“Ciao mio diletto Alessio, sorpresa, di’ un po’ come te la passi? Come chi sono, non mi riconosci? Sono Gabriella, la tua beneamata e fuori mano cuginetta dalla Svizzera. Domani di buon’ora, t’informo che sarò a Ferrara per dei colloqui di lavoro. Appena sarai libero dai tuoi impegni, t’andrebbe d’accompagnarmi?”.
“Senz’altro, perbacco, contaci Gabriella. Lo sai chiaramente che per te io sono ogni qualvolta disponibile. Comunicami suppergiù a che ora arriverai in città ”.
Quell’agognata e smaniosa vicenda, iniziò in tal modo in una fiacca e indolente mattinata di fine aprile, intralciata esclusivamente dalla chiamata inattesa ma sorprendente di Gabriella, peraltro la mia cuginetta preferita. Io scrutavo sondando con la mente già i suoi occhi verdi, assaporando silenziosamente il suo corpo dalle forme poderose, perché una volta solamente le nostre labbra s’unirono in un frenetico e travolgente bacio pieno d’impulso e di passione, mentre il mio cazzo all’epoca strepitava imprecando cercando d’erompere fuori dai pantaloni. In quell’avventuroso e favorevole contesto però, sfortunatamente non potemmo portare avanti l’opera, perché fummo distratti e in ultimo ostacolati dalla continua presenza di suo fratello minore nei paraggi, interrompendo in tal modo tutta l’operazione.
“ChissĂ , se i nostri corpi si potranno vantaggiosamente incontrare e riunire domani reciprocamente” – pensai io alquanto arrapato, fiducioso e sicuro per quell’evento che al presente si ripresentava accalorandomi e stuzzicandomi oltremodo le membra.
Il domani arrivò in brevissimo tempo, io l’aspettai alle undici al solito posto vicino alla stazione, ed ecco che puntuale e rigorosa qual era Gabriella arrivò. Eccola, giungere con la capigliatura sciolta e mossa dal leggero vento, dal momento che indossava un vestitino accennato con un’avvallata scalvatura nel petto che le faceva apertamente intravedere l’inizio di quelle prosperose tette.
“Ciao mio amabile e vezzoso cugino, come stai?” – in brevissimo tempo mi scaraventò le mani sulla faccia in ultimo baciandomi con esuberanza.
“Sai, la mattina si presenta piuttosto impegnativa, ho diversi colloqui, spero comunque di liberarmi prestissimo, in tal modo passeremo insieme un po’ di tempo libero nel pomeriggio come più ci aggrada”.
L’occasione giusta sembrava essere sennonché dalla mia parte, perciò nello spostamento in automobile, per arrivare a discutere del suo principale negoziato per quel sospirato incarico, entrambi conversammo animatamente di svariati argomenti, malgrado ciò le mie pupille erano perennemente incollate sì in direzione della carreggiata, ma in modo molto più spiccato scrutavano bramose e fameliche le sue gambe disadorne e modellate. Il mio sguardo si posò fino alla gonnella, che naturalmente lei aveva sollevato intenzionalmente in maniera tale da far intravedere con dovizia il suo perizoma dal pizzo di colore bianco. Gabriella è sempre stata una reale e verace tentatrice, in quanto le piace ancora oggigiorno circuire e insidiare gli uomini abbindolandoli, dal momento che le è sempre piaciuto farsi spiare da me, sennonché in quella circostanza la mia euforia aumentò a dismisura in un attimo arroventandomi palesemente in modo spontaneo, anche perché rammentando quell’effusione transitoria, mi ritornò in un lampo alla memoria la sapidità delle sue labbra, la sua lingua irrorata che s’intrecciava premurosamente contro la mia:
“Non farti venire pensieri strani mio caro. Tra di noi, lo sai che non ci può essere niente, perchĂ© siamo parenti” – m’annunciò lei in modo sottaciuto, ridendo a fior di labbra e allungando però nel frattempo la mano sulla patta dei pantaloni visibilmente gonfi.
“Ecco siamo arrivati, sì va bene, adesso parcheggia pure lì in fondo” – interrompendo senz’indugio il discorso. Io aspettai che svolgesse i suoi impegni, dopodichĂ© la rividi sbucando dal viale in modo giulivo e sfolgorante esclamando:
“Ah, certo che voi uomini, siete abbastanza logici e pure alquanto prevedibili, direi convenzionali, non tutti sia ben chiaro” – sbottò lei esultante e lieta per il risultato ottenuto.
“In che senso scusa, non capisco, spiegati meglio”.
