“Io ero immobilizzato con un pisello di marmo nel costume…”
Stavolta parto subito forte, parto dalla scena forse più incredibile ed eccitante
che mi sia mai capitata davanti agli occhi. Senza preamboli, senza preparazione, senza freni. Anzi, uno è necessario. Tra i tanti commenti che mi hanno fatto molto piacere, ne ho letti un paio sul rapporto tra me e mia mamma e sull’idea di pensare a qualcosa di eccitante che riguardi appunto una mamma. Specifico nuovamente, quindi, che non ho mai avuto alcun impulso incestuoso. Ciò che ho scoperto su mia mamma Isabella non mi ha fatto nascere alcuna voglia nei suoi confronti. Ho iniziato, piuttosto, a vederla come una donna e non solo come una madre, una madre tra l’altro sempre perfetta nel suo ruolo e nei miei confronti. E dopo queste scoperte, ci tengo a specificarlo, nulla è cambiato in famiglia e nessun “danno” o “cambiamento” si è innescato in me. L’unica cosa, come ho già raccontato, è che da quel momento ho iniziato a pensare e vivere la sessualità nel senso del cuckoldismo, dell’eccitazione nel momento in cui qualcosa di “mio” viene “usato” da altri: non a caso, tutti i racconti che riguardano mia mamma Isabella sono nella categoria Tradimenti. Ma, ripeto, tutto ciò fortunatamente non ha influito sulla persona che sono stato e che sono. Le emozioni sono bellissime, secondo me: si tratta solo di saperle gestire e io, anche e soprattutto con la mia ragazza Cinzia, ci sono riuscito appieno. Ultimissima premessa: prima di questo, per capire bene tutto, leggete gli ultimi racconti che ho pubblicato. E ora, come dicevo, parto forte senza ulteriori preamboli.
Mia mamma, Isabella, 48 anni, era completamente nuda, sdraiata sul tavolo. Davanti a lei Matteo, 20 anni, il mio migliore amico dell’università, le afferrava le caviglie tenendole in alto. Era nudo anche lui e andava avanti e indietro, la penetrava con colpi secchi e regolari. Affondava dentro di lei spingendo forte nel momento in cui arrivava in fondo, poi lentamente si ritraeva. Io ero nascosto, come un anno prima, fuori dalla porta-finestra e osservavo ogni dettaglio di quella scena oscena. Ricordo tutti i particolari. Lei muoveva la testa: ora la teneva appoggiata al tavolo, ora la tirava su per guardarlo in faccia. Con le mani si prendeva i capelli, poi toccava il petto di Matteo quasi a limitarne i colpi, ad un certo punto le loro mani si presero e si strinsero. Ricordo le tette di mia mamma che in quella posizione, ballavano su e giù ad ogni colpo di Matteo. Di lui ricordo il segno del costume e dell’abbronzatura. Vedevo il suo cazzo bello grosso che entrava, vedevo la figa di mia mamma rosa, con una piccola aiuola di pelo nella parte superiore. Ogni tanto lui le prendeva le tettone, le toccava avidamente e le stringeva, quasi a farle male. Io ero immobilizzato con un pisello di marmo nel costume. Il mio migliore amico si stava scopando mia mamma, questo continuavo a ripetere dentro me stesso mentre non perdevo nemmeno una frazione di secondo di quello spettacolo. Erano in salotto, su un tavolino di fianco al divano.
Poi lui uscì da lei e lei si alzò. Lui era poco più alto di mia mamma, si fronteggiarono e si baciarono. Fu forse quello, paradossalmente, il momento di massima gelosia perversa. Mia mamma per baciarlo si era messa in punta di piedi, lui la abbracciava e le accarezzava la schiena mentre lei gli buttava le braccia intorno al collo. In quel momento vedevo il cazzo di lui che premeva sulla pancia di lei. Lui la sbranava di baci, in bocca, sul collo, dappertutto. Lei aveva gli occhi estasiati, sorrideva. Non pensavo che avrebbero fatto qualcosa. Da una settimana facevo di tutto per lasciarli sempre soli, ma credevo che non sarebbe successo. E invece eccoli lì, ecco la natura che va oltre ogni convenzione, ecco il desiderio che se innescato non riesce a trattenersi. Provavo a pensare che Matteo era un gran figlio di puttana, ma l’unico vero figlio di puttana ero io, con una madre che da vera puttana come mai avrei immaginato si stava facendo il mio migliore amico di vent’anni più giovane. Poi andarono sul divano, lui la adagiò a pancia in su e si mise sopra di lei, poi con la mano destra puntò il cazzo tra le sue gambe e le tornò dentro. Stavolta era una scopata dolce, lenta, piena di baci, mentre lei dietro la schiena di Matteo incrociava le caviglie, cingendolo stretto. Guardandola, pensai che era davvero un gran pezzo di gnocca. Certo, qualche smagliatura e un po’ di pelle cadente si notavano, ma per avere 48 anni era davvero in forma. Io ero fuori, come un ladro, sdraiato di fianco alla porta-finestra a spiare.
