Erano ormai tre settimane che mi trovavo in Corea. Ero li per conto del mio datore di lavoro; un progetto grosso, tanto che mi aveva prelevato di forza dove lavoravo ricoprendomi d’oro pur di mandarmi li a seguirlo.
E così in men che non si dica eccomi li, su un aereo al Terminal C di Fiumicino pronto ad imbarcarmi in questa nuova avventura.
Ero seduto in ufficio e redigevo il rapporto della giornata: ricordo che ero a pezzi, stroncato dalle miriadi di riunioni alle quali avevo partecipato e che non sembravano mai avere fine. Ormai alla conclusione del progetto mancava una settimana, e già assaporavo il meritato riposo. Immerso nel lavoro, quasi non noto, se non dopo il quinto, forse sesto squillo il telefono; dall’altra parte c’era il presidente della controparte che voleva sapere se avevo dei programmi per la serata. Alla mia negazione, lui mi proponeva una serata a cena e poi il karaoke. Karaoke’la mente mi va alle varie serate passate in Italia con gli amici in un pub d’inverno, a cantare e ascoltare le varie campane che salgono sui palchi, un po’ per scherzo, un po’ perché ubriache. Sapevo che il karaoke coreano (ha origine lì) era svolto in maniera molto più riservata e che veniva utilizzato dai grandi manager per stringere accordi di ogni sorta, ma mai mi sarei aspettato l’esperienza che stavo per provare.
La cena si svolse amabilmente discorrendo del più e del meno e dei nuovi progetti che sarebbero iniziati da li a poco. Lasciato il ristorante ci recammo presso un altro palazzo dove ad un piano non ben definito entrammo in un locale. Mi ritrovai in un atrio, con un energumeno (per gli standard coreani) che ci fece accomodare in una stanza arredata suntuosamente con dei divani comodi e un grosso tavolo al centro. In un lato c’era tutta l’apparecchiatura del karaoke.
Ci accomodammo e scese nella stanza un silenzio quasi greve, dopodiché entrò un cameriere che dispose sul tavolo un plateau di frutta, dei bicchieri, un porta ghiaccio e delle bottiglie di whisky scozzese, una leccornia per quel paese. Da quando ero in Corea avevo cercato sempre di adattarmi alle loro usanze, sapendo che sono molto formali anche al livello di versare i drinks. Vengo fermato dal mio ospite nell’atto di aprire la bottiglia, dicendomi che ‘qualcun altro’ ci avrebbe pensato.
Ed eccomi li, seduto sul divano, ad attendere. Ad un certo punto entra una bella ragazza coreana, seguita da un’altra, e un’altra ancora. Scambiati i convenevoli con il mio ospite nella loro lingua, una ragazza, che scopro si chiama Seong-Kyeong, si siede vicino a me. L’angelo, perché solo di angelo si può parlare, mi sorride con due labbra piene, due occhi sorridenti. Aveva i capelli lunghi fino a metà schiena, un vestito bianco che nascondeva una figura minuta ma ben tornita per una coreana. Mi dice che è l’unica li che parla inglese, e che sperava le piacessi. Intanto i miei due ospiti parlavano con le loro rispettive signorine, che prese dal rituale del versare le bevande, non si lamentavano se le mani arrivavano presso i loro frutti proibiti. Seong-Kyeong mi accarezzava l’avambraccio, in quanto era strano per lei vedere un uomo peloso (i coreani sono notoriamente glabri). Mi offrì il primo whisky che trangugiai immediatamente, stordito da quello che stava accadendo intorno a me. I miei due ospiti erano avvinghiati alle rispettive, baciandole e toccando i seni ormai liberi dalle loro restrizioni. Seong-Kyeong, vedendomi inebetito e forse un po’ impacciato, cominciò a slacciarmi la camicia e ad accarezzarmi il petto (anche quello peloso, cosa incredibile per una Coreana) e cominciò a leccarmi i capezzoli, guardandomi con quei suoi occhi a mandorla di un nero profondissimo. Non ressi più: le slacciai il top liberando due seni a coppa di champagne perfetti, i capezzoli già dritti che chiamavano baci. Mi attaccai ad uno di loro, con sorpresa sentendolo crescere ancora di più sotto i leggeri colpi della mia lingua. Il respiro di Seong-Kyeong cominciò a farsi sempre più veloce e più rotto.