“Sai una cosa: all’inizio, quella persona là dentro non voleva darmi retta, poi una gamba nuda più del solito, la gonna un po’ più corta, un conforto, una promessa d’intenti e una bella rassicurazione, ed ecco come per incanto ho fritto il mio pollo. Alla fine, lui m’ha dato tutto quello di cui avevo bisogno. Adesso però accompagnami dall’altro”.
Mentre io l’accompagnavo con l’automobile la gelosia dissimulata m’aggredì assalendomi bruscamente, poiché l’antagonismo e la rivalità che qualche altro individuo avesse potuto vedere quello che io avevo intravisto qualche ora prima, mi suscitava astio e fastidio cagionandomi un inatteso malanimo. Sì, è vero, lo ammetto, anche se a distanza di anni, io sono stato sempre geloso e sospettoso di lei fin da piccolo, perché ho visto in lei sempre l’amante perfetta, la partner eccezionale, dato che glielo si legge negli occhi: lei esplode di sesso, ma non solo, poiché dev’essere un’autentica bomba sotto tutti gli aspetti. All’improvviso il telefono squilla, lei discute animatamente, incalza, s’arrabbia a più non posso, in conclusione manda al diavolo qualcuno e chiude sgarbatamente la telefonata.
“Molto bene, come vedi io sono libera prima del tempo, l’altro stronzo m’ha perfino scaricato, un vero insolente e villano di primo livello. Che cosa facciamo?”.
Dopodiché decidemmo di recarci presso un centro commerciale lì vicino a casa mia, la portai al ristorante e durante il pranzo incominciammo a stuzzicarci, a fare fumetti beffeggiandoci e punzecchiandoci in ultimo su quello che sarebbe potuto succedere, se il famoso bacio di quel giorno non si fosse interrotto né fossimo stati distolti. Lei in verità è proprio come io ho sempre immaginato, è un’amante perfetta, perché ha voglia di sesso, soprattutto ama, anzi, preferisce di gran lunga il sesso orale.
“Io amo sentirlo crescere in bocca, percepirlo diventare compatto e formoso” – e nel frattempo muoveva lentamente una mano sul collo della bottiglia, simulando un’indolente ma conturbante masturbazione.
Io non sopportai a lungo quella libidinosa visione, o meglio, il mio cazzo si eccitò all’istante, allungai la mano sulla sua gamba, risalii immediatamente l’interno della coscia e arrivai a toccare il merletto del perizoma, lei strinse le gambe e s’alzò allontanandosi dal tavolo. Io rimasi seduto un po’ di tempo per far calare l’eccitazione e una volta svanita andai alla sua ricerca. Girai inutilmente per tutti i negozi del centro commerciale, alla fine sentii chiamarmi dall’interno d’un negozio d’intimo, che troietta pensai, non cambia mai.
“Dov’eri finito? Lo sai che io vado matta per l’intimo, dovevi immaginarlo che m’avresti trovata qui dentro”.
“Scusa, per un momento mi ero dimenticato, sai il mio pensiero era altrove”.
“Dai, su vieni, che ti faccio vedere una cosa. Rimani qui, quando ti chiamerò sposterai la tenda e mi darai il tuo parere” – portandosi accanto ai camerini.
“Che cosa dici? E se ci scoprissero?”.
“Uffa, però. Sempre con questi se, ma fallo e basta, non preoccuparti del dopo, adesso guardami”.
Lei entrò nel camerino, però io non resistetti, perché guardai prima del tempo, cosicché spostai la tenda e la vidi sfilarsi il perizoma, appoggiarlo sulla mensola e infilarsi quello nuovo. Infilò prima una gamba, poi l’altra, io seguii l’ascendere di quello slip lungo le sue lunghe gambe affusolate. Le mani sollevarono la gonna, intravidi il folto pelo della sua fica: era nerissima, una rigogliosa peluria scura e ben curata che contribuiva a rendere più arrapante e emozionante all’inverosimile quella favolosa fenditura. Appresso s’infilò il nuovo paio di slip, questi ultimi erano color verde acquamarina e per di più trasparenti, poiché s’intravedeva la zona scura dei suoi peli, però c’era una fessura nel mezzo, sì, si poteva benissimo notare una spaccatura sistemata all’altezza delle “labbra”.
“Allora, che cosa ne pensi, ormai hai visto tutto. Mi stanno bene?”.
“AltrochĂ©, una meraviglia” – le risposi io entusiasmato e infervorato.
“Allora li compro, così dopo andiamo via”.
