“Con la luce mi avvolse anche un certo brusio, un mormorio non lontano, forse a pochi metri da me, che si faceva sempre più presente, sempre più udibile…”
Il racconto si è ormai dilatato eccessivamente e la lettura dei capitoli
precedenti diventa indispensabile per poter entrare completamente nella psicologia dei personaggi
RODOLFO
Nel retro della stanza incontrammo, non casualmente, Gaston “E’ tutto pronto – si rivolse a Cosimo – ormai la seria professoressa sarà solo la tua schiava la tua puttana sia qua a Parigi che al vostro ritorno in Italia”.
Cosimo mi sorrise.
“Sei arrivato a Parigi con una moglie seria e pudica così snob, con quelle sue arie, pensavi di giocare con lei ed invece te ne torni a casa con lei trasformata in una squallida schiava sessuale, meglio nella puttana del tuo vicino di casa.”
Senza che riuscissi dire nulla continuò:
“E’ da tempo avrei voluto piegarla alle mie volontà , ed ora dovrà sentire la vergogna crescerle dentro senza poter far nulla per evitare le umiliazioni a cui la sottoporrò”.
Ero smarrito. Li guardavo con un timore reverenziale : “dimmi che non lo farai?” chiesi quasi supplicando Cosimo. “Volevamo solo provare a trasgredire un poco , non immaginavo di certo che sarebbe arrivata a questo punto” , cercai delle spiegazioni ma Gaston intervenne bruscamente “E’ quello che volevate? Questa sua vacanza a Parigi servirà proprio perchè si abitui ad accettare qualunque cosa, sottomessa ed obbligata alle più squallide esibizioni e sentirsi addosso il piacere della depravazione.
Così bella, ricca e stimata di giorno sarà ancor più eccitante vederla degradarsi sempre di più, avvilirla e spingerla a quello che fino a qualche tempo fa non avrebbe mai immaginato ma che in fondo le mancava, il morboso piacere che prova in tanta depravazione ed il desiderio che essere sottomessa un alibi per poter fare cose che il suo perbenismo non le permetterebbe.”
Cercare delle vie d’uscita era impossibile non solo ma ormai aveva toccato il fondo , almeno credetti prima di sentire il seguito “Sai abbiamo già provveduto ad inviare alcune sue foto ad un sito internet dedicato all’esibizione e l’educazione di mogli come la tua che accettano di essere trasformate in schiave compiacenti di perversi padroni che le offrono ai navigatori del sito”
Un altro colpo al cuore. Mia esposta su internet con la possibilità di venire anche riconosciuta? Era quello che volevano da lei il suo degrado senza limiti. “Anche se spetta lei l’ultima decisione se inviare la sua richiesta di mostrarsi su quel sito accettando le regole seguendo le indicazioni di quello che sarà il suo padrone…. appunto Cosimo, mi pare !”
Ammutolito gli risposi che non poteva essere vero che era tutto uno scherzo.
“Lo farà eccomelo farà !!! – rispose convinto Gaston – invierà insieme al contratto sottoscritto anche due foto interamente nuda con un numero composto di tre cifre e due lettere, che le è stato disegnato con un rossetto rosso scarlatto, sopra il sesso e sul suo culetto. Una sorta di numero identificativo, la sua immatricolazione come schiava.”
Pensavo che mi sarei svegliato , era un sogno, non poteva essere vero.
Cosa avrebbe fatto Mia? Certamente si sarebbe rifiutata anche se l’avevo vista abbandonarsi sempre più nelle mani di Gaston.
Era una follia, una richiesta assurda ma che mi faceva eccitare.
“La nostra seria professoressa ha varcato una soglia e le sarà difficile fare ritorno – questa volta Gaston sembrò distaccato e non più il Gaston che aveva preso tra le sue mani mia moglie portandola agli eccessi di quella serata – la sua accettazione definitiva del suo ruolo sarà il suo battesimo di schiava davanti ad un pubblico.
Se per assurdo avessi anche potuto accettare che Mia potesse concedersi a Cosimo, invero non era molto diverso da quello a cui l’avevo vista sottoporsi volontariamente come una squallida puttana, non avrei potuto accettare il passaggio successivo il più vergognoso ed umiliante.
“tua moglie ormai è EV625”
Non capivo. “un numero?” chiesi.
“Eviseieventicinque, esclave a vendre 625 , significa che continuerà ad appartenere Cosimo – precisò Gaston – che se vorrà la potrà mettere in vendita o anche solo cederla temporaneamente ad un altro padrone per aumentare il suo grado di sottomissione”
Ero senza fiato. L’avevo immaginata trasgredire la nostra sessualità , volevo vederla un poco puttana e non potevo negare di aver immaginato mia moglie trascinata in quella perversa avventura, almeno con la fantasia, già perché sarebbe stata follia una sua reale trasposizione nella realtà . Adesso eravamo caduti in un mondo allucinante, farneticante, al di fuori di ogni regola, ma la cruda realtà mi fu sbattuta in faccia brutalmente.
MIA
Il buio, ho sempre avuto paura del buio e quella volta ne ero addirittura terrorizzata.
La benda mi teneva gli occhi chiusi e sentivo che il buio, quel buio che avvertivo al di là della benda, entrava piano ma inesorabilmente dentro di me, poro per poro, millimetro dopo millimetro, dandomi brividi di vero sgomento. Non sapevo cosa ci fosse al di là della benda e quella consapevolezza mi terrorizzava ancora di più, come capita ai bambini che non entrano in una stanza buia perché non sanno cosa ci sia là dentro.
