Circa due anni fa nella mia vita sono cambiate molte cose. Anzi, una soltanto in realtà, ma fondamentale, e che ha dato il là a numerosi altri cambiamenti.
A quei tempi stavo ancora con Laurent, il mio fidanzato storico. La nostra storia iniziò tra i banchi del liceo, e andò avanti per poco più di dieci anni. Eravamo praticamente cresciuti e maturati insieme, ma il nostro rapporto sembrava, dopo tutto quel tempo, essere arrivato a un punto morto. Avevamo un discreto dialogo, riuscivamo a parlare un po’ di tutto. I nostri rapporti sessuali, seppur non troppo frequenti, erano comunque abbastanza soddisfacenti per entrambi. Ma una nota di noiosa routine aleggiava sulla nostra storia, come fossimo una coppia di sessantenni avviati stancamente verso le nozze d’oro. Ne avevamo anche parlato diverse volte di questo non riuscendo, però, mai ad arrivare alla conclusione più ovvia: lasciarci definitivamente. E così, per mancanza di coraggio da parte di entrambi, continuavamo a trascinarci dietro il fantasma della nostra relazione.
Un giorno, di punto in bianco, notai un cambiamento da parte sua. Quel fine settimana, i miei erano fuori per un breve viaggio e, come spesso accadeva, invitai Laurent a stare da me. Era piena estate e faceva un caldo a dir poco asfissiante. Come d’abitudine con quel clima, arrivata la sera, andai a letto completamente nuda. D’estate mi piace farlo, avvertire sulla pelle la brezza più fresca della notte e, magari, arrivare a coprirmi con un lenzuolo leggero per contrastarla.
Ero semisdraiata a guardare la tv, con Laurent accanto, voltato verso di me. Lo sorpresi a fissarmi più d’una volta, ma non dissi nulla.
Dopo qualche minuto, fece scorrere il lenzuolo lungo il mio corpo, scoprendomi i piccoli seni. Le sue dita iniziarono a girare intorno ai miei capezzoli. Quello è sempre stato un punto molto sensibile per me, e lui sa bene che mi eccita quando gioca con essi. E, infatti, questi si inturgidirono quasi subito. Laurent strinse appena tra le dita prima uno e poi l’altro, e io mi gustavo quelle ormai fin troppo rare attenzioni da parte sua.
‘Ti senti in vena oggi?’, gli sussurrai, con un sorriso malizioso.
‘Abbastanza, si’, mi rispose, portando una mano a coppa su uno dei miei seni e stringendo appena.
Mi lasciai sfuggire un gemito di piacere, prima di rispondere con un filo di voce: ‘Che fortuna’.
Successivamente, si avvicinò ancora più a me e mi baciò profondamente, poi scese a baciare anche la mia graziosa seconda misura, stimolando ulteriormente i miei capezzoli ipersensibili.
Contro la mia coscia, e al di sotto del tessuto dei suoi boxer, avvertivo il membro di Laurent già in piena erezione, e non passò molto tempo prima che lui si liberasse del suo indumento intimo, rimanendo nudo come lo ero io.
Non smettendo di baciarci, lo sentii salire sopra di me e, quando avvertii il suo pene premere sul mio basso ventre, aprii le cosce per accoglierlo. Ero già bagnata grazie alle dolci attenzioni di poco prima, e non feci fatica a far scomparire per intero il suo membro dentro di me.
A differenza di altre recenti prestazioni molto meno lusinghiere, quella sera Laurent andò avanti per un bel po’, pareva dimostrare una voglia di me che non gli riconoscevo da molto ormai. Raggiunsi persino l’orgasmo, cosa che non accadeva da settimane, e lui venne quasi contemporaneamente a me, riempiendomi di una tale quantità di seme che il mio sesso non riuscì neppure a contenere del tutto quando Laurent sgusciò fuori da me.
Per un po’ continuammo a baciarci e sorriderci come due ragazzini alla loro prima volta. Quanto tempo era che non lo facevamo più!
Dopo qualche minuto andai a lavarmi, poi tornai a letto, e riprendemmo a parlare di quanto accaduto.
‘Questa sera è stato stupendo’, gli dissi, ‘Era tanto tempo che non ti sentivo così”.
‘Vale anche per me’, mi rispose.
