“Sbatto allo specchio, la fronte, le guance, le labbra…”
In un modo del tutto inaspettato sono riuscita a recuperare da un
vecchio PC non più funzionante il racconto di Marcello, cominciato oltre un anno fa. E’ sempre stato difficile scrivere di lui, avevo come la sensazione che le parole non riuscissero mai a descrivere le emozioni provate. Quando pensavo di aver definitivamente rinunciato rieccolo saltare fuori e adesso con alcune piccole integrazioni è pronto.
Primo contatto in chat, qualche incontro saltato e finalmente a dicembre 2016 ci conosciamo. Appuntamento alla fermata della metro. Si presenta, poco più che 50 enne, una struttura imponente e un fisico atletico, in seguito saprò che pratica sport fin da bambino. Parliamo una ventina di minuti passeggiando avanti e indietro fuori la stazione. E’ uno che incontra frequentemente, da solo o in coppia e non disdegna incursione nel mondo trav.
Un paio di settimane e organizziamo. Ci vediamo e andiamo dove ricevo. Non vuole guardarmi mentre mi cambio e si siede di spalle. Metto su intimo, autoreggenti e corsetto. Lui parla, mi accenna al mondo variegato delle sue esperienze. Scopa sia lei che lui o insieme a lui la lei o solo lei con lui sottomesso, contemplativo, alle prese con cam, insomma è avvezzo all’argomento e manifesta una certa competenza.
Trucco, parrucca, salgo sulle decolté e sono pronta. La solita tensione del primo incontro, “puoi girarti, così va meglio?”. Approva. Mi siedo sul letto e lo osservo spogliarsi. In carne ed ossa conferma tutto della prima impressione. Ha un torace fantastico, due spalle enormi, possenti, mi ricorda qualcuno. Si sdraia, braccia dietro la testa, allarga le gambe e mi fa cenno di iniziare. Mi allungo al centro e lo accarezzo, ci prendo confidenza. E’ ancora morbido, mi fa pensare ad un frutto tropicale, profuma di fresco, di maschio. Sono inebriata, lo accolgo, lo sento crescere. Lui, gaudente e a suo agio, si gode la situazione. “Prenditi tutto il tempo che vuoi”, mi dice, “puoi andare avanti per ore”. E’ terribilmente sicuro di se.
Come lo infila capisco che non andrà come le altre volte. Entra calmo, poco alla volta ma sento subito, dentro, un fastidio graffiante. Neanche il tempo di assestarmi che inizia a sbattermi duro a ritmo crescente.
Voglia, disagio, piacere, tante sensazioni.
Prosegue per non so quante serie, due – tre minuti che terminano con poderosi affondi. Da l’idea di gestire perfettamente la situazione e più va avanti e più crollo sotto i suoi colpi. Le prime grida, l’ansia. Tento di sottrarmi ma con il corpo impedisce ogni mio movimento, mi tiene giù. Partiti da un angolo dopo venti minuti siamo al centro. Sfinita lo supplico. Come un condottiero a pelo del suo destriero, si ferma, impalato dentro di me. Busto eretto, gambe ai fianchi e braccia alle spalle. Io sotto, orizzontale, schiantata.
Incurante dei miei lamenti e con il dichiarato intento di “allargarmi”, da inizio ad una lenta danza. Ondeggia il bacino da una parte all’altra, in alto e in basso, a destra e sinistra e il mio forellino ne risente. Farfuglio che non resisto, sembra fregarsene. Rallenta, si ferma, ma non mi lascia. Si china al mio orecchio e ironico sussurra: “tu dici basta ma lo vuoi”. Scoppio in una fragorosa isterica risata.
Lo sento armeggiare. Sfila il sesso, ci mette un dito, rientra e, come fosse un gancio aggrappato al mio buco, lentamente inizia a tirare. Picco di dolore. Grido. Urlo di levarlo immediatamente, provo a svincolarmi. “Stai ferma” mi dice, “ti devi abituare”. Pensa che il mio fastidio dipenda dalla sua circonferenza. In realtà quello che proprio mi sconquassa sono tutti quegli affondi che mi provocano una fastidiosa sensazione di lacerazione.