Poi quella strana sensazione sotto di me, come se stessi su dell’erba umida, ma asciutta anche se appiccicosa, qualcosa che mi ricordava quelle stalle che vidi una volta che i miei genitori mi portarono a visitare una fattoria in campagna.
Ed ancora il freddo delle sbarre che mi circondavano, ero in una gabbia piccola e abbastanza alta, ma che non mi permetteva di alzarmi bene in piedi, le caviglie incatenate inoltre non mi permettevano movimenti rilassanti. Forse potevo stendermi, ma dove? Quella paglia umida che sentivo sotto di me mi dava anche la nausea. Oltretutto il guinzaglio che avevo attaccato al collo si protendeva verso l’alto, non era teso e probabilmente potevo anche cercare di stendermi, ma se era stato messo in quella posizione doveva esserci un motivo e io non volevo farmi punire per non aver rispettato quel motivo.
E quell’odore così intenso, forte, un odore di muschio selvatico, forse di stalla, talmente intenso che mi permetteva solo di fare piccoli e brevi respiri.
Poi la mia pelle, che pochi minuti prima aveva ricevuto addosso il seme di quegli avventori, quei sessi che sbucavano di continuo da quei buchi, i loro schizzi sul mio corpo, in faccia, sui seni, dovunque. Ora quegli schizzi stavano asciugandosi e sentivo la mia pelle rattrappirsi.
Cercai in qualche modo di inginocchiarmi sedendomi sui talloni e appoggiandomi in un angolo alle sbarre di quella gabbia.
Cercai di riposarmi, forse di dormire. Ero davvero stanca e cercavo di non pensare a nulla per trovare quel sonno che forse mi avrebbe fatto affrontare il futuro con maggior forza.
Ma quel puzzo che veniva dal mio giaciglio che mi permetteva solo brevi respiri, troppo brevi per trovare una seppur piccola possibilità di addormentarmi. E anche i ricordi, i pensieri, quell’accavallarsi di sensazioni forti, perverse, incontrollabili che un tempo mi facevano paura, ma che oggi riuscivo ad accettare anche con piacere.
Non so quanto tempo restai lì, chiusa in quella gabbia, accovacciata e appoggiata alle sbarre. Forse minuti, forse ore, forse giorni.
Alla fine arrivai persino a pensare che fosse giunto il momento finale.
Poi un refolo d’aria fresca raggiunse il mio corpo. Sobbalzai e mi scostai dalle sbarre.
Poi la luce, intensa, accecante. Che non mi permetteva di vedere nulla, nemmeno le sbarre della gabbia.
Ma gli occhi piano piano si abituarono a quella luce che sicuramente non era così accecante come l’avevo avvertita appena mi fu tolta la benda.
Con la luce mi avvolse anche un certo brusio, un mormorio non lontano, forse a pochi metri da me, che si faceva sempre più presente, sempre più udibile. Strinsi gli occhi più volte per abituarli alla luce e li scorsi.
La gabbia era al centro di una sala non molto grande anche se capiente, circondata da uomini in piedi attorno. Capii che quegli uomini, parlando tra di loro avevano dato origine a quel brusio che prima, sotto quella tenda che copriva la gabbia, non ero riuscita a sentire, forse scambiandolo per un ronzio nella mia testa e nelle orecchie coperte anch’esse dalla benda.
In piedi vicino a me vidi Gaston e poco più in là , seduti in prima fila riconobbi Cosimo e mio marito.
La vista di Rodolfo mi rassicurò, sperai forse che mi aiutasse, che mi facesse svegliare da quel sogno che poteva essere un incubo, ma che, in un modo o nell’altro, mi attirava sempre di più.
RODOLFO
Mi guidarono giù dalle scale in legno con un intenso odore di muffa che arrivava in una stanza semi buia dove Gaston ci fece strada tra una ventina di persone accalcate, in piedi in circolo.
Non vedevo ancora il centro della sala. Facendomi largo li guardai, c’era di tutto, il giovane belloccio, il vecchio bavoso, il bestione tipo pugile, il marocchino, volti senza personalità definita, volti più seri che mai ti aspetteresti in un luogo del genere, un mondo eterogeneo ma votato alla ricerca del vizio.
“Adesso vedrai se ti ho raccontato balle – mi sussurrò Cosimo sicuro di se – vedrai cosa è diventata quella puttana di tua moglie e la vedrai fare delle cose che neanche te lo aspetti”
Eravamo accalcati gli uni vicino agli altri. Gaston ci portò davanti a tutti e scorgemmo al centro della stanza un parallelepipedo alto e largo poco più di un metro e lungo forse qualcosa di più, coperto da un panno scuro, di fianco un secchio smaltato. Gaston ci lasciò e si spostò in mezzo alla sala ad alcuni metri da quella gente. Si accese una luce, una lampadina che pendeva dal soffitto creando una penombra che rendeva tutto più squallido. Muri sporchi di mattoni con anelli cementati da cui pendevano delle catene, non c’era il pavimento ma solo della terra umida che si attaccava sotto le scarpe, dall’altra parte della stanza un una scultura ,forse in ebano di dimensioni realistiche rappresentante un fauno seduto creando l’effetto di una poltrona sul cui fondo si ergeva un evidente membro in erezione . La scultura era circondata da un pagliericcio e per terra una montagna di profilattici usati. L’odore della muffa si era sostituito con un odore acre, più intenso di quello che avevo sentito nella glory hole questa volta misto ad una puzza pungente di piscio.
