“Eppure fino a quel momento lo avevo fatto, mi ero concessa a momenti molto più spinti e laidi di quello che mi si chiedeva in quel momento…”
MIA
“Devi entrare da sola – mi disse consegnandomi un biglietto
che gli era stato dato da Jamaal – e quando sarai dentro, leggi questo e fai quello che c’è scritto. Solo dentro.”
Non ero mai entrata in un cinema a luci rosse, ho sempre ritenuto che fosse sporco e squallido e questo non era da meno. Anzi lo squallore andava oltre la mia immaginazione.
Mi sentivo morire, ero vestita da troia ed ero entrata da sola in un cinema porno. Non so neanche io perché mai non mi ribellai, ma quello doveva essere il minimo dopo tutto quello che avevo passato fino ad allora. In fondo mi resi conto di non poterlo più fare. Guardai il biglietto tra le dita, avrei voluto leggerlo, ma mi era stato detto di farlo all’interno del locale, dovetti resistere.
Prima di entrare nel buio della sala lessi il biglietto. Poi lo rilessi e rilessi ancora e ancora. Non potevo credere a quello che c’era scritto: “E’ la sera del tuo esordio se non l’avessi ancora capito da questo momento non sei solo la mia schiava, ma anche la mia puttana. Vatti a sedere nella parte opposta dell’ingresso e aspetta. Arriverà un ragazzo di colore e non opporre resistenza a qualunque cosa ti farà ”.
La paura, anzi il terrore e la vergogna mi presero e iniziai a tremare come una foglia.
Pensai con angoscia a dove mi ero lasciata trascinare. Eppure mi sarebbe bastato un niente prima e forse ancora allora quel niente avrebbe fatto fermare tutto: sarei potuta tornare sui miei passi e dire basta, dire a Jamaal e a Gaston che non ci sarei stata più, che me ne sarei tornata a casa. Poi in Italia avremmo potuto anche far ragionare Cosimo e, con un po’ di pazienza e buona volontà , saremmo potuti tornare alla normalità . Era inammissibile che io potessi fare quanto mi chiedevano. Eppure fino a quel momento lo avevo fatto, mi ero concessa a momenti molto più spinti e laidi di quello che mi si chiedeva in quel momento. Ero certa di aver già superato il limite massimo.
La mia mente fu presa da mille pensieri, da mille sensazioni. La ragione mi diceva di lasciar perdere tutto ma le sensazioni finora provate erano incredibili, assurde, emozionanti.
L’uomo dei biglietti lasciò il suo posto e mi spinse verso l’entrata. Come un vecchio cinema una tenda di velluto pesante, un piccolo spazio e un’altra tenda. “Non sono mai entrata da sola in un cinema porno per giunta vestita in questo modo” provai timidamente a ribellarmi. “E’ vero, decisamente quell’abito è eccessivo, toglitelo!” mi ordinò imperiosamente. Quell’uomo a me sconosciuto mi aveva dato un ordine e io non mi ribellavo, non ci riuscivo, sentivo solo che dovevo obbedire anche a lui. Non riuscivo a dire una parola e, ancora una volta incapace di reagire, come un automa, tremando sfilai l’abito. Mi guardai nell’ombra e sprofondai nella vergogna più cupa, completamente nuda in calze e reggicalze con il corpo segnato da quei tatuaggi. Il collare di metallo saldato al collo e il piercing sui capezzoli. Cos’ero diventata. “Jamaal non si sbagliava. E’ la tua natura e ti piace essere trattata così, vero? – mi bisbigliò l’uomo che avevo di fronte – Sei proprio come una puttana pronta ad essere usata. allora cosa aspetti?”
Tirò la tenda per lasciarmi entrare.
“Avanti puttana, la sala di questo cinema porno è fatta apposta per farti esibire ed iniziare a prostituirti”.
Ero impietrita. Abbassai lo sguardo ed entrai in sala.
