Nennella (IV parte)
L’incontro con compare Mico aveva provocato in Nennella una trasformazione assolutamente impensabile solo qualche tempo prima.
La vedova aveva conosciuto le gioie della penetrazione anale e si era all’improvviso resa conto del tempo perduto irrimediabilmente a proteggere un immagine di inutile e falso perbenismo.
Il vecchio pescatore le aveva fatto scoprire, seppur con modi non molto garbati, che il sesso era l’unica strada in grado di riaccendere la voglia di sentirsi femmina, puttana, di confrontarsi con l’oggetto del desiderio più importante per una vera donna: ‘il cazzo’.
Naturalmente le aspirazioni della donna erano ben altre ed andavano in cuor suo al di là del rapporto con un uomo ormai al declino, spesso ubriaco e con un tanfo di pesce che neanche l’ammollo nella candeggina per un mese sarebbe riuscito ad attenuare.
Doveva tuttavia accontentare il pescatore soprattutto per non far venir meno quei quattro soldi che egli dava al figlio Peppino quando questi lo aiutava nel suo lavoro.
In realtà la paga era più per le prestazione della vedova che per l’aiuto ricevuto da quel cialtrone del giovane.
Nennella continuò ad incontrare Mico ancora per un po’ ed ogni volta gli concedeva il culo. Il suo buco si era ormai allargato ed il muscolo che un tempo ne difendeva strenuamente l’accesso era adesso solo un flaccido anello molliccio.
Mico non la chiavava neanche più nella fessa preferendo violarla nell’orifizio che gli avviluppava il cazzo nodoso dandogli una sensazione di piacere indescrivibile. Mentre la montava la teneva salda per le zinne e le torturava i capezzoli facendoglieli diventare duri come ghiande. La cavalcava lungamente descrivendole a modo suo le sensazioni che provava:
– puttanazza mi stai facendo fare litri di sburra’.. mi fai sentire le palle gonfie come provole ed il cazzo mi brucia per come te lo sto strofinando nel culo’.. mi sento la capocchia come se mi scoppia e sto per pisciarti dentro al pertuso un mare di latte caldo come quello che ti usciva dalle zinne quando allattavi quel cornutazzo di Peppino-
Nennella a queste parole provava sensazioni contrastanti: la rabbia per come il vecchio la trattava ed al tempo stesso un desiderio perverso di buttarsi sempre più a fondo nell’umiliante rapporto tanto era il piacere che quel randello le procurava quanto più brutalmente la inchiavardava nel culo.
Mico di tanto in tanto sfilava solo per un attimo la ciolla dal grubo e la spingeva nella fessa bagnata per trovare un po’ di sollievo.
Oltre che nella fessa l’uomo intingeva la ciolla anche in bocca alla vedova e nel fare ciò mostrava l’agilità di un ragazzo tanto era il desiderio che il possesso di quel corpo bianco e vellutato gli dava.
Nennella dal canto suo nel prendere in bocca il cazzo del vecchio era costretta a lappare quel particolare sapore di merda dovuto alle striature che si attaccavano al bastone arrittato durante il continuo pistonamento nell’intestino .
Sapeva leccare ed insalivare con abbondante sputo e, presa dal parossismo dell’inculata, riusciva anche a superare il comprensibile moto di disgusto.
Mico quando avvertiva imminente l’orgasmo accentuava il movimento e tale diveniva la pressione che con il bacino comprimeva le natiche della femmina creandosi con queste un cuscinetto che lo avvolgeva.
Grugnendo parole sconnesse: -troia troiazza’ fessarotta’ puttanazza ‘ le svuotava nel buco del culo spruzzate di sburra che lo facevano somigliare ad un cavallo.
Lo sperma colava nel solco delle natiche e Nennella rimaneva alla pecorina per qualche istante provando la piacevole sensazione di sentirsi scivolare quel liquido caldo e bianco giù lungo le cosce e vederlo depositare nell’incavo tra queste ed il polpaccio.
Dopo un paio di mesi capitò qualcosa che cambiò la vita di Nennella.
Probabilmente affaticato dall’intensa attività chiavatoria, il cuore del pescatore decise di andare in pensione decretando così la dipartita del poveretto congedatosi tuttavia da questa vita con la consapevolezza di aver goduto senza concedersi pause oltre che insperatamente.
Nennella ed il figlio Peppino avvertirono vieppiù il colpo pensando di aver perso oltre a Mico anche quel cespite che consentiva loro di tirare avanti.
Grande fu tuttavia la sorpresa dei due quando seppero dal notaio del paese che il vecchio aveva lasciato alla vedova la sua vecchia casa, la paranza e soprattutto del denaro, cento milioni che Mico aveva messo da parte negli anni.
