Avevo scelto di andare in treno, da Londra a Glascow. Il tempo nebbioso poteva riserbare sorprese, con l’aereo. Del resto, la partenza era nel pomeriggio, alle 17,15 da London Euston, e sarei arrivato a Glascow Central alle 21,54. L’albergo era quasi di fronte alla stazione.
Arrivai qualche minuto prima, andai al posto prenotato, ero il primo. Mi misi a leggere la rivista italiana che avevo con me. Il treno stava per partire, e solo allora entrò una signora, che salutò, sorridendo, mise il bagaglio sulla reticella, sedette. Mi guardò con interesse. Indicò la rivista, e con inflessione tipicamente scozzese, ma in buon italiano si rivolse a me-
‘Lei è italiano?’
‘Si, signora, sono italiano.’
‘Di dove precisamente?’
‘Di Roma.’
‘Ah, la bella Roma, la capitale! Io sono stata cinque anni a Roma, all’Ambasciata, in Via Venti Settembre, vicino Porta Pia. Mio figlio Charles ha frequentato il Corso di Laurea in Studi Storico Artistici, cinque anni! Adesso insegna a Glascow, io mi reco a trascorrere un po’ di tempo con lui. Lei conosce Glascow?’
‘No, signora, mai stato. Vado per un articolo.’
‘Giornalista?’
‘Si, scrivo per alcuni Magazines italiani. Permetta che mi presenti, sono Piero Marini.’
Mi tese la mano, sorridendo.
‘Lieta di conoscerla Mr. Marini, sono Ethel Duncan.’
Il treno era partito lentamente.
Si alzò, tolse il cappotto.
Era vestita con cura e buon gusto. Non molto alta, snella, e dal vestito si poteva comprendere un seno non troppo grosso e ben sodo, e fianchi tondi e in perfetta armonia col resto.
Sedette. Avevo la rivista sulle ginocchia.
La velocità era notevolmente aumentata, la vettura era molto silenziosa.
Passò l’addetto al Ristorante. Ci informò che sarebbe stata servita una unica serie, alle 19,00. La mia dirimpettaia prenotò un posto, io feci lo stesso.
‘Se non le dispiace Mr. Marini possiamo farci assegnare allo stesso tavolo, non mi capita spesso di parlare con un giornalista italiano, o la sto importunando?’
‘Con molto piacere, Signora.’
L’addetto si allontanò.
Ethel Duncan mi guardò con aria seria, pensosa.
‘Se lei mi assicura di non fare il mio nome, le racconterò una storia vera, della mia vita, Mr.Marini’ o posso chiamarla Piero?’
‘Certo, Signora”
Mi fece un cenno con un dito, sorridendo.
‘Mi chiamo Ethel, Piero!’
‘Mi scusi Ethel, la ascolto con molta attenzione.’
‘Una storia triste ma splendida. Le potrei suggerire il titolo: ‘Truth is often stranger than fiction’, la verità spesso è più strana della fantasia.’
‘Sono molto interessato.’
‘Diamo un nome ai protagonisti’ ecco’ non affatichiamo il cervello a trovarne, chiamiamoli Eileen e Neil.
Eileen oggi ha 53 anni e Neil 33.’
La guardavo attentamente. Aveva una strana espressione nel volto, e gli occhi sembravano fissare un punto, come se seguissero lo svolgersi di una scena su uno schermo.
‘Eileen aveva meno di vent’anni quando dette alla luce Neil, ed era sola. Il padre di Neil era morto in un incidente, con la motocicletta. Poté contare su un piccolo aiuto della famiglia, mentre terminava l’università, ma la vita era dura. Viveva in un minuscolo appartamento. The child was at the nursery when his mother was at school’ scusi.. Sì, portava il bambino all’asilo nido quando lei andava all’università’ dava qualche ripetizione’ Sacrifici e sacrifici’ poi ‘tutress’ nel dipartimento di storia dell’arte, quindi docente a tempo pieno. Ogni minuto libero lo dedicava al suo Neil.
