La matura femmina stringeva a sé il giovane maschio mentre veniva posseduta con forza. Le unghie laccate di rosso a lasciare scie furiose sulla schiena, la bocca aperta in un urlo muto, la donna si lasciò travolgere da un orgasmo devastante. Il suo amante si agitò scompostamente sopra di lei, mentre sborrava nella sua fica sfondata eppure capace di stringerlo così forte da dargli come una scossa alla base della spina dorsale. Urlò sentendo il membro stritolato in una morsa carnale, come se gli stessero mungendo tutto lo sperma, contrazione dopo contrazione, prodotto dai testicoli pulsanti. Accasciato in quell’abbraccio, spingeva ancora, scatti involontari del bacino, come a piantare più a fondo il proprio seme, il viso affondato nel collo di colei che lo aveva appena sverginato, ormai esausto dopo essere venuto per la terza volta.
A sua volta, sazia come poche volte nella sua vita, la donna fissava stralunata il soffitto, godendosi il perfetto coronamento della sua perversa lussuria. Stringeva a sé quel giovane uomo che seppur inesperto, complice la situazione, le aveva dato un piacere inimmaginabile, tanto da poter sentire i propri umori colare ancora.
“Allora figliolo, hai già finito?”
Al suono di quella profonda voce dal tono scherzoso, se l’uno s’irrigidì, l’altra sorrise.
Due settimane prima
“Fra due settimane sarà finalmente il giorno del suo compleanno, ma ci pensi? Il nostro timidino, sarà un uomo!” La donna sempre più eccitata proseguiva a masturbare il grosso uccello che aveva fra le mani, lo sguardo incatenato a quello del possessore. Mattia sorrise bonariamente alla moglie, riconoscendo il luccichio che le animava gli occhi, e mentre sdraiato a gambe larghe si godeva le sue attenzioni, potendo godere della vista dei loro corpi nudi nello specchio a muro di fronte, la provocò: “Già, e tu non vedi l’ora vero? Di dargli il nostro regalo, intendo. Anche se forse potrebbe preferire qualcosa di più…moderno” La donna, inviperita, aprì la bocca per rispondere e cadde nel tranello. La mano del marito che prima le accarezzava la nuca la spinse in un attimo verso il bacino inarcato dell’uomo, con la conseguenza di mutare la sua invettiva sul nascere, soffocata dalla dura cappella. Poiché non si parla con la bocca piena, e anche perché con un cazzo in bocca la sua mente si annebbiava sempre, la donna lascò perdere qualunque risposta e si profuse in profondo bocchino, pratica a cui era sempre felicemente dedita.
Il sorriso divertito di Mattia divenne un sospiro di godimento, mentre si gustava le abilità della consorte. Impossibile distogliere lo sguardo, con le mani dietro la testa osservò sua moglie prenderlo in bocca fino alla base ed iniziare un lento su e giù accompagnato da un osceno e magnifico risucchio.
Le mani smaltate di viola strette alle sue cosce e le guance incavate, la donna arrivò facilmente ad inghiottire il glande, del tutto priva di riflesso faringeo, dopo tanti anni di esperienza, abituata a respirare dal naso. La suzione accompagnata dalla lingua che avvolgeva, muoveva e lappava l’asta nodosa, avrebbe già fatto sborrare chiunque. Il marito cercava di resistere, e ci riuscì per un po’ finché lei, conoscendolo, non ricorse alla sua arma migliore, lo sguardo da cerbiatta affamata. Così lo aveva ribattezzato lui, che aveva constatato nel corso del tempo come fosse impossibile fissarla negli occhi in quei momenti, e non darle quello che così disperatamente voleva: Sborra.
