Una moglie per bene nellÂ’abisso della completa sottomissione (24)

“Dai vestiti sobri ed eleganti che non lasciavano vedere nulla del mio corpo, ora ero in strada con uno straccetto che, se fossi stata nuda, sarei stata…”

RODOLFO
Quello che avevo visto mi aveva completamente destabilizzato. Cosa ne era
di Mia? Era stata presa in tutti i modi e in due giorni era diventata, come aveva previsto Gaston, una svuota coglioni. Vederla nuda in mezzo ai rifiuti di un camioncino della nettezza urbana dimostrando di essere disposta ad ogni nefandezza,andava oltre ogni limite.
Jamaal mi aveva invitato a salire in auto con lui.
Nessuno dei due parlava e forse nessuno l’avrebbe fatto se il suo telefonino non avesse squillato. “aspetta …voglio che senta anche il marito della tua troia” e passò in viva voce.
La voce Cosimo risuonò all’interno dell’auto “hai apprezzato il regalino che ho fatto al vostro bottegaio … La seria prof ne avrà di spiegazioni da offrire a tutto il quartiere quando le sue foto diverranno di dominio pubblico”. Lo sentii ridere sguaiatamente con la voce di sottofondo che riconobbi, Gaston.
“E vedrai come Jamaal saprà continuare la sua educazione,io voglio solo vederla umiliata e sapere che tutto quello che le chiederà la possa far vergognare un casino”.
Coglievo nelle frasi di Cosimo tutto il suo odio, covato in chissà quanto tempo. Non parlai, non avrei potuto dire altro in sua difesa, anche se l’avessi voluto.

Cosimo smise di parlarmi e rivolgendosi a Jamaal sembrava piuttosto curioso di sapere cosa avesse in serbo per Mia per il resto della sera.
“La faccio alloggiare in un quartiere della periferia più squallida e di sera la porto a battere.”

“La state solo ricattando” protestai poco convinto.
“L’hai condotta tu da me, hai ccettato che diventasse la mia schiava, e ritieniti fortunato che ti faccio partecipare a quello che volevi anche tu.” concluse Jamaal.
“… così conoscerai le persone a cui la voglio affidare – riprese – il suo custode è un certo Bet. Raramente riesce a raccogliere qualche soldo e viene con i suoi amici a farsi qualcuna delle mie puttane, non può permettersi di pagare le più carine e allora si accontentano di ….. – e fece il nome – è una vecchia del mestiere che ormai nessuno se la prenderebbe e per pochi soldi si prostituisce con chiunque. Pensa alla tua seria signora che finisce nelle mani di questo individuo e dei suoi due amici che vivono con lui. Abitano in un palazzo fatiscente e diroccato della periferia. La tua mogliettina abiterà li e se di giorno si abbasserà ai loro desideri e farà anche la loro serva e la donna delle pulizie del palazzo, di notte saprò farle provare l’ebrezza del marciapiede.”
Quell’idea superava ogni limite di perversione.
Cosimo impietosamente rimarcò il tutto “del resto è la tua schiava e ne puoi fare quello che vuoi e se pensi che serva per degradarla ancora di più, fai pure” e concluse la telefonata.
Se sopportare l’idea di lasciarla nelle mani di Jamaal, trasformata in una delle sue puttane sarebbe stato difficile, quella scelta mi faceva paura. Mi ripetevo la frase “trasformata nella loro serva”.
Era vero? A cos’altro avrei dovuto assistere? Jamaal continuò “Ma non ti assicuro nulla, non so neppure cosa le potrebbero chiedere” e fermò l’auto, così anche il furgoncino davanti a noi si fermò. Fecero scendere Mia, nuda e tremante. Lo zingaro le gettò il vestito che lei indossò velocemente. Mentre si rivestiva ripartimmo tutti lasciandola sola in mezzo alla strada.
La vidi incamminarsi. Cazzo, della mia dolce mogliettina non era rimasto nulla, era una squallida puttana che camminava obbligata ad ancheggiare su quei tacchi a spillo vertiginosi.
Si stirò l’abito e si diresse verso la metropolitana. Si guardò intorno e senza scelta attraversò la strada andando verso l’entrata. Si avvicinò alla metropolitana e scese le cale.
“Cosa stai facendo fermati.” dissi tra me e me.