Mi monta come un cowboy al rodeo, contrasta tutti i miei tentativi di disarcionarlo. Sono stremata, inerme, letteralmente sopraffatta. Dopo non so quanto tempo, quando non so proprio più cosa fare, finalmente leva quel dito ed esce.
Si Alza, si piega in avanti, mi afferra per le chiappe, le allarga ed esclama: “Sei bella aperta, ne hai presi di cazzi!”. Affondo la testa tra i cuscini. Provo tanto, ma tanto imbarazzo e un brivido di piacere. Poi, come fossi un manichino, mi solleva per i fianchi e mi rimette nella posizione di prima, culo in aria. Panico. ”No Marcello, aspetta, ti prego”. Macché, una volta messa in posizione me lo sbatte di nuovo dentro.
Mi monta come fossi la sua moto, la sella è il sedere e il manubrio sono le spalle. Ricomincia di gran lena, due – tre minuti intensi poi rallenta. Io non faccio che frignare, mi dimeno, lo imploro. Lui non parla molto è di poche ma efficaci parole e con una sonora sculacciata mi mette a tacere.
Eccolo quindi, di nuovo fermo, incernierato dentro di me fino alle palle. Sono sconvolta, logorata. Nonostante tutto sono molto eccitata e fiera della passione che ci mette, penso che nessuno mi ha mai scopata così.
Lui continua solo a ripetermi di state giù. Come vuoi tu, penso. Sto zitta, realizzo che sono sua, mi offro senza più alcuna resistenza, eseguo tutto quello che mi chiede.
Come una gigantesca macchina, ricomincia a pomparmi. Il suo corpo maestoso si esprime in un formidabile esercizio ginnico. Con le mani serrate ai miei fianchi, sale e scende trapanandomi nelle profondità più anguste. Mi ha talmente aperta che non sento quasi più nessun fastidio. Perdo definitivamente il controllo. In totale simbiosi con il mio carnefice provo piacere in un modo ancestrale. Non è l’orgasmo, è qualcosa di nuovo, è il piacere del corpo attraverso le emozioni della testa, ma vissute al femminile, da trav. Per me è l’apoteosi. Cado in un vero e proprio abisso erotico. Ansimante mi ritrovo aggrappata al suo piede piantato a pochi centimetri dal mio volto, sempre più trasfigurato. Come un ariete che colpo dopo colpo scardina il portone lui possente si infrange dentro di me. Piego la testa, lo vedo dimenarsi, mi cola un filo di saliva. Come la conseguenza di un unico pensiero, lui accosta il piede alla mia faccia ed io avvicino la bocca e inizio a leccarlo, lungo tutta la pianta, dal calcagno all’alluce e poi il collo, le dita, senza ritegno. Quel ricordo di me sotto di lui, ansimante, con l’arcata dentale agganciata all’alluce del suo piede mentre fa scempio del mio culo, rappresenta il massimo della trasgressione.
Lui ovviamente a tutto questo non ci pensa, gli interessa solo scoparmi sempre più virilmente. Dopo altri venti minuti siamo al lato opposto del letto. Non so spiegarvi il senso di spossatezza. Sono distrutta, svuotata. Le caleidoscopiche emozioni, la fatica, lo stupore e lui che va dritto per la sua strada senza il minimo rallentamento.
Dopo il letto mi scopa a 90° sulla scrivania, poi con una gamba sul tavolo, con le ginocchio a terra e il corpo sul letto e poi di nuovo a pecorina sul letto. Atletico, straripante, con una fisicità fuori dal comune. Ricordo frastornata lo sbattere dei corpi, un crescendo ritmato, un lamento ipnotico, un suono peccaminoso.
Alla fine mi mette a terra, in ginocchio con la testa all’angolo tra il pavimento e lo specchio. Mi guardo mentre di slancio rientra dentro di me, mi eccita e mi imbarazza. Quasi non mi riconosco, ho una faccia mai vista. Il volto contratto, lo sguardo perso, le palpebre socchiuse.
