“Lei salì con agilità e con fare vivace e allegro chiuse lo sportello, si girò verso di me porgendomi la mano e si presentò: “Ciao amore, io sono Paolina e tu…”
Era un periodo molto duro per me sia sul lavoro che a
casa, in entrambe le situazioni ero frustrato e insoddisfatto.
Ma in particolare a casa non funzionava con la mia nuova mogliettina, che io amavo e cercavo di compiacere in tutto, ma quando si trattava di fare l’amore, c’era sempre un problema e chissà perché era sempre colpa mia: o non ero abbastanza dolce o non ero abbastanza sensuale o ero troppo voglioso o non ero abbastanza passionale… Insomma un disastro e mi stavo davvero rompendo i coglioni.
Così nella mia mente era tornata la voglia di sesso a pagamento, cosa che facevo prima di fidanzarmi e che avevo smesso ormai da anni per fedeltà al mio amore.
Quella sera ero andato fuori città per lavoro e stavo tornando a casa tardi, dopo cena, passando per una zona che sapevo essere frequentata da parecchie prostitute, anche se era da tempo ormai che non la frequentavo.
Passai di fronte al piazzale di un distributore e vidi una ragazza appoggiata ad un auto e da lontano mi sembrava piccolina e molto carina, così entrai e mi avvicinai aprendo il finestrino.
Sentivo dentro di me quel brivido misto a paura, eccitazione, senso di colpa, vergogna e voglia di trasgredire che mi fece uscire una voce un po’ incerta e tremolante: “Ciao, quanto vuoi?”.
Lei mi sorrise con dolcezza e mi rispose con un tono premuroso e gentile, quasi sentisse il mio imbarazzo: “Ciao amore, se vuoi andiamo a casa mia per 50 euro e facciamo tutto con calma, ti va?”
Io, un po spiazzato per questo invito, ci riflettei un attimo ma, guardando quel suo viso dolce e quel suo corpo piccolo ma ben proporzionato, mi eccitai un casino e vincendo le mie paure e i miei sensi di colpa decisi di accettare e risposi:”Si, va bene… stai qui vicino?”
Lei sempre sorridendo e indicando una palazzina a poche centinaia di metri da lì rispose: “Sì amore, guarda è proprio lì al primo piano”.
Questa volta, forse perché mi ero un po’ tranquillizzato e quindi più presente a me stesso, notai qualcosa di strano nella sua voce. A parte l’accento un po’ sudamericano, forse brasiliano, il timbro della sua voce era leggermente nasale e un po’ più profondo rispetto alle classiche voci femminili.
La combinazione di questi due aspetti mi accese una lampadina e quindi chiesi con finta indifferenza: “Ma tu non sei italiana vero?” E lei quasi divertita e fiera delle sue origini: “No amore, sono di Brasile, Sao Paulo”.
“Ah, mi pareva” commentati io e attesi, tra l’imbarazzato e l’indeciso su come proseguire.
Lei colse subito questo mio impasse e con tono paziente e comprensivo mi disse senza mezzi termini: “Sì amore, sono trans, non ti piace?”.
Io colto di nuovo in contropiede, non ebbi il coraggio di ammettere che non era quello che volevo e che fino a quel momento la sola idea di andare con un uomo mi avrebbe letteralmente disgustato. Però dentro di me in realtà stava nascendo una curiosità e un desiderio di trasgressione che non avevo mai provato prima, così senza quasi rendermene conto mi venne fuori una risposta disinvolta e ruffiana: “No, no, mi piace l’idea, è che tu sei così femminile e sexy che non avrei mai pensato potessi essere un trans”, cosa assolutamente vera tra l’altro.
Lei con un sorriso sempre più aperto si mise a ridere e con voce allegra e squillante rispose: “Grazie amore mio!!! Allora cosa fai? Andiamo?”
Io ormai mi ero buttato e con un tono più sicuro di come realmente mi sentissi gli dissi: “Si certo andiamo! Che fai sali qui da me o ti seguo in auto?” E lei: “No salgo da te semmai poi mi riporti qui, ti dispiace amore?”.
“Ok, sali allora” la invitai aprendo lo sportello.
Lei salì con agilità e con fare vivace e allegro chiuse lo sportello, si girò verso di me porgendomi la mano e si presentò: “Ciao amore, io sono Paolina e tu come ti chiami”.
Ancora una volta preso in contropiede risposi spontaneamente: “Andrea”.
