“Due mani dentro di lei immerse fino ai polsi, divise solo dalla sottilissima membrana dell’intestino…”
Eravamo partite tutte e due, dovevo darle piacere volevo che aumentasse fino
al parossismo, non ero contenta, la mia mano ormai era dentro la sua figa fino al polso e lei cercava di aprirsi ancora di più in modo che riuscissi ad affondare ancora e ancora con ogni movimento che facevo.
La volevo fare impazzire, questa volta, toccava a me . E se avevo una mano immersa nella sua figa a mo di cazzo con l’altra, lentamente prima con le dita iniziai a giocherellare con il suo buchetto scuro. Lo sentivo palpitare, lo sentivo contrarsi ad ogni passaggio. Ora lo stavo sfiorando quasi volendole fare del solletico. Lei come in un nirvana di sensi sospirò leggermente, la sentì fremere, capiva quello che volevo fare, la volevo aprire anche li e allora….Nonostante avesse la mia mano immersa dentro di lei fino al polso, con uno sforzo unico dato per vincere le sensazioni che le stavo trasmettendo, tirò su le gambe per aprirsi maggiormente. Ora era distesa, le sue ginocchia sfioravano il busto e con le mani se le teneva alte. Era letteralmente oscena, la sua figa depilata era come la bocca di un serpente che mi stava fagocitando fino al polso, i suoi anelli di ornamento spiccavano in tutta la loro bellezza e mostravano i loro lucidi bagliori, ma ora toccava ancora a me.
Se avevo una mano chiusa a pugno completamente dentro di lei ora toccava all’altra, le contracambiavo il piacere che mi aveva dato prima e…….
Lentamente con un movimento rotatorio iniziai ad inserire le mie dita nel suo culo. La volevo riempire all’inverosimile e lei mi stava aiutando, voleva essere squartata da me. Un dito poi un altro e un altro ancora, sapevo che l’avrei massacrata come lei aveva fatto con me , ma non mi interessava. Eravamo li nella penombra di quella stalla, nel caldo soffocante, sulla paglia mista a segatura dove facevamo i nostri bisogni, la nostra vita, gare, allenamenti, piacere notturno per i padroni e piacere dato tra di noi, non c’era altro eravamo diventate come due schiave del sesso perennemente alla ricerca di piacere e di esibizione quando correvamo nude o bardate trainando il calessino per le gare.
Tre dita nel suo culo, lei mugolò un piano, lentamente, sentì che spingeva, i suoi muscoli dello sfintere mi stavano stritolando le dita, cercava in qualche maniera di assorbirmi anche da li. Ora avevo smesso l’andirivieni nella sua figa con il pugno, mi stavo completamente concentrando li, nel suo culo. Ci fu la sua vice di nuovo,
“ Un momento, lasciami abituare”
Mi accorsi che se la stava facendo addosso per farmi posto, si stava svuotando di quella poca urina che aveva , si stava liberando. Quel zampillo giallo fece l’effetto di una piccola fontanella, non spingeva, usciva per la pressione data dalle dita nel culo e dalla mano immersa in lei fino al polso.
Si formò sulla sua pancia e sul mio polso quasi una pozza e i rigagnoli scesero lungo i suoi fianchi andandosi a perdere nella paglia. Ora eravamo nel suo piscio, lo sentivo sotto le mie cosce e la paglia e la segatura causa il sudore e l’urina si stavano attaccando sui nostri corpi. Non ci interessava minimamente, volevamo tutte e due portare a termine quello che avevamo iniziato. Lei essere riempita completamente, aperta e io darle piacere, il piacere che io non potevo avere, che si sommassero pure in lei le due nostre voglie di sporco e di lussuria. Scosse la testa, il piano si trasformo nell’entra lentamente, un altro dito……
”Su, spingi….”
