Claudia camminava per le vie della sua città con lo sguardo fisso su di un punto immaginario, molto lontano, perso nella foschia d’inizio Dicembre. Aveva sempre amato la sua Torino, città dov’era nata e cresciuta, dove aveva ottenuto le sue più brillanti vittorie, nello studio, nel lavoro e dove aveva conosciuto l’amore; ma che, ultimamente l’aveva tradita. Sotto l’aspetto di un normalissimo caos di case, palazzi, vie, traffico, suoni e rumori si celava, ora lo sapeva, un qualcosa di non chiaramente definibile, un sentore d’arcano mistero, di perversione. L’aspetto molto francese dei suoi corsi, delle piazze, del grande fiume che l’attraversa riusciva a nascondere ai più la vera anima della città, ma non la celava a lei. Si sentiva delusa, arrabbiata e al contempo apatica a causa del furto dell’innocenza perpetrato ai suoi danni dagli abili corsari delle vie occulte della città.
Innocenza è un termine forte, non era più una ragazzina, forse è più corretto parlare del furto della fiducia e dell’ottimismo con i quali si buttava nelle amicizie o nei nuovi amori.
Meditava sentimenti di vendetta, quella mattina, ma non sapeva ancora come realizzarli. Non si poteva più permettere passi falsi ora che, anche lei, era parte attiva di quel mondo sotterraneo celato alla maggioranza degli abitanti.
Entrò in un bar del centro per concedersi una tazza di caffè e cioccolato, nello stesso locale che aveva visto l’inizio di questa storia, pensando alle possibili mosse ed ai loro probabili effetti.
Non voleva coinvolgere altri nella sua vendetta, anche se le offerte d’aiuto non mancavano; quella era una cosa sua, un problema che lei stessa si era creato non ascoltando i consigli di chi veramente desiderava solo il suo bene. Toccava a lei agire.
Forse l’analizzare i ricordi, dal suo nuovo punto di vista, più disilluso, il rivivere con la mente i fatti che l’avevano condotta a quel punto, potevano aiutarla a superare l’attuale stato di depressione consentendole di recuperare la freddezza necessaria alla realizzazione di un buon piano di vendetta.
Così tu lavori con Giulia? ‘ questa semplice frase, uscita da sotto quei bellissimi occhi azzurri, le fece dimenticare il motivo per il quale era lì.
‘. Si! ‘ riuscì solo a dire con un filo di voce.
Era iniziato tutto così. Con una frase banale rivoltale da un amico della sua collega, al bar, durante un aperitivo.
Claudia usciva da una lunga e tormentata storia terminata male.
Dopo otto anni di convivenza con un uomo, molto più anziano di lei, amabile e distinto all’apparenza ma possessivo e dalle mani pesanti, era fuggita dalla sua violenza. Stufa di essere sempre il suo capro espiatorio, di essere trattata come se fosse l’ultimo dei suoi pensieri, di passare intere serate nel terrore di un’esplosione di rabbia; lo aveva lasciato, uscendo dalla sua casa, con i suoi pochi effetti personali, mentre lui piangendo la pregava di restare.
Si era chiusa in se stessa, rifiutando ogni contatto con altri esseri umani di sesso maschile e a maggior ragione ignorando tutte le chiamate del suo ex sulla segreteria telefonica.
Claudia era, ed è, una bellissima donna: 33 anni molto ben portati, alta, snella ma non magra, un corpo mediterraneo con le giuste curve, pieno e sodo. I lunghi capelli neri, corvini, incorniciano un volto dai nobili lineamenti sottolineati dal taglio sensuale della bocca. Volendo, possiamo dire che ti illumina con la sua femminilità solo a vederla seduta, immobile, su di una sedia, se poi si muove l’impressione iniziale si esalta nella sua naturale sensualità.
Facile capire il grande numero di spasimanti che l’attorniava e i sentimenti di gelosia del suo precedente compagno. Lei sapeva che era stata proprio questa la molla che lo aveva spinto alla violenza nei suoi confronti: il desiderio di dominarla completamente espresso da una mente malata. In ogni caso quella storia era finita e lei non ne voleva altra a breve termine. Stava bene, da sola, nell’appartamento che aveva affittato poche settimane prima, in previsione dell’inevitabile conclusione della sua storia, per questo accantonava sempre gli inviti che riceveva.
Doveva avere il tempo di decantare l’amaro che le impregnava ancora la mente e tutto il suo corpo prima d’iniziare un’altra storia, altrimenti l’avrebbe rovinata sul nascere.
Le sue amiche non la pensavano così, continuavano ad invitarla ad uscire, presentandole ad ogni occasione un singolo in cerca di compagnia. Claudia non se la sentiva di deluderle, sapeva che prima o poi avrebbe risentito il richiamo dei sentimenti, quello della carne lo sentiva già, però desiderava andare con calma. Al limite si sarebbe concessa qualche avventura del tipo della quale era stata accusata ingiustamente. Solo sesso, unicamente sfogo dei sensi; ecco cosa si sarebbe concessa per qualche tempo.
Rivolse maggiore attenzione all’uomo che aveva davanti e decise che poteva andare bene per quello che cercava.
Claudia, piacere! ‘ si presentò.
Carlo! ‘ rispose compiaciuto lui ‘ Che ne dici se raggiungiamo il tavolo degli stuzzichini fin che c’è ancora qualcosa? ‘ terminò invitandola con un gesto della mano.
Claudia lo segui, le piacevano i modi gentili e la sua voce. Per tutta la durata dell’aperitivo godette delle sue attenzioni, si lasciò sedurre dalla gentilezza e dalle cure che le dedicava.
Incredibilmente si ritrovò a cercare un posto vicino al suo nel tavolo del ristorante dove si erano recati insieme agli amici. Si lasciò rapire dalle sue parole, anzi, più che dalle parole dal suono della sua voce. Un timbro caldo e suadente che le faceva immaginare l’effetto di quei suoni, sussurrati dolcemente nell’orecchio, mentre lui stava sopra di lei.
Al termine della cena aveva deciso di portarselo a letto; “nessuna complicazione sentimentale, questa è la parola d’ordine” si ripeteva mentre gli lanciava dei chiari messaggi di disponibilità.
Si fece accompagnare a casa e lo invitò a salire. La situazione non necessitava di spiegazioni o ulteriori inviti. Lui l’abbracciò da dietro mentre chiudeva la porta di casa. Un abbraccio per niente casto, con una mano sul ventre la traeva a sé mentre l’altra saliva sul suo petto attraversando il solco del seno arrivando ad accarezzarle la gola. Lei spinse in alto il sedere, premendolo contro la zona genitale dell’uomo e sentì con immenso piacere qualcosa di consistente premere sulle natiche.
Eccitato dalla sua mossa, lui, fece scivolare la mano dall’addome sulla coscia di lei, aprendola in una carezza sensualissima. Salendo tirò su anche la gonna, continuò con quelle carezze sino a scoprirle completamente le gambe, mettendo a nudo la sua pelle tra la fine delle autoreggenti e gli slip. Giocò con la fascia elastica delle calze, tirandola verso l’esterno per poi lasciarla andare di colpo a colpire la sua pelle, poi cercò i glutei tastandone la consistenza e stringendoli forte sin quasi a sollevarla da terra.
Claudia, riscaldata da quelle carezze, ruotò il busto verso di lui offrendogli la bocca dischiusa. Si perse nel calore di un bacio sensuale mentre sentiva le sue mani aprirsi sul sedere per poi chiudersi, stringendo nuovamente le natiche con forza. A lei piaceva in modo particolare quella presa, si sentiva in potere dell’uomo e desiderava avvinghiarlo con una gamba ma la gonna troppo stretta, che nel frattempo era tornata a posto, lo impediva. Si sottrasse alla passione di quel bacio, con i capelli arruffati che le nascondevano in parte il viso, allontanandosi da lui. Camminando all’indietro iniziò a sbottonarsi la camicetta, un bottone alla volta in modo da dargli il tempo di sospirarla e desiderarla oltre ogni lecito limite; scostò i lembi mostrandogli la pelle e il reggipetto fissandolo negli occhi. Soddisfatta dalla luce che coglieva nel suo sguardo si sfilò l’indumento lasciandolo cadere in terra, quindi s’avviò verso di lui camminando anteponendo un piede esattamente sulla linea immaginaria tracciata dall’altro, in questo modo le anche ondeggiavano in una maniera estremamente provocante. Lo raggiunse al centro della sala e dopo avergli sfilato la giacca lo spinse con forza verso il divano.
