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Ricordi Di Scuola 4

“Era davvero grande, e mi sono meravigliato nel vedere Marco che riusciva a prenderlo tutto in bocca, seppur per pochi secondi…”

Io e Marco ci eravamo addormentati sul materasso, uno accanto all’altro, dopo
quell’intenso rapporto. Mi svegliai il mattino seguente, ignorando l’orario, ma credo non dovesse essere molto tardi. Ero un po’ intontito. Inizialmente non ricordai cosa fosse accaduto qualche ora prima. Realizzai la situazione dopo qualche secondo. Mi trovavo in camera di Marco, lui era accanto a me. Dormiva ancora. Il suo corpo era leggermente illuminato dai raggi del sole del mattino che filtravano dalle fessure della tapparella abbassata. Mi fermai qualche secondo a guardarlo. Era davvero tenero. Aveva un respiro dolce, ad ascoltarlo metteva serenità. Subito però realizzai che in casa dovessero esserci anche i suoi genitori. Cosa avrebbero pensato se fossero entrati in camera all’improvviso? Marco non era neppure sdraiato sul suo letto, quindi anche la scusa –ho ospitato un amico- non reggeva molto. Oltretutto sentii i naturali bisogni del mattino, che non riuscivo più a trattenere. Mi feci coraggio. Con molta calma uscii dalla stanza e presi la direzione del bagno, curandomi bene di non fare rumore e di non farmi eventualmente vedere da nessuno. Riuscii a raggiungere il bagno. Mi chiusi a chiave la porta alle spalle, come se avessi raggiunto un rifugio nel mezzo di una battaglia. Dopo qualche minuto, in cui letteralmente mi liberai dai miei bisogni, sentii la maniglia della porta abbassarsi. Ecco, lo sapevo… ero fregato! Dopo un paio di tentativi nell’aprire la porta, il personaggio dietro di essa bussò. Poi disse “Luca? Tutto ok?”. Oh si, era solo Marco. Gli risposi “si tutto ok, arrivo”. Gli aprii la porta, e gli dissi “scusa, ho chiuso a chiave nel caso entrassero i tuoi” e lui rispose “ma i miei sono già usciti. Sono le 9 e mezza, e oggi dovevano andare dai miei nonni, quindi sono partiti presto”. Tutta sta preoccupazione per niente, pensai.