La seguimmo furtivamente. All’interno del metro le luci delineavano ancora di più la sua volgarità. Poca gente gli sguardi sorridenti ed ammiccanti verso di lei che sembrava veramente una prostituta. Fosse stata interamente nuda sarebbe stata meno indecente. L’orlo della sottoveste era stracorto a filo della balza delle calze. Ad ogni movimento rischiava di lasciare in mostra il suo culo e la sua fighetta. Occhi bassi, consapevole di quanto quella sua tenuta fosse laida; la vidi salire su un vagone verso l’appuntamento con il suo padrone, consapevole che dal momento che aveva accettato di salire su quel treno, vestita e truccata in quel modo, si sarebbe offerta ad ogni sua successiva richiesta.

MIA
Più il tempo passava, più mi sentivo umiliata, la mia degradazione non aveva mai fine e mi rendevo conto che stavo scendendo sempre più in basso, stavo diventando forse la peggiore delle donne, ma forse questo non era il termine adatto, ora ero più femmina che donna, nel senso che ero la femmina pronta a soddisfare ogni desiderio, anche il più perverso. Non avevo più nemmeno il coraggio di chiedermi cosa mi stesse capitando, come mai ero arrivata a quel punto e, infine, come mai tutto quello mi eccitava a tal punto da non riuscire a dire più “no”, forse lo dicevo anche, ma in cuor mio sapevo già dall’inizio che quel no sarebbe diventato quasi subito un sì, avrei subito ancora e ancora, con estrema vergogna, è vero, ma certamente anche con grande godimento.
Ora stavo camminando per le strade di Parigi indossando uno straccetto che qualsiasi puttana di strada, anche la più laida, avrebbe trovato indecente. Forse anche io lo ritenevo indecente, ma gli sguardi della gente, persino le offese che mi venivano rivolte, le prendevo quasi come un complimento e … e provavo un’eccitazione maggiore.
Avevo tra le mani un biglietto su cui Jamaal aveva scritto le indicazioni che avrei dovuto seguire, prendere la metro,. Rilessi il biglietto: “scendi a Montmartre, entra nei cessi per uomini chiuditi dentro ma prima di entrare togliti il vestito e, lascialo per terra davanti alla porta. Io ti raggiungerò li”.
Pensai a quel posto famoso in tutto il mondo, ai turisti che avrei incontrato, a qualche italiano e forse qualcun altro che mi conosceva. Mi fermai un attimo, forse avrei dovuto rifiutare, forse avrei dovuto mantenere un “NO” deciso e chiudere lì quello che era iniziato come un gioco. Già, un gioco, ero venuta a Parigi pensando a una vacanza spensierata, forse anche libertina, ma non fino a quel punto. Dai vestiti sobri ed eleganti che non lasciavano vedere nulla del mio corpo, ora ero in strada con uno straccetto che, se fossi stata nuda, sarei stata sicuramente meno volgare.
Rilessi ancora il biglietto e quindi iniziai a scendere le scale della metropolitana.
Mi recai al binario per Montmartre seguendo le indicazioni dei cartelli della stazione e salii sul treno che arrivava proprio in quel momento. Cercai di trovare un posto più anonimo possibile per evitare che il mio stato potesse offendere qualcuno, offesa che sarebbe stata ancora più vergognosa.
Finalmente arrivò la fermata e scesi dal treno.
Cercai i bagni guardando le segnalazioni sui muri, non ne trovai e quindi cercai ancora, fino a quando trovai quello che cercavo. Entrai e scelsi una cabina in fondo. Prima di aprire la porta mi guardai intorno, aspettai che una signora uscisse scuotendo la testa, mi spogliai facendo cadere lo straccetto che indossavo per terra ed entrai nella cabina.
Non so quanto tempo attesi, mi sembrava un’eternità. Sotto la porta del bagno vedevo in terra il mio “vestito” e aspettavo che Jamaal lo raccogliesse. Forse lo faceva apposta a farmi aspettare lì dentro. Poi finalmente vidi che lo straccetto veniva sollevato da terra e sentii la voce di Jamaal che mi diceva di aprire la porta.
Non fui meravigliata quando mi fece uscire nuda fuori dal bagno, sapevo che quello sarebbe stato il minimo, oramai lo avevo capito e ubbidii senza nessuna reazione negativa.
Poggiata sul braccio aveva una mantella di cotone pesante, mi guardò e mi disse che quella era per me.
Lo ringraziai e feci per prenderla, ma lui mi fermò.
“Se la vuoi te la dovrai guadagnare – disse ritraendo la mano – ora da brava cagnolina ti metti a quattro zampe e cammini fino all’ingresso dei bagni, poi ti darò questo – e mi fece vedere un plug nero più grande di quello che già mi aveva imposto e che terminava con una pietra azzurra – ti toglierai quello che hai già e ti infilerai nel culo questo. Solo dopo potrai indossare la mantella.”
Non avevo altra scelta, sapevo che nessuna protesta sarebbe servita a far cambiare le cose, oltre tutto obbedendo subito avrei fatto più in fretta e mi sarei potuta finalmente coprire.
Così mi misi a quattro zampe e mi diressi verso l’uscita forse un po’ troppo svelta, perché Jamaal ogni tanto mi dava degli schiaffoni sulle natiche dicendomi di rallentare.
Alla fina arrivammo all’uscita, feci come mi aveva detto e questa volta il dolore fu più intenso. Sentivo quel “coso” dentro di me. Mi fece alzare e mi sentii ancor più umiliata. Soddisfatto, mi diede la mantella e uscimmo da quei locali.

