Quel week-end mio marito Walter e mio cognato Francis avevano deciso di andare insieme a pescare il salmone nei torrenti a nord, nell’Oregon.
Il loro programma di trascorrere due giorni all’aria aperta, da soli, a contatto con la natura selvaggia, è stato entusiasticamente descritto a noi mogli durante la cena a quattro, che di solito facciamo almeno una volta al mese.
In quell’occasione, i due, che – tra l’altro – avevano già organizzato tutto a nostra insaputa, hanno chiesto (bontà loro!) il nostro benestare a quella loro vacanza.
– Non preoccupatevi, ragazze’ – ci aveva detto mio marito con tono convincente – ‘staremo via solo un paio di giorni!
– E faremo i bravi’promesso! – aveva aggiunto subito dopo mio cognato, premuroso.
Mia sorella Yvonne ed io, dopo un rapido scambio di sguardi d’intesa, abbiamo concesso loro ben volentieri il nostro permesso’anche perché in tal modo avremmo avuto a nostra volta un’occasione unica per stare insieme da sole, senza i nostri uomini tra i piedi: un intero fine settimana per sollazzarci tra noi, come Yvonne ed io abbiamo cominciato a fare da quando eravamo studentesse liceali e come abbiamo poi continuato a fare per tutti gli anni successivi, anche se – nel frattempo – entrambe ci siamo felicemente sposate.
Per dire la verità, ultimamente, mia sorella ed io non avevamo avuto molte occasioni di stare insieme e quindi l’occasione ci è apparsa a dir poco favolosa: dopo diversi mesi di reciproca astinenza, infatti, avremmo potuto finalmente tornare ad amarci come a noi piaceva fare.
E’ stato così che, una volta terminata la cena, mentre gli uomini si spostavano nel soggiorno per bere un brandy e fumarsi un sigaro, Yvonne ed io abbiamo cominciato a spreparare la tavola, guardandoci nel frattempo di sottecchi.
– Hai sentito, Clarence? – mi ha sussurrato mia sorella, una volta certa che i nostri mariti non potessero sentirci – I nostri ometti se ne staranno fuori dai coglioni per un’intero fine settimana! Wow’non è fantastico?
– Mm’sì – le ho risposto io, facendo spallucce, come se la cosa non mi toccasse più di tanto – Così finalmente potrò riposarmi un po”sistemare il giardino’leggere un libro’
Era ovvio che la stavo provocando, facendole intendere che non mi interessava per niente, invece, fare l’amore con lei’cosa che invece, in quel momento era ciò che desideravo di più al mondo.
Il solo pensiero del suo corpo nudo avvinghiato al mio, infatti, mi aveva già provocato, proprio in quegli istanti, un’intensissima eccitazione che mi aveva fatto bagnare tra le cosce.
– Oh’povera cara! – mi ha sorriso Yvonne, avvicinandomisi con aria fintamente contrita – E se io invece ti proponessi qualcosa di’alternativo’mm? – ha continuato poi sollevandomi il mento in modo da potermi fissare con i suoi splendidi occhi cerulei.
– Per esempio? – le ho chiesto io sottovoce, socchiudendo gli occhi – Cosa avresti in mente, sorellina?
– Lo sai benissimo cosa ho in mentre, cerbiattina mia! – mi ha risposto Yvonne, avvicinandomisi fino a giungere ad un palmo dalla mia bocca socchiusa – Una bella, lunga e calda lesbicata tra noi ragazze’mm’cosa ne dici?
– Mm’per me va bene! – le ho risposto io, a qual punto già parecchio infoiata, avvicinandomi a mia volta a lei, fin quasi a sfiorarla – Però’io ho già voglia adesso! Cosa ne diresti se intanto cominciassimo’mm?
– Qui? Adesso? – mi ha chiesto mia sorella, lanciando nel frattempo un’occhiata alla porta della cucina, come se avesse paura che suo marito apparisse da un momento all’altro sulla soglia – Sei impazzita’siamo troppo esposte!
– Ma’no, sciocchina – le ho risposto io, posandole l’indice sulle labbra per tranquillizzarla – Andiamo di sopra’in camera. Dai, vieni!
E così dicendo, l’ho presa per mano e l’ho portata nel soggiorno, dove gli uomini, nel frattempo, accesisi il televisore, stavano guardando la partita di football.
– Ehi, ragazzi’ – ho detto loro – ‘porto Yvonne di sopra per farle vedere i miei ultimi lavori di ricamo, okay?
– Okay’okay – mi hanno risposto loro, degnandoci appena di uno sguardo, talmente tanto erano presi dalle immagini dei loro beniamini.
Un attimo dopo Yvonne ed io stavamo salendo le scale, dirette al piano di sopra, dove si trova la mia camera matrimoniale.
Quella sera mia sorella indossava una canottiera, abbondantemente scollata (sotto il cui tessuto sottile potevo indovinare la forma dei capezzoli turgidi) infilata in un paio di shorts, stretti in vita da una cintura in pelle, mentre ai piedi portava dei sandali alla schiava con listini in cuoio annodati alle caviglie.
