Lo stendino della concordia

“Quando il movimento si fece veramente intenso, mi prese la testa tra le mani e mi scopò in gola violentemente finchè si staccò da me e mi venne in faccia…”

Fin dai tempi del liceo, il mio corpo minuto e sodo ha
sempre suscitato l’attenzione di chi mi stava attorno, ragazzi e ragazze; qualsiasi cosa io indossassi, ovunque andassi e facessi, mi sono sempre sentita osservata e desiderata, a volte in maniera discreta, a volte in maniera volgare. Tutto ciò non dico che mi abbia sempre fatto piacere però, effettivamente, non mi ha mai dato troppo fastidio e a volte, forse, io stessa, con il mio atteggiamento libertino, ho favorito l’accadere di situazioni particolari: ho avuto proposte da ragazzi e persino da ragazze, a volte mi sono concessa, altre volte ho detto di no, altre volte ho reagito in maniera sprezzante.
Ma ciò che mi è successo l’anno scorso al mare, mai me lo sarei aspettato.
Io e il mio fidanzato Andrea, uomo per fortuna per nulla geloso, affittammo insieme ad una coppia di nostri amici, Beatrice e Giovanni, una casetta in Sardegna per 2 settimane. Loro erano delle persone adorabili con le quali ci trovavamo in tutto e per tutto da diversi anni ormai. Io e Beatrice eravamo cresciute insieme grazie all’amicizia dei nostri genitori e poi, quando entrarono nelle nostre vite i rispettivi fidanzati, il gruppo allargato si strinse ancora di più visto che Andrea e Giovanni andarono d’accordo fin da subito.
I primi giorni furono all’insegna del relax assoluto: spiaggia, sole, acqua e riposo sotto l’ombrellone. Inoltre. il fatto di avere una casa a 10 minuti dalla spiaggia, ci consentiva di usufruire di qualche piccola comodità come l’andare a farsi una doccia fresca e cambiarsi il costume bagnato, mangiare qualcosa di diverso che non fossero i soliti panini.
Quella mattina il bikini bagnato mi dava molto fastidio cosiìcchè, verso le 2 decisi di tornare a casa per metterne uno asciutto. Lungo il sentiero incontrai Giovanni che arrivava in spiaggia “Ciao Giò, finito di lavorare per oggi?” “Sì, guarda non ne potevo più, adesso mi sbatto sotto l’ombrellone e dormo. Beatrice e Andrea sono lì?” “Sì, sì… Andrea dormiva, Beatrice mi sa che era in acqua, a dopo!” “A dopo”. Arrivai a casa e andai sul balcone dove c’era lo stendino con i costumi lavati la sera prima. Quando però presi in mano il mio costume, notai che era bagnato; “che strano” pensai “come fa ad essere ancora bagnato che l’ho steso ieri sera?” Toccai quelli di Andrea ed erano asciutti. “Boh” Presa dalla voglia di togliermi il costume bagnato e metterne uno asciutto, tornai in camera mia e dalla valigia ne tirai fuori un altro, lo misi, lavai quello appena tolto e lo stesi fuori insieme a quello che non era ancor asciutto. Tornata in spiaggia avevo già dimenticato la stranezza e mi dedicai all’ozio insieme a Andrea, a Beatrice e Giovanni.
Il giorno dopo però, successe esattamente la stessa cosa. Pensai che era veramente strano anche perché i bikini erano di un tessuto che di solito si asciugava abbastanza velocemente. Il terzo giorno, prima di andare in spiaggia, andai a toccare i costumi ed erano asciutti ma li lasciai sullo stendino; tornata all’ora di pranzo però, li trovai bagnati. La cosa cominciava a farmi pensare e arrivai alla conclusione che, se al mattino erano asciutti e a mezzogiorno erano bagnati, o si bagnavano da soli, o qualcuno li bagnava.
Cominciai ad avere dei sospetti su Andrea, forse mi faceva uno scherzo per tirarmi scema ma non dissi nulla perché volevo coglierlo sul fatto e ricoprirlo di insulti però, pensandoci bene, Andrea e Beatrice, arrivati in spiaggia, non tornavano quasi mai su. Fu in quel momento, quella mattina, la quarta da quando avevo cominciato a trovare i miei bikini bagnati, che Giovanni disse “Vado su un attimo a casa che devo scrivere una mail”. La cosa non sembrò strana perché Giovanni molto spesso, anche se in vacanza, lavoricchiava e aveva bisogno del PC che era, appunto, a casa.
A casa.