I sospiri e il buio mi fecero alzare gli occhi. Mi ero fermata proprio alla prima fila di poltroncine. Sullo schermo una ragazza con un enorme tatuaggio su di un fianco veniva presa da due uomini contemporaneamente. Non sapevo che fare, mi girai verso l’uscita e poi guardai la poltrona dove mi sarei dovuta sedere. Restai immobile a guardare l’uscita e la poltrona senza riuscire a prendere una decisione.
Ma cosa stavo facendo?
Ero nuda, a parte le scarpe, il reggicalze e le calze, ero completamente nuda in un cinema a luci rosse. Di tanto in tanto lo schermo illuminava il mio corpo nudo nel buio della sala. Mi resi conto di essere diventata solo un oggetto di piacere, la professoressa Mia era lontana mille e mille miglia da me. Ora c’era solo una donna che cercava nella degradazione e nella vergogna una strana forma di piacere, forse quel piacere che le era sempre mancato e che forse aveva sempre desiderato e per il quale era destinata, senza che se ne fosse mai resa conto. Mi resi conto di essermi trasformata in una puttana, di essere nata per questo e per dare piacere accettando senza protestare qualunque cosa mi potesse venir chiesta, addirittura senza che ne ricevessi io stessa piacere. Quella, di certo, era una cosa di secondaria importanza. Ma in fondo il dare piacere era per me un piacere già incredibile.
Con questi pensieri e senza più indugiare, feci le cose che mi erano state ordinate. Attraversai nuda la sala fino alla poltrona opposta.
Per fortuna nessuno si accorse di me. Ma era una fortuna? Non era per questo che mi muovevo nuda in un cinema a luci rosse? Dovevo essere nuda perché dovevo essere vista, guardata e forse desiderata.
Raggiunsi la poltroncina dove mi sedetti e aspettai.
Sullo schermo ancora gemiti e sospiri, ma li sentivo come in sottofondo, non ebbi il coraggio di guardare lo schermo. Il cuore mi batte talmente forte che pensavo che tutti avrebbero potuto sentirlo.
Come in un nastro che riavvolgevo velocemente ripensai a prima della venuta a Parigi, ripensai a tutti gli uomini che mi avevano fatto la corte, molti e tutti di buona famiglia, tutti professionisti e tutti gentili, tutti puliti nell’animo e nel corpo, eppure … eppure mai a nessuno avevo ceduto, mai a nessuno avevo dato nemmeno un pudico bacio. Ora mi trovavo seduta in una poltroncina di un cinema a luci rosse, ero nuda e avevo già offerto il mio corpo spudoratamente e senza sosta a sconosciuti e in qualunque modo. Avevo persino sentito sulla mia lingua il sapore dello sperma, ingoiandolo sempre, cosa che neanche mio marito era riuscito a farmi fare. Ancora il sesso animalesco nella gabbia che mi aveva fatto provare addirittura un altro tipo di piacere, forse schifoso, ma certamente era un piacere. E poi … poi essere venduta a quel Jamaal e l’umiliazione di dover diventare la sua battona. Il solo pensiero mi tormentava, ma nello stesso tempo mi attirava.
Aspettai non so quanto, forse un minuto, forse un’ora. Poi all’improvviso mi sentii chiamare, mi voltai e vidi il nero accanto a me.
Incredibilmente mi sentii più tranquilla.
Un uomo mi passò accanto, si fermò un attimo a guardarmi, dandomi come l’impressione che mi conoscesse ma senza fare una piega andò a sedersi nei posti avanti a tutti.
Sentii la mano del nero che mi sfiorava i seni e i capezzoli che erano diventati durissimi per i brividi di piacere che percepivo. Poi la sua mano scivolò tra le mie gambe che allargai prontamente per assecondarlo, ma mi resi conto che non voleva il mio piacere. Sentii un oggetto tra le sue mani, in un primo momento non capii cosa fosse, poi, quando me lo avvicinò al collo capii che si trattava del guinzaglio. Con un gesto fece scattare il moschettone e lo agganciò al collare che avevo sempre tenuto al collo. Poi lasciò cadere il guinzaglio tra i seni e tra le gambe. Brividi di paura e di piacere percorsero il mio corpo.