RODOLFO
Arrivammo a destinazione che era quasi l’una. Jamaal mi ordinò imperativamente di scendere dopo dieci minuti. Quando scesi restai a bocca aperta. Mia era abbracciata a lui . Provavo vergogna per lei e nello stesso tempo non riuscivo a non trovarla eccitante. Ormai Jamaal non aveva più alcun rispetto per lei, la voleva solo umiliare o provarle che quel suo godere nella vergogna ormai faceva parte di lei.

Aveva indosso una mantella di tessuto lucido, grigio topo che le arrivava a mezza coscia, impietosamente a filo di calza. Era evidente che con le mani la teneva stretta ma non in modo sufficiente per lasciare capire che sotto fosse completamente nuda. I sandali rossi allacciati alla caviglia con un tacco enorme. Un rosso sfacciato che contrastava con il nero delle calze. Un treno si stava fermando davanti a noi. Ci incrociammo con gli sguardi. Lei alzò il capo appoggiando le labbra al viso del suo padrone che la baciò vogliosamente infilando le mani sotto la mantella lasciando intravvedere la sua pelle nuda. Morivo dalla vergogna. In quale fantasia un marito potrebbe immaginare la moglie trasformata in quel modo ad una fermata del metro?

Intanto altre persone scendevano nel metrò, sgranavano gli occhi nel vedere lo spettacolo che Mia stava offrendo. Jamaal la trascinò con sé salendo facendomi cenno di raggiungerli.

Non c’era molta gente. Jamaal la invitò a sedersi di fianco a me. Lo stava per fare, ma con una rapida mossa la trattenne per il collare “Sai come ti devi sedere ovviamente”.
Mia fece solo cenno di aver compreso. Si guardò intorno e sollevando il dietro della mantella si sedette direttamente appoggiando il suo culo nudo sul sedile. In questo modo l’orlo della mantella risalì sopra l’orlo delle calze lasciandole le cosce nude.
I due di fronte a noi strabuzzavano gli occhi. Mia tremava ma questa volta la sua vergogna era superiore all’eccitazione. Cercò di accomodarsi tenendo per bene la mantella per evitare che si aprisse il meno possibile. Jamaal la gelò con lo sguardo. La sua ormai era la completa accettazione del suo ruolo.
Il movimento delle mani fu chiaro così che la mantella le scoprì generosamente le cosce mostrando l’attaccatura delle calze e del reggicalze lasciandole nude in mostra a quel pubblico improvvisato. Mia strinse le gambe Jamaal sorrise, le fece un cenno e lei, ubbidiente e ben educata a lasciarsi umiliare allargò le gambe esponendo l’interno delle cosce nude. I due seduti come me di fronte a lei, si godevano quello spettacolo ed io ormai incapace di reagire la guardavo quasi impietosito ma invidioso di non esserle di fronte per potermi gustare lo stesso spettacolo.

Jamaal la strattonò per il collare“la mia schiava è talmente troia che va in giro completamente nuda sotto questa mantella non è vero?”Cosa poteva rispondere ad una domanda del genere? Niente. “le piace esibirsi, è la mia schiava e gode un mondo a farsi trattare così. non è vero puttanella?” le intimò impietoso Jamaal rivolgendosi al passeggero al lato opposto del mio,
Qualche passeggero si era allontanato da quel posto “hard” e chi era restato si faceva sempre più curioso. Mia taceva con lo sguardo abbassato. Jamaal insistentemente gli ripropose la domanda “vuoi dire al signore chi sei” Con un filo di voce coperto dal rumore del metro con me li vicino “sono la vostra schiava, padrone”.
“Vuoi slacciare i bottoni della mantella e far vedere a questi signori che non sto raccontando delle balle?”
Sentii il cuore scoppiarmi dalla gelosia ed il sesso martellarmi dall’eccitazione. Uno sconosciuto riusciva a farle fare quello che in migliaia di sogni erotici non sarei mai riuscito ad immaginare. Umiliata e trattata peggio della più squallida puttana tra passeggeri sconosciuti avrebbe sentito solo i brividi scuoterla ed io restavo a guardare la sua completa e totale sottomissione. Per fortuna il treno stava arrivando in stazione. Jamaal sorrise e le chiese di fermarsi.

