Sulll’autobus 28

“Ormai anche Rocco sta per raggiungere il culmine del piacere, riesco a capirlo dalla smorfia che sta facendo il suo viso…”

Avevo trovato lavoro come operaio in una piccola impresa meccanica della periferia
della mia città.
Ogni mattina salivo sull’autobus numero 28 per recarmi a lavorare, come tutte le mattine già alla mia fermata i posti a sedere erano già tutti occupati.
Per non essere d’intralcio alle altre persone che salivano dopo di me mi spostavo verso la parte centrale del bus, ero riuscito a trovare un posto vicino la porta centrale dove si stava abbastanza comodi e non si era pressati persone che man mano salivano.
A quell’ora la maggior parte dei viaggiatori erano operai che andavano a lavorare nelle piccole imprese che si trovavano in periferia e di qualche studente o impiegato che doveva raggiungere la stazione ferroviaria per andare fuori città.
Di solito erano persone mature probabilmente operai già prossimi alla pensione, stempiate e con i capelli grigi, che facevano comunella fra loro, ma anche persone giovani che potevano essere operai appena assunti.
Io ancora non conoscevo quasi nessuno perciò me ne stavo in disparte limitandomi
ad ascoltare i discorsi degli altri, che erano un po’ sempre gli stessi : il datore di lavoro che ti sfrutta, il governo ladro, le partite delle domenica , la ragazza conosciuta in discoteca, la famiglia ecc.
Ascoltavo questi discorsi e mi facevo un’idea di che tipo di persone fossero, il tipo di lavoro che facevano, come e dove vivevano.
Tre fermate dopo la mia saliva un ragazzo che non so perché ma mi aveva colpito subito.
Era alto quanto me, un fisico quasi statuario, i capelli neri, una barba tenuta corta e due sopracciglie
nere e sottili che davano al suo sguardo un qualcosa di magnetico.
Per cui cominciai ad osservalo attentamente, per cercare di capire chi fosse, dove lavorava, come e dove viveva. Era quasi sempre vestito allo stesso modo, e i suoi abiti apparivano un parecchio lisi, inoltre se ne stava in disparte senza attaccar discorso con nessuno, cosa che nell’attesa del bus alla fermata fanno un po’ tutti.
Malgrado alla fermata c’erano due belle ragazze, che sicuramente lavoravano in qualche impresa tessile del luogo, pur sapendo certamente di essere un tipo attraente non le considerava affatto.
Mi ero fatto l’idea che venisse da qualche famiglia disagiata extracomunitaria o del meridione, che facesse l’operaio edile in qualche cantiere considerato il suo fisico possente e muscoloso e che doveva inoltre essere molto timido, perchè non l’ho mai sentito parlare con nessuno e che con un fisico come il suo tutti avremmo fatto strage di ragazze.
Un giorno lo guardavo mentre era sul marciapiede che aspettava di salire, i nostri sguardi si sono incrociati un attimo e lui istintivamente mi accenna un sorriso a cui rispondo.
Sale sul bus e invece di starsene dietro come faceva di solito, si fa largo fra i passeggeri fino a mettersi quasi accanto, io mi aspetto che lui volesse dirmi qualcosa, invece se ne stava dietro di me fermo e zitto.
Dopo un pò sento qualcosa di duro strofinarsi contro le mie natiche, penso che sia il cellulare in tasca di qualche passeggero che cerca di spostarsi avanti.
Ma dopo un po’ la cosa si ripete e con le frenate che l’autista è costretto a fare questo sbattere sulle mie natiche si fa più forte, perciò mi giro per vedere chi c’è dietro di me.
Mi volto e dietro di me c’è proprio lui che mi ammicca un sorriso a cui io rispondo senza rendermene conto con un altro sorriso.
Ad ogni frenata del bus ed a ogni curva sentivo, il suo pacco sbattermi sulle natiche.
Arrivato alla sua fermata si sposta, scende e si avvia per la strada.
Arrivato in fabbrica entro nel nostro spogliatoio per cambiarmi i vestiti e indossare la tuta da lavoro, togliendomi i pantaloni mi accorgo di avere una vistosa macchia umida sugli slip.
Mi ricordo, che sull’autobus durante quello strofinamento mi erano tornate in mente
immagini di un rapporto gay a cui avevo assistito, senza essere visto qualche estate fa, e questi
ricordi oltre a quello sbattere sulle natiche mi avevano fatto eccitare e bagnare gli slip.