Stavo perdendo il controllo, mi resi conto che non dovevo farmi vedere: se mi avessero scoperto sarebbe stato un momento di enorme imbarazzo. Anche quel giorno, come durante tutta la settimana, avevo trovato una scusa per lasciarli soli. Ero uscito la mattina, verso le 10, dicendo a mia mamma e a Matteo che sarei andato in macchina in una località a pochi chilometri a trovare una ragazza. Avevo detto che sarei tornato la sera dopo cena e mi ero scusato con Matteo: non avrei voluto lasciarlo lì da solo, gli dissi, ma appunto andavo a trovare una ragazza per cui volevo essere da solo. Altro che scuse, eccolo lì che si tromba mia mamma alla faccia mia. In auto ero andato via davvero la mattina, ma ero tornato poco dopo, parcheggiandola non distante da casa. Mi ero mosso con attenzione, volevo in un certo senso pedinarli, vedere cosa facevano. In spiaggia non c’erano, per cui sempre con la massima attenzione ero andato verso casa. Volevo arrivare alla porta-finestra del cortile, che di solito rimane sempre chiusa. Se li avessi incrociato lungo la strada, avrei tranquillamente detto che stavo tornando per qualche motivo. Non sarebbe stato un problema. Invece ero riuscito a entrare dal cancelletto e silenziosamente mi ero portato sul retro, dove c’è il piccolo giardino. E la prima scena che mi si era presentata davanti appena avevo allungato l’occhio in casa era mia mamma nuda sul tavolino che si faceva pompare da Matteo.
La scopava ancora lentamente, lei sotto e lui sopra, mentre si baciavano delicatamente. In quel momento mi venni nel costume, un’esplosione di eccitazione mai sentita, quasi da mal di testa. Ma ero ancora durissimo e fui sempre più di marmo quando si staccarono, lui si sedette comodo sul divano e lei sopra. Si baciarono, poi lei gli leccò i pettorali e gli addominali, quindi si accucciò ai piedi del divano e iniziò a leccargli le palle. Era accucciata con le gambe raccolte sotto il sedere e le ginocchia sul pavimento, leccava come una forsennata, poi passò all’asta e fu un’apoteosi. Lui durò qualche minuto, poi le inondò la faccia di sborra. Furono almeno sei schizzi, che le arrivarono fino alla fronte. Lei continuò a dare bacetti e leccatine alla cappella, mentre lui aveva la testa riversa all’indietro. Stettero così per qualche interminabile istante, poi lei in modo sensualissimo si alzò, sorridendo, pulendosi il mento con la mano destra e camminando sinuosamente andò in bagno, probabilmente a lavarsi la faccia. Lui rimase in trance ad aspettarla e lei tornò dopo poco, si sedette vicino a lui e si baciarono ancora. Erano seduti vicini, lui allungato nel tipico relax post sesso, lei invece con le gambe tirate sul divano gli appoggiava il viso sulla spalla. Mi eccitava molto la differenza di età tra loro due: in Matteo i vent’anni erano lampanti, con il classico fisico tonico da giovanotto in formissima. Mia mamma i suoi 48 anni li portava alla grande ma il suo essere “matura” era evidente. Rimasi qualche minuti a guardarli, mentre chiacchieravano e si baciavano.
Non sapevo davvero cosa pensare e iniziai a farmi domande. Era la prima volta? Forse no, forse avevano già combinato qualcosa nei giorni precedenti, in cui diverse volte li avevo lasciati soli. Matteo non mi era mai sembrato un “assatanato”, quindi pensavo che probabilmente era stata lei a provocarlo. L’unica cosa che sapevo, infatti, era che a mia mamma Matteo piaceva e lo aveva scritto in un messaggio a mio papà. Ricordo che mi svegliai da quei pensieri quando Matteo si alzò da divano per andare in cucina, tornando poco dopo con un pacchetto di patatine in mano. Lo aprì, si sedette nuovamente e insieme, sempre vicini, sgranocchiavano le patatine. Lui ad un certo punto le diede un paio di pizzicotti sul fianco e lei si mise a ridere. Ricordo la faccia sorridente di mia mamma, come una ragazzina spensierata. Finite le patatine si alzarono insieme ed ebbi paura che mi scoprissero, ma si presero per mano e, sempre nudi, salirono le scale per andare di sopra, dove io ovviamente non potevo andare a spiare.
Avevo mal di testa dalla tensione e dall’eccitazione. Uscii dal cancelletto e ricordo che vagai per tutto il pomeriggio. Feci un paio di bagni, mangiai un panino e mi sparai due o tre birre in un paesino vicino. Poco prima di cena, con la mano tremante composi il numero di mia mamma sul cellulare: volevo avvisare del mio ritorno a casa. Mi rispose quasi subito. “Ciao amore, tutto bene?” mi disse. “Sì, tutto ok” risposi io con voce forse poco ferma. “Sto tornando a casa, arrivo prima di cena…” dissi ancora. “Bene, ti aspetto amore” mi rispose mamma. “Vado a comprare la pasta fresca per stasera, abbiamo una fame… Oggi abbiamo fatto mille bagni!” mi disse. Mi venne quasi da ridere. Mezz’ora dopo entrai in casa. Matteo era sul divano a guardare un telegiornale in televisione. Era proprio seduto lì, dove poche ore prima amoreggiava con mia mamma Isabella e mi salutò come se nulla fosse. Lei, invece, era in cucina. Ricordo che indossava ancora il costume e un pareo bianco. Stava cucinando un sugo di pomodoro, mentre l’acqua della pasta era sui fornelli. Lasciò i fornelli, mi venne incontro e mi diede un bacio sulla guancia dicendomi “ciao tesoro, tutto bene? E’ successo qualcosa? Ti aspettavamo dopo cena…”. Non so perché, ma lo immaginavo.
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