‘C’è un motivo in particolare?’, gli chiesi, carezzandogli il volto.
‘Sai, oggi ho fatto un giro fra siti internet un po” osé’, mi disse, quasi imbarazzato.
‘Ah, si? E bravo il mio porcellino!’, risposi, ridendo.
Lui si fece serio. ‘Mi sono soffermato molto su un argomento in particolare, ho scoperto che mi stimola non poco, come hai potuto vedere’.
‘E sarebbe?’, chiesi incuriosita.
Riprese a parlare dopo un lungo sospiro: ‘Cosa ne pensi di orge, scambi di coppia e roba del genere?’.
Non mi reputo certo una santarellina. Mi è capitato diverse volte di imbattermi in video o racconti hard. Spesso ridendone con amiche o con Laurent stesso. Altre volte, da sola, eccitandomi per ciò che vedevo o leggevo, non ho resistito a sfiorarmi fino a darmi piacere. Tuttavia, quella sera il suo atteggiamento era diverso, non era scherzoso come al solito nel parlarne, c’era qualcosa di insolito nel suo comportamento.
Cercai di restare sul vago, per valutare meglio la situazione: ‘Qualche film possiamo anche guardarlo se ti va’, gli dissi.
‘E farlo per davvero? Far partecipare ai nostri rapporti un ragazzo, o magari più di uno?’, incalzò lui.
Rimasi di sasso a quelle parole. ‘Ma che stai dicendo? Sei impazzito?’, riuscii soltanto a rispondere.
Un conto sono i giochi, le fantasie, un altro è trasporre tutto questo nella realtà. Ho sempre considerato un rapporto di coppia unicamente formato da due sole persone, tutto il resto doveva restare confinato solo nell’immaginazione. E Laurent si era sempre detto perfettamente d’accordo con me. Quella era ormai una delle poche cose che ci erano rimaste in comune. Ma quella sera ci stava scivolando via sotto le dita.
Riprese a parlare: ‘Sai, ho visto dei video, ho letto delle cose. Si, insomma, mi sono eccitato a pensarti tra le braccia di un altro, ecco. Non ti andrebbe di fare una prova? Lo dici sempre anche tu che il nostro rapporto sta diventando noioso col passare del tempo’.
Mi sentii assalire dalla rabbia in quel momento, ma riuscii a celare i miei sentimenti dietro una parvenza dura, quasi algida: ‘E tu pensi sia quello il tipo di scossa che serve al nostro rapporto?’, dissi con voce pacata, ‘I nostri problemi nascono da ben altro. E dicendo queste cazzate di certo non migliori la situazione’.
Non replicò alle mie parole, si limitò ad abbassare lo sguardo mentre mi rannicchiavo di schiena per troncare quella surreale discussione.
Voltatami, una lacrima mi rigò il volto. Una delle cose che mi era sempre piaciuta di Laurent nei primi anni della nostra relazione era la sua capacità di farmi sentire sua, desiderata, il suo essere anche geloso. Col tempo questo carattere si era un po’ smussato, attenuato, ma non ci avevo dato molto peso, attribuendo questo cambiamento al semplice trascorrere del tempo. Quella sera, però, sentirlo così curioso e desideroso di cedermi ad un altro uomo, mi fece crollare il mondo addosso. Quanto credevo di conoscere e di apprezzare di lui, d’un tratto svanì in una nube di fumo. Laurent mi sembrò di colpo un estraneo, e la decisione di troncare quella relazione mi apparve sempre più come l’unica scelta possibile.
Gli eventi delle settimane successive, poi, non fecero che confermare le mie considerazioni’ Ringrazio tutti voi per i tanti complimenti che mi avete inviato, davvero non me li aspettavo! Poi, per chi mi ha chiesto se il racconto è stato effettivamente scritto a quattro mani, preciso una cosa anche su richiesta del mio co-autore, che non vuole prendersi meriti per brani non suoi. La storia è tutta mia e lo sviluppo anche, ma iprimipassi mi ha aiutata e non poco correggendo una bozza che gli avevo inviato carica di errori e rendendola un racconto armonico e piacevole da leggere! Per questo, a sua insaputa, l’ho aggiunto come collaboratore: in qualche modo dovevo sdebitarmi per aver messo il suo eccezionale talento al mio servizio! E visto che non vuole saperne di accettare i miei inviti a cena’ho rimediato così! 😀
Quanto a te mon cher’continuerò a tormentarti per convincerti a scrivere per davvero qualcosa insieme, prima o poi dovrai cedere! 🙂
Ma ora bando alle ciance e passiamo al secondo e penultimo capitolo’
Proprio a ridosso di quell’estate avevo iniziato a prendere lezioni di tennis.
