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Teo scopre il sesso – seconda parte

“Sapendo che deve fare tutto lui, ruota intorno al perno che tiene in bocca e avvicina il suo cazzo alla bocca di Vittorio che si apre e lo riceve…”

Teo scopre il sesso – parte seconda
La curiosità di Teo, più
ancora malizia, nella scoperta del sesso, gli suggerisce i modi per entrare nel mondo degli adulti. Lo ha fatto spiando dal buco della serratura della porta del bagno, lo sta facendo seguendo due ragazzi più grandi di lui che si vanno ad appartare ed è da loro che riceve l’input per la prossima avventura: La pineta.
Giacomo infatti parlando con Giovanni, in uno dei loro incontri dice:
– Giovà, domani andiamo alla pineta? Ci sono i vecchi che ti svuotano le palle, lo fanno bene e gli puoi chiedere pure soldi.
Se Giacomo e Giovanni ci sono poi andati non è di nostro interesse. Ci interessa invece seguire Teo che, sentito tutto, in sella alla sua bici vi si sta dirigendo alla ricerca di nuove esperienze. Dopo la seconda visita esplorativa ha già imparato a mimetizzarsi e aspettare maschi adulti e consenzienti che si vanno ad appartare per fare sesso, seguendo sentieri tortuosi e impraticabili che pensano di conoscere solo loro, ignari quindi di essere spiati.
La pineta è irresistibile anche per Vittorio. Ci va con un suo fedele compagno, un libro, e si siede sempre sulla stessa panchina a meno che non è già occupata. Legge con un occhio solo, con l’altro scruta tutto quello che gli succede intorno. Conosce tutti gli habitué della pineta e ne fa parte anche lui. Con qualcuno si saluta, altri li ignora sdegnosamente. Sono quelli rumorosi ed esibizionisti che buttano discredito sulla categoria.
La sua attenzione è rivolta agli occasionali, che ci vanno di tanto in tanto, ed è tra questi che cerca di pescare. Col suo intuito compila, per quelli che sono di un certo interesse, una carta di identità e, partendo da quello che vede, vi include età, grado di istruzione e lavoro, stato civile, ruolo sessuale e dimensioni dell’attributo, un gioco da detective.
Ha notato un ragazzo che gli è passato davanti su una bicicletta blu con il cestino dietro. Si è accorto che, quando il ragazzo è a pochi centimetri da lui, gli manda uno sguardo, non direttamente ma solo con la coda dell’occhio. Preso dalla lettura gli è capitato anche di non vederlo arrivare, ma lo sguardo ravvicinato non gli è sfuggito, potendo così guardargli solo la nuca mentre si sta allontanando. Il suo interesse per il ragazzo non è sessuale, si è chiesto se qualche trauma infantile ne ha orientato i gusti verso gli anziani.
Quest’oggi si sta presentando come uno giorno buono perché un visitatore occasionale di un certo interesse, dopo la terza o quarta volta che si sono adocchiati, gli si è fermato davanti e dice.
– Ciao, ti vedo sempre leggere, ma non fai altro?
– Dipende da quello che mi si propone.
– Vuoi che te lo dico in anticipo? Non vogliamo scoprirlo insieme?
– Ok. Incamminati e teniamoci a vista.
Nel mentre si svolge questo dialogo, sbuca la bici blu e il ragazzo vede che uno dei due che stanno parlando si è allontanato e chi sta seduto si sta appunto alzando per seguirlo. A Vittorio viene in mente per un attimo l’idea di risedersi ma poi la caccia via e lo segue.
Viene rispettato il copione della discrezione, seguire senza dare l’idea di farlo per confondere chi magari si è accorto di qualcosa. E i due si ritrovano tra le fratte. Stabilito il contatto, la prassi vuole che le lingue tacciono, mentre le mani operano stando ben attente a lanciare i messaggi giusti.
Sbagliato toccare subito le parti di interesse troppo marcate come culo e cazzo che danno subito un’idea sull’orientamento. Si parte dal petto, le spalle, i polpacci e piccoli passi di avvicinamento.
Vittorio a causa del ragazzo con la bici blu che ha visto le manovre di approccio è un po’ rigido e si guarda intorno con circospezione perché sa di essere guardato. Il partner occasionale con il fare sbrigativo di chi vuole concludere in fretta, si avvicina troppo. Vittorio si irrigidisce anche di più, l’altro scambia per scarso interesse il suo comportamento e se ne va.
Non si è visto neanche un centimetro di pelle.
Vittorio rimane lì dov’è e con la gola serrata come da un groppo, riesce a dire:
– Vieni fuori, tanto lo so che ci sei.
Fiducioso e paziente aspetta un poco e poi ripete:
– Esci, parliamo, fidati, potrei essere tuo nonno.
Alla parola magica “nonno” il ragazzo si rende visibile e esce.
– Come ti chiami.
Silenzio.
– Puoi dirmi anche un nome falso, è solo per comodità nel parlare.
– Mi chiamo Teo. E tu?
– Chiamami nonno, così non ti sbagli. Ti vedo passare con la dici, dove l’hai messa?