Lui perse l’equilibrio quando i sui polpacci urtarono il bordo del sofà e cadde seduto.
Claudia raggiunse l’impianto stereo posto sotto il televisore e lo accese, selezionando il CD che solitamente usava per rilassarsi, una musica dolce ma al tempo stesso velata di una languida sensualità. Si volto, quindi, verso di lui e con assoluta noncuranza, come se fosse per lei una mossa del tutto solita e naturale, si sollevo la gonna quel tanto sufficiente per consentire alle mani di sfilare gli slip ma non abbastanza da concedere a lui d’intravedere anche un solo pelo.
Sistemata alla meglio la gonna raggiunse l’uomo, gli prese la cravatta e, voluttuosamente, ne sciolse il nodo. Poi appoggiò un ginocchio sul divano sporgendo il busto in avanti verso di lui per baciarlo. Gli salì a cavallo sollevando la gonna, aiutata da lui sino oltre la vita senza mai staccare le labbra dalle sue. Sentì le sue mani che armeggiavano con il reggiseno per slacciarlo e sfilarglielo via.
Quando riuscì nel suo intento, lui, abbandonò le labbra di Claudia per appoggiare le sue sui capezzoli che già dimostravano l’eccitazione di cui era preda. Li succhiò e mordicchiò mentre lei tentava di slacciargli i pantaloni, senza curarsi di spogliarlo completamente. Contrariamente al solito non desiderava il contatto con la sua pelle, smaniava solamente il suo pene che sentiva più che pronto sotto il tessuto.
Claudia non voleva sentire il calore del corpo di Carlo espandersi nel suo attraverso le loro epidermidi a contatto, non voleva nemmeno conoscere il suo odore o il suo sudore. Non voleva che lui le entrasse nella mente con tutta la sua animalità, lui era solo un pene per quella sera. Con tutto il rispetto che poteva provare per lui doveva limitare la sua figura al semplice fallo se non voleva correre il rischio di perdere la testa, di infatuarsi, a causa di un contatto più profondo dei loro corpi.
Finalmente riuscì a raggiungere il suo pene attraverso gli strati di tessuto, lo liberò da essi alla meglio e lo brandì decisa. Lo guardò diritto negli occhi mentre si sollevava sulle ginocchia ponendo il pube esattamente sopra il fallo, voleva vedere nel suo sguardo il desiderio, l’attesa, la brama di ritrovarsi all’interno di quel corpo che lo sovrastava.
Si strofinò il pene sulla vagina, separandone le labbra e guidandolo verso la giusta angolazione. Sentì un forte brivido e il suo desiderio che saliva ai vertici quando lo imboccò appena, quindi scese su di lui con la bocca aperta in un lungo sospiro, assaporando quella presenza che da tanto tempo, oramai, le mancava. Lo fece entrare il più possibile, completamente eccitata la sua vagina era già dilatata e lubrificata tanto da non opporre alcuna resistenza alla penetrazione. Con un movimento delle anche lo risucchiò del tutto e poi rimase ferma contraendo forte gli addominali e i muscoli pubici per sentirlo meglio.
Si era imposta di limitare il contatto delle loro labbra ma non resistette alla tentazione di baciarlo. Si chinò su di lui, cercò le sue labbra e lo baciò con una passione tale da sconvolgerlo. Mentre la sua lingua giocava con quella di Carlo, muoveva le anche e il bacino lentamente facendogli disegnare delle figure morbide e sinuose.
Claudia iniziava a provare un forte piacere, dettato più dall’eccitazione che dal reale stimolo vaginale. Lui poteva chiaramente capirlo da come muoveva la lingua nella sua bocca e dal respiro affannato; tentò, quindi, di prendere parte più attiva al gioco spingendo in alto il proprio bacino quando sentiva il suo scendere. Non soddisfatto dalla sua limitata libertà di movimento raggiunse con una mano il pube di Claudia cercando con un dito il clitoride.
Il nuovo stimolo fu letale per lei. Stacco le labbra da quello di Carlo, con un rantolo reclinò la testa all’indietro mentre inarcava la schiena iniziando a muoversi in modo da non ostacolare la sua mano.
Le piaceva quello che stava facendo e il suo viso dimostrava il godimento che provava con un’espressione tanto erotica da costringere Carlo a staccare gli occhi da lei per non perdere il controllo; concentrò, quindi, la sua attenzione sul seno, studiandone i dettagli e immaginando disegnate sulla carta le figure che quei stupendi capezzoli tracciavano nell’aria. Funzionò e, ritornato padrone di se stesso, si dedicò con maggiore attenzione all’opera della sua mano. La quale, posta sul davanti del pube, ne limitava enormemente i movimenti, deciso a farla venire il più intensamente possibile, passo da dietro.
Lei emise un grugnito di disapprovazione quando lui levò via la mano da sotto il pube, ma sospirò piacevolmente soddisfatta quando sentì tutte e due le mani afferrarle le natiche e successivamente scivolare le dita sulle labbra della vagina aperta ma piena del suo pene.
Lui ritrovò presto il clitoride e tornò a stuzzicarlo come prima e più di prima.
Claudia, libera di muoversi tornò a ondeggiare su di lui. Leggermente piegata, ruotava in avanti il bacino contraendo forte i muscoli interni per poi rilasciarli quando spingeva il suo corpo verso il basso. Andò avanti in quel modo molto lentamente, centellinando gli stimoli che si dava in modo da arrivare all’orgasmo con calma, per poterlo gustare a fondo.
Solo quando lo sentì che il piacere stava per esplodere in lei aumentò il ritmo e l’ampiezza dei movimenti sino a diventare una vera e propria cavalcata al galoppo quando venne. Saliva e scendeva sul pene di Carlo in modo forsennato, lanciando delle brevi urla quando lo prendeva tutto dentro e svuotava i polmoni.
A Carlo pareva che l’orgasmo di Claudia non finisse mai, non riusciva più a controllare il suo. A quanto pareva lei non aveva nessuna intenzione di fermarsi e a questo punto lui si lasciò andare. Nell’attimo stesso in cui sentì che stava per venire l’afferrò per i fianchi sollevandola in modo da poter uscire da lei.
Claudia capì che lo aveva portato troppo avanti e, per dargli un ultimo assaggio del suo corpo, prese il suo membro mentre già usciva il primo fiotto di sperma e se lo premette contro il ventre, lasciandosi inondare di sperma. Lo tenne in quella posizione sino alla fine, osservando curiosa quel liquido che una volta uscito le colava lungo il bacino sino alla delicata peluria del pube.
Rammaricata di non avergli potuto offrire un orgasmo più libero scivolò indietro sulle sue gambe, inclinandosi verso di lui per leccare delicatamente il glande di quel pene che le aveva dato un così intenso piacere.
Dopo quella sera, Claudia, non aveva più rivisto Carlo. Il loro incontro era stato troppo intenso e appagante per non sconvolgerla intimamente e lui era stato eccessivamente dolce prima, durante e dopo il loro rapporto per lasciarla indifferente al suo fascino. Non voleva assolutamente ricadere nella trappola di un rapporto sentimentale vincolante come quello dal quale era appena sfuggita a fatica, inoltre aveva smesso di credere nella buona fede degli uomini. Li vedeva tutti pronti ad approfittarsi di lei e dei suoi sentimenti.
I buoni propositi, però, non avevano fatto bene i conti con l’insistenza e lo charme di Carlo e finì per accettare un invito a cena. Forse era stata la curiosità di sentire quello che avrebbe inventato Carlo per convincerla a tornare a letto con lui o forse aveva già voglia di portarselo a letto, sta di fatto che accettò.
Lui si presentò all’appuntamento come se il loro incontro fosse avvenuto la sera prima e non avesse dovuto corteggiarla per più di un mese prima d’ottenere il suo consenso ad uscire una sera con lui.
Caldo e sensuale come il solito la sedusse per tutta la cena, le parlò di se e dei suoi sogni, dei suoi progetti e ascoltò con apparente attenzione i suoi. Quando esaurirono gli argomenti personali erano giunti al termine della cena. Lui si offrì d’accompagnarla a casa e lei, memore dell’ultima volta che lui era salito nel suo appartamento, accettò di buon grado.
Nel percorso il loro discorso si spostò su temi generici. Per fare colpo su di lei, Carlo, affrontò degli argomenti sempre più seri e impegnati. Traendo spunto dalla statua posta sopra la scalinata di una chiesa lungo il corso del Po, di fronte alla più grande piazza di Torino, disse:
Vedi quella è una rappresentazione di Sophia, pochi lo sanno ma è lei!
