Al varco della piacente casa gentilizia ci attende premurosamente il mio beneamato alleato e oltracciò festaiolo e godereccio possidente della dimora, che ci accoglie zelantemente all’istante, ricevendoci cordialmente con i suoi modi aggraziati e garbati assieme alla sua innata e coinvolgente simpatia. Le donne, di fatto, sono sempre state i suoi apprezzati, preziosi, ricercati ed unici interessi, giacchĂ© sovente le femmine rimangono attratte e in ultimo conquistate dal suo palese e incontrovertibile fascino. Io m’accerto che nemmeno tu rimani disinteressata e indifferente, perchĂ© è nettamente indubbio la vampata che emerge sulla tua faccia, subito dopo che lui con cavalleria e con finezza ti bacia la mano. Io mi diverto a osservarti come reagisci, o meglio, come non t’opponi nĂ© protesti quando lui ti sfiora con una mano il collarino e, vista l’incisione sorride felice a tutti e due. Tu devi farci pacatamente l’abitudine, essere tenuta gradualmente ad assimilare, quietamente a capire e progressivamente a capacitarti, che questi ultimi non sono sorrisi di dileggio nĂ© d’ironia, bensì d’ammirazione, di ampia lode e di grande rispetto.Â
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Lui nel frattempo ci fa entrare conducendoci nella sua estesa casa aristocratica, tu osservi in giro affascinata e visibilmente incuriosita, rimanendo colpita dalla magnificenza e dallo splendore di quei muri d’altri tempi, abbelliti da vistose composizioni artistiche e in particolare dal fasto dell’androne, che ci porta facendoci sbucare in ultimo nei pressi del salone maggiore. Noi ci accomodiamo, mentre tutti gli altri ospiti, quattro in tutto per l’esattezza vengono a salutarci. Tu rimani inizialmente a dir poco disorientata, in seguito stupefatta nel notare che sei l’unica donna, giĂ , poichĂ© io mi ero dimenticato d’annunciarti comunicandoti questa stringata sfumatura. Appena terminate le abituali cortesie incomincia la cena, il proprietario della casa naturalmente è seduto nel punto strategico di capotavola, in quanto lui ha espressamente richiesto e intenzionalmente preteso che ci sedessimo vicino a lui. Io sono indubitabilmente convinto, che in realtĂ a lui interessi scarsamente la mia presenza, considerato che le sue attenzioni e le sue scrupolositĂ sono rivolte unicamente a te, tuttavia la faccenda non mi disturba, anzi, aggiunge accorpando un po’ di brio e di pepe alla serata anche se non ce ne sarebbe bisogno. Nel frattempo, gradualmente approdano le numerose vivande, le derrate sono perfette, la combriccola è desiderabile e pure piacente, eppure prendo nitidamente atto che lui non disprezza nĂ© snobba di far slittare il suo tocco personale nella direzione delle tue cosce, dal momento che tu lasci naturalmente e lascivamente mettere in atto. Verso la fine della cena il nostro amico s’alza in piedi e rivolto agl’invitati proclama che è arrivato il momento del dessert, guardandoti t’invita ad alzarti, tu cerchi d’intravedere una qualsivoglia forma di sorpresa nei miei occhi, però l’unica cosa che ricevi per risposta è un sorriso implicito e leggermente velato.Â
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Tutti, in effetti, in quella circostanzasi spostano, io frattanto m’accosto verso di te bisbigliandoti d’abbandonarti, d’escludere gli affanni e di scacciare i crucci per qualsivoglia problema dovesse capitare. In quell’istante sopraggiunge un cameriere, tu lo segui, giacchĂ© non puoi esimerti dall’espletare quell’atto, così dopo svariati minuti s’apre la porta della cucina e compare una lunga tavolata ricolma di svariati tipi di frutta, però lo spettacolo e la veduta piĂą materiale, è vedere la tua figura emergere e in ultimo troneggiare nel mezzo completamente nuda. Discorso a parte merita invece, la tua personale striscia di cuoio, poichĂ© anch’essa è diventata la tua devota e sincera affiliata delle escursioni, sì, perchĂ© tu sarai il frutto piĂą squisito e piĂą stuzzicante destinato a loro, giacchĂ© si nutriranno di te fino a saziarsi completamente.Â
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Io conosco giĂ i tuoi viziosi e travagliati pensieri, perchĂ© ne intuisco molto bene i tuoi molteplici componenti: l’irrequietezza e la vivacitĂ che combatte e che al tempo stesso s’oppone lottando in ugual modo contro l’eccitazione, il disagio e la vergogna nel sentirsi esposta e presentata ai loro bramosi e famelici sguardi, anche perchĂ© gli occhi bendati t’impediscono chiaramente di vedere, per il fatto che ti domandi di continuo dove io sia. Un brivido sennonchĂ© ti travolge sconvolgendoti non appena senti una moltitudine di mani accarezzarti dappertutto: quattro, sei, otto, tu provi cercando di contarle, però il piacere che quelle mani ti donano progressivamente ti rende meno lucida, razionale e obiettiva. Le carezze nel frattempo diventano piĂą intime e ospitali, tu capti cogliendo le loro dita in modo confidenziale profanarti violandoti in profonditĂ , dandosi in definitiva il cambio, portando all’estremo quest’amabile e stravagante agonia, aumentando in te la voglia di concederti dissolutamente e sfrenatamente. A turno, invero, gl’invitati assaporano le tue labbra baciandoti con passione e tu t’abbandoni a quei baci lascivi e lussuriosi, in seguito ti fanno alzare, in tal modo senza la benda puoi finalmente osservare che io sono placidamente seduto in disparte con il mio amico godendomi agevolmente la dissoluta e viziosa scena.Â