Poi mi prese il polso e lo sentii armeggiare con qualcosa di metallico: una manetta.
Non feci in tempo a capirlo che mi portò le mani dietro la schiena e mi ammanettò entrambi i polsi.
“Adesso puttana bianca sei pronta per essere ceduta ai tuoi clienti.”
Mi disse all’orecchio mordicchiandomi il lobo. Mi aspettai che qualcuno mi venisse a prendere per usarmi, mi aspettai che i primi “clienti” si facessero vivi, nell’attesa sentivo i brividi farsi sempre più intensi. Poi il nero tirò giù la zip dei pantaloni, mi prese per il collare e mi spinse davanti a lui in ginocchio. Tirò fuori il suo enorme sesso e me lo sbatté più volte sul viso. Con le mani legate dietro la schiena non potevo quasi muovermi, non potevo nemmeno fuggire via. Aprii la bocca e presi tra le labbra il suo sesso, ne sentii il sapore acre, selvaggio. Incominciai a leccare e succhiare, muovendo ritmicamente il capo avanti e dietro fino a quando il nero non mi fermò afferrandomi i capelli con le sue tozze mani. Lo sentii fremere e mi apprestai a riceverlo. Il primo schizzo fu improvviso, caldo, amaro. Fui costretta ad ingoiarlo subito, senza poterlo assaporare, insieme agli altri schizzi che si susseguirono, succhiandogli il glande con devozione, fino a quando anche l’ultima goccia passò nella mia bocca e l’ebbi ingoiata.
Restai ancora immobile in ginocchio tra le sue gambe mentre si ricomponeva e si alzò. Mi lasciò lì per qualche secondo poi mi fece alzare, proprio quando il film stava per finire e le luci si accendevano. Cercai di risedermi in un ultimo, disperato tentativo di pudore ma lui mi strattonò con forza lasciandomi in piedi. Ora mi sentivo disperata. Mi guardavo intorno terrorizzata. Ora tutti potevano vedermi, esibita in quello stato, resa completamente accessibile alle voglie di tutti. Mi guardai intorno scoprendo che il pubblico era discretamente numeroso. Alcune persone mi si avvicinavano, altre mi passavano accanto guardando e ridendo. Qualcuno allungava una mano per toccarmi ma il nero le fermava e le allontanava.
Poi il nero, tirandomi per il guinzaglio mi trascinò verso quell’uomo che si era soffermato a guardarmi, come se mi conoscesse, e che ora si era avvicinato cercando di riprendere la scena col suo cellulare. Istintivamente abbassai il capo nell’inutile tentativo di non far apparire il mio viso nel filmato.
“E’ la nuova puttana di Jamaal e del tuo amico Cosimo. Tu sai cosa fare.”
Gli disse il nero porgendogli il guinzaglio.
Il suo amico Cosimo? Dunque quell’uomo era un amico di Cosimo? Ma chi era, per quanti sforzi facessi non riuscivo a ricordarmi di lui.
Quell’uomo mi riprese ancora per un po’ soffermandosi sui miei tatuaggi e sugli anelli ai capezzoli, poi prese il guinzaglio e mi trascinò fino al centro della sala perché tutti potessero guardarmi. Pochi secondi in cui mi fece anche girare su me stessa per mostrarmi sotto tutti i punti di vista e poi mi portò nei bagni luridi del cinema. Non c’era nessuno ma la luce era forte. Il pavimento lercio emanava un fortissimo puzzo di urina. Mi tirò col guinzaglio come se fossi una cagna. La luce forte mi accecava quasi, avevo il capo chino e tremavo di paura, soprattutto dopo aver sentito che era amico di Cosimo. Non sapevo chi fosse quell’uomo che apparentemente sembrava conoscermi bene invece. Pensai che quell’uomo fosse uno di quelli che avevo messo in disparte, che non consideravo nemmeno, uno di quelli che dal mio punto di vista non esistevano nemmeno. Ora ero in un bagno lurido di un cinema porno, nuda davanti a quell’uomo ed ero stata affidata a lui come una puttana per qualche ora. Mi vergognavo di me stessa, mi vergognavo persino perché … perché mi sentivo eccitata.