Sofia?
E chi era! ‘ chiese Claudia incuriosita.
No. Non Sofia ma Sophia, la parte femminile dell’Altissimo, la quale insieme al demiurgo ha creato questo mondo così come lo conosciamo noi.
Ma il mondo non fu creato in 7 giorni ‘ eccetera!? ‘ lo incalzò lei.
Il mondo non è stato creato da colui che noi chiamiamo l’Altissimo, ma da una sua creatura: il demiurgo. L’Eccelso ha creato gli Eoni che sono spirito e il Demiurgo, capo dei 7 Angeli Arconti ‘. è stato il Demiurgo a creare il mondo e poiché esso è imperfetto anche il mondo è imperfetto.
La materia è male, in quanto non creata da Dio. Lui ha creato lo Spirito, con gli Eoni, .. esso è perfetto.
L’uomo è composto da spirito e corpo, il primo è perfetto l’altro è imperfetto, cioè male.
La salvezza dalla materia avviene tramite la conoscenza, cioè la gnosi, e la conseguente illuminazione, attraverso un iter rotatorio che, da Dio, riporta lo spirito a Dio.
Così almeno la pensava tanto tempo fa una setta di buontemponi. Poi, però, le loro idee furono riprese dai manichei e alla fine arrivarono agli Albigesi, in altre parole ai Catari, che portarono all’estremo questo concetto disprezzando il corpo oltre il limiti della sopravvivenza.
Che mondo di matti, non trovi? -Disse Claudia per schernirlo.
Non proprio. Ci cono dei concetti interessanti in questo credo.
E quali sarebbero?
Innanzi tutto il superamento, grazie alla gnosi, delle leggi morali, che essendo state istituite dal Demiurgo inferiore, sono destinate a fare ordine solo nella materia inferiore.
Quindi diviene lecito uccidere, privare della libertà un altro essere umano, fare violenza ‘ – Claudia venne prontamente interrotta da Carlo.
No, no! Aspetta! Quello che dici fa male al tuo spirito poiché colpisce lo spirito di un altro uomo. Essendo lo spirito stesso generato da Dio sottostà alle Sue leggi, non a quelle dell’infimo demiurgo. Storia diversa, invece, è per la materia bassa.
Ovvero?
Vedi: se il corpo è male ed imperfetto è inutile soffrire tanto per mantenerlo lontano dalle tentazioni della carne. Quello che occorre mantenere sano e libero è lo spirito.
Ora: come può lo spirito essere libero d’evolversi se la mente è preda delle passioni?
Non può! E’ chiaro.
Da tutto questo risulta che se noi consentiamo al nostro corpo di seguire le sue passioni non solo non facciamo niente di male, essendo lui stesso per sua natura corrotto, ma consentiamo allo spirito d’essere libero d’evolversi verso le più alte vette della purezza.
Una bella teoria per commettere le più efferate trasgressioni e sentirsi in pace con la propria coscienza, mi pare!- disse lei sarcastica.
Sator, Arepo, Tenet, Opera, Rotas! ‘ fu la risposta di lui.
Cioè?
Sator, Arepo: Io Salvatore-Seminatore creo
Tenet, Opera: Egli (il demiurgo) governa la materia
Rotas: tu, uomo, ruoti da Dio verso Dio.
Semplice no?
Si, ma che ci azzecca?
E’ la sintesi di quello che ti ho appena detto.
Sotto la forma di un quadro palindromo è incisa sulla pietra da più di duemila anni. E’ stata ritrovata sulle pareti di molti edifici religiosi del periodo medioevale e su alcune commende dell’ordine del tempio. Segno evidente di quanto queste idee abbiano influito sul corso della storia.
Capisco!
Quello che mi è oscuro è il loro valore per te.
Beh! Sai .. con alcuni amici ci dilettiamo nel discorrere di questi argomenti.
Ma guarda, siamo arrivati sotto casa tua!
Allora sali? ‘ gli domando maliziosa.
Se m’inviti!
Certo, scemo!
A meno che ‘ tu non sia un simpatizzante delle idee Catare!
Certo che non lo sono, ma perché me lo chiedi?
Oh! Sai, i Catari mortificavano la materia bassa del proprio corpo con l’intenzione di raggiungere la perfezione dello spirito ‘ ma non scopavano praticamente mai, intendendo l’atto sessuale teso alla procreazione!
Allora puoi stare tranquilla, non sono certo un Albigese!
Rassicurato, sulle sue intenzioni, da quella battuta la seguì silenzioso.
Questa volta il loro incontro fu più controllato, come se la passione si fosse già sfogata tutta nel primo. Si studiarono uno di fronte all’altra, in piedi al centro della sala. Lui le passò una mano dietro la nuca, massaggiandola leggermente mentre s’avvicinava, tentatore, con le sue labbra.
Vuoi soddisfare la bassa materia del tuo corpo in modo da liberare ed innalzare il tuo spirito? ‘ gli domandò Claudia ironica.
Si. Voglio unire il mio corpo al tuo, alleggerire i nostri spiriti dal peso del desiderio e portarti verso l’illuminazione estatica del piacere supremo!
Il programma non è affatto male ‘ ma pensi che il tuo demiurgo ti darà la forza?
Confido anche negli Eoni ‘.
Preferirei i 7 angeli arconti’.! ‘ disse lei con un sorriso.
Un giorno, se vuoi, avrai anche quelli! ‘ fu la risposta di Carlo, proferita con un tono più serio di quello che la situazione prevedeva.
Allora vieni a scovare il mio spirito, ma passa dalla via giusta!- Sussurrò lei in un suo orecchio.
Passerò dal centro della tua femminilità.
Si! Ti prego!
Ormai erano avvinghiati in un abbraccio caldissimo. Con le labbra unite nel bacio si frugavano a vicenda nel vano tentativo di raggiungere almeno un lembo di pelle al di sotto dei vestiti.
Claudia, che non riusciva più a contenere il suo desiderio, si allontanò bruscamente da lui indietreggiando di un passo. Cominciò quindi a spogliarsi davanti ai suoi occhi cercando di attirare la sua attenzione sui particolari del corpo che voleva lei. Si tolse tutto restando con solo la biancheria addosso mentre lui, inebetito da quello spettacolo, era rimasto ad osservarla inattivo.
Lei lo prese per mano conducendolo verso una parte del suo appartamento che lui non conosceva ancora. Giunti di fronte al letto lo invitò a spogliarsi e lo aiutò nell’opera. Gli sfilò la giacca, sciolse il nodo della cravatta e lo sostenne nell’ardua impresa di sbottonare la camicia senza strappare via tutti i bottoni. Quando lui sciolse la cintura dei calzoni, Claudia si sedette sul letto in attesa, come essi calarono le sue mani s’intrufolarono sotto la biancheria estraendone il pene. Lo ammirò tastandone la consistenza; nel loro precedente incontro non aveva avuto la possibilità di studiare il suo membro avendolo subito guidato nel suo ventre. Ora con tutta la calma del caso lo stava osservando. Se lo portava sullo stesso piano delle labbra scappellandolo sino in fondo, quindi si avvicinava soffiandogli sopra. Apriva la bocca sfiorandolo con le labbra, poi si allontanava per consentire al suo sguardo d’unirsi a quello di lui. Le piaceva leggere il desiderio negli occhi di Carlo e sentire il suo respiro sospendersi quando gli sfiorava la pelle del glande con le labbra.
Giocò in quel modo sino a quando percepì il suo proposito di cacciarglielo in gola la prossima volta che si fosse avvicinata. A questo punto lo ingoiò tutto in un solo colpo, richiuse le labbra su di lui e aspirò forte; godendo mentalmente dei gemiti che sentiva.
Scorse tutta la lunghezza del membro con le labbra strette mentre ritraeva la testa, quando fu fuori dalla sua bocca lo sostenne con una mano e si dedicò ad una accurata leccatina. Lo ingoiò nuovamente senza staccare la lingua dal glande, stimolandolo doppiamente grazie alle labbra.
Lui non resistette a lungo, voleva qualcosa di più da lei. Era fantastico quello che le stava facendo al pene ma quando il suo sguardo si metteva a fuoco sul ventre e sulle gambe di Claudia, sentiva nascere il fortissimo desiderio d’entrare in lei per un’altra via.