Dato che mi precedeva di un gradino, ad un certo punto, non ho resistito alla tentazione di allungare una mano e di palparle il sedere.
Yvonne si è lasciata fare, anzi, voltandosi a sorridermi con aria complice, ha cominciato a sculettare, dimenando a bella posta le sue belle chiappe formose, facendomi eccitare ancora di più.
– Porca! – le ho sussurrato, mentre arrivavamo sul pianerottolo posto a metà scala, passando quindi a palparle voluttuosamente una delle sue grosse mammelle, mentre la fissavo negli occhi colmi di libidine.
– Andiamo’ – mi ha sollecitato lei, ridendo – ‘stiamo solo perdendo tempo, sorellina’e non ne abbiamo molto. Muoviti’forza! – E così dicendo, mi ha cinto la vita con un braccio e mi ha costretto a proseguire verso la mia camera da letto, nella quale – qualche istante dopo – ci siamo appartate, chiudendo subito la porta alle nostre spalle.
– Oh, gioia mia! – ha sospirato mia sorella, subito prima di buttarmi le braccia al collo, mentre io la attiravo a me, afferrandola per i fianchi – Avevo tanta voglia di te! – E detto questo, si è protesa a baciarmi.
Yvonne ed io abbiamo quindi limonato per qualche minuto, infilandoci vicendevolmente le lingue in bocca, succhiandoci e morsicandoci le labbra, pazze di eccitazione, mugolando nel frattempo come due cerbiatte in calore, mentre – avvinghiate – ci strusciavamo voluttuosamente l’una contro l’altra.
– Ti voglio! – ho sussurrato ad un tratto a mia sorella, staccandomi per un attimo dalla sua bocca per fissarla negli occhi.
– Allora prendimi! – mi ha ringhiato lei, evidentemente infoiata, al che io, senza pensarci su due volte, mi sono scostata da lei quando bastava per tirarle fuori la canottiera dagli shorts ed alzargliela fin sopra le voluminose mammelle, le quali non più costrette dall’indumento, si sono rilassate, gonfiandosi ed apparendomi quindi in tutta la loro bellezza’due splendidi globi colmi ed eburnei, culminanti in due capezzoli da sogno, grossi e turgidi.
Eccitatissima, allora, gliele ho abbrancate, cominciando quindi subito dopo a palpargliele, a strizzargliele voluttuosamente, fino a farla genere.
– Dio’che belle tette che hai sorellina! – le ho sibilato, guardandola negli occhi, mentre imperterrita, continuavo a riempirmene le mani, apprezzando la sodezza della carne e la morbidezza della pelle.
– Mangiamele, Clarence’ – mi ha sussurrato Yvonne a quel punto, alzando le braccia e portandosele dietro la testa, lasciandomi campo libero.
Subito, allora, non aspettando altro, mi sono chinata e quindi mi sono data da fare con i suoi seni, dapprima slinguandole e succhiandole i caporelli – alternativamente, prima l’uno e poi l’altro – e poi infilandomeli in bocca e succhiottandoglieli con passione, mentre mia sorella sospirava e mugolava.
Ad un tratto poi, fattami sgusciare il suo seno dalla bocca, sono risalita, facendole scorrere la lingua sulla pelle vellutata fino a giungere a leccarle entrambe le ascelle perfettamente depilate, aspirandone il fragrante profumo.
Yvonne a quel punto ha riso, chinandosi a guardarmi divertita, dopodiché, afferratami per i capelli mi ha attratto di nuovo a sé, infilandomi la lingua in bocca e cominciando quindi a mulinarmela dentro con passione, quasi con ferocia, togliendomi il respiro.
– Ti amo – mi ha sussurrato poi, durante la prima pausa fatta per prendere fiato, guardandomi negli occhi, mentre dopo avermi allungato le mani fino al sedere, mi palpava voluttuosamente le natiche..
– Anch’io ti amo, sorellina! – le ho sussurrato io – Da morire!
– Togliti le mutande, allora! Fai presto! – mi ha sibilato Yvonne con tono perentorio, spingendomi via da lei in modo che io potessi fare ciò che mi aveva appena ordinato e buttandosi contemporaneamente in ginocchio ai miei piedi, sulla moquette.
Un attimo dopo, sfilatami gli slip, ero di fronte a lei, immobile, a gambe larghe, sentendomi tanto’tanto porca. Mi tenevo alzata la gonna in modo da esibire a mia sorella la mia vulva nuda, paffuta e coperta solo da un’esigua striscia di serico pelo biondo.
Yvonne ha sospirato, subito prima di avvicinare le labbra al mio fiore e di posarci sopra un tenero, languido bacio.
– Porcellina! – le ho sussurrato io chinandomi a guardarla, al che mia sorella mi ha allargato con le dita le labbra della vulva e quindi, dopo avermi messo allo scoperto la clitoride turgida, si è protesa a slinguarmela, cominciando a pennellarmela con sapienti colpi di lingua ed interrompendosi ogni tanto solo per rivolgermi oscenità – dicendomi che ero una troietta vogliosa – mentre io, tenendomi alzata la gonna per vedere bene cosa Yvonne mi faceva, con la bocca incollata alla mia vulva – ruotavo lubricamente il bacino, incitandola a continuare, vibrando tutta in preda all’eccitazione, sussurrandole che mi stava facendo impazzire con la sua lingua malefica.