Maurice, uno degli istruttori, era un bel ragazzo di pochi anni più grande di me e si dimostrò immediatamente molto affabile e simpatico, oltre ad essere evidentemente ben preparato su quello sport. I suoi colleghi e i miei compagni di corso notarono da subito come lui avesse un occhio di riguardo per me. Infatti, fra tutti, si soffermava parecchio su di me per farmi apprendere meglio impugnatura e movimenti della racchetta, tecniche di gioco, eccetera. Spesso lo prendevano in giro dicendo che trascurava gli altri per insegnare solo alla sua ‘cocca’ e, in effetti, devo ammettere che il tempo che dedicava a seguire me era maggiore di quello impiegato con tutti gli altri iscritti.
Poi faceva spesso battute anche un po’ tendenziose, inviti a cena mascherati da complimenti per i progressi che facevo, ad esempio. Il tutto, però, rimaneva sempre a livello di scherzo destinato a finire lì. Ero innamorata di Laurent, per cui non illudevo minimamente né Maurice né alcun altro ragazzo che potessi nutrire un qualche interesse nei loro confronti. A tennis mi limitavo ad apprendere i preziosi insegnamenti del mio maestro e a rispondere per le rime, ma sempre col sorriso sulle labbra, alle sue avance appena accennate e mai volgari. D’altro canto, anche Maurice stesso, a parte delle battute innocenti e qualche sguardo forse un po’ troppo prolungato al mio indirizzo, non mi aveva mai mancato di rispetto né aveva mai esagerato nell’esternare il suo pur evidente interesse nei miei confronti. A Laurent parlavo sempre di quanto accadeva a lezione. E, se agli inizi la cosa l’aveva infastidito un po’, col tempo iniziammo anche a scherzare su quelle goffe attenzioni che il mio istruttore mi dedicava.
Un giorno, però, qualcosa andò diversamente dal solito.
Laurent, dopo essere letteralmente scomparso per un’intera mattinata, cosa mai fatta prima nei dieci anni della nostra relazione, dato che eravamo soliti tenerci sempre aggiornati sulle nostre attività quotidiane, nel pomeriggio insistette per accompagnarmi a lezione. Anche questa era una cosa insolita. Fino a quel momento, infatti, mi aveva accompagnata solo il primo giorno per aiutarmi ad ambientarmi meglio, poi non si era più fatto vedere a scuola. Eppure, quel pomeriggio sembrava impaziente di venire con me.
La lezione procedette normalmente per l’intera ora della sua durata. Anche Maurice si comportò come sempre, non disdegnando di lanciarmi le sue occhiate e le sue frecciatine nonostante la presenza di Laurent a pochi metri da noi. Personalmente, la cosa mi imbarazzava, infatti un paio di volte arrossii alle sue provocazioni che, invece, di solito, mi scivolavano addosso senza colpo ferire. Alla fine dell’ora di lezione, mentre tornavo negli spogliatoi con le altre ragazze, Maurice richiamò la mia attenzione. Le mie amiche continuarono il loro cammino, mentre io tornai verso di lui, con anche Laurent che si avvicinò a noi.
‘Dimmi maestro’, chiesi a Maurice.
‘Ascolta Sara’, mi rispose lui, ‘Vorrei farti allenare ancora un po’ nel dritto, mi sembri indietro rispetto agli altri. Dato che ho del tempo libero, ti andrebbe di fermarti una mezz’oretta?’.
D’istinto, guardai Laurent per valutare se avesse qualcosa da obiettare in merito. Lui fece un gesto d’assenso con la testa, allora io diedi conferma a Maurice. ‘Ti ringrazio della tua premura’, gli dissi con un largo sorriso, ‘Accetto con piacere la tua offerta!’.