La mattina dopo si ripete la stessa scena, lui sale, si mette dietro di me e alla prima frenata mi sbatte il suo pacco contro il mio culo e così per tutte le frenate e le curve fatte durante il percorso.
Questa storia cominciava a darmi fastidio, e pensavo di girarmi dirgliene quattro e farlo smettere, ma pensavo anche che facendo una cosa del genere sicuramente avrei suscitato all’interno dell’autobus risatine e commenti ironici fra i passeggeri, così sono rimasto zitto.
La terza mattina sapevo che il principale sarebbe arrivato più tardi al lavoro e io mi ero ripromesso che se la cosa si fosse ripetuta sarei sceso alla sua stessa fermata per rompergli la faccia perché non mi andava proprio di essere preso per un gay.
La scena si ripete come le altre mattine e questa volta scendiamo insieme alla stessa fermata.
Fatti pochi passi mi avvicino a lui e mettendogli le mani addosso con una voce arrabbiata lo tiro verso di gridandogli
“ Ehi tu stronzo, devi smetterla di sbattere il tuo cazzo sul mio culo quando siamo sull’autobus, quello lo puoi fare con tua sorella, che non succeda più altrimenti ti rompo la faccia. Hai capito!!.”
Lui aggredito a quel modo e anche impaurito dalle mie parole. abbassa gli occhi e con un filo di voce mi risponde
“ Scusami pensavo che ti piacesse, tu hai proprio un bel culo ed io non ho saputo resistere, comunque ti assicuro che non succederà più”.
A pensarci il mio era proprio un bel culo, guardandolo allo specchio lo vedevo ben messo e molto
sodo, durante l’estate il costume esaltava questa mia dote e spesso sentivo su esso gli sguardi sia
di donne che di uomini.
Vedendo la sua reazione dimessa mi sentii come un padre che sgrida il proprio figlio e quasi mi pentii per essere stato così violento.
Per cercare di allentare la tensione dissi
“Io mi chiamo Francesco e tu ?”
“Io sono Rocco” rispose sempre con un filo di voce “ lavoro in quel cantiere edile in fondo alla strada”
“Io invece faccio l’operaio in una fabbrica di utensili meccanici nella zona industriale la conosci ?”
Adesso la tensione si era allentata, la mia rabbia sbollita ed era viso era tornato il sorriso sul suo volto.
Facemmo un po’ di strada insieme parlando un po’ di noi e del nostro lavoro.
Mi racconta di essere venuto qui dalla Calabria dopo la morte del padre, e viveva insieme alla madre e a due sorelle più piccole in un quartiere popolare della zona.
La madre lavorava come domestica nella casa di un avvocato e lui per aiutare la famiglia visto che il solo stipendio della madre non bastava, lavorava come carpentiere.
Poi parliamo del concerto che Vasco Rossi avrebbe tenuto Milano perché lungo la strada c’erano molti manifesti che pubblicizzavano l’evento, mi dice che lui è un fan sfegatato del Blasco.
“Anch’io lo sono, a casa ho tutti i suoi cd “ rispondo.
Intanto siamo arrivati in fondo alla strada e Rocco sta per entrare dentro il cantiere in cui lavora.
Fa per salutarmi ma io lo precedo dicendo
“Senti domani è sabato e in fabbrica non si lavora, se anche tu non lavori, perché non vieni a casa mia per ascoltare un po’ di canzoni di Vasco Rossi ? e poi vediamo se troviamo qualche biglietto per andare insieme al suo concerto”
“Fantastico – mi risponde – nemmeno io lavoro il sabato, ci vengo volentieri.”
Quindi ci accordammo su dove ci saremmo dovuti incontrare per andare a casa mia.
Per non creargli difficoltà decisi che l’avrei aspettato alla fermata dell’autobus.
Il giorno dopo all’ora stabilita con Rocco mi avviai verso la fermata per aspettarlo e portarlo a casa mia. Dopo qualche minuto di attesa arriva l’autobus, e lo vedo scendere bello e sorridente.
Ci salutiamo e cominciamo ad avviarci verso casa mia.
Vedendolo scendere dall’autobus avevo notato subito il suo abbigliamento che era diverso da quello di tutte le mattine che lo facevano sembrare sciatto.
Aveva addosso un bel pantalone di cotone nero, molto fine, una camicia bianca a maniche corte e sul viso un paio di occhiali da sole neri che lo facevano assomigliare a uno di quei modelli che si vedono sfilare sulle passerelle di moda o appaiono sulle riviste di moda.
