“Ovviamente un tale esemplare di giovane uomo ha subito tutta la mia attenzione…”
Amsterdam è una città bellissima, ma certo il clima non è uno
dei suoi pregi. Le giornate di sole pieno sono rare, e comunque per la sua posizione, non è mai quel bel sole mediterraneo, che un po’ mi manca…
Per questa ragione le case sono praticamente prive di balconi e terrazzi, che in effetti non servirebbero a nulla. Per contro invece hanno grandi finestroni che non di rado arrivano praticamente al pavimento, questo per far entrare più luce possibile.
Anche casa mia è così, grandi finestroni si affacciano davanti su uno dei canali della città, e dietro su un piccolo cavedio racchiuso dalle altre tre case vicine, che hanno le stesse caratteristiche.
Una di queste è rimasta vuota per qualche mese, ma da un paio di settimane sono arrivati nuovi inquilini.
All’inizio non ho prestato particolare attenzione ai nuovi arrivati, avevo visto una signora di mezza età darsi da fare a pulire vetri e finestre, e successivamente un uomo dalle fattezze nordafricane trasportare scatoloni e masserizie.
Una sera stavo affacciato alla finestra della cucina fumando una sigaretta, quando mi sono accorto che qualcuno era a sua volta affacciato alla finestra della casa accanto. In questa stagione è chiaro fino oltre le 10 di sera, per cui anche nello spazio chiuso del cavedio c’era ancora abbastanza luce perché potessi notare che si trattava di un giovane, era un mix molto ben riuscito della signora, probabilmente la madre, e del padre di colore. La carnagione è color miele scuro, i tratti occidentali del viso contrastano con la bocca carnosa tipica delle persone di colore, i capelli portati cortissimi, quasi rasati, gli danno un aria molto maschia. Ovviamente un tale esemplare di giovane uomo ha subito tutta la mia attenzione.
Scrollo la cenere della sigaretta e mi schiarisco la gola, il ragazzo, intento a messaggiare con il telefonino solleva lo sguardo, mi vede e gentilmente saluta.
“Ciao.”
“Ciao. Siete i nuovi vicini, benvenuti.”
“Grazie.”
“Io mi chiamo Sergio.”
“Io Rajab, piacere.”
Il tono di voce è basso e caldo.
“Bel nome. Di dove siete ?”
Mi guarda, e risponde “Di Utrecht.” Poi subito aggiunge “Nato e cresciuto.”
Percepisco un certo disappunto e mi affretto a rimediare.
“Scusami, non volevo essere indiscreto. E’ solo che non sembra un nome olandese. Spero di non averti offeso.”
Di nuovo mi fissa, poi sorride. “Nemmeno il tuo.”
“Hai ragione. Sono Italiano.”
“Siamo stati in Italia una volta. E’ bellissima.”
Ora siamo più rilassati.
“Mio padre è egiziano. Ecco perché ho un nome arabo.”
Mentre parla lo osservo. Alto e longilineo, non muscoloso ma ben fatto. Con quell’aura di energia che solo gli adolescenti hanno.
“Quanti anni hai se posso chiederlo ?”
“18, quasi 19. Tra un settimana sarà il mio compleanno.”
“Accidenti sei giovanissimo! Avrei detto sui 20-25.”
“Davvero ?”
“Assolutamente.”
Ci scambiamo un ultima occhiata. Poi lui saluta con la mano e rientra in casa chiudendo la finestra. Rispondo al saluto ed anch’io mi ritiro.
Più tardi quella stessa sera, mentre mi preparo per andare a dormire, mi cade lo sguardo alla finestra del mio giovane vicino, essendo la mia camera un piano più in alto e più frontale rispetto alla cucina, ho una visuale dall’alto quasi dell’intera stanza. La luce è accesa. Lo vedo aggirarsi per la stanza intento a spostare e sistemare libri e cose. Poi si siede sul letto, scalcia via le scarpe da ginnastica e si sfila i calzini. La visione dei suoi piedi nudi mi provoca un certo formicolio. Sono grandi con le dita ben proporzionate, ed a quanto posso vedere con le unghie ben curate. Si sdraia sul letto, prende un libro e si mette a leggere.