Sfuggì dalle lusinghe di quelle labbra a fatica. Si allontanò da lei dopo averle preso una mano per aiutarla ad alzarsi in piedi, terminò di spogliarsi e poi si dedicò al reggiseno di Claudia. Lei si lasciò spogliare senza fare assolutamente niente né per aiutarlo né per impedirglielo. Le piaceva rimanere immobile con gli occhi chiusi ad ascoltare le sue mani che giocavano con la biancheria. Sentì i pollici infilarsi ai lati degli slip e premere verso il basso, seguì con il pensiero il loro percorso lungo le sue gambe e rabbrividì quando avvertì il tocco delle sue labbra sulla pelle del bacino. Allora allargo un poco le gambe nella speranza che lui intendesse intrufolarsi tra di esse. Al posto della sua lingua sentì, all’improvviso, la mano tra le cosce aprirsi sulla vulva. Quindi, lui la spinse verso il letto, con dolcezza ma deciso.
Claudia indietreggiò verso il centro dell’alcova scivolando sul sedere, lui la seguì e si posizionò in mezzo alle gambe che lei aveva già spalancato invitante.
La penetrò subito, posizionò il membro e con un colpo di reni lo spinse dentro di lei. Gioì del rantolo di piacere che usciva dalle labbra di Claudia e si sentì incitato a muoversi veloce dentro il suo ventre. La sbatté con foga tenendosi sollevato dal suo corpo con le braccia distese e appoggiandosi sulle ginocchia. Notò che il suo sguardo correva tra i loro corpi per collimare nel punto d’unione, mentre atteggiava la bocca in una smorfia di acuto interesse mordicchiandosi il labbro inferiore; guardò anche lui e vide quello che la meravigliava. Il suo pene entrava e usciva completamente da lei già umido dei suoi umori. Osservò il bacino di lei adattarsi a quella presenza gonfiandosi aritmicamente e il suo pube che seguiva, variando l’inclinazione, i colpi che le dava.
Lei era molto eccitata, umida e dilatata, ma si muoveva troppo bene per resisterle a lungo quindi Carlo si calmo e rallentò il ritmo scendendo lentamente su di lei. Aderì completamente al suo corpo mentre le passava una mano dietro la nuca per trarre a se la faccia di Claudia. La baciò, scaricando sulla sua lingua, la passione che avrebbe voluto sfogare nella vagina. Restò fermo con il bacino lasciando a lei il compito di cercare il loro piacere con i limitati movimenti e le violente contrazioni che il pube riusciva a compiere così compresso dal suo peso.
Il sottile e delicato piacere che nasceva da questo tipo di accoppiamento non bastava più a Claudia che, all’improvviso, gli chiese di cambiare posizione.
Lui uscì a malincuore da lei, gli piaceva molto quel lento movimento, e attese che Claudia gli indicasse il modo in cuoi voleva essere presa adesso. La osservò prima ruotare sul petto e quindi sollevare il sedere dischiudendo leggermente le gambe. Carlo si avvicinò alle sue terga, le accarezzò i fianchi mentre con una mano indirizzava il pene verso la vagina; lo stava giusto strofinando sulle labbra per aprirsi la strada quando lei sussurrò:
Più in alto! ‘ con voce rotta dall’emozione.
Ma se è qui! ‘ rispose Carlo fingendo stupore.
Più in alto! Ti prego. ‘ rincalzo Claudia.
Più in alto stava l’ano, già dilatato dall’eccitazione.
Carlo aveva intuito subito le sue intenzioni ma non la conosceva ancora a fondo e non voleva rischiare di spingere in un punto ancora inviolato a causa di un possibile malinteso. Claudia, però tentava di abbassare il sedere in modo da guidarlo proprio lì; a questo punto lui indirizzo il membro dove lei voleva e iniziò a spingere con determinata calma.
La sentì aprirsi poco alla volta ma con sconcertante costanza, in breve fu dentro le sue viscere. Il grido sordo e rauco di profondo piacere, la testa reclinata completamente all’indietro e il suo respiro che diveniva sempre più veloce gli fecero rimpiangere l’assenza di uno specchio alla testa del letto in modo da poter godere dell’espressione di Claudia. Immaginava il suo volto sconvolto in una smorfia di acuto godimento, gli occhi scuri dilatati, i capelli scompigliati che ricadevano appesantiti dal sudore.
Era troppo. Il forte stimolo che riceveva da quel buchino più stretto della vagina, la valenza erotica di quella penetrazione non potevano miscelarsi indenni alla fantasia. Faticò a riprendere il controllo di se e questo diede tempo al corpo di lei di adattarsi meglio a quella inusitata presenza.
Quando tutti e due si furono calmati e adattati, Carlo iniziò a muoversi. Lo estraeva veloce e poi rientrava lento mentre con le mani stimolava il clitoride.
Claudia raggiunse quello che voleva quasi subito. Urlò nell’attimo che l’orgasmo esplose in lei, un grido liberatorio non di passione come i precedenti. Lui non smise di penetrarla e stimolarla per tutta la durata del suo piacere, solo quando la sentì rilassare gli addominali si concesse il totale abbandono agli stimoli che riceveva. Venne anche lui e dentro di lei, iniettandole il suo seme nelle viscere per donarle quest’ultimo piacere che lei apprezzo.
Questi erano i ricordi di Claudia.
Il tempo pareva essersi fermato mentre con la mente riviveva l’incontro con quell’uomo che aveva iniziato ad amare ma che ora odiava. Si riscosse, tornando alla realtà, in tempo per notare il cameriere che si stava avvicinando al suo tavolo. Si stupì constatando quanto poco tempo era trascorso dal suo ingresso nel bar. Ordino e torno con la mente ai suoi pensieri.
Aveva rivissuto i momenti più belli di quella storia, quelli in cui iniziava a vedere in lui un possibile candidato per un posto fisso nel suo letto; ora doveva fare chiarezza in se analizzando la storia nel suo insieme, anche per trovare una spiegazione plausibile alla stupidità grazie alla quale aveva creduto alle sue parole. Per quanto si sforzasse non riusciva a spiegarsi come una donna matura, con un buon numero d’esperienze, anche negative, accorta e intelligente come lei fosse caduta in quella trappola tesa da Carlo e i suoi maledetti amici. Com’era possibile che avesse creduto con tutta l’anima ed il corpo alle sue strampalate teorie semi esoteriche?
Si, era un buon oratore. Sapeva coinvolgere e accendere la curiosità nell’interlocutore con i suoi discorsi, ma da qui a credere in quella assurda teoria basata sul numero sette c’è ne passava. Eppure gli aveva creduto e si era fatta prendere dalle sue idee.
Tutto era iniziato dopo che Claudia si era completamente aperta a lui, parlandogli di sé, delle sue delusioni e delle aspirazioni, dei sogni e dei desideri che portava dentro. Abilmente, Carlo aveva esplorato la sua sensualità, scoprendone i più intimi segreti, quelli che lei non aveva mai confidato a nessuno: come il sogno mai realizzato di poter godere delle attenzioni di almeno due uomini, di sentire i loro corpi a contatto con il suo, le loro mani, i loro membri pronti a soddisfarla.
Lui lavorò su questo e le prospettò la possibilità di realizzare finalmente il suo sogno segreto, ammorbidendo le sue ultime reticenze grazie alle speculazioni sulle idee gnostiche stravolte dalla sua mente malata di sesso. Le aveva parlato dei suoi amici: gente che come lui aderiva a quella religione che si erano inventati per gioco e a cui avevano finito per crederci.
Il numero sette: la compiutezza delle cose, la dualità tipica del concetto gnostico, 1+6. Se l’uno è la Materia Prima, l’Origine, il Generatore, il Logos unito al Nous, il Dio; 6 è identificato con la sua antitesi. 3+3, somma innaturale omonumerica di due perfezioni, quindi male. 7 è la somma dei primi numeri dispari: 1+3+5+7= 16 cioè 7. Come anche 7 sono, nella Kabbala, le capacità evolutive dell’uomo: vegetativa, nutritiva, sensitiva, intellettiva, sociale, naturale e divina. E ancora 7 sono le lettere dell’alchemico V.I.T.R.I.O.L.
Sulla base di questa disfunzione celebrale, questi maniaci, s’inventarono il loro rito basato su 7 accoppiamenti con 7 donne. Confortati da una opportuna numerologia cercavano una donna disposta ad incontrarsi con loro 6, uno alla volta ed un ultima con tutti loro insieme. Spiegavano il loro rito dicendo che se 6 erano loro più la donna erano in 7 ad officiare, per 7 incontri, per 7 che erano le donne che dovevano trovare per concludere il ciclo rituale dava: 343 cioè 10 di somma interna. Ora 343 meno 10 dava 333: tre volte perfetto, ovvero 9; ma non bastava in quanto 333 meno 9 dava 324, la cui somma interna dava nuovamente 9! Era evidente il significato mistico di quei numeri, comunque li si prendesse si tornava sempre a 9, la triplice perfezione!