Gaston in centro alla stanza si rivolse a quel pubblico. Mi immaginavo ormai il seguito. Mia che sarebbe stata fatta entrare e offerta a tutti fatta sdraiare su quella specie di tavolo coperto dal telo. Cosimo mi espresse la sua soddisfazione “la tua seria mogliettina è mia e vedrai come mi divertirò”.
Scoppiavo dalla rabbia e ancora di più sentendo le parole di Gaston.
“Fra poco assisterete a qualcosa di speciale, l’iniziazione di una schiava. Quella che avete visto fuori in catene e che alcuni di voi hanno già apprezzato nella glory hole non è una delle ragazze che girano di solito qua dentro. Lei è Mia, una seria professoressa universitaria italiana, sposata e questo rende il tutto più eccitante.”
Gaston la stava umiliando completamente svelando la sua identità . Cosimo sembrava essere particolarmente soddisfatto sentendo il suo amico accentuare il tono delle sue parole “Il marito durante la loro vacanza a Parigi voleva vedere sua moglie più sensuale e sexy, un po’ trasgressiva ed ha finito per accettare di lasciarla nelle mie mani. Io ne ho fatto una vera puttana, lui ha assistito a questa sua trasformazione ma non immaginava di certo fin dove avrei potuto spingere sua moglie ma soprattutto non ha saputo capacitarsi di come sua moglie non sia stata capace di tirarsi più indietro ai quei giochi che la degradavano sempre di più. Pensava solo di giocare , ma quando si entra in questi giochi si corrono dei grossi rischi…e la signora per bene è stata riconosciuta dal suo vicino di casa a cui ora appartiene e può solo essere trattata come una schiava senza possibilità di rifiutare nulla al suo padrone che mi ha chiesto di spingere sempre oltre la sua educazione e farne una prostituta aperta a tutte le esperienze”
Il vociare dei presenti mi creava anche una profonda inquietudine. L’eccitazione era caduta e restava solo la paura di cosa sarebbe successo ora.
Ma soprattutto dov’era Mia?
“Mirna D – e la chiamò per la prima volta con nome e cognome – non esiste più, tra poco assisterete alla sua iniziazione al suo nuovo ruolo di schiava lei diventerà Eviseiduecinque”.
Prese il bordo del drappo e lo scostò con un movimento rapido.
Lo ricordo ancora oggi a distanza di tempo con terrore. Mi sentii mancare. Gaston scoprì una gabbia stretta. Dentro in uno spazio ristretto Mia accovacciata su un giaciglio di paglia.
Era sudicia, volgare sempre più degradata, umiliata, il corpo ricoperto dai segni evidenti un ricettacolo della cascata di sperma che le era stata rovesciata addosso nella glory hole. Il guinzaglio che la teneva pendeva fuori dalla gabbia.
”Allora puttanella cosa si prova ad essere esibita così volgarmente a questi signori? – visto che non fiatava continuò rivolgendosi al pubblico e poi ancora a lei – tuo marito cosa direbbe se ti vedesse così?”
Mia cercò una posizione più comoda dentro la gabbia esibita come un animale. In quel momento ci incrociammo con lo sguardo. La vidi persa, raccogliere della paglia e cercare di coprirsi.
“non ci sono dubbi ,sei una puttana che vuole essere educata per diventare quello che sei una viziosa borghese che gode nella vergogna, una seria e rispettabile signora per bene trasformata in una una puttana succhia cazzi in un glory hole e ora rinchiusa in una gabbia in attesa della sua iniziazione di schiava – si soffermò Gaston rivolgendosi a lei – Sono certo che ti piacerà ed anche tuo marito troverà molto eccitante sapere che ti dovrai abbassare a fare cose che fino a qualche giorno fa non avresti mai pensato di accettare .Non è vero?” le chiese strattonandole il guinzaglio.
Mia a bassa voce e facendomi ancora una volta rabbrividire ripetè “ si padrone”.
Ero senza parole: sembrava un film porno ed invece Mia, era li dentro una gabbia, nuda con le caviglie ancora incatenate, il corpo impregnato di tutto con appiccicato il terriccio. Dei segni rossi che riuscii a leggere solo poco dopo.. Amavo mia moglie ma per uno stupido gioco avevo partecipato anch’io a farla sprofondare in quell’abisso di perversione. Cosa restava della sua dignità ?
“Quella puttana di tua moglie non si è ribellata neppure un momento e tu hai accettato che si prostituisse e venisse esposta qua dentro peggio della più squallide puttane in vetrina di Amsterdam – fu il commento di Cosimo – non potrete fare nulla e la potrò finalmente educare a modo mio. Che vuoi che ti dica per tutta questa settimana non avrai la tua mogliettina, la lasceremo nelle mani di gente come Jamaal perché venga fatta sprofondare in quell’abisso di perversione che sarà il suo mondo e sarà sempre più ubbidiente anche quando torneremo in Italia”
Come se gli facesse eco Gaston continuò “Come avrete notato la nostra signora quasi trema e la pelle è accapponata. E’ comprensibile neppure lei sa cosa le aspetta”
Introducendo una mano tra le sbarre della gabbia Gaston con un dito le sfiorò le labbra in modo che le socchiudesse e sorridendo descrisse quelle labbra come pronte per essere usate. Poi descrisse le tette accarezzando i capezzoli che inturgidendosi mostravano una profonda eccitazione. Le accarezzo il sesso descrivendolo come soffice e caldo disponibile. C’era nelle sue parole la volontà concordata di farla sentire fortemente umiliata ,farla sentire una merce di cui il venditore espone i pregi ai suoi clienti pronti a gioire del piacere che avrebbero provato a possederla. Poi con un gusto ancor più sadico cercò di accentuare lo stato di umiliazione a cui voleva sottoporla. La fece girare perché tutti potessero ammirare il suo culo.