Si fermò al centro dei bagni, tra lavandini e orinatoi. Si mise di fronte a me e mi sollevò il capo prendendomi per il mento.
“Ora mia cara prof – disse all’improvviso appoggiandosi a un lavandino – vieni qui e inginocchiati ai miei piedi e ti farò passare tutta la tua puzza sotto il naso che hai sempre avuto.”
Dunque mi conosceva, sapeva chi ero, ero terrorizzata, ora oltre Cosimo qualcun altro aveva scoperto cosa fossi diventata e dove mi stavano trascinando. Il terrore e la vergogna mi presero tanto da farmi tremare. Sentivo il suo sguardo potente come le sue dita che mi stringevano le guance. Non riuscivo a sostenere il suo sguardo e cercai di guardare altrove.
Mi diressi tremante verso di lui. Ero ammanettata con le mani dietro la schiena. Lui non perse un istante e presa dalla tasca il suo cellulare iniziò a scattarmi qualche foto. Che vergogna, essere fotografata nuda e ammanettata in quel posto e con un guinzaglio attaccato a un collare come se fossi una cagna. Sentivo le lacrime rigarmi il viso ma accettai come le altre volte anche questa umiliazione.
“Chissà in quanti si divertiranno nel vedere che la seria professoressa Mia viene a Parigi per battere”.
Mi sentii umiliata, vedevo la mia vita e la mia reputazione andare in fumo. Mi strattonò ed io non feci alcuna resistenza anche quando mi obbligò ad inginocchiarmi davanti a lui. Ebbi molta difficoltà a farlo anche per la paura di scivolare a causa del pavimento bagnato e puzzolente. Sentivo lo schifo prendermi il cervello quando le ginocchia incontrano il freddo delle mattonelle. Ora ero inginocchiata davanti quell’uomo che per me restava ancora uno sconosciuto.
“Ora tira giù la zip con i denti, puttana.”
Senza dire una parola avvicinai il viso alla patta dell’uomo e cercai di prendere la zip con i denti, ma non ci riuscii.
“Non ce la fai prof?” mi domandò quasi ridendo.
Feci cenno di no con la testa e lui con la destra mi aiutò, abbassò un po’ la cerniera e poi mi mise tra i denti la linguetta in modo che io potessi tirarla giù.
Poi si rese conto che non potevo continuare a spogliarlo e, mettendosi una mano nei pantaloni tirò fuori il suo sesso giù turgido e me lo fece danzare davanti agli occhi.
“Ti piace il mio cazzo, eh prof? – mi domandò mentre me lo passava sul viso, sul naso e tra le labbra – dai, prendilo in bocca e datti da fare, ma prima dimmi, ti piace? Lo vuoi in bocca.”
Feci cenno di sì col capo tenendo però gli occhi bassi. Cercai di imboccarlo ma lui si allontanava ad ogni mio tentativo.
“Guardami in faccia e dimmi che ti piace prenderlo in bocca. Su, guardami bene e dimmi se ti piace.”
Inebetita dal forte odore di sesso che veniva dal suo inguine e ormai priva di ogni volontà alzai il capo e lo guardai, facendo cenno di sì. Soddisfatto della mia risposta spinse il suo sesso tra le mie labbra e io mi affrettai ad imboccarlo.
Lo succhiavo e lo leccavo con devozione mentre lo sentivo gemere di piacere. Non so perché ma la cosa anziché farmi schifo mi piacque molto, mi piacque sentirlo godere, mi piacque dargli piacere.
Così ci misi anche molta passione nel muovere il capo tra le sue gambe, nel portare il suo sesso fino alla mia ugola e per poi tirarlo fuori, insalivandolo tutto.