Claudia, completamente presa da Carlo non si era nemmeno posta il dubbio che stesse farneticando; inoltre il pensiero di sfogare i suoi istinti con altri sei uomini, in fondo, le piaceva. Se solo si fosse soffermata a pensare che qualsiasi cifra sottoposta a quel tipo di elaborazione numerica dava, alla fine, come risultato 9, avrebbe intuito qualcosa di più su di lui.
Oggi, solo dopo essersi sottoposta ai loro giochi ed essere stata umiliata dal successivo abbandono, si rendeva pienamente conto di quanto Carlo l’avesse presa in giro, approfittando del suo stato emotivo di quel periodo, del suo bisogno di un uomo che oltre a coinvolgerla con i sentimenti le concedesse delle eccitanti trasgressioni. Chissà perché si era illusa che lui volesse portare avanti la loro relazione anche dopo averla concessa ai suoi amici. L’avevano usata per soddisfare la loro libido e come se non bastasse le avevano anche chiesto di aiutarli a trovare la settima donna, in modo da concludere il loro nefasto e illusorio ciclo liturgico.
L’arrivo dell’ordinazione accentrò la sua attenzione sul vapore che si sollevava dalla tazzina. Grazie all’associazione d’idee e d’immagini tra quel caldo liquido marrone e il buio rotto solo dalle lampade rosse e blu del luogo in cui s’incontrava con quegli uomini, il vapore e il fumo delle candele accese in quella stanza: ricordò il suo primo incontro con loro.
Carlo l’aveva guidata con maestria verso il totale abbandono alla sua volontà. Quella sera era passato a prenderla prima del solito tanto che lei non era ancora pronta. Entrò in casa, la salutò con il solito calore ma poi si diresse risoluto in camera per vedere quali capi d’abbigliamento che aveva scelto per quell’occasione. Li valutò appoggiandoli al corpo di Claudia per studiarne l’effetto su di lei e si fece mostrare la biancheria che aveva previsto, pregandola d’indossarla subito. Seguì con morbosa attenzione le sue azioni. Sotto l’accappatoio la sua pelle era ancora umida per la recente doccia e luccicava in modo particolare. Claudia prese dal letto le calze e le indossò, seduta sul bordo, davanti a lui; movendo le gambe in modo da scoprire a tratti il suo pube appena depilato. Aveva lasciato solo una sottile linea di delicata peluria nera, come per sottolineare la forma del suo magnifico pube. Carlo stava iniziando a sudare mentre sentiva il pene reagire istintivamente a quegli stimoli visivi. Lei, d’altronde, aveva deciso di indossare gli slip per ultimi, per lasciargli la possibilità d’intervenire. Si sentiva molto eccitata al pensiero di quello che stava per affrontare quella sera e sapeva già che non le sarebbe bastato un solo incontro per lenire la sua voglia. Sperava che lui, messo di fronte alla sua nudità, reagisse come sempre. Si alzò in piedi sfilandosi l’accappatoio, prese il reggicalze e se lo allacciò in vita, quindi appoggiando una gamba alla volta sul letto, bloccò le calze. Il vestito che aveva scelto non prevedeva che indossasse anche il reggiseno. Resto pertanto così per un attimo ruotando poi su se stessa per consentirgli di ammirarla in tutto il suo splendore. Soddisfatta dalla luce che vedeva negli occhi di Carlo fece per prendere gli slip in modo da completare la sua vestizione.
Aspetta! Resta ancora un momento così. Sei bellissima! ‘ disse la voce di lui.
Va bene! ‘ replicò Claudia mentre si portava lentamente contro di lui.
Le aderì completamente contro, premendo il seno contro il suo petto. Si lasciò abbracciare e baciare. Sospirò reclinando la testa quando lui le afferrò con forza i glutei.
Prendimi! ‘ riuscì solo a sussurrare.
Carlo la trascinò verso il letto e dopo essersi seduto sul bordo la fece salire a cavallo delle sue ginocchia. In quella posizione la vagina di Claudia era semiaperta e a sua disposizione. Si stupì nel constatare quanto fosse già eccitata, mentre l’accarezzava sulle labbra prive dei soliti peli provava una sensazione strana: come se per la prima volta loro contatto fosse veramente intimo. La morbidissima pelle del pube depilato di fresco la faceva apparire indifesa, ma la consapevolezza che la sua era un’operazione estetica in vista del suo incontro di quella sera con un altro uomo la faceva apparire spregiudicata e sensuale. Era troppo facile perdere il controllo mentre lei tentava spasmodicamente di slacciargli i pantaloni: Carlo si lasciò andare al suo istinto. Come lei ebbe liberato il pene lui, dopo averla afferrata per la anche, se la guido sopra. Senza difficoltà trovo la via e la penetrò, meglio sarebbe dire che lei si fece penetrare scendendo su di lui.
Fu un accoppiamento feroce e violento nella sua brevità. Claudia letteralmente saltava su di lui stimolata oltre che da quello che teneva dentro anche dalla sua mano che riusciva incredibilmente a seguirne le evoluzioni. Quando iniziò a perdere sensibilità a causa della forte dilatazione che l’eccitazione le stava procurando, lo spinse giù sul letto. Si sistemò meglio e tornò a muoversi più libera adesso. Raggiunse l’orgasmo molto velocemente ma non si fermò, continuò a muoversi salendo e scendendo sul pene di Carlo. Quando si accorse che anche lui stava per imitarla si sollevò quel tanto che bastava a tenerlo appena dentro e lo lasciò pulsare lì. Godeva della sensazione che quel getto caldo e intermittente le dava. Al termine lo lasciò uscire ma resto a gambe larghe su di lui; ancora ansimante chinò la testa per guardare il bianco liquido colarle dalla vagina. Quello spettacolo fuori programma attrasse anche lui, rapiti da esso persero la nozione del tempo. Si risvegliarono all’improvviso realizzando che si stava facendo tardi. Claudia corse in bagno a lavarsi mentre lui preparava il suo vestito.
Raggiunsero il luogo dell’incontro dopo un breve e silenzioso viaggio in auto dove Carlo rispondeva con dei monosillabi alle domande di lei. Claudia pensava che la sua scontrosità fosse dovuta ad una forma di gelosia e al conseguente rimpianto per averla messa in quella situazione. Questi pensieri la rallegravano. Iniziava a tenere in modo particolare a lui però pensava che, in fondo, se la era voluta e poi quello che le era stato prospettato la eccitava in modo particolare.
Si. La eccitava molto l’idea di concedersi ad uno sconosciuto sotto lo sguardo attento e libidinoso di altri cinque uomini, di cui quattro altrettanto sconosciuti quanto il protagonista. Claudia era tornata alla realtà mentre stringeva il manico della sua tazzina di caffè. Ormai aveva ricordato la parte iniziale di quella storia: la più importante. Con la mente scollegata dai sensi analizzava con fredda razionalità il proprio comportamento. Era come sdoppiata: una parte di lei, quella emotiva e sensuale, raccontava all’altra, quella razionale, tutto ciò che le era capitato nei più intimi dettagli, richiedendo il suo aiuto. Si giudicava senza pietà anche perché giudicava sempre e solo se stessa, mai gli altri. Vedeva tutta la storia dal di fuori, come se fosse capitata ad una amica a cui voleva molto bene e non a lei.
Sino ad ora aveva cercato il reale motivo che l’aveva spinta ad accettare quelle proposte lascive e immorali. All’inizio dava la colpa al senso d’insicurezza che le aveva lasciato la sua precedente relazione. Più ci pensava, però, capiva che la vera ragione stava nella sua libido da troppo tempo repressa. Carlo era un ottimo amante e sapeva unire la dolcezza alla sensualità, la tenerezza alla passione e la sua mascolinità non uccideva la parte femminile di lui. Era stato questo a farle perdere la testa per lui, appena aveva visto le sue doti gli si era concessa senza remore e condizioni. Facile per un uomo così conquistare la sua fiducia, in pratica rappresentava quello che aveva sempre cercato. Gli aveva creduto perché la sua forte animalità, il suo sapiente uso dei sensi, avevano annullato la razionalità da cui si faceva sempre guidare. Carlo l’aveva condotta alla scoperta di un mondo in cui la logica non solo lasciava il posto alla fantasia dei sensi ma addirittura era un limite al pieno godimento di essi. Quando le aveva proposto di incontrare altri uomini lei aveva visto la cosa come la naturale evoluzione del loro rapporto. Abituata, ormai, ad agire seguendo l’istinto si era abbandonata ai suoi desideri, provando una eccitazione mai conosciuta prima.
