Io sono in palestra sulla pedana da corsa da più di mezz’ora, però la mia frequenza cardiaca comincia ad aumentare soltanto quando lo vedo avvicinarsi a me. Arran dall’aspetto a prima vista così poco energico e virile intorno a tutti quest’individui così muscolosi, però con un carisma e con una grazia unica, è sempre pronto con una parola garbata e gentile, con un sorriso confortante e rassicurante che t’accompagna. Arran è così cascante, debilitato e pure magro, con quello sguardo da cucciolo demoralizzato e triste. Io sono sicura che lui si scopa mezza palestra, poiché questo m’infastidisce e m’intriga al tempo stesso. Perché con me non si fa avanti? Io l’ho persino invitato a casa mia per San Silvestro per festeggiare l’ultimo dell’anno, indubbiamente non sono il suo tipo, poi inaspettatamente in piena notte m’arriva un messaggio sul telefonino:
‘Ti faccio gli auguri di buon inizio anno Romina. Che cos’ambiresti di nuovo?’.
E’ proprio lui, francamente non me lo aspettavo, rapidamemte rispondo alquanto emozionata:
‘Buon anno anche a te. Vorrei laurearmi perché sarebbe davvero ora’.
‘E tu?’.
‘Io desidererei solamente ottenere un po’ di tranquillità e poi vorrei uscire con te’.
Io sono felicissima, non immaginavo in nessuna maniera la sua inattesa proposta, sennonché afferro il cellulare, mi sistemo comodamente meglio che posso e sbarro le pupille immaginando fortemente d’averlo accanto a me. Rapidamente il simbolo d’una piccola busta colorata lampeggia sullo schermo del computer deconcentrandomi dalla mia occupazione:
‘T’andrebbe di fare intervallo con due dolcetti?’. Io mi butto alla svelta:
‘Sì, va bene, ottima idea, t’aspetterò a casa mia’.
Io cerco d’aggiustarmi come meglio posso, faccio un bagno veloce, indosso l’intimo più conturbante che ho. Il cuore mi batte forte quando ascolto il bubbolo risuonare, giacché sono leggermente a disagio seppure fra noi due ci sia un’alleanza e per di più un suggello esclusivo e raro, intanto che quella tisana calda ci rassicura sciogliendoci al tempo stesso. Conversiamo amabilmente del nostro periodo trascorso, dei nostri ostacoli e delle nostre seccature, delle nostre angosce e delle nostre incertezze, in ultimo delle nostre percorribili ispirazioni e speranze. Ci osserviamo, ci tocchiamo di sfuggita, rimaniamo guardinghi, in conclusione ci baciamo e in un attimo siamo distesi sul canapé. Che figlio di puttana però, c’è già riuscito al primo appuntamento. Io cerco di resistere con qualche no detto poco convinto, però sono tutta bagnata e ho una voglia pazzesca di scopare. Anche lui però sembra averne, ma è stranamente goffo, maldestro e timido, giacché sembra a disagio. Possibile? E quando sono ormai nuda lo invito a prendermi:
‘Scusami Romina, però io non ci riesco’ – mentre mi bacia con dolcezza.
Arran è in procinto di svignarsela, eppure io non credo di poter sopportare ulteriormente, in quanto la mia pelosissima e nera fica è grondante oltremodo di voglia per tanto tempo peraltro derogata.
‘Su dai, agguantami dal didietro’ – gli manifesto io per infervorarlo maggiormente. Lui però esita e in ultimo vacilla per qualche secondo squadrandomi seriamente imbarazzato.
‘Per me è una novità , io non l’ho mai fatto’ – mi risponde lui con l’innocenza e la purezza d’un bambino.
‘Romina, adesso è meglio che vada, scusami’.
Lui mi lascia lì, da sola come non mi era mai capitato, come una scema, nuda sul letto a pensare e a sognare chissà che cosa. Sarà la sua tattica? Possibile che agisca così, sarà la sua strategia? Dovrei essere furibonda, ma al contrario avverto tanta attenzione e premura, giacché sembra un adolescente inesperto. Forse mi sono sbagliata su di lui, poiché non è quello che sembra, non è quello che si vocifera in giro.
‘Aiuto, c’è una lucertola che si è appropriata della mia casa’ – gli scrivo io via mail qualche giorno dopo sperando di rivederlo.
Lui aggraziato, amorevole, magnanimo e premuroso giunge da me per venirmi in soccorso di frequente, in tal modo mi disimpegna da quell’inerme lucertola infine liberandola, che con tanta fatica avevo fatto accomodare nel saloncino. Io avverto ancora l’eccitazione della volta scorsa, cerco di ringraziarlo a modo mio, lo bacio, lo accarezzo e lo tocco fino a quando sento il suo desiderio crescere. A quel punto lo accolgo dolcemente nella mia bocca per portarlo al massimo del piacere, eppure ancora una volta malgrado ciò, lui non prende per niente l’iniziativa.