Mi cavalca piedi a terra. Ad ogni affondo sobbalzo in avanti. I colpi mi annebbiano. Passa dall’impeto alla furia. Mi tengo come posso. Sbatto allo specchio, la fronte, le guance, le labbra. Appanno il vetro, lo bagno, lo lecco. Ho il fuoco dentro. Lui, come un ciclista che si alza su i pedali, parte per la volata. Lo supplico. Aumenta. Grido. E’ in pieno sprint, 15-20 secondi di miei sguaiati latrati, un’ultima manciata di suoi secchi e ritmati colpi e poi esplode, sillabando a grugniti, “pre-ndi-loo-tut-tto-trooo-ia”. Dopodiché il silenzio.
Crollo a terra rannicchiata, spiaggiata di lato, tremolante. Mi osserva, sfondata ai suoi piedi. Istintivamente porto una mano al sedere. La sensazione è quella di una voragine. Prostrata e a fatica, mi rialzo e mi siedo sul letto. Resto immobile per attimi. Mi parla ma non sento, ho la testa ovattata. Mi viene vicino, lo guardo. Prendo la sua mano, la passo sul mio volto, la bacio mentre confusa lo ringrazio. Sono una donna con l’anima in fiamme al cospetto del suo Dio.
Mi chiede di sfilargli il preservativo. Come una scema, nel ridicolo tentativo di levarlo, lo afferro dalla punta e tiro. E’ evidente che non capisco più nulla, sono altrove. Mi ferma e se lo leva da solo, poi si lava, si veste e molto cordialmente se ne va.
Che dire, sono rimasta estasiata. Un nuovo modo di intendere il sesso mi si è palesato. Sono convinta che in questo primo incontro abbia voluto lasciarmi la sua impronta, marchiarmi. In seguito ci sono stati altri incontri, non molti, circa una decina, tutti quelli che al momento mi ha concesso. Per quanto mi riguarda ho capito di voler essere sua e alle sue condizioni, le uniche che io ho posto sono quelle di non farmi male e di non umiliarmi, mai.
Fin dall’inizio il suo aspetto mi ricordava qualcuno. Solo dopo diversi round mi è apparso tutto più chiaro ed ho finalmente capito a chi somiglia. Marcello ricorda Marlon Brando. Stessa fisicità, stessa struttura, stesso torace e stesso fascino, adesso avete capito perché ho perso la testa? Intendiamoci, non sto certo parlando di sentimenti, sono consapevole della distanza che c’è tra le cose, piuttosto penso che si tratti di una particolare affinità, forse amicizia o comunque stima, che provo nei suoi confronti.
Tra di noi non c’è nessuna gerarchia ma se chiede è perché vuole e a me questa cosa piace, in cuor mio sono una geisha. L’invisibile linea che ci lega in un rapporto di piacere e sesso (che non è certo alla pari) tra noi è chiara, lui propone ed io, per quanto possibile, accetto. Tanti si atteggiano a chissà chi, lui invece non ostenta nulla, nessun proclamo, mai una parola fuori le righe, lui semplicemente ti scopa senza limiti, eventualmente sei tu che devi porli.
Mi convoca quando lo desidera e tutte le volte faccio anche i salti mortali per accontentarlo, ma lo ammetto, con lui mi piace stare sulla corda. Quando chiede in realtà ordina ed io sono libera di accettare o rifiutare, certo poi ne pago le conseguenze. E’ capace di lasciarmi in sospeso per mesi, mi fa morire dal desiderio o semplicemente mi snobba. Non penso di fargli un effetto particolare, gli piace il mio culo, punto. Marcello normalmente mi tocca solo con cazzo, mani e piedi. L’unica volta che mi ha scopata “gambe in aria” non mi ha quasi mai guardata e quanto gli ho chiesto se baciasse, mi ha risposto (giustamente direi io) che è una cosa troppo intima. Non è tipo da dare l’amicizia ad un profilo come il mio e non ci pensa proprio a lasciarmi un feed. Sa benissimo quanto ci possa tenere ma non gli interessa e poi gli piace tenermi sulle spine, farmi fremere dal desiderio. Io mi guardo bene ad importunarlo con messaggi o conversazioni da femminuccia, se non mi chiama aspetto e la cosa più sconvolgente è che mi va bene così.