La gioia della povera donna andò alle stelle. Certo non era una cifra astronomica ma per un paese povero e perdipiù in una situazione economica precaria come quella della vedova, l’eredità si rivelò una manna dal cielo.
Madre e figlio, venduta la loro catapecchia, comprarono un casetta più comoda e vi si trasferirono subito.
Peppino continuò a trasportare turisti lungo la costa e si assicurò in tal modo una certa sicurezza anche per il futuro.
La situazione apparentemente idilliaca venne ad essere tuttavia presto turbata (si fa per dire) dal riaccendersi della passione di Peppino per la madre.
Una sera tornato a casa piuttosto turbato e taciturno il giovane, dietro pressanti insistenze della donna, confessò a quest’ultima di aver trasportato a bordo della sua imbarcazione una coppia di coniugi francesi che nel corso della navigazione sotto costa si erano lasciati andare ad effusioni piuttosto spinte.
Peppino aveva notato che i due, sedutisi sulla panca di poppa se ne stavano abbracciati e ad un tratto la donna aveva infilato la mano nella tasca dei pantaloncini dell’uomo ed aveva iniziato a muoverla su e giù provocando nel fortunato fruitore della pugnetta un’erezione che lo stesso non riusciva a nascondere.
Dopo un po’ i due avevano chiesto a Peppino, con una scusa banale, il permesso di scendere per un attimo sotto coperta.
Il giovane aveva acconsentito e si era quindi portato di soppiatto all’altezza dell’oblò per osservare gli sviluppi della situazione.
Aveva visto la donna inginocchiarsi davanti al marito e tirargli fuori dalla patta un cazzo di dimensioni ragguardevoli.
La francese aveva preso a slinguare l’uccello in tutta la sua lunghezza, dopodiché lo aveva repentinamente infilato in bocca praticando al marito estasiato un bocchino strepitoso.
L’uomo agevolava i movimenti della testa della donna tenendogliela tra le mani e ritmando le spinte con un continuo e veloce ‘avanti- indietro’.
Dopo cinque minuti di quell’estenuante andirvieni il turista francese estrasse il cazzo dalla bocca della moglie tenendolo puntato verso il suo viso.
Dalla capocchia fuoriuscirono spruzzi di sperma che si depositarono sulla guance, sulla fronte, sul naso e sulle palpebre.
Un fiotto colpì le ciglia e si sparse sul bordo della palpebra creando un effetto terribilmente eccitante.
Il marito raccolse con il dito parte della sborra filante e lo introdusse tra le labbra della moglie che lo deglutì senza esitare.
Nennella sentendo il racconto del figlio e vedendolo comprensibilmente turbato lo avvicinò a sé e lo abbracciò tenendolo stretto ed accarezzandogli i capelli.
– figlio mio vedrai che presto incontrerai una brava ragazza ed anche tu potrai fare l’amore e godere della tua sposa –
Peppino avvertiva il corpo morbido e sinuoso della madre e soprattutto sentiva le sue grandi mammelle che gli premevano sul torace provocandogli una sensazione molto piacevole.
Rispondendo all’abbraccio della madre fece scorrere le sue mani lungo il corpo della donna ed iniziò lentamente ad accarezzarle i fianchi, risalendo poi verso le ascelle e finendo con l’afferrarle le tette. Nennella, accortasi delle intenzioni del ragazzo tentò, peraltro senza evidente convinzione, di dissuaderlo.
-Peppino smettila, ti prego, smettila, sono tua madre, ti ho partorito, come puoi pensare di prendermi e di godere con me?!!’. calmati un po’, non andare oltre”.. potremmo pentirci, tesoro’. amore’ ti prego’.-
Il giovane, incurante delle suppliche materne, continuava nella sua opera di esplorazione facendosi sempre più audace.
Infilò la mano sotto la gonna della donna e si mise a pastrugnarle la fica da sopra le mutande. Contemporaneamente la teneva stretta per i fianchi e la baciava penetrandole la bocca con la lingua.
-Nennella, sei una femmina che mi fa stare sempre arrittato, che mi fa andare il sangue alla testa. Quando ti sto vicino sento l’odore della tua fica e mi si ingrossa la ciolla-
-No peppino, non farlo, sono la tua mamma ma non so resistere, ti prego non disonorarmi-
La vedova nel tentativo poco credibile di difendersi, aveva intanto incominciato a rispondere alle carezze del figlio, partecipando al bacio con la lingua e portando la mano all’altezza della sua patta.
Avvertì subito la consistenza del giovane cazzo e da sopra i pantaloni lo afferro cominciando a masturbarlo.