Mi incitava a sfondarla, ad aprirla e quelle parole per me furono come un catalizzatore, spinsi e spinsi, sputai su di lei, per avere più liquido lubrificante, per il suo buco scuro e come d’incanto non me ne accorsi neanche io….. la mia mano scomparve lentamente in una volta sola nel suo culo. Non credevo fosse così elastica, segno che di cazzi e di penetrazioni contro natura ne aveva avute a iosa. Due mani dentro di lei immerse fino ai polsi, divise solo dalla sottilissima membrana dell’intestino. Agitò la testa, un grido da animale arpionato le uscì dalla bocca, mentre cercava di tenersi le ginocchia il più in alto possibile con le mani. E io come presa da una furia iniziai un andirivieni selvaggio nei suoi buchi, prima una mano poi l’altra in modo che ne avesse sempre dentro una. Il rumore del risucchio, era eccitante, dal suo culo usciva un rigagnolo di liquido marrone, sapevo benissimo di che cosa si trattava ma non mi interessava intenta com’ero a darle piacere. La sua rosetta scura era congestionata, di un rosso cupo, sapevo di farle male ma non mi interessava e non interessava neanche a lei perché la sentivo incitarmi. Sembrava una pazza scatenata. Ci fu un dentro, spaccami , gridato con tutta la voce che aveva in corpo. Li in quella penombra. Ora il piacere, un piacere appiccicoso, come il nostro sudore che imperlava i nostri corpi nudi, quanto non avrei voluto avere la cintura di castità, ma me l’avevano messa e non potevo far niente, Cercavo di strofinarmi anch’io , per me c’era solo il freddo metallo, ma mi bastava e il piacere raggiunse anche me, fu un piacere esclusivamente di testa per quello che le stavo facendo. E se per lei fu una cosa lenta che momento dopo momento, l’aveva assorbita completamente per me fu come la folgore che spacca la quercia e mi lasciò ansimante quasi svanita. Ora le mie mani erano dentro di lei, io appoggiai la testa sul suo ventre, Ansimavamo tutte e due, eravamo come infoiate, pazze nella nostra ricerca della lussuria. Rimanemmo così per qualche minuto, lei si rilasciò. Le sue gambe cedettero. Si mollò le mani dalle sue ginocchia e le sentì sfiorare la mia testa calva, quasi a muto ringraziamento per quello che le avevano fatto. Rimanemmo immobili, qualche bisbiglio, parole incomprensibili, la mia lingua corse sul suo ventre, giocai con il suo ombellico, vi affondai la lingua quasi volendole fare solletico, era sudata, sapeva di femmina, di selvatico, il suo sudore era forte, mi chiesi come doveva essere il mio in quel momento, ma fu solo un attimo, non mi interessava, quella donna mi piaceva e mi piaceva farla impazzire. Ora era toccato a me, ma sapevo che alla prima occasione lei avrebbe fatto lo stesso e mi avrebbe fatto diventare matta. I pantaloncini nero lucido che portavo mi chiudevano perfettamente e oltre a quei pantaloni di plastica ultra aderenti , Natalia aveva voluto farmi indossare anche la cintura di castità. Non mi potevo toccare nemmeno cercare di strofinarmi con un dito infilato nell’intercapedine della cintura. Quei pantaloni mi sigillavano. E oltre a tutto mi avevano messo un impacco sul culo in modo che si restringesse e guarisse. Dovevo indossare la coda, anzi me la dovevano infilare e ci doveva stare, non la dovevo perdere per la strada, ne dovevo più perdere altro considerando la cura che la mia compagna di box mi aveva fatto dopo che io avevo passato una notte nel farmi inculare e chiavare su quel tavolo alla vista di tutti. Ci addormentammo così, abbracciate, e le immagini che mi aveva mostrato il Paron, si fecero vivide nella mia mente scossa dal piacere e dalla voglia, ma questa volta non ero io era il mio Architetto, era il mio lui completamente nudo come lo avevo