma del ragazzo, le raccolse, le ingoiò, assicurandosi che lui la guardava.
‘Non precipitarti a fare promesse che non manterrai, piccolo. Non ho detto che non voglio che accada ancora, ma solo che dobbiamo essere cauti? OK?’
‘Vuoi dire, ma’, che possiamo farlo di nuovo?’
“Oh, sì, possiamo farlo di nuovo… e sono certa che ci divertiremo moltissimo.”
Intanto, Paula aveva stretto nella sua manina il fallo di Giorgio che cominciò a ergersi rapidamente.
‘Dio, mi piace un giovane stallone.. avevo dimenticato come sia pronto a rifarlo di nuovo’ si, penso proprio che ci divertiremo”
Paula scivolò lentamente su Giorgio, strofinandogli con le tette le gambe e il petto, mettendosi a cavalcioni. Senza lasciarsi penetrare, cominciò a muovere lentamente il bacino avanti e dietro sul fallo. Giorgio le aveva afferrato i fianchi e gemeva di piacere. Madre e figlio si sorridevano, esprimendo la loro concupiscenza, con gli occhi sfavillanti che anticipavano ciò che la notte avrebbe portato.
In silenzio, Paula si poggiò sulle ginocchia, prese tra le sue mani, dolcemente, la testa di Giorgio, e spostò i fianchi fin quando sentì il glande del figlio che premeva all’ingresso della sua vagina. Si curvò in avanti, pigiò le tette sul petto di lui, lo baciò, si abbassò di più per farlo entrare, scivolare profondamente in lei, fin quando non fu del tutto impalata sulla vigorosa virilità del ragazzo.
Lo fissò intensamente, gli sussurrò:
‘Oh’ mio dio’ SI!’
Guradò nel profondo degli occhi di Giorgio, con una espressione inebriata e entusiasta nel volto.
‘Sicuramente ci divertiremo moltissimo, senza fine”
Poi cominciò a muoversi, avanti e dietro, lentamente, e goderono insieme la loro fantastica scopata.
^^^^
Qualche ora più tardi, madre e figlio si erano esauriti a vicenda, erano sfiniti, illanguiditi. Paula disse che prima di dormire era bene fare una doccia, non come purificazione, disse, non ne vedeva ragione, ma per necessità della cura del corpo. Nessun gesto erotico, durante la doccia che presero insieme. Sapevano che ci sarebbe stato tempo, dopo. Si aiutarono reciprocamente a insaponare, sciacquare, asciugare. Erano splendidamente nudi, entrambi. Paula guardò negli occhi il figlio e pigiò il corpo contro quello del giovane. Si abbracciarono, lei lo baciò.. un leggero colpo di lingua, le labbra si dischiusero, un bacio lungo, intenso, appassionato e nel contempo tenerissimo. Poi, lei sospirò profondamente, poggiò la testa sulla spalla del figlio e lo tenne stretto a lei.
‘Credo che dovremmo dormire un po’.’
‘Si, mamma, lo credo anche io.’
Le loro mani si incontrarono, le dita si intrecciarono e, così, tornarono nella camera.
‘Per fortuna, amore, ci sono due letti, perché quello, ormai è tutto un caos. Mi sento pulita e mi piace stare tra biancheria pulita.’
Si infilò sotto la coperta.
Giorgio annuì. Abbassò le luci, inserì ‘non disturbare’ fuori la porta, raggiunse la madre, nel letto dove lei era distesa, si pose dietro lei, la prese tra le braccia, la accolse sulle sue gambe, ‘ a cucchiaio’, con quello splendido sedere deliziosamente accostato a lui, una mano sul seno, l’altra dolcemente tra le gambe. Paula era felice, serena, si sentiva incantevolmente appagata tra le braccia del figlio, si addormentò.
Fu Giorgio a svegliarsi per primo, ed era mattino avanzato. Ci mise qualche secondo a ricordare cosa era accaduto, dove era. Guardò il seducente corpo della madre, accanto a lui, supina. Dette un’occhiata all’orologio, sul comodino. Era più tardi di quanto avevano previsto di doversi alzare. C’era ancora molto tempo, però, per l’udienza.
Carezzò quello stuzzicante corpo, leggermente, sfiorandolo appena con le dita, lei non era ancora sveglia, ma reagiva, i capezzoli si ersero e lui li lambì con la lingua, intorno intorno, li strizzò con le labbra. Paula respirò profondamente e gemette sensualmente. Giorgio pensò di scendere lentamente, con la sua lingua, verso il sesso della madre, che si inumidì fortemente e cominciò ad spandere il suo caratteristico eccitante profumo. Paula, forse seguendo il sogno che stava facendo, dischiuse le gambe. Lui, cautamente, si inserì tra quelle magnifiche cosce spalancate, e cominciò a leccarla, dolcemente, su e giù, con delicatezza. I gemiti di Paula, sempre dormiente, aumentarono. Il ragazzo si dedicò al clitoride, lo stuzzicò a uscire dal guscio, lo strinse tra le labbra, e divenne meno controllato, lo ciucciò avidamente.