A fatica Mia ruotò sulla paglia del fondo della gabbia ed espose il suo culo e sopra lessi chiaramente la scritta EV625.
Gaston le consegnò un foglio “sei pronta ad accettare di diventare una schiava del sesso? – la sentii mormorare qualcosa e lui con voce ferma le chiese – leggi davanti a tutti e fai sapere quello che accetti”
Mia moglie inginocchiata in quello spazio ristretto prostrata davanti al suo padrone con quella nuova striscia di sperma che le scivolava sul volto, iniziò a leggere a bassa voce; i capezzoli ritti e la respirazione profonda accentuavano il suo disagio e nello stesso tempo mostravano quanto spudoratamente fosse eccitata .
MIA
Risposi a Gaston quasi sussurrando un “Sì” che forse solo lui riuscì ad udire. Quindi mi dette un foglio che io presi con la mano tremante intimandomi di leggere.
Anche la mia voce tremava così come la mia mano che cercava di tenere fermo il foglio.
Iniziai a leggere:
“Io Mia D”
Oddio, quello era il mio nome e il mio cognome, dunque ora tutti sanno chi sono, e tra poco lo sapranno altri e poi altri ancora. Mi fermai un attimo paralizzata e guardai Gaston che mi fulminò con uno sguardo. Non ci fu bisogno di dirmi nulla, continuai con voce ancora più tremante ricominciando da capo.
“IO MIA D, IN VIRTÙ DI QUESTO CONTRATTO, DA QUESTO MOMENTO ED A TEMPO INDETERMINATO ACCETTO VOLONTARIAMENTE DI DIVENTARE LA SCHIAVA DI COSIMO F O DI CHIUNQUE SIA IN POSSESSO DI QUESTO CONTRATTO,ACCETTANDO TUTTE LE DEPRAVAZIONI, ANCHE LE PIÙ UMILIANTI A CUI VORRÀ SOTTOPORMI.”
RODOLFO.
Vidi Mia fermarsi come paralizzata nel dire quel nome ma riprese con voce più tremante
MIA
Ma cosa mai stavo leggendo? Ma mi stavo rendendo conto di quello che leggevo e, molto probabilmente, approvavo? La situazione era terribile, vergognosa, assolutamente vergognosa, eppure … eppure qualcosa nella mia testa o forse più nel basso ventre, mi imponeva di proseguire.
“PER TUTTI E ANCHE PER MIO MARITO ACCONSENTO AD ESSERE CHIAMATA EV625, CONSAPEVOLE CHE EV SIGNIFICA ÉSCLAVE À VENDRE, SCHIAVA IN VENDITA, E MI OFFRO SENZA ALCUNA RISERVA E PERMANENTEMENTE A TUTTE LE RICHIESTE CHE IL MIO PADRONE RITERRÀ UTILI PER TRASFORMARMI IN UNA SCHIAVA DISPOSTA ALLA TOTALE ED INCONDIZIONATA OBBEDIENZA.”
RODOLFO.
Quell’inizio mi gelò. Mia si interruppe solo il tempo di prendere fiato e sempre tenendo lo sguardo abbassato incollato sul foglio
MIA
Sentivo il mio cuore battere all’impazzata, quelle parole che pronunciavo a voce sempre più alta mi entravano dentro, quasi come un avvertimento per farmi fermare e chiudere lì quella disavventura, per poi cercare di tornare alla mia solita vita, anche se sarebbe stato molto difficile. Come avrei potuto dimenticare tutto? Come avrei potuto non pensare che le persone che avrei incontrato non sapessero o anche non fossero una di quelle che avevano già abusato del mio corpo? E poi c’era anche Cosimo che sapeva e che non si sarebbe mai e poi mai fermato. Ma forse quel battito forte e quei brividi che provavo apparivano nella mia testa anche e soprattutto come un invito o forse un’imposizione a continuare per quella strada che stavo intraprendendo in maniera sempre più cosciente e che alla fine ritenevo sempre più piacevole.
In ogni caso se si fosse trattato solo di Gaston o di Jamaal, la cosa sarebbe finita sicuramente al mio ritorno in Italia, ma certamente Cosimo mi avrebbe trattata come mi stava trattando quella sera e non avrei mai potuto liberarmi di lui.
Continuai a leggere:
“SONO PRONTA A DIVENTARE LA SUA AMANTE, LA SUA SERVA, LA SUA …”
Oddio cosa stavo dicendo? Ma come avrei potuto recriminare se era quello che avevo fatto fino a quel momento.