Sarei certamente venuta se (‘proprio in quell’istante!) mia sorella non avesse dovuto interrompere bruscamente il suo delizioso cunnilinguo. Suo marito Francis, infatti, la stava chiamando dal piano inferiore.
– Ehi, piccola’è ora di andare a casa! – sbraitava il rompiscatole di mio cognato – Forza’andiamo.
In un attimo, Yvonne ed io, sebbene a malincuore, ci siamo ricomposte e quindi, subito prima di uscire dalla stanza ci siamo baciate di nuovo’la bocca di mia sorella aveva il sapore delle mie secrezioni ed io, eccitatissima, le ho infilato la lingua fino in gola.
– A sabato! – mi ha sussurrato lei, dopo essere riuscita a staccarsi dalla mia bocca, mentre, accarezzandomi la guancia, mi guardava con infinita tenerezza.
– A sabato! – le ho ribadito io, sentendo la vulva contrarsi per il desiderio – Non ne vedo l’ora, sai?
– A chi lo dici – ha soggiunto mia sorella, accarezzandomi la guancia ‘ Aspettami’ – mi ha sussurrato – ‘sarò da te non appena mi sarò liberata di Francis’okay?
– Okay – le ho confermato io, entusiasta della prospettiva.
Il sabato successivo, Walter si è alzato molto presto, prima dell’alba. Mi ha svegliato brancolando al buio alla ricerca dei suoi vestiti.
Io me ne sono dapprima rimasta immobile, sdraiata sul fianco, facendo finta di dormire ma poi, voltatami verso di lui, come se mi fossi appena destata, gli ho chiesto se voleva che scendessi a preparargli la colazione.
– Non preoccuparti, piccola! – mi ha sussurrato lui – Torna a dormire. Ciao’ci vediamo tra due giorni! – mi ha salutato, chinandosi a baciarmi per poi uscire velocemente dalla stanza.
Qualche minuto dopo ho sentito il rumore del portoncino di ingresso chiudersi e quindi, voltatami verso il comodino mi sono resa conto che il display luminoso della radiosveglia segnava le 4.45.
Tra qualche ora Yvonne sarà qui – ho pensato, entusiasta della prospettiva – Hai tutto il tempo per alzarti, fare colazione e prepararti per lei – mi sono detta, rigirandomi voluttuosamente nel letto, tra le lenzuola, immaginando nel contempo quanto mi sarebbe piaciuto, però, se mia sorella fosse già stata lì’sdraiata accanto a me, nuda e disponibile a soddisfare tutte le mie voglie.
A quel pensiero mi sono subito eccitata e la mia mano è scivolata quasi automaticamente ad infilarsi nelle mutandine. Naturalmente ero già bagnata zuppa’come del resto lo sono sempre quando penso a mia sorella, al suo corpo, alle sue mani che mi accarezzano, alla sua lingua che fruga nella mia intimità!
Ho perso il conto di tutti i ditalini che mi sono fatta, sognando di lei’e anche quella volta non è stato diverso dalle altre.
Rapidamente, scostando le lenzuola, mi sono sfilata gli slip e quindi, dopo averli gettati da parte, allargando le gambe, ho cominciato ad accarezzarmi la vulva.
Obbedienti al mio volere, le mie dita hanno dapprima cercato la clitoride – che hanno trovato già bella turgida – e quindi hanno cominciato a correre veloci dal bottoncino alle grandi labbra, dischiudendole per permettere la penetrazione prima di un dito, poi di due ed infine di tre.
A quel punto, poi, ci ho dato dentro, facendomeli scorrere rapidamente nella vagina, mentre con il pollice continuavo a stimolarmi la clitoride. Inutile dire che sono venuta quasi subito, sobbalzando sul letto in preda ad un orgasmo travolgente, invocando il nome di mia sorella Yvonne.
Per un po’ – quindi – me ne sono rimasta così, immobile ed ansante, al buio, assaporando le ondate di piacere che percorrevano il mio corpo, ma poi – ad un certo punto – mi sono costretta a scendere da letto.
Spogliatami, mi sono recata in bagno dove mi sono concessa una lunga doccia tonificante’mi sono massaggiata e frizionata il corpo, facendo uso di un’abbondante dose di bagno schiuma profumato.
Asciugatami, quindi, sono tornata in camera dove, seduta – nuda davanti alla toilette – mi sono truccata un po’, mi sono raccolta i capelli con un nastro e quindi – dopo aver indossato un’ampia camiciona di cotone abbottonata sul davanti ed paio di calzerotti bianchi – sono scesa in cucina, dove ho cominciato a fare colazione’caffè, latte e fiocchi d’avena.
Nel frattempo si erano fatte le sette e la dorata luce del sole mattutino aveva cominciato a riversarsi nella cucina. Sarebbe stata una splendida giornata’sotto tutti i punti di vista – ho pensato.
Circa mezz’ora dopo è suonato il campanello di casa. Prima di andare ad aprire però (in fin dei conti ero pur sempre praticamente nuda!) ho sbirciato dalla finestra per vedere chi fosse.