Spengo la luce e mi metto a letto. L’immagine del mio giovane vicino si insinua nei miei pensieri..mi alzo per andare a sbirciare cosa sta facendo, il letto è vuoto, ma vedo delle ombre muoversi, per cui deve essere ancora nella stanza. Poco dopo ricompare. Si avvicina alla finestra e guarda verso l’alto il piccolo quadrato di cielo che si riesce a vedere da lì. Poi si sfila la t-shirt, ha un bel fisico, il torace è leggermente segnato e l’addome è tonico, piccoli capezzoli, completamente privo di peli fatta eccezione per una leggera striscia che dall’ombelico scende verso il basso, i muscoli obliqui dell’addome evidenziano due morbide curve che si infilano nei pantaloni della tuta. Aggancia con i pollici l’elastico della tuta e se la sfila, i boxer aderenti evidenziano un pacco ben definito e sicuramente ben riempito, ed appena si volta un sedere alto e sodo, rotondo e leggermente sporgente. Ora è fuori vista. poi torna sul letto, si infila sotto le lenzuola e spegne la luce.
Inutile dire che lo spettacolo ha avuto significativi effetti sulle mie parti basse. Con l’uccello mezzo in tiro me ne vado anch’io a dormire.
Dopo quella sera sono stato in viaggio e quindi non ho avuto modo di approfondire. Il fine settimana però sono finalmente di ritorno a casa, sto riponendo la bicicletta nel sottoscala, e mentre sgancio la borsa del pc, sento un ciao. Mi volto verso la porta che era rimasta aperta e vedo Rajab, t-shirt attillatissima e bermuda tipo pallacanestro.
“Ciao. Come va ?”
“Non ti ho più visto.”
“Sono stato all’estero per lavoro.”
“Ah. Dove ?”
“Prima Francia e poi Inghilterra.”
“Figo ! Anche a me piacerebbe viaggiare!”
“Beh, conoscere posti e genti nuove è sempre stimolante. Anche se quando lo fai per lavoro è anche massacrante, se poi non sei più un giovanotto …”
“Ma tu non sembri vecchio.”
“Ti ringrazio. Ma la mia schiena in questo momento dice il contrario…”
Mentre parlavamo si è seduto sugli scalini del mio ingresso, i gomiti appoggiati alle ginocchia, sbirciando nelle gambe dei bermuda intravedo il bianco dei boxer.
Salgo gli scalini lui si alza, gli passo accanto molto vicino, tanto da sentire quell’odore tipico dei giovani, tra l’aspro del sudore ed il sentore di bagno schiuma e deodorante.
Ci salutiamo ed entro in casa.
Mentre mi preparo cena, mi ricordo che Rajab mi aveva accennato che avrebbe compiuto gli anni, se non ho sbagliato a contare il giorno dovrebbe essere proprio oggi. Dovrò ricordarmene quando ci rivedremo.
Dopo cena, mi sto fumando la solita sigaretta affacciato alla solita finestra.
“Ciao Sergio.”
“Ciao Rajab.”
Uhh il compleanno, mi viene un idea. A Londra ho acquistato un bel po’ di spillette delle Olimpiadi, da dare a qualche amico, decido di andare a prenderne una.
“Aspetta un attimo.”
Trono poco dopo.
“Ce la fai a prendere una cosa al volo se te la lancio ?”
Appoggia l’inseparabile telefonino sul davanzale, si bilancia sulle gambe flettendole leggermente e si mette in posizione con le mani davanti in attesa. “Vai!”
Lancio il piccolo pacchettino che ho preparato. Lo afferra senza problemi. Poi tenendolo in mano mi guarda.
“Cos’è ?”
“Un regalo. Buon compleanno!”
E’ sorpreso.
“Grazie!”
“Avanti aprilo. E’ solo un pensiero.”
Strappa la carta e rimane per un attimo ad osservare il piccolo logo azzurro e argento.
“Grazie davvero! Figo!”
“Figurati. Una stupidaggine.”
Entra nella stanza e torna poco dopo, si appoggia allo stipite della finestra.
“Fa caldo.”
La breve estate del nord europa è al suo culmine a l’aria è calda.
“Forse per voi olandesi. Ma per me italiano questi striminziti 25 gradi non sono caldo.” Ride.
“Per me è molto caldo.” Incrocia le braccia e afferrata la maglietta se la sfila e la getta sul letto.
Ammiro nuovamente il torace asciutto, l’addome teso e quelle deliziose fossette che si infilano nei calzoncini che indossa. Poi le lunghe gambe lisce, solo una leggera peluria sul polpaccio, ed ancora i piedi lunghi e forti.
Torno a guardarlo e vedo che mi osserva con attenzione, lo sguardo leggermente socchiuso, forse sono stato troppo scoperto e si è accorto della lunga occhiata.
Gli sorrido. Lui sorride, poi si da un aggiustata al pacco, da quella prospettiva non posso non notare un inizio evidente di erezione. La stessa che sta crescendo nei miei boxer.