-Si mamma’. siiiiiiii’ continua’.. fammi una pugnetta’ con la tua mano sapiente’ fammi stare col cazzo arrittato che te lo voglio ficcare tutto dentro-
Presi ormai senza scampo dalla libidine e dalla voglia di prendersi i due, dimentichi dei rispettivi ruoli si abbandonarono senza riserve al piacere.
-Mamma spogliati, togliti tutto e fatti vedere nuda. Fammi vedere la tua fica, le tue mammelle, le tue natiche-
-Si, Peppino mi spoglio per te. Spogliati anche tu. Fammi vedere quanto ben di dio ti ha dato la tua mamma. Fammi vedere questo cazzo che hai fatto sborrare fuori dalla fica per tanto tempo. La tua mamma. La tua femmina te lo prenderà sempre nella fica e ti farà pisciare la sborra dentro-
-Si, mamma, ti sburro nella fica, nel culo, in mezzo alle mammelle, in bocca” anzi ti farò stendere e ti spruzzerò dappertutto e poi ti piscerò e ti riscalderò con il mio liquido caldo’.-
Si spogliarono in un attimo e si abbracciarono, Peppino mise il cazzo tra le cosce della madre e continuò ad accarezzarla sui fianchi, sulle tette stringendogliele nelle mani e continuando a ficcarle la lingua in bocca. A tratti interrompeva il bacio e leccava la donna sul mento sulle guance, scendendo quindi sul seno a mordicchiarle i capezzoli, prima uno, poi l’altro.
All’improvviso si staccò da Nennella, le prese una mano e se la portò al cazzo. Glielo fece stringere e camminando all’indietro la condusse verso la camera da letto.
Il ragazzo camminava all’indietro trascinando la madre che, attaccata con la mano al cazzo del figlio, lo seguiva ed intanto con l’altra mano si martoriava la fica in un ditale fatto con due, tre dita.
-Peppino, cosa mi stai facendo’. lo vedi quanto è puttana la tua mamma?’. glielo dai il cazzo a mammina tua? ‘..si chiavatela questa troia della tua mamma” ti farò tutto quello che vorrai’ sempre’ ti darò la fica, il culo, le tette”. ti berrò tutta la sborra e se vorrai mi farò ingravidare da te-
i due si buttarono sul letto e Peppino con una maestria che sconvolse piacevolmente la madre cominciò a condurre il gioco.
Fece sedere la madre con le cosce aperte. Lui si pose seduto di fronte a lei e anch’egli con le cosce aperte poggiò le sue piante dei piedi a quelle della madre.
Su richiesta del figlio Nennella si ficcò due dita nella fessa e cominciò un ditale senza mai distogliere lo sguardo dalla ciolla del figlio che intanto aveva preso a masturbarsi con un lentezza esasperante.
A tratti dava tre quattro colpi rapidi al cazzo ed immediatamente dopo riprendeva il ritmo cadenzato della pugnetta.
-mamma!.. Lo vedi il cazzo grosso del tuo bambino’.. lo vedi come ti sta cercando’.. ora te lo ficcherò dentro la fica e poi te lo metterò anche nel culo’.. sei contenta mamma?”. lo vuoi il cazzo mamma??-
-si’. si’ peppino’ si, non ce la faccio più a resistere, dammi la tua ciolla’. ficcamelo nella passera”. trombami come una vacca’ come una cavalla puttana che si fa montare anche dagli asini’-
Il giovane, ormai non più in grado di resistere oltre si distese sulla madre e con un sol colpo le ficcò il cazzo per tutta la sua lunghezza. La fica della donna inzuppata di ciprigna lo accolse come un guanto caldo e vellutato.
Peppino cominciò a trombare la madre provocando col cazzo che si immergeva nella fica fradicia un suono che contribuiva a far salire l’eccitazione dei due.
-Peppino, mi stai chiavando, stai ficcando la fica della tua mamma’. quanto mi fai godere’. amore mio’.. chiavami tanto tanto’ dammi il tuo cazzo da chiavatore e sborra dentro la tua mamma-
-si mamma, te lo ficco tutto dentro e ti monto come una scrofa’.ti piscio tutta la sbroda dentro e ti riempio la ciorgnia-
-si Peppino fottimi, fottimi e sburrami nella fessa’.. che voglio restare gravida e voglio figliare per te” mi farai crescere la pancia e continuerai a chiavarmi anche mentre sarò incinta’. si contento Peppino, sei contento??’-
Il ragazzo. ormai preso dal parossismo della chiavata, infoiato come un toro dalle parole della madre aumentò il ritmo della penetrazione ed emettendo un suono simile al nitrito di un cavallo cominciò a sborrare con fiotti che sembravano getti di piscio e che riempirono subito la fica materna.
-si, mamma, ti faccio figliare!”.-
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