“Ci sai fare con i pompini, prof.” Mi disse mugolando dal piacere.
“Guardami in faccia mentre mi spompini!” mi disse all’improvviso. Io alzai lo sguardo verso di lui ubbidiente. Un lampo, poi un altro, poi un altro ancora. Mi scattò tre foto mentre lo guardo, mentre ho il suo sesso in bocca.
“Ora basta prof – disse spingendomi quasi con disprezzo – ora voglio incularti. Voglio avere il piacere di inculare la professoressa Mia D…,ti ricordi di me?”
Sentii il mio nome mentre mi strattonava col guinzaglio ed ebbi un lampo di memoria. Lo riconobbi, Adolfo un mio studente che avevo bocciato più volte all’appello del mio corso e solo perché mi veniva antipatico ed era amico di Cosimo. Ed ora a sorti capovolte la sua seria prof era una puttana di un cinema porno di Parigi, sapeva bene chi ero, che figura, chissà cosa avrebbe detto di me, chissà quante persone, conosciute e no sarebbero venute a sapere di me, mi sarei dovuta nascondere, forse non sarei potuta più tornare a casa.
Mi strattonò col guinzaglio e a fatica mi alzai in piedi, le ginocchia mi facevano male. Mi spinse verso un orinatoio e fece chinare quasi col viso dentro. Sento il puzzo di piscio forte e intenso, tanto da avvertire quasi un conato di vomito.
Sentivo le sue dita sulla vagina, la forzavano, mi penetravano, si bagnavano dei miei umori e si spostarono verso l’ano. Fecero questo diverse volte fino a quando un dito mi penetrò lo sfintere anale quasi di colpo, facendomi emettere un gemito di dolore.
“Sei tutta bagnata prof – mi disse ridacchiando – vuol dire che ti piace. Eh, prof, dillo che ti piace.”
Feci ancora cenno di sì con la testa, proprio mentre sentivo il glande appoggiarsi all’ano e spingere con forza, feci quel cenno proprio perché l’eccitazione stava prepotentemente prendendo il posto della vergogna e dell’umiliazione. Un urlo strozzato mi uscì dalla gola mentre mi appoggiai alla parete col capo sfiorando l’orinatoio col viso per il colpo ricevuto. Lui non si fermò e continuò a spingere, a spingere, a spingere, fino a quando non lo sentii entrare, sempre più in fondo, lungo, lunghissimo. Si fermò solo quando fu tutto dentro di me, tutto, completamente fino in fondo. Sentivo le sue gambe poggiate contro le mie. Mi faceva male ma lo sopportai, avevo il respiro pesante e cercai di stringere i denti per non gridare.
Poi iniziò a sfilarsi piano, lentamente, fino a metà , per poi ripiombare di colpo dentro di me.
Un’altra spinta violenta e mi ritrovai col viso contro la parete. Urlai forte per il dolore.
“Adesso non fai più la sostenuta, brutta troia, mi ha detto tutto di te Cosimo – mi disse con rabbia mentre le sue spinte si facevano sempre più violente – Me lo sono sempre ripromesso che ti avrei inchiappettato. Ora lo faccio davvero”.
Mi sentii male, il dolore non lo sentivo più, lui sapeva tutto e si divertiva a maltrattarmi e umiliarmi. Sapeva tutto, e ora che ne sarebbe stato di me?
“Dai prof allarga bene le chiappe che voglio vedere il cazzo che ti entra nel culo.”
Disperata ma ubbidiente quasi in lacrime presi le natiche con le mani e le allargai per quanto potessero permettermi le manette. Altri lampi, altre foto. Mi stava riprendendo in tutti i modi e in tutti i modi in cui possa essere riconosciuta. La terra mi sprofondò sotto i piedi, non avevo più pensieri, ero disperata, distrutta nell’animo. Ero al punto di non ritorno, dovevo fermarmi ora o non potrò farlo mai più.
