Con Giuliana avevamo deciso di andare, finalmente, a visitare sua madre, Maria Pilar, nella casa che aveva ereditato dai suoi, a Saragozza.
Era da alcuni mesi che ci invitava e insisteva, e aveva anche accennato al desiderio di ritirarsi definitivamente a Saragozza, per ricordare un po’ della sua gioventù, prima della sua venuta in Italia, e del suo matrimonio con Giovannino Ambrosi, medico a Milano.
Povero Giovannino, aveva meno di sessanta anni e un IMA, infarto del miocardio acuto, l’aveva spazzato in un attimo, poco prima di iniziare un laborioso intervento chirurgico. Ormai erano trascorsi due anni.
Maria Pilar non aveva mai dimenticato di essere Spagnola, anche perché portava il nome della protettrice della sua città, dove era stato eretto un monumentale santuario in onore della Madonna del Pilar.
Ed eccoci, finalmente, a Saragozza.
Casa vasta, centrale, arredata col tipico gusto locale.
I letti erano grandissimi, alti. Mariella, la nostra bimba di sei anni, li aveva battezzati i letti della montagna, e nonna Maria Pilàr aveva subito tradotto ‘leidos monta’a’.
Mia suocera non era magrolina, tutt’altro, credo che fosse più una taglia 50 che 48, e pur avendo un viso simpatico, regolare, non aveva mai attratto la mia attenzione come donna, come femmina.
Al contrario di lei, sua figlia, Monica, mia moglie, era, ed è tuttora, un tipino snello ed elegante, affascinante, e una deliziosa amante!
Torniamo a Saragozza.
Un buon pranzo, e Mariella insiste che vuole andare al giardino poco distante, il Parque Miraflores. Fa un po’ caldo, in effetti, ma la bimba prega la mamma di accompagnarla, anche perché ha preso appuntamento con le amichette spagnole conosciute due giorni prima.
‘Se voi andate al parco’ ‘dice Maria Pilàr- ‘io ne profitto per un pisolino, una breve siesta, così, sul mio letto, senza neanche spogliarmi.’
E dopo aver sparecchiato, aiutata da Ines la domestica, si avvia nella sua camera.
Monica e Mariella sono pronte, ma anche io opto per il pisolino. Le accompagno all’uscio di casa, le saluto. Ines se ne va, tornerà verso sera.
Mi avviai verso la camera che ci era stata assegnata, di fronte a quella di Maria Pilar.
La porta era solo accostata, e dallo spiraglio si scorgeva la robusta sagoma della donna, sdraiata su un fianco. S’era tolto solo le scarpe.
Mi venne da sorridere guardando la pronunciata sfericità del sedere di mia suocera. Proprio un bel mappamondo, tondo, prominente. Chissà se era sodo o meno’ bastò quel rapido pensiero per suscitare la curiosità del solito ‘birillo’ inquieto che sta tra le mie gambe. Fu lui a suggerirmi il paragone tra le piccole e meravigliose natiche di Monica e quelle opulente della madre.
Birillo non restò tranquillo, anzi. ‘In fondo’ – mi istigò- ‘sta dormendo, va e senti come sono’.
Ero titubante, ma prevalse la tentazione.
Tolsi le scarpe, per non far rumore, mi avvicinai lentamente al letto. Certo che era stuzzicante e imponente quel robusto ma non grasso o sformato fondo schiena. Allungai una mano, la poggiai lentamente sul vestito di cotone che ricopriva la natica, palpeggiai cautamente, leggermente.
Perbacco, era proprio bella e soda.
Fu naturale abbozzare una lieve carezza, poi insistere un po’ esplorandone la rotondità. Niente da dire, era proprio tosto, ben sostenuto, e le natiche non si appiattivano l’un l’altra nascondendo il solco che le separava. Le dita percepirono chiaramente la valle dei tesori’
La mano scese, fin quando non incontrò l’orlo inferiore del vestito, la coscia. Calda, liscia’ Si soffermò’ iniziò timorosamente a risalire, sulla pelle’ ora la rotondità non era coperta che dal leggerissimo tessuto delle ampie mutandine’ fu facile intrufolarvisi’ godere la vivezza della carne’ era delizioso carezzarla, ‘birillo’ era eccitatissimo, e penava nella sua prigione.
Ecco, quello era il solco’ appena umido’ quando il dito sfiorò il buchetto, ‘birillo’ sembrò voler esplodere’
Maria Pilar si mosse appena, ma il suo respiro, calmo e profondo, regolare, non mutò. Mi fermai un attimo con la mano tra le sue chiappe portentose, ripresi a muovermi’. Poi mi venne un’idea. Anzi fu ‘birillo’ a imporla’
Perché non sdraiarsi, piano piano, accanto a lei, su un fianco, rivolto verso lei, e far gustare a ‘birillo’ il paradisiaco accostamento a quella montagna, anzi in quella valle?