Una volta usciti dal negozio m’agguantò per mano, s’avvicinò all’orecchio e mi sussurrò:
“Andiamo a casa tua, perché ho voglia di provarli subito”.
Elettrizzato oltremodo, ambedue arrivammo a casa mia in un istante, Gabriella mi fece adagiare su d’una poltrona e andò in bagno per svestirsi, progressivamente comparve nel soggiorno tutta nuda con indosso soltanto i nuovi slip: era un incanto, seducente per davvero. Io la squadrai estasiato da cima in fondo, i suoi occhi erano infuocati, vogliosi, parlavano da soli, i suoi seni belli, rotondi, nel mezzo i capezzoli ingrossati a tal punto da sembrare due chiodi, i suoi fianchi arricchiti dal colore verde acquamarina degli slip, infine le sue lunghe gambe slanciate, dato che io sragionavo farneticando dalla voglia di leccarla tutta, cosicché mi sollevai:
“No, fermati, spogliati e rimettiti a sedere” – m’intimò lei determinata.
Io sennonché m’adeguai senza contraddirla, poiché era lei che conduceva abilmente il gioco, perché io una volta che restai senza vestiti lei s’avvicinò flemmaticamente, s’inginocchiò, appoggiò la lingua sui miei piedi, dopo la fece risalire lentamente sulle mie gambe e una volta giunta alle ginocchia puntò dritta al cazzo, lo mise in bocca e lo ingoiò voracemente:
“Sì, così mi piace, consistente” – sbottò lei bramosa e famelica, con quello sguardo malizioso e scaltro che ti rapiva.
In quel momento me lo succhiò a lungo facendo crescere in me la voglia di possederla, d’entrare dentro di lei. Nel frattempo vedevo che mentre lo succhiava una mano accarezzava i testicoli, mentre l’altra era indaffarata tenuto conto che si tastava accortamente la fica in modo sincrono, per il fatto che si sfiorava lungo la fessura presente sugli slip, al presente si stava accarezzando il clitoride. Appresso s’alzò, mi mise la mano bagnata dei suoi fluidi nella mia bocca, facendomi assaporare il suo nettare che mi mandò rapidamente in estasi, m’afferrò il cazzo e mi fece alzare, mi sdraiò per terra e si mise con il sesso sulle mie labbra. Io incominciai a leccarla inizialmente sullo slip ormai gremiti dei suoi fluidi, in seguito con la punta della lingua aprii un varco nella fessura e affondai nelle sue labbra appassionate e inzuppate. Ben presto la sentì gemere, era rovente, il suo clitoride era sodo quasi quanto la mia cappella, lo succhiai, lo strinsi tra i denti e lo stuzzicai con la punta della lingua, lei iniziò a muoversi lentamente sulla mia faccia gemendo e piagnucolando sempre di più dal piacere sperimentato.
Il mio cazzo stava scoppiando, perché voleva la sua parte, reclamava la sua dose, in quell’istante la spostai, la piegai a pancia in giù sulla poltrona, le allargai le natiche e finalmente m’intrufolai affondando nella spelonca del piacere, dal momento che sentii il calore del suo sesso ingoiare il mio cazzo: lei urlò dal piacere dimenandosi , anch’io strillai dal godimento animato smisuratamente. In quell’istante iniziai a possederla, vedevo la sua schiena muoversi sempre più forte, vedevo entrare e uscire il mio cazzo dalla sua pelosissima fica, tenuto conto che quando fuoriusciva rimaneva imbrattato del suo intimo piacere. Lei stava per godere, quando rudemente s’interruppe, mi scaraventò per terra e incominciammo un sessantanove. Lei avvertiva totalmente le sue secrezioni sul mio glande, su tutto il mio cazzo: lo ingoiava velocemente, così come muoveva rapidamente la sua fica sulla mia bocca: brevi affondi e arrivammo sennonché alla svelta insieme all’orgasmo conclusivo, ognuno nella bocca dell’altro, entrambi assaggiammo l’apice del piacere dell’altro saziandoci, continuammo a leccarci per un po’ di tempo, cercando di prolungare il più possibile quella delizia, la goduria e il piacere esclusivo e raffinato di quel momento.
A ben vedere però, poiché avevamo lucidamente ben lineare in mente, in quanto sapevamo entrambi senza dubbio alcuno, che una consimile circostanza e un’occasione del genere non ci sarebbe stata più concessa.
E’ innegabilmente e ovviamente proprio il caso di dire: chi ha tempo non aspetti tempo.
{Idraulico anno 1999}