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Lui però non s’intromette né partecipa, perchĂ© dopo avermi quasi supplicato m’ha fatto giurare di poterti avere solamente per sĂ©, qualora ne avrĂ voglia. Gli altri uomini nel frattempo si denudano, siccome ti fanno inginocchiare e ti circondano con la loro maschia e irrefrenabile virilitĂ : ebbene sì, perchĂ© quattro contro una è infatti la disuguale, l’impari e la sbilanciata disputa che appare lĂ dentro. Tu accetti accogliendo la sfida, facendo in conclusione esplodere quella parte di te che per troppo tempo è rimasta frenata, oppressa e soffocata. Sei meravigliosa, perchĂ© non sei tu a donare piacere a loro, viceversa, sono loro materia privilegiata e oggetti ristretti del tuo individuale piacere. Loro t’agguantano dove capita con ferma decisione facendoti urlare di gioia, tenuto conto che i tuoi gemiti sono un’armoniosa e soave sinfonia per le mie orecchie, loro pensano d’offenderti maltrattandoti dicendoti che quel collarino è il tuo marchio, che tu sei una puttana, una troia di primo livello nata solamente per godere: no, loro non ti maltrattano nĂ© t’offendono, ti danno unicamente effetto, efficacia e vigore in piĂą, sollecitando libidinosamente i tuoi naturali intenti, poichĂ© tu me lo confessi ammettendolo e lanciandomi frecciate di fuoco: i nostri occhi s’incrociano per un attimo poi ritorni a concentrarti sul piacere convulso e spasmodico, che quelle quattro belve scatenate ti stanno regalando in modo insperato.Â
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Tu sei vittima e in ugual modo bersaglio, che si sacrifica relegandosi sull’altare della lussuria e della totale voluttĂ di questi lupi affamati, a dire il vero però sei la regina incontrastata del piacere, di quel diletto e di quel passatempo estremo, intemperante e vizioso, che hai sempre desiderato fosse parte integrante di te, ma che non hai mai avuto la veemenza d’esprimere nĂ© l’aizzo di divulgarlo, proclamandolo, compiendolo e svolgendolo in ultimo interamente tuo almeno fino a oggi. La stanza si riempie dei vostri sospiri, che minuto dopo minuto diventano costantemente piĂą intensi e vibranti, tu sei uno spettacolo autentico e schietto per gli occhi, sì, perchĂ© uno dopo l’altro i tuoi schiavi arrivano al punto di non ritorno, alleggerendosi e svuotandosi delle loro residue energie, dopo averti provocato un numero abbondante di travolgenti e di debilitanti orgasmi.Â
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Quello che rimane, al presente su quel campo di battaglia, sono quei quattro infervorati elementi maschili, ai quali tu hai prosciugato ogni goccia d’energia, dove tu con gli occhi socchiusi e il respiro che lentamente s’acquieta ti stai beatamente gustando questa sensazione d’appagamento, eppure non appena riapri gli occhi mi guardi abbozzando peraltro un benevolo sorriso. Io capisco che hai amato e apprezzato tutto ciò, grazie anche al mio amico che t’ho amabilmente offerto, perchĂ© quegli uomini adesso t’applaudono e ti baciano amorevolmente.Â
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Adesso non c’è piĂą in loro quella disaffezione e quell’indifferenza iniziale, quella sensazione d’essere da loro beffeggiata, derisa e umiliata, quando tu eri ai loro piedi. Tu hai capito che era tutto un gioco, un divertimento, uno spasso per farti provare la contentezza e la letizia di sentirsi, di sperimentare pienamente l’argomento e il contenuto stesso del piacere. Successivamente vieni accompagnata in bagno affinchĂ© tu possa adeguatamente lavarti e profumarti, al tuo ritorno mentre la festa prosegue gioiosa io t’offro la possibilitĂ di liberarti del collarino, emblema del nostro personale rapporto. Io volevo unicamente farti assaggiare quello che da sempre cercavi, sperimentare quello che ambivi, però in questo momento è giusto che tu sia autonoma e libera di scegliere, se andare avanti o di ritornare quella che eri una volta. Alla mia richiesta, tu abbassi lo sguardo, accarezzi adulando il collarino, dopodichĂ© t’avvicini e mi dai un appassionato bacio sussurrandomi all’orecchio:Â
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“Grazie tante davvero, devo ammettere e riconoscere, che ho ricevuto un eccellente e pregiato dono”.Â
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In conclusione tu sorridi, facendo scivolare una mano di proposito sulla cerniera dei miei pantaloni. In questo preciso istante, tu non hai piĂą bisogno di dire nĂ© d’aggiungere nĂ© d’includere altro, in quanto sei realmente una vera sgualdrina, autentica e schietta svergognata donna d’autorevole e di convalidato lussurioso malaffare.Â
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{Idraulico anno 1999}Â
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