“Infilo anche all’altro il condom e cerco di rilassarmi per quanto posso perché so che sta per arrivarmi dentro un calibro XXL…”
E’ un momento magico quello in cui mi trovo en femme davanti
ad uno rimorchiato sul web, uno di cui so poco o niente ma di cui conosco sicuramente le intenzioni.
Non so il modo in cui mi prenderà ma so che lo farà . E sentire il desiderio di un uomo verso di me, del mio corpo, è una cosa che mi fa impazzire, godere dell’attesa di quel “fra poco” in cui avrò le sue mani addosso dappertutto, magari la sua lingua in bocca, sui miei capezzoli e poi il sapore del suo cazzo in bocca ed infine la “violazione” del mio culo.
Ho vissuto questo momento molte volte, ma voglio raccontare di una volta in cui, dopo i “preliminari” in internet, Edoardo (non è il suo vero nome) mi invitò a casa sua, una villetta a schiera alla periferia est di Roma.
Mi presento in forma smagliante, verso le 10 di sera, con una microgonna jeans ed una t-shirt con una sola spallina, molto aderente cosicché lasciava intravedere le punte dei capezzoli già eccitate. Parrucca bianca, intimo da troia ovviamente, calze microrete autoreggenti con reggicalze e perizoma tipo filo interdentale. Gambe e culetto depilati e tacco 15.
Lo chiamo con il cell e mi dice dove salire, faccio quei pochi metri pensando alle foto che avevo visto sul sito, molto poche in verità , in cui si intravedeva un torace e braccia muscolose, tatuaggi e un pacco dietro i boxer che si poteva però solo intuire perché non lo mostrava. La cosa non mi disturba mai perché immagino che il “soggetto” punti su altri elementi di seduzione.
Emozionata (come sempre) entro dalla porta, che trovo socchiusa, e me lo trovo subito davanti nella penombra.
Un pezzo di gigante, almeno uno e novanta, sui 50 anni ben tenuti, rasato, con una massa muscolare da urlo, e che con un largo sorriso mi dice “Ciao Daniela”. Io non so che faccia devo aver fatto ma sono riuscita ad articolare solo “wow”, dimostrando senza dubbio il mio apprezzamento.
Chiude la porta, si sporge verso di me e, senza dire altro, mi prende la testa e porta la sua bocca verso la mia, le lingue si intrecciano subito e sento le sue mani cercare i miei capezzoli. Scosta delicatamente la t-shirt e li trova, li titilla, li stringe dolcemente tenendomi sempre la lingua in bocca. Io sono estasiata e già sua per qualunque cosa voglia farmi (senza immaginare cosa avrebbe voluto dire questo in seguito).
Poi mi prende la mano e mi porta verso il divano
“Sei stupenda, molto meglio delle tue foto, vuoi qualcosa da bere?”
“Sì grazie ma solo un bicchiere d’acqua”
Torna quasi subito con un bicchiere d’acqua e me lo porge
“Beh devo dire che anche tu mi hai impressionato favorevolmente, mi piacciono molto i maschi più alti di me, soprattutto se così muscolosi” e nel dirlo gli carezzo i muscoli con sensualità .
“Vedo che sei esplicita, bene, andremo d’accordo”
Nel frattempo si è seduto sul divano a fianco a me e si sbottona i pantaloni, li cala giù insieme ai boxer e scopre il suo membro che, come noto subito, non è “proporzionato” alla sua mole, lungo è lungo ma di circonferenza limitata, insomma non una sciabola, piuttosto un fioretto.
“Mettiti in ginocchio qui davanti e spompinami, troia”
Sento stridere qualcosa fra questo modo brutale di esprimersi e la dolcezza con la quale mi ha accolto, ma comunque obbedisco da brava puttanella, mi metto subito in ginocchio davanti a lui comincio a leccare con passione la sua cappella, poi il membro, ma all’improvviso mi prende la testa e mi sbatte il cazzo in bocca
“Succhia zoccola, fammi un pompino come si deve”
Il suo cazzo è tutto nella mia bocca e lui mi muove la testa al suo ritmo, mi scopa in bocca cioè, ma non essendo molto grosso non faccio fatica alcuna, a parte qualche accenno di conato quando affonda troppo, e piano piano lo sento diventare sempre più duro.
A questo punto si ferma, mi riporta su e ricomincia a baciarmi, leccarmi e carezzarmi dolcemente.
Sono un po’ frastornata da questa alternanza di modi ma penso che poi in fondo non è il tipo più strano che mia sia capitato.
Ci baciamo per un po’, poi sono io a chinarmi sul suo sesso e riprenderlo in bocca facendogli capire che non c’è proprio nessun bisogno che mi obblighi.