L’occhio mi cadde a quello che succedeva intorno a me. Una delle ragazze stava amabilmente succhiando uno dei miei ospiti, passandosi il pene ormai umido di saliva tra i seni e sui capezzoli. L’altra ragazza invece si stava facendo mordicchiare e succhiare i seni, seduta a cavalcioni sull’altro mio ospite.
Ad un certo punto quest’ultimo si alza, e va verso il karaoke, seleziona la canzone e comincia a cantare. Di tutto punto la ragazza che si ‘occupava’ di lui si mette in ginocchio, sbottona i pantaloni e comincia a succhiarlo mentre cantava. Incredibile! Intanto, mentre ascoltavo, Seong-Kyeong si dedica alla mia patta. Me lo accarezza da sopra i pantaloni, lo stringe, lo masturba sapientemente sorridendo. Ad un certo punto si piega e comincia a mordicchiarlo da sopra il pantaloni, seguendo la forma attraverso di essi. Già mi stavo pregustando quello che inevitabilmente sarebbe successo da li a poco quando Seong-Kyeong si stacca, mi bacia prepotentemente sulle labbra e si gira verso il tavolo. Mi versa quindi un drink e mi imbocca con della frutta. Finito di bere (la sua mano era sempre sulla mia patta che accarezzava), mi toglie il bicchiere dalle mani, e comincia a slacciarmi i pantaloni, tirando finalmente fuori ciò che aveva martoriato fino a quel momento. Tralascio l’urletto di sorpresa quando lo vide (non vanto di certo dimensioni equine e non mi si scappella completamente, ma nei confronti dei coreani suscito molta sorpresa) tanto da richiamare l’attenzione delle sue amiche per guardarlo, cominciò sapientemente a leccare la punta, passandosela sulla pelle liscia e vellutata del viso prima di prenderlo in bocca del tutto e cominciare a succhiarlo. Ormai il mio ospite canterino aveva terminato, venendo in faccia alla sua partner. L’altro ormai era passato su un secondo piano: stava amabilmente prendendo da dietro la sua partner schiaffeggiandole il sedere tondo e vellutato. Girò la partner in modo da farle guardare il centro della stanza, l’altro si avvicinò a lei e gli mise il pene in bocca per farselo ridiventare duro. L’altra ragazza si accovacciò sotto di loro e cominciò a leccare le palle e l’ano del nuovo venuto. Ero in estasi. Seong-Kyeong cominciò anche lei a succhiare e leccare le mie palle, poi si scostò, mi fece togliere i pantaloni e ricominciò a succhiarmi una volta che mi ero riseduto. La sua lingua si fece sempre più audace, tanto che arrivò a lambire anche il mio di ano. Mi sollevò le gambe, aprendole, e prese a far danzare la sua lingua tra il mio pene, la cappella, le palle e l’ano, lubrificando tutto bene. Ormai mi sentivo quasi pronto per venire e inondarla, e se ne accorse’quando ero li per li, infilò l’indice nel mio ano e lo prese tutto in bocca, facendomi esplodere nella sua gola. Continuò a succhiarmi e a leccarmi per pulirmi per bene, facendosi colare lo sperma caldo dai lati della bocca per poi pulirlo con la lingua.
