Susanna e Giona sono una coppia di trentenni, sono sposati da dieci anni e sono due bravi ragazzi, educati e di famiglie rispettabili. Lavorano entrambi e l’indipendenza economica seppur non eccezionale gli ha permesso di trovarsi casa e diventare famiglia, anche se di figli non ne sono arrivati.
Io sono un uomo sui 50, sono sposato e ho due figli quasi maggiorenni. Sono il proprietario di un cinema nella periferia della grande città dove si svolge questa torbida storia.
Il cinema è un locale piccolo, ma accogliente e curato, frequentato da una affezionata clientela di appassionati come me di BDSM e feticismo, infatti sono questi i generi di film che sono solito proiettare, per il diletto mio e dei miei compari.
La torbida vicenda è nata una torrida sera della scorsa estate, quando i due sono usciti a festeggiare con una cenetta il loro anniversario di matrimonio. Era di sabato e questa giovane e ingenua coppietta decise che, per una volta, poteva concedersi di fare le ore piccole. Così dopo aver mangiato pensarono di fare un giro nella semideserta periferia soffocata dall’afa. Era mezzanotte e Susanna propose al marito di fermarsi davanti al primo cinema e guardare che film davano.
Destino volle che il cinema fosse il mio e che, quella sera, proiettasse un film francese degli anni ’60. Un film d’autore che aveva per protagonista una bellissima donna matura, molto ricca e dal carattere autoritario che, di nascosto, conduceva una doppia vita e, smessi i panni della ricca signora, si divertiva a farsi sottomettere da sconosciuti di rango molto più basso del suo facendosi maltrattare e umiliare.
Appena entrati e dopo qualche minuto di visione della pellicola la giovane coppia si mostra subito a disagio, imbarazzata e intimidita. Hanno iniziato a vedere il film quando la trama era entrata nella fase calda facendoli subito trovare di fronte a scene e situazioni alquanto morbose e oscene.
Hanno attirato la mia attenzione ancora prima che entrassero nel cinema. Vedere quella coppietta, dall’aria spaesata ma allo stesso tempo curiosa, fissare la locandina del film mi ha subito stuzzicato. Erano titubanti e lui meno interessato, propenso a lasciar stare ma, si sa, la curiosità è femmina e così l’ha vinta lei e sono entrati.
Ero così preso da loro due (raramente viene nuova gente nel mio cinema) che per ingraziarmeli non gli ho fatto pagare il biglietto. Li ho fatti accomodare in sala e li ho osservati di nascosto. La ragazza, una biondina con i capelli fino alle spalle, lisci e tutta colpi di sole, e un bel corpo, pur mostrandosi in imbarazzo per alcune scene estreme tradì dallo sguardo una certa divertita curiosità. Io l’ho fissata fino a che i suoi occhi hanno incontrato i miei, l’ho rassicurata con un sorriso e lei li abbassati arrossendo.
“Questo è un genere molto particolare, signorina. È un genere proibito, che vive nascosto e defilato, come il mio cinema.” Ho detto sorridendo. “Ma mi creda è presente nelle fantasie di tantissime persone, anche le più insospettabili. Non c’è nulla di cui vergognarsi nel lasciarsene incuriosire.”
Sono restati una manciata di minuti poi il maritino, visibilmente indifferente alla proiezione, ha voluto che andassero via mentre invece lei divorava quelle scene con gli occhi. Nel salutarli mi sono detto speranzoso di rivederli e ho allungato alla ragazza un depliant con il restante programma estivo, sottolineando a penna la mia email. Li ho visti allontanarsi ma qualcosa mi diceva che lei si sarebbe rifatta viva. Avevo intuito che era rimasta scioccata ma allo stesso tempo attratta da quelle forti immagini di sottomissione.
Nonostante fossero passate due intere settimane ero sicuro che la mia intuizione fosse giusta. Susanna (così mi disse di chiamarsi) stava elaborando la cosa. La curiosità insinuatasi in lei da quello spezzone di film stava lievitando lentamente, c’era solo stato bisogno di un po’ di tempo poi, una mattina, trovo la sua email.
L’anonimato che dava la posta elettronica era l’ideale per lei che così poteva confessarmi di essere stata incuriosita e attratta dal BDSM e i giochi erotici di dominazione e sottomissioni fin da bambina, quando trovò il nascondiglio dove i suoi fratelli maggiori tenevano fumetti e riviste porno. Da adolescente e poi signorina non ha più sfiorato quel materiale così osceno né ha mai osato ripensare alle immagini viste e alle storie lette. Non ci ha più pensato per anni, si è limitata a condurre una vita normale fra gli studi, il lavoro, le amicizie e poi il matrimonio. Una vita normale ma piatta e insoddisfacente, con quelle storie represse e relegate in un qualche angolo recesso della mente. Storie che si sono ripresentate quella sera nel cinema e che, questa volta, Susanna non è riuscita, o meglio, non ha più voluto ricacciare nei meandri con vergogna, come ha fatto allora.
Quello spezzone di film le aveva fatto ricordare quanto si era masturbata da ragazzina, sulle storie di donne sottomesse e umiliate. Si era ricordata di quanto fantasticava di sposare un uomo che la sottomettesse e che la offrisse al dominio di sconosciuti che la usassero per i loro più turpi e lussuriosi piaceri. A questo punto ha rivelato la delusione di avere trovato invece un marito che non era affatto portato a pensieri e gesti da sadico dominatore. Suo marito era un uomo dolcissimo, premuroso e romantico. Lo amava con tutta se stessa ma, da quella sera al cinema quando si è ridestata la sua parte deviata e oscena, si sentiva lacerata dalla tenerezza per il suo uomo a cui doveva fedeltà e il desiderio, sempre più potente, di sfogare le sue voglie e dare libertà alla sua indole troppo a lungo repressa.
Ho alimentato queste sue velleità consigliandole la lettura di alcuni libri. Classici come “La sventura delle virtù” e “Histoire d’O” e commerciali come “Diario di una sottomessa”. Inoltre ho preso a mandarle email con allegate pagine scansionate di fumetti sul BDSM. Ho continuato ad ascoltare le sue confessioni sui desideri e le fantasie di essere sottomessa, le ho dato consigli e suggerimenti accompagnandola in un percorso di scoperta del suo essere schiava. Ho alternato periodi di uno scambio intenso di email ad altri nei quali, volontariamente, diradavo la corrispondenza con la scusa di impegni, giusto per tenerla un po’ sulla corda e saggiare il suo grado di malleabilità.
Mi stava venendo facile plasmarla, mi stava bastando soffiare via, come fosse cenere, lo strato di morigeratezza e sobrietà, che negli anni aveva ricoperto quelle sue indicibili fantasie che, solo adesso, prendevano a svelarsi. Tempo qualche altro giorno ed eccola diventare la donna sottomessa che aveva sempre fantasticato di essere. Ed io, compiaciuto, trovavo di che dilettarmi con lei.
CONTINUA
Per contattarmi scrivete a: pensieriosceni@yahoo.it
Visualizzazioni:
8.564