Mentre il campo si era, nel frattempo, completamente svuotato, io e Maurice tornammo sulla terra battuta, e Laurent ad accomodarsi su una delle panchine circostanti le linee di gesso.
Maurice cominciò, con aria professionale, a spiegarmi nuovamente come impugnare la racchetta, a farmi notare in cosa sbagliavo nel farlo e come migliorare.
Dopo la teoria, passò alla pratica. Mentre Laurent giochicchiava con il suo smartphone, Maurice si portò alle mie spalle, molto vicino a me. Con una mano mi cinse la vita e con l’altra afferrò il mio polso, mentre stringevo il manico della racchetta. Sentivo il suo alito quasi accarezzarmi il collo mentre mi spiegava di tenere il polso morbido, lasciare che la racchetta quasi scivolasse all’indietro intanto che attendevo l’arrivo della palla. Tutto questo con un tono di voce talmente suadente che, più che una lezione di tennis, sembrava mi stesse sussurrando una poesia. Io sentivo il viso in fiamme per l’imbarazzo in quei momenti, mentre Laurent neppure alzava lo sguardo dallo schermo del suo maledetto telefono.
Restai per un attimo di troppo impietrita tra le braccia di Maurice, incerta sul da farsi. La sua mano, dalla mia vita corse verso il mio addome, accarezzandomi il pancino da sopra al top ginnico che indossavo, e il suo corpo aderì maggiormente al mio. Attraverso la sottile stoffa dei suoi pantaloncini e del mio gonnellino, potevo chiaramente percepire il suo membro quasi completamente eretto premere contro i miei glutei. Sospirai. In fondo, Maurice era un bel ragazzo, aveva un fisico prestante come piace a me, e dalle confidenze che Laurent mi fece quella sera a casa mia, ormai oltre due settimane prima, non avevamo più avuto contatti intimi, quindi il mio corpo iniziava a bramare quel tipo di attenzioni che il mio uomo mi stava facendo mancare.
Voltai appena il mio viso verso Maurice. ‘Non ti sembra di esagerare?’, dissi con un filo di voce.
‘Perché, ti dispiace?’, mi rispose in tono deciso, tenendo i suoi occhi fissi nei miei e attirandomi ancor più verso di lui.
‘Non tradirei mai Laurent, lo sai. Io lo amo. E, se si accorge di quello che stai facendo”.
Maurice lanciò uno sguardo sprezzante in direzione del mio ragazzo, ancora preso a smanettare col cellulare. ‘Accorgersene? Ma guardalo, potrei scoparti al centro del campo e non ci degnerebbe di uno sguardo’.
Mi sorprese la sua improvvisa volgarità. Ma, in fondo, non ce l’avevo con Maurice in quel momento. Piuttosto, mi assalì una rabbia incontenibile nei confronti di Laurent. Il mio istruttore aveva perfettamente ragione, e la cosa mi innervosì molto. Dov’era finito il ragazzo di cui mi ero innamorata? Perché si comportava in quel modo assurdo? L’eccitazione che l’atteggiamento di Maurice mi stava procurando svanì di colpo, lo allontanai con una gomitata, lanciandogli uno sguardo furente: ‘La lezione finisce qui per oggi’, gli dissi, prima di procedere a passo spedito verso Laurent. ‘E tu, muoviti, riportami a casa’, intimai a denti stretti, arrivata nelle sue vicinanze.
Il mio ragazzo sollevò lo sguardo, con occhi spenti come se si fosse appena svegliato.
Maurice, in breve, ci raggiunse.
‘Ragazzi’, disse, come se nulla fosse accaduto, ‘Dimenticavo di dirvi una cosa. Sabato c’è una festa per tutti gli iscritti, potete leggere i dettagli sul cartellone qui fuori’. Poi guardò me: ‘Mi farebbe molto piacere se veniste’, sottolineò.
‘Ma’ veramente”, risposi incerta, non sapendo bene quale scusa ragionevole addurre.
Laurent, però, mi anticipò: ‘Però, che bella iniziativa! Ci saremo sicuramente, tanto non avevamo ancora impegni per la serata. Vero, amore?’.
‘Vedremo’, dissi, ancora scossa e quasi tremante di rabbia, afferrando Laurent e trascinandolo verso l’uscita.