Neil cresceva molto bene, era attaccatissimo alla mamma, la seguiva con gli occhi, dovunque, la guardava con amore, con adorazione. Quando poteva le stava vicino, la baciava, carezzava; desiderava essere cullato, e si addormentava stretto a lei’
Il tempo trascorreva. Eileen si accorse che il fanciullo era curioso’ troppo curioso. La spiava, faceva finta di dormire per vederla quando si spogliava e indossava la camicia da notte. Un giorno Eileen gli comunicò, con finta allegria, che l’indomani sarebbero venuti i mobili per la sua cameretta, di Neil, anche con una scrivania, un computer. Quello sarebbe stato il suo regno, il regno di Neil.
La prima notte che trascorsero ognuno nel proprio letto fu una notte insonne. Per entrambi.
Gli anni trascorrevano, ormai Neil frequentava l’università. Era un tipo silenzioso, riservato, ma non aveva smesso di seguire la madre in tutti i movimenti di lei, e continuava a guardarla con attenzione ansiosa, a spiarla, perfino dal buco della serratura. Eileen se ne era accorta, aveva intravisto l’occhio del figlio mentre, uscita dalla doccia, stava asciugandosi.
La donna cercava di sapere qualcosa della vita sentimentale del ragazzo. Niente da fare. Era evasivo’ ma’ nel suo armadio la madre aveva trovato riviste di donne nude’ Da mille evidenze aveva compreso che si masturbava, e lo aveva anche colto mentre lo stava facendo la mattina che gli portò il caffè a letto ed era entrata senza bussare. Fu tutto così improvviso che Neil non riuscì ad impedire che il suo sperma si spargesse dappertutto!
Eileen era preoccupata. Temeva che il suo ragazzo fosse un sessualmente complessato.
Con dolcezza e cautela cercò di sapere qualcosa. Le sfuggenti e ambigue risposte la convinsero che Neil non aveva una ragazza, e neppure esperienza sessuale, e che la sua conoscenza si limitava a quanto vedeva sulle riviste osé e leggeva su certi libercoli da poco conto.
Ne parlò con lo psicologo. Fu rassicurante, ma le disse che si doveva trovare il modo per rimuovere il blocco del giovane. Sorridendo aggiunse che ci voleva una school-ship, una ‘nave scuola’, non una pimpante ma superficiale e inesperta ragazzina. Soprattutto, dolcezza, infinita dolcezza.
Eileen conosceva bene il tormento del sesso. Da quando era morto il marito, il padre di Neil, lei aveva vissuto in totale e tormentata castità. A volte le sembrava di impazzire, il sesso urlava il desiderio, il grembo si torceva in crudeli crampi. La natura si ribellava.
Cercava rifugio nell’avvenenza di Neil. Un bel ragazzo, che ricordava il padre. Non un macho palestrato, ma un giovane robusto e armonioso, bruno, alto poco meno di 180 centimetri. Quando pensò ai centimetri fu naturale pensare anche al sesso. Sorrise. Lei lo aveva visto il sesso di Neil, in tutte le sue fasi, anche di recente, recentissimamente, mentre lui era sotto la doccia. Niente male, in effetti. Ma quello che la sorprese, e in un certo senso la turbò, fu che lo accomunò al marito, ritenendo più attraente quello del figlio. Non solo, ma la mano andò spontaneamente tra le sue gambe e si carezzò.
Eileen scosse la testa. Stava divenendo una fissata del sesso. In quella casa, a quanto le risultava, nessuno dei due faceva sesso!’
A mano a mano che il racconto procedeva, la voce della donna assumeva un tono caldo, quasi infervorato, come stesse vivendo l’evento che stava narrando. La fissai, insistentemente. Mi ricambiò lo sguardo. Respirava un po’ in fretta, le guance le si erano alquanto imporporate’
Le presi le mani. Tremavano, erano gelide.
‘La sua esposizione, Ethel, è particolarmente intensa come se stesse vivendo la interessante storia che descrive.’
Mi sorrise con una nota di malinconia nel volto. Annuì, nervosamente.
Riprese dal punto in cui si era interrotta.
‘In quella casa nessuno dei due faceva sesso! Eileen sentì, in quel momento, tutto il peso della sua rinuncia, della sua vita, e cercò di scacciare il pensiero che stava torturandole la mente. Che coincidenza. Una femmina sempre più straziata dalla mancanza di un maschio. Un maschio, giovane, gagliardo, che si era ridotto al piacere solitario. E rabbrividì pensando a quella specie di supplizio di Tantalo.
La sera, a letto, non poteva dormire.
