Una moglie per bene nellÂ’abisso della completa sottomissione (17)

“Ma le umiliazioni non erano ancora finite, camminando tra il pubblico ci ritrovammo di nuovo vicino a quella gabbia che mi aveva tenuta prigioniera prima…”

RODOLFO
Mi girai a guardarla, il volto immerso sul sesso di Jamaal.
“Lo senti tutto dentro di te?” le chiese.
Mia fece un solo movimento con la testa per farsi capire. Jamaal scivolò con le mani sul culo di Mia per rendersi conto se dicesse il vero. Sorrise continuando a lasciarsi succhiare.
“Sei proprio una gran troia”.
Pensai, sbagliandomi che quelli sarebbero stati gli ultimi minuti in cui vedevo mia moglie offerta ad un altro.
Jamaal si ritirò dalla bocca di Mia senza eiaculare, restò un attimo con il suo membro esposto e poi prese ad urinarle addosso.
“Ora vediamo fin dove sai arrivare – le disse mentre le urinava ancora sul viso e sui capelli – se vincerò l’asta diventerai una delle mie puttane e potrei anche chiedere a Cosimo di lasciarti definitivamente nelle mie mani”.
Mi si gelò il sangue.
“Vuoi andare fino in fondo?” fu la sua nuova domanda.
Mia sollevò la testa mi fissò. Non parlò annuì semplicemente.
“Allora è deciso” e sparò un offerta di molto più alta della mia, impossibile da raggiungere.
Mia mi guardò interdetta. La paura comparve sul suo viso.
“Con una cifra così nessuno potrà superarti” concluse Gaston.
Una sorta di delusione tra il pubblico. Mia fu lasciata così com’era, quasi un mobile da esposizione nella stanza.
Gastone chiuse l’asta aggiungendo in modo che tutti lo sentissero “Proprio il padrone che ci vuole per la nostra prof e credo che Cosimo non avrà niente in contrario a lasciartela tutto il tempo che vuoi….”. Ero sconvolto, Mia era stata acquistata da Jamaal e senza condizioni.
Cosimo si fermò vicino a me “Ha ragione Gaston lascerò che Jamaal completi la trasformazione di tua moglie. Deciderà lui quando riconsegnarmela. Ora è solo una sua cosa, una delle tante puttane che battono per lui”.

Quella che sembrava una sceneggiata consenziente per Mia ed aveva procurato ad entrambi una morbosa eccitazione, ora si stava trasformando in una tragedia sapendo che sarebbe diventata realmente una puttana nelle mani di un pappone della città.

Cosimo passò il contratto di Mia a Jamaal mentre lui gli passò una busta, evidentemente con la cifra concordata.
“Va bene adesso sei completamente nelle mie mani, e farai tutto quello che ti chiederò.” Le disse.
“Sono la vostra schiava.” La risposta fu solo mormorata ma ben capibile per il silenzio che si era fatto.
“Se non ho capito male sei una seria professoressa con un lavoro serio e se tuo un marito per gioco ti ha lasciata fare la puttana, ma or la tua vita cambierà completamente. Volevi fare l puttana per gioco ora imparerai cosa si prova ad esserlo veramente.”
“Farò quello che mi chiederete.” la sentii rispondere come intimorita.
“Tanto per cominciare resterai con me senza tuo marito, sei fatta per essere usata, per aprire le gambe e offrire il culo e svuotare i coglioni, non sei come tutte le mie puttane, a te piace essere umiliata e sottoposta alle più laide perversioni ed è quello che vuoi.”
Mia taceva.
Gaston e Cosimo l’aiutarono a scendere dalla statua. Lanciò un piccolo lamento quando la verga di legno uscì dalle sue viscere. La fecero inginocchiare di nuovo davanti a loro obbligandola a flettersi sul pavimento così da lasciarsi ispezionare da Jamaal. Il suo orifizio anale era ancora dilatato e lei si lasciava ancora una volta esibire in uno spettacolo osceno.
Cosimo le tolse le manette e le chiese di accarezzarsi il suo ano per rendersi conto di come l’avessero dilatato. Anche a quella richiesta umiliante Mia non si oppose e restando sempre inginocchiata in posizione di preghiera musulmana si accarezzò cogliendo quanto fosse stata violata.
Come se tutto fosse già stato stabilito fin dall’inizio, Jamaal tolse da tasca un plug che nella parte libera era di fatto una coda di pelliccia. Il diametro del bulbo opposto era però pari almeno a quello del sesso del satiro. Senza nessun riguardo, Jamaal si abbassò ed infilò il plug nel buchetto di Mia. Il suo urlo mi fece rabbrividire. Jamaal la prese per il guinzaglio la trascinò tra la folla e lei lo seguì docilmente.
Mia mi passò vicino. Io non parlai. Che squallore e che tristezza, senza reagire guardavo mia moglie ormai diventata schiava di quello sconosciuto. Eppure sapere che avrebbe dovuto accettare ogni richiesta anche la più umiliante e più oscena se da una parte mi sconvolgeva, dall’altra rendeva il tutto perverso ed ancor più eccitante. Era sudicia, volgare sempre più degradata, umiliata, una succhiacazzi senza più ritegno. Lui la condusse vicino alla gabbia dove era rinchiuso un cane di grossa taglia che ne occupava gran parte.

