Violagode, capitolo 6: lÂ’astinenza

“”
“Sì, lo voglio!!!” Rispondo, abbondando coi punti esclamativi…”

Il rientro a Milano è noioso. Molto noioso. Sono in ufficio a
far finta di lavorare, ma la mia testa è ancora in riviera romagnola, il ricordo vivido di quel folle weekend non mi lascia pensare ad altro.
“Viola?”
Ripenso a quell’orgasmo con il cuneo che mi dilata l’ano al suo limite, a quel bel cazzo grosso e lungo come mai ne ho visti.
“Viola?”
Penso ai video girati, non vedo l’ora che i miei padroni pubblichino anche l’esperienza da cameriera e da cagna.
“Viola!”
Una voce mi risveglia, quasi per miracolo non rispondo con “sì, padrone” che sarebbe piuttosto difficile da giustificare come lapsus: è infatti un mio collega che mi sta chiamando.
“Scusami, ero sovrappensiero…”
“Ti stiamo aspettando di là in sala riunioni, sei in ritardo.”
“Sì, sì, arrivo, scusa.”
La mia giornata in ufficio sarà eterna…

Arrivata a casa, finalmente vuota senza i ragazzi, mi butto sul divano e posso finalmente tornare a pensare a quanto sia eccitante essere Anal Queen, sentirsi usata, umiliata, svuotata della propria volontà e riempita di lussuria. Ho goduto tantissimo a camminare dentro e fuori la linea che divide il dolore dal piacere nel complesso gioco del sadomaso. Ho goduto tantissimo a liberarmi delle inibizioni, affidarmi e compagni di gioco capaci ed esperti, che mi hanno portato fino ai miei limiti e lì mi hanno dolcemente spinto un passo oltre, in territori inesplorati, in un mare di ondate di piacere che ho cavalcato così bene…
La mia mano slaccia il bottone dei pantaloni del mio tailleur, mi tocco gentilmente attraverso le mutandine, faccio scivolare prima il medio e poi l’indice e poi le altre dita sotto le mutande, sul mio sesso che è caldo e umido. Con l’altra mano mi accarezzo il seno, slaccio la camicetta, mi stringo un seno, faccio scendere il reggiseno e mentre il dito medio birichino si infila fra le mie grandi labbra stringo con l’altra mano il capezzolo. “Ah!” sento l’eco del mio mugolio di piacere. Stringo il capezzolo sempre più forte mentre con due dita mi massaggio il clitoride.
Sono così calda…

Mi alzo, non mi rassetto neanche, vado in camera da letto e mi spoglio, prendo il dildo, mi sdraio sul letto e dolcemente lo infilo nella mia fighetta calda, umida e aperta. Mi scopo piano, mentre torno a stuzzicarmi i capezzoli.
Estraggo il dildo e lo lecco, lo succhio suggendo i miei umori dolci e salati. Lo bagno di saliva e lo riappoggio fra le gambe, questa volta sul buco del culo. Spingo piano. Sento un po’ di dolore quando entra la punta, lo estraggo e lo riempio di saliva. Lo riappoggio al buchetto che cede, accogliendo il dildo e donandomi una sensazione di pienezza. Lo muovo piano, ma non è abbastanza lubrificato. Lo estraggo e me lo rinfilo in bocca, questa volta arrivando alla gola, me la scopo con dolcezza tossendo e bagnando di copiosa saliva il mio strumento di piacere. Quando me lo rimetto nel culo entra con dolcezza, la saliva fa il suo lavoro e comincio a provare quel sottile piacere della sodomizzazione. Dopo qualche minuto di masturbazione il mio culo è aperto e palpitante. Il dildo entra ed esce. Ma è piccolo. Troppo piccolo.
Senza raggiungere l’orgasmo mi alzo e vado in bagno.
Lavo il dildo nel lavandino, guardandomi allo specchio.
Sono nuda.
Sono bella.
Lecco il dildo concedendo a me stessa uno sguardo da troia, da puttanella rottainculo.
Ho il desiderio negli occhi.
Guardo la troia allo specchio.
Ha occhi magnetici.
Labbra accoglienti
Un sorriso da furbetta.
Due belle tette grosse, due capezzoli turgidi.