RODOLFO . Solo un sussulto e poi , quasi si vergognasse nel pronunciare quel nome e poi riprese tenendo la testa bassa sul testo, nuda in quella gabbia ormai prigioniera senza una via di fuga
MIA
Per un attimo mi fermai, solo un momento di pudore residuo, ma continuai:
“… LA SUA TROIA … E CHIEDO AL MIO PADRONE DI SOTTOPORMI AD UNA EDUCAZIONE DECISA E SEVERA PER DIVENTARE A TUTTI GLI EFFETTI LA SUA SERVA, AL SUO SERVIZIO 24 ORE SU 24 NELL’OBBEDIENZA ASSOLUTA DI QUALUNQUE PRATICA, SENZA ALCUNA ECCEZIONE. ACCETTO PERTANTO TUTTE LE SUCCESSIVE CLAUSOLE DI QUESTO CONTRATTO SENZA CONDIZIONI, CONSAPEVOLE DEL MIO RUOLO DI SCHIAVA E PUTTANA COSCIENTE E CHE, AD OGNI MIA EVENTUALE MANCANZA O PER SUO GUSTO, SARÃ’ PUNITA SEVERAMENTE NEL MODO E NELLA MANIERA CHE IL MIO PADRONE RITERRÀ OPPORTUNO, COMPRESA LA FRUSTA.
– DAVANTI AL MIO PADRONE TERRÃ’ SEMPRE LO SGUARDO ABBASSATO PER RICORDARMI LA MIA CONDIZIONE DI SCHIAVA SOTTOMESSA. PER ONORARLO MI DOVRÃ’ SEMPRE INGINOCCHIARE CERCANDO IL SUO SESSO, BACIANDOLO IN SEGNO DI SOTTOMISSIONE E, QUANDO LUI LO VORRÀ, APPAGANDOLO, RICEVENDO E DEGLUTENDO SEMPRE IL SUO SEME.
– DIVENTERÃ’ UN NUMERO, UN OGGETTO A DISPOSIZIONE DEL MIO PADRONE IN OGNI MOMENTO, IN SUA PRESENZA ED IN PRESENZA DI SUOI CONOSCENTI GIRERÃ’ SEMPRE NUDA. DI NOTTE DORMIRÃ’ SEMPRE NUDA PER FACILITARE LE VOGLIE DEL MIO PADRONE O DI CHIUNQUE LUI AVRÀ AVUTO LA COMPIACENZA DI OFFRIRMI. SU RICHIESTA DEL MIO PADRONE DORMIRÃ’ DIRETTAMENTE SU UNO STUOINO O NELLA CUCCIA DEL SUO CANE LEGATA AD UNA CATENA. COME UN ANIMALE DI COMPAGNIA IMPARERÃ’ A MANGIARE IN UNA CIOTOLA AI PIEDI DEL MIO PADRONE.
– IL MIO PADRONE POTRÀ LEGARMI O INCATENARMI IN QUALUNQUE MOMENTO, TRASCINARMI O FARMI TRASCINARE A GUINZAGLIO … STRISCIANDO … NEL …”
Mi fermai ancora, le righe e le parole che seguivano mi fecero sentire ancora più in degrado di quanto non lo fossi. Alzai lo sguardo per cercare quello di mio marito ma non lo vidi, lo cercai in fondo alla sala, ma non era neppure lì. Alla fine incrociai quello di Gaston che mi fissava con occhiate imperiose.
RODOLFO.
Già quell’inizio metteva i brividi e le pause di Mia che intercalavano la lettura sottolineavano la sua profonda vergogna e allo stesso tempo la sua completa sottomissione. Fece ancora una pausa guardò il fondo della stanza buia ma poi riabbassò gli occhi e riprese
“…….NEL FANGO AI VOSTRI PIEDI O COME UN ANIMALE TRA IL LETAME DI UNA STALLA O CHIUSA IN UNA PORCILAIA ………”
La mia immaginazione più perversa non sarebbe arrivata a tanto. Dunque per Gaston Mia era solo una schiava ubbidiente disposta ad accettare qualunque cosa anche la più infamante ed umiliante. Non aveva vie d’uscita e continuava a leggere quelle sconcezze, io coglievo in lei un senso di profondo smarrimento, forse paura oppure eccitazione per quel suo degrado. La voce diventava sempre più flebile ma nonostante tutto non smise di leggere
MIA
Leggevo quelle parole come se fossi un automa, sapevo a cosa sarei andata incontro eppure continuavo a leggere. La voce diventava sempre più flebile ma la platea si faceva molto più attenta a quello che dicevo, a quello che in quel momento stavo accettando. La vergogna di essere nuda davanti a decine di persone e la paura che quello che leggevo diventasse di lì a poco realtà mi fecero sentire un nodo alla gola, non sapevo ribellarmi, morivo di vergogna umiliata in quel modo eppure continuai:
– DOVUNQUE VADA PORTERÃ’ SEMPRE ALLA CAVIGLIA DESTRA UNA CATENINA CON UNA MEDAGLIA CON LE INIZIALI DEL MIO PADRONE E MANTERRÃ’ AL COLLO UN COLLARE CON UN ANELLO PER AGGANCIARE UN GUINZAGLIO AL FINE DI SOTTOLINEARE MEGLIO LA MIA SOTTOMISSIONE E PERCHÉ NON LASCI ALCUN DUBBIO SULLA MIA CONDIZIONE.
