Tutta un’altra cosa (parte prima)

“Poi poco a poco, ogni volta che quel ricordo tornava alla mente, sentivo dentro di me sentimenti contrastanti…”

La prima esperienza era stata due anni prima, a
sedici anni, ma quella volta ero stato abusato da un gruppo di ragazzi ed era stato doloroso e poco piacevole. Mi aveva traumatizzato per parecchio tempo. Poi poco a poco, ogni volta che quel ricordo tornava alla mente, sentivo dentro di me sentimenti contrastanti. Da una parte il brutto ricordo di quella violenza, dall’altra il desiderio, neanche tanto inconscio, di voler ripetere un’esperienza di sesso passivo con i maschi. E poi, pensavo, tutto sommato che quei ragazzi avevano scatenato su di me le loro voglie represse perché il mio corpo era veramente femmineo. Magro, non molto alto, gambe perfette, completamente glabro, bel culetto rotondo, lineamenti del viso delicatissimi, riccioli mori e movenze, forse senza volerlo, non proprio maschili.
Fatto sta che a 18 anni avevo preso coscienza di tutto questo e della mia reale natura di omosessuale passivo ma non avevo proprio il coraggio di fare avances ad un uomo. Nel privato indossavo indumenti femminili, mi specchiavo, mi sembrava di essere una stupenda puttanella, poi mi masturbavo e tutto finiva lì.
Iniziai l’Università e presi l’abitudine di frequentare una pizzeria nei dintorni della facoltà. Il padrone, Franco, era un uomo sui 35 o 40 molto simpatico che scherzava un po’ con tutti gli studenti che frequentavano la pizzeria e con il quale avevo scambiato solo qualche frase ma spesso avevamo incrociato gli sguardi e ci eravamo sorrisi, senza nessuna malizia però, almeno a me sembrava così .
Una sera, mentre cenavo da solo, venne a sedersi al mio tavolo. “Tutto solo stasera?” – “Eh sì vedi, mi hanno abbandonato tutti” dissi scherzando. Anche lui sorrise, poi disse “Sai, ti ho osservato spesso da quando vieni qui ed ho sempre pensato che non sei come gli altri”. Ebbi un sussulto dentro di me, cosa voleva dire? Non riuscivo a capire. “In che senso?” dissi, e lui “Non lo so, non so spiegartelo neanche io, c’è qualcosa in te, nel tuo sguardo, di misterioso, che mi attira e mi fa venire voglia di conoscerti più a fondo”. Oh mio Dio, c’era qualche doppio senso in quello che diceva? No, mi sembrava serio, ma in ogni caso mi stava provocando una tempesta interna. Dopo un attimo di esitazione risposi “Mah, non so cosa risponderti, a me sembra di essere normalissimo, come tutti gli altri” e lui “Io ho notato però che quando mi capita questa cosa con qualcuno, normalmente all’altro capita lo stesso verso di me. Possiamo chiamarlo feeling se vuoi. Se tu mi dici che incrociando gli sguardi, nei giorni passati, non ti è capitata la stessa cosa nei miei confronti, sarebbe la prima volta che mi sbaglio”.
Avevo voglia di conoscerlo meglio sì ma forse non glie lo avrei mai detto, ora era lui ad offrirmene l’opportunità. “Beh, sì forse hai ragione – dissi – mi sembri una persona interessante con cui fare amicizia”, “Ora però non posso fermarmi troppo qui con te – esclamò – il dovere mi chiama, ti va di venire da me stasera dopo cena? Diciamo verso le 9?”. Oddio, così a bruciapelo? Ero veramente in subbuglio, sentivo un’emozione viscerale, credo anche di essere arrossito. “Ok – sussurrai – scrivimi qui l’indirizzo” (cazzo ma dov’era finita la mia timidezza?). Lo scrisse su un tovagliolo, mi sorrise e disse “a più tardi allora”.
Credo che arrivai a casa volando. Immaginavo mille scenari per quella sera ma tutti inevitabilmente finivano con il fare sesso con Franco. Come sarebbe stato? Questa era l’incognita. Lui era molto più alto di me, robusto, muscoloso, mi avrebbe preso con violenza? Oppure mi avrebbe penetrato con dolcezza, e se il suo membro fosse stato enorme? Ma magari mi stavo facendo inutilmente un teatro in testa, magari voleva davvero solo parlare e fare amicizia. Certo io non avrei avuto il coraggio di fare il primo passo. Tutto mi vorticava in testa e contemporaneamente nelle viscere. Il tempo che mi separava da quell’incontro mi sembrava eterno.