visto e in quella visione onirica era a quattro zampe anche lui come un cane, mentre avanzava verso una femmina armata di uno strap on possente, sapevo che cosa voleva fare quella donna, lo sapeva anche lui e in quel folle sogno la femmina, mezzo maschio il cui corpo era completamente racchiuso in una tuta nera aderentissima ero io. Mi distinguevo, mi vedevo come dal di fuori con quel popò di cazzo che mi penzolava tra le gambe. Ero in piedi davanti a lui a gambe leggermente allargate , su un paio di tacchi altissimi. Me lo guardavo, lui il mio uomo che avanzava verso di me a quattro zampe con tanto di collare. Il collare lo portavo anch’io, eravamo due schiavi, sul nostro collare le piastrine con l’incisione 7/24, schiavi a tutti gli effetti pronti a soddisfare i capricci del padrone o dei padroni cui lui avesse voluto cederci. Ma come si sa nei sogni, le dimensioni e le persone, cambiano, in quella nebbia che si riduce a lampi vividi. Me lo stanno portando davanti, lo stanno tirando e chi lo strattona è Natalia, , lo incitava a muoversi ad andare avanti verso di me che lo sto spettando e io per tutta risposta mi inizio a lubrificare quel cazzo duro e nero come la tuta in latex che mi fascia. So che lo dovrò inculare, vedo lo sguardo di paura nei suoi occhi, lo inculerò un atto contro natura, io donna mezzo uomo in quel momento mi farò lui. Ci sono anche altre persone, vestiti folli donne vestite esclusivamente con un bustino o solamente inanellate, pony girl con il costume per la gara indosso, pronte per essere agganciate al loro calesse e poi, Lui e Natalia, lui il demone che mi ha cambiato e che mi ha ridotto ad essere solamente un buco ricettivo. Che ora mi vuole a suo capriccio padrona di mio marito che mi ha ceduto a lui. E’ una scena torbida, non so per quale motivo il pavimento è bagnato, quasi sporco di fango mentre vedo lui come un animale strattonato e portato al sacrificio. Ha il cazzo duro, è eccitato all’inverosimile e i presenti lo deridono, un uomo eccitato perché va a farsi inculare, ma a loro piace, piace a lui e piace a me perché strofinandomi quel cazzo finto e vedendolo giungere così come un animale ne provo una felicità torbida. . E’ un attimo, ora è aperto, ho il cazzo lucido di olio poggiato sulla sua rosetta scura mentre una femmina lo sega lentamente….Dolore e piacere si sommeranno in lui, quasi a farlo diventare matto e così fu. Lo inculo, lo apro, il cazzo finto entra dentro di lui come penetrare nel burro, rimango colpita, segno che il suo corpo è abituato ad essere aperto con penetrazioni contro natura e …Il suo grido, cerca di divincolarsi vedo chiaramente come in un lampo i suoi polsi che cercano di liberarsi dai legacci di cuoio dove sono stati fissati , il cuoio penetra nella sua pelle, la segna…..il suo grido da animale arpionato mentre la donna che lo sega lentamente aumenta la pressione e il ritmo. Parole senza senso , grugniti, miei e suoi mentre il cazzo finto gli entra e gli esce dal culo. Lo sto aprendo e mi piace, lui mi ha venduto ora mi sto vendicando ma so che tutto questo è un sogno. Mi sveglio madida di sudore con la mia compagna a fianco.
Ho la figa e il culo completamente sigillati, devo urinare, un momento di panico, non posso, sono chiusa, cerco di svegliare la mia compagna, che dorme profondamente dopo il servizio che le ho fatto e il piacere che ne ha ricevuto, ….
” Non ce la faccio, sono sigillata, me la faccio addosso, non arrivo”
Le parlo, quasi per avere del conforto da parte sua, e lei per tutta risposta abbracciandomi quasi volermi cullare e accarezzando lentamente il mio corpo che le sta quasi in grembo come quello di un neonato…..
” Scaricati su scaricati sono qua io…..”