Yvonne era ferma davanti alla porta d’ingresso, in attesa che io le aprissi, bella come la luce del mattino, con i capelli biondi sciolti sulle spalle.
La mia sorellina, che aveva con sé uno zainetto, indossava una maglietta elasticizzata, molto aderente, bianca, con le maniche corte, portata infilata in una minigonna a vita alta, di colore blu che le arrivava a metà coscia, mentre ai piedi portava un paio di scarpe sportive, anch’esse bianche.
Mi sono precipitata ad aprirle.
Quando si è resa conto, vedendomi, di come ero vestita, Yvonne si è messa a ridere. Poi è entrata, ha posato lo zainetto sulla poltroncina che c’è vicino alla porta di ingresso e quindi, senza dire neanche una parola, mi si è avvicinata, mi ha circondato la vita con le braccia e quindi, abbrancandomi le natiche, ha cominciato a strusciare languidamente il ventre contro il mio, mentre io – abbracciandola – mi protendevo verso di lei.
Ci siamo baciate appassionatamente per diversi minuti, senza quasi respirare, leccandoci e morsicandoci le labbra ed infilandoci vicendevolmente la lingua in bocca.
– Buongiorno Clarence – mi ha salutato alla fine mia sorella, con voce vellutata, guardandomi negli occhi, mentre – ancora strettamente abbracciate – riprendevamo fiato.
– Buongiorno Yvonne – l’ho ricambiata io, stringendomi a lei – Sei arrivata, finalmente! – le ho sussurrato, felice, ricambiando il suo sguardo – Non ne vedevo l’ora. Dimmi un po” – le ho chiesto, sciogliendomi dal suo abbraccio – ‘vuoi fare colazione?
– Oh’magari prenderei un caffè! – mi ha risposto lei, sorridendomi – Sai, Francis mi ha svegliato molto presto questa mattina!
– Povera cara! – l’ho consolata io, cingendole la vita mentre la scortavo in cucina – Ma vedrai che oggi avrai modo di riposarti, sai?
– Tu dici, sorellina? – mi ha chiesto lei, prendendo posto su uno degli alti sgabelli della cucina – Di solito’ – ha continuato in tono scherzoso – ‘quando siamo sole tu ed io non è che proprio trascorriamo il tempo a riposarci’mm?
– Oh no, infatti! – le ho risposto io, voltandole le spalle mentre, dopo aver preparato la caffettiera la mettevo sul fornello – Dì, Yvonne’hai voglia di me’mm?
– Da morire – mi ha risposto lei, con voce flautata – Sai, quasi non ho dormito la notte scorsa pensando a te. Davvero, non vedevo l’ora che venisse giorno!
– Mm’a chi lo dici! – le ho sussurrato io – Sai’ – ho continuato, tornando a voltarmi verso di lei, arrazzata a tal punto che i miei capezzoli sembravano quasi voler forare il tessuto della camiciona che indossavo – ‘stamattina mi sono anche fatta un ditalino da quanto ero eccitata!
– Davvero, gioia mia? – mi ha chiesto Yvonne, sorridendomi – E dimmi, a cosa pensavi mentre ti masturbavi’mm?
– Ma’a te, sorellina! A chi altri?- le ho risposto io, versandole il caffè fumante nella tazza – Tieni’ – le ho detto poi, avvicinandomi e porgendogliela – ‘bevilo finché è ben caldo!
– Mm’è decisamente un po’ troppo caldo! – ha riso Yvonne, qualche istante dopo posando subito la tazza sopra il tavolo – Aspettiamo che si raffreddi’mm? Intanto’ – ha continuato poi con voce arrochita dall’eccitazione, guardandomi provocatoriamente negli occhi – ‘possiamo cominciare a darci da fare’mm’cosa ne dici, sorellina?
– Mm’sono d’accordo – le ho risposto io, accarezzandole dolcemente i capelli – Anzi non chiedo di meglio!
Yvonne allora, che – seduta sullo sgabello – si trovava praticamente alla mia stessa altezza, mi ha attratto a sé e quindi ha cominciato, lentamente, con grande malizia – e senza mai staccare i suoi occhi dai miei – a sbottonarmi la camiciona. Infine, poi, protendendosi verso di me, me l’ha fatta scivolare dalle spalle, facendola cadere a terra e lasciandomi quindi completamente nuda di fronte a lei.
– Sei bellissima, sorellina! – mi ha sussurrato poi, facendomi scorrere contemporaneamente i polpastrelli delle dita di entrambe le mani, lungo i fianchi, a risalire sul ventre e quindi su, tutt’intorno ai seni, facendomi provare un intensissimo brivido di piacere – Mi piaci da morire!
E, così dicendo, si è protesa a posarmi un tenero bacio su entrambi i capezzoli, i quali nel frattempo si erano inturgiditi fino ad assomigliare a piccole caramelle di gomma rossa. Quando io poi ho mugolato, fremendo di eccitazione, Yvonne è passata dapprima a slinguarmeli – prima l’uno e poi l’altro – e quindi a succhiarmeli con passione, giungendo a prendersi in bocca mezza mammella alla volta.