La luce sta scemando nel crepuscolo. Continuiamo a guardarci in silenzio. La mia erezione è ormai all’apice. Anch’io sono costretto a sistemarmi l’uccello che segna in maniera evidente il davanti dei mie calzoncini.
Sollevo lo sguardo e vedo il suo puntato sul mio inguine. Poi solleva il viso, mi fissa intensamente e accenna un mezzo sorriso.
Non so cosa stiamo facendo, ma decido di sfilarmi anch’io la maglietta. Di sicuro a 50 anni non posso competere con il mio giovane amico, ma direi che i pettorali sono ancora in forma e l’accenno di pancetta ancora non è così devastante.
Fisso Rajab, che si stringe piano il pacco con una mano, mentre l’altra scivola sul torace e si sofferma su un capezzolo.
Ci guardiamo di nuovo. Gli sorrido sornione. Continuo a fissarlo mentre mi lecco un dito e comincio a passarmelo su un capezzolo fino a che diventa bello duro. Rajab mi fissa, poi fa lo stesso, inumidisce il dito e si stuzzica un capezzolo, anche se i suoi erano già ben dritti.
Mentre continuo la stimolazione del capezzolo ho infilato l’altra mano nei calzoncini e nei boxer, ho afferrato il cazzo e faccio scivolare lentamente la pelle sulla cappella. Movimento che non sfugge al mio giovane compagno di giochi.
Ora anche il movimento della sua mano sopra i calzoncini è inequivocabile e si intuisce la forma del cazzo ben teso al di sotto.
Mentre mi guarda, lentamente mi abbasso calzoncini e mutande liberando il cazzo teso e già umido ed inizio a farmi una lenta sega.
Ci guardiamo. Sorrido di nuovo.
“Coraggio tocca te…”
Si guarda alle spalle, lo vedo allontanarsi e tornare subito dopo preceduto dalla sua stessa erezione, forse ha chiuso la porta della stanza. Si posiziona davanti alla finestra rivolto verso di me, abbassa i calzoncini finché non cadono sul pavimento avvolgendo le caviglie, i boxer attillati faticano a contenere un bel 18 cm di giovane e scalpitante cazzone, che infatti fa capolino dall’elastico. Mi guarda di nuovo. Faccio un cenno di assenso, mentre mi sego il cazzo con sempre più convinzione. Infila le dita sotto l’elastico e fa scivolare i boxer fino alle ginocchia. Ora posso vedere bene il pelo scuro e lucido che circonda la base del suo cazzo e i coglioni gonfi appena sotto nel loro sacco teso e liscio.
Continuo a segarmi sempre più velocemente. Ed anche Rajab si stringe il cazzo e se lo mena vigorosamente mentre mi guarda. Vedo la cappella uscire e rientrare velocemente nel suo pugno, è circonciso, per cui è libera dalla pelle che di solito la ricopre. Una goccia di sudore gli scende al lato della fronte. I muscoli dell’addome si contraggono. Lo vedo chiudere gli occhi, inclinare indietro la testa, poi con un verso gutturale e la mano abbassata con forza alla base del cazzo, far partire il primo schizzo, che gli arriva subito sotto il pomo d’adamo, poi con movimenti convulsi altre tre bordate che gli riempiono il torace e l’addome.
Preso dalla spettacolare sborrata accelero il movimento e mi bastano un paio di smanettate per godere anch’io il primo schizzo finisce fuori dalla finestra atterrando nel vaso dei gerani, poi scemando il resto della sborrata mi cola sulla mano.
Rilascio un lungo sospiro. Guardo verso Rajab. Ha ancora il cazzo in mano e mi guarda. Gli sorrido, finisco di mungermi l’uccello per recuperare le ultime gocce di sborra, poi sollevo la mano e comincio a leccarmela dalle dita. Rajab mi fissa con occhi attenti, accenna un mezzo sorriso, poi raccoglie un po’ della sua sborra dalla pancia con le dita e se le porta alla bocca succhiandole. Poi ride di nuovo. Si riveste sollevando mutande e calzoncini.
“Buonanotte.”
“Buonanotte Rajab.”
Le finestre si chiudono.
Il mattino successivo sono uscito di buon’ora per andare a fare la spesa al Marqt il mercato dove di solito faccio provvista di frutta, verdura e formaggi.
Al ritorno, mentre scarico la bici dalle cassette di frutta e verdura, la voce ormai familiare di Rajab.
“Ciao Sergio, serve una mano ?”