E anche stavolta cedette. Il primo schizzo le arrivò in gola ma fu lesta a rilasciare l’asta fuori dalle fauci e mantenendo solo la cappella turgida tra le labbra, si godette gli abbondanti fiotti che le allagarono la bocca uno dopo l’altro. Le cosce strette fra loro, lorde di umori, mandò giù tutto senza perderne una sola goccia, l’ululato dell’uomo come musica nelle sue orecchie. Quest’ultimo, però si riprese in fretta e capovolse le loro posizioni mentre la moglie rideva. Ora era lui che con la bocca si dava da fare, lappandole la passera con la lingua piatta, per poi infilarla dentro e scoparla con quella. Strofinava il naso sulle piccole labbra e roteava la lingua, abbeverandosi del ciprigno dalla fonte. La donna godeva forte, le cosce larghe poggiate sulle sue spalle, una mano ad afferrargli la testa e l’altra a pizzicarsi un capezzolo. L’altra tetta era coperta dalla mano destra di lui, che la stringeva a piena mano. Voleva renderle la pariglia e sapeva bene come fare. Le ficcò due dita dell’altra mano nella fica, mentre scendeva a leccare la rosellina anale. Quando fu abbastanza umida, la penetrò con l’anulare ed il mignolo, risalendo con una lunga leccata fino al clitoride, morse.
Sditalinata in entrambi gli orifizi, la donna ricevette il colpo di grazia e venne gemendo a voce alta.
“Chi potrebbe mai resistere a tutto questo, alla mia Ada, così femmina e porca, mmh?” Questo e altro le sussurrò all’orecchio qualche attimo dopo, mentre nudi e allacciati si scambiavano effusioni. La donna, ammansita ma ancora vogliosa, si lasciò fare immaginando che ben presto ci sarebbe stato suo figlio a svangarle la fica, anziché il padre.
Mattia Secondo, così chiamato in onore appunto di suo padre, anche se all’apparenza molto timido, e senza alcuna esperienza sessuale, aveva i geni di grandi depravati in sé e non fu difficile riportarlo da dove era venuto.
Da sempre complici, i genitori lo avevano cresciuto in una realtà che seppur secondo molti sarebbe da considerare eccessivamente promiscua, per lui era stata comunque piena di amore e attenzioni.
Dopotutto, che male c’era ad essere sempre nudi in casa? Nessuno, a patto che prima di aprire la porta a degli estranei si indossassero dei vestiti. Ed era forse un male che nel corso degli anni, fossero così tanti le zie e gli zii che si avvicendavano nella sua infanzia, talvolta solo per una colazione condivisa prima di andare a scuola? La maggior parte poi, erano presenze quasi fisse nella sua vita, molto più che veri parenti. C’era lo zio Gigi, il postino, un tizio biondo sui trenta che tutte le mattine portava la posta direttamente a casa, puntuale alle 07:00 del mattino, anche di sabato! Ormai era così di famiglia che abbracciava da dietro la sua mamma mentre lui faceva colazione. E poco importava che lo facesse nudo. Certo, lui a quell’epoca non poteva capire che consegnava anche il suo cazzo duro alla piacente Ada, sempre e solo nel culo.
C’era la zia Sara poi, una procace ventenne che spesso si fermava da loro a cena, quando restava a lavorare fino a tardi con papà.
Gli faceva un sacco di coccole e lo stringeva in tanti abbracci. Le voleva bene come a una sorella maggiore, per questo la lasciava sempre vincere quando giocavano a nascondino nell’ufficio paterno, anche se ormai sapeva bene che si nascondeva sotto la scrivania di papà. Aveva solo cinque anni ma non era scemo! Il padre era seduto e la scrivania non era aperta davanti, ma sapeva benissimo che fosse lì perché il papà aveva sempre una strana espressione sul viso, e una volta gli aveva detto che era perché la scrivania era stretta. Per forza la zia Sara doveva essere lì! Ora, l’unica parte “stretta” in quei momenti, era l’uccello di suo padre nella bocca e spesso fra le grosse tette della giovane, ma cosa poteva saperne lui?