Nell’altra camera c’era Neil che, forse, si masturbava. Non doveva più permetterglielo, doveva fargli comprendere la via che un giovane sano e robusto deve percorrere, la strada maestra.
Si assopì un poco, si svegliò presto. Rimase in ascolto, attendendo che Neil andasse a fare la doccia. Era li che lo aveva intravisto mentre si dava da fare col suo grosso fallo.
Si alzò, indossò una vestaglia e andò nel bagno. Non bussò, entrò, di colpo.
Neil stava col suo ‘coso’ in mano.
Si guardarono esterrefatti, sconvolti.
Eileen si avvicinò, con fare dolce, comprensivo’ Lui era rimasto fermo, basito, con la mano ancora attorno al sesso.
‘Neil, tesoro’ queste cose le deve fare la tua ragazza’ almeno queste”
Neil annuì con aria insulsa, un’espressione ebete.
Eileen proseguì.
‘E’ differente, tesoro’ molto differente”
Allungò la sua manina, scostò dal fallo quella del figlio, glielo afferrò dolcemente e cominciò a menarlo delicatamente, insistendo sul glande.
Il ragazzo aveva sbarrato gli occhi, s’era appoggiato alle piastrelle della doccia, cominciava a tremare. Eileen continuava e lo guardava in volto. Da quanto tempo non stringeva una simile verga, soda e palpitante. Era tutta presa da quella carezza lasciva, e sentiva ribollire il suo grembo, contrarsi la vagina, la sentì inumidirsi’ perdere qualche goccia’
Ora, però, altro che gocce, era un fiotto violento, impetuoso, quello che zampillava dal glande di Neil che s’era un po’ piegato sulle ginocchia e tremava. S’era aggrappato alla tenda della doccia. Anche Eileen tremava’
Quando riuscì a riprendersi, dopo un profondo respiro, carezzandogli lievemente il volto, gli chiese: ‘vero che è meglio?’
Lui scosse la testa. Ancora confuso.
‘Sto impazzendo, ma’ non capisco se sogno”
‘Siamo vivi, tesoro, e siamo svegli’ senti?’
Prese la mano di Neil e se la portò al petto, sul cuore che tumultuava, sembrava impazzito, e i capezzoli erano rigidi, duri, assetati di carezze, baci.
Neil strinse un po’ la tetta della mamma, al di sopra della stoffa, sentì il duro del capezzolo, e il suo fallo cominciò a ergersi di nuovo.
Eileen lo carezzò ancora sul volto.
‘Non farlo più da solo, tesoro mio, chiedilo alla donna che ami’ e conoscila meglio’ devi conoscere le donne’ bene’ anche nel loro corpo’ come sono fatte”
Stringendo forte la vestaglia tra le gambe, tornò nella sua camera, si gettò sul letto. Tremava come una foglia. Chiuse gli occhi e sempre più freneticamente si carezzò il sesso, titillò il clitoride, soffocò il gemito del forte ma inappagante orgasmo.
Nella sua mente confusa, annebbiata, mulinavano e si accavallavano mille pensieri, infinite fantasie, ma tutto tornava allo stesso punto: Neil, lei Eileen, il sesso, la ‘nave scuola’. Involontariamente scosse la testa, sorrise.
Problemi, certamente, ma resi difficili se esaminati con la limitatezza della ipocrisia corrente e non secondo le leggi e le verità fondamentali della natura. Siamo noi, col nostro contorcimento mentale a complicare le cose semplici. Se hai sete, pensava Eileen, e sei vicino a una fresca fonte che può soddisfarti, perché affannarsi nella ricerca di qualcosa meno immediata e meno semplice?
Ecco, io ho insegnato qualcosa a Neil, e lui non lo dimenticherà mai. Nel contempo ho avuto la conferma di cosa mi necessita. Ne sono sgomenta, certo, ma è la verità.
Cosa fare? Fermarmi o procedere?
Al mattino successivo, Neil fece un chiasso della malora, nell’alzarsi, nell’andare nel bagno. Eileen sentì che si era fermato dietro la porta della camera dove lei avrebbe dovuto dormire. Vide anche la porta schiudersi un poco, senza far rumore, e l’occhio di Neil che spiava. Fece un profondo respiro, per indicare che dormiva, si voltò su un fianco e trascinò il lenzuolo lasciando scoperte le gambe, fin sopra le cosce, si mosse ancora, alzò di più la camicia da notte. Una natica, tonda e bella, era semiscoperta! Neil era alla porta. Poi rinchiuse lentamente e andò nella doccia.