Giunti all’ingresso del palazzo in cui abito, saliamo sull’ascensore per andare al mio appartamento.
Mentre eravamo in ascensore non so se volontariamente o perché non sapevo cosa guardare, i miei occhi si vanno a posare sulla patta dei suoi pantaloni.
Arrivati al piano apro il portone ed entriamo.
“E bello dove abiti” mi dice.
“Si è davvero bello, anche se l’appartamento è un po’ piccolo, io con i miei genitori ci viviamo bene, loro sono fuori per la spesa e a trovare un parente, ma andiamo nella mia cameretta così potremo ascoltarci il Vasco”
La mia stanza non è molto grande però ci sta un comodo letto, un piccolo armadio e una scrivania con sopra delle mensole che io ho riempito con pupazzetti, cd musicali e oggettini vari.
C’è anche un buon impianto stereo regalo dei miei per il mio diploma e alle pareti ci sono numerosi poster e foto di Vasco Rossi e dei suoi concerti.
“E bellissima la tua stanza, mi piacerebbe averne anch’io una uguale “ disse quasi amareggiato.
Io mi accomodo sul mio letto mentre lui si siede sulla sedia della scrivania.
Cominciamo a parlare del nostro lavoro, dei nostri datori di lavoro, delle persone che ogni mattina
incontravamo in autobus e tante altre cose
Poi cambiando discorso dico “ Allora Rocco quali canzoni del Blasco ti piace ascoltare ? “
“ Le mie canzoni preferite sono quelle dell’ album “ Buoni o cattivi “ , hai il cd ?
“Certo – rispondo – ho tutti i cd del Vasco dal primo all’ultimo, vado a prenderlo, sarà sulle mensole della scrivania “
Mi alzo e mi avvicino alla scrivania e allungo un braccio per raggiungere la mensola e cercare tra i tanti cd quello di Vasco.
Mentre sono in piedi che cerco, lo sento alzarsi dalla sedia per avvicinarsi a me o meglio ancora sento il suo pacco strusciarsi contro i pantaloni della mia tuta e le sue mani stringermi i glutei.
Volevo girarmi di scatto e rompergli la faccia a quel figlio di puttana per quello che stava facendo, ma in quel momento pensavo che in fondo che mi piaceva quello che Rocco faceva la mattina sull’autobus, la mia reazione di ieri era forse dovuta al fatto mi sentivo offeso nella mia dignità di maschio, ma a pensarci bene quel massaggio era di mio gradimento.
Quindi lo lascio fare, lui continua a strusciare il suo pacco che comincia a farsi sempre più consistente ed entra le sue mani prima dentro la tuta e poi negli slip, che abbassa mettendo a nudo il mio sedere.
Adesso sento direttamente sulle pelle delle mie natiche le sue mani e la stoffa dei suoi pantaloni.
Poi un leggero rumore mi fa capire che ha aperto la cerniera dei pantaloni, e adesso a muoversi sui miei glutei è qualcosa di molto caldo e grosso che si muove e si ferma lungo il solco del mio culo.
Sento il suo cazzo, che si ferma in direzione del mio buchetto, ma il piacere che sto provando non mi fa capire nulla, con un sussurro mi dice di allargare le gambe.
Eseguo come un automa, lui spinge il suo cazzo per entrare nel mio culo, ma con un riflesso incondizionato stringo istintivamente le natiche, Rocco si ferma e mi passa una mano sul mio pube,
anche il mio cazzo era diventato duro a quel massaggio, e Rocco con la sua mano non fa che aumentare la mia eccitazione, facendomi sborrare tra le sue mani e mandando anche degli schizzi fin sopra alcune mensole.
Adesso mi sento più rilassato, Rocco lo capisce e si posiziona meglio dietro di me preparandosi a rompermi il culo, sento la punta del suo uccello spingere lentamente sul mio buchetto ancora vergine che però stavolta non si oppone al suo passaggio.
Lentamente sentivo centimetro dopo centimetro il suo cazzo entrare dentro di me passando continuamente dal fuoco dell’inferno, che il suo arnese accendeva man mano che andava dentro, al paradiso per il piacere che mi procurava nel sentirlo entrare sempre di più.
Lui mi tiene per i fianchi e comincia a spingere il suo cazzo con un ritmo dapprima lento e poi più veloce, sono più rilassato e sento il suo cazzo andare sempre più in profondità, il metallo della sua zip preme contro il mio culo.