‘Scopami Arran, dai ti prego’ – mi ritrovo io a gemere, mentre gocce di piacere continuano a bagnarmi.
‘Non rimanerci male Romina, perdonami. Io non voglio fotterti, io desidero farti mia, voglio fare l’amore con te, però ancora non ci conosciamo abbastanza bene’ – mi dice prendendomi la mano e squadrandomi intensamente negli occhi.
Quelle inattese e fulminanti parole sussurrate con la sua voce calda e profonda m’inebriano completamente la mente scardinandomela come non mai, poiché quei vocaboli mi sconcertano sconvolgendomi più d’un orgasmo. E’ bizzarro e impensabile, è fuori luogo, eppure mi sto seriamente affezionando, io sto prendendo una sbandata per quel somaro e per di più pure cretino individuo. Io non sono per nulla una delle sue sbarbatelle, perché mi farebbe soltanto affliggere e soffrire. Ho deciso, da quest’istante non voglio più vederlo, e poi chi si crede di essere. Io sto fantasticando, giacché l’impersonale e l’incolore trillo del telefono mi riconduce rapidamente allo stato pratico, alla realtà :
‘Ciao tesoro, ho visto una lucertola che s’aggira vicino a casa tua. Posso salire per controllare?’. Io vorrei rispondergli male per allontanarlo da me, tuttavia io scoppio in una risata:
‘T’aspetto mio eroe, ma certo, su vieni che ti apro’.
Lui arriva tutto affannato come sempre, con quel suo motorino mezzo sgangherato, la camicia di fuori con quei capelli spettinati e ribelli come lui. Iniziamo a discorrere sul giaciglio della mia saletta, mentre lo stereo nel salotto diffonde armoniosamente la musica, malgrado ciò nessuno fa caso. La nostra levatura e il nostro stadio di reciproco affiattamento e d’intimità aumenta d’attimo in attimo, le risate ci fanno sentire più complici, gli sguardi più intimi e i nostri sensi si comunicano piacere reciproco.
‘Onestamente io gradirei che non ci frequentassimo più Arran’ – gli annuncio io a un tratto, voltandomi dall’altro lato per non osservarlo direttamente negli occhi.
Lui non replica, immerso come di frequente in uno dei suoi tanti impenetrabili e lunghi silenzi. Lui m’avvolge amorevolmente e inizia a lambirmi la collottola, ad accarezzarmi i capelli e a mordicchiarmi le orecchie. Questi gesti mi fanno venire i brividi, però io non voglio cedere.
‘Sei proprio uno stronzo, lo sai questo. Io ho bisogno di te, tu però te ne freghi, mi deridi’ – gli manifesto io con astio e con malanimo sentimento.
Lui sembra però non ascoltarmi, dato che è bonariamente e dolcemente assente. Le sue mani s’insinuano sotto il mio maglioncino, m’accarezza, mi massaggia, gioca con i miei capezzoli e comincia a spogliarmi lentamente con dolcezza. Gradualmente le sue dita iniziano a esplorarmi, giacché implorazioni e suppliche di piacere escono inattese e incontrollate dal mio corpo. Lui mi tocca, mi bacia, m’assaggia, m’allarga finché lo sento tra le cosce e poi dentro di me. Il suo cazzo è caldo, duro e grosso, poiché riempie tutta la mia pelosissima, nera e umida fessura, finalmente aperta per lui. I nostri movimenti sono armoniosamente sincronizzati per offrirsi piacere. Lui ha ragione, non stiamo facendo sesso, stiamo facendo l’amore, lui è delicato e dolcissimo. Io sono totalmente abbandonata al piacere, mi fido di lui e mi lascio andare, giacché sprofondo con la faccia nel cuscino.
‘Ti amo’ – mi sussurra acutamente lui nell’orecchio.
E’ davvero insolito: un rimescolamento e un subbuglio di pensieri divergenti e inaspettati allagano in quell’occasione la mia testa facendola mulinare: la letizia di quel preciso istante e l’angoscia totale di perderlo, l’affezione e l’attaccamento, l’inquietudine e il rancore di non poterlo avere sovente con me, il diletto e l’indolenzimento del rapporto anale. Quelle emozioni e quelle impressioni così brevemente mescolate sono talmente forti, che io cedo in un pianto gigantesco prima d’essere travolta dal suo nettare denso e biancastro rimanendo pienamente stordita da un insperato e profondo orgasmo. No, Arran non è quel ragazzo che timorosamente supponevo, non è quel giovane che si fotte tutte le belle fighe della palestra. Non so perché dia diffondendo quest’immagine di sé, forse sono solamente credenze, opinioni culturali e formative che impongono e che vogliono l’uomo di successo egoista e donnaiolo. Lui è invece un uomo attento, diligente e sensibile. E’ amabile, unico, insomma si distingue nettamente dagli altri che gli ruotano attorno. Arran mi adora, Arran è il mio uomo, perciò non voglio smembrarlo né dividerlo con nessun’altra donna.
