“-Mettiti in ginocchio- mi disse…”
-Spogliati, hai capito? Ho detto spogliati-
Lo diceva con tono minaccioso e
molto serio.
-Forse non hai capito, spogliati tutto, compreso le mutandine.-
Con un pò di riluttanza e col batticuore lentamente iniziai a spogliarmi. Dentro di me mi chiedevo come poteva essere successo una cosa così. La mia curiosità, maledetta, ora non potevo tirarmi indietro o forse si ma la tentazione era forte.
D’avanti agli slip ebbi un attimo di incertezza e di paura, e lui subito: che aspetti? Via anche quelli, vedrai che dopo mi ringrazierai.
Via, tolti anche quelli, senza niente addosso me ne stavo li e lui mi guardava e mi scrutava dalla testa ai piedi, compiaciuto senza che io avessi opposto la benché minima resistenza: in fondo ero attratto da quella strana situazione che si stava creando, potevo andar via, potevo urlare aiuto, niente di tutto ciò quasi a farmi soggiogare da quell’essere che mi incuteva terrore e nello stesso tempo uno strano senso di curiosità. Voglia di provare qualcosa che neanche sapevo cosa potesse essere.
-Allarga quelle gambe che voglio osservarti meglio-
Ero li in piedi in mezzo alla stanza solo io e lui, il pensiero che lui mi osservasse nei minimi particolari mi dava un senso di eccitamento mai provato prima.
Con le mani iniziò ad accarezzarmi sulla schiena, fremiti di brivido e le sue mani già accarezzavano il mio seno, i miei capezzoli dritti come piccoli cazzi in tiro. Poi mi sfiorò il pube e si soffermò sulle mie natiche belle sode e tondeggianti: le sue dita si insinuavano nei meandri oscuri del sesso, il suo indice bagnato della mia saliva scrutava tutto intorno il mio piccolo buco e con molta dolcezza lo infilò nel mio culo, non mi rendevo conto che mi stavo piegando in avanti dal piccolo piacere procurato.
-Mettiti in ginocchio- mi disse.
Io senza battere ciglio giù.
Finalmente anche lui si era denudato, me lo trovai d’avanti dicendomi: prendilo in bocca e leccami tutto.
Mamma mia che uccello enorme, non avevo mai visto una cosa del genere, ma un profumo acre di sesso inondarono le mie narici e una strana carica portarono la mia bocca e la mia lingua a muoversi con frenesia giù fin dentro la gola e poi la lingua tutt’intorno fino alle palle, non capivo più nulla: il solo pensiero di quello che mi poteva succedere dopo inebriava completamente la mia testa.
Andai avanti per qualche minuto lo sentivo mugugnare e profferire parole sconnesse: che troia, che puttana, si sei uno schianto, se vai avanti così mi fai godere, si dai ancora, ti piace il mio cazzo.
Io più lo sentivo mugugnare e più mi eccitavo e più aumentavo il ritmo, finche un fiume di sperma fuori uscì da quell’uccello, la mia lingua vorace cercava di non perdere neanche una goccia , frenetica qua e la tutto nella mia bocca e giù tutto quel sapore di sperma mi infoiava e continuavo a leccarlo per non perdere neanche una goccia e nell’attesa che si placasse.
Meravigliosamente non voleva saperne di fermarsi, invece di afflosciarsi quel cazzo riprendeva a gonfiarsi non ancora sazio di quello che mi aveva fatto ingoiare, eccolo ancora in piedi erto come un’asta di bandiera pronto e palpitante.
-Mettiti alla pecorina – mi disse.
Si alzò prese un tubetto di qualche crema per penetrarmi, ne mise un po’ sul suo dito e lo fece scivolare nel mio buco del culo, su e giù e poi altra crema e due dita quasi ad allargare un buco che sembrava stretto. Si poteva dire che per me, salvo un paio di volte da giovane, il mio buco era ancora vergine.
Mi piaceva e oramai assaporavo il momento in cui mi avrebbe penetrato.
Lo appoggiò con dolcezza d’avanti al mio orifizio e piano lentamente iniziò a penetrarmi, senza foga senza violenza ma dolcemente.,
Un brivido mi percorse la schiena, un piacere travolgente mi prendeva tutto il corpo, provavo delle sensazioni mai provate, piacevoli, liberatorie.
Per un attimo si fermò.
– No ti prego non fermarti.-
Iniziò un ritmo lento e sinuoso, su e giù piano poi un po’ più veloce, e poi ancora di più, poi fermo.
No ti prego non ti fermare gli imploravo, no ancora, e lui riprendeva il ritmo.
Mamma mia, la testa mi scoppiava, il cuore batteva all’impazzata, volevo che quei momenti non finissero mai, il piacere mi stava inondando ma non volevo che smettesse.
-Ancora, ancora, ancora.-
Non mi accorgevo che stavo urlando dal piacere e fu a quel punto che scoppiai.
-Godo, godo, sto godendo ooohh.-
Venni insieme a lui, lui dentro di me con dei brividi di godimento per tutto il corpo.
Il mio sperma copioso era li sul pavimento e lui non ancora sazio mi scansò da parte e come un cane d’avanti alla sua ciotola, iniziò con la sua lingua a raccogliere ogni goccia di quel nettare con voracità.
Poi si pulì con il dorso della mano la bocca, si vestì e strizzando l’occhio diss:
Che gran porco che sei, sembri una troietta. E se ne andò
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