Dopo esserci lavati e vestiti, e dopo aver fatto colazione con Marco, mi apprestai a tornarmene a casa, ma Marco mi invitò a restare “vai già a casa? Rimano ancora un po’ dai…” “non posso Marco. I miei sono via per il weekend, ma più tardi tornano, e vorrei arrivare a casa prima di loro”. Lo sguardo di Marco era molto scocciato “ameno resta per pranzo… ti prego” “se me lo chiedi così… ok, resto, ma dopo pranzo vado”. La mattinata proseguì senza problemi, fra TV e scherzi vari, e non mancarono varie palpate, ma nulla di esagerato. All’improvviso suonò il campanello. Chiesi a Marco “ma aspetti qualcuno?” “veramente no, ma non sono tranquillo” “in che senso?” gli chiesi, e lui rispose “nel senso che potrebbe essere chiunque. Fammi un favore, nasconditi in camera mia” “eh adesso! Dici che sia addirittura il caso che non mi faccia vedere?” e lui mi rispose come a supplicarmi “si dai, vai in camera mia”. Obbedii. Mi misi in camera sua con la porta socchiusa, dalla quale potevo vedere un po’ quello che accadeva. Dopo qualche istante Marco fece accomodare il misterioso visitatore… era Fabio! Ma come mai era qui? Dalla mia postazione riuscivo anche a sentire i loro discorsi. Marco chiese subito il motivo della visita “ciao Fabio. Come mai sei qui? Hai bisogno di qualcosa?” “si, in effetti si. Sai, questa mattina mi sono svegliato con una strana voglia, che mi è venuta rivedendo ieri sera insieme te e Luca”. Sia io che Marco rimanemmo shockati dalle parole di Fabio. La sera prima in discoteca non avevamo fatto nulla, anzi, Marco ce l’aveva ancora con me. Marco rispose “ma di che stai parlando?” e Fabio disse “so che tu e Luca ogni tanto vi trovate per fare i vostri giochetti. Te l’avrà detto che qualche giorno fa mi sono divertito anch’io con lui” “e con questo? Io e te è da tempo che non facciamo più queste cose. Anzi, ti do un consiglio, lascia in pace Luca”. Fabio afferrò ad un braccio Marco e gli disse “ma se ne ho voglia con Luca che ci posso fare? Adesso invece ne ho voglia con te”. Marco tentò di liberarsi “lasciami stare, non voglio” ma Fabio replicò “facciamo un patto: se mi accontenti lascerò in pace Luca”. Marco non sapeva che fare. Io avevo sentito le parole di Fabio, e sinceramente avrei voluto che Marco rifiutasse. Prima di tutto mi potevo benissimo difendere da solo da Fabio, anche se poi non credo mi sarei ribellato tanto. Poi non volevo che Marco si sacrificasse per me. Stavo per uscire allo scoperto, quando le parole di Marco mi bloccarono “e va bene Fabio, se ci tieni tanto ti accontento, ma tu lascerai in pace Luca d’ora in poi” “ok, lo prometto”. Decisi di rimanere in camera ad osservare gli sviluppi. Fabio si avvicinò a Marco e cominciarono a baciarsi in modo molto passionale. Avevo assaporato entrambe le loro lingue, e ora vederle da lontano che si accarezzavano mi rese un po’ nostalgico. Marco si sedette su una poltrona alle sue spalle, e Fabio si mise su di lui a gambe aperte, come ad invitarlo a fare ciò che meglio sapeva fare. Marco slacciò i jeans di Fabio e tuffò la bocca sulle sue mutande. Entrambi godevano intensamente. Fabio con le mani muoveva la testa di Marco lungo la sua asta, ancora coperta dalle mutande. Marco decise di scoperchiare la meraviglia, e prese a leccarla e succhiarla. Fabio era visibilmente soddisfatto, come lo sarei stato io del resto. Marco ci sapeva davvero fare. Dopo qualche dolce pompata, Fabio appoggiò la testa di Marco allo schienale della poltrona, e cominciò a fotterlo in bocca come già gli avevo visto fare. Per qualche istante il cazzo di Fabio spariva nella bocca di Marco. Era davvero grande, e mi sono meravigliato nel vedere Marco che riusciva a prenderlo tutto in bocca, seppur per pochi secondi. Fabio scopava quella bocca in modo molto intenso. Vedevo chiaramente le sue palle sbattere sul mento di Marco. Entrambi godevano molto. Poi Fabio decise di lasciarsi scivolare indietro, ritrovandosi sdraiato, e Marco che continuava a pomparlo. D’un tratto il pompino finì e Marco si sedette sul cazzo di Fabio, esattamente come fece con me la notte passata. Si stava impalando su quell’enorme nerchia. Riuscì dopo un paio di tentativi a far entrare tutto il cazzo di Fabio nel suo culo, ovviamente con qualche smorfia di dolore. Incominciò il solito movimento, che sapevo non poteva durare tanto. A Fabio piace imporre lui il ritmo. Difatti dopo poco era Fabio che sbatteva il cazzo ne culo di Marco, che invece stava fermo. Era una scopata davvero veloce. Fabio poi decise di mettere Marco a pecora, e lui cominciò dietro a darci come un forsennato. Le urla di godimento di entrambi risuonavano in tutta casa. A quella scena provai dapprima un grande risentimento nell’essere solo spettatore. Poi però mi resi conto che Marco stava davvero godendo, e mi venne il dubbio che infondo non lo stava facendo solo per me. Fabio scopava ancora forte Marco, fino a quando liberò il su cazzo dal culo e sprigionò il suo seme sulla schiena di Marco, che nel frattempo si era accasciato per terra. Fabio voltò Marco verso di lui, e dopo un breve sguardo si baciarono di nuovo. Dapprima si baciarono, poi si mordicchiarono le labbra, poi presero a leccarsi sul collo, poi di nuovo le loro lingue. Ebbero un contatto molto intenso, fino a quando Fabio si staccò e disse solo un “grazie” prima di alzarsi e di rivestirsi. Fabio lasciò l’appartamento quando Marco era ancora a terra nudo, salutandolo solo con “ ci si vede domani a scuola”. In quel momento non sapevo cosa pensare. Non mi sembrava che Marco avesse accettato il rapporto con Fabio così a malincuore, soprattutto per le effusioni che si erano scambiati alla fine. Cominciai a capire come si sentisse Marco quando venne a sapere di me e Fabio. Non riuscivo ad ammetterlo, ma forse ero anch’io geloso.