La prima volta, me l’ero fatta addosso dal piacere, avevo già sentito la mia urina scendermi tra le gambe per far posto a cazzi e a mani nella mia figa ma ora ero diversa, sigillata, me la stavo facendo letteralmente nelle mutande e il caldo della mia urina lo sentì allargarsi sul mio ventre, mi veniva da piangere e nello stesso tempo un piacere perverso nell’essere costretta come un animale mi eccitava terribilmente. La sua bocca si poggiò sulle mie labbra mentre facevo il tutto, e la baciai anch’io. E mentre tutto questo succedeva, li nella penombra della stalla non ci accorgemmo nemmeno che avevamo degli spettatori…Natalia, ci stava filmando, al suo fianco c’era il Paron che ci osservava compiaciuto. Aveva un sorriso strano sulle sue labbra, guardava i nostri due corpi, uno completamente nudo se no per il collare con la catena che lo teneva legato al muro, e l’altro il mio, con i seni grossi e pieni, mentre per il resto era completamente foderato da quei pantaloncini neri con sopra il metallo della cintura di castità. Sentì lentamente il piscio farsi strada sotto la gomma e scivolare fuori, filtrava sulle mie cosce, mi sentivo sporca, fradicia di tutto. Non mi ero neanche riuscita a lavare le mani e una in particolare quella che aveva esplorato il culo della mia compagna non era eccessivamente pulita, dal sui culo avevo tirato fuori di tutto e un tanfo pervadeva ora tutte e due. Ora a noi non interessava, ci baciavamo, mi dava affetto, mentre la luce rossa della cinepresa il “ rec” ci filmava implacabile. E lui ci chiamò.
“ Clara qua, vieni a quattro zampe dobbiamo finire di riprenderti, dobbiamo mandare tutto a tuo marito e ci devi dire che cosa hai fatto”
Parole forti che scolpivano la pietra, ma non mi interessava minimamente,e come scossa da quelle parole. Mi iniziai a spostare lentamente scivolando a carponi sulla paglia mista a segatura che faceva da pavimento a quella gabbia. Ne avevo appiccicata addosso, ero sporca, ed erano sporchi di tutto anche i miei seni gonfi e umidi di latte che filtrava dai capezzoli. Clara s’avanzò lentamente con movimenti lenti, anche se poteva essere stravolta per le sensazioni che aveva dato e per essersela fatta addosso, aveva una sensualità felina, il suo corpo spiccava su quella paglia mista a segatura e sporca di tutto. Movimento dopo movimento fu davanti a quella telecamera che ne fece un primo piano e così facendo lui con una voce bassa e roca…
” Su Clara di al tuo architetto che cosa hai visto , voglio sentire dalla tua bocca l’impressione e le sensazioni di quello che hai provato vedendolo”
Clara era immobile, si alzò in piedi lentamente, era leggermente imbambolata, sonno e stanchezza si sommavano in lei e nello stesso tempo una voglia di correre, di vincere di dimostrare al suo padrone quanto fosse brava. E iniziò a parlare:
” Ti ho visto, eri nudo e avanzavi come un cane avevi anche una cinghia che ti stringeva i coglioni e il cazzo, eri ridicolo e eri eccitato, si vedeva chiaramente il tuo cazzo duro e davanti a te una donna con un cazzo finto tra le gambe , lo aveva grosso e tu dopo avergli leccato le scarpe, aveva un paio di sandali, risalito con la tua lingua lungo il suo corpo portava un body nero, lucido, era una padrona nata come le padrone che fanno di me quello che vogliono , ma a te non è bastato e hai obbedito al suo ordine di succhiargli quel cazzo finto, ho sentito le parole di quella donna che ti incitavano ad infilartelo fin oltre le tonsille e a lubrificarlo il più possibile perché te lo avrebbe messo nel culo. Si, dico nel culo al mio uomo, tu che hai sempre deriso quelle persone e d ora ti annullavi eccitato al pensiero di fare una cosa simile, sei solo un porco e niente altro. Mi hai venduto per il tuo piacere, quasi come io fossi un capriccio e ora, le immagini che ho visto di te mi hanno fatto schifo. Ma non bastava, ti hanno girato sulla pancia, ti hanno aperto le gambe e la padrona dopo essersi passata il cazzo con non so che cosa per lubrificarlo ancora di più ti ha inculato e come se non bastasse l’altra donna ti segava lentamente, per rendere quelle sensazioni che provavi ancora più forti. Ti hanno aperto, e tu hai goduto questo è il fatto. Io ora sono qua, ridotta ad animale, vivo in una stalla, esco solo per gli allenamenti di pony girl e per far contento con i miei buchi il mio padrone e i suoi invitati. Sono diventata una cavalla da monta , ma mi sembra che tu non sia da meno mio piccolo uomo.”