In auto non dissi una sola parola, né lo salutai in alcun modo prima di uscire dalla vettura sbattendo lo sportello e lasciandolo confuso a guardarmi entrare in casa. Mi calmai un po’ solo quando fui sotto il getto d’acqua fredda della doccia.
Mancavano solo due giorni a quel fatidico sabato, il giorno che cambiò radicalmente il corso della mia vita’ Gli eventi di quel pomeriggio continuarono a girarmi in testa anche il giorno successivo. L’atteggiamento insolitamente aggressivo di Maurice e quello sospettosamente distratto di Laurent mi avevano scossa non poco. Dovevo parlarne con qualcuno, confrontarmi, cercare di capirci qualcosa di più prima che arrivasse sabato.
Per questo, il venerdì sera declinai con fastidio gli inviti a uscire da parte di Laurent e organizzai un incontro con Anne e Mathieu, anche loro una coppia storica, nonché miei amici fraterni sin dall’infanzia. Gli unici ai quali poter confidare tutto, dalle esternazioni di Laurent di qualche settimana prima, sino ad arrivare alla avance estremamente esplicite del mio istruttore di tennis.
Entrambi diedero voce a un pensiero che mi tormentava da ore ma che avevo troppo timore anche solo di formulare, qualcosa che avrebbe definitivamente messo la parola ‘fine’ ai sentimenti che provavo per Laurent e, di conseguenza, alle possibilità di recuperare la nostra storia. Si dissero convinti che Laurent avesse contattato Maurice ed architettato tutte le mosse successive, per soddisfare la sua morbosa curiosità di vedermi tra le braccia di un altro, dopo aver capito che sarebbe stato inutile tentare di convincermi a parole.
Era ciò che temevo anch’io. Certamente la spiegazione più razionale e quella che lasciava meno ‘buchi’ in tutta la faccenda. Ma dovevo scoprire se era anche la verità. Dentro mi sentivo morire. Dieci anni della mia vita sprecati con una persona che credevo completamente diversa, legata a me, e che, invece, era pronta a cedermi da vittima inconsapevole al primo venuto, solo per soddisfare una sua curiosità del momento. Ricacciai indietro le lacrime, decisa a sfruttare tutta quella rabbia a mio favore. Per l’ingenua e dolce Sara era il momento di diventare un cinico automa e andare a fondo alla vicenda.
Risposi con un sorriso amareggiato alla domanda di Anne: ‘E ora, cos’hai intenzione di fare?’, e con poche parole che lasciarono interdetti sia lei che il suo ragazzo: ‘Farli cadere in basso. Molto in basso’.
La sera successiva preparai tutto con cura. Un trucco leggero esaltava le linee del mio viso, rendendo più grandi i miei sempre apprezzati occhi cerulei e simulando labbra più gonfie di quanto non fossero realmente. I capelli raccolti in un morbido toupée lasciavano scoperte le spalle e la schiena, nuda grazie ad un abito nero dalla scollatura che si protraeva sin quasi all’attaccatura dei glutei, rendendo evidente anche l’assenza del reggiseno. Sul davanti, invece, l’abito era accollatissimo, terminando con una fascia atta a cingermi il collo esile. Le mie forme, appena accennate ma piacevoli, erano intuibili attraverso la stoffa, che ricopriva le mie gambe fin quasi alle caviglie, dove delle scarpette argentate con tacco 8 contribuivano non poco a slanciare la mia figura. Mi guardai allo specchio appena prima di uscire. Dio, quanto mi piacque quello che vidi!
Entrai in auto col cuore in tumulto, pensando a ciò che mi aspettava. Laurent, invece, era tranquillo. Povero, stupido ragazzo ignaro’
Per tutta la sera, Maurice non mi tolse gli occhi di dosso. E anche le sue mani indugiarono, spesso e volentieri, sui miei fianchi, sulle mie spalle, sulle mie braccia. Flirtai con lui in maniera sottile, non sottraendomi alle sue attenzioni e sorridendo alle sue battute. Più volte colsi il suo sguardo indugiare su di me, guardarmi in viso e poi perdersi a scivolare lungo il mio corpo.