“Ti piace il cazzo vero?” mi dice mugolando di piacere
“Sì, molto” e lo riprendo subito fra le labbra
Ora le sue mani sono sul mio culo e me lo carezza con passione mentre il suo cazzo, nella mia bocca, ha raggiunto il massimo di durezza anche se le dimensioni sono quelle che ho detto, ma non sono quelle che mi interessano.
“Voltati che t’inculo, dai” riecco il linguaggio volgare (che però mi piace assai durante l’amplesso), ma tanto stavo per chiederglielo io.
Prendo un preservativo dalla borsetta e gli dico di indossarlo, poi il lubrificante e me lo spalmo per bene nel buchino quindi gli volto le spalle e mi metto a 90 gradi sul divano.
Sento il suo cazzo spingere sul buchino
“lo vuoi tutto dentro puttana?”
“Sìììì”
Ed infatti lo sento entrare fino alle palle, comincia a stantuffare, la sua limitata larghezza non mi ha fatto male quasi per niente ma la sua lunghezza è sufficiente per arrivare a far vibrare le mie “corde” più intime e profonde, è un tipo di penetrazione che mi piace da impazzire.
“Sì, dai, scopami forte, sfondami il culo amore”
“Ti piace essere sfondata eh?”
“Sììì, mi piace troppo”
Lo sento dare colpi fortissimi ma le sue dimensioni, come ho detto, non mi fanno particolarmente male come altri, comunque mugolo, faccio gridolini di piacere e continuo ad incitarlo.
Di botto esce e, tutto eccitato, mi prende il polso
“Vieni di là , voglio legarti al letto”
Oddio farmi legare da un perfetto sconosciuto?!
“No, non mi va, restiamo qua” dico timidamente. Sento la sua mano stringermi fortemente fino a farmi male, e con l’altra mano mi molla uno schiaffone, la sua faccia si punta contro di me con gli occhi di fuori
“Tu fai quello che cazzo te dico io de fa’, capito stronzetta”.
Capisco che non ho nessuna possibilità di reagire e che sta iniziando un percorso di dominazione come altri che me ne sono capitati.
“Va bene però ti prego non farmi male”.
Mi arriva un altro schiaffo poderoso
“Primo damme del lei e no del tu e secondo t’ho detto che fai quello che decido io e basta”
Nella sua camera, sul letto, ci sono già le corde (cazzo, era premeditata la cosa) con le quali mi lega i polsi alla testata del letto, poi mi risbatte il cazzo in bocca e quando gli ridiventa duro, mi viene dietro e con un colpo secco me lo infila dritto nel culo provocando un mio urletto, poi lo tira fuori ed altra botta identica ed altro urletto, va avanti così per un po’ mentre mi dice
“Troia, te piaceno i cazzi grossi eh, questo è piccolo pe’ te vero?”
“Ma no ti giuro, il tuo mi piace” dico piagnucolando
Mi arriva uno schiaffo violento sul culo
“T’ho detto che me devi da’ del lei, vacca, sono il tuo padrone mica uno qualsiasi di quelli che ti si sbattono”
“Mi scusi padrone”
“Nun di’ stronzate, lo so che questo nun te basta, ho letto i tuoi racconti, sei una troiona, sei stata violentata a sedici anni e t’è piaciuto, te piace esse sbattuta con forza da bei cazzoni” e intanto continua ad infilarmi il cazzo in quel modo “adesso te servo io zoccola da marciapiede”
Come faccio a fargli capire che invece sono proprio i cazzi come il suo che preferisco, perché possono scopare la mia “fichetta” strettina, anche violentemente, senza provocarmi troppo dolore?
Sento che si allontana e lo vedo nello specchio aprire un armadio, tira fuori dei dildos e dei plugs di diverse misure e li butta sul letto. Vedo che prende il dildo più grosso, un affare enorme
“Nooo, la prego, quello no!” urlo
“Zitta puttanona, vedrai quanto te piace questo, è come quello dei negri che vai a rimorchia’ pe’ strada”
“La supplico quello no, mi farà troppo male, ho il buchino stretto, la prego…” sono terrorizzata!
“L’ho sentito che c’hai er culetto stretto, allora voglio esse generoso, preferisci questo?” e mi mostra un plug di dimensioni decisamente più ragionevoli, seppur sempre grossino per il mio culo, ma ho paura, non voglio contrariarlo ulteriormente.
“Sì, quello va bene, ma la prego lo lubrifichi”
Vedo che prende il mio gel lubrificante e ce ne spalma una quantità abbondante’, la cosa mi rassicura un po’.
Sento il plug appoggiarsi fra le mie chiappe e poi lo sento entrare, sforzando il mio sfintere. I miei gemiti dovrebbero far capire che mi sta facendo male.