Torno in camera e mi rivesto, semplice jeans e maglietta, scarpe da ginnastica ed esco di casa.
Raggiungo il sexy shop che dista solo due o tre isolati. E’ una giornata molto calda, sarà una sera calda.
Entro, al banco il proprietario mi guarda con un’espressione curiosamente a metà fra l’assente e l’insistente, per il resto il negozio è vuoto. Io mi dirigo nella sezione dedicata ai falli.
Mi sento intimamente eccitata a guardare tutti quei bellissimi oggetti: dimensioni, forme, colori, un tripudio di oggetti del piacere che vorrei infilarmi nel culo.
Arrivo alla sezione dei falli gradi e giganti. Eccolo, quasi un’illuminazione: è nero come il mio giochetto attuale, forma realistica, ma ha una lunghezza di almeno 30cm e un diametro che sarà almeno 5. Il mio ano freme mentre lo guardo.
“Scusi?” Faccio al proprietario, che si alza dalla cassa e trotterella verso di me. È un uomo decisamente brutto.
“Posso aiutarla?”
“Vorrei quello.” Faccio io indicando il grosso cazzo nero.
Lui mi guarda insistentemente. “È un oggetto molto bello, ma bisogna essere allenati per goderselo.”
“Ho il culo ben allenato…” Rispondo io. Ma cosa dico? Usciamo presto da qui.

Corro letteralmente a casa col sacchetto, appena arrivo mi rivesto da troia, scarto il bellissimo regalo che mi sono fatto e lo massaggio col lubrificante, lo ungo tutto per bene prima di appoggiarlo sulla sedia.
Eccomi di nuovo allo specchio, con un bel fallo gigante appoggiato all’ano. Scendo dolcemente, la punta spinge sul muscolo dell’ano, che lentamente cede. Mi strizzo i capezzoli per eccitarmi di più, respiro profondamente per rilassarmi. Chiudo gli occhi e penso a quel cuneo che mi ha devastato il culo nel weekend, a quell’orgasmo che mi ha devastato l’anima.
Oh!… Eccolo dentro. Scivola piano, sento le mie viscere allargarsi per far posto a quell’oggetto così grande e grosso.
Oh sì… oh… cazzo sììììì…
Faccio lentamente su e giù mentre il cazzo di gomma mi sta facendo godere. Sei splendida Viola, mi dico allo specchio lanciandomi un bacio.

Godo ancora qualche minuto, poi mi rialzo. Guardo il fallo gigante e mi massaggio con due dita il cullo. Ancora, ne voglio ancora!
Prendo il telefono però questa volta.
Mi risiedo a gambe aperte, il cazzone rientra nell’ano con grande piacere, comincio a cavalcarlo con sempre più foga, quasi all’orgasmo.
Con la piccola parte ancora lucida del mio cervello invaso dal piacere prendo il telefono e comincio a girare un video, proprio prima di raggiungere un profondo orgasmo che mi fa tremare le gambe, oscenamente aperte.
Ho il fiato grosso, il cazzo piantato in profondità dentro di me. Lentamente lo sfilo e mi sdraio stanca ma felicissima sul letto.

Riguardo il video una, due, tre volte. Quanto sono troia.
Lo invio al mio padrone, con la didascalia “Ho ancora voglia di cazzi grossi nel culo.”
Rimango sdraiata in attesa di una risposta.
Uno, due minuti.
Mi masturbo un po’.
Perché non risponde.
Mi masturbo ancora.
Riguardo il telefono. Sono passati venti minuti e non ha neanche letto il messaggio.
Ma cosa sto facendo? Mi alzo, mi spoglio e vado in bagno per una bella doccia, è tardi e devo andare a letto.

Sono sotto le coperte quando sento il ding del telefono. È lui!
“Vuoi provare qualcosa di grosso? Ho in mente un bel gioco per te.”
“Sì, lo voglio!!!” Rispondo, abbondando coi punti esclamativi.
“Quando sei libera?”
“Sabato mattina devo tornare a Cervia a riprendere i ragazzi, venerdì sera?”
Rimango in attesa di una risposta. Ma perché ci mette così tanto? Avrei voglia di riprendere il dildo e rimettermelo in culo. Ma lasciamo perdere che è meglio.
“Se vuoi venerdì sera ti posso far conoscere una persona speciale, in un locale fra Bologna e Ferrara.”
“Potrebbe andarmi bene. Cosa proponi?”
“Lo scoprirai. Tu fatti trovare pronta in zona venerdì per l’ora di cena.”
“Ok.” Aggiungo l’icona del bacio.
L’astinenza finirà venerdì!
Non resisto, prima di dormire mi devasto ancora il culo prima col cazzo piccolo e poi con il mio nuovo giocattolone. Mi addormento così, circondata dai cazzi nel letto.

E’ venerdì sera, finalmente. Sto aspettando il mio padrone subito fuori da un ristorante di periferia, proprio nel mezzo delle campagne fra Bologna e Ferrara. Mi sono vestita non troppo sexy, come mi ha chiesto: sandali con tacco, gonna quasi al ginocchio, camicetta leggera rigorosamente senza reggiseno. Ho i capelli appena rifatti e sono stata dall’estetista per depilarmi completamente. Mi sento una gran figa.
Ecco la macchina! Parcheggia e scende, ma… con lui c’è un’altra donna?

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BDSM

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