Gli incontri avvenivano ogni 7 giorni e lei passava il tempo fra uno e l’altro in uno stato di dolorosa attesa. L’eccitazione non diminuiva dopo ogni incontro, anzi aumentava; se poi si considera il fatto che, in quel periodo, Carlo non la sfiorava con un dito si può immaginare come giungesse all’appuntamento seguente. Mentre pensava a questo la sua parte razionale non riusciva ad impedire che la parte passionale si eccitasse. Il caldo liquido della tazzina le colava dalla lingua giù nella gola ricordandole la sensazione unica dello sperma appena iniettatole in gola. Si stava eccitando contro ogni sua volontà e la mente tornò a ricordare quegli attimi d’intenso piacere.
Rivisse nei ricordi il suo primo incontro.
Carlo la stava conducendo con sicurezza nel labirinto delle cantine di quel vecchio palazzo sito nel centro città. Evidentemente conosceva molto bene il posto. Claudia non si aspettava che nel sottosuolo di Torino ci fosse quel dedalo di corridoi, stanze e anfratti disposti su più piani. Passavano da una zona chiaramente adibita a deposito dai condomini ad una meno frequentata ma più pulita, priva di polvere e con i muri che non trasudavano umidità. Benché scarsamente illuminata una serie di piccole lampade indicavano con sicurezza il percorso. Una porta del tutto anonima la introdusse in una stanza con le pareti in mattoni nudi e arredata unicamente da un tavolo o un letto molto alto, non si capiva chiaramente; sembrava uno di quei letti indiani molto alti da terra. Una serie di lampade colorate di blu e rosso creavano l’atmosfera mentre un faro bianco era puntato al centro del talamo.
Claudia studiò con ansia mista a curiosità il locale, lanciava delle occhiate interrogative a Carlo il quale continuava a guardare il pavimento, forse per celare il suo disappunto. Ad un certo punto, dopo aver consultato l’orologio, lui la invitò ad accomodarsi sul letto al centro della stanza. L’aiutò a salire e la fece sdraiare, quindi controllò l’impatto estetico del suo vestito e dei capelli. Soddisfatto la pregò d’attendere e uscì.
Poco dopo rientrò in compagnia dei suoi amici. Abbagliata dalla forte luce del faro, Claudia, non riusciva a scorgere nessun dettaglio degli uomini: vedeva solo delle figure indistinte disposte a semicerchio nella parte frontale del letto. Solo quando uno di essi si avvicinò a lei poté notare i suoi lineamenti. Era lui il prescelto per quel primo accoppiamento. Lo esaminò con cura, facendo scorrere il suo sguardo dal viso giù verso il petto e le braccia; soddisfatta, indugiò a lungo sulla zona genitale senza alcun imbarazzo. Turbato era invece lui, quell’analisi, sfrontata e maliziosa, lo metteva a disagio. Decise di riprendere in mano la situazione, in fondo era lui che doveva dominare l’offerta di quella donna.
Camminò lungo il perimetro del letto osservandola con cura, quindi si fermò alle sue spalle e le accarezzò i capelli e la nuca a lungo, sino a rilassarla. Quando la sentì respirare con regolare calma spinse le mani sino al collo e da lì sulle spalle per giungere, alla fine sul seno. Claudia si lasciava toccare ad occhi chiusi, amava quel tipo di approccio lento e caldo al tempo stesso. Si abbandonava alle stupende sensazioni che quelle mani sapevano darle ascoltando i leggieri brividi che, da sotto i loro palmi, s’espandevano in tutto il corpo. Lentamente, lui, le sfilò le spalline del vestito scoprendole il seno poco alla volta. Il tessuto s’impigliava sui capezzoli gonfi ed eretti disegnandone il profilo mentre lei spingeva in alto il seno inarcando sempre di più la schiena. Questi suoi movimenti avevano fatto salire l’orlo del suo abito sino a mettere in piena luce il confine tra calze e pelle e il suo continuo ancheggiare sotto lo stimolo di quelle mani era reso così ancora più erotico. L’uomo le si portò di fianco e dopo averla aiutata a sollevare la schiena con una mano cercò il modo di slacciarle il vestito. Claudia lo lasciava sempre fare con gli occhi chiusi ed una espressione ispirata sul volto. Ora respirava più velocemente con un cadenza dettata dalla sua crescente eccitazione. Quando si rese conto che l’uomo era riuscito nella sua opera si lasciò cadere sui gomiti e aspettò che lui terminasse di spogliarla.
Il vestito le fu finalmente sfilato con la sua attiva collaborazione, poi venne lasciata lì da sola senza che nessuno s’avvicinasse. Era evidente che la stavano studiando e scrutando nei dettagli. La consapevolezza di avere quei dodici occhi addosso la stuzzicava in modo particolare, aprì leggermente le gambe movendo lentamente il pube. Si sentiva eccitante e questo la eccitava.
All’improvviso sentì due mani appoggiarsi sulle caviglie e muoversi su di esse, salire sui polpacci per indugiare verso le cosce. Aprì gli occhi e vide di fronte a sé un altro uomo. Più anziano e autoritario, ma da come muoveva le mani: molto più esperto. Lui concentrò le sue attenzioni verso quella zona di pelle tra le calze e gli slip, producendo in lei una magnifica serie di sensazioni. Compiaciuto dai suoi sospiri le sfilò abilmente le mutandine, quindi richiamò verso di sé. Claudia, intuiti i suoi propositi, si trascinò verso di lui; portando i glutei a filo del bordo del letto. Alzò le gambe offrendogliele. Prontamente, lui, le afferrò al volo, divaricandole, per infilarsi nel mezzo. Iniziò a baciarle il ventre per scendere poco alla volta verso il pube. Mentre con la sola lingua tentava d’insinuarsi tra le labbra della vagina con le mani si denudava dei pantaloni.
Claudia era calda, quell’inusitato tipo d’approccio l’aveva fatta sentire un puro oggetto di piacere e, con sua sorpresa, la cosa le piaceva. La lingua dell’uomo impazzava sul clitoride tanto da farla godere. Sentiva che le sue mani stavano armeggiando sulla patta dei pantaloni e sperava che si sbrigasse a tirare fuori quello che oramai stava spettando con impazienza. Finalmente lui alzò il viso dall’inguine. Claudia sospirò conscia di quello che sarebbe avvenuto. Lui prese il pene e lo guidò, senza tanti preamboli, dentro Claudia. La penetrò subito trovandola più che eccitata.
Claudia lasciò uscire un rantolo di puro piacere frattanto che si sistemava per accoglierlo meglio, quindi si lasciò prendere come meglio credeva lui. Tentava inutilmente di seguire il ritmo con le sue contrazioni del pube ma lui era troppo irregolare nelle sue spinte per riuscirci. Inoltre non si preoccupava di stimolare, almeno, il clitoride per dare anche a lei una parte di piacere. Claudia disperava di raggiungere un altro orgasmo quella sera e ringraziava il suo istinto che le aveva fatto cercare il piacere prima, a casa, con Carlo. Nel mentre considerava che anche se le era parso esperto, l’uomo che aveva dentro, era senz’altro molto egoista in fatto di piacere. Con suo immenso stupore sentì, all’improvviso, una moltitudine di mani appoggiarsi su di lei, scorrere sul suo corpo indugiando in modo particolare sul seno. Questa nuova sensazione le diede un forte impulso alla sua eccitazione, consentendole di iniziare finalmente a godere. Senti con nuovi sensi il pene di quel tipo che entrava in lei e, non cercando più di dargli un più intenso stimolo seguendolo con il pube, impostò la sua solita frequenza di contrazioni e rilasci.
Al diavolo, se non vuoi farmi godere ‘ il piacere me lo cerco da sola. Mi basta solo la tua carne, dentro ‘ e le loro mani ‘. e che mani! ‘ pensava Claudia mentre sentiva i primi sintomi di un orgasmo.