Lo insultava e lo derideva e come presa dalla furia di quella parole che mano a mano che le diceva faceva aumentare la sua stizza nei riguardi di lui….
” Quando ritornerò avrai una femmina inanellata, ho deciso di farmi forare, cambierò il contratto e se lui, il mio padrone, Paron Mario vuole farò la puttana per lui in una casa di piacere, dove tu verrai a guardarmi, guarderai i miei buchi sfondati che perdono la sborra dei clienti, mi mostrerò a te se mi costringeranno a vivere in una gabbia da dove sarò fatta uscire esclusivamente per accontentare i maschi e le femmine che mi compreranno per divertirsi con me.”
Parole simili non se le aspettava neanche il Paron, sorrise sentendole e pensando alle soddisfazioni che le poteva dare ancora una schiava simile, avevano già deciso di cambiare il contratto, voleva far in modo che si annullasse definitivamente per lui e ci stava riuscendo. Quelle parole colpirono anche Natalia, ma non in senso benevolo, era lei la schiava prediletta del Paron, che all’occorrenza diventava anche padrona delle nuove arrivate per educarle ai suoi voleri, quella donna voleva diventare lei una schiava, la prima schiava di lui si promise di fare in modo che ciò non potesse riuscirle. L’avrebbe completamente annullata, sapeva come far fremere una donna e farle dire basta alla prima occasione. Ormai Clara si era come trasformata, parlava e parlava guardando la lucetta rossa della cinepresa. Sapeva che tutto quello che diceva lo avrebbe sentito il suo architetto,e in cuor suo lo avrebbe voluto inculare anche lei, farlo diventare una puttana pronta a prenderlo nel culo e a succhiare cazzi senza interruzioni, ma non per il piacere dei clienti, per il suo piacere di dominarlo. Lo voleva veder soffrire al pensiero di quando le avrebbe detto che lei andava in un bordello a darla e che al momento opportuno sarebbe stato chiamato per assistere e vederla. Ormai erano alla fine di quell’intervista al fulmicotone, lui il suo padrone aveva ascoltato per filo e per segno quello che lei aveva detto e la sua intenzione di farle cambiare il contratto era stata raggiunta. Anche l’inanellamento al momento opportuno sarebbe stato fatto, non lo sapeva se prima o dopo la gara, molto probabilmente dopo, lui non voleva che lei si ferisse e non riuscisse a correre bene. Tutte quelle parole, quelle frasi, se da una parte aveva cercato di ferire il suo uomo con quelle frasi definendolo anche lui uno schiavo un essere senza volontà che vive esclusivamente per dare il piacere ai padroni e ad avere piacere attraverso la sofferenza e le umiliazioni che loro gli concedono. Si era alzata in piedi, aveva smesso di parlare guardava ancora quella lucetta rossa, si era come sfogata, ora non ce la faceva più, ma una voce fuori campo in modo che chi vedesse il video la sentisse chiaramente…
” Sei una schiava perfetta, dopo la gara vedremo di cambiare il contratto con qualche aggiunta; i tempi di 11 giorni e sei mesi rimangono, l’architetto che ci sente e vede a Natale avrà la sua schiava, ma con qualche cosa in più, a tutte le donne piace l’oro, Ora hai solo la catenella d’argento attorno ai fianchi ormai fissata al tuo corpo in maniera indelebile, ma sicuramente ci sarà anche qualche anello che l’abbellirà e ne sono sicuro che tu ti pavoneggerai davanti a chi ci vede e ci ascolta …
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