MIA
Dunque Jamaal aveva vinto, non era quello che volevo, avrei forse preferito che vincesse Cosimo, anche se ebbi l’impressione (ma era solo un’impressione?) che comunque il mio vero padrone era appunto Cosimo e chiunque altro lo sarebbe stato per un tempo determinato, per qualche giorno o al massimo per qualche settimana.
Ero ancora impalata ormai da diversi minuti su quel fallo di legno quando mi vennero a prendere.
Gaston mi disse di alzarmi ed io tentai di farlo, ma le mani ammanettate dietro la schiena mi impedivano di trovare un appoggio, per cui, mentre mi sollevavo un poco immediatamente dopo ricadevo su quell’asta provando anche delle fitte dolorose. Per fortuna Gaston venne in mio aiuto tirandomi su per le ascelle, in modo da potermi sollevare piano, lentamente, un po’ per la posizione e l’impossibilità di usare le mie braccia, e un po’ come se volessi ancora sentire dentro di me quel fallo così duro e lungo, oltre che largo.
Cosimo slacciò il guinzaglio dal gancio che mi faceva stare in una posizione scomoda ma che era servita a far svuotare altri membri nella mia bocca. Poi, con cautela, forse anche presi da un momento di magnanimità nei miei confronti, mi sfilarono dal palo su cui ero seduta dandomi un sollievo momentaneo.
Ma fu solo un attimo, il mio nuovo padrone mi obbligò a mostrare al pubblico la dilatazione del mio ano, quindi fui costretta a girarmi di spalle alla platea e, chinandomi in avanti, aprire le natiche per mostrare lo stato del mio culetto.
Ma questo ancora non era sufficiente, Jamaal mi costrinse anche a sincerarmi io stessa di come fossi dilatata ordinandomi di toccarmi con una, due e alla fine allargandomi lo sfintere con le due mani insieme, inserendo nell’ano due dita per mano e quindi dilatando lo sfintere. Lo feci, quasi piangendo dalla vergogna, ma anche quasi godendo nel mostrarmi in una maniera così oscena.
Pensai di essere arrivata al culmine della depravazione e dell’umiliazione quando Jamaal si mise davanti al mio viso e mi fece vedere un grosso plug che terminava in una coda di pelliccia di un qualche animale, forse una volpe. Il diametro del plug era più o meno come quello del sesso del satiro. Lo guardai ancora con paura capendo bene lo scopo di quell’oggetto, già mi era capitato di tenerne uno dentro uno o due giorni prima, ormai il tempo non lo seguivo più, ma questo era decisamente più grosso.
Senza parlare, ma con un sorriso beffardo mi girò intorno e mi si posizionò di fianco, poi si abbassò e mi infilò di colpo il plug nel mio buchetto che stava piano piano iniziando a richiudersi. Il colpo fu tale che per poco non persi l’equilibrio e il dolore di quella improvvisa, anche se prevista, intrusione mi fece urlare con tutto il fiato che avevo.
Respiravo a fatica, quell’oggetto infilato nel mio ano mi dava molto fastidio oltre che mi faceva sentire più dilatata che mai.
Jamaal non ebbe nessun riguardo e, fiero del suo nuovo acquisto, del suo nuovo oggetto, prese il guinzaglio e mi trascinò tra la folla mostrandomi con fierezza a tutti.
Ad ogni passo il plug si muoveva dentro di me dandomi strane sensazioni, quasi come se il fastidio, pur rimanendo intatto, volesse trasformarsi in piacere. Lo seguii docilmente tra gli applausi del pubblico che mi guardavano come una cagnolina al guinzaglio, con tanto di coda che pendeva dalle mie natiche.
Nuda, al guinzaglio e con il plug nel sedere mi facevano sentire più umiliata che mai e questa umiliazione, stranamente, mi procurava altrettanto piacere vincendo addirittura la vergogna che comunque provavo in quei momenti.
Ma le umiliazioni non erano ancora finite, camminando tra il pubblico ci ritrovammo di nuovo vicino a quella gabbia che mi aveva tenuta prigioniera prima dell’esibizione. Il cane era ancora lì e, come prima, si sollevò scodinzolando ed emettendo guaiti di gioia, come se mi conoscesse e mi volesse accogliere felicemente.
Jamaal mi slacciò il guinzaglio e aprì la gabbia spingendomi verso la grata aperta. Ebbi paura, anche se quel grosso cane sembrava abbastanza docile e buono, era comunque di grossa taglia. Mi fermai piantando i piedi per terra, ma Jamaal fu più forte e mi spinse il capo facendomi chinare e costringendomi ad entrare nella gabbia. Mi accovacciai in un angolo mentre il cane scodinzolando mi annusava e di tanto in tanto mi leccava come se volesse dimostrarmi la sua gioia nello stare con lui in quella gabbia.