Più che la penetrazione furono micidiali le infinite carezze di tutti gli altri. Non le era mai capitato di avere dieci mani maschili sulla sua pelle e la cosa le piaceva. Il calore che le trasmettevano la portarono all’apice. Non urlò né gemette in modo particolare, si contrasse inarcando leggermente la schiena e si gusto le ondate di piacere con gli occhi chiusi mentre l’uomo ora la prendeva con rinnovato vigore. Fu un orgasmo breve, nulla di paragonabile a quello che le aveva regalato Carlo, l’unico vero brivido lo provò nell’attimo che lui venne sul suo bacino dopo aver estratto all’improvviso il pene da lei. Sentiva il seme caldo espandersi tra le mani degli altri che, subito, provvedevano a spalmarlo su tutto il corpo. Il massaggio con quella crema così speciale rinnovò la sua eccitazione. Si sentiva in un altro corpo, come se non fosse il suo quello che stava sotto quelle mani. Raggiunse presto uno stato molto simile ad un orgasmo lento e diffuso in tutto il corpo. Claudia sperava che il loro massaggio non terminasse mai, che la continuassero a toccare per tutta la notte.
Questo era stato il primo incontro dei 7 previsti.
Claudia, terminato il caffè, faceva cenno al cameriere di portarne un altro. Accendendosi una sigaretta pensava che avrebbe dovuto capire sin dal primo il tenore degli altri incontri. Non si trattava di sesso teso alla ricerca del reciproco piacere, quegli uomini usavano la sua femminilità per scaricare il loro seme. Il suo ruolo era paragonabile a quello di una mano sapientemente agitata, nulla di più. La cosa che le faceva più male in tutto questo era notare che anche per Carlo era così, per lo meno quando si trovava in mezzo ai suoi amici. Era sconvolgente come cambiava da quando erano soli nella loro intimità a quando era insieme ai suoi compagni, sembrava che due personalità convivessero nella stessa persona e lei non sapeva più chi era veramente l’uomo che aveva iniziato ad amare.
Era inutile rivivere i dettagli degli altri incontri, con le piccole varianti del caso erano tutti uguali al primo. Anche quando venne il turno di Carlo si comportò come gli altri, tutto quello che c’era stato tra di loro, tutto il magnifico sesso che avevano fatto insieme era sparito quella sera. L’aveva presa come gli altri senza preoccuparsi più di tanto del suo piacere. Come al solito, Claudia aveva goduto grazie alla presenza degli altri: per le loro mani ma soprattutto grazie a tutti quegli occhi che si sentiva continuamente addosso.
Tutto sarebbe finito con una forte delusione nei confronti del sesso di gruppo, quanto meno di quello fatto con gli amici di Carlo, se dopo l’ultimo incontro non avessero cercato di coinvolgerla nella ricerca della prossima donna: la settima e ultima della serie.
Claudia sperava che, concluso il suo ciclo, Carlo sarebbe tornato ad essere il tenero e caldo amante di prima; invece le comunicò che il loro rapporto sarebbe terminato se non l’avesse aiutato a trovare una donna disposta a giocare con lui e i suoi amici, la settima della serie. Fu in quel preciso momento che si sentì usata e capì di essere una tra le tante per lui. Voleva gridare, prenderlo a sberle, tirargli un calcio ben assestato proprio in mezzo ai suoi tanto decantati testicoli. Tanti anni passati insieme ad un uomo dalle reazioni violente, però, le avevano insegnato il modo di contenere la propria rabbia focalizzando la sua attenzione nella futura e terribile vendetta.
Pagò i caffè ed uscì dal bar con una nuova luce negli occhi. Quella sera, Carlo non intuì nemmeno lontanamente quello a cui pensava e immaginò che fosse d’accordo con lui. Fecero l’amore con la passione di sempre dopo che lei si era dichiarata disposta ed intenzionata ad aiutarlo nella ricerca. Claudia trasformo la rabbia in passione, la fredda determinazione alla vendetta in calore, lo illuse di essere il dominatore mentre era lei ad usarlo, ora, per raggiungere il suo scopo. Questa nuova consapevolezza la eccitò con una intensità insospettata, sapeva di usare il proprio corpo per raggiungere un obbiettivo e questo la faceva sentire mercenaria, spudorata, fredda e spietata. Le piaceva! Quella sera si lasciò legare i polsi alla spalliera del letto, sdraiata supina si fece prendere da dietro limitandosi a gemere sotto i suoi colpi, lasciandogli intendere d’essere completamente sottomessa a lui e di godere per questo.
Sai, penso di conoscere la donna che fa per voi. E’ una ragazza, giovane e molto carina, che ho conosciuto sul lavoro. Ma dovresti darmi una mano a convincerla!- disse Claudia appena lui ebbe sciolto i lacci che la imprigionavano.
Volentieri ‘.. sono sempre disposto a compiere questo sacrificio. ‘ rispose subito ringalluzzito Carlo.
No! Mi dispiace ma tu sei solo mio ‘ sarà uno dei tuoi amici a sedurla, questa volta ‘- le rispose Claudia intuite le sue intenzioni.
D’accordo, scherzavo. Lo sai che esisti solo tu nei miei pensieri!
Claudia lo voleva uccidere dopo quelle parole così chiaramente false, ma non se lo poteva permettere; sorrise, infatti, a quella affermazione avvicinandosi a lui per baciarlo sulle labbra.
Lo so! ‘ mentì spudoratamente lei ‘ Scegli uno dei tuoi amici .. anzi, aspetta, direi che l’uomo adatto è Luca. Si, lui è il tipo che piacerebbe a quella ragazza’. lui può convincerla!
Ma Luca è il più giovane tra noi, ed è anche l’ultimo arrivato. Non lo conosciamo tanto bene, dopo tutto. ‘ obbiettò Carlo
Forse hai ragione, ma Luca secondo me è il tipo adatto ‘ fidati: sesto senso di donna! ‘ incalzò Claudia.
O.K. Sarà Luca a lavorarsela. ‘ concluse Carlo.
Il termine “lavorarsela” risvegliava in lei un forte sentimento di rabbia, ma la contenne. Il suo piano prevedeva che l’approccio con quella ragazza fosse effettuato proprio da lui: l’ultimo di loro, il meno esperto e quello che conosceva il gruppo da meno tempo. La ragazza che aveva in mente l’aveva realmente conosciuta sul lavoro poco tempo prima; una bella ragazza, simpatica e molto carina con una particolarità che non aveva notato sino a quando non aveva conosciuto gli amici di Carlo. Una caratteristica che le avrebbe consentito di mettere in atto la peggior vendetta che lei potesse immaginare. Si sentiva quasi in colpa nei confronti di quella innocente, ma il pensiero di quello che aveva subito e il reale significato della forma di vendetta programmata le consentirono di superare le ultime remore.
Tutto andò come previsto: Luca sedusse la ragazza con la complicità di Claudia, che nel frattempo era diventata sua amica. Insieme la portarono, prima a sognare poi, a desiderare le attenzioni di più uomini, la guidarono abilmente a volere l’incontro con i loro amici. Luca si impegnava ad eccitarla mentre Claudia si occupava dei suoi ultimi indugi, alla fine riuscirono nel loro intento: la ragazza era pronta al rito.
Claudia non poteva sapere che per l’ultima delle 7 era previsto un unico incontro, diverso da quelli che aveva avuto lei e le altre che l’avevano preceduta. La settima donna doveva trarre beneficio delle attenzioni di tutti e sei contemporaneamente, generare sei orgasmi e goderne altrettanti la stessa notte. Secondo la folle teoria che 6+6 fa 12, quindi per somma interna 3, la perfezione!
Apprese questo dalle parole della ragazza mentre la stava preparando a quello che lei, inizialmente, credeva il primo incontro della serie, sapeva gia che la settima donna avrebbe indossato una maschera sul viso raffigurante una teorica divinità egizia, per questo aveva proposto quella ragazza, ma non si aspettava che la depravazione degli amici di Carlo giungesse a tanto! Meglio così, però. La sua vendetta sarebbe stata molto più efficace.
Carlo e Luca vennero a prenderla all’ora stabilità, lei non poté accompagnarli, così era stabilito. Salutò la ragazza incoraggiandola e invitandola a godersi a fondo quella serata unica, poi una volta chiusa la porta alle loro spalle sorrise e si preparò ad uscire. Conosceva il posto utilizzato per il rito e l’avrebbe raggiunto più tardi, all’insaputa di tutti.
Circa un quarto d’ora dopo, giunse nei pressi della cantina maledetta, sapeva come entrare nella stanza adibita a spogliatoio senza farsi notare, passando per un’altra via. La raggiunse e si sistemò in modo da poter assistere al rito, voleva godersi sino in fondo la sua vendetta.
