“Controlla!”
Controllai: aprii l’applicazione e vidi il nome dell’orgasmsus collegato al mio ID…”
La procedura fu molto semplice. Un aggeggio in cui infilare il mio
dito, collegato via bluetooth, al suo cellulare, il mio numero di telefono e un’applicazione da scaricare sul mio telefono.
Entrai a far parte della SG Corporation.
– “Il gioco è molto semplice” – mi disse – “Tu, essendo appena entrata, partirai dal livello uno, all’inizio potrai scegliere uno sfidante che abbia un livello inferiore a dieci. Dieci è una dead line, poi ti spiego. Se vinci assumi un livello immediatamente superiore a quello dello sfidante battuto e quello precipiterà ad un livello immediatamente inferiore a quello che avevi tu. Non puoi sfidare nessuno che abbia un livello inferiore – o uguale – al tuo, ma puoi essere sfidato da lui. Nel tuo caso, che sei di livello uno, ovviamente nessuno può sfidarti e ogni tuo avversario, perdendo, andrebbe a zero. Andare a zero vuol dire essere radiati per sempre dalla SG Corporation. Essere sfidati da un giocatore di livello inferiore a dieci è un grosso rischio, ma comunque sempre economicamente molto vantaggioso. Un giocatore può, a sua discrezione, sfidare qualsiasi altro giocatore purché di grado superiore e mai inferiore. Ma è obbligato ad accettare sempre la sfida da parte di un giocatore di grado inferiore – purché di grado superiore a dieci – e ha la facoltà di scegliere, a suo rischio e pericolo, di accettare o meno sfide anche da giocatori di ranking inferiore a dieci. È un’eventualità piuttosto remota, in quanto, ogni giocatore che scende a grado zero, o negativo, viene bandito per sempre. A cosa serve il ranking? Il ranking rappresenta un moltiplicatore ma anche un handicap per il giocatore a cui è attribuito. Ma ti faccio un esempio pratico così capisci meglio.”
– “Sì… Mi fuma il cervello”.
– “Allora, nel tuo caso: Tu sei di livello uno, abbiamo detto, giusto?”
– “Giusto!”
– “Quindi tu puoi sfidare un giocatore di livello inferiore a dieci. Facciamo proprio dieci.”
– “Facciamolo!”
– “Per sfidare qualcuno devi scommettere una cifra, facciamo cento Dollari USA, la valuta è quella. Se vinci tu incassi i tuoi cento più altri cento, ti vengono accreditati in tempo reale sul numero di conto che hai appena fornito. Se perdi ne perdi cento, moltiplicati per il suo ranking, cioè dieci, quindi ne perdi mille. Che li guadagna lui, ovviamente.”
– “Gli conviene, allora, sfidare una con un ranking più basso.”
– “Certo che gli conviene, è anche obbligato a farlo, ma, come ti ho detto prima, se vince lui, andrà a livello dieci più il tuo, quindi undici, il che gli permetterà di sfidare poi chiunque, di qualsiasi livello. Ma se perde, tu andrai a undici e lui a zero, il che significa bandito per sempre dai giochi!”
– “Uhau!”
– “Già!”
– “E se perdo io?”
– “Andresti a meno undici, in terreno negativo, cioè fuori per sempre.”
– “E quando sei a undici cosa succede?”
– “Quando sarai oltre il dieci, mettiamo a undici, potrai sfidare anche uno di livello mille, se hai i soldi per coprire l’eventuale sconfitta, lui, in caso di perdita, finirebbe a dieci, il che lo renderebbe sfidabile da un giocatore di livello uno, come te, rischiando addirittura l’estromissione perpetua. I giocatori sotto il dieci sono una mina vagante, non sai mai chi ti trovi davanti, non sono conosciuti e sono ad altissimo rischio per utenti dal livello elevato. Quella soglia di livello è un po’ una specie di tutela, per i vecchi giocatori di questa comunità. Sarebbe come dargli una seconda possibilità. In pratica, anche un giocatore di livello altissimo, potrebbe essere bandito con due sole sconfitte.”