“Ti piace essere inculata prof? – mi disse dandomi colpi sempre più violenti – dillo al tuo cliente che ti piace.”
Non riuscivo a muovere il capo perché costretto tra la parete e l’orinatoio, riuscii solo ad emettere un “sìììì” stentato e sforzato.
Ripose il telefonino e riprese a spingermi con forza. Mi sentivo sfondare, avevo il viso sulle mattonelle del bagno e sfioravo l’orinatoio, con la bocca aperta gemevo per il dolore e la vergogna. Lui non mi dava tregua e alla fine si sfilò di colpo. Il dolore fu forte ma lui non se ne curò. Mi strattonò col guinzaglio e mi fece inginocchiare ancora ai suoi piedi. Mi costrinse ad aprire la bocca e scaricò nella mia gola tutta la sua libidine.
“Bevi tutto mia cara prof – mi disse mentre cercavo di ingoiare il suo godimento – bevi, ingoia, perché è solo questo che sai fare, zoccola di merda.”
Mi sedetti a terra disperata e piangente. L’umiliazione era stata fortissima e non mi accorsi nemmeno che mi ero seduta nuda su un pavimento lurido, con la schiena appoggiata ad una parete tra due orinatoi che ancora puzzavano dei continui svuotamenti di vesciche sconosciute.
“Ho pagato come gli altri per usarti e ne è valsa la pena – mi disse mentre si sistemava – ora ti aspettano gli altri clienti della sala , è il tuo lavoro, mi pare.”
Appena sistemato mi liberò da una delle manette per fissarla al tubo dell’orinatoio.
“Guardati – e mi scattò una nuova foto – quanto sei cessa” si piegò verso di me e, quando mi fu vicino, mi sputò in faccia.
Emisi un gemito di disgusto. Sentivo il suo sputo colarmi sul viso.
“Anche questo ti dà godimento, anche essere sputata in faccia – sorridendo mi sputò di nuovo in faccia – Qualsiasi umiliazione ti fa godere e più ti senti umiliata più godi, più ti si sputa in faccia, più godi, più vieni trattata da scrofa e da cagna più godi. Dico bene lurida vacca?”
“Sì . . . sì!” mi affrettai a dire con voce tremante.
“Lo vedo bene – borbottò prendendomi per i capelli e strattonandomeli con forza, e pinzandomi con indice pollice le guance mi obbligò ad aprire la bocca – Molte cose che a prima vista sembrano schifose o depravate, alla fine possono darti un piacere incredibile.”
Ero terrorizzata e mi sentii mancare quando lo vidi muovere la bocca per raccogliere quanta più saliva possibile e poi sputarmi in bocca.
Rassegnata deglutii senza immaginare cosa mi stava attendendo. “Sei un cesso ed è proprio quello che mi serve ora – disse toccandosi in mezzo alle gambe – tengo una pisciata pronta!”
Trasalii al pensiero ed ebbi paura che quell’uomo volesse davvero urinarmi in bocca.
Ma non mi dette neppure il tempo. Si sbottonò i pantaloni e tirò fuori il suo sesso in stato di semi erezione.
“Pigliatelo in bocca, cessa, e fa presto che mi sto pisciando addosso.” Disse facendomi dondolare il sesso davanti al viso.
Ero frastornata, non sapevo che fare. Ero in uno stato di completa sottomissione. Scossi la testa cercando di ribellarmi ma senza nessuno scrupolo lui emise un primo getto che si scaricò direttamente sul mio viso e non pago fece lo stesso urinandomi sul corpo.
Si fermò improvvisamente e credetti che la tortura fosse finita. Grondante del suo piscio mi prese per i capelli “ non hai capito voglio pisciarti in bocca,avanti maiala aprila”
Spalancai immediatamente la bocca e abboccai il suo sesso.
In un attimo mi riempì la bocca di liquido caldo e aspro, in maniera tanto abbondante che mi cominciò a colare fuori dalle labbra.
“Ingoia, stronza – urlò – te la devi bere tutta quanta!”