RODOLFO
Jamaal dopo aver sganciato il guinzaglio dal collo di Mia l’aveva spinta ad entrare nella gabbia.
Dopo un attimo di riluttanza Mia eseguì l’ordine e la gabbia venne richiusa. La guardai con un nodo alla gola. Nuda sdraiata vicino all’animale, cos’era diventata? Ed ora cosa sarebbe successo?
Il pubblico iniziò a lasciare la stanza.
Jamaal chiese a Gaston di lasciarlo solo con la sua schiava e che poco dopo anche lui se ne sarebbe andato.
“Poi vi dirò come prepararla e direte al marito di riportarmela prima di cena al mio alberghetto.” Lo sentii concludere.
Gaston fece cenno ai pochi che restavano di uscire dalla stanza. I più intraprendenti uscendo scattavano ancora delle foto con Mia che ormai non tentava neppure di nascondersi. Aveva perso il suo pudore nella consapevolezza di quello che stava diventando.
Non potevo lasciare che le cose finissero così ma guardandola stesa sul pagliericcio con il cane che non smetteva di annusarla capii che ormai non avrei avuto modo di trovare una via d’uscita.

“Allora avevi ragione tu fin dall’inizio – Cosimo si soffermò di fronte a me interrogando retoricamente Gaston – La mia vicina di casa così seria e rispettabile non aspettava che un’occasione per cadere tanto in basso.”
Ci avvicinammo alla gabbia, dove Jamaal mi fissò, evidentemente riconoscendomi, “Alla fine ci si rivede, e se pensavi di averle fatto toccare il fondo con Gaston con me sarà anche peggio, e vedrai….”
Tutte e tre sogghignarono.
“guarda troia c’è anche tuo marito – Jamaal prese Mia per i capelli e la costrinse a guardarmi – Sono certo che trova molto eccitante vederti trattata in questo modo e sapere che ti dovrai abbassare a fare cose che fino a qualche giorno fa non avrebbe mai pensato potessi accettare. Non è vero?” le chiese lasciandole i capelli.
Mia a bassa voce e facendomi rabbrividire sbiascicò “si padrone”.
Sentì solo la voce di Jamaal “Visto come apri facilmente le cosce ed il culo immagino tu voglia diventare una delle mie puttane” fu la squallida domanda di Jamaal. Quegli insulti facevano sprofondare Mia sempre più in basso. Mi fissò e si limitò come aveva fatto in precedenza ad un semplice “si ,padrone”.

“ A tua moglie piace essere umiliata e ti ha dimostrato e ripetuto più volte che vuole diventare una puttana ed essere educata come tale , se non fosse così non si troverebbe nuda piena di sperma in rinchiusa in una gabbia come una cagna,vero?”
Mia mi guardò mentre il cane la annusava e senza che Jamaal la incalzasse stringendo le sbarre quasi singhiozzando “mi volevi vedere così adesso non possiamo più tornare indietro sono solo una schiava, ”
Cosimo non perse il modo di accentuare quello stato “EV625 ha ragione ora è lui il suo nuovo padrone e tua moglie non ha più un nome né un’identità è solo la sua schiava. Mi hai offerto tu tua moglie e lei non si è tirata di certo indietro. Pensavi veramente che scherzassi quando dicevo che l’avrei venduta? Ora appartiene a Jamaal e la sua sottomissione sarà totale. Puoi immaginare a cosa la condurrà tutto questo? Dovrà godere sempre di più nell’umiliazione e quando avrà finito di educarla non sarà più solo una schiava sarà solo una delle sue puttane, preparata alle più sottili perversioni.”,
Era quella la squallida verità , nessuno stava scherzando.