Lo zio Salvo poi, un prestante trentenne fratello del papà, passava diverse volte al mese a portargli un regalo perché gli voleva bene, diceva. E lui era così contento quando, dopo che ovviamente lo zio aveva passato un po’ di tempo in camera, nel bagno, e talvolta anche in cucina, con la mamma, si fermava a giocare con lui! E Salvo a sua volta era felicissimo di giocare col nipote, dopo tutto quale uomo non lo sarebbe con le palle così magnificamente svuotate dall’eccezionale Ada?
La zia Viola invece, che spesso lo andava a prendere a scuola, gli dava sempre dei dolci quando suo padre lo veniva a prendere, mentre accompagnava il genitore in cucina per prendere un caffè. Mattia Primo veramente prendeva più che altro a colpi di cazzo quella rossa tutto pepe, ma ogni tanto le guarniva il caffè con una sana sborrata, quindi non era poi così diverso, giusto?
La sua preferita però, rimaneva la zia Annie. Di origine olandese, era per lui quanto più simile ad uno zio ed una zia insieme. Sì, perché la zia, all’anagrafe Hans, aveva delle tettone morbide come la mamma, ma faceva la pipì in piedi come lui e papà. E che dire quando li aveva beccati a fare il gioco del trenino?
Quando, nel cuore della notte era entrato nella camera dei suoi genitori spaventato da un incubo all’età di sei anni, li aveva trovati tutti e tre abbracciati, la zia in mezzo. Aveva chiesto alla mamma perché stava facendo così tanto rumore, e lei mentre lo cullava a letto, gli aveva spiegato che stava facendo la locomotiva! Il piccolo si era riaddormentato, e la donna era tornata giusto in tempo per vedere Hans, pardon Annie, che schiacciata sul letto si faceva sfondare il culo dal marito che, senza smettere di martellare, le chiese come stesse il loro figliolo. Ada fece presto a rassicurarlo per poi porsi a sessantanove sotto di loro, la fica lasciata alle cure di Annie, giusto in tempo per non perdersi la sua sborrata in gola.
Crescendo, il ragazzo aveva chiaramente preso coscienza di ciò che accadeva realmente, ma non lo aveva turbato più di tanto. Era stato più che altro materiale per le sue numerose seghe. Tuttavia, nulla lo avrebbe potuto preparare a ciò che i suoi avevano in mente. Quando ormai mancavano due settimane al suo compleanno, Cominciò a notare un cambiamento nei loro atteggiamenti. Intendiamoci, lo trattavano sempre amorevolmente…ma non si nascondevano praticamente più…come se volessero coinvolgerlo.
Iniziò suo padre che un pomeriggio lo aveva chiamato per chiedergli di passare allo studio. Il ragazzo arrivò in leggero ritardo e non trovò come al solito la zia Sara, che nel frattempo aveva sposato lo zio Gigi, ma tutto spento, salvo una luce provenire dalla porta dell’ufficio di suo padre.
Bussò, e la voce di suo padre lo invito ad entrare, cosa che fece trovando una scena che si aspettava visti i rumori, ma che lo lasciò comunque interdetto. Suo padre, nudo. Di fronte a lui chinata sulla scrivania, la zia Sara, anch’ella nuda, che ad occhi chiusi si faceva chiavare. Il genitore, come se non stesse montando a tutto spiano la sua segretaria, lo rimproverò bonariamente: “Figliolo, sei in ritardo! Ho dovuto cominciare senza di te! Forza che altrimenti facciamo tardi a cena!”
Il ragazzo è ancora impietrito e sulle prime non sa che fare, da un lato vorrebbe buttarsi sulla donna che è fra le sue fantasie masturbatorie più frequenti, dall’altro non sa come. È suo padre a venirgli in aiuto. Afferra la ragazza per i capelli e le molla uno sculaccione. Istintivamente questa apre la bocca, gli occhi semichiusi fuori fuoco, persa nel piacere. “Vedi, ti sta chiedendo di bere…accontenta la zia, forza!”