La scena che mi si presentava davanti non tardo a ridarmi il vigore momentaneamente perduto. Le due amiche di Seong-Kyeong avevano cominciato ad intrattenersi tra di loro con in un rapporto saffico molto intimo. Si leccavano la fighetta bagnata reciprocamente in un 69 incredibile. Le loro dita si penetravano anche l’ano. I miei due ospiti si assentarono un attimo, e le attenzioni di tutte e tre quelle spettacolari signorine si rivolsero su di me. Seong-Kyeong si mise a cavalcioni su di me impalandosi e cominciando una danza del piacere molto lenta. La sua fighetta era stretta e la sentivo tendersi e stringere ad ogni affondo. Una delle sue amiche prese a leccarmi le palle e l’ano mentre scopavamo, non escludo che leccasse anche quello della mia concubina, mentre l’altra baciava a turno me e lei e porgeva i suoi seni alle attenzioni della mia bocca. Seong-Kyeong venne dopo pochissimo, si adagiò su di me prorompendo in un urlo liberatorio. Si staccò subito, lasciando il posto alla sua amica che senza dire nulla si impalò sul mio membro, come a finire l’opera. L’altra intanto, si stava masturbando seduta sul divano a gambe larghe. Seong-Kyeong si mise in piedi tra me e la sua amica che mi stava scopando, offrendo alla mia lingua la sua passerina umida dei miei e dei suoi umori. Non indugiai oltre: la mia lingua passò dalla sua clitoride alle grandi labbra, leccandola con colpi di lingua sia leggeri che prendendo la sua clitoride tra le mie labbra per succhiarla. Con un dito presi a giocare con il suo ano, sentendo la lingua della sua amica che lo leccava alternandolo al mio dito. La ragazza infatti lo prendeva prima in bocca per succhiarlo, e poi lo dirigeva verso l’ano penetrandolo e ‘aiutandolo’ con la sua lingua. Sentii la povera rompere un altro orgasmo sconquassante che la fece quasi cadere per terra da quella posizione precaria nella quale si trovava. La sua amica, quella che mi scopava, venne anche lei.
Non mi ero accorto che i miei ospiti erano rientrati e stavano esibendosi in una doppia penetrazione con la terza ragazza, i quali urli erano un miscuglio tra dolore e piacere. Seong-Kyeong mi guardò negli occhi, mi baciò intensamente si dispose sul divano in modo da offrirmi il suo culetto. La sua amica (quella libera) cominciò a leccarglielo e a penetrarlo con le dita. Capii l’invito esplicito, appoggiai la mia cappella su quel buchino leggermente allargato e con un colpo affondai, strappandole un urlo. Aspettai un attimo, era strettissimo, quasi mi faceva male. Cominciai a muovermi con calma: era bellissimo. La cavalcai poggiando le mani su quei fianchi bellissimi e stuzzicandole i seni e i capezzoli. La sua amichetta intanto mi leccava le palle e la fighetta di Seong-Kyeong. Stavo per scoppiare: sentii la cappella che mi si gonfiava. Sicuramente l’ha sentita anche lei, perché felinamente si staccò e si girò verso di me. Esplosi, con due lingue che mi leccavano la cappella, imbrattando quei due visi asiatici angelici, che mi ripulirono di tutto punto per poi baciarsi scambiandosi il mio liquido seminale. Baciai tutte e due, assaporando la loro saliva e il mio sperma insieme, girandomi giusto in tempo per vedere l’atto finale degli altri: la ragazza era in ginocchio e si prese schizzi di sperma in faccia e in bocca dai miei due ospiti, i quali vennero ripuliti con dovizia.
Le ragazze poi si rivestirono, rivestirono noi e dopo i dovuti inchini di rito, si ritirarono.
A volte mi ritorna in mente questa esperienza, che ormai ho vissuto quasi un anno fa e tutt’oggi mi masturbo pensando a quella pelle vellutata, quelle bocche e a tutto l’insieme.
So solo che presto tornerò li per altri progetti, e il presidente mi ha già chiamato chiaramente facendomi capire che vi saranno altre serate ‘a cantare”
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