– SARÃ’ SEMPRE PRONTA A PRESENTARMI IN TENUTE ADATTE ALLA MIA CONDIZIONE SIA DI SCHIAVA CHE DI PUTTANA. PER QUESTO ACCETTERÃ’ GLI ABITI CHE IL MIO PADRONE SCEGLIERÀ PER ME. LE MIE TENUTE DOVRANNO ESSERE SEMPRE SEXY E PROVOCANTI, COME MINIGONNE ESTREME, SCOLLI PROFONDI, CAMICETTE SEMITRASPARENTI PER RISULTARE SEMPRE INDECENTEMENTE ESPOSTA AGLI SGUARDI DELLA GENTE ABBIGLIATA TANTO SUCCINTAMENTE PERCHÉ SEMBRI VOLGARMENTE DISPONIBILE COME UNA PROSTITUTA.
– MI SARÀ VIETATO PER SEMPRE DI PORTARE MUTANDINE, QUALUNQUE SIA LA LUNGHEZZA DELLE GONNE, PERCHÉ IL MIO SESSO DEBBA ESSERE DISPONIBILE RAPIDAMENTE E FACILMENTE IN OGNI MOMENTO PER LE VOGLIE DEL MIO PADRONE COSIMO O DI CHI LUI AVRÀ LA COMPIACENZA DI OFFRIRMI. SOLO IL MIO PADRONE POTRÀ AUTORIZZARE L’USO DI LINGERIE CHE AVRÀ SCELTO LUI STESSO. I COLLANT MI SARANNO VIETATI E DOVRÃ’ INDOSSARE COSTANTEMENTE CALZE E REGGICALZE SEMPRE IN BELLA MOSTRA INDOSSANDO SANDALI A TACCHI NON INFERIORI A TREDICI CENTIMETRI.
– IL MIO SESSO DOVRÀ ESSERE COSTANTEMENTE DEPILATO, DOVRÃ’ MANTENERE LE UNGHIE DI MANI E PIEDI LACCATE IN ROSSO E SEMPRE TRUCCATA IN MANIERA APPARISCENTE.
– SEDENDOMI LO FARÃ’ SOLLEVANDO LA GONNA E APPOGGIANDO IL CULO NUDO E MANTERRÃ’ LE GAMBE LEGGERMENTE DIVARICATE AL FINE DI DIMOSTRARE LA MIA DISPONIBILITÀ SESSUALE.
– SONO CONSAPEVOLE CHE SU RICHIESTA DEL MIO PADRONE MI DOVRÃ’ PRESENTARE IN PUBBLICO NELLA MIA VITA PRIVATA, IN UNIVERSITÀ O TRA I MIEI AMICI E CONOSCENTI COME MI VERRÀ RICHIESTO …
RODOLFO.
Mia si azzittì. Quella richiesta avrebbe significato stravolgere completamente la nostra vita. Se avesse accettato Cosimo l’avrebbe sicuramente obbligata a girare sempre vestita come una battona. Il suo silenzio sembrava un momento di riflessione, pronta a ribellarsi . Restai col fiato sospeso in attesa di una sua reazione consapevole che se avesse ripreso a leggere il contratto sarebbe stato evidente che non avrebbe mai più smesso accettando il suo nuovo stato
MIA
Oddio la mia vita privata, i miei amici, quelli che frequentavo da anni e quelli che appena mi conoscevano, e poi l’università , i professori, gli alunni, il preside, forse il rettore. Cosa sarebbe successo se mi fossi presentata così ad una lezione, ad un esame, ad una riunione. Non riuscii nemmeno a formulare pienamente questo pensiero che Gaston mi incitò a proseguire.
– TUTTO IN ME DOVRÀ ESSERE PROVOCANTE E VERGOGNOSAMENTE INDECENTE, I MIEI VESTITI DOVRANNO SEMPRE DIMOSTRARE LA MIA COMPLETA DISPONIBILITÀ E MI DOVRÃ’ SEMPRE ATTEGGIARE COME UNA PUTTANA CHE CERCA DI ATTIRARE GLI SGUARDI DI UOMINI E DONNE PERCHÉ CAPISCANO CHE SONO PRONTA AD ACCETTARE E SODDISFARE LE LORO RICHIESTE PREVI ACCORDI CON IL MIO PADRONE
– TUTTI I MIEI ORIFIZI APPARTENGONO AL MIO PADRONE E NE POTRÀ FARE L’USO CHE PIÙ GLI AGGRADA. ACCETTERÃ’ LA PENETRAZIONE AD OGNI MIO ORIFIZIO CHE IL MIO PADRONE AUTORIZZERÀ. LA MIA EDUCAZIONE PREVEDE CHE IO POSSA ESSERE OFFERTA A CHIUNQUE, ANCHE A PIÙ PARTNER CONTEMPORANEAMENTE QUALUNQUE SIA IL LUOGO O L’ORA
– LA MIA EDUCAZIONE HA LO SCOPO DI INSEGNARMI L’OBBEDIENZA ASSOLUTA A TUTTE LE PRATICHE SESSUALI SENZA ALCUNA LIMITAZIONE ANCHE PER IL BDMS. MI LASCERÃ’ FOTOGRAFARE NUDA PER RIVISTE PORNO, RECITERÃ’ IN FILM PORNO SENZA RICEVERE ALCUN COMPENSO E LASCERÃ’ CHE IL MIO PADRONE MI PRESENTI SU UN SITO INTERNET DI MOGLI TRANSFORMANTE IN SCHIAVE COSI DA POSTER ESSERE RICONOSCIUTA E MOSTRATA PER QUELLA SCHIAVA CHE SONO DIVENTATA.
