In questo momento mi viene in mente un rifugio all’interno del bosco, dove non c’è neanche la luce elettrica, perché ci si addormenta e ci si risveglia con la melodia percepibile dell’oceano e delle sue forti onde. Una femmina giovanissima che ha conosciuto l’amore fisico, che però non ha mai volato, adesso è un po’ indecisa e insicura nel suo essere donna, tenuto conto che dorme esplicitamente in una stanza dal tavolato di legno con la porta socchiusa, mentre un giovane uomo linearmente bello e nient’altro si trova nella stanza di fronte.
I due ragazzi vivono giornate di vita semplice, non oppressive, ma scandite dall’incedere naturale del tempo, basilari ed essenziali nel loro insieme, accontentandosi e campando di poco in quel piccolo paradiso al limite della macchia. Lui tutte le sante mattine s’alza presto e vestito d’un semplice costume e una maglietta s’incammina sul sentiero che conduce alla spiaggia, lei dalla finestra osserva quel piccolo ragazzino procedere sull’arenile di fronte all’oceano diventato burrascoso, lasciando piccoli segni sulla sabbia d’un colore paglierino intenso. Ogni benedetto giorno lei lo osserva mentre si sfila lentamente la maglietta e il costume, poi appena steso lo squadra accuratamente mentre si sdraia per leggere il suo libro.
Tante volte lei si è ritrovata infatti a fissarlo, spiarlo e studiarlo, cosciente d’essere nascosta e protetta dal quel groviglio di alberi, poi come lui s’avvia verso il bagno, lei nuda davanti allo specchio pacatamente si toglie i nodi dei capelli ancora in disordine cagionati dal sonno appena terminato, giacché è il mare con la sua orchestra di rimbombi e di rumori sempre diversi, seppur impercettibili, che dà in ultimo il ritmo alle sue spazzolate. E’ però il bosco l’artefice primario, giacché con la risonanza dei suoi tanti uccelli variopinti, che riesce abilmente a occultare i gemiti del suo desiderio, lamenti che lei non riesce a esprimere, se non quando si trova da sola davanti alla specchiera. Quella mattina, mentre era nel suo giaciglio, lei fantasticò con la mente, in quanto lui dormiva lì di fronte e tutti sembravano usciti in quella casa: la sua amica che l’ospitava in quel viaggio, gli amici, tutti in fin dei conti.
“PerchĂ© no?” – si chiese.
Lei emise un lungo respiro per raccogliere tutte le forze e il coraggio che aveva dentro di sé, si tirò su e appoggiò timidamente un piede sul pavimento e poi l’altro, successivamente s’instradò alla maniera d’una marionetta verso quel varco socchiuso, giacché il suo cuore martellava rimbombandole nel petto, le gambe erano viceversa poco pesanti, poiché non le sentiva, dopo spiò fuori: molto bene, via libera, nel tempo in cui i pappagalli fischiavano ed erano alquanto assordanti nel loro trambusto, però nelle orecchie il suo cuore in quel momento lo era ancora di più:
“A questo punto è fatta, troppo tardi per ritornare indietro” – ripetĂ© lei verso sĂ© stessa aprendo la porta della camera: lui al momento dormiva pacificamente, lei lo squadrò compiaciuta ammirandolo e lodandolo. A rilento s’avvicinò verso di lui accarezzandolo flemmaticamente:
“Adesso si sveglierĂ , s’arrabbierĂ , poi mi caccerĂ via allontanandomi” – pensò lei preoccupata e timorosa, viceversa, un affettuoso ed espansivo sorriso l’accolse.
“Dimmi però una cosa, per caso ti rincresce?” – gli bisbigliò lei ingegnosamente in modo allusivo.
“No, per nulla, prosegui pure, sai è un incantevole ripresa” – ribattĂ© lui piuttosto animato e rallegrato.
In quel preciso momento lei cominciò ad accarezzarlo massaggiandogli comodamente la nuca, digradando in seguito sul torace, poi gli poggiò in modo accennato le labbra sul ventre, però un rumore là di fuori la fece desistere, lei sobbalzò, dato che qualcuno stava rientrando:
“Mi piaci tanto, sai” – gli sussurrò lei.
“Anche tu” – rispose lui.
“E’ il caso che tu vada a riposarti, ne hai proprio bisogno” – disse lei amabilmente rincuorandolo, dopo dileguandosi al di lĂ della camera s’infilò rapidamente dentro il letto, perchĂ© ormai erano diventati ambedue conniventi e lei da quel momento aveva spiccato chiaramente il volo.
Il risveglio gli appariva ancora più amorevole e zelante, dato che per una volta la sua lenta quotidianità era stata rotta da una meravigliosa apparizione, come si è stupidi ogni tanto. Le cose più belle e gradevoli sono quelle inaspettate, dal momento che alcune volte sono proprio sotto i nostri occhi, in tal modo lui si preparò per andare al mare e avviandosi verso la stanza da bagno s’accorse della porta della camera di lei socchiusa. Lo spettacolo che gli apparve gli tolse il respiro, la sua epidermide riverberava la forza e la gradazione luminosa del disco solare, la fiacca respirazione faceva salire e scendere le sinuosità del petto, dal momento che parevano aspri e prematuri, nel tempo in cui lei signorilmente s’acconciava con dovizia la capigliatura, dal momento che era davvero favolosa.
Lui non sapeva che cosa fare, fu tentato per un istante d’entrare, eppure s’interruppe, rimase bloccato dal rumore che proveniva dal piano di sotto, perché l’acqua fredda lo colse ancora totalmente rapito dalla visione di lei, per il fatto che il detergente in quella specifica circostanza indugiò attardandosi più del dovuto sopra il suo membro, perché quell’indolente e risoluta blandizia lo sorprese infervorandolo sennonché innegabilmente in maniera febbrile. Lui si trattene sennonché appena in tempo fermandosi sull’orlo dell’eiaculazione, arginandone l’esplosione, rimandando di poco quello strapiombo dove si era con difficoltà esposto, perché adesso si ritrovava marcatamente in precarietà sia con il fisico sia con la ragione. La prima colazione oggi gli sembrava attualmente più appetitosa, forse era cagionato dal piede disadorno di lei, complice quella lunga tovaglia che si strofinava amorosamente sopra il suo, mentre fuori nulla si rivelava. Il rumore del mare continuava incessante e melodico, la macchia si stava accendendo di svariati rumori, però oggi soltanto i loro occhi brillavano primeggiando più del sole tropicale:
“Come mai non sei ancora al mare?” – gli domandò lei, con una voce nuova.
“Mi sono svegliato presto” – rispose lui, giocando con le dita del suo piede su quelle di lei.
“Ti sei svegliato male?” – ribadì lei furbamente in modo sagace.
“No, per nulla, è stato al contrario un angelico risveglio, quasi certamente un sogno”.
“Dai, raccontaci il tuo sogno” – lo interruppe la madre, prendendolo in contropiede, mentre finiva d’impastare il pane per adagiarlo dentro le teglie da introdurre nel forno.
Un’espressione, un gesto di complicità , un mezzo sorriso e lo sfavillio spiccato degli occhi anticiparono preannunciando di qualche secondo la voce di lui:
“Sono amareggiato, dispiaciuto e pure sfiduciato, perchĂ© non me lo ricordo. Sperò però, che domani ritorni ancora da me” – esordì lui carico di bizzarrie, di curiositĂ , di novelle, di tenere speranze e di promesse per il nuovo giorno che s’affacciava.
{Idraulico anno 1999}