Alla fermata successiva salirono, parlottando tra loro, un nano ed un’altra losca figura che per come vestiva era sicuramente un clochard capelli lunghi e sporchi, un viso poco raccomandabile. Si sedettero al fianco dei due a cui Mia aveva offerto il suo spettacolo. Sgomitando e bofonchiando qualcosa li costrinsero ad alzarsi e spostarsi. Mia teneva costantemente gli occhi verso terra quasi non sopportasse gli sguardi penetranti dei due. “ben arrivati” li apostrofò Jamaal.
“Abiterai da loro e dal loro amico per tutta la durata della tua permanenza a Parigi. Gaston ha già provveduto a portare la i uoi bagagli. Per sdebitarti gli pulirai la casa e farai altri lavoretti per renderli felici…. Tanto per cominciare siediti tra quei due gentili signori” e ordinò il suo padrone.
Mirna guardò Jamaal. “Non hai ancora capito? una vera schiava deve essere trattata come merita, qualcuno con cui la seria professoressa universitaria non avrebbe mai pensato neppure lontanamente di farsi sfiorare con un dito”.

Mirna guardò i due davanti a noi. Quando mai si sarebbe seduta in mezzo a due tipi del genere e quando mai si sarebbe fatta trovare nuda coperta da una sola mantella? Eppure senza parlare si alzò barcollando, e tenendosi ben stretta la mantella si sedette tra i due.
Guardai Mia docile avvicinarsi ai due e sedersi con una smorfia tra di loro: era diventata un oggetto, una cosa nelle mani di chi avrebbe sempre evitato tra la feccia della periferia più degradata. “E’ il marito – mi indicò Jamaal quasi volesse umiliarmi – e non ha nulla in contrario a far proseguire l’educazione della moglie e mentre se ne starà seduto buono buono vediamo cosa ha imparato la mogliettina”

“La signora ha sempre disprezzato compagnie come la vostra – Jamaal si rivolse al clochard con un perfido sorriso – h un po’ la puzza sotto il naso e dice che le fate schifo che non si lascerebbe mai avvicinare da uno come te.”
Coglievo la tensione salire in quelle provocazioni di Jamaal che, non pago, rincarò la dose “Non solo non si farebbe mai avvicinare, ma non si farebbe toccare neppure da un nano come il tuo amico”.
“Sarà ancora più piacevole trovare il modo per farla ricredere, quindi ne possiamo fare quello che vogliamo?” chiese il clochard.
“Certo! E per dimostrarti che si vuol far perdonare subito adesso la signora per chiedervi scusa vi bacerà proprio di fronte a suo marito e voi potrete godere della sua presenza.”

Il clochard le appoggiò una mano sulla spalla abbracciandola e trascinandola verso di sé senza che lei si opponesse, mentre il nano le appoggiò una mano sulla coscia compiendo ampi giri giocando con il reggicalze e scivolando sotto la mantella. La vidi cedere alle richieste del suo ricattatore e cercando il suo consenso si abbandonò nelle mani dei due, mi fissò per pochi istanti sconsolata e poi chiuse gli occhi restando in balia dei due aspettando solo che iniziassero a stringerla ed accarezzarla. Il clochard le prese la mano e se la trascinò sulla bozza dei pantaloni. Mia accarezzata e violata iniziò pure lei ad accarezzare quel vistoso arnese sotto la stoffa. Il treno si fermò di nuovo. Salirono alcuni passeggeri, lei riaprì gli occhi sgranandoli di fronte ad altri che vedendola in quell’atteggiamento e così volgarmente esibita si spostarono lontano dai nostri posti scuotendo la testa.