Io a quel punto ero già fuori di me dal desiderio. Quando mia sorella aveva cominciato a succhiarmi il seno, infatti, mi ero sentita improvvisamente pervadere da un’incredibile vampata di calore e, contemporaneamente, la vulva aveva cominciato a pulsarmi, come se fosse dotata di una propria vita, infradiciandosi nel contempo di umori.
E’ stato proprio in quel preciso istante che – senza peraltro smettere di mungermi i caporelli – Yvonne mi ha infilato una mano tra le cosce, costringendomi ad allargarle e quindi, facendosi abilmente strada tra le mie ninfe, mi ha inserito il dito medio nella vagina, cominciando quindi a farmelo scivolare dentro in un accenno di ditalino che mi ha strappato un gemito di piacere.
Subito, allora, Yvonne ha staccato la bocca del mio seno e, guardandomi, ha cominciato a farmi scorrere avanti ed indietro il medio nel canale vaginale, stuzzicandomi contemporaneamente la clitoride con il pollice.
Io però non avevo nessuna intenzione di accontentarmi in quel modo.
Avevo fatto venire a casa mia Yvonne per fare sesso con lei, in modo totale ed assoluto. Volevo che ognuna di noi si potesse donare completamente all’altra, in maniera del tutto reciproca. Per questo motivo – con un grande sforzo, devo ammetterlo – mi sono staccata da lei, sottraendomi alle sue attenzioni e quindi, preso a mia volta il controllo della situazione, mentre mia sorella – intuite le mie intenzioni – mi sorrideva, le ho sfilato la maglietta dalla minigonna e quindi, dopo averne afferrato il bordo inferiore, gliel’ho tolta, facendogliela passare al di sopra della testa.
Neanche a dirlo, come al solito, Yvonne non portava il reggiseno, cosicché – una volta gettata da parte la maglietta – ho potuto subito impadronirmi delle sue meravigliose mammelle dai grossi capezzoli turgidi, colme ed eburnee, che ho immediatamente cominciato a palpeggiare con voluttà, riempiendomene le mani.
– Spogliami, sorellina – mi ha sussurrato Yvonne a quel punto, guardandomi con occhi colmi di lascivia – Toglimi tutto’forza!
Al che io mi sono accovacciata ai suoi piedi e quindi – dopo che Yvonne, per agevolarmi, si era abbassata lo zip della minigonna – le ho tolto di mezzo anche quella, lasciandola quindi con addosso soltanto le mutandine, il cui tessuto ho trovato già abbondantemente inzuppato di umori.
– Fatti togliere anche queste! – le ho sibilato subito dopo, afferrandogliene i bordi.
Yvonne allora si è sollevata dallo sgabello quanto bastava per consentirmi di sfilargliele, facendogliele scendere lungo le belle gambe magre che poi mia sorella ha subito prontamente dischiuso, esibendomi in tutta la sua oscena bellezza la sua vulva grassottella dalle labbra carnose e leggermente dischiuse, sormontata da un ciuffo di pelo biondo scuro.
– Datti da fare, sorellina! – mi ha ingiunto quindi Yvonne, allargandosi con le dita le tenere ninfe e schiudendomene così l’interno, reso luccicante dalle sue secrezioni vaginali.
Immediatamente, allora, mi sono protesa verso quel ben di dio, dapprima sfiorandolo appena con la punta del naso ed a fior di labbra – per assaporarne l’afrore ed il sapore – e quindi posandovi decisamente la bocca, come per aspirarne l’essenza.
Yvonne ha gemuto, aprendosi ancora di più ed io allora ne ho approfittato, tenendole le gambe ben divaricate e sostituendo le mie dita alle sue, cominciando dapprima a slinguarle la fessura, con metodo, lappando i ricchi umori che ne trasudavano e passando quindi ad infilarci la linguona, avanti ed indietro – come se fosse un membro – mentre Yvonne mugolava e sospirava, pazza di eccitazione.
– Oh sì’oh sì – biascicava la mia sorellina, mentre, afferratimi i capelli per attirarmi maggiormente a sé – si dimenava lubricamente sopra lo sgabello, ruotando scompostamente i fianchi – Continua Clari'(usa sempre il mio diminutivo quando facciamo l’amore)’continua, ti prego’oh’mi fai morire!
A quel punto però io, perversamente, ho cambiato tecnica. Estrattale la lingua dalla vagina, un attimo dopo – senza incontrare alcuna resistenza, tanto la mia sorellina aveva sborrato fino a quel momento – ci ho infilato dentro fino alle nocche due intere dita, iniziando subito dopo a fargliele scorrere avanti ed indietro, metodicamente, in silenzio, concentrandomi su ciò che stavo facendo, limitandomi ogni tanto a lanciarle un’occhiata per studiare le sue reazioni.
Yvonne taceva, limitandosi a guardarsi tra le gambe, apparentemente del tutto intenta ad osservare le mie dita che le entravano ed uscivano dal suo ventre molle e fradicio di umori.
Ad un tratto i nostri sguardi si sono incrociati ed immagino che ognuna di noi abbia potuto leggere negli occhi dell’altra la lussuria che la pervadeva.