Apparentemente scopiamo sempre allo stesso modo. Si spoglia, si mette comodo e me lo lascia gustare per il tempo che voglio, nel mentre mi parla. Di solito accenna a cose che solo a sentirle mettono i brividi. Mentre a bocca piena sono tutta intenta a lavorarglielo lui, ad esempio, mi parla di quella volta che ha infilato nel culo di una signora l’intera mano, mostrandomi l’enorme pugno chiuso. “Vuoi provare?”. Oppure mi propone incontri impossibili con coppie bsx o cose talmente intime da non poter nemmeno riferire.
Normalmente se lo fa lavorare per almeno una ventina di minuti nei quali vado letteralmente in estasi. Ha un cazzo bellissimo, largo e lungo, uno dei più grossi che abbia mai preso. E’ un piacere leccarlo, pomparlo e, poco a poco, bramarlo. Succede proprio così, mi manda in una diversa condizione mentale. Alla fine è sempre lui che si scoccia e dice basta.
La prima cosa che fa è levarmi le scarpe, riducendo la mia femminilità del 50%. Tutte le trav amano essere scopate con su i tacchi, lui, tanto per essere chiari, me li fa levare subito. Da quel momento poi è come andare sulle montagne russe.
Come detto mi sodomizza quasi sempre alla pecorina e in tutte le sue possibili applicazioni, tuttavia quella che di gran lunga preferisce è sul letto. Gambe chiuse, sedere spalancato, schiena ricurva e faccia spalmata al lenzuolo, c’ha perso del tempo a spiegarmi come dovevo mettermi. Se fino a quel momento è stato eloquente dopo cambia completamente registro, poche ma intense parole, dette al momento giusto.
Ad ogni incontro, nel tempo e in un modo impercettibile, ha aggiunto sempre qualcosa. A iniziato chiedendomi di levargli il preservativo e non si è più fermato.
A casa sua, appena uscita dal bagno, vestita e truccata di tutto punto, mi ha detto di inginocchiarmi e di muovermi a gattoni. Sono rimasta esterrefatta, col sorriso d’aprile. Non ci potevo credere. Al mio “perché?” ha risposto “perché voglio guardarti”. Senza chiedere più nulla mi sono messa a terra e a quattro zampe sono andata da lui, seduto in poltrona, nudo a gambe aperte. Mi ha tenuta lì, con la sua rassicurante mano intorno al collo mentre completamente persa gli pompavo il cazzo. Dal televisore spento di fronte la poltrona potevo scorgere il nostro riflesso, sembrava la copertina di una rivista fetish, “il padrone e la sua schiava”.
Una volta mi ha redarguita perché lo guardavo troppo. Ero in ginocchio tra le sue gambe intenda a dare del mio meglio e volevo condividere con lui quel momento, dimostrargli tutta la mia troiaggine e invece, quasi infastidito, mi dice di non guardarlo e di concentrarmi sul cazzo. A quelle parole un fremito mi ha scossa lungo tutto il corpo. Marcello è un maschio a cui piace comandare e se lo ritiene opportuno non esita a cazziarti e per quanto sia difficile ammetterlo ma da lui, certi atteggiamenti, al momento giusto, mi piacciono assai.
Un’altra volta, con quel suo modo onesto di dire le cose, mi chiede di vederci più spesso e fare coppia a patto di scopare solo con lui. Alle mie iniziali perplessità controbatte che potremmo organizzare insieme incontri con altri maschi o coppie. Per un periodo mi perdo nell’idea. La cosa mi piace e il fatto che me l’abbia proposto quasi mi fa bagnare. Essere sua, senza più nuove avventure, protetta e al tempo stesso dedicata al suo piacere. Purtroppo nella realtà ci sono infiniti problemi e quindi timidamente provo a porre delle condizioni. Beh, non l’ho più sentito per mesi. In chat, via via che passavano i giorni, abbassavo sempre più le pretese. Non mi ha mai risposto. Spero solo che non abbia letto tutto quello che gli ho scritto e a quale livello mi sia abbassata.