– “L’handicap?”
– “Lo capirai con la dinamica del gioco.”
– “E il gioco in cosa consiste?”
– “Passiamo all’aspetto tecnico del gioco.”
Aprì la scatola davanti a me. Tirò fuori un cilindro di metallo, ad una delle cui estremità, fuoriuscivano due fili elettrici, al termine dei quali erano fissate una specie di ventosa come quelle di un elettrocardiografo. Mi spiegò che il cilindro andava introdotto nell’ano, in caso dei giocatori maschi e nella vagina, in caso di giocatori di sesso femminile. Quelli per donne avevano due cilindri e una ventosa. I due elettrodi andavano fissati, con una colla tipo quella per le dentiere, al perineo, e, al prepuzio, nei maschi o al clitoride, per le femmine, e l’altro cilindro nell’ano. Il cilindro era in grado di acquisire vari parametri biologici compresi valori ormonali e un sacco di altra roba. Impossibile ingannarlo. Non indossarlo, o farlo indossare ad altre persone al proprio posto. La ditta lo personalizzava con i dati biometrici acquisiti, lo inviava a domicilio e, in cambio, si teneva il dieci per cento di tutte le vincite.
– “Ti faccio un esempio pratico: tu sfidi il giocatore X di livello nove, perché vuoi raggiungere subito la soglia del dieci. Punti cento Euro. Lui accetta. Entrambi indosserete i vostri aggeggi. Dopo di che schiacci il pulsante start sull’applicazione del tuo telefono, se lo sfidante non è ancora pronto, il pulsante diventa giallo, quando anche l’altro lo schiaccerà, la sfida comincia. L’aggeggio che avrai tra le gambe si metterà a vibrare, mentre gli elettrodi manderanno degli impulsi elettrici, regolabili in intensità e velocità, ora dall’una, ora dall’altra parte, ma in senso univoco e con turni da un minuto ciascuno. È chiaro finora?”
– “Sì, è chiaro.”
– “Lo sfidante più alto in grado ha un handicap rappresentato dal suo livello. In poche parole, se sfidi uno di grado cinquanta, all’inizio della sfida, l’apparecchio manderà cinquanta impulsi, alla massima intensità, solo a quel concorrente. Dopodiché la sfida partirà regolarmente per tutti e due. Tu dai una direzione, un’intensità e una frequenza per tutti e due, dopo un minuto lui farà altrettanto, imponendo il proprio ritmo, e così via.”
– “Il primo che raggiunge l’orgasmo perde.”
– “Esattamente così! L’Applicazione registra il tuo orgasmo e spedisce immediatamente i tuoi soldi al vincitore.”
– “Caspita!”
– “Proprio così…”
– “E tu a che livello eri?”
– “Sessanta. Sono un pesciolino piccolo.”
– “E adesso?”
– “Adesso sono ancora più piccolo: sono un dieci. La signora Rupert era undici. Adesso lei e un sessantuno. E ha cinquantamila ex miei Dollari, in più.”
– “E ti ha reso attaccabile da un livello uno.”
– “Esatto. Se perdo contro un uno muoio, in questo gioco, ovviamente. E nella vita reale… Forse.”
– “Ma, se un giocatore sotto il dieci ti manda una scommessa che non puoi coprire?”
– “Il sistema ha il tuo IBAN, verifica sempre la tua copertura in caso di sconfitta. In caso tu non sia coperto non puoi giocare”
– “Ah!”
– “Sessanta era un bel livello. Perché dici di essere un pesce piccolo?”
Mi rispose che, nell’organizzazione esisteva gente che aveva punteggi altissimi, alcuni superavano i mille punti. Questi erano considerati delle vere e proprie leggende, alcuni di essi, si vociferava, che fossero stati invitati dalla stessa società, a passare ad un altro livello, nell’organico vero e proprio dell’organizzazione. Avere un punteggio superiore a mille significava avere un vero e proprio talento per cui c’era la concreta possibilità di essere ingaggiati, attivamente o passivamente, in party di altissimo livello frequentati da personalità di spicco nel mondo della politica, della chiesa, del business internazionale. Una vera e propria Massoneria legata al potere economico, religioso e politico, mondiale.