Dopo questi primi momenti di piacere, mi rendo conto che qualcosa di lungo e grosso si stava muovendo nel mio culo e il suo andare avanti e indietro mi faceva provare sensazioni che mai avrei immaginato di provare.
Me ne stavo appoggiato alle mensole immerso nel mio piacere, mentre Rocco visto che ormai ero completamente rilassato dal piacere, avevo cominciato a dare ritmo alla sua inculata.
Dava prima dei colpi continui e violenti sbattendomi il suo pube sulle mie chiappe, facendomi bruciare non poco il culo, con il suo uccello che con questo movimento diventava sempre più grosso e duro e poi si fermava quasi a darmi sollievo.
Il mio piacere aumentava sempre di più mentre Rocco dietro di me continuava a pompare con lo stesso ritmo gemendo anche lui per il piacere che gli stavo procurando.
Stavolta però invece di fermarsi per riprendere il ritmo di riposo continua ad pomparmi sempre più velocemente, capisco che sta per venire dentro di me.
Sento un colpo più forte sbattermi in culo e un vulcano che esplode dentro di me eruttando un mare liquido caldo che si spande nelle mie budella.
Rocco si stringe più forte ai miei fianchi e convulsamente si appoggia alla mia schiena, mentre io sento il suo sperma che continuava a schizzarmi nel culo.
Dopo aver sborrato completamente Rocco esce il suo cazzo e sento ancora qualche goccia del suo sperma colare sulle cosce.
Mi giro per vedere chi mi aveva dato tanto piacere e vedo il suo uccello pendere dai pantaloni bagnato dagli umori del mio culo e dal suo sperma, con un sorriso sulle labbra Rocco mi guarda e mi dice “Ti è piaciuto non è vero ?”
“Sì – rispondo – molto”
“Era la prima volta che lo prendevi nel culo, forse ti ho fatto male. ma se lo sapevo prima sarei stato più delicato “
Io lo guardai e fece un sorriso come per dire ormai quel che stato fatto è fatto ormai e risposi
“Non importa è stato comunque molto bello grazie “
“Se ti va possiamo farlo ancora dopo”
“Certo che mi va, adesso vado a prendere della coca cola e dei salatini cosi mangiamo un po’
ne vuoi anche tu ?”
“Si volentieri “
Cosi esco dalla stanza e mi avvio verso la cucina, camminando lungo il corridoio sento il suo sperma che mi cola lungo le gambe, allora passo le mani e ne raccolgo un po’ l’ avvicino alla bocca e l’assaggio trovandolo molto gustoso.
In cucina ne approfittai anche per dare un piccola rinfrescata al mio culo, che bruciava ancora per il trattamento subito poc’anzi.
Torno in camera e quello che appare ai miei occhi mi lascia a bocca aperta.
Rocco aveva tolto i pantaloni e la camicia e se ne stava nudo accanto alla scrivania, il suo corpo era talmente meraviglioso che sembrava fosse stato scolpito da uno scultore come Michelangelo, mi appariva come una di quelle statue greche o romane che si vedono nei musei.
Guardo anche il suo sesso che a differenza delle statue non è piccolo e moscio ma è una verga grossa e dritta come un chiodo, il mio povero culo ne aveva saggiato le doti e le misure.
Ad incorniciare quest’ opera d’arte nella stessa opera d’arte c’era un ciuffo di peli neri che la mettevano ancor più in evidenza.
Entro e poso le lattine di coca cola e il vassoio con i salatini sulla scrivania e mi siedo mettendomi proprio di fronte a lui.
Apriamo le lattine e mangiamo qualche salatino e continuiamo a parlare del Vasco mentre sullo stereo girano le sue canzoni.
Stando seduto davanti a lui che era rimasto in piedi, il suo uccello si trova ad essere all’altezza proprio dei miei occhi, e malgrado cerchi di guardare altrove si fermano sempre lì.
Rocco se ne accorge e mi invita a prenderglielo in bocca, senza farmelo ripetere due volte mi avvicino lo prendo in mano e lo avvicino alla la bocca.
Sul suo uccello sento ancora tracce del suo sperma, quel sapore mischiato a sapore della coca cola e dei salatini che mi era rimasto in bocca, davano un qualcosa di prelibato al succhiamento del suo cazzo, che continuo a succhiare e leccare come fa un bambino con il suo cono gelato.
Il cazzo dopo questo lavoro gli era tornato di nuovo duro, ma Rocco mi alza la testa mi guarda in faccia e mi dice “ Voglio di nuovo mettertelo nel culo, ma stavolta voglio vederti in faccia mentre lo faccio. Andiamo sul letto.”