Eileen si alzò e, scalza, con la sola leggera e trasparente camicia da notte, entrò nel bagno, distrattamente, senza guardare intorno, sedette sul water e fece pipì, prese la carta, si asciugò delicatamente, ma intanto esponeva il pube e parte del suo sesso che palpitò lievemente a quel toccamento. Si levò in piedi, spinse lo sciacquone, si voltò per uscire’ vide Neil, in piedi, sotto la doccia chiusa che la guardava sbalordito, pallido, in preda a una violenta erezione.
Quella vista produsse una scossa nella testa di Eileen, che si propagò in tutto il corpo, sconvolse il grembo, contrasse dolorosamente la vagina.
‘Ecco quello di cui ho urgenza!’ Vagheggiò subito Eileen.
Neil esplorava con gli occhi il corpo della donna da capo a piedi, soffermandosi su quanto la velata camicia non nascondeva del tutto, le nari gli tremavano.
‘Ecco quello che mi serve!’ Fu il pensiero di Neil.
La donna si avvicinò sorridendo al ragazzo.
‘Ma tesoro, sei sempre’. Sempre’ pronto”
Lui seguitava a guardarla, con gli occhi dilatati, deglutendo a fatica.
Eileen si sforzava ad apparire allegra. Era vicinissima a lui, allungò la mano, sfiorò il fallo del giovane.
‘Il bambino della sua mamma’ così bello’ e non vuole cercarsi una ragazza che lo carezzi’ -carezzò l’asta, amorevolmente- ‘chissà quante donne vorrebbero baciarlo’ così!’
Si chinò e depose un bacio sul glande violaceo ed eccitato del figlio. Premette le labbra, le dischiuse, la lingua lambì la carne fremente, girò intorno al solco, tornò sopra, picchierellò’ Neil muoveva le mani, le apriva e chiudeva, guardava la testa della madre’ Le labbra si schiusero ancora, molto, e il glande scomparve nella bocca, umida, calda’
‘Oddio, ma” oddio’!’
Lei si staccò per un momento, lo guardò.
‘Ti piace?’
Neil annuì nervosamente, sentiva che il piacere stava per sommergerlo, era difficile sorreggersi sulle gambe.
Eileen tornò ad ospitare quel grosso, caldo, palpitante scettro, nella sua bocca, alzava e abbassava la testa, lo ciucciava golosamente; e dire che non lo aveva mai fatto in vita sua’ ma quando Neil era piccolissimo le era capitato di baciarlo, qualche volta, proprio là!
‘Ma” sto’ sì’ stò”
Ma non riuscì a finire la parola, e per la prima volta Eileen conobbe il sapore del seme maschile, quell di suo figlio; era sorpresa a non provarne nausea, come aveva sempre pensato che sarebbe stato, si meravigliava di assaporarlo con voracità, caldo e lievemente acidulo, vischioso’ e lo deglutì, avida, mentre tra le sue cosce colava qualcosa di tiepido, e lei non riusciva a tener ferme le gambe.
Quando tutto fu finito, aprì l’acqua della doccia, e si mise a lavare accuratamente l’asta di Neil, strizzandola, facendone uscire le ultime gocce.
Non aveva pensato che era con la camicia, l’acqua l’aveva inzuppata, incollata sul suo corpo.
Le tette si ergevano prepotenti, ed ancor più i capezzoli.
Neil li guardò, abbassò la testa e li bacio, al disopra della camicia bagnata, e poi prese a ciucciarne uno’ Eileen scostò il lembo della scollatura; ora il capezzolo era scoperto, e Neil tornò a ciucciare.
‘Succhio lungo’ prepotente’ dominatore’ come quando eri piccolo”
Gli carezzava i capelli.
‘Amore della mamma’.’
Ma la sua mano scese tra le sue gambe e cominciò a titillarsi. Quel ciucciare la inebriava, la stava facendo godere’ sentiva che stava per sopraggiungere uno straordinario orgasmo’ le carezze che nervosamente faceva al suo sesso la portavano lontano, non quanto avrebbe voluto, ma’.
Strinse forte la testa di Neil al suo seno, cominciò a sussultare, sempre più forte’ ‘Il mio bimbo’ ooooooooh’ il mio bimbo’ il piccolo Neil’. Tesoro’. Tesorooooo!’
