Vado a fare shopping a cercare qualcosa di bello da comprare. Con uno spirito particolare. L’ho fatto, una prima volta, girando per negozi senza meta precisa, Sono entrata in un posto che conoscevo, nel senso che ci ero già stata. Ha diverse cose belle, ma non è molto frequentato. C’era solo una commessa e forse anche qualcosa in più di una commessa, non saprei, mi pare di aver capito che potrebbe anche essere la proprietaria o quasi. Comunque si comportava come una persona che era molto legata al negozio, non come una stipendiata occasionale. Una bella donna, non troppo appariscente ma molto curata. Mi piaceva guardare i vestiti con lei che di tanto in tanto mi consigliava, mi aiutava a cercare qualcosa da provare. Mi ha fatto prendere diverse cose da provare; un vestito, una maglia, un paio di pantaloni. Sono entrata nel camerino e ho indossato il vestito, lei da dietro mi ha chiesto come andava. A volte mi disturba l’invadenza di alcune commesse, stavolta no, mi piaceva. Mi piaceva provarmi le cose e dirle come andavano, aprire la tenda e farle vedere come mi stavano, andare davanti allo specchio più grande con lei. Mi dava consigli e mi diceva cose molto belle, su come mi stava il vestito, sulla mia linea, sul mio corpo, su come valorizzarlo. Mi riempiva di lodi, forse solo per farmi comprare, ma non mi interessava se aveva un secondo fine. Era bello sentirlo. Era anche eccitante sentirsi guardata da lei. Mi diceva che avrei dovuto provare una taglia più piccola del vestito, perché avrebbe messo in risalto il mio corpo. Mi sono lasciata consigliare, le ho permesso di prendere la taglia più piccola. L’ho presa, sono entrata nel camerino e l’ho indossata e sono uscita per guardarmi allo specchio. Non c’era nessuno, era possibile uscire tranquillamente, c’era soltanto lei. E io che aspettavo di sapere cosa ne pensasse. Mi diceva che era molto meglio, lo spostava appena sulle spalle, per metterlo bene. Mi guardava nello specchio e io mi eccitavo. E volevo che lo facesse ancora. Le ho chiesto di consigliarmi anche altro, che avrei voluto qualcosa da mettere di leggero. Mi ha detto che andava a prendere qualcos’altro e che se toglievo quello che avevo indossato me lo avrebbe messo da parte, se poi decidevo di prenderlo. Sono rientrata, lo ho levato e glielo ho passato dalla tenda del camerino. Rimanendo in mutandine e reggiseno ad aspettare il vestito che mi avrebbe portato. Quando è tornata ha chiesto se poteva aprire per passarmelo, ho detto di sì e lo ha fatto. Me lo ha dato, era molto bello a vedersi, molto colorato, fresco, estivo.
E io ero in intimo davanti a lei, era sempre più eccitante essere lì. Sorrideva, mi diceva di indossarlo, che mi sarebbe stato benissimo. L’ho messo, aveva le bretelline sulle spalle. Era bello, bellissimo e lei continuava a lodarmi. Poi, mentre mi parlava di come portarlo, di quali scarpe avrei dovuto mettere, mi ha detto che con quelle bretelline non andava il reggiseno, forse poteva starci bene uno a fascia, ma così non andava bene, le spalle dovevano essere scoperte. Mi dava del lei. Questo mi piaceva ancora di più, perché era molto intima nelle cose che diceva, ma mi dava del lei. Era ancora più eccitante per me. E penso che lo fosse anche per lei.
Sono rientrata nel camerino, senza chiudere, lei era lì davanti, mi sono girata di schiena e ho abbassato le spalline e le ho chiesto di darmi una mano a provare a metterlo senza reggiseno, per vedere come stava. Le ho chiesto di slacciarlo se non la disturbava. Lo ha slacciato, io ero di schiena e sentivo i brividi percorrermi la schiena. Ho sfilato il reggiseno e ho rimesso su le bretelline e sono uscita per andare allo specchio fuori, grande.
Era vero che stava meglio senza reggiseno, stavo meglio anche io. Avevo i capezzoli eccitati. Mi ha detto che era un’altra cosa, così, che era perfetto, che non tutte le donne possono permetterselo ma chi può lo dovrebbe portare così quel vestito. Non ho pensato che fosse vero che me lo potevo permettere, ma non mi interessava, era bellissimo sentirselo dire e sentire il suo sguardo su di me, in quel momento, con quel vestito.
Mi ha detto che avrei fatto molte conquiste, che sarebbe piaciuto molto a mio marito e non solo. Le ho detto che lo avrei preso, allora, è sempre un piacere sentire apprezzamento. Sono rientrata per levarlo e le ho detto che avrei provato anche la maglia che avevo preso prima. Ma questa volta non ho proprio chiuso la tenda del camerino. Ormai era una situazione diversa, mi sentivo libera di farlo, mi sentivo libera di farmi guardare, di provare quella sensazione su tutto il corpo. E infatti lei non si è allontanata, è rimasta lì e non si è girata. Ho tolto il vestito e sono rimasta solo con le mutandine, con il seno nudo, come se fosse naturale. Mi ha detto che ero molto bella. Mi ha eccitata. ancora di più. Ho preso la maglia e l’ho indossata così. Mi stava benissimo, secondo lei. Stavo benissimo io.
Un rumore sul fondo del negozio ha interrotto il momento, annunciando l’arrivo di una cliente. Ho aspettato un po’, provando ancora qualcosa, lei veniva ma seguiva anche l’altra cliente. Mi sono rivestita e sono andata a pagare, ho comprato il vestito da portare senza reggiseno.
Mi ha ringraziata, sorridendo e mi ha detto che mi stava benissimo, molto molto bene, Aggiungendo che mi avrebbe aspettata volentieri per provare altro, quando ne avessi avuto voglia: aveva tante altre cose da farmi provare.
Sono uscita con ancora tutta l’eccitazione di quei momenti. Ci ho pensato per tutto il tragitto verso casa. Ci ho pensato a casa, da sola, sul letto. Nuda, finalmente, toccando tutto il mio corpo per godere di quel momento.
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