– “Un punteggio superiore a Mille. Cioè, questi non vengono mai!”
– “Sono molto resistenti, senza dubbio. Ma si tratta di spostare l’attenzione da un punto all’altro, con grande maestria. È una specie di Risiko del sesso, specie contro le donne, per le quali, come ben saprai, la mente gioca un ruolo essenziale nella gestione dell’orgasmo. Si tratta di attaccare davanti, di dietro, dall’interno oppure dall’esterno, ma sempre dove meno te l’aspetti. In pratica si tratta di spostare l’attenzione da una parte per attaccarti dall’altra, in modo che tu non possa concentrare la tua resistenza su un punto.”
– “Avranno problemi fisici che gli impedisce di raggiungere…”
– “Non è possibile. A tutti viene fatta una verifica, la prima volta, prima di cominciare. Anche tu la farai.”
– “In che senso?”
– “Appena indosserai l’Orgasmus ti faranno avere un orgasmo.”
– “A me?… Figurati!… Mai avuto un orgasmo con un sex-toy. E se non lo raggiungo?”
– “Lo raggiungerai… Fidati!”
– “Mai avuto un orgasmo con un vibratore in vita mia.”
– “Hai qualche menomazione fisica o mentale che ti impedisce di averne?”
– “Penso di no!”
– “Allora l’avrai. Fidati!” Poi aggiunse: “Un ultima cosa: tutte le sfide dovranno svolgersi in luoghi pubblici.”
– “Luoghi pubblici? E che cavolo di regola è? Perché in ruoli pubblici?”
– “Questo non lo so, esattamente, non me lo sono mai spiegato. Probabilmente, penso, la sconfitta dev’essere sempre un’umiliazione… Oltre che una perdita economica… Ma… È solo una mia modesta deduzione.”
– “Quando riceverò il mio Orgasmus?”
– “Ne ho uno in valigia, da darti, ora… Se vuoi…”
– “Vuoi sfidare me?… E questo che vuoi? Vuoi che ti sfidi io, giusto?”
– “Non puoi: sono il tuo tutor. È vietato dal regolamento.”
– “Quindi? Qual è il tuo piano?”
– “Devi sfidare un livello dieci. Tu hai detto che sei molto resistente no? Bene. Sfiderai un livello dieci e vai subito a undici, così, poi, potrai giocare seriamente. Non sarà facile, c’è gente che ci mette due o tre anni per raggiungere il livello dieci.”
– “Non ho soldi da puntare.”
– “Punta cento Dollari. Ne avrai mille da perdere no? Questa te la paghi tu. Se vinci, la prossima te la copro io. Poi ti spiegherò!”
– “Come faccio?”
– “Prima di tutto, la verifica. Indossa l’orgasmus!”
Feci per andare in bagno, ma lui mi fermò:
– “Devo aiutarti io.”
– “Cosa? Ma non ci penso neanche. Non so neanche chi sia lei… Se lo scordi… Maniaco.”
– “DEVO AIUTARTI IO! È importantissimo che tu sappia come indossarlo correttamente, pena l’estromissione immediata e irreversibile. Devo aiutarti io, la prima volta, poi farai da sola… Ok?”
– “… No!”
– “Andiamo… Fai finta che io sia il tuo ginecologo. Credimi ho ben altro a cui pensare ora che eccitarmi per la passera di una ragazzina.” Disse, gesticolando ampiamente, sventagliando le mani a destra e sinistra.
Gli intimai di girarsi e mi tolsi cautamente le mutandine, la cui parte centrale, indugiò nella fessura delle mie labbra, prima di staccarsi. Capii di trovarmi nella situazione strana e paradossale di essere intimamente bagnata senza essere mentalmente eccitata.