– Fermati, Clari – mi ha sussurrato mia sorella, con voce roca – Altrimenti mi farai venire qui sullo sgabello! Andiamo a letto adesso, invece’mm?
– Okay, sorellina – ho approvato io, sfilandomi prontamente da lei e rialzandomi, fino a fronteggiarla – Andiamo a letto. Dai’alzati.
Yvonne allora è scivolata giù dallo sgabello e quindi, dopo avermi cinto la vita, si è avviata con me verso la scala che porta al piano superiore.
Giunte in entrata, però, mia sorella mi ha fatto fermare, si è divincolata dal mio abbraccio e, direttasi verso la poltroncina che sta in entrata, ha frugato brevemente nello zainetto che aveva portato con sé e che aveva lasciato lì quando era arrivata.
– Guarda cos’ho qui per te! – mi ha detto poi, mettendomi davanti agli occhi un grosso dildo di plastica color carne, bitorzoluto ed arrotondato ad entrambe le estremità, lungo – senza esagerare – una ventina di centimetri.
– Wow – ho esclamato io, avvertendo nel contempo la vagina contrarsi in uno spasmo di desiderio – Questa sì che è una sorpresa! Dai’ – l’ho incitata, a quel punto, vogliosa di saggiare nella mia carne quel lubrico strumento – ‘andiamo a provarlo subito!
Neanche a dirlo, due minuti dopo eravamo in camera mia, sdraiate nude sopra il copriletto imbottito del mio letto coniugale.
Io mi ci ero gettata sopra, adagiandomi all’indietro ed allargando le gambe come se fossi una rana. Yvonne, invece, aveva avuto più pazienza, avendo la cautela, prima di raggiungermi di sfilarsi le scarpe che poi, però, aveva scalciato da parte, facendole finire chissà dove. Sorridendomi, quindi, mi si era avvicinata, guardandomi di sottecchi, impugnando il grosso vibratore che si era portata da casa.
– E’ quello che usi di solito? – le avevo chiesto io in un sussurro, mentre – fissando alternativamente il dildo e mia sorella – mi masturbavo, facendomi scivolare lestamente le dita lungo la fessura, che era tornata nel frattempo ad infradiciarsi dei miei succhi.
– Oh no – mi ha risposto lei, subito prima di lambirne con la punta della lingua una delle estremità, arrotondata a forma di glande – Questo l’ho comprato apposta per usarlo oggi, mia cara! Sai’ – ha continuato, fissandomi – ‘mi è costato ben venti dollari.
– Mm’vorrà dire che faremo a metà – le ho proposto io, cominciando nel frattempo a sgrillettarmi con l’altra mano, ormai in preda ad un’eccitazione irresistibile.
– Oh’pagherai la tua parte in natura, sorellina – mi ha sussurrato lei, sedendosi sul letto, ai miei piedi – vedrai’ce ne sarà per tutte e due! Dai, fammi posto!
E, così dicendo, mentre io mi spostavo verso il centro del letto, lei si è adagiata al mio fianco, venendomi vicino, fino a strusciare il suo corpo nudo contro il mio.
Subito io allora ho infilato una gamba tra le sue e quindi, cingendole la nuca con un braccio, l’ho attratta a me, schiudendo contemporaneamente la bocca per invitarla a baciarmi, cosa che Yvonne si è apprestata a fare subito, incollando le sue torride labbra sulle mie.
– Ti amo, Clari – mi ha sussurrato mia sorella, guardandomi negli occhi, staccandosi per un attimo dalla mia bocca.
– Anch’io ti amo, Yvi, gioia mia – le ho risposto io, accarezzandole i capelli – Dai’ – l’ho incitata, con un filo di voce, tanto eravamo vicine – ‘fammi godere come si deve adesso’infilami su quel tuo grosso dildo, forza!
– Sei già pronta? – mi ha chiesto lei, alludendo evidentemente alle mie condizioni di lubrificazione.
– See – le ho risposto io, dimenandomi lascivamente, piena di voglia – Sono bagnata come una troia in calore!
Al che Yvonne, protendendosi sopra di me, mi ha insinuato la punta arrotondata del dildo tra le grandi labbra e quindi, dopo averne localizzato con precisione l’apertura, me l’ha fatta scivolare nella vagina, strappandomi di gemito d’intenso piacere, cominciando subito dopo, con un abile movimento del polso, a rigirarmela dentro, stuzzicandomene le pareti. Quindi, con una pressione lenta ma decisa, me lo ha spinto in profondità, penetrandomi e dandosi quindi da fare per farmelo scorrere nel ventre molle e ormai completamente inzuppato dei miei umori, muovendo avanti ed indietro il braccio, facendo nel frattempo dondolare in qua ed in là le sue grosse mammelle.
A quel punto io, infoiata, ho cominciato a ancheggiare, facendo oscillare i fianchi e contemporaneamente a spingere il bacino in direzione l’intruso, così da godermi appieno l’intensità dei suoi affondi.
