“Avverti un impennata di imbarazzo, cos chiesi cosa avrei dovuto fare per lui e lui mlto serenamente, come se avesse quella risposta già preparata, disse che…”
Come ogni estate, appena mi si presentava l’occasione, mi dedicavo a lavori
di giardinaggio. Vuoi per sollevare le mie precarie condizioni finanziarie vuoi per un gusto così ricercato delle manualità, di una attività svolta in maniera fisica, muscoli e cervello.
I miei clienti erano i soliti amici, conoscenti, gente che aveva avuto la fortuna di svegliarsi al mattino e respirare l’aria unica di un giardino. La mia cerchia di datori di lavoro si era allargata grazie alla pubblicità che sia il mio lavoro e sia il mio cache avevano prodotto. Non era una passeggiata ma tutto quel tagliare rami, tosare l’erba e rendere grazioso quel piccolo mondo di vegetazione mi rendeva sereno, quel lavoro si stava trasformando in un hobby.
Era venerdì sera quando il mio cellulare mi pose la visione di un numero non memorizzato, rispondendo udii la voce stanca di un signore, che presentandosi come l’Avv. Tal dei Tali mi chiedeva se ero disponibile per una sistemata al suo piccolo giardino. Non avendo impegni e non aspettando altro che il poter guadagnare qualcosa elargii con discrezione la mia disponibiità, fissando per la mattina seguente il nostro incontro.
L’Avvocato viveva in una zona residenziale molto nota, non per tutti certamente, un complesso di ville poco distanti dal mare immerse con cura nella selvaggia macchia mediterranea. Giunto davanti ad un piccolo cancello truccato di ruggine chiamai il mio nuovo cliente al telefono che rispose con tono vivace. Poco dopo lo vidi arrivare, lento e stanco, di certo aveva superato la settantina, con lo sguardo celato da un paio di RayBan, ci presentammo stringendoci la mano. Mi fece entrare, la villetta era piccola ma graziosa a misura di poche persone e il giardino che mi si presentava aveva bisogno in una bella ripulita. Non perdendo tempo mi misi di buona lena a lavorare mentre il mio datore di lavoro leggeva i suoi quotidiani poco distante da me, girandosi ogni tanto e elogiando gli interventi che via via andavo eseguendo sulla sua vegetazione.
Era stata una passeggiata, il mio lavoro volgeva al termine, guardai l’orologio erano quasi le tredici quando vidi il giungere di una vettura davanti all’ingresso. Ne vidi scendere una donna, bionda, aveva sicuramente superato il secolo, ma con le curve e l’abbronzature davvero invitanti. Entrò aprendo il cancello e si diresse all’interno ignorando la mia presenza. Qualche minuto dopo sorpresi l’Avv, e l’avvenete signora dietro di me, che mi fu presentata come la moglie dell’Avv.
Era bella e di certo in gioventù lo era stata tanto, un seno incredibile e due labbra che suggerivano indicibili fantasie, gli anni erano ben mascerati da un vestitino leggero ed aderente ma il tono delle pelle in alcuni punti tradiva quell’abile miraggio. Pensavo che si erano sposati che lui era già avanti con l’età e che magari lei era stata la sua segretaria o chissà cosa e quell’uomo aveva rappresentato la sua scalata sociale. Solo congetture, dovevo sbrigarmi ed incassare la mia giornata.
Si erano fatte le 15, avevo appena terminato, messa l’attrezzatura in auto e dato un’occhiata per controllare che non avessi dimenticato nulla. Chiamai l’Avv. dal giardino il quale mi invitava ad entrare. La casa avevo un salone d’ingresso ben arredato, luminoso, un tavolo ovale di vetro al centro circondatoda tre grandi divani. L’avv. era seduto su uno di essi e sua moglie accanto a lui, mi avvicinai dicendo che avevo terminato e che stavo andando via. L’avv. mi indicò una busta bianca sul tavolo, avevamo già concordato l’onorario del mio lavoro quindi mi avvicinai al tavolo e notai che sul tavolo c’erano due buste. Mi venne spontaneo chiedere quale delle due appartenesse a me, e li l’avv. si alzo mi venne incontro e mi disse con l’ombra di un sorriso che potevo prenderle entrambe se solo avessi esaudito un suo desiderio. Avverti un impennata di imbarazzo, cos chiesi cosa avrei dovuto fare per lui e lui mlto serenamente, come se avesse quella risposta già preparata, disse che avrei dovuto far godere la sua signora. Gran bello scherzo esordii, per nulla rispose. Mi consiglio di darmi una rinfrescata indicandomi il loro bagno e poi li avrei raggiunti in salotto. La signora era immobile, silenziosa, con lo sguardo verso di me. La verità e che avrei voluto scoparmela dal primo momento che l’avevo vista e che quello che stava accadendo non mi sembrava vero.
Entrai in bagno, feci una doccia e sentii il mio cazzo diventare già duro e grosso, ne uscii con un asciugamano legato ai fianchi, la signora era in lingerie sul divano e l’avv seduto difronte a lei. Mi avvicinai con il cuore in gola a lei e rimasi in piedi davanti a lei, mi tirò giù lasciugamano e complimentandosi con me ma non ricordo per cosa fece scivolare il mio cazzo nella sua bocca. Sentivo la sua lingua come una ventosa banata che estraeva ogni desiderio dal mio essere, le accarezzai la testa e le mie palle vennero massaggiate con delicatezza, il suo non era un pompino era un massaggio orale al mio cazzo.
L’avv. restava immobile, con un ghigno sulle labbra e con la mano destra sulla zona della zip dei suoi pantaloni.
Stacco la bocca dal mio cazzo, mi fece sedere sul divano e mostrandomi un culo ancora bellissimo si sfilò il perizoma e si mise su di me, afferrando il mio membro e dopo averlo sfregato un po sulla sua fica depilata lo posizionò appena dentro per cominciare a sbatterlo completamente in fica. Ero stordito, eccitato e confuso non era un film era vita vera, le afferai i fianchi e comincia a farle sentire tutto il mio cazzo sempre più forte, arrivarono i suoi gemiti, mi sussurava di scoparla sempre di più, sentivo il mio cazzo bagnato che apriva quel canale caldo di quella porca. Il mio seme si fece sentire in arrivo la scostai le misi il cazzo all’altezza del viso e vidi i fiottoli candidi della mia sborra imbiancarle il viso. Mi diede un bacio sulla cappella concedendomi un sorriso, poi si alzo e scomparve alla mia vista uscendo dalla stanza.
Con il cazzo ancora duro mi rivestii, anche l’avv era uscito ma in giardino. Con un residuo di imbarazzo presi le due buste sul tavolo poi uscendo guardando quell’uomo che respirava l’aria stanca di quel pomeriggio d’estate mi avvicinai, lo salutai porgendogli la mano e confessandogli che non potevo accettare l’altra busta. Ero li per il suo giardino, ero li per un servizio e che aveva una moglie stupenda e quel che era successo era qualcosa che in quell’istante non trovava modo di essere definito ma per me era stato favoloso.
Gli strinsi la mano, con tenerezza e gratitudine, lui sorrise sereno.
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