– “Però non mi tocchi, ok?”
– “Ok. Non ti tocco.” Ci davamo ancora del Tu.
Mi girai lentamente verso di lui, la gonna copriva ancora la mia intimità. Mi passò l’aggeggio:
– “Il cilindro va mes…”
– “So dove va messo il cilindro!”
– “Ok. Ok. Era solo per aiutarti.”
Lo scaldai un attimo tra le mani, quel cilindro di metallo lucente, poi, stando in piedi, misi un piede sul sedile, la mano sotto la gonna e lo infilai lentamente, senza fatica, nella vagina, dalla parte libera dai fili.
– “Fatto!”, dissi.
– “Posso vedere?”
– “Cosa vuoi vedere? Non c’è proprio nulla da vedere.”
Mi guardò con aria autoritaria e impassibile. Alzai la gonna, coprendo quello che potevo con la mano.
– “Più dentro! Devi infilarlo ancora più in fondo.”
– “È già in fondo. Più di così non…”
– “Lo vedi quel segno rosso sui fili? Quello è il limite: non li devi vedere più.”
Abbassai la gonna e feci quello che mi aveva detto. Sentì il cilindro fermarsi sul collo dell’utero.
– “Adesso?” chiesi.
– “Prendi l’elettrodo blu, il cilindro più piccolo, e infilatelo nell’ano. Poi, quello rosso, quella specie di ventosa, esattamente sul clitoride. Sii precisa, è importante.”
Così feci.
– “Adesso, l’applicazione che hai scaricato prima sul telefonino, dovrebbe avere già rilevato il tuo dispositivo. Controlla!”
Controllai: aprii l’applicazione e vidi il nome dell’orgasmsus collegato al mio ID.
– “Adesso vai su “Prova” e schiaccia il bottone verde. Ti conviene sederti. Devono verificare che tu non sia anorgasmica.”
– “E come fanno?”
– “Attraverso degli impulsi elettrici, molto semplice.”
– “Fa male?”
– “No. Tutt’altro. Di solito è una cosa piuttosto veloce… Ti conviene sederti.”
– “Ah, ah, ah, molto veloce? Almeno lo fosse, mai raggiunto un orgasmo velocemente in vita m… “
Improvvisamente sentii come delle scariche elettriche attraversarmi tutti i gangli del sistema nervoso, i cilindri che avevo nella vagina e nell’ano, si misero a vibrare. La ventosa che avevo sul clitoride mi diede una stilettata. Che mi attraversò da parte a parte, rimbalzando all’interno della scatola cranica, un’altra mi azzannò come un Rotweiller la zona lombare e si diramò in basso, verso i piedi, dietro le ginocchia. In un secondo le mie ginocchia rimbalzarono pesantemente sul pavimento. Il secondo dopo ero stesa a terra, piegata in due, in mezzo allo scompartimento. La vibrazione accelerò e gli impulsi elettrici mi procurarono violente contrazioni uterine. Improvvisamente, quello posteriore, agì sulla vescica e mi trascinò violentemente nel baratro dell’incoscenza. Mi aggrappai ai pantaloni dell’uomo che assisteva impassibile allo spettacolo, prima di capitolare, urlando come una forsennata tutto il mio piacere.
– “Quindici secondi netti.” Sentenziò l’uomo. “Un record.”
– “Mi sono fatta la pipì addosso.” Dissi, mentre guadagnavo a fatica la posizione seduta, aiutandomi con le braccia. Ero tutta sudata.
– “Non è pipì.” Disse lui, con una certa sicumera. “Mi sono dimenticato di avvertirla che, se non avesse schiacciato il tasto entro trenta secondi, il sistema sarebbe partito automaticamente.”
– “Mi fanno male le ginocchia. Mi sento a pezzi.”
– “Immagino. L’avevo avvertita di sedersi.”
– “Bellissimo, non avevo mai provato un piacere simile. Quindici secondi ha detto? Mi sono sembrati un’eternità.”