“Vedrai che cambiamento avrà fatto la tua mogliettina quando se ne tornerà in Italia” continuò Cosimo .
“L’accordo è un altro – aggiunse Gaston – non spetta te decidere, ormai il suo padrone è Jamaal dopo che l’avrà educata per bene non è detto che te la renda non è detto che la lascerà tornare in Italia e non la faccia trasferire qua”
Restai ancora muto
“già perché potrebbe magari metterla sul mercato – Gaston mi strizzò l’occhio “ capito cosa intendo?”
Scossi il capo.
“Per pareggiare quello che ha pagato per lei potrebbe educarla alla più completa sottomissione per poterla poi rivendere al miglior offerente o mandarla a battere per lui su qualche marciapiede della provincia e magari a Marsiglia”
Era solo un sogno delirante non poteva essere vero. Ora mi sarei svegliato, ero certo che mi sarei svegliato e non avrei chiesto a Mia di indossare quell’abito sexy. Non riuscivo neppure a piangere dalla rabbia e dalla disperazione.

“La tenete con la forza, la state ricattando, è disgustoso, Mia non appartiene a nessuno” Mia era veramente arrivata al punto di non ritorno ed aveva dimostrato la sua disponibilità a continuare, ormai sembrava non saper resistere a qualunque umiliazione, e lo aveva scritto, ma facevo fatica a credere che subire quelle schifezze fosse la sua volontà. Di certo lo faceva per evitare che Cosimo, ritornati in Italia la potesse sputtanare davanti a tutti i nostri conoscenti.
Cosimo divertito riprese a parlare con Mia. “ io in Italia e tu qua nella tua estrema degradazione a prostituire non per gioco ma togliendoti il piacere della trasgressione e trasformarti realmente in una puttana obbligata a vendersi. Nessuno le ha imposto niente ha scelto tutto volontariamente – e abbassandosi accarezzando Mia per i capelli continuò con lei quel discorso “ del resto non vedo cosa ci possa trovare di strano hai già cominciato a fare la puttana fin dalla sera che ti sei fatta scopare da quei neri nell’albergo . Anche se facevi già la puttana ora sarà diverso, ora lo farai di professione su di una strada nelle mani di un vero magnaccia”

Ridendo sguaiatamente unisono con Gaston concluse “hai firmato volontariamente un contratto e ben sapevi cosa ti veniva richiesto. Jamaal farà di te ciò che vuole e alla fine della sua severa educazione sarai pronta per essere messa nuovamente all’asta. Quanto più avrai imparato a sottometterti tanto più aumenterà il tuo valore la prossima volta che Jamaal ti venderà a qualcun altro”.
Lo guardai allibito. Ma cosa stava dicendo non ci potevo credere.
“Ed il bello che tua moglie – concluse Cosimo – sembra completamente compiacente ma si accorgerà quanto umiliante sia passare di mano in mano a padroni sconosciuti sempre più esigenti. Pensa quando torneremo in Italia cosa le potrò chiedere. Continuerà a condurre la sua vita normale di giorno consapevole di essere schiava sottomessa ai piaceri perversi del suo padrone chiunque esso sia.” .
“Ma cosa stai dicendo?” Ormai non ero in grado di fare dei discorsi compiuti, solo domande retoriche e le risposte sempre le stesse.

Jamaal continuava ad osservare Mia stessa su quel pagliericcio con il suo corpo nudo esplorato dalle leccate del cane sempre più indiscrete.
“Noi ce ne andiamo – Gaston si rivolse a Jamaal – tu resta pure quanto vuoi, potrai passare a riprenderla versa sera quando l’avrò preparata secondo le tue richieste”.
Era la dimostrazione che tutto fosse già preparato secondo un loro disegno.
Mia ora non aveva più scelte, era diventata realmente una schiava ed apparteneva ad una persona completamente sconosciuta e quel che era peggio, il suo nuovo padrone possedeva quel contratto su cui lei, di suo pugno, aveva sottoscritto la sua condanna volontaria ad una schiavitù incondizionata.
Insieme ci avviammo verso l’uscita del locale. Stavo abbandonando Mia sola in una gabbia con un cane nelle mani di Jamaal.