Uscii dalla stanza e mi avvicinai a Marco, ancora seduto per terra. Si alzò e cominciò a rivestirsi. “Hai visto tutto eh?” mi chiese, e risposi solo “già”. Mi tranquillizzò dicendo “beh, adesso almeno non ti darà più fastidio”. Fu allora che presi una dura posizione, e gli dissi “non te l’ho chiesto” “cosa?” “non ti ho chiesto io di sacrificarti per me, avresti dovuto rifiutare” “ma Luca? Così ci avrebbe ancora provato con te” “e allora? Magari avrei anche acconsentito”. A quel punto Marco si rattristì molto, e disse “come puoi dire così? Hai promesso che con Fabio non ci avresti più fatto niente” “io non ti ho promesso un bel niente. Te l’ho già spiegato che non voglio sentimentalismi”. Detto ciò presi le mie cose e mi avviai verso la porta per andarmene, quando Marco mi afferrò da dietro, mettendomi le sue braccia attorno al corpo, come ad abbracciarmi. Sentii la sua testa poggiare dietro la mia nuca, dicendomi “ti prego, non te ne andare. Ho accettato il rapporto con Fabio solo per te” “a me non sembrava” risposi secco io, e aggiunsi “ora lasciami andare”. Marco, con un filo di voce, quasi piangendo, ebbe solo la forza di dire “ti prego”, ma io presi le sue braccia e delicatamente le scostai dal mio corpo, liberandomi dalla sua leggera presa. Me ne andai. Si, forse il mio comportamento fu scorretto. Per un attimo mi sentii un bastardo, ma infondo anch’io solo il giorno prima mi sentivo così, come Marco ora. Non riuscivo anche a capire come avessi fatto ad avere questo atteggiamento, se io ero il primo a dire di non volere sentimentalismi. Arrivai alla conclusione, e mi convinsi che questa era solo una vendetta per il comportamento di Marco dei giorni precedenti.