Neil dovette sorreggere il corpo bagnato della madre che si abbandonò tra le sue braccia.
La sollevò agevolmente e grondando entrambi acqua, la portò sul letto di lei, la adagiò dolcemente.
Eileen aveva gli occhi chiusi, le labbra semi aperte, respirava a fatica.
La camicia era letteralmente incollata al suo corpo, come se non ci fosse. Lui era nudo. Non aveva mai visto sua madre così. Anzi, non aveva mai visto una donna nuda, se non in fotografia, o in un film.
Seno bellissimo, ventre piatto e’ e un triangolo scuro sul pube, là dove le cosce si univano, e malgrado lo svuotamento seminale che era appena finito, sentì un nuovo, forte, eccitamento, che coinvolse la sua giovane virilità.
Eileen aprì gli occhi, gli sorrise. Si guardò intorno.
‘Sto bene, tesoro, grazie, sto bene’ forse devo riposare un po”’
Voleva interrompere la tensione, restare sola.
‘Sei sicura, ma’?’
‘Si, caro”
Neil si alzò, la guardò ammaliato.
‘Sei splendida, mà’ non immaginavo tu fossi così bella, affascinante”
Gli sorrise ancora.
‘Più bella delle altre?’
‘Non ho mai visto nessun’altra così, ma’, sono certo, però, che non ci può essere un’altra donna bella come te!’
‘Non mi dirai che non hai visto mai una femmina svestita!’
Lui scosse la testa.
‘Nessuna, nessuna!’
‘E ti piacerebbe poterla osservare da vicino’ attentamente’ sei curioso?’
‘Non curioso, ma’, interessato’ tormentosamente interessato’.!’
‘Ora va, Neil’ devo mettermi in ordine’ va’!’
Lui si chinò a baciarla sulla fronte, e si allontanò. Nudo, col fallo ben eretto.
Eileen si alzò lentamente dal letto, tolse la camicia, bagnatissima, andò nel bagno, si asciugò con un telo a spugna.
Seguitavano a turbinarle, nella mente, quelli che lei chiamava gli incredibili accadimenti di quei giorni. Scuoteva la testa, e si guardava allo specchio, nuda, col fascinoso personale che le dava tanto strazio. Incredibile, le aveva sempre ripugnato toccare con le labbra il fallo del suo pur idolatrato e ardentemente amato marito. Lui lo aveva subito compreso, e non aveva mai insistito. E non le piaceva quando voleva baciarle, diciamo così, il sesso. Ora, invece, inaspettatamente, era stata attratta irresistibilmente dalla giovane palpitante verga di Neil, era stata come calamitata da quel magnifico, vigoroso fallo che era carne della sua carne. Era come baciare, lambire, succhiare parte di sé stessa; non solo, ma il liquido caldo e denso che s’era riversato nella sua bocca, era piacevole, gradito, un nettare paradisiaco, lo aveva ingoiato quasi con sacralità, come una bevanda divina. Non avrebbe mai immaginato di essere capace di una fellatio del genere, e tanto meno che le sarebbe piaciuta!
Però, come era stato bello, voluttuoso, sentire in lei, sia pure solamente nella bocca, quel caldo palpitare: carne della sua carne.
Si irrigidì di colpo. Quel pensiero l’aveva paralizzata’ sentire in lei’ sia pure’ Rabbrividì. Figuriamoci se’ invece’ l’avesse provato’ -Non osava completare il pensiero.- ‘ ma si’ nel suo sesso’ nella sua vagina’ nello stesso posto da cui Neil era venuto alla luce.
Le gambe le si piegarono. Dovette sedere sullo sgabello. Poi bevve un bicchiere d’acqua’ si alzò lentamente, tornò nella sua camera, si vestì.
‘Povero bambino’ ‘pensò- ‘non conosce una donna nuda’ è vorrebbe conoscerla’.’
Non fu facile preparare il desinare, quel giorno, ed ancor meno mangiare di fronte a Neil, che la guardava di continuo, con gli occhi che frugavano, bramosi, nella generosa scollatura che nulla celava dello splendido seno materno.