“Cosa ne dite, la puttana non delude le vostre aspettative ed è pronta ad accettare qualunque cosa, anche la più schifosamente oscena – disseJamaal – e vorrei ricordarvi come vi avrebbe snobbato guardandovi dalla sua mercedes se solo vi avesse visto qualche giorno fa. Non credo avrebbe mai pensato di soddisfarvi in questo modo né tanto meno di sfiorare le vostre labbra”
Il clochard sorridendo la prese per i capelli e mentre il nano continuava a frugarle sotto la mantella le girò la testa all’indietro. Tenendola in quella posizione iniziò a farle roteare il suo indice intorno alle labbra. Lui si riversò verso il suo volto. Mia ignobilmente socchiuse le labbra, lui le sfiorò con le sue, si risollevò un poco e lasciò scivolare un filo di saliva verso la bocca di Mirna. La vidi sgranare gli occhi ma senza potersi ribellare. Abbassai lo sguardo schifato, Mia era diventata una sorta di fogna, la sua bocca aveva accolto chissà quanti sessi e ora un vecchio clochard le stava sputando in bocca. Le labbra del clochard scivolarono sul suo collo e lei ormai succube slacciò il braghetto infilando la mano dentro i pantaloni Iniziando ad accarezzargli il sesso.
Ormai rassegnata ma con consapevole voluttuosità, offrì le proprie labbra a quelle di quel vecchio bavoso, lasciandosi baciare in bocca. Schizzinosa com’era sempre stata, ora si offriva e veniva baciata da un individuo dall’aspetto così ripugnante zozzo, e puzzolente. Era umiliante vederla concedersi in quel modo, ero roso dalla gelosia, più di quanto non lo fossi stato nel vederla scopata in tutti i modi. La mia Mia si stava concedendo interamente con mio raccapriccio , mentre l’altro individuo le stava accarezzando quasi sicuramente il sesso e tutto sotto gli sguardi dei passeggeri che guardavano la scena compiaciuti o forse schifati.
Il nano smise di accarezzarla. Picchiò la mano sulla spalla del clochard quasi a chiedere il suo turno.