Con terrore capii che dopo tutto quello a cui era stata sottoposta ora avrebbe dovuto accettare qualunque sua richiesta per il resto del nostro soggiorno a Parigi. Pensai a quelle volte che si era assentata per qualche giorno per lavoro ed a come fossi geloso pensando che potesse tradirmi con qualche suo collega. Mia moglie non mi aveva mai tradito, ed ora sarebbe stata obbligata a concedersi ad uno sconosciuto a cui Cosimo l’aveva venduta e tremai all’idea che avrebbe potuto essere trasformata realmente in una prostituita.
“Ed ora?” chiesi
“Che vuoi che ti dica, io me ne torno in Italia per una due o tre settimane e la lascerò nelle mani di Jamaal per tutto questo tempo, poi vedremo. Ora ti accompagno al tuo albergo, qui non hai altro da fare, ti passerà a prendere Gaston per riportarti da lei prima di cena.”
“Senti, troviamo una soluzione, è questione di soldi?” gli chiesi
“Stai scherzando come potrei oppormi a Jamaal, tu non lo conosci, sarebbe estremamente pericoloso contraddirlo e poi tua moglie non mi sembra la santarellina che voleva far sembrare è una viziosa le piace essere trattata come una cagna. Pensa tutte le volte che tua moglie mi ha offeso, le volte che mi guardava dall’alto in basso come un povero pezzente. Ora quando Jamaal me la renderà quando tornerò dall’Italia la signora si dovrà adattare alle mie richieste.”
“Non credo che si lascerà spingere chissà dove” dissi con tono sicuro.
“Credi? Abbiamo registrato tutto”
“Cazzo dici, non può essere vero”
“C’è tutto, dalla serata in hotel a quando l’abbiamo esposta nel sexy shop, alla sua esposizione nel glory hole a quando l’abbiamo venduta a Jamaal fino a quando Jamaal l’ha rinchiusa nella gabbia con quel cane. Vedrai sarà un film che andrà a ruba”.
Dovevo essermi bevuto il cervello perché anziché morire di vergogna e gelosia, stavo partecipando a quella degradazione tanto da volerne verificare di persona la sua depravazione di mia moglie che ormai non era più quella signora per bene con cui ero arrivato a Parigi.

“Io devo andare – mi disse Cosimo – dovresti tornartene anche tu e lasciarla qua sola nelle mani di Jamaal per completare la sua educazione. Gaston ti consegnerà il DVD appena sarà pronto mentre tua moglie potrebbe restarsene sola nel suo nuovo mondo.”
Era quello che aveva in mente? Separarci, lontani quasi mille chilometri senza poter far nulla, era così dunque, dovevo lasciarla veramente nelle loro mani a subire ogni tipo di perversione e continuare la sua strada verso il più infimo degrado sessuale
“Quello che hai visto è solo l’inizio. Mi sembra giusto che tu possa apprezzare dal film che razza di troia stia diventando tua moglie. Ma vedrai pure tu che si adatterà molto bene al suo ruolo. Comunque tanto per essere più convincente, come avrai capito per ora il film lo faremo girare solo per una clientela selezionata e nei paesi dell’est. Se fai casino il film lo facciamo girare anche nella nostra città”.
”Mi stai ricattando?”
“E perché dovrei, la volevi o no un po’ puttana, eccoti servito e goditela fino in fondo nel suo nuovo ruolo”
Un taxi si fermò davanti a noi, Gaston mi ordinò di salirvi e indicò l’indirizzo del mio hotel. Il commesso del locale che aveva goduto anche lui dei servizi di Mia fermò ci fermò e consegnò a Gaston un plico. Gaston annui e mi chiese il favore di consegnarlo al direttore del mio hotel.
Cercai delle parole che non vennero e rassegnato salii. Avevo dinnanzi l’immagine di Mia e mi girai guardando il locale allontanarsi pensando a quale vita ci saremmo trovati davanti.

Ormai è un romanzo . Abbiamo avuto più consensi che parerei negativi. Va sempre ricordato che come tutte le storie di fantasia come tali devono essere lette anche negli eccessi che potreste trovare ora e nei prossimi capitoli e che non dovrebbero mai essere emulati nella vita reale.
Sempre disponibili a scambio di opinioni direttamente sul sito ma ci trovate anche scrivendoci a [email protected]

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BDSM

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