– “Sì, quindici secondi, ma si tranquillizzi, di solito il gioco con le persone normali dura molto di più. Questo era il settaggio alla sua massima potenza, gestito direttamente dalla casa madre da un’intelligenza artificiale. Pochi umani saprebbero manovrarlo in quel modo. Pochissimi. Lei è durata tanto. Tenga presente che, c’è gente che, durante la prova, ha un orgasmo istantaneo. Questo per darle un’idea. Controlli sul suo telefono, dovrebbe essersi accesa una luce verde, in tal caso lei sarebbe stata giudicata idonea al gioco.”
Mi alzai lasciando una macchia di me sul pavimento dello scompartimento e mi sedetti subito sul sedile, stremata. Sullo schermo del mio telefono si decretava la mia compatibilità al gioco con un caldo messaggio di benvenuto. Sentivo l’urgente bisogno di andare in bagno a fare pipì e di liberarmi da quell’aggeggio. Lui mi disse che avrei potuto fare pipì segnalandolo sull’applicazione, la quale mi avrebbe permesso di togliere temporaneamente, solo il cilindro anteriore, ma non di liberarmi di tutto il marchingegno, il quale avrebbe potuto essere rimosso soltanto dopo la prima sfida, qualunque fosse stato il risultato.
– “E se me lo tolgo lo stesso?” Chiesi indispettita.
– “La stessa scossa che ti ha fatto godere ti ucciderà!” Rispose lapidario.
– “Qual è il programma adesso?” Chiesi, una volta tornata dal bagno.
– “Sfidiamo un dieci. Te la senti?”
– “Non lo so… Sei tu l’esperto.”
– “È un po’ rischioso, perché tra i Dieci, molto spesso, può esserci qualche giocatore super esperto che ha appena perso contro qualche neofita. Però non abbiamo molto tempo, quindi faremo così. Guardiamo sull’applicazione, cosa offre il mercato.”
Sfilammo la lunga lista dei giocatori, alcuni dei quali, lui conosceva come giocatori di lunga data e pensò bene di evitare. La sua scelta cadde su un certo Zborro. Lanciammo la sfida che venne subito accettata, puntammo mille Dollari.
– “Uno che ha scelto di chiamarsi così è uno spocchioso, supponente, fallocentrico e sicuro di sé.” Disse lui.
– “Quindi?”
– “Quindi, se è fallocentrico vuol dire che confida molto sul suo bel bastone…”
– “Quindi?”
– “Quindi, il suo bel bastone, glielo infileremo nel culo e speriamo che sia anche grosso.”
La sfida ebbe inizio con le dieci scariche di handicap per il mio concorrente, da una finestra dell’applicazione si potevano monitorare i battiti cardiaci dell’avversario, questo per capire quale mossa faceva più effetto.
– “Guarda – disse il mio tutor – con dieci scosse è già a novanta battiti al minuto, è quasi al plateau. Ma dove cazzo crede di andare?”
Io non ci stavo capendo molto. Finite le dieci scosse toccava a me.
– “Pensi di resistere a venti scosse?” Mi chiese.
– “Certo, penso di sì”.
– “Allora mandagliene venti a potenza 80 e ce lo leviamo dai coglioni subito.”
Feci per mandare le venti scosse sul tasto anteriore, ma lui mi bloccò subito dicendo:
– “Non davanti… Di dietro!” Con un sorrisetto ironico.
– “Di dietro?”
– “Si chiama Zborro il mister cazzone duro, se è arrivato a dieci sarà ben grazie a lui, non trovi?”
– “E noi glielo mettiamo nel…”
– “Esatto. Proprio così”
Mandai venti scosse nel culo del mio sfidante e altrettante ne ricevetti nel mio. Ottanta per cento era una superba potenza. Sentivo le stilettate di piacere diramarsi fino ai capezzoli, i quali si erano irrigiditi come i ditali di una sarta cinese. La vescica irrorava le vibrazioni al basso ventre, amplificandoli in tutta la zona inguinale. La vagina mi si bagnò istantaneamente. Al decimo impulso emisi il mio primo “Ah!” di piacere. Al quindicesimo si trasformò in: “Ah! Oh my God!”.