Mi alzo e mi stendo sul letto, Rocco mi fa allargare le gambe, mette un cuscino sotto di me si sistema in modo tale che il suo uccello sia proprio in direzione del mio buco.
Poi si avvicina e guardandomi dritto in faccia, comincia spingere il suo uccello contro il buco del culo, il bruciore di poco prima si era alleggerito, ma l’idea che avrei nuovamente sentito dentro di me il suo arnese mi aveva rilassato al punto giusto e avrei sopportato volentieri il dolore.
Lentamente sento la sua asta spingere per entrare nelle mie viscere, lui continui a fissarmi negli occhi per leggerci il mio piacere.
Quando sento i peli del suo pube sulle mie natiche mi rendo conto che ormai entrato tutto dentro di me, adesso non ci sono più i pantaloni che ne lasciavano un pò fuori, era dentro di per tutta l’intera lunghezza allargando ancora di più il mio buco.
Guardandoci negli occhi capiamo il piacere che ci stiamo dando a vicenda, io riesco ad apprezzare meglio della prima volta, l’entrare ed uscire del suo uccello nel mio culo, i movimenti che Rocco riesce ad imprimere al suo uccello eseguiti come movimenti di una danza che si alternano a roteazioni del bacino che spingono sempre più il suo cazzo dentro di me.
Il piacere che sentiva il mio culo aveva raggiunto anche il mio uccello che era diventato duro e sembrava volesse scoppiare da un momento all’altro.
Rocco se ne accorge e sorride divertito, ci passa una mano , ma quel tocco non fa altro che far esplodere il mio cazzo che lancia sui nostri petti abbondanti schizzi di sperma.
Scoppiamo entrambi a ridere per quello che era successo, poi Rocco si abbassa e con la lingua raccoglie un pò di sperma dal mio petto e si avvicina alla mia bocca entrando con la sua lingua e me lo sparge dentro la bocca.
Ora è talmente grande il piacere che provo da non riuscire a capire più niente.
Sto riuscendo a godere con tutti i cinque sensi.
Godo sulla pelle per i brividi di piacere che Rocco continua a darmi entrando e uscendo il suo cazzo dal mio culo.
Godo con la bocca per le nostre lingue che si scambiano i nostri sapori.
Godo con l’udito nell’ascoltare i nostri mugolii di piacere che sono musica per le nostre orecchie. Gode anche il mio naso dell’odore dei nostri corpi.
Godono i miei occhi nel vedere il piacere trasparire dal viso di Rocco.
Ormai anche Rocco sta per raggiungere il culmine del piacere, riesco a capirlo dalla smorfia che sta facendo il suo viso.
Guardandomi fisso negli occhi spinge con violenza dentro di me e contemporaneamente libera con la forza di idrante tutto il suo piacere.
Sfinito si lascia andare sopra di me, sta per alzarsi ma io lo fermo stringendolo con le gambe per dirgli “Rocco non lo uscire voglio sentirlo ancora dentro”
Ci alziamo dal letto e ci accorgiamo che fuori e gia buio la sveglia sul comodino segna le 7 e 45,
fra poco sarebbero tornati i miei.
Alzandomi sento il suo sperma uscire dal culo e colarmi tra le gambe, passo le mani e ne raccolgo una bella quantità che porto alla bocca leccandomi le dita.
“Francesco se ti piace così tanto, la prossima volta te lo farò gustare direttamente dalla sorgente” disse Rocco divertito per quel che avevo fatto.
Andiamo di corsa in bagno per pulirci, tornati in camera mia ci rivestiamo e diamo una sistemata alla stanza, poi usciamo per andare alla fermata dell’autobus.
Tornato a casa trovo i miei genitori che mi chiedono come avessi passato il pomeriggio
rispondo di aver ascoltato della musica e di essere stato al bar, quindi vado in camera mia
Sul letto era rimasto il cd di Vasco lo prendo per sistemarlo sulla mensola, solo adesso mi accorgo
che sia sulle mensole che su alcuni oggetti erano rimasti tracce del mio sperma e per mia fortuna mia madre non era ancora entrata in camera mia .
Da quel sabato pomeriggio piace più di prima andare a lavorare, infatti da allora per cinque giorni alla settimana Rocco mi fa saggiare il suo uccello sulle natiche, mentre il sabato me lo fa saggiare dentro il mio culo.

p.s.

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