– PER DIMOSTRARE CHE SONO DI PROPRIETÀ ASSOLUTA DEL MIO PADRONE MI PROSTITUIRÃ’ A CHIUNQUE IL MIO PADRONE LO RITENGA UTILE PER ACCRESCERE IL MIO DEGRADO E FIN DA ORA ACCETTO, PER IL TEMPO NECESSARIO AL CRESCERE LA MIA ESPERIENZA DI PROSTITUTA DI POTER ESSERE CEDUTA A TENUTARI DI BORDELLI IN OLANDA, BELGIO, GERMANIA O DOVUNQUE LUI VOGLIA O AFFIDATA AD UN BOSS DI UN CAMPO DI NOMADI.
RODOLFO .
si arrestò su quelle ultime parole e rivolta a Gaston, continuando a tenere lo sguardo abbassato lo supplicò “non posso continuare, vi prego, lasciatemi un briciolo di dignità .” Ero scosso avrei voluto reagire ma ora ero morbosamente curioso di vedere cosa sarebbe successo.
Gaston era impassibile, non disse nulla. Mia dopo una minima esitazione riprese
– PER OFFRIRE DEFINITIVAMENTE IL MIO CORPO AL MIO PADRONE ACCETTERO DI ESSERE TATUATA CON I SIMBOLI CHE RITERRÀ PIÙ CONSONI AL MIO STATO DI SOTTOMESSA PER IDENTIFICARE LA MIA CONDIZIONE DI SCHIAVA. ACCETTO INOLTRE DI PORTARE DEGLI ANELLI SULLE PICCOLE E GRANDI LABBRA DEL MIO SESSO CHIUSI DA UN LUCCHETTO LE CUI CHIAVI SARANNO IN POSSESSO DEL PADRONE A CUI APPARTERRÃ’. ACCETTO INOLTRE E QUALUNQUE ALTRO PERCING SUL MIO CORPO OVUNQUE RITERRÀ UTILE OLTRE AD INANELLARMI I CAPEZZOLI .
La voce si fece più sommessa e tremula sentii dei brividi corrermi lungo la schiena; era pazza o perversamente ed irrimediabilmente sottomessa, non potevo credere che mia moglie volesse realmente accettare di degradarsi a quelle richieste così umilianti. La sua voce divenne voce sempre più soffocata quasi balbettando nel pronunciare simili volgarità lontane un’eternità dal suo mondo, eppure non sapeva arrestarsi avvilita in quella dichiarazione di sottomissione continuando a stare inginocchiata davanti al suo padrone
MIA
Mi sentivo una cagnolina in vetrina, un oggetto in vendita, una bambola vivente che doveva solo attendere gli ordini del suo Padrone, ordini che sarebbero stati perentori ed a cui avrei dovuto ubbidire immediatamente, senza lasciar passare nemmeno un attimo. E quegli ordini potevano essere di qualsiasi natura, dai più semplici ai più perversi e avrei potuto e dovuto aspettarmi di tutto, anche di essere punita senza alcuna colpa, solo per dare piacere al mio Padrone.
Con voce sempre più umile e tremante finii di leggere il contratto senza più dignità accettando quelle umilianti richieste:
– IL MIO PADRONE POTRÀ PRESTARMI PER UN TEMPO DEL TUTTO DISCREZIONALE O QUANDO SI SARÀ STANCATO DI ME CEDERMI VENDENDOMI AD UN’ASTA PER SCHIAVE SENZA CHE IO MI OPPONGA, IL NUOVO BENEFICIARIO SI SOSTITUIRÀ IN TUTTO E PER TUTTO A LUI E, POSSEDENDO QUESTO SCRITTO, AVRÀ IL DIRITTO DISPORRE DI ME COME RITERRÀ PIÙ OPPORTUNO, PER SODDISFARE OGNI SUO DESIDERIO USANDOMI A SUO PIACIMENTO ED IO DOVRÃ’ RISPETTARE IL CONTRATTO OFFRENDOMI TOTALMENTE AL MIO NUOVO PADRONE.
– DEVOTAMENTE ED UMILMENTE MI OFFRO COME SCHIAVA PER SEMPRE EV625
Non ero più la seria professoressa Mia D ora ero solo EV625 ,la schiava di Cosimo o peggio di chi mi avrebbe acquistato ad un’asta. Rabbrividivo per quello che stavo diventando ma la vergogna era pari solo all’eccitazione che stavo avendo
RODOLFO
Mia si fermò un attimo la guardai nuda ed indifesa in quella scelta che volontariamente aveva fatto.
Ero senza parole. Gaston le porse una penna. Ricordo la scena come se fosse ieri. Mia che abbassava gli occhi e tremante firmava. Era diventata una schiava ma forse lo era già da molto tempo, solo che ora stava sottoscrivendo la sua schiavitù da cui non se ne sarebbe più liberata. Mia dichiarava di accettare volontariamente e incondizionatamente di trasformarsi in una schiava ed era evidente che Cosimo da quel momento non avrebbe avuto alcuno scrupolo nel chiederle qualunque cosa anche l’impossibile, l’impensabile.
Gaston con un cenno invitò Cosimo ad avvicinarsi alla gabbia. Lui si girò verso di me sorridente “la seria professoressa così sostenuta, snob, con quelle sue arie è passata dagli agi di una vita di lusso rispetto a questa fogna. Ora tua moglie mi appartiene e te l’ho detto che da tempo avrei voluto voluto piegarla alle mie volontà ed ora è completamente nelle mie mani. Cosa si prova a vedere la propria moglie cadere così in basso, trasformata in una squallida schiava sessuale? Avevi una moglie seria e pudica e te ne torni a casa con lei trasformata nella puttana del tuo vicino di casa”.