Eileen si sentiva frugata, in seno, piacevolmente frugata ed era perfino fiera di quella insistenza, sicura che il giovane si stava eccitando; il robusto fallo certamente soffriva nella prigionia del pantalone. Non si accorse neanche che la sua bocca aveva accennato a un rapido, goloso ciucciare.
Finito il lunch, Neil aiutò la madre a mettere tutto in ordine e disse che andava a dare uno sguardo alla TV.
Dopo un po’, fu raggiunto da Eileen che rimase sulla porta.
‘Io vado a riposare, caro, fa abbastanza caldo.’
Andò nel bagno, si rinfrescò, indugiò più del solito nel curare ogni parte di sé stessa, tolse ogni indumento, indossò una corta camiciola, andò a letto.
Rimuginava mille cose, annuiva come se avesse preso una decisione, poi scrollava la testa’ quindi tornava ad annuire. Non aveva chiuso del tutto la porta, aveva lasciata aperta la tenda della finestra e non aveva abbassato gli avvolgibili.
‘Neil!’
‘Si, ma’?’
‘Vieni qui, per favore.’
Neil andò da lei, si fermò accanto al letto. La madre era coperta dal lenzuolo fino al petto.
‘Siedi un momento, caro, qui, sul bordo del letto.’
Neil sedette.
‘Ho ripensato alla nostra chiacchierata di questa mattina’ alla tua curiosità’ anzi al tuo interesse, come l’hai chiamato.’
Lui la guardava fissamente, senza ben capire a cosa mirassero quelle parole.
‘Allora, figliolo, ho pensato che tu potresti cercare di appagare il tuo interesse senza stare attento al come e con chi. Potresti essere tentato di farlo con qualche, diciamo così, professionista, una che usa il proprio sesso per denaro. Sono preoccupata.’
Neil seguitava a seguire la lunga tiritera.
‘Allora, ma’?’
‘Allora ho pensato che non c’è nulla di male se, come ti ho insegnato a leggere e scrivere, sia io a”
”a’ ma’.. a fare cosa?’
‘A parlarti’ mostrarti’ l’anatomia femminile’ così’.’
Spostò il lenzuolo. La corta camiciola le arrivava sopra il ginocchio.
”e’ così”
Alzò la camiciola, fino all’ombelico, le gambe leggermente dilatate, il folto cespuglio di riccioli neri sotto gli occhi di Neil, che era rimasto senza fiato.
‘Sono una donna, bambino mio, una femmina, come tutte le altre’ questo è il ventre che ti ha ospitato per nove mesi’ e questo’.’ ‘alzò le ginocchia, si poggiò sui talloni- ‘il grembo, la vagina che ti ha messo al mondo’. Guarda’.’
Neil pallido e tremante, si alzò, si mise in ginocchio sul letto, chinò il capo tra le gambe della madre. Lei, con le mani, delicatamente, scostò le grandi labbra.
‘Ecco, Neil’ queste sono’.’
E cominciò a descrivere anatomicamente il suo sesso, invitando Neil a toccarlo, sentire la cresposità dei suoi riccioli, la tumidezza delle grandi labbra, il vellutato delle piccole, l’umido caldo e vischioso dell’ingresso della vagina, il piccolo palpitante clitoride. Fremeva, Eileen, al tocco lieve e delicato del figlio, e Neil sentiva che nei suoi pantaloni il suo pene stava soffrendo.
Guardò la mamma, poi, senza nulla dire, si abbassò di più per osservare meglio. Fu impulsivo, per Eileen, sollevare il bacino, mettere le mani sulla testa del figlio e accostarlo a sé! Il volto del ragazzo, ora, premeva tra le grandi labbra, la bocca di Neil era sulle piccole labbra’
‘Quella testolina’ ‘pensò Eileen- ‘è uscita da me’ proprio da lì” E ondulò un po’ strofinandosi a lui.
Neil socchiuse le labbra, per respirare’ La lingua gli uscì dalla bocca e andò diritta a sfiorare il clitoride, lo sentì fremere, poi, seguendo l’istinto, lambì l’ingresso caldo e umido della vagina materna, vibrava, quasi volesse popparla quella lingua, e infatti si sentì risucchiata, ed entrò in quel delizioso rifugio. Lo ispezionò accuratamente, girando intorno intorno, ritraendosi e rientrando, più volte, in preda a una eccitazione indescrivibile.