– L’ho legata al cancello, all’ingresso. Io ti vedo sempre leggere, sei un professore?
– Ce l’hai un nonno vero?
– Non più.
– Gli volevi bene?
– Tanto.
– Vogliamo parlare?
Non arriva una risposta, ma solo una scrollata di spalle da interpretare.
– Qui sicuramente ci stanno già guardando, vediamoci nella zona giochi.
Dieci minuti dopo Vittorio arriva a destinazione, si siede in un posto un po’ appartato, apre il libro e si guarda intorno. Ci sono ragazzini di diversa età e nonni veri. Vede Teo che è arrivato prima di lui, lo chiama e il ragazzo gli si siede affianco.
– Mi hai chiesto se sono un professore, non lo sono ma lavoro nella scuola. Dove abiti?
– Non proprio vicino, con la bici, se faccio la pista ciclabile, ci impiego un quarto d’ora per venire qui. E tu?
– Io abito vicino, ci vengo a piedi e impiego lo stesso tempo tuo.
Vedendomi parlare con quel Tizio, cosa hai pensato.
– Nonno, ma che domanda, so tutto, non è la prima volta che mi nascondo per guardare.
– Hai visto altri?
– È di questo che vuoi parlare?
Mi vuoi fare l’interrogatorio?
– No, vorrei conoscerti.
È a questo punto che qualcuno non visto da loro, passandogli dietro, avvicina la bocca all’orecchio di Vittorio e fa tuonare a bassa voce la parola.
– Pedofilo.
È la stessa persona con cui Vittorio si era appartato poco prima.
Una scudisciata in pieno viso gli avrebbe fatto meno male. Vittorio si alza e se ne va, in preda a un agitazione incontenibile.
Ma deve fare i conti con l’arditezza della gioventù di Teo che recupera in fretta la bici e gli va dietro, costringendolo a fermarsi.
– Ti prego Teo, non seguirmi, voglio stare da solo e scusami.
– E vuoi dare retta a quello stronzo? Prima di te mi sono incrociati con lui e sai cosa ha fatto guardandomi? Si è toccato il pacco. Capisci?
Mi inviti a casa tua? Ho sete, avrai in fresco un’aranciata, una coca-cola.
È Vittorio questa volta a fare spallucce e potendo realmente sembrare nonno e nipote varcano il cancello dell’abitazione.
– Siediti Teo.
Il padrone di casa, dopo aver preso due bicchieri, apre il frigorifero.
– Scelgo io, la coca-cola non ce l’ho.
– Nonno, sicuro che tu sai più di me, posso chiederti una cosa?
– Dimmi, cosa vuoi sapere?
– Pedofilo è una parola che suona bene e qualcuno deve avermi detto che significa che ama i fanciulli. Perché adesso ha cambiato significato?
– Buona osservazione! Sai che facciamo? Guardiamo sul dizionario.
Vittorio apre un grosso tomo.
– Leggo. Pedofilia: tendenza sessuale caratterizzata dall’attrazione di un adulto verso un minore.
– Quindi nonno non è così brutta.
– Ma ce n’è anche un altro di significato: comportamento subdolo o violento con il quale un adulto ottiene prestazioni sessuali da minori. E questo è brutto.
– Nonno ma se è il minore ad essere attratto dall’adulto, c’è la parola?
– Cosa vuoi dire.
– Che a me non piacciono i miei coetanei, io desidero stare con quelli della tua età.
Nonno ti posso abbracciare?
E senza aspettare la risposta, scalza gli infradito e, con una rotazione di centottanta gradi, lo scavalla e gli si siede in braccio, faccia a faccia e gli dà un bacio, in bocca.
La reazione è doppia e immediata e c’è chi, a seconda della posizione, sente qualcosa puntargli l’ombelico e chi lo avverte sotto le chiappe.
Quel bacio, che dura quel che dura, placa la sete e dà spazio al desiderio. Sono ancora incollati bocca e bocca che Teo tira giù sul pavimento Vittorio e vi si rotolano abbracciati, ora è sotto uno, ora l’altro. E va via qualche indumento, prima quelli di sopra e il petto villoso, crespo e brizzolato di nonno manda in delirio il nipote che vi cerca i capezzoli, li succhia, li lecca, li morde. Come cibo prelibato che Vittorio non sa di essere, si dà in pasto, si lascia mettere la bocca da per tutto. Teo sa dove vuole arrivare e, dopo che velocemente si è tolto i suoi, gli sfila i pantaloni e sono nudi. Come i due poli di una calamite che si attraggono, la bocca di Teo cerca il cazzo del nonno lo trova e ci gioca, lo prende, lo lascia, lo lecca, lo succhia. Sapendo che deve fare tutto lui, ruota intorno al perno che tiene in bocca e avvicina il suo cazzo alla bocca di Vittorio che si apre e lo riceve. L’idillio dura quel che dura e poi, quando sodisfatti termine Teo dice.
– Nonno si è fatto tardi devo andare altrimenti sono guai. So dove ti ritrovo.
PS. Vittorio, tutte le volte che ha potuto, è tornato in pineta, si è seduto sulla panchina in compagnia di un suo fedele amico, un libro, e ha atteso invano l’apparire di un ragazzo su una bicicletta blu.

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Bisex, Gay

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