Di tutto questo, Laurent non sembrò neppure accorgersi. Si comportava normalmente sia con me che con gli altri. Battute, balli, stuzzichini e alcool si alternarono per ore. Non ce ne vollero più di due o tre prima che tutti i partecipanti alla festa, inclusi Laurent e Maurice, iniziassero ad essere un po’ brilli. Quasi tutti i partecipanti alla festa, in realtà. Io mi limitai ad alternare acqua e aranciata. Dovevo restare pienamente lucida.
Mancavano pochi minuti alla mezzanotte quando Maurice fece la sua mossa. ‘Ragazzi’, chiese a me e Laurent, ‘Ma ci eravate mai stati in questo locale?’. ‘No, mai’, rispose Laurent, con l’aria di un bambino alle prese con una recita scolastica. ‘Allora non potete proprio perdervi la vista del giardino, venite con me, ve lo mostro’. ‘Con piacere’, rispose il mio, ancora per poco, fidanzato, alzandosi in piedi quasi barcollando e prendendomi per mano. Lo assecondai senza aprire bocca.
Il giardino si rivelò essere nient’altro che una piccola selva a ridosso del parcheggio, un’aiuola di poche decine di metri quadrati circondata da cespugli alti un paio di metri e riempita con arbusti e rampicanti, un piccolo labirinto verde.
Arrivati all’ingresso, Laurent entrò per primo lasciandomi la mano e Maurice si scostò per far passare me subito dopo. Varcando la soglia del sedicente giardino, sentii le mani del mio istruttore posarsi sulle mie spalle. Mi bloccai di colpo.
‘Che bel vestito, ti rende ancora più sexy’, mi sussurrò Maurice, mentre Laurent, in piedi davanti a noi, si godeva la scena.
Il maestro iniziò a far scorrere una mano lungo il bordo della scollatura dell’abito infilando, di tanto in tanto, la punta delle dita sotto il tessuto. Guardai fissa Laurent, mentre Maurice prese a baciarmi appena la nuca, rendendo ancor più audace la sua mano, che iniziò a scivolare dalla mia schiena, lungo i fianchi, verso l’addome. Mi voltai appena, accennando un’espressione languida.
Guardai negli occhi Maurice, poi ancora Laurent. ‘Da quanto siete d’accordo?’, dissi con voce suadente. I due si scambiarono uno sguardo incerto, e mi sembrò quasi di avvertire il cuore di Maurice iniziare a battere più rapidamente, mentre avevo il suo torace incollato alla mia schiena. ‘Credevate davvero fossi così sprovveduta da non accorgermene?’, sussurrai in tono malizioso, portando indietro un braccio per accarezzare i capelli di Maurice. Lui sembrò tranquillizzarsi. Sorrise. Sentii il suo fiato sul mio collo, appena prima di avvertire le sue labbra schiudersi nuovamente su di esso e la sua mano risalire dal mio addome verso il mio seno. A rispondere fu Laurent: ‘Solo da qualche giorno. Ricordi quella mattina in cui sono scomparso? Ecco, avevo contattato Maurice e”. ‘Lo immaginavo’. Lo interruppi, senza lasciargli terminare la narrazione di una vicenda che avevo già fin troppo chiara in mente.
Maurice era quasi arrivato a lambire il mio seno quando fermai la sua mano impertinente. Staccò le sue labbra e la sua lingua dal mio collo, allungandosi in avanti per capire i motivi del mio gesto. Si tranquillizzò guardando il sorriso dipinto sul mio volto angelico. Stravolto dall’eccitazione e dai fumi dell’alcool, non si rese conto del messaggio celato dietro quell’espressione. Peggio per lui.
Li guardai ancora entrambi. I loro occhi erano fissi su di me, in attesa che cedessi definitivamente. Mi sentivo adorata come una dea in quel momento, li avevo in pugno. Da vittima predestinata, ora ero io ad avere il coltello dalla parte del manico.
Mi staccai da Maurice, presi per mano i due ragazzi e li feci avvicinare. ‘Avete giocato con me’, dissi, con un filo di voce, ‘Ora è giunto il mio momento di divertirmi, non vi pare?’. Accarezzai i loro volti, scendendo con la mano lungo il loro torace, fino a lambire i loro sessi che premevano vistosamente contro la stoffa dei pantaloni. ‘Spogliatevi’, intimai, in tono fermo ma suadente. I due non se lo fecero ripetere. Camicie e calzoni volarono via in un istante, e Maurice e Laurent rimasero in boxer e scarpe.