Paula si accorse che non era un sogno, si svegliò. I suoi occhi, ancora sonnolenti ma pieni di desiderio, si volsero verso il basso e videro l’amato figlio che le stava dimostrando la sua raffinata arte erotica.
Lei abbassò una mano, la posò sui capelli del figlio, carezzò, spinse per sentirlo ancora più in lei, ne accompagnò il movimento. Era un messaggio per Giorgio: dai, amore mio, dai, fammi godere’ e l’orgasmo s’avvicinava rapidamente’
Trillò il telefono. Proprio in quel momento Giorgio stava bevendo il nettare voluttuoso della madre.
Lei riuscì a prendere il telefono.
‘Ciao!’
‘Ciao, Paula, ma siete ancora in albergo?’
‘Dio’Siii!’
Un si lungo, perché stava di nuovo godendo.
‘Perché quella voce?’
‘Perché mi sono accorta che è abbastanza tardi. Ma sai, mi sono messa a guardare le carte del processo, con Giorgio”
‘Scusa, Paula, ma Giorgio è interessato alla cosa?’
‘A che?’
‘Alla cosa!’
‘Certo, è interessatissimo, ed ha una predisposizione particolare, in merito. Ha veramente il senso del ‘diritto’ e sono più che certa che è un vero principe del foro.’
‘Ma se è alla sua prima pratica”
‘Proprio prima’ non direi, ma certo per lui è la più attraente e interessante, e vedo che ne è visibilmente contento.’
‘Bravo Giorgio, se non è lontano, desidero parlare con lui.’
‘E’ qui, alle prese con ciò che tu chiami la ‘cosa’, te lo passo.’
Giorgio prese il telefono, si asciugò la bocca.
‘Ciao pa’!’
‘Ciao Giorgio, la mamma mi ha detto che ti dai da fare’ bravo’ sono proprio contento’ mi auguro che non sia, però, solo un fuoco di paglia”
‘No, pa’, ti assicuro che mi piace moltissimo e che mi ci dedicherò corpo e anima”
‘Bravo, figliolo. Mi raccomando, non deludere tua madre.’
‘Sta sicuro, pa’, non la scontenterò. Ciao.’
‘Ciao, ragazzo, complimenti, e seguita così.’
Passò il telefono alla madre, che seguitò a parlare col marito, ma intanto s’era messa carponi, col magnifico sedere in bella vista, le tette un po’ pendenti..
Giorgio non perse tempo, le si posizionò dietro e divaricando appena le natiche portò il suo vibrante glande ancora una volta in quel delizioso ricettacolo che era il grembo materno, e con decisione cominciò a pompare vigorosamente. Non era facile per Paula restare in equilibrio, e soprattutto rispondere al marito.
La voce della donna era affannata.
‘Si, caro, sta sicuro, ci penso io a Giorgio, vedrai che no avrà ragione di lamentarsi di me, sto insegnandogli cose che lui in gran parte ignorava, ma impara prestissimo, e bene’ non preoccuparti’ si dà da fare’ e molto’ come adesso’ si, adesso, sta approfondendo l’argomento’ se tu lo vedessi com’è bello’. Un vero amore’
Aaaaaah! Niente, caro, un movimento falso mentre sto infilando le scarpe’ si’. Si’ ciao’ D’accordo’ non mi tratterrò a lungo’ fa conto che stia venendo”
Agganciò il telefono.
Si voltò verso il figlio.
‘Mi stai facendo morire, tesoro’. Vorrei non staccarmi più’ ma c’è l’udienza”
Proprio in quel momento, Giorgio, strettamente avvinghiato a una sua tetta e torturandole deliziosamente il clito, si spingeva in lei con tutte le forse e la invadeva con suo balsamo caldo.
Poi, con riluttanza, sgusciò da lei.
Paula si distese a pancia in giù, Lui sedette sulle sue gambe col fallo ancora tra le natiche.
‘Sei un monello, piccolo mio! Ma meraviglioso.’
‘Ma’, prima di ripartire torniamo in albergo?’
Forse non ne avremo il tempo, ma all’aeroporto ci sono delle piccole accoglienti rest-room. Nell’attesa’.’
^^^ ^^^ ^^^
Visualizzazioni:
784