“No grazie.” Rispondo e voltandomi, vedo che non è solo, con lui c’è un altro ragazzo più giovane avrà 16 o 17 anni, i due sono molto simili stessa corporatura e stessi tratti misti. Osservo il nuovo arrivato con aria interrogativa e subito Rajab
“Ah si scusa. Questo è mio fratello Mark. In realtà ha anche lui un nome arabo, ma non gli piace e si fa chiamare così.”
Tendo la mano Mark me la stringe.
“Molto piacere Mark.”
Mi risponde lo stesso sorriso aperto del fratello.
Poi entrambi salutano. Li guardo allontanarsi. E Mark voltarsi a guardarmi.
La sera dopo cena ripeto il mio rituale della sigaretta alla finestra.
E come la sera prima Rajab è lì.
Ci salutiamo. Lui è già a torso nudo e non indossa altro che i boxer, questa volta grigi.
Finisco la sigaretta ed ho già il cazzo che mi tira nei calzoncini, stasera però non ho le mutande e l’erezione è ancora più evidente.
Rajab mi fissa e lo vedo che si infila la mano nei boxer ad afferrare il suo cazzo in tiro.
Mi sollevo e faccio scivolare i calzoncini a terra poi li scalcio via, poi mi tolgo anche la maglietta e nudo comincio a segarmi.
Rajab, dopo avermi guardato si sfila i boxer e rimane nudo anche lui. L’uccello rigido e teso, ci guardiamo mentre all’unisono ci masturbiamo.
Passano pochi minuti e riconosco i segni dell’orgasmo ormai vicino. Rajab ansima, si piega in avanti mentre una mano sega l’uccello frenetica, mette l’altra a coppa davanti e subito la riempie di sborra calda. Poi si rialza con gli occhi semi chiusi riprendendosi dall’orgasmo.
Mi guarda con un mezzo sorriso, poi lentamente solleva la mano inclina la testa e si fa scivolare in bocca la sborra che ha raccolto. A questo punto con un grugnito godo anch’io spruzzando la sborra sul pavimento e sul davanzale.
Riprendo fiato, guardo verso Rajab che dopo un sorriso ed un cenno della mano chiude la finestra.
Domenica. Sono stato in giro in bici tutto il giorno approfittando di una delle poche belle giornate che ci sono qui.
Ho finito di sistemare dopo cena e mi preparo per la mia sigaretta…
Ormai spero che il rituale si ripeta. Mi affaccio alla finestra guardo verso quella di Rajab e lui è lì, sembra che mi aspettasse infatti mi fa subito un cenno. All’inizio non capisco, poi intuisco che vuole che spenga la luce, così faccio.
Poi lo vedo allontanarsi e poco dopo tornare e sedersi sul termosifone che sta sotto la sua finestra, come al solito armeggia con il telefonino. Sono un po’ disorientato.
Vedo che parla con qualcuno, ma non riesco a capire cosa dice.
Poi vedo avvicinarsi un ombra e comparire il fratello. Anche lui si siede. I due chiacchierano, credo in arabo.
Rajab dice qualcosa al fratello, poi si sfila la t-shirt restando a torso nudo. Mark ridacchia. Rajab gli tira un calcetto. Mark si schernisce.
Rajab parla di nuovo il fratello risponde, i due si scambiano un paio di battute. Poi Rajab si alza ed afferra il fratello per i fianchi stringendolo da dietro con entrambe le braccia, i due ridono e lottano senza troppa convinzione. Poi Rajab afferra i bordi della maglietta di Mark, e seppur con qualche resistenza, riesce a sfilarla. Ora sono entrambi a torso nudo.
Ora Mark è affacciato alla finestra e osserva il cielo stellato. Mi scosto dalla finestra per non farmi notare.
Rajab si mette dietro al fratello e lo abbraccia da sotto le braccia, appoggiandogli la testa su una spalla.
Mark dice qualcosa. Il fratello ridacchia.
Poi vedo le mani di Rajab carezzare piano l’addome e il torace di Mark. Le osservo salire fino ai capezzoli ed iniziare un lento massaggio in punta di dita. Mark parla di nuovo questa volta è solo un sussurro.
Rajab, sorride, solleva il volto e da un bacio al fratello sulla guancia, poi un altro, poi si avvicina all’orecchio e credo che cominci a leccarlo perché Mark ha un brivido e incassa la testa nelle spalle.
Osservando più in basso l’erezione di Mark è ben delineata nella tuta che indossa.
Rajab, fa scorrere le mani sulla pancia nuda del fratello, fino ad arrivare all’elastico dei pantaloni. Scorre da destra a sinistra, poi infila le dita e scende piano.