Ad un certo punto ha deciso che dovevamo farlo senza preservativo, voleva riempirmi. Figuriamoci, un buon motivo per oppormi. Tanto ha detto e tanto ha fatto che alla fine, dopo avermi portato le analisi, dopo avermi fatto vedere la tessera di donatore AVIS, dopo che ci siamo fatti insieme il test HIV, in tutta sicurezza e con mio grande giovamento, mi ha farcito le chiappette.
L’ultima volta, prima di vederci, in chat mi scrive che vuole schizzarmi in bocca. Vuole vedermi leccare e ingoiare tutto. Mi eccita appiattirmi ai suoi desideri soprattutto quando coincidono con i miei. Ci vediamo. Dopo avermi come al solito demolita, dopo oltre un ora e mezza, ancora non si decide a venire. Aspetto fremente il momento ma niente, sembra non pensarci, continua ad accanirsi sul mio corpo. C’è un breve video del mio culo al termine del suo trattamento che dice tutto. Ho dovuto implorarlo. Non so per quanto tempo mi ha fatto stare lì, come una troia, a supplicarlo di venire. Quando ha deciso che poteva bastare mi ha detto di sdraiarmi sul letto a pancia in su con la testa fuori. Prima ha giocato con il sesso sul mio viso, qualche buffetto e poi l’ha messo dentro. Mi ha scopato la gola come solo nei porno più zozzi e questo fin quando non è venuto e dopo aver tirato già l’ultima goccia ha anche preteso di vedere. Ho aperto la bocca, mi ha fatto segno con la testo e solo dopo ho ingoiato. Infine, evidentemente soddisfatto, si è fatto pulire la cappella. In questa occasione, come ricompensa, mi ha concesso l’orgasmo. Mi ha lasciato il sesso in bocca mentre mi masturbavo. Non contento in bagno ha voluto che gli lavassi il cazzo. Ero talmente sedotta dal suo fascino che non ho nemmeno più avuto il coraggio di guardarlo, rossa e a testa bassa ho annuito. Si è seduto sul bidet ed io di lato con la testa sulla sua spalla. Non vi dico con quanta passione l’ho pulito. Avrei voluto fermare quel momento, quell’intimità. Non pensavo di poter mai arrivare ad una situazione del genere.
Cosa chiedere di più? Nulla. Se proprio volessi fantasticare potrei dire che ogni tanto mi piacerebbe sentire le sue mani, il suo sguardo, vorrei che in certe occasioni mi baciasse perché il sesso contempla anche questo, insomma un po il dolce dopo l’amaro.
Ora non lo vedo da oltre 7 mesi, ha una donna e vuole dedicarsi completamente a lei. Ogni tanto ci sentiamo, mi accenna a possibili futuri incontri che per il momento tardano a verificarsi.
Per me adesso è dura, mi manca tutto di lui. Mi manca la sua voce, sicura e rassicurane. Mi manca quell’eccitazione mista a paura provata tutte le volte che, come su un erotico patibolo, mi metteva a pecorina. Mi manca il suo sesso che mi penetra, quella sensazione di pienezza. Mi manca l’ansia di quei momenti, il suo corpo che mi sovrasta, che mi governa, l’eccitazione che cresce, il suo impeto sempre molto difficile da gestire. Mi manca quell’intimità che mi portava a supplicarlo senza vergogna, che mi metteva naturalmente al posto giusto, che mi faceva ansimare, godere, che abbatteva qualsiasi barriera o condizionamento e mi faceva sentire in totale sintonia con lui. Mi mancano le lunghissime sedute di cazzo, dove mi scopava per non so quanto tempo, palesemente sottomessa, dedicata al suo (e mio) piacere. Mi manca quella sensazione di sfinimento e di apertura. Mi manca il suo orgasmo, la gioia e l’orgoglio nel sentirlo godere. Mi manca la gratitudine provata al termine di ogni incontro e quel desiderio di adorarlo.
Adesso è come vagare in un deserto di emozioni, con il perenne miraggio di una sua ricomparsa. Pazza, sogno di attenderlo, profumata come una rosa, troiosissima in sottoveste, intimo e sabot rosa.
Marcello, (please) come here!
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