Era da parecchio tempo che mi provocava attizzandomi, finché un pomeriggio in modo inatteso e insospettato, con tutte le beghe quotidiane che m’assillavano da svolgere ricevo la seguente comunicazione: ‘Sì, mettilo in pratica, io ci sto, ti chiedo unicamente d’acciuffare la fascia collocata sopra il davanzale della finestra, perché in seguito non farai altro che abbandonarti, mollare ed essere interamente mio, poi fidati a occhi chiusi che infine quella porta incredibilmente s’aprirà ’.
Questo è l’esteso messaggio che lampeggia sul mio cellulare. Io penso che sia matta, impazzita, però bizzarra e mattacchiona com’è m’attizza e mi turba incantevolmente la sua naturale e spontanea maniera di rivelarsi, in quanto mi fa sragionare, perché devo realmente ammettere con tutta spigliatezza mi fa indurire testualmente il cazzo, anzitutto quando capita che usciamo con gli amici, oppure nel tempo in cui siamo dentro nella sua automobile, ovvero nei pressi dei locali in procinto d’addentrarci negli stessi, giacché quasi sventatamente e metodicamente mi sussurra:
‘Sai una cosa? Penso d’aver scordato le mutandine’.
Quell’espressione allettante e lusinghiera scagliata lì di getto m’anima e m’infiamma velocemente le membra, perché lei è una donna talmente condiscendente e piacevole, tenuto conto che me la scoperei in qualunque momento, anche se fosse a letto con la febbre. Lei, con i suoi capelli scuri e quel corpo talmente provocante, con quello sguardo che ti cattura e con quelle labbra che sanno accettare caldeggiando in conclusione le mie più intime previsioni immorali e scandalose. Lei è quella che mi scopa su quel giaciglio che ha tenacemente voluto in ferro battuto per aggrapparsi come meglio le aggrada, facendomi assaporare il suo gusto completo di femmina, lei è quella che mi fa vivere l’inferno e il paradiso nel tempo stesso racchiusi tra le sue gambe, sì, perché io voglio accontentarla. Eccomi, è giunto il momento, perché al presente sono di fronte alla sua porta, vedo che la sciarpa è lì appesa al davanzale della finestre, io l’agguanto e ne annuso il suo profumo infilandomela, giacché ne avverto l’inconfondibile fragranza del rinomato profumo Cherie Miss di Christian Dior. Sorrido, mentre con gli occhi bendati come stabilito busso tre volte e infine sento il rumore dei suoi tacchi, lei apre la porta e mi trascina dentro per la giacca, in quanto percepisco il suo calore avvicinando la sua bocca alla mia, poi mi zittisce alla svelta e incalza:
‘Non parlare e seguimi’ – mi sussurra, in un tono intemperante e sregolato.
Io sto perdendo il capire, la immagino appropriarsi del mio pene, che peraltro avverto che freme inquieto smaniando nelle braghe, è diventato impaziente e insofferente, in quanto attende solamente di scivolare dentro di lei, io sragiono, m’introduco tra i suoi indumenti, voglio captare chiaramente il suo organismo rigoglioso e palpitante, agguanto un capezzolo teso che m’invoca d’essere sfiorato. Lei mi sbatte volontariamente contro il giaciglio, abbassa velocemente la chiusura lampo dei pantaloni e già avverto che lo tiene premurosamente al caldo dentro la sua cavità orale, lo ingoia, ci gira intorno con la lingua, sale e scende con le labbra. Io non capisco più niente, sono fuori di senno, lei lo lecca flemmaticamente imprimendo con la lingua peraltro tenuta rigida e spingendola sulla punta del frenulo, stimolando ulteriormente la mia virilità , poi di nuovo digrada giù nel calore accogliente e ospitale delle sue labbra. Sono sensazioni inenarrabili, irriferibili e sorprendenti, perché se continuerà di questo passo mi farà sborrare presto, io voglio d’altronde resistere, perché voglio scoparmela per ricambiarle il favore, in tal modo seppur bendato la blocco come posso, infilo le mani sotto la sua gonna, frugo, però non trovo gli slip, bensì trovo la sua pelosissima fica alquanto bagnata e odorosa, allora infilo due dita nella sua intimità e la sento gemere. In quell’occasione le piego la schiena e senza troppi complimenti né lusinghe gliel’infilo dentro.
Lei brama e freme d’esser presa, perché adora quando senza garbo e senza gentilezza, ma in maniera indocile e selvaggia io glielo colloco dentro e la sbatto, quando la chiamo bagascia e scrofa, perché lei è la ‘mia reale mala femmina’. Io continuo a muovermi dentro di lei con forza, la sento boccheggiare sempre più forte, avverto il calore aumentare e i suoi fluidi scivolarmi giù lungo il cazzo in maniera sempre più abbondante.
Io spingo e premo ancora, perché voglio riempirla, possederla, farle provare che soltanto io la faccio sentire radicalmente femmina. Il mio orgasmo arriva unitamente con il suo, è denso, impetuoso e rapidissimo, poiché capto chiaramente pure le sue contrazioni, il suo gemito che riconosco fin troppo bene e così mi lascio andare, lascio che il mio seme la riempia, che diventi il marchio indelebile e indimenticabile di me in lei. Progressivamente lei mi slega la fascia, benevola e deliziosa come sempre mi fa l’occhiolino riferendomi argutamente:
‘Adesso prendimi, se ci riesci’ – uscendo dal garage completamente nuda e allontanandosi.
{Idraulico anno 1999}
Visualizzazioni:
184