Il giovane, senza rendersene conto si ritrova a fare dei passi in avanti, abbastanza perché Sara possa liberare la sua erezione, spalancando gli occhi di fronte alle dimensioni di quel randello. Suo marito lo ha grosso, e quello che le sta fottendo non è da meno, ma il ragazzo ha una vera sberla. L’uomo rallenta per permetterle di imboccare l’uccello del figlio, cosa che prontamente avviene. La ragazza aggancia l’asta con una mano senza riuscire circondarla, iniziando subito a lavorarla. Sotto lo sguardo di suo padre, che con il cazzo a mollo si gode la scena, il ragazzo geme sotto quel tocco esperto e quasi subito sborra imbrattando la faccia di Sara che ad occhi socchiusi e bocca aperta, accoglie quelle bordate.
Sente le ginocchia deboli dopo quella prima esperienza, la prima mano oltre la sua ad averlo segato! Si appoggia alla scrivania, il cazzo ancora mezzo duro sempre stretta dalla segretaria del padre; il quale a sua volta riprende a spingere nella giovane causandole un nuovo orgasmo e, soddisfatto di quanto avvenuto, le riempie l’utero di sborra.
Dopo essersi svuotato, da una pacca sulla spalla a figlio e su una chiappa a Sara: “Ben fatto figlio, le femmine vanno sempre ricoperte di sborra! Forza ora, che la mamma e Gigi ci aspettano per cena a casa”
Il ragazzo non profferisce verbo nel viaggio di rientro, perso nei suoi pensieri. All’arrivo, una nuova scena si aggiunge a quella dello studio.
Aperta la porta, infatti, vengono accolti dagli ansiti di Zio Gigi che proprio in quel momento sta sborrando in bocca Ada, in ginocchio di fronte a lui, seduto sul divano. Accoglie in nuovi arrivato con un sorriso sghembo: “Era ora! La cena è già pronta da un po’” “Scusate l’attesa, abbiamo dovuto sbrigare una pratica all’ultimo minuto, vedo che la stavate tenendo in caldo!” gli fa il verso scherzosamente la giovane moglie. I quattro ridono, e ben presto sono a tavola e si comportano come se niente fosse. Uno sguardo fra Ada e Mattia è sufficiente, tutto è andato come si deve. Loro figlio a cena rimane taciturno e solo al dolce si alza di fretta dicendo di dover studiare, andando filato in camera. L’unica cosa che farà sarà tuttavia prendersi in mano l’uccello segandosi a ripetizione, mentre sente i gemiti e le grida di godimento, volutamente accentuati, di sua madre e Sara fottute tutta la notte dai due uomini.
Mattia Secondo per il resto della settimana fa di tutto per evitare i suoi genitori, incerto su cosa pensare, la testa che torna continuamente gli avvenimenti nello studio, costringendolo a masturbarsi ancora ed ancora, ignaro di essere stato beccato più volte dalla madre, che pregusta il momento in cui lo avrà fra le cosce. È sabato ed andato alla ricerca di conforto dalla Zia Annie, da sempre sua confidente. Entra nella villetta in cui questa vive col marito, lo zio Salvo. La trova distesa su una sdraio in piscina, con indosso un attillatissimo costume intero nero…infilato solo per metà. Rimane paralizzato ad osservare i grossi seni nudi ed umidi, palesemente è appena emersa dall’acqua, i capezzoli duri come chiodi.
“Il gatto ti ha mangiato la lingua?” è il commento malizioso di Annie. Il giovane si riscuote il tempo di vederla alzarsi ed andargli incontro per stringerlo in un sensuale abbraccio. Il cazzo gli si impenna nei pantaloni, mentre impacciato ricambia la stretta. “Caro ti ho bagnato tutto! Entra a prendere un costume dello zio, poi parliamo.” Accorgendosi di essersi effettivamente infradiciato, si avvia in casa.
