“Arrivò un po’ spavaldamente, mi disse: “Scusa hai per caso…” in quell’istante superò la visuale del penultimo sedile e mi vide col cazzo duro in mano, buttò…”
Quando andavo a scuola avevo molte fantasie sessuali, visto che non avevo
né una ragazza, né tantomeno un ragazzo, cosa che con il tempo mi sono accorto essere l’obbiettivo predominante. Mi limitavo a divertirmi un sacco con Massimo, compagno delle medie con cui ho iniziato ad avere un rapporto più “intimo” in corrispondenza degli esami di terza media, rapporto protrattosi poi fino alla seconda superiore. Ma siccome frequentavamo scuole diverse e la mia era anche lontano, finimmo con il perderci di vista pur abitando a 100 metri di distanza. La cosa si limitava infatti a qualche sega e poco più, eravamo convinti entrambi di essere etero.
Smanettando nei siti hard continuavo a nutrire le mie fantasie, ed una di queste era sborrare (scusate il giro di parole) sulla corriera che mi riportava dalla scuola alla stazione del treno. Non fu facile trovare il momento giusto. Allora non volevo avere partner in quei giochi. Mentre con Massimo ci incontravamo due/tre volte a settimana specificamente per godere, con quale forza avrei guardato negli occhi un compagno di banco all’indomani di una sega nel bus?
Un pomeriggio del quarto anno dovetti fare un rientro straordinario (non ne avevamo più di fissi come nei primi tre anni, ma venivano fissati di volta in volta). Mi ritrovai pressoché solo davanti alla scuola ad attendere la mia corriera, visto che tutti andavano verso altre mete. Vuoi vedere che è la volta buona? Non c’erano nemmeno i due primarioli che prendevano il treno con me, la cui compagnia mi faceva molto piacere per rompere la monotonia del tragitto.
Arriva la corriera, un autista diverso dal solito: meglio così, pensai. Salii dalla porta posteriore proprio per non farmi vedere troppo bene in faccia. Gli ultimi posti erano liberi, mitico! Presi posto nell’ultimissima fila. Per cinque file davanti a me non c’era nessuno a parte un paio di ragazzetti più giovani di me intenti a farsi i cazzi propri. Dieci minuti di viaggio, non avevo molto tempo.
Mi misi sul lato sinistro della corriera, tirai la tenda per non essere visto da fuori e posi la cartella sul sedile a fianco in modo che coprisse la visuale verso destra. Slacciai i jeans… sollievo, già cominciava a dare segni di vita. Abbassai le mutande quel tanto che bastava per far uscire il cazzo. Certo, se le avessi portate alla coscia avrei goduto di più da quella situazione trasgressiva, ma con il cazzo fuori dai pantaloni in un autobus di linea ero già oltre il consentito.
Iniziai a massaggiarmelo con forza facendolo diventare duro (se fossimo stati in due almeno diventava ben duro per qualcosa). Guardavo avanti con aria indifferente proprio per non dare nell’occhio controllando così che tutto filasse liscio. Intanto menavo in pieno. Ogni tanto il ragazzetto girava la testa, allora rallentavo, ma non ce l’aveva con me.
Salì l’eccitazione, ce l’avevo duro come non mai. In pochi secondi arrivai all’orgasmo, un brivido mi attraversò il corpo e schizzai diversi fiotti di sperma sul guscio del sedile davanti a me. Ebbi come un sospiro. Chiusi per un secondo gli occhi. Quando li riaprii vidi il ragazzetto (15 anni forse?) cinque file davanti a me che usciva lasciando la cartella sul sedile, prese il corridoio e venne fino all’ultima fila. Non ricordo come rimasi immobile, col cazzo di ferro. Arrivò un po’ spavaldamente, mi disse: “Scusa hai per caso…” in quell’istante superò la visuale del penultimo sedile e mi vide col cazzo duro in mano, buttò lo sguardo allo sperma che colava sul sedile davanti e io con sguardo serio che lo guardavo come a dire ’cazzo vuoi?’ Due secondi e tornò al suo posto non prima di aver farfugliato un “No, niente.”
Me lo ripulii con un fazzoletto che avevo in tasca. Una volta che era ritornato moscio mi ricomposi. A testimonianza di quanto successo lo sperma sul retro del sedile davanti ai miei occhi. Mi spostai sul sedile di fianco. Poco prima della mia fermata mi alzai e mi avvicinai al ragazzino. Mi sedetti sul sedile a fianco al suo, con le gambe ciondoloni nel corridoio. Lo fissavo con sguardo cattivo, non che lo sia, ma dovevo avere la situazione in pugno. Lui faceva finta di niente. Gli diedi un colpo sul braccio destro e dissi: “Ehi! Lo sai cos’è che devi fare tu vero? Stare zitto! Perché se stai zitto non succederà niente al tuo bel faccino…” Lui sentendosi alle strette rispose subito: “Sì, ok, va bene tranquillo!”
Mi guardò negli occhi, io lo guardavo con aria dura, anche se gli sarei saltato addosso da quanto era carino. Continuai col mio discorso: “Perché… se ti comporti bene – in quel momento appoggiai la mia mano sulla sua coscia e con il mignolo strusciavo sul suo inguine – potresti anche ricevere un regalino.” Lui distolse lo sguardo non volendo rispondere, chissà cosa aveva capito. Stavamo per raggiungere la mia fermata. Mi alzai e con tono imperativo gli dissi: “Fai questo giro tutti i martedi?” Lui non rispose, abbozzò un ‘Sì’ con la testa. “Allora fatti trovare nell’ultimo sedile martedì prossimo. Guai a te se non ti troverò là.”
Una settimana dopo salendo sulla corriera lo trovai nell’ultimo sedile… ma questa è un’altra storia!
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