‘E questi?’, dissi, sfiorando il loro indumento intimo e fingendo rammarico. ‘Siete diventati timidi all’improvviso?’, aggiunsi. Poi, mi piegai sulle ginocchia e, in tono quasi amorevole, conclusi: ‘Non preoccupatevi, ci penso io a sciogliervi’. Con gli indici, tirai verso il basso i loro boxer, facendo schizzare fuori i loro membri turgidi che puntavano decisi il mio viso a pochi centimetri da loro. Quando i boxer gli arrivarono alle caviglie, glieli sfilai completamente, lanciandoli nel mucchio degli altri vestiti.
Sotto lo sguardo incredulo di Laurent, avvicinai le mie labbra al pene di Maurice. Le schiusi e sospirai. A quella distanza, il mio istruttore poté sicuramente sentire il mio respiro caldo investirgli il glande quasi completamente esposto. Le mie labbra erano ormai a pochi centimetri da quell’appendice carnosa. Maurice sembrava in trance, nell’attesa che ne prendessi possesso. Laurent, intanto, aveva impugnato il suo membro, solo appena più corto, indugiando in una lenta masturbazione.
‘Manca un po’ di musica’, dissi, con voce roca. Mi rialzai in piedi, sotto lo sguardo quasi supplichevole dei due. ‘Torno subito’, aggiunsi, facendo l’occhiolino.
Laurent e Maurice, ormai completamente partiti, neppure si accorsero che, muovendo verso il parcheggio, avevo afferrato e portato con me l’intero mucchio di abiti depositati a terra. Quando trovai le chiavi dell’auto nella mia piccola borsa argentata, aprii lo sportello gettando tutto sul sedile del passeggero. I due ragazzi mi fissavano dall’ingresso del giardino, mentre mi accomodavo in auto accendendo la radio. Con esasperante lentezza, cercai una musica a me gradita, poi decisi di ripiegare sul cd dei Coldplay che avevo inserito nel lettore durante il viaggio d’andata.
Li guardai, sorrisi, loro ricambiarono, impugnando e stimolando i loro sessi tesi. Poi, d’un tratto, la loro espressione eccitata mutò in terrore quando, in una manciata di secondi, mi chiusi in auto e avviai il motore. Restarono di sasso per un attimo, poi si fiondarono verso l’auto. Quando furono nei pressi della vettura, abbassai il volume dello stereo e aprii uno spiraglio di finestrino. ‘Ma che fai?’, ‘Apri!’, ‘Che ti prende?’, imploravano, mentre le loro mani tentavano invano di forzare la maniglia e battevano contro il vetro. Appena si zittirono per un istante, fingendo una calma che non provavo, pronunciai le ultime parole che avrei rivolto ad entrambi: ‘Mai stuzzicare una tigre. Rischiate di farvi male’.
Partii sgommando e, percorrendo la strada per il ritorno in città con i Coldplay in sottofondo, non riuscii a non sorridere al pensiero di quei due, nudi, senza vestiti né cellulari, nel parcheggio di un locale gremito di amici e parenti. Tutto aveva funzionato perfettamente, almeno una soddisfazione ero riuscita a prendermela, dopo tante lacrime versate.
Quella sera lasciai l’auto di Laurent sotto casa sua, infilando le chiavi nella cassetta della posta e affidandomi a Mathieu per il ritorno a casa. Non sentii più nessuno dei due da allora, ma venni a sapere dalle ragazze della scuola del loro ingresso ben poco edificante nel ristorante, con solo le mani a coprire le loro nudità. Nonché del fatto che Maurice fosse stato spostato in un’altra filiale della scuola, per evitare che desse ulteriore scandalo in futuro.
Si erano fatti davvero molto male. Spero per loro che, almeno, abbiano imparato la lezione.
E con questo si chiude il mio primo racconto! Può darsi che ne seguiranno altri, ma non so darvi la certezza assoluta!
Ad ogni modo, ancora grazie per il vostro affetto e i vostri complimenti, mi imbarazzate!
E un grazie speciale al mio Re Mida iprimipassi, che ha trasformato in oro puro pagine di pensieri alla rinfusa e di congiuntivi sballati. Sei fantastico.
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