“Rilà ssate troia, ammorbidisci ‘sto bucio de culo sennò te faccio ancora più male” e poi con un colpo secco giù, tutto dentro.
Urlo belluino.
Grande schiaffo sulle chiappe.
“Statte zitta zoccola che sveji tutto er vicinato”
Comincia a fare su e giù con il plug finché il culo, nonostante il dolore, si abitua un po’ a quel corpo estraneo.
“Adesso te lo lascio un po’ dentro pe’ fatte abituà , mentre me succhi ancora er cazzo”.
E me lo mette di nuovo in bocca. Lo spompino come meglio non potrei per non irritarlo, ma lui mi prende la testa e comincia a scoparmi in bocca, dicendomi le cose più porche che gli vengono in mente, finché lo sento rantolare (versi che conosco bene) e un fiotto di sborra inondarmi la bocca, poi un altro, poi un altro ancora
“Inghiotti tutto puttana sennò te riempio de schiaffi” continua a sborrare finché non si è svuotato completamente.
Ingoio tutto senza fiatare.
Penso che almeno sarà finita. Mi sbagliavo di grosso!
Si accascia vicino a me e dopo qualche minuto si alza e mi dice
“Sei stata brava, adesso te slego, vai di là , t’aggiusti il trucco, te rivesti da troietta e torni de qua ma nun te levà il plug”.
Non me lo faccio ripetere, prendo i miei vestiti e quando sono al bagno sfilo il plug e passo un po’ di carta igienica bagnata sul buchino. Come immaginavo, tracce di sangue, il mio buchino si lacera sempre un po’ coi cazzi grossi, l’ho detto che è strettino, non posso farci niente se non invidiare quelle che riescono a prendere persino una mano dentro senza neanche mugolare.
Mi ripasso il trucco, indosso di nuovo perizoma, minigonna e t-shirt e mi reinserisco il plug nel culo prima di tornare da lui.
Appena di là lui mi dice “sei stupenda”, si avvicina e mi prende la testa baciandomi a fondo, poi la sua mano scende a controllare che il plug sia al suo posto.
“Sei stata bravissima, ora usciamo, anche tu devi godere no?!”
“Ma io sono stata bene, ho goduto già ” gli dico mentendo un po’.
Lui mi guarda con un sorrisetto poi mi prende per mano e mi dice secco “andiamo troia”.
Scendiamo in garage e saliamo in macchina, non ho idea di cosa abbia in testa, o meglio ce l’ho ma è meglio non pensarci.
“Te l’ho detto che ho letto tutti i tuoi racconti, che credi, lo so che te piace fatte scopa’ all’aperto, fatte incula’ dai camionisti, dai negri e da chiunque te capita a tiro”
“Ma sono racconti, non sempre sono veri, o almeno non del tutto”
“Seh seh, raccontalo a un altro”.
Ne frattempo siamo arrivati ad una stazione di servizio sul Raccordo Anulare che conosco bene per averla frequentata più di una volta. Nelle piazzole dei camion ci sono 5 o sei TIR. Sotto uno di questi due camionisti che fumano e parlano fra loro.
Edoardo parcheggia a poca distanza da loro e mi dice di togliermi il plug e di scendere. Scende anche lui e mi accompagna verso quei due che cominciano a guardarci incuriositi.
“Salve, state facendo una pausa suppongo”
“Sì perché?”
“Volevo presentarvi la mia amica Daniela, una travesta a cui piace farsi sbattere duro e che io da solo non riesco a soddisfare, vi piace?”
I due si avvicinano a me, che mi sto vergognando come una ladra, e cominciano ad alzarmi la gonna, toccare il culo, scoprire i capezzoli. Mi sembra di essere una vacca alla fiera del bestiame.
“Guardate che culo da troia che c’ha, è uno spettacolo”
“Li fa i pompini?” chiede uno dei due
“E’ campionessa di bocchino doppio con ingoio” risponde il mio autodefinitosi “padrone” ridendo
“Dai zoccola, chinati e prendigli i cazzi in bocca”
“Andiamo dietro il camion almeno” dico io con una vocina da frocetta
“Giusto, portatevela là dietro, io però vengo a guardare”
Dietro il camion i due sono già col cazzo di fuori, pochi minuti di pompino e già comincio a valutarne le dimensioni, uno dei due, napoletano, ce l’ha corto e molto largo, quello dell’altro, che sembra straniero, forse albanese o rumeno, è larghino ma anche lungo, non esagerato ma notevole come altri che ne ho presi.
Il mio padrone stronzo è lì vicino che si masturba.
“Dai inculatevela che non aspetta altro, comincia tu che ce l’hai già bello duro” dice all’albanese.
Quello, che evidentemente non vedeva l’ora, mi viene dietro ed io mugolando (perché ho un cazzo in bocca) comincio a gesticolare verso la mia borsetta a terra.