Mia sorella, intanto, mi guardava, scrutando le mie reazioni, ansimando, a sua volta eccitatissima. Ad un tratto, poi, si è protesa verso di me, estroflettendo la sua lunga lingua puntuta. Io allora l’ho afferrata – attirandola a me – perché la porcella mi baciasse mentre mi scopava.
E’ stato così che – mentre lei mi masturbava con il suo grosso dildo – Yvonne ed io abbiamo cominciato a slinguarci, a succhiarci, a penetrarci vicendevolmente con la lingua, mugolando ed ansimando nel frattempo come due giovenche in calore.
– Oh’ti amo’ti amo – mi sussurrava Yvonne, mentre io sobbalzavo sotto l’azione martellante del vibratore che mia sorella continuava imperterritamente a farmi scorrere su e giù nella vagina, regalandomi sensazioni inenarrabili di calore e di riempimento.
– Fammi godere, sorellina! – le ho bisbigliato io a quel punto, ormai pazza di eccitazione, protendendomi verso di lei.
Immediatamente, allora, mia sorella si è divincolata dal mio abbraccio e quindi – scavalcando la mia gamba – si è messa in modo da trovarsi accovacciata in mezzo alle mie. Subito dopo, poi, con le dita della mano libera mi ha messo allo scoperto la clitoride turgida e quindi – chinandosi – ha cominciato a slinguarmela ed a succhiottarmela, continuando nel frattempo a masturbarmi.
Fin da quando eravamo ragazze, Yvonne era sempre stata bravissima a farmi venire in quel modo – stuzzicandomi il grilletto, intendo’ed anche quella volta è stato così.
Nel giro di qualche minuto, infatti, l’azione combinata della sua lingua che mi lavorava la clitoride e del suo dildo che mi sciabordava nella vagina, mi hanno portato sull’orlo dell’orgasmo, il quale – quando è giunto – mi ha fatto urlare di gioia e sobbalzare sopra il letto come un’indemoniata, più e più volte, costringendo mia sorella a sforzi incredibili per continuare a sollazzarmi.
Alla fine, però, mi sono calmata, rilassandomi, sfinita, all’indietro. Yvonne a quel punto mi ha sfilato lentamente il vibratore dalla vagina e quindi, dopo averlo accantonato, si è protesa sopra di me a baciarmi, dolcemente, accarezzandomi nel contempo le mammelle dai grossi capezzoli turgidi.
– Sei stata fantastica, Yvi! – le ho bisbigliato, sbaciucchiandola amorevolmente, rannicchiata addosso al suo corpo caldo e nudo – Adesso però tocca a me farti godere!
– M-mm – ha assentito lei, guardandomi con occhi colmi di lussuria – Sai’ – mi ha sussurrato – ‘muoio dalla voglia di sentirmi il dildo andare su e giù nella fica. Cosa ne dici, sorellina’me lo metti dentro?
– Certo – le ho risposto io, divincolandomi prontamente dal suo abbraccio per recuperare il vibratore, precedentemente messo da parte.
Una volta avutolo in mano, poi, ho cominciato a lubrificarlo, dapprima leccandone e quindi succhiandone la punta, così da ammorbidirla, prima di infilarla nella vagina di Yvonne, la quale – nel frattempo – sempre sdraiata accanto a me, mi guardava, eccitata, palpandosi voluttuosamente le grosse mammelle dai caporelli puntuti.
– Fammi sentire quanto sei bagnata! – le ho sussurrato ad un tratto, al che Yvonne ha subito spalancato le gambe, consentendomi in tal modo di infilarle una mano tra le cosce roventi, arrivando subito dopo a pastrugnarle la vulva, che ho trovato già completamente zuppa dei suoi ricchi umori.
– Sei pronta! – le ho bisbigliato io a quel punto, penetrandole nel contempo con le dita nella vagina.
– Oh sì! – ha confermato mia sorella, muovendo languidamente il bacino per godersi appieno l’oscena pratica alla quale la stavo sottoponendo – Sono pronta ad essere scopata! Aspetta, sorellina’ – mi ha sussurrato – ‘lascia che mi giri!
E, detto questo – mentre io mi spostavo seguendo i suoi movimenti – si è sollevata in ginocchio sul letto e quindi, scavalcandomi, si è disposta a quattro zampe, con le braccia conserte sotto il corpo e la testa appoggiata sopra, le gambe ben divaricate ed il sedere dalle chiappe tonde e sode ben sollevato, dandomi in tal modo completo accesso alla vulva dalle grandi labbra spanate e gocciolanti ed al forello anale, bruno e leggermente dischiuso.
– Fottimi! – mi ha incitato Yvonne a quel punto, girando leggermente il capo a guardarmi – Fottimi con quel grosso affare, sorellina! Dai’datti da fare!
Subito allora, sono balzata in ginocchio e quindi, dopo essermi posizionata dietro di lei, le ho strusciato la punta del dildo tra le ninfe e poi, lentamente ma con decisione, gliel’ho infilato fino al pugno nella vagina, strappandole un grido di intensa sofferenza.
– Cazzo, se è grosso! – ha biascicato mia sorella, senza fiato.