Invece arrivò presto l’ora di uscire. Che cosa indossare sotto? Perizoma e autoreggenti come facevo spesso? Ma no troppo esagerato, soltanto il perizoma. Ne scelsi uno inequivocabilmente femminile con un filo sottilissimo che mi penetrava nel solco del mio culetto ed uscii.
Arrivai a casa di Franco alle nove in punto, suonai pensando che magari mi avrebbe aperto in accappattoio, lasciando intravedere il sesso ed allora sarebbe stato tutto più facile. Venne ad aprirmi e mi fece entrare con un gran sorriso. Niente, era vestito nella maniera più normale possibile. Punta di delusione. Mi fece accomodare sul divano e mi offrì da bere.
Cominciammo a parlare del più e del meno e spesso le sue battute mi facevano ridere. A volte anche lui rideva delle mie e notai che il suo sorriso era aperto e molto “virile”. Dopo circa mezz’ora ero veramente a mio agio ed avevo quasi dimenticato tutti i miei propositi “porno” quando lui, dopo una bella risata, si fece serio e mi disse “Sai Fede che sto proprio bene con te? Era da tanto che non mi capitava, neanche con una donna” – “Perché fai questo paragone con una donna?” – “Non so, forse perché mi sto rendendo conto che nel feeling tra noi c’è qualcosa di fortemente erotico, lo senti anche tu?” Non so quanto tempo feci trascorrere prima di rispondere, mi passarono per la testa mille cose in un attimo, persino il manzoniano ‘la sventurata rispose’, e alla fine con una voce che doveva essere languidissima dissi “Sì Franco, lo sento anch’io, fortissimo” e nel dire così gli poggiai una mano sulla gamba. Era il primo contatto fisico e, per quanto fosse insignificante, mi diede i brividi.
A quel punto lui si avvicinò con il suo viso e poggiò le sue labbra sulle mie. Io le dischiusi e la sua lingua entrò come desideravo. Fu un bacio profondissimo e lungo mentre le sue mani cercavano attraverso la mia tshirt i capezzoli. Era il primo bacio che davo ad un uomo e le sensazioni furono profondissime, una scarica di adrenalina mi percorse da capo a piedi. “Spogliamoci Franco, voglio vedere il tuo corpo nudo” (cazzo, che sfrontato ero diventato in un attimo). Stavo iniziando a spogliarmi ma lui disse “No, fermo, voglio farlo io” e lentamente mi sfilò la tshirt, con la bocca andò a cercare i miei capezzoli, me li bacò, li mordicchiò e continuò a baciarmi dappertutto.
Ancora con lentezza mi slacciò i pantaloni e me li sfilò, scoprendo il piccolo perizoma che non copriva quasi nulla. Mi fece girare e lo sentii sussurrare “meraviglioso!”, “cosa intendi?” gli dissi voltandomi un po’ e sorridendo da puttanella, ma sapevo benissimo cosa intendesse, “intendo il tuo culetto, è spettacolare, non ne ho mai visto uno così bello, e poi non immaginavo che indossassi intimo femminile, ti piace farlo?”, “Sì – risposi – mi piace molto, mi fa sentire femmina”. Cominciavo a sentire le sue mani sfiorarmi le chiappe, la schiena, le cosce, ero completamente andato, mi stavo completamente abbandonando a quell’uomo ma mi piaceva così tanto che ora, pensai, in qualunque modo mi avesse preso lo avrei lasciato fare.
Scostò con le dita il filo sottile del perizoma e sentii la sua lingua entrare fra le mie natiche, lambire il buchino, poi salire lungo la schiena fino al collo “Se vuoi – mi sussurrò nell’orecchio mentre mi baciava il collo – ho nell’armadio alcuni indumenti che la mia ex ha lasciato qui”, “sì, mi piacerebbe” gli risposi. “ok, vieni ti faccio vedere dove sono”. Mi portò in camera da letto e mi mostrò l’armadio dov’erano i vestiti. “Quando pensi di essere pronta vieni di là, io ti aspetto”. Fantastico, cominciava a parlarmi al femminile, mi voleva completamente femmina! “Ok – pensai eccitatissima – è così che piace anche a me e così mi avrà”

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