G. mi aveva sempre stuzzicato un po la mia fantasia, non tanto per il suo insieme; un carattere troppo volubile, bassa di statura, con le forme del viso un po troppo spartane, sempre attaccata al suo fidanzato storico, ma i suoi seni… qualcosa di unico.
Ci eravamo conosciuti a scuola, lei veniva da una bocciatura, io invece a scuola quasi non ci andavo mai; inoltre all’inizio non c’è mai stato nulla di più che un saluto ogni tanto e qualche augurio nelle occasioni di festa.
Nello stesso anno che lei arrivò nella mia classe, io cambiai sezione nella speranza di salvare il salvabile e da allora nessun più contatto, anche perché avevo altre a cui pensare e dar conto.
Dopo qualche anno, attraverso fb, ci risentimmo e tra una chiacchiera ed un’altra inizia ad essere curioso e, tra le tante domande che facevo, venne fuori una certa insoddisfazione generale che lei provava nel suo rapporto sentimentale. Cercai di stuzzicarla un pochino, più per noia che per altro, ma lei non si smuovere di un centimetro.
La svolta avvenne quasi per caso; un giorno che ero in partenza per lavoro, mi stavo trasferendo fuori Paese, mi arriva un messaggio di auguri e in bocca al lupo… era proprio Lei.
Iniziammo a sentirci spesso, d’altronde, dove ero, non avevo vita sociale, non conoscevo la lingua del posto e inoltre, fuori dal lavoro, non avevo modo di passare il tempo.
Messaggiavamo tanto, anche se il fidanzato gelosissimo pareva pensar male, iniziammo ad essere l’uno il diario dei segreti dell’altro. Un giorno, tra un segreto e l’altro, gli confessa che avevo una voglia matta di fare sesso e che sarei stato ben felice di scambiare quel desiderio di sesso con un momento d’amore fisico con lei.
Si innervos’, poi quasi le fece male la cosa, poi inizi’ a domandarmi il perché e se fossi veramente sincero. Parlammo a voce per telefono tutta la notte, ma appena chiusa la telefonata mi arriva la sua foto, stesa di lato sul letto con i suoi seni scoperti… ritornammo a messaggiare e Iniziammo a fantasticare su ciò che avremmo fatto appena fossi tornato a casa.
In quel momento era mia, solo mia…
Scesi a casa per un periodo di ferie, fino a quel giorno avevo continuato a parlare con lei, a tormentarla, a farla essere parte del mio desiderio sessuale e così, incurante dell’orario e delle conseguenze, appena arrivato in Italia, mi diressi da lei e le chiesi di uscire. Era tardi, sentivo la madre blaterare qualcosa per via dell’ora tarda, ma alla fine eccola lì, piccola piccola, con il pigiama e una giacca per coprirsi dal freddo e dalla pioggia lieve di quella notte.
Parlammo tanto, provai a baciarla, lei non mi respinse, ma non partecipava, serrava le labbra e decisi di non andare oltre.
Nei giorni seguenti, quasi abbandonata l’idea che potesse esserci qualcosa di più che un’amicizia, ci ritrovammo in una villetta, fermi sotto un gazebo per ripararsi dalla pioggia, a chiacchierare del più e del meno e così, tanto per giocare mi avvicinai e la baciaia, le passai la lingua sulle labbra e lei, questa volta, si attaccò a me, stringendomi le mani e quasi piangendo mi chiese di sparire dalla sua vita per via della relazione con il suo ragazzo.
La cosa mi diede fastidio, mi arrabbiai e iniziai a discutere con lei; ero nel torto totale, ma mi sentivo di possederla, di essere io a gestire la sua vita. Non era possessione quella volevo, ma desideravo fare di lei qualcosa facente parte di me, perché sentivo che anche lei lo voleva.
Il giorno dopo dovevamo vederci perché avevo promesso di aiutarla in certi servizi e poiché ero abbastanza in ritardo le chiesi di salire da me e iniziare a compilare quanti più moduli da sola, mentre io finivo di prepararmi.
Lei arrivò davanti la porta di casa, era aperta, ma tentenneva ad entrare e rimase sul ballatoio, al che uscii sull’uscio e la tirai dentro, le diedi un bacio, che rifiut’, e andai in stanza a finire di prepararmi. Ero quasi pronto, quando le chiesi a voce alta se si rimetteva il cappotto che di lì a qualche secondo saremmo andati a fare quei servizi; venne in stanza e mi disse una cosa sola: “scopami”.
Che grande soddisfazione per me; la presi di peso e la misi sul letto, la baciai e mentre lo facevo le sbottonai i jeans.
In un secondo le tirai giù i pantaloni, le piegai le gambe e, girandole sul lato, notai quanto si stessero bagnando le sue mutandine; le scostai e la penetrai, iniziando a godere come un matto. Finalmente ero dove volevo essere… nell’apice del suo piacere. Godeva lei e godevo io e le feci promettere che fosse stata mia ancora; così fu, lei non poté dirmi di no, perché anche lei voleva la stessa cosa che volevo io.
Andavo avanti e indietro dentro di lei come un forsennato, per poi fermarmi e, più dolcemente, uscivo e rientravo nella sua alcova… lei era un vulcano ma quello che esplose fui io. Ebbi appena il tempo di tirarlo fuori che le arrivai ovunque addosso, era stato bello, ma non mi bastava.
Dopo una veloce pulizia, mi misi a cavalcioni su di lei e, con la sua faccia tra le mie gambe, la vidi leccarmelo e far sparire nella sua bocca tutto il mio sesso. Appena ripresomi, la feci girare a pancia sotto, la sculacciai un po, perché sapevo che le piaceva, e facendole alzare il bacino, poggiandosiosi su i gomiti e le ginocchia, la penetrai da dietro, tenendola ora per i fianchi, ora per i capelli, ora cingendo e stringendo quelle enormi tette. Voleva che lè dessi della puttana, della svergognata e lo feci e questo ci fece andare ancora di più in estasi. Godemmo ancora e quando fu il momento di darmi il culmine del piacere la feci girare, mi distesi sotto di lei e le diedi carta bianca. Le sue mani, le sue labbra fecero il resto.
Si accovacci’ di fianco a me e dopo qualche minuto mi chiese di succhiare i suoi capezzoli.
Fu un magico momento, peccato che fu interrotto da quel malato di gelosia del suo fidanzato che iniziava a tartassare l’anima tra chiamate e messaggi.
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