La ragazza era compostamente distesa sul letto, indossava una leggera veste di seta bianca e una maschera ridicola le impediva la vista e nascondeva il viso lasciando libera solo la bocca, due degli uomini si stavano avvicinando a lei dai lati opposti del letto. Claudia si sistemò meglio che poteva, in modo da avere la migliore visuale possibile; vide, allora, i due uomini prendere le mani della ragazza e portarle verso i bordi del materasso e quindi trattenerle in quella posizione a croce mentre, altri due, si stavano occupando delle caviglie trattandole allo stesso modo. Quando lei fu bloccata in quella posizione completamente aperta e indifesa un quinto uomo salì sul letto, tra le sue gambe e iniziò a sbottonarle il vestito, mettendo a nudo il suo corpo molto lentamente. Il vestito non aveva spalline o maniche quindi una volta slacciato giaceva sotto di lei, fungendo da lenzuolo. L’uomo accarezzò il giovane corpo della ragazza con ampi movimenti delle mani, mantenendosi sempre a rispettosa distanza dai punti notoriamente erogeni quali il seno e il pube, scorreva tutto il resto del corpo aumentando sempre di più la pressione che esercitava. Lei si stava abbandonando a quel massaggio quando il sesto uomo s’avvicinò con in mano una candela accesa che passò al “massaggiatore”. Questo, dopo averla fatta notare alla ragazza, la alzò a circa un metro dal suo corpo inclinandola per lasciar cadere qualche goccia di cera fusa prima sul ventre poi sul seno, mirando accuratamente i capezzoli. Le violente convulsioni del corpo di lei segnalavano ogni goccia che arrivava a segno, ma i sospiri e i gemiti emessi dalla sua bocca testimoniavano il piacere che ne traeva. La distanza della candela era tale da fare in modo che la cera fosse ancora liquida ma non eccessivamente calda, un giusto equilibrio amministrato con maestria dall’uomo, evidentemente, esperto in quest’arte di sottile tortura. Una volta disegnati i contorni salienti delle forme del corpo femminile con la cera la prima parte del gioco ebbe termine. A questo punto il sesto uomo, il più anziano, il presunto maestro, con un cenno indicò agli altri di lasciare le braccia e le gambe della ragazza; quindi con un ultimo silenzioso gesto diede il via all’operazione di pulizia delle tracce di cera. Tutti e cinque gli uomini si dedicarono a rimuovere le gocce di cera solidificata dal corpo della giovane, la quale era esplorata, toccata, grattata e strofinata da dieci mani. Claudia non riusciva a cogliere la sua espressione ma intuiva che doveva essere di puro piacere.
Al termine venne spalmata di crema o di olio e massaggiata a lungo. L’uomo che l’aveva torturata spinse il suo massaggio verso le zone intime del corpo estendendolo, ogni tanto, tra i peli del pube per sincerarsi del suo stato d’eccitazione. Soddisfatto di quanto aveva scoperto tra le sue labbra si alzò in piedi slacciandosi i pantaloni. Ne estrasse un membro gonfio dall’eccitazione di quanto aveva potuto fare su di lei e, senza togliersi altro si posizionò sopra il suo corpo. La ragazza aprì le gambe, invitandolo mentre le mani degli altri l’abbandonavano, lo lasciò posizionarsi aiutandolo con i movimenti del pube e finalmente lo accolse dentro di sé. L’uomo incominciò a muoversi lentamente e con dolcezza, lasciandole il tempo di adattarsi alla sua presenza, studiando al contempo il ritmo e le modalità che più piacevano a lei giudicandone il respiro ed i gemiti. La sentiva aprirsi sempre di più e coglieva dal taglio della sua bocca, l’unico dettaglio del viso che scorgeva, il piacere nascente, quando la sentì contrarre forte i muscoli interni della vagina e capì che era quasi giunta all’apice, allora intensificò le sue spinte portandola all’orgasmo.
Lei urlo, un grido rauco che rendeva irriconoscibile la sua voce, nel attimo che il piacere esplose nel suo corpo. Dimenandosi invitò l’uomo a muoversi ancora più veloce e a fondo in lei, si lasciò andare allungando le braccia sino ad afferrare il cuscino alla testa del letto, offrendo in questo modo il suo corpo ai colpi di lui. L’uomo resse sino alla fine, donandole un piacere raramente provato grazie alla sua abilità e alla forte eccitazione che quella situazione aveva generato in lei, quindi uscì precipitosamente da lei e si portò sopra il seno; qui venne spruzzando il suo seme sui capezzoli gonfi della ragazza.
Non era finita doveva avere altri cinque orgasmi e generarne altrettanti, questo richiedeva il rito. Per consentirle di godere nuovamente dovevano lasciarle il tempo di recuperare le forze e mantenerla eccitata allo stesso tempo. Un altro uomo si portò al suo fianco e dopo aver ricevuto dal “maestro” una ciotola piena di ghiaccio iniziò a posizionare delicatamente i cubetti sul suo corpo, sfruttando l’acqua prodotta dal loro scioglimento per eliminare le tracce del precedente coito.
La ragazza venne quindi asciugata da tutti e poi si congiunse anche con lui, nella stessa posizione di prima. Questa volta, dopo il suo orgasmo fece godere lui con la bocca e ne bevve tutto il succo.
Così fu anche con il terzo. Seguì la ormai solita serie di carezze, massaggi e sottili torture messe in atto con i mezzi più disparati: oggetti caldi o freddi, lame affilate strofinate sul suo corpo, liquidi densi ed aromatici e così via. Lei provò sempre un forte piacere anche se sicuramente, dopo il primo finse i successivi orgasmi per soddisfare l’amor proprio dei suoi improvvisati amanti, l’unica variante di rilievo fu l’accoppiamento con gli ultimi due adepti, tra cui lo stesso Carlo, che la presero insieme iniziandola ai piaceri del sesso anale. Questa pratica richiese più tempo del solito, ma sotto la guida esperta del maestro che indicava a gesti il modo d’agire, la ragazza si gustò la sua prima doppia penetrazione. In questo caso senz’altro non finse l’orgasmo, almeno questo pensava Claudia osservando la scena dall’esterno.
Spossata, distrutta da tutto quel sesso, violata in tutti i modi possibili, resa oggetto dai 6 uomini le restava solo più d’accoppiarsi con l’ultimo di loro, il maestro. Colui che Claudia sapeva essere il più egoista in fatto di piacere, quello che non si preoccupava minimamente di cosa provava o sentiva la donna sotto di lui, colui che avrebbe reso veramente un oggetto la ragazza. Claudia lo sapeva e aspettava da tutta le sera questo momento.
L’anziano si portò verso il bordo del letto slacciandosi al contempo i pantaloni, senza tanti preamboli prese la giovane per i fianchi, la fece ruotare posizionandola a novanta gradi davanti a lui e la penetrò vaginalmente da dietro. Entrò in quel corpo che già tanto aveva subito con una violenza e un arroganza tale da risvegliare in Claudia che li spiava l’odio sino a quel momento dimenticato. La ragazza era completamente abbandonata ai suoi voleri, si limitava ad assorbire i suoi colpi senza nemmeno gemere o ansimare, ormai aveva esaurito le forze è ogni forma possibile di desiderio l’aveva abbandonata. L’uomo aumentò il suo ritmo trattenendo la giovane per i fianchi mentre un sorriso di soddisfazione per l’ottima riuscita del rito andava prendendo forma sul suo viso. Claudia lo vide fermarsi, all’improvviso, contrarsi mentre era tutto dentro il ventre della giovane e quindi esplodere in un rantolo di onnipotenza. Le stava venendo dentro senza nemmeno preoccuparsi di prendere la minima precauzione. Inietto tutto il suo seme nel corpo della giovane donna poi si ritrasse da lei spingendola da parte.
Liberatele il viso, in modo da poter vedere in faccia la donna che ha reso possibile il compimento del rito. ‘disse lui mentre si sistemava i pantaloni.
Carlo obbedì, si portò dal lato del letto dove si trovava il viso della ragazza e iniziò a slacciare i legacci della maschera. Claudia si fece più attenta, aveva atteso quel momento da tutta la sera.
Avanti Carlo, libera il suo viso ”’Susanna!????? ‘ rantolò l’uomo alla vista di quel viso.
Papa!!!? ‘ disse la ragazza sconvolta.
L’uomo crollò a terra svenuto con una mano appoggiata al petto, all’altezza del cuore.
Claudia si allontanò dalla cantina per la via seguita prima mentre un largo sorriso si apriva sul suo volto, nessuno di loro poteva sapere che lei aveva scoperto i loro nomi, soprattutto quello del “maestro”. Non era stata casuale la sua scelta di quella ragazza.
Claudia sapeva!
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