Credo che i due fratelli non siano affatto nuovi a questi giochetti…
Ora Rajab ha la mano infilata nei pantaloni, ed immagino anche nelle mutande del fratello, il movimento che si intuisce non lascia molti dubbi su cosa stia facendo.
Ora abbassa anche l’altra mano, la infila anch’essa nei pantaloni ed inizia ad abbassarli, insieme alle mutande. Lentamente vedo apparire una peluria rada, poi la base del cazzo ed infine lo vedo saltare fuori in tutto il suo splendore, quasi uguale a quello del fratello maggiore, anche lui circonciso, la cappella già umida.
Ovviamente anch’io ho liberato il mio cazzone e mi sto smanettando godendomi lo spettacolo.
Mi sporgo per osservare meglio e incrocio lo sguardo con Rajab che mi fa l’occhiolino.
La mano di Rajab impugna saldamente il cazzo duro del fratello ed ha iniziato un lento su e giù. Nel frattempo ha anche ricominciato a leccare orecchie e collo di Mark, che ha gli occhi chiusi e la testa appoggiata alla spalla del fratello.
Rajab solleva un braccio afferra il mento del fratello, lo fa voltare e i due cominciano a baciarsi. Vedo le lingue turbinare tra le labbra carnose. Ah, come mi unirei ai due!!
Vedo Rajab armeggiare dietro il fratello. Capisco che si è calato a sua volta pantaloni e boxer.
La mano di Mark scivola dietro, immagino a ghermire il cazzone del fratello.
Io me lo sto menando come un pazzo.
Rajab continua a segare l’uccello del fratello, poi gli sussurra qualcosa all’orecchio. Mark scuote la testa.
Rajab lo fa piegare sul davanzale poi lo vedo abbassarsi.
Mark è appoggiato con la braccia al basso davanzale con al testa penzoloni, lo sento ansimare e sospirare.
Sento Mark bisbigliare dei No, No, ma non sembra molto convinto.
Rajab si stacca e risale lungo la schiena del fratello che solleva la testa percorso da un brivido. Poi si risolleva tenendo una mano sulla schiena di Mark lo vedo sputarsi nell’altra e lubrificarsi il cazzo tesissimo. Poi abbassarsi leggermente ed iniziare a spingere. Mark ha un sussulto. Una smorfia disegnata sul bel viso. Poi un ansito. Anche Rajab emette un gemito. Poi si afferra il fratello sollevandolo per il torace e di nuovo lo volta per baciarlo. Mark si aggrappa con le mani al davanzale mentre il fratello lo limona e lo incula.
Ragazzi lo spettacolo è fantastico, ho il cazzo che sbrodola e mi fa male da quanto lo sto segando! Ho già dovuto fermarmi due volte per non sborrare troppo presto.
I due sono ormai presi dal loro amplesso. Mark è di nuovo piegato e geme ad ogni colpo, mentre Rajab ha afferrato il fratello per i fianchi e lo stantuffa con colpi veloci e profondi che lo fanno sobbalzare.
Rajab, fa sollevare il fratello e mente con un braccio lo sorregge, con l’altro è sceso ad afferrargli il cazzo che cola presborra a litri. Mentre continua a sbattergli il cazzo in culo gli ha afferrato l’uccello e lo sega allo stesso ritmo. Ora Mark continua una litania di Si, Si, Si. Poi un mugolio prolungato ed eccolo spruzzare fiotti si sborra fuori dalla finestra. Poi si appoggia al fratello che nel frattempo ha aumentato il ritmo dell’inculata, stringe a se il fratello, mentre gli mena dentro il cazzo in culo sempre più velocemente, un ultima serie di colpi, si irrigidisce con tutto il cazzo ben dentro il culo del fratello e con il solito verso gutturale che ormai ho imparato a conoscere capisco che lo sta riempiendo di sborra.
Ed è a questo punto che anch’io erutto con grande goduria, sparando sborra sul vetro e sul pavimento.
I due ragazzi sono appoggiati uno all’altro ansanti. I loro volti sono il ritratto della soddisfazione.
Dopo poco Mark si stacca e si allontana.
Rajab si affaccia e guarda verso la mia finestra. Mi affaccio anch’io.
“Ti è piaciuto lo spettacolo?”
“Moltissimo!” Rispondo.
“Magari avresti anche voluto partecipare.”
“Ci puoi scommettere!”
“Chissà. Magari..”
Mi lancia il suo sorriso sornione e chiude la finestra.
Spero di potervi raccontare altro e di meglio. Lo spero più per me che per voi a dire il vero!
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