MIA
In quel vagone stavo dando davvero il peggio di me, mi lasciavo accarezzare da uno sconosciuto (sì, ma cosa avevo fatto fino a quel momento se non concedermi a sconosciuti?), mi stavo facendo baciare da un vecchio clochard la cui bocca probabilmente non aveva ma conosciuto un dentifricio. Sentivo il suo alito penetrarmi nel cervello, qualcosa tra aglio, cipolla e vino. Ma cosa potevo fare, il mio padrone aveva concesso loro pieni poteri su di me ed io dovevo accettare, dovevo ubbidire.
Il nano reclamò la sua parte e dovetti accettare anche il suo bacio, più o meno dello stesso sapore. Dovetti prendere tra le dita il suo sesso perché lui aveva sbottonato i pantaloni e condotto la mia mano all’interno per accarezzare il suo sesso ormai duro.
Provai ad immaginare come fossero luridi, ma certamente la mia immaginazione non sarebbe stata nemmeno vicina alla realtà.
Il nano mi accarezzava con forza, sollevandomi la mantella fino a scoprire totalmente le mie cosce fino all’inguine, cosa che probabilmente rendeva visibile il fatto che io sotto fossi completamente nuda. Era violento e senza nessun riguardo, cercava solo il suo piacere senza nemmeno un minimo di ritegno né di gentilezza che una donna avrebbe dovuto ricevere. Già, una donna, ma io non ero più una donna, ero una femmina da monta, una cagna, una schiava, una puttana e non potevo nemmeno pensare di protestare per quel trattamento.
Il treno fece una delle sue fermate e i passeggeri cambiarono, alcuni scesero e altri salirono. Quelli che scendevano mi guardavano con cattiveria e con disprezzo. Non era difficile capire cosa si dicevano in quel francese anche un po’ sguaiato: “Una vera indecenza, dovrebbe intervenire la polizia, certa gente non dovrebbe salire su questi mezzi pubblici, e quella salope che fa di tutto per mostrarsi, senza vergogna, dovrebbe stare sul marciapiede.” E via via altre affermazioni di questo genere.
Pensai che una volta certe affermazioni mi avrebbero scandalizzata e fatta morire di vergogna, ma una volte certe affermazioni non le avrei di sicuro ricevute. La cosa che invece mi sconvolgeva era il fatto che in quel momento non mi sentivo affatto offesa, tutt’altro, mi sembrava quasi di ricevere dei complimenti.
Inoltre quelli che mi dicevano certe cose avrebbero dovuto allontanarsi e cercare di evitare la mia presenza, invece la gente non si spostava , giudicandomi ma osservandomi anche con evidente interesse.
Che strana gente c’era al mondo: proprio quelli che si scandalizzavano e giudicavano gli altri, proprio loro, con la loro presenza e con i loro sguardi libidinosi erano forse ancora più depravati di me.
“La mia puttana starà da voi di giorno – disse Jamaal ai suoi due conoscenti – io passerò a prenderla la sera per mandarla a battere.”
“Non c’è nessun problema – disse il clochard mentre mi accarezzava un seno stringendomi forte i capezzoli, facendomi male anche per la presenza dell’anello che mi era stato messo – ma mi assicuri che è disposta ad accettare tutto quello che le chiederemo? Sai nel nostro palazzo c’è gente che una bella donna così non l’ha mai avuta.”
“Ne potrete fare ciò che vorrete – rispose Jamaal quasi ridendo – farà qualunque cosa le chiederete, senza nessun limite. Ma dovrete restituirmela senza nessun segno evidente e in perfetto stato. Una puttana deve essere sempre in perfetta forma per i suoi clienti.”
I due si guardarono sorridendo ed annuendo. Mentre il treno riprendeva il suo viaggio.
Il clochard si alzò in piedi per prendere dalla tasca un paio di manette.
“Va bene – disse – prepariamola allora.”
“Togliti la mantella – mi disse Jamaal prendendomi per mano e facendomi alzare a mia volta – e lasciati ammanettare.”
Mi guardai attorno, i passeggeri si fecero sempre più attenti ad osservare i miei movimenti. Avrei voluto sparire, avere una bacchetta magica e, con un “bibidibobidibù” ritrovarmi di nuovo in Italia, magari in giro a fare shopping.
Sentii la vergogna salire e infiammarmi le guance, ma quello che stava succedendo e stava per succedere mi stupì e scosse.
Guardai alternativamente Jamaal e i due e, con la coda dell’occhio, vidi che mio marito restava immobile e impassibile seduto davanti a me.
“Vi prego non qui, ho fatto tutto quello che mi avete chiesto, ma non qui, c’è gente, non così – lo supplicai e, sperando nella sua commiserazione, conclusi – padrone abbiate pietà per la vostra schiava.”
“Taci e cerca di comportarti per quella puttana che sei – disse con tono imperioso – ma ti sei vista? Dici che ti vergogni e intanto ti fai palpare da due sconosciuti e tieni un cazzo tre le dita. Ancora non vuoi renderti conto che sei solo una puttana. Ora spogliati, ti voglio nuda.”
La sua frase decisa attirò ancora di più lo sguardo dei pochi passeggeri presenti.
La scena era irreale: in un vagone della metro di Parigi, una linea che portava in periferia, io ero praticamente nuda, con indosso solo una mantella che un nano teneva sollevata fino all’inguine e, mentre mi facevo accarezzare intimamente, con una mano lo masturbavo. Come se non bastasse, cercavo di sottrarmi al passo successivo.
Jamaal allungò la sua mano su un bottone ed io lo lasciai fare, poi i due successivi e passò la mano sul nodo della mantella che si chiudeva al collo e lo sciolse. La richiesta era folle, eravamo su un mezzo pubblico cosa ci poteva essere più indecente di questo?
Ebbi un brivido e lasciai che i bordi aperti della mantella si aprissero quel tanto da lasciar intravedere il mio corpo nudo. Sentii la voce di mio marito quasi un sussurro: “Non farlo.”
Ma era troppo tardi ormai, non avevo più la forza di reagire e, forse, mio marito nemmeno più quella di intervenire in mio aiuto.
“Non ho più nessuna scelta – gli dissi abbassando lo sguardo – perdonami.”
“E’ solo una puttana, si abituerà presto anche ad altro.” Aggiunse Jamaal sorridendo soddisfatto del suo lavoro e della mia sottomissione.
Tremai per quel nuovo insulto ma senza pensarci ulteriormente troppo e, forse, anche con un po’ di esibizionismo, mi lasciai scivolare la mantella sul mio corpo. Ebbi solo per un attimo un ultimo riflesso di pudore cercando di trattenere la mantella sul mio sesso, ma il nano si alzò e, con un gesto improvviso, me la strappò completamente.
Abbracciai il mio corpo stringendolo con le braccia mentre il treno correva sui binari e un mormorio che racchiudeva approvazione e condanna si faceva sempre più intenso tra i passeggeri.

Un ringraziamento a tutti i lettori che seguono ormai da tempo la saga di Mia e Rodolfo. Commenti oltre che sul sito anche al nostro indirizzo [email protected]

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BDSM

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