Lei entusiasta mi abbracciò baciandomi sulle labbra e disse “Ciao Andrea, mi piace il tuo nome e anche tu sei molto dolce e carino”.
Io arrossii completamente e distogliendo immediatamente lo sguardo misi in moto l’auto e mi diressi verso la palazzina che mi aveva indicato.
Parcheggiai e usciti dall’auto mi fece segno di seguirla con un occhiolino, entrati salimmo al primo piano, aprì la porta con la chiave e mi fece cenno di aspettare un attimo e mi disse: “Vedo se c’è la mia amica con qualcuno in salotto”.
Io terrorizzato all’idea di incontrare qualcuno che mi potesse conoscere arretrai di qualche passo e mi misi all’ombra nell’ingresso ancora al buio.
Dopo un paio di minuti tornò dicendomi “La mia amica è sola, via libera”. Mi fece entrare e mi condusse in una cameretta piccola ma spaziosa e piena di tanti peluches, vasi di fiori, quadri e con un grosso letto matrimoniale coperto di cuscini e con un vistoso copriletto leopardato.
“Ti piace?” con il suo solito tono allegro ma un po’ preoccupata per la risposta.
“Sì, molto” le dissi io con il tono più convincente possibile per non deluderla. “E’ molto accogliente e intimo” continuai, sfoggiando più disinvoltura di quella che avessi in realtà. Infatti ero molto preoccupato, perché, non solo stavo tradendo mia moglie con una prostituta, ma la prostituta era anche un trans.
Inoltre ero preoccupatissimo perché per la prima volta avrei avuto a che fare con un cazzo che non fosse il mio e assolutamente non volevo provare la sensazione di averlo dentro di me in alcun modo.
Lei, che sicuramente era molto esperta e sensibile, si avvicinò con dolcezza e carezzandomi una guancia e la nuca, con delicatezza avvicinò le sue labbra alle mie e sfiorandole sussurrò: “Tranquillo amore mio, non faremo nulla che non vuoi fare anche tu va bene?” e così dicendo spinse dolcemente le sue labbra carnose alle mie e pian piano leccò le mia labbra forzandole con morbidezza a schiuderle. Questa sua dolcezza mi diede una sensazione di calma e di calore che mi fecero improvvisamente rilassare, tanto che sorridendo ricambiai il bacio aprendo le mie labbra e sfiorando dolcemente la sua lingua con la mia. Poi la guardai negli occhi e con uno sguardo pieno di dolcezza e gratitudine le dissi: “Grazie Paolina, come hai capito sono molto agitato, ma non l’ho mai fatto con una trans. Tu però mi piaci molto e quindi con te voglio lasciarmi andare… però non so se sono pronto a prendere il tuo…”. Lei sorrise e con un risata dolce e delicata mi rispose con ironia: “Non ti preoccupare lo terrò in gabbia”.
Questa sua ironia mi rilassò definitivamente e allora mi gettai tra le sue braccia baciandola con passione, abbracciandola e carezzandola dappertutto.
Lei fece altrettanto e così ci spogliammo velocemente a vicenda e man mano che scoprivamo una parte del nostro corpo la baciavamo e la toccavamo con passione facendo crescere progressivamente l’eccitazione reciproca, senza però essere frettolosi o sbrigativi. Io le leccavo e le mordicchiavo il collo scendendo pian piano sulle spalle e nel frattempo con una mano scendevo dalla schiena ai glutei sfiorandoli dolcemente e con l’altra salivo dall’addome ai seni ormai scoperti fino a stringerle con delicatezza i capezzoli. Lo stesso faceva lei su di me e quando arrivò a leccarmi i capezzoli, il mio cazzo già durissimo ebbe un sussulto improvviso e sentii che stavo per venire, così mi irrigidii tutto e con un gridolino acuto dissi: “Sto per venire…”. Lei allora si fermò e disse: “Aspetta amore, aspetta” e mi staccò da sé cercando di farmi fermare. Io allora mi rilassai un po’ e cercai di controllarmi, poi scusandomi le dissi: “Scusa amore ma è un po’ di tempo che non scopo…”.
Lei sempre con dolcezza mi baciò e mi disse: “Non ti preoccupare amore, se vuoi vieni pure ma mi piacerebbe sentire il tuo cazzone dentro di me…” e facendomi un occhiolino ammiccante mi disse: “però se vuoi distrarti nel frattempo possiamo fare altri giochini, sempre se vuoi”.