Al diciottesimo impulso spalancai occhi e bocca ed entrai in apnea, strozzando l’urlo in gola che sarebbe esploso con me e il mio orgasmo, se il mio mentore non mi avesse rifilato un sonoro ceffone sulla faccia, il cui effetto distraente mi fece guadagnare quei due ultimi secondi che mi sarebbero stati fatali.
– “Meno male che hai detto che avresti resistito!” Mi ammonì il coach.
– “E che ne so io, non ho mai giocato a questa cosa. E poi, dietro è una novità anche per me!”
Mi guardò con aria esterrefatta nell’apprendere della mia verginità anale. Poi, tornando con gli occhi sullo schermo del mio telefono, disse:
– “Guarda! Non male. Però… Resistente il tipo. Comunque, guarda. È a 140bpm. Praticamente all’orgasmo. L’hai sorpreso benino direi. Adesso ha cinque secondi per controbattere, oppure perde. Non gli basteranno cinque secondi per scendere al plateau, lancerà un attacco blando, ha bisogno di tempo per recuperare.”
Il suo attacco partì improvvisamente nel mio ano, non c’era modo di conoscerne l’entità. Contai le scosse, per fortuna non troppo intense. Ad ognuna di esse il piacere aumentava gradualmente per riprendersi con prepotenza il livello di possessione di me che aveva appena lasciato.
Al quinto impulso il mio guardiano afferrò le mie braccia per evitare che mi infilassi due dita in vagina e la finissi per sempre. Per fortuna quello fu il suo ultimo impulso e si fermò. Controllammo e vedemmo che, il nostro avversario, era sceso di soli due battiti, mentre io mi trovavo esattamente dieci battiti sotto di lui.
– “Non è che tu sia messa molto meglio di lui. Ma non possiamo aspettare tutti i cinque secondi e farlo raffreddare. Attacca con dieci impul…”
– “Non ce la faccio. Altri dieci non ce la faccio.”
– “Lo so, vedo. Ma, la speranza è che lui arrivi prima di noi. È più alto, come battiti di te. Speriamo che non abbia una soglia alta, se avete la stessa soglia, lui ci arriverà prima. Mandagli dieci all’ottanta per cento: il primo nel culo e poi lo spiazzi e, gli altri, glieli mandi al prepuzio. Vai, vai, vai… Subito!”
La prima scossa, nel culo, fu violenta e mi destabilizzò parecchio. La seconda arrivò al clitoride che oramai ero già provata. La terza mi azzannò le ghiandole surrenali e si diramò ovunque. Poi la quarta cominciò a strapparmi la voce dalla gola. Alla quinta mi inarcai indietro, tesa come l’arco di una balestra. Alla sesta lui mi afferrò le mani e peggiorò la situazione in quanto, quell’atto di costrizione, mi eccitò ancora quel tanto che mi fece capitolare tra spasmi violenti e violente contrazioni e urla di un piacere disperato e sublime nello steso tempo. Non ero mai stata così felice e soddisfatta di aver perso mille Dollari, in vita mia.
Quando aprii gli occhi vidi lui che esultava felice.
– “È Venuto! È venuto!” Gridava.
Io non avevo ancora connesso, avevo il fiatone ed ero ancora parzialmente in Paradiso.
– “È venuto un secondo esatto prima di te.” Mi abbracciò come un giocatore di calcio dopo un goal.
Ero diventata una giocatrice di livello undici e avevo mille Dollari in più. Dovevo solo accogliere una sfida da uno sfidante di valore Uno per decuplicare il mio patrimonio. E un’altra uguale per centuplicarlo. Si trattava solo di aspettare. Una luce verde mi avvertiva che potevo togliermi l’arnese da in mezzo alle gambe. Il gioco che appena prima mi condannava, adesso cominciava a piacermi.
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