Mi stava venendo il voltastomaco, ma ubbidii senza fiatare. Cominciai ad ingoiare la sua urina un sorso dopo l’altro e ad ogni sorso la cosa mi dava sempre meno fastidio fino a quando, con l’ultimo sorso, non mi sentii avvampare da un godimento fuori dal comune.
Continuai a tenerlo in bocca succhiandolo con voluttà , nella speranza che mi riempisse ancora ma lui mi scostò con uno spintone.
“Ha proprio ragione Cosimo, sei proprio una troia nata. Comportati sempre da troia, fa sempre la puttana, datti a tutti quelli che lo vorranno e ringraziali ogni volta che ti useranno, in qualunque modo e per qualunque scopo. Ricordati: tutto il tuo corpo serve solo a dar piacere, il tuo culo, la tua fica, la tua bocca e ogni centimetro del tuo corpo non è tuo ma di chi ti vuole, chiunque sia e senza nessun limite. Ciao vacca schifosa – e scuotendo il telefonino sorrise – quando tornerai in Italia continueremo a divertirci con te”
Mi dette un ultimo sguardo e aprì la porta.
RODOLFO
Spiai Mia vestita come una puttana parlare con il cassiere del cinema. Lui lasciò la sua postazione e accompagnò mia moglie verso l’entrata della sala. Ero consapevole di quello a cui l’avrei esposta ma non immaginavo quanto perverso potesse essere Jamaal a cui stavo consegnando mia moglie perché la trasformasse non solo nella sua schiava ma nella sua puttana. Non avevo rimpianti, avevamo condiviso quella scelta e sapevamo che ormai non ci sarebbe stata una via ritorno. Rividi il cassiere tornare al suo posto tenendo tra le mani il vestito di Mia.
Solo per un attimo il pensiero scivolò verso le conseguenze ma non ritenevo che Cosimo, una vota tornati in Italia, avrebbe poi avuto il coraggio di sputtanaci a vita, anche se ormai non avevo dubbi che Mia sarebbe restata per sempre il suo giocattolo sessuale. Quanto mi sbagliavo!
Ora Mia era in quel cinema porno nuda e forse proprio nelle mani di Gaston, Cosimo e Jamaal. Mi avvicinai alla cassa con l’intenzione di entrare pure io nel locale, ma una mano mi fermò, era Jamaal.
“Ecco il marito della mia nuova puttana, quindi sei convinto che per la tua mogliettina sarà una strada senza ritorno?”
Senza che mi desse modo di rispondere continuò:
“Tua moglie è la dentro per prostituirsi per la prima volta e Cosimo ha voluto lasciarle un incentivo perché non potesse o volesse tornare indietro. Quanto a voi sarete il marito di una donna che appartiene a un altro uomo che la fa prostituire senza che possiate fare nulla per impedirlo ma che al contrario ne possiate trarre un piacere vizioso”.
Mi stava sbattendo in faccia le mie più laide fantasie.
“Mi lascerete vostra moglie per il tempo che mi servirà per trasformarla completamente, ma non per vendersi come una volgare prostituta, ma per trasformarsi veramente nei sui comportamenti, nel modo di essere, di vestirsi e di pensare. Il marciapiede, i bordelli i locali di streep competeranno la sua educazione e questa sera vi dimostrerò che è quello che desidera”.
Ci avvicinammo alla cassa mentre alcuni uomini acquistati i biglietti entrarono nella stessa sala dove c’era Mia completamente nuda.
Il cassiere salutò confidenzialmente Jamaal.
“Ne sono entrati una ventina oltre al ragazzo che sai.”
Tolse dal cassetto qualche centinaio di euro e gleli passò.
“Le marchette di tua moglie.”
Mi sventolò le banconote sotto il naso. Mi sentii rabbrividire.
“Non può essere vero.”
Commentai quasi trattenendo il respiro.
buona lettura a tutti e speriamo di riuscire a pubblicare presto il seguito.
Mia e Sesamo sono sempre su [email protected]
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.