Così dicendo mi prese una mano e la avvicinò con dolcezza al suo inguine ancora nascosto e trattenuto a fatica da un paio di mutandine di pizzo nero.
Io inizialmente mi irrigidii ma poi rilassato dal suo sorriso e intrigato dalla situazione avvicinai la mano alle sue mutandine e pian piano carezzai dall’esterno il suo cazzo che immediatamente reagì e lo sentii far resistenza contro le pareti di pizzo delle sue mutandine, allora lo afferrai con dolcezza e pian piano lo masturbai con due dita guardando la sua espressione compiaciuta ed eccitata che con lo sguardo mi pregava di proseguire.
Prendendo coraggio lo strinsi con tutta la mano e seguii la lunghezza del cazzo dallo scroto alla cappella alternando la pressione da più forte a più delicata.
Questo sembrò piacerle molto visto che emise un piccolo gemito e chiudendo gli occhi inarcò leggermente il capo all’indietro, a quel punto gratificato dal risultato del mio impegno mi decisi a proseguire nell’operazione sfilandole le mutandine che lasciarono scattare all’esterno un membro non molto lungo ma decisamente grosso e con una cappella molto grossa e totalmente scoperta.
Il colore era molto scuro e la cappella rossissima e lucidissima.
A quella vista ebbi come un sussulto di voglia e desidero totalmente inaspettati e istintivamente lo afferrai con entrambe le mani inginocchiandomi di fronte al suo palo guardandolo con stupore misto a eccitazione. Presi a segarlo con entrambe le mani mentre nel frattempo il mio naso, sempre più vicino alla sua cappella, si riempiva dell’odore forte e acre della sua eccitazione. All’improvviso senza neanche accorgemene le mie labbra si appoggiarono alla punta del suo cazzo e piano piano si dischiusero lasciando penetrare sempre di più la sua cappella nella mia bocca finché la fessura del suo pube non incontro la punta della mia lingua facendomi percepire subito un sapore dolciastro e forte che immediatamente mi fecero bloccare spaventato dalla consapevolezza improvvisa di quello che stavo per fare. Paolina, pur presa dalla sua eccitazione se ne accorse subito e carezzandomi dolcemente la nuca mi disse: “Amore se vuoi puoi tirarlo fuori.” Io alzai lo sguardo e vedendo il suo sguardo dolce che spuntava in mezzo al suo seno prosperoso fui colto da un misto di passione e affetto verso questa creatura così “perversa” e delicata allo stesso tempo per cui afferrando le sue natiche piene spinsi il mio capo verso il suo pube e accolsi il suo cazzo nella mia bocca facendola arrivare il più a fondo possibile e con le labbra e la lingua cominciai a stringere e “abbracciare” il suo fusto sentendo subito la mia e la sua eccitazione espresse da un gemito simile e contemporaneo. Oramai il velo era squarciato e la passione mi aveva rapito portandomi ad eseguire con foga e determinazione il mio primo pompino guidato con sempre maggiore forza e passione dalle mani di Paolina che aggrappata ai miei capelli, alle mie orecchie o alle mie guance mi stringeva a se come fossi la cosa più preziosa che avesse, sospirando e gemendo senza più ritegno. Dopo diversi minuti di questo piacevole “lavoretto” (credo per entrambi a giudicare dai suoi sempre più continui incitamenti) cominciai a rallentare e salendo con le mani dalle sue natiche al suo seno feci scivolare fuori dalla mia bocca il suo palo durissimo e “sudatissimo” e presi a leccarla partendo dal pube depilato, passando per l’ombelico alla pancia fino ad arrivare al suo seno e ai suoi capezzoli durissimi ed eccitatissimi. Approfittando di questa turgidità cominciai a mordicchiarli baciarli e leccarli come fossero dei gustosissimi dolcetti da mangiare con avidità, cosa che provoco un grido di approvazione improvviso in Paolina che fermandomi per un momento e guardandomi negli occhi con uno sguardo stupito, divertito e anche un po’ ammirato mi disse: “Ma sei proprio un diavoletto eh!?!?! Mi hai fatto eccitare come una maialina, lo sai che se non ti fermavi con quel tuo pompino assatanato ancora un po’ e ti avrei sborrato in bocca?!?!?!” Le risposi con uno sguardo complice e da finto esperto: “Lo so, lo so, mi sono fermato proprio per farti soffrire un po’”.
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