Mi avviai a piedi verso casa mia, ripensando a ciò che era appena accaduto. I rumori della città erano quasi impercettibili per me. Camminavo automaticamente, ma la mia mente era isolata dal resto del mondo. Ad un tratto feci caso ad un clacson che insisteva a suonare, seguito da una voce che mi chiamava. In realtà non pronunciava il mio nome, ma il classico –ehi tu-. Subito non ci feci caso, sicuramente non si rivolgeva a me, ma data l’insistenza, pensai che fossi io il soggetto di questi richiami. Mi fermai e mi voltai verso la strada, e vidi vicino al ciglio una macchina con un ragazzo sopra che stava proprio chiamando me. Ma chi è? Mi avvicinai… non ci credo? Impossibile! Era il ragazzo che la sera prima in discoteca mi ero baciato nel bagno. Mi appoggiai alla portiera della sua auto e dissi “ehi, ciao! Ma com’è possibile? Il mondo è proprio piccolo!” “davvero” rispose lui. Feci caso solo in un secondo momento che aveva l’auto “ma tu hai la macchina! Ma quanti anni hai?” e lui rispose “19, perché tu?” “beh, io sono ancora fermo a 15” “dall’esperienza che mi hai mostrato ieri te ne davo di più”. Mi misi a ridere, e gli dissi “ok, lo prendo come un complimento”. A quel punto chiese “beh, che fai?” “sto andando a casa” “lo vuoi un passaggio?”. Rimasi in silenzio per qualche secondo, e lui aggiunse “non farti pregare” “ok, grazie”. Salii e partimmo. Ci presentammo, si chiamava Simone, e frequentava l’ultimo anno del liceo di una scuola del paese vicino al mio. Lungo il tragitto si parlò del più e del meno, e ovviamente non mancarono le frecciatine a quanto accaduto la sera prima. Ripensando a Marco e a cosa aveva fatto con Fabio, mi venne voglia di distrarmi, e feci alcuni pensieri su Simone. Infondo la sera prima eravamo stati interrotti. Arrivammo a casa mia. Simone fermo l’auto, spense il motore e si voltò verso di me. Gli dissi “ti va di salire in casa mia?”. Lui pareva non aspettasse altro. Lasciammo la macchina e salimmo nel mio appartamento. Una volta entrati, mi voltai per chiudere la porta, e subito sentii le sue mani poggiare sui miei fianchi. Mi cominciò a baciare il collo, sussurrandomi all’orecchio “dunque, dove eravamo rimasti?”. Mi voltai verso di lui, e gli dissi “a questo” e presi anch’io a baciarlo, sulla bocca, sul collo, con la lingua. Ci baciammo e toccammo per minuti, in piedi vicino alla porta di ingresso. Poi, sempre rimanendo incollati, lo spinsi e lo guidai sul divano lì vicino. Si sedette e poi si sdraiò, e io sopra di lui. Tutti questi movimenti avvennero sempre con il contatto delle nostre bocche. Una volta sdraiato, presi a leccarlo sul collo e a spogliarlo. Togliendogli la maglietta, misi in mostra il suo fisico, bello tonico, che presi ad adorare. Aveva un bell’addome, leggermente scolpito, che presi a baciare e a leccare, mentre con le mani gli abbassai i pantaloncini. Così feci anche con le mutande, e afferrai il suo cazzo, non molto grosso, ma decisamente lungo. Lo cominciai a leccare e a prendere in bocca. Emanava un odore intenso, inebriante, che come il suo sguardo, mi catturò l’anima. Le sue carezze alla mia testa erano segno che apprezzava il mio lavoro, e cominciai anche a sentire piccoli movimenti del suo bacino, che facevano entrare sempre più il suo lungo cazzo nella mia bocca. Era una sensazione fantastica. Provavo un piacere immenso. Poi mi staccai e mi spogliai, mentre Simone mi prese ad accarezzare e baciare tutto il corpo, fino ad infilare le mani fra le mie gambe, toccandomi il cazzo, le palle, il culo. Io mi trovavi in ginocchio e lui di fronte a me, e con le mani mi spinse indietro, così da trovarmi ora io sotto di lui. Mentre continuava a baciarmi il petto, mi infilava qualche dito nel buco, facendomi svenire dal piacere. Mi alzò le gambe e cominciò a premere il cazzo sul mio buco, fino a quando la sua lunga asta cominciò a scomparire al mio interno. Era davvero lungo, e lo sentii subito. Sembrava che volesse sventrarmi. Cominciò a scoparmi molto dolcemente. Non avevo mai provato una sensazione simile. Si chinò su di me e lo abbracciai, sentendo che cominciò ad accelerare il movimento. I miei gemiti di piacere vennero smorzati dalla sua lingua nella mia bocca. Il mio respiro era affannato. Mi stava possedendo in modo assurdo. Stavo perdendo le forze, come se il suo cazzo avesse il potere di assorbirmele. D’un tratto la sua bocca si staccò dalla mia, e prese a scoparmi con maggior vigore, intensificando quel piacere che già mi aveva inebriato. Anche il suo respiro cominciò ad appannarsi, fino a quando le sue penetrate erano così decise che mi sembrava di percepire il suo cazzo fino in gola. Arrivai all’orgasmo senza toccarmi. La mia sborra mi annaffiò il ventre. Simone tolse il suo cazzo dal mio culo, e dopo una veloce sega, mi venne addosso. La sua sborra si mischiò alla mia. Il mio corpo era un insieme di umori allucinanti. Si riavvicinò a me e ci scambiammo ancora la lingua. Si appoggiò a me, e la sborra unì i nostri corpi. Rimanemmo in quella posizione per vari minuti. Gli accarezzavo la schiena e la testa, e lui mi baciava il collo. D’un tratto il mio sguardo si poggiò sull’orologio…. Cazzo! Fra mezz’ora i miei tornano!

Invitai Simone a farsi una doccia veloce e ad andarsene, non prima di esserci scambiati i numeri di telefono. Una volta che Simone se ne andò, mi feci io una doccia, ed uscendo dal bagno, vidi in quel momento i miei che entrarono in casa… appena in tempo. Mi dissero “ciao Luca. Allora? Tutto ok? Combinato guai?” “Guai? Niente affatto. E’ stato un weekend… movimentato”. Così dicendo me ne andai in camera, ripensando al piacere avuto in questi giorni.

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