“Che buo’ sta soccola?” dice il napoletano allentando la presa della mia testa,
Mi sfilo un attimo, prendo dalla borsetta il lubrificante (che mi spalmo subito nel buchino) e due preservativi. Ne infilo uno all’albanese, poi mi rimetto a novanta gradi a succhiare il cazzo del napoletano.
Sento il cazzo dell’albanese spingere sul mio “anellino” fino a che lo sento cedere con dolore (visto quello che mi aveva fatto il plug) e la nerchia di quell’energumeno scivolarmi dentro. Maledizione a quel dannato plug, non riesco a godermi quel magnifico cazzo, sento comunque dolore.
“Scopala forte dai, rompeje er culo, è così che je piace”.
Penso però che l’albanese non avesse nessun bisogno d’incitazione, mi sbatte come un toro imbufalito ma viene quasi subito e fa segno all’altro che è il suo turno. Infilo anche all’altro il condom e cerco di rilassarmi per quanto posso perché so che sta per arrivarmi dentro un calibro XXL.
Il napoletano però ci sa fare, con pazienza appoggia, spinge un po’, aspetta che si allenti un tantino, spinge un po’ di più, poi aspetta ancora che il mio culetto diventi più accogliente e continua così fino a che riesce ad entrare del tutto. Il dolore è comunque molto forte ma evidentemente il tizio è consapevole delle sue dimensioni.
Quando anche il secondo sborra abbondantemente, ed esce dal mio culo soddisfatto, mi ricompongo e vedo Edoardo che stringe la mano ai due e li saluta. Salutano anche me con la mano ed il napoletano anche con “Ciao rottinculo, fatti rivedere da ‘ste parti”
Edoardo mi prende per mano e torniamo in macchina.
“Sei stata una brava zoccola ma troppo timida, devi provocare di più, ancheggiare, sorridere, toccargli il pacco quando te li presento, insomma più naturale”
“Sì padrone” non riesco a dire altro.
Spero che sia soddisfatto e che mi riporti a casa, invece dopo poco siamo dalle parti di Via Togliatti, dove di solito si ritrovano nigeriani, senegalesi e africani vari.
“Adesso ti faccio provare quelli che ti piacciono tanto”
“No la prego sono esausta ed ho il culo in fiamme, mi fa troppo male”
“Non devi ribellarti, te l’ho già detto, ce la sbrighiamo con una mezz’oretta”, entra in una piazzola dove si scorge un gruppetto di africani. Scendiamo e mi accompagna da loro
“Ciao belli, parlate italiano?”
“Sì, io capisci italiano un poco”
“Volevo presentarvi la mia amica travesta, vi piace?”
Sono già in mezzo a loro, sono cinque, struscio la mia mano sul sesso di alcuni di loro e gli sorrido passando la lingua fra le labbra per provocarli, ma mi sto cacando sotto dalla paura.
“Sapete, a lei piace molto il cazzo nero, a voi va di darglielo? Scopare lei? Inculare?”
Gli occhi del nero si illuminano e traduce nella sua lingua per gli amici. Tutti annuiscono spalancando sorrisi a 54 denti.
In un attimo ce l’hanno già tutti di fuori. Dimensioni che non sto a descrivervi.
Mi chino e vengo avvolta da una sensazione stupenda, sognata più di una volta: cinque cazzi neri tutt’intorno e all’altezza della mia faccia, con le mani e con la bocca cerco di soddisfarne più possibile, ammetto di essere molto eccitata, sapori e odori molto forti ma essere mignotta significa anche questo.
Ancora non mi ha colto il pensiero sgradevole del dolore che il mio buchino lacerato sentirà fra poco.
Ed infatti ecco arrivare il momento, mi sento tirare su con forza e mettere a novanta gradi. Ripeto però l’operazione di prendere lubrificante e preservativi e dopo poco comincia la “monta”.
Ne ho sempre quattro fra bocca mani e culo.
Dolore lancinante nelle penetrazioni che purtroppo non riesce a passare, eppure sarei eccitatissima dalla situazione.
Non so quanto sia durata la monta, probabilmente più della mezz’ora di cui parlava il porco, che incita gli africani a sfondarmi per bene e che vedo ad un certo punto sborrare copiosamente mentre si sega.
E’ finita. Sono distrutta.
Il mio “padrone” ha deciso finalmente di riportarmi a casa e lo fa blaterando per tutto il viaggio di quanto io sia stata eccitante e chiedendomi in continuazione se ho goduto. Gli dico di sì per farlo contento ma lo ammazzerei di botte se non fosse così più grosso di me, con quel plug inopportuno mi ha rovinato la festa.
Eppure non si può immaginare quanto io sia mignotta: sono tornata da lui almeno altre due volte.
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