Sgrana gli occhi di fronte la magnifica visione della Zia Viola, nuda ed addormentata su un fianco in un letto che non è il suo. Un seno fa capolino, bianco come il latte e dal capezzolo rosato, le cosce scomposte lasciano lo scoscio ampiamente visibile. Il ragazzo sconvolto non riesce a distogliere lo sguardo dal monte di venere coronato da un curato ciuffo rosso, le grandi labbra allargate da quello che è chiaramente un grosso fallo artificiale infilato nella donna. Una mano a massaggiarsi il pisello, lo tira fuori iniziando a segarsi, quando un gemito della donna lo spinge alla ritirata. Infilato a fatica un costume dello zio esce fuori, inconsapevole di finire dalla padella nella brace. Annie lo accoglie con un sorriso: “Come ti sei fatto bello piccolo, vieni che ti metto la crema.”
Vorrebbe quasi rifiutare, teme di essere beccato, ed ha fatica si distende sulla schiena, il corpo scosso da un brivido appena la donna gli fa colare sul petto della crema. Il suo grosso attrezzo imbizzarrito non sfugge affatto alla zia, che inizia un lento massaggio: “Come sei diventato uomo, così grande e forte”. Sotto l’azione delle mani e lusingato da quello parole, il ragazzo si lascia andare dimentico di cosa accade nelle sue parti basse, ora ritte come un fuso. Quando la voce di Annie lo invita a girarsi obbedisce e l’iniziale reazione quando questa si sede a cavalcioni su di lui si spegne subito, sotto le mani esperte. Annie era massaggiatrice ben prima di passare alla sua nuova identità, e conosce bene i segreti di questa pratica. Eccitata lei stessa, il cazzetto duro le gonfia il costumino. Si stende sul ragazzo, massaggiandolo col suo corpo intero, mima una scopata premendosi su di lui. I grossi seni schiacciati sulla schiena, lo sfregamento, la pressione…è tutto troppo per il ragazzo che sborra nel costume gemendo a voce alta. “Si…vieni piccolo, così vieni per la zia…vengo anche io, anche io come te!” Ed esattamente come lui, lorda il costume di umori. Ansima nell’orecchio del nipote, una lunga leccata sul suo collo. Quando i loro respiri si calmano lo libera dal suo peso tornado seduta e Mattia junior immediatamente si gira: “Oh piccolo, ti faccio così effetto?”.
Il riferimento è inequivocabile. Il membro del ragazzo ancora ritto come un fuso, fa capolino dal costume imbrattato.
Salvo parcheggia con calma, di sabato lavora solo mezza giornata, non vede l’ora di ricominciare quanto ha dovuto interrompere all’alba, lasciando a letto i corpi caldi di Viola e sua moglie. Immaginava di trovarle già indaffarate, sa bene quanto sono insaziabili, ma rimane stupito di trovare la moglie alle prese con il nipote invece della rossa. Sa bene cosa deve star provando il figlio di suo fratello, col cazzo inghiottito dalle labbra di Annie. Il ragazzo è steso nudo sulla sdraio gli occhi chiusi, sua moglie seduta di fronte a lui lo sta spompinando e nel mentre lo masturba con forza. Indeciso se buttarsi in mezzo, resta a guardare affascinato lo spettacolo inatteso.
La sua Annie, così magnifica mentre lavora un membro.
Alterna profonde succhiate da incavarle le guance a lunghe lappate dalla base dell’asta fino al meato. Scende a leccare le palle di Mattia mentre lo sega, ci gioca con la lingua fino a prenderle in bocca una alla volta, lasciandole uscire fuori ricoperte di saliva. Insiste fin quando il giovane non viene, il corpo irrigidito, il pisello scomparso quasi per intero nella bocca della trans: “Oddio…sborro zia, sborro ancora…ancora!” Ancora? E bravo il nipotino…Ada né sarà davvero soddisfatta, pensa.
Decidendo di non interromperli, si avvia non visto verso casa, ansioso di farsi fare lo stesso trattamento da quella vacca di Viola.
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