Il grembo della madre sussultava, sempre di più, le mani di lei guidavano il movimento della testa, seguendo l’incalzare di un piacere indescrivibile che stava provando’ l’orgasmo si avvicinava, irresistibile, incontrollabile, travolgente, sconvolgente’
Neil assaggiò linfa profumata, inebriante, lievemente acre’ che la sua lingua stava raccogliendo e sentì il lungo gemito crescente che usciva dalle labbra dischiuse della donna’
‘Si, bambino mio’ si’. Così’ tesoro’. Cosììììììììììììììììììììì!!’
Un sobbalzo più vigoroso degli altri, e poi giacque, senza forze, con le mani che ancora premevano la testa di Neil tra le sue cosce.
Non fu facile, per lei, uscire dalla nebbia che avvolgeva la sua mente, comprendere quanto realmente fosse accaduto.
Neil aveva voltato il viso e lo aveva poggiato sul riccioluto grembo della donna, mentre le sue mani, avide, erano salite al seno e lo stavano nervosamente impastando. Prima, però, aveva nervosamente liberato il fallo dalla stretta dei pantaloni e degli shorts, e ora svettava, impaziente e affamato, in cerca di qualcosa che lo liberasse da quella spasmodica e dolorosa tensione.
Neil riemerse dal vortice di voluttà che l’aveva scombussolata. Lentamente’
Certo che come lezione di anatomia’.
Quello che era sconvolgente, addirittura drammatico, per Eileen, era il suo godimento. Di una intensità mai provata. Una vera e propria estasi, un’ ebbrezza che ancora la illanguidiva. Una rivelazione agghiacciante: Neil, suo figlio, le aveva fatto scoprire un piacere sessuale che non conosceva, e questo solo con una inesperta stimolazione orale’ figurarsi se’. Ma ebbe paura a completare il pensiero.
Poi rifletté sul come si doveva sentire quel ragazzo, in quel momento. Poverino, chissà come era teso, eccitato. Alzò il capo, lo vide con la testa sul suo grembo, notò la prepotenza di quella evidentissima e impetuosa erezione.
Il suo piccolo, il suo bambino, non doveva soffrire così!
Si mosse lentamente, face scivolare dal suo corpo il capo di Neil, si inginocchiò, lo spinse dolcemente perché lui potesse essere supino. Slacciò la cintura dei pantaloni, li tolse, e così pure gli shorts. Il ragazzo sembrava privo di forze, solo il suo fallo era dritto, verso il cielo. Strisciò sul corpo di lui, gli afferrò il pene, si mise carponi, sulle ginocchia, e cominciò a a farsi lambire dal glande, sulla pelle. Sentì le mani di Neil che le carezzavano le natiche, frugavano tra le gambe e poi’ poi’ di nuovo’ quella lingua inebriante e sensuale che frugava dentro, di nuovo’ e lei che pur poppando avidamente il sesso del figlio si muoveva eccitata per aumentare il suo piacere. Era difficile seguitare a ciucciarlo e sculettare in quel modo’ avrebbe voluto gridare il suo piacere, la sua voluttà’ Le mani di Neil le avevano artigliato i glutei, lui non riusciva a star fermo e, di colpo, dal suo fallo sgorgò impetuosamente quanto era stato così a lungo soffocato. Nello stesso momento, un nuovo inesauribile orgasmo scosse violentemente Eileen che ricambiò con la sua linfa della voluttà quella del figlio.
Altro che lezione di anatomia!
Rimasero entrambi spossati e felici.
Avevano compreso quale magnifico e insuperabile completamento reciproco potevano raggiungere, e, inoltre, che con nessun’altra persona avrebbero realizzato un uguale appagamento.
‘Deve rientrare in me’ ‘era ormai il pensiero fisso di Eileen- ‘devo sentire che fa il percorso inverso’ devo!’
Neil stava impazzendo. Non aveva mai avuto un rapporto sessuale, ma ne sentiva l’imperiosa e inderogabile urgenza’
Si ritrovarono entrambi supini. Lei con la camiciola ridotta a un cencio, lui con una non meno sgualcita T-shirt.
Eileen tolse la camiciola e la gettò sul pavimento, aiutò il figlio a restare completamente nudo. Si chinò su lui, lo baciò sulla bocca, gli fece dischiudere le labbra. Le lingue si incontrarono, si allacciarono, ardentemente, le mani carezzavano il corpo dell’altro’ erano in preda una eccitazione incontenibile.