– Buona, sorellina’ – le ho sussurrato io, rigirandoglielo nel frattempo dentro – ‘che adesso ti scopo! – Dopodiché, dapprima lentamente e quindi sempre più velocemente, mano a mano che le sue pareti vaginali si adattavano all’intruso – ho cominciato a fotterla, facendole scorrere il vibratore nel ventre.
Yvonne a quel punto ha cominciato a gemere, poi a mugolare e quindi – letteralmente – ad ululare, dimenando nel contempo scompostamente il bacino, per godersi in tutta la sua lunghezza il grosso cazzo di gomma che la stava penetrando.
– Se fossi un uomo ti scoperai dalla mattina alla sera, sorellina! – le ho sussurrato io ad un tratto, assolutamente infoiata, pistonandola nel frattempo alla grande’dentro e fuori’dentro e fuori, in un incessante andirivieni.
– Mettimi un dito nel culo, Clari, presto! – mi ha ordinato lei ad un tratto, cosa che io mi sono affrettata a fare, infilandole senza alcuna difficoltà l’intero dito medio nell’ano e cominciando poi a fotterla anche con quello, cercando poi per quanto possibile di sincronizzare le due azioni.
– Ohu’ohu – ha cominciato a grugnire a quel punto mia sorella, scopata e sodomizzata nello stesso tempo – Ohu’che bello, Clari! Oh’ma inculami, adesso, dai! – mi ha incitato, girandosi a guardarmi con occhi colmi di lussuria – Sbattimelo anche nel culo quel grosso cazzone’oh dai’DAI!
Al che io, dopo averle sfilato il dildo dalla vagina, gliel’ho appoggiato – così, già perfettamente lubrificato dai suoi grassi umori – sullo sfintere anale dopodiché, spingendo piano piano, gliel’ho infilato dentro dieci buoni centimetri, mentre Yvonne, spalancando la bocca e gli occhi, muggiva come una giovenca.
Un istante dopo, poi – mentre mia sorella, passatasi un braccio sotto il corpo, cominciava a masturbarsi, sgrillettandosi freneticamente – ho cominciato a farglielo scorrere nel canale rettale, spingendomi fin dove l’elasticità delle sue pareti mi consentivano.
Il giochetto, per la verità, è durato poco, in quanto Yvonne, dopo qualche minuto di quell’effetto combinato, ha goduto, sobbalzando sopra il letto come se fosse stata colpita da una scossa elettrica, urlando tutto il suo piacere.
Quindi, ricomposteci, siamo state un po’ lì, ad accarezzarci ed a sbaciucchiarci, satolle come due grosse gatte, riprendendo lentamente le forze, fino all’ora di pranzo, allorché – sempre rigorosamente nude – siamo scese in cucina a mangiare qualcosa.
Subito dopo pranzo, quindi, siamo risalite in camera, dove – stretta l’una all’altra – abbiamo schiacciato un pisolino insieme.
Quando poi ci siamo svegliate, era ormai pomeriggio inoltrato.
– Hai ancora voglia? – mi ha chiesto Yvonne, accarezzandomi la guancia.
– Io ho sempre voglia di te, sorellina! – le ho risposto io.
Dopodiché, senza necessità di dire neanche una parola, ci siamo mosse, assumendo – come se fosse la cosa più naturale del mondo – la posizione del sessantanove affiancato’la mia testa tra le sue cosce e la sua tra le mie.
Dopo un attimo di reciproco strusciamento, per sistemarci nel modo migliore, poi, ho cominciato a leccarla senza indugio, allargandole con le dita le labbra della vulva ed infilandole la lingua, come se fosse un membro, nella spacca colante di umori mentre Yvonne a sua volta, mi leccava sia la fessura sia – allungando ogni tanto il collo – il forello peloso, ansimando eccitata.
Quindi, mia sorella si è scostata da me e sollevandosi, mi si è sdraiata sopra ed ha preso a masturbarmi, infilandomi con foga due dita nella vagina, mentre io – prigioniera sotto il suo corpo – la leccavo, tenendole aperte le chiappe e facendole scorrere la lingua lungo tutta la fessura gocciolante delle sue linfe, al che lei mi ha sibilato che la facevo impazzire con la mia linguona, dopodiché, infilando la testa fra le mie cosce, si è data da fare a sua volta, succhiandomi e slinguandomi la clitoride.
Per finire, infine, le sono montata sopra io, afferrandola saldamente per le natiche così da allargarle bene la vulva colante di umori e prendendo a poi rasparle la clitoride e le pareti della vagina mentre Yvonne mi leccava freneticamente la fessura colante dei miei succhi, infilandomi contemporaneamente un dito nel sedere.
E’ stato così che abbiamo concluso la nostra giornata d’amore: godendo di nuovo, praticamente insieme, assaporando ognuna gli umori dell’altra, prima di abbandonarci – sfinite – sul grande letto matrimoniale, dove poi abbiamo passato insieme la notte, stretta l’una all’altra, fino a quando le luci dell’alba non ci hanno ridestate, risvegliando in noi anche il reciproco desiderio.
Yvonne ed io ci siamo amate poi per tutta la domenica, fino a quando – inevitabilmente – abbiamo dovuto ricomporci per non destare alcun sospetto nei nostri – del tutto ignari – mariti.
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