Lo trattenni per il braccio e lui con un gesto deciso si staccò da me : “lo sai che non avrà più nessuna scelta”.
“Non potete trattarla in quel modo, Mia…”
“Mia? Forse non hai capito. Non ricordi ? tua moglie ha firmato volontariamente un contratto di sottomissione ed ora ha un altro nome” le sue parole, il suo sguardo erano serie, avrei potuto o dovuto contraddirlo ed invece mi usci “ EV625”. Lascia che mi battesse una mano sulla spalla e si allontanò dame dirigendosi verso Gaston. Mia era EV625.
Cosimo non smise di umiliarla: “guardati, nuda in una gabbia, non ti vergogni, almeno stenditi e copriti con quella paglia”.
Mia sembrava avesse i brividi, si stese coprendosi con una quantità maggiore di quel pagliericcio restando inginocchiata seduta sui talloni.
Cosimo sorrise di quell’atteggiamento di pudore e riprese “non hai schifo di nulla visto che su questo pagliericcio ci hanno pisciato sopra tutti ed i miei cani vengono a farci i loro bisogni”.
Vidi Mia impallidire e scuotersi di dosso la paglia mostrando in tal modo la sua nudità e l’altra scritta sotto le sue tette esclave a vendre. Strinse con le mani le sbarre della gabbia
Senza alcun ritegno né vergogna del pubblico Cosimo si slacciò il braghetto dei pantaloni e urinò dentro la gabbia. Mia si scostò ma non riuscì ad evitare che schizzi di urina rimbalzassero dal terreno al suo corpo.
Rabbrividii.
“Sono certo che muori dalla voglia di asciugarmelo tu, così mi fai vedere come sai usare la lingua”. Credetti di svenire sentendo una richiesta così perversa. Cosimo tese il suo membro tra le sbarre di fronte e mi guardò sorridente e vincitore. “avanti EV625,fai vedere a tutti di cosa sei capace”.
Vidi Mia avvicinarsi all’uomo e scomparire dalla mia vista ma contrariamente a quanto sperassi lui disse soddisfatto “vedo che ci sai fare”.
Dentro una gabbia ormai degradata al ruolo di una svuota coglioni si prostrava per quell’ennesima fellatio, la sua prima esibizione come schiava.
La vedevo tenere il sesso di Cosimo crescere tra le sue labbra e lei accoglierlo interamente nella sua bocca.
Il pubblico la incitava con epiteti sempre più volgari immortalandola in mille scatti con i telefonini. Fuori da quel luogo l’immagine di Mia sarebbe diventata pubblica con una diffusione tra gente che neppure sarei riuscito ad immaginare. Lei continuava ad andare avanti e indietro con le labbra che scivolavano su quel sesso, mantenendo gli occhi chiusi fino a scostarsi e ricevere in faccia il seme di quell’uomo che le ordinò di non perdere neppure una goccia. La vidi riprendere tra le labbra il sesso gocciolante di Cosimo e completare il suo compito.
“ora EV625 sei pronta per il tuo battesimo di schiava”.
MIA
Quegli schizzi di urina mi avevano colto di sorpresa. Non pensavo di dover sopportare anche questo, non immaginavo che anche quello potesse essere un modo per farmi sentire sempre più sottomessa e umiliata. In ogni caso la posizione in cui mi trovavo non mi consentiva certo nemmeno un piccolo accenno di protesta. Ma volevo davvero ribellarmi?
Con questi strani pensieri acconsentii anche a prendere in bocca il sesso di Cosimo, anche pensando che forse lo avevo già fatto in quella stanza con tanti buchi. Lo presi in bocca con passione leccandolo dappertutto, pulendolo dalle ultime gocce di urina che ancora gli uscivano dal prepuzio e poi lasciandomi andare a quella pratica che avevo scoperto piacermi non poco.
Cercai di prendere nella mia bocca e fino nella mia gola quel sesso caldo e duro, incurante dei piccoli conati di vomito e della mancanza di respiro che mi provocava quando lo spingevo nella mia gola.
Accolsi persino come un complimento quel “vedo che ci sai fare” detto da Cosimo, tanto da farmi dare più foga e più passione fino a quando lo sentii vibrare, sentii il suo seme correre lungo l’asta e quindi sfociare in un violento schizzo caldo che non riuscii a tenere in bocca e che mi imbrattò ancora di più il mio viso.
“Puttana, devi berlo tutto, senza perdere nemmeno una goccia!”
Queste le parole di Cosimo mentre mi teneva per i capelli.
Riaprii la bocca e lo accolsi ancora sentendo gli schizzi caldi sul palato e nella mia gola.
Come avevo sempre fatto, ingoiai tutto e leccai l’asta del mio Padrone pulendola di tutte le gocce che ancora vi erano presenti. Il mio degrado non aveva avuto limiti ma sentii dei brividi corrermi lungo il corpo nudo e ancora appiccicoso di quanto avevo in precedenza ricevuto, non sapendo cosa potessero intendere le sue parole sulla mia iniziazione nel trasformarmi in EV652
Dopo una lunga attesa il seguito di questo racconto/romanzo. Non sappiamo comesarà accolto ma restiamo in attesa dei commenti dei lettori. Potete lasciare i commenti sul sito o direttamente agli autori su [email protected]
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