Il fallo di Neil, insaziabile e inesausto, svettava più superbo che mai.
Eileen pensò di salire su di lui, impalarsi su quell’asta meravigliosa. Poi rifletté che Neil, la prima volta che lo faceva, doveva avere la netta convinzione di essere lui a possedere, dominare. Doveva sentirsi pienamente maschio seduttore, vincitore, occupante, e lasciare traccia della sua conquista.
La donna si sdraiò, magnifica nella sua affascinante nudità, alzò le ginocchia, si poggiò sui talloni, allargò le cosce.
‘Vieni, piccolo’ conosci la femmina’ vieni’!’
Gli tese le mani, lo aiutò a sistemarsi tra le gambe, in ginocchio.
‘Avvicinati, amore’.’
Gli prese il glande e lo portò all’ingresso rugiadoso e caldo della sua vagina.
‘Avvicinati’.!’
Inarcò il bacino, incrociò le gambe sul dorso di lui, lo attrasse a sé, facendosi penetrare, deliziosamente.
Neil non credeva a sé stesso, sentiva il suo fallo fasciato dalla stretta vagina della madre, e che lei lo stava poppando’ fu spontaneo, impulsivo, cominciare un lento dentro-fuori che divenne sempre più impetuoso, entusiasta. La donna gemeva, sussultava, lo stringeva forte. Godeva pazzamente, mugolava’
‘Piccolo mio’ come sei bello’ sei l’amore della tua mamma’ ti voglio sentire in me’ come lo eri diciotto anni fa’ così tesoro’ così’. Oooooooooooooh’
E accolse con infinita voluttà, passione, godimento l’ancora abbondante seme che si sparse in lei mentre l’orgasmo la sconvolgeva.’
La mia interlocutrice rimase in silenzio. Pallida in volto, ma con una strana espressione, come avesse una visone, seguisse un pensiero lontano.
Mi sorrise, dolcemente.
‘Le piace questa’ fiction?’
‘Bellissima, interessante, umana, e soprattutto narrata in modo così naturale, spontaneo, realistico, come se lei stesse vivendo quei momenti. Complimenti.’
‘Crede che ne trarrà argomento per un suo articolo?’
‘Credo che cercherò di scriverla come lei l’ha raccontata.’
Annuì sorridendo.
L’incaricato ci informò che eravamo invitati a recarci nel dining-car.
Sedemmo in un posto centrale.
Non fummo molto loquaci, parlammo del più e del meno, Ethel accettò un drink, ci fermammo abbastanza. Si informò del mio lavoro, ricordò alcuni episodi vissuti in città. Non mancava molto ad arrivare a Glascow. Eravamo tornati nel nostro scompartimento, prendemmo il bagaglio, ci apprestammo a scendere.
All’uscita notai un signore, abbastanza giovane, vestito con cura, un aspetto serio e vicino a lui un adolescente, forse poteva avere dodici o tredici anni, era biondo, un bel ragazzo, e molto somigliante all’uomo col quale si accompagnava.
Come il giovinetto vide Ethel, la mia compagna di viaggio, le corse in contro, allegro, e l’abbracciò.
‘Hello mom! how are you?’
‘Fine darling, and you?’
Si avvicinò anche il signore dall’aspetto riservato. Si avvicinò col volto a quello della donna, si scambiarono un bacio sulle gote.
Prima ancora che lui potesse parlare, Ethel gli si rivolse in italiano.
‘Mr Martini è stato un gentile compagno di viaggio, è un giornalista italiano.’
L’uomo mi tese la mano.
‘Come sta Mr Martini? Le sono grato per la sua compagnia ad Eileen”
Lo guardai sorpreso. La donna mi aveva detto di chiamarsi Ethel. Eileen era la protagonista del racconto.
‘Lieto di conoscerla, professore.’
Lui si rivolse al ragazzo.
‘Charles, saluta Mr Martini.’
Il giovane aspettò che gli tendessi la mano, e mi salutò con educata cordialità. Mi disse che anche lui parlava italiano. Era stato a Roma, coi genitori.
Il professore mi disse che avrebbe avuto piacere avermi a cena, e mi dette il suo biglietto da visita, aggiungendo che attendeva una mia telefonata per prendere accordi.
Lessi il biglietto.
Neil Ducan’.
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