Ma si, non ci voleva troppo. Bastava essere cauti e leggeri. La donna dormiva profondamente.
La cosa migliore era liberarsi di pantaloni e boxer. Faccenda di pochi secondi.
‘Birillo’ mi fu grato per quella liberazione. Finalmente.
Sollevai con la massima attenzione il vestito di Maria Pilar.
Veramente un bel sedere, un magnifico culo!
Mi poggiai sul letto, ‘birillo’ era impaziente, così eccitato che temevo che, addirittura, potesse esplodere da un momento all’altro. Mi fermai un momento, su un fianco. Facile spostare le mutandine, ed abbastanza realizzabile, senza troppe difficoltà, allargarle un po’ le natiche per infilarvi ‘birillo’.
Quel contatto era veramente straordinario. Era difficile, quasi impossibile restare completamente fermo. Il glande, palpitante, percepì il buchetto, lo sentì fremere. Chi avrebbe mai immaginato che fosse così piacevole mettere il mio fallo tra le natiche di mia suocera.
Ero cauto e guardingo, cercavo di star fermo.
Una mano andò ad afferrare una delle grosse tette della donna. Abbastanza soda. Fu spontaneo palpeggiarla.
Avvertii un lieve movimento di Maria Pilar, un respiro profondo, lo spingersi verso me del bacino, e ‘birillo’ scivolò un po’ più giù’
Poi la gamba destra di Maria Pilar si alzò alquanto, la sua mano afferrò decisamente il mio glande e lo fece scendere nel folto dei riccioli che circondavano il suo sesso, ne sentii la sericità’ poi’ il caratteristico caldo umido e la morbida accoglienza delle sue piccole labbra’ spostò decisamente il bacino e ‘birillo’ iniziò il suo ingresso trionfante nella più accogliente e vibrante vagina che avesse mai conosciuto. Era carezzato con lunghe voluttuosi contrazioni che sembravano volerlo mungere avidamente.
Il volto di Maria Pilar si voltò appena verso me, mentre il suo deretano seguitava a muoversi espertamente avanti e dietro.
‘Qué brazo de santo, virgen del pilar! Qué palo maravilloso! Folla, alma de mi vida, folla la cosita de tu suegra, el mi co’o hambriento”
Sembrava impazzita Maria Pilar.
Io, intanto, le avevo aperto il vestito, quasi strappato il reggiseno e le tormentavo le tette, le strizzavo i capezzoli. Il tutto si ripercuoteva nella sua vagina impazzita’
Mi prese la mano, se la portò tra le sue gambe, le dischiuse appena: Compresi l’invito e cominciai a stimolarle il clitoride che sporgeva gagliardo e voglioso. Lei si agitava sempre di più. Strizzata di capezzoli e di clitoride avevano effetti portentosi nella sua vagina che si contraeva e rilassava sempre più freneticamente. Non parliamo, poi, del suo grosso sedere che si dimenava impetuoso ed entusiasta. Si spingeva, si ritraeva, stringeva le natiche. Sembrava che volesse sradicarmi il fallo e conservarlo nel suo grembo.
Era spettacolare, quella donna, incredibile, eccezionale. Mi mungeva bramosamente’ capivo che stava per godere, in modo travolgente..
”Sientes el co’o, querido? ‘sientes? estoy a punto de venir ….ooooooh muero…El m’s voluptuoso orgasmo de mi vida’ Lléname con tu esperma querido… Te ruego’ ahora’. ahora’.’
Si, la sentivo la sua fica convulsa, la sentivo, comprendevo benissimo che stava sul punto di venire, di morire ‘come diceva lei- nel più voluttuoso orgasmo della sua vita, e non attesi per accontentarla, per riempirla del mio seme, -adesso’ sì’ adesso-
Si spinse forte verso me, io in lei, e la allagai con l’impetuoso fiotto caldo che si sparse in lei, dovunque. Non immaginavo di poter emettere in una sola volta tanto seme.
Fu accolto da un lunghissimo aaaaaaaah, dal brivido che la percorse, e poi da un abbandono totale, priva di forze, spossata, con la vagina che andava lentamente smorzando le sue contrazioni, e ‘birillo’ che non intendeva moderare le sue dimensioni.
Maria Pilar fece un profondo sospiro, afferrò le mie natiche e mi strinse appassionatamente a lei. Le mie mani erano sempre su tetta e clitoride.
” Yo también puedo morir ahora ‘ he conocido el placer!’
La strinsi con forza, mi spinsi in lei al massimo.
‘E se invece di morire adesso tu vivessi per vivere ancora questi momenti?’
Annuì il capo, decisamente, e le sue natiche si strinsero entusiaste.
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