Ogni giorno ci divertiamo con grande ardore e impeto, ci accapigliamo con coinvolgemento, ci amiamo con dolcezza. Io vorrei stare sempre con lui, poiché mi manca troppo, specialmente quando non è con me. Io lo tempesto di telefonate, eppure sembra che ci siano sempre cose più importanti: il suo impiego, i suoi affetti, i suoi compagni sparpagliati qua e là , i suoi innumerevoli grattacapi. A dire il vero io lo odio per questo, perché ho paura e spavento di perderlo. Divento così incerta e insicura, lo attacco continuamente per testare e per verificare il suo amore, mi scoppia la testa, sto delirando.
‘Io vado via, ti saluto Arran, tu sei decaduto, sei inefficace, io non voglio vederti più. Tu mi fai soffrire troppo, questa cotta e quest’esposizione mi sta effettivamente devastando e sbaragliando. Sparisci, va’ via con tutte le tue tribolazioni’ – gli urlo io di rimando piangendo, dopo aver fatto l’amore.
‘Ti amo Romina, perché amare significa anche avere la forza e il coraggio di condividere i problemi, di manifestare le proprie debolezze, d’affidare nelle mani dell’altro le personali instabilità e i continui tentennamenti, d’affermare e d’illustrare gl’individuali avvilimenti e i continui scontenti, di distribuire gli affanni e i timori per essere capaci d’affrontarli e oltrepassarli con le difficoltà in due, per migliorarci e per rafforzarci insieme’ – risponde lui, con quella sua fredda razionalità e quella distaccata sistematicità che tanto mi fa arrabbiare.
‘Tu sei dolcissimo, però io non ci riesco Arran. Fammi vivere la mia vita, mollami, staccati e scordati di me. Io voglio rimanere serena per conto mio’.
‘Se è realmente ciò che ambisci Romina, in questo caso significa che mi sono sbagliato, che per te io sono stato soltanto uno dei tanti individui passati attraverso il tuo cammino. Desidero augurarti ogni bene bella mia’ – replica lui petulante, però con gli occhi lucidi e la voce incrinata dal pianto.
In conclusione io sento sbattere la porta e in un attimo avverto il mondo che sta crollandomi definitivamente addosso. Attualmente sono due mesi che non vedo più Arran, io vado in palestra tutti i giorni con la speranza d’incontrarlo, malgrado ciò lui conosce i miei orari e pertanto mi evita. Ci amiamo, però continuiamo a farci del male, mentre sotto la doccia sento le altre ragazze che parlano di lui.
‘In questi giorni ha gli occhi ancora più tristi, eppure mi fa impazzire. Sai, non vedo l’ora di portarmelo a letto’ – esprime una ragazza biondina con la faccia da puttanella.
Che cosa ne sanno queste stronze del ‘mio Arran’. Loro non sanno chi è veramente, non sanno che a lui non gliene frega niente di loro. Non sanno minimamente niente della sua accortezza e della sua squisitezza, dei nostri capricci e delle nostre congetture, delle nostre faccende recondite, delle nostre baruffe e dispute, in ultimo della nostra speciale maniera d’amarci dentro il letto. Loro senza dubbio non immaginano né sanno, che lui adesso è avvilito, è dispiaciuto, è triste, perché io inizialmente gli ho piegato e infine gli ho spezzato il cuore. Addio Arran, non abbiamo saputo amarci, però io non ho perso la fiducia, l’ottimismo e la speranza d’averti tutto per me.
Ripercorrendo questi frammenti che scorrono come un nastro d’un film davanti ai miei occhi, il desiderio, la nostalgia e il rimpianto rapidamente s’impadroniscono e mi opprimono inevitabilmente, i miei pensieri s’accavallano, s’alzano e decollano seguendo le orme dell’ultima conclusiva occasione che ci siamo completamente donati facendo l’amore, al primo tenero e appassionato bacio che ci siamo scambiati e alla prima volta che lui mi ha detto ‘Ti amo’.
In questo preciso istante la mia mano scende dolcemente per cercare e per rivivere quel piacere tra le gambe, mentre un nodo mi stringe forte la gola e una lacrima silenziosa si confonde e si mescola con l’acqua della doccia.
{Idraulico anno 1999}
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