Fu in quel preciso momento che il mio sospetto si spostò da Andrea a Giovanni: lasciai che Giovanni si allontanasse e poi dissi che andavo a farmi una passeggiata lungo la spiaggia consapevole che Beatrice e Andrea, con il caldo che faceva, non si sarebbero mai mossi. E infatti in breve mi trovai da sola e presi il sentiero per casa; durante il tragitto continuavo a ripetermi, tra il divertito e il disgustato, che mi stavo sbagliando, che non era possibile che Giovanni giocasse con i miei bikini. Entrai in casa di soppiatto, molto silenziosa, sembrava tutto apparentemente normale: il PC di Giovanni era acceso sul tavolo ma lui non c’era; diedi un’occhiata veloce sul balcone: stesi c’erano i costumi ma ne mancava uno, il mio bikini ovviamente. “Cazzo, adesso mi incazzo di brutto” pensai. In quell’istante sentii un rumore provenire dalla stanza di Giovanni e Beatrice: dentro c’era qualcuno, mi avvicinai alla porta e sbirciai come una guardona nel buco della serratura: ciò che vidi mi scioccò e mi disgustò. Giovanni si stava masturbando con gli slip del mio bikini avvolti sul cazzo, lo faceva fortissimo: se lo spaccava. Nella mia vita avevo visto diversi uomini masturbarsi e ne avevo aiutati tanti a farlo ma con quella foga e violenza non l’avevo mai visto fare a nessuno. Ero scioccata e disgustata, mi sentii violentata, ma allo stesso tempo non riuscivo a smettere di sbirciare quel cazzo e quelle palle gonfie che sballottavano nel rosso del mio bikini. Nel mio disgusto mi ritrovai eccitata e quando Giovanni venne copiosamente nei miei slip, mi allontanai velocemente riparando nella mia camera. Ero eccitata. Tantissimo. Ma anche incazzata e disgustata. Ero combattutissima: l’istinto era quello di correre in spiaggia e sputtanarlo ma un altro istinto mi diceva di infilarmi una mano nel bikini bagnato che indossavo e masturbarmi. E così feci, davanti allo specchio, dopo essermi assicurata che il porco se ne fosse andato: due dita davanti e una dietro, l’immagine di quel cazzo fissa nel mio cervello e venni anche io in pochi minuti. Tornata in spiaggia, Giovanni parlava con Andrea come se nulla fosse accaduto (effettivamente solo lui sapeva…); io mi misi in disparte ascoltando musica con le cuffiette e guardando Beatrice che nuotava a largo. Per tutto il giorno cercai di dissimulare il mio disagio fatto di eccitazione e rabbia. Quando Giovanni mi rivolgeva la parola, rispondevo tranquillamente anche se, dentro di me, chiudevo la frase con un “PORCO” pensato intensamente. Da sotto gli occhiali scuri però, non riuscivo a smettere di guardargli in mezzo alle gambe, quel generoso pacco che poche ore prima si era sfogato violentemente sul mio bikini. E allora sentivo i capezzoli indurirsi, un fremito tra le cosce e la fantasia, coltivata dalla riservatezza della musica in cuffia, mi portava a fantasticare cose che non avrei mai pensato. Una di queste la misi in atto il giorno dopo. Infatti, steso sul balcone, oltre a miei bikini, lasciai anche un perizoma, il più sexy e succinto che avevo, uno di quelli che mettevo solo per far ammattire il mio fidanzato. E Giovanni ovviamente ci cascò: quando spalancai la porta di camera sua e lo sorpresi con l’uccello in mano, fece cadere il perizoma e cercò di nascondersi. Cominciò a chiedermi scusa come un bambino, che era la prima volta che lo faceva, di non dire per favore nulla a Beatrice e Andrea, per favore, e mi chiedeva ancora scusa. Io, davanti a lui, in piedi, zitta, lo guardavo con uno sguardo rigido ed inflessibile finchè mi girai dandogli le spalle e mi calai il bikini piegandomi a 90, poi mi sfilai la parte sopra e gli tirai i due pezzi addosso. Giovanni era completamente bloccato, la mia mossa lo spiazzò: “Continua con questo e ridammi il perizoma che mi serve!” Poi gli guardai il cazzo che per lo spavento e la vergogna era praticamente sparito e aggiunsi “Se ti riesce di finire” “Silvia, ti prego, già mi vergogno come un cane, ti chiedo scusa, ti prometto che…” Mi infilai il perizoma “Cos’è, adesso che sono qui non ti eccito più?” “Silvia, ti prego, esci, lasciami stare che mi vergogno” “Voglio guardarti mentre te lo spacchi; con me qui mezza nuda dovrebbe riuscirti meglio che con un bikini sintetico in mano, no? Dai, smetti di fare il bambino e riprenditi il cazzo in mano prima che arrivi qualcuno…” Giovanni riprese a masturbarsi ma per la vergogna non gli veniva duro, poi di scatto si alzò e cercò di scappare in bagno. Glielo impedii sbarrandogli la strada “Ti prego Silvia…” “Come ti prego? Non ti piacciono più le mie tette? Guarda i miei capezzoli come sono duri? E il mio culetto? Non era questo che pensavi quando ti spaccavi il cazzo?” Mi misi di nuovo a 90 davanti a lui e spostai il filo del perizoma da una parte: “Era a questo buco che pensavi? Sai che è vergine? Ti piacerebbe sfondarmelo con il tuo bel cazzone? Saresti il primo sai? Ti piacerebbe vero? Ma così come è adesso impaurito non ce la faresti mai” “Silvia, ti prego.” Mi piegai davanti al suo cazzo moscio “Vediamo se possiamo fare qualcosa” dissi. Cominciai a stuzzicarglielo con la lingua, ci impiegai un po’, ma alla fine ce la feci. Era di nuovo duro e grosso. Giovanni ormai non diceva più nulla, eccitato ed incredulo, anche quando gli presi le natiche e cominciai ad accompagnarlo in un movimento avanti indietro nella mia bocca, sempre più in fondo. Quando il movimento si fece veramente intenso, mi prese la testa tra le mani e mi scopò in gola violentemente finchè si staccò da me e mi venne in faccia. Guardandomi piena di sborra e sorridente mi disse “Scusa, scusa, scusa….” e corse via scansandomi. Anche se ero eccitata come poche volte mi era successo ( non avevo mai permesso a nessuno di venirmi in faccia ), sentii di aver esagerato. Mi sfilai di nuovo il perizoma e glielo lasciai sul letto: andai a pulirmi e poi mi avvicinai alla porta del bagno dove Giovanni era andato a rintanarsi e gli dissi ”Dai scusa, ho esagerato. Ti perdono. Sarà un segreto tra me e te e se ti devo dire la verità, il fatto che ti piaccia toccarti pensando a me, mi lusinga tantissimo! TI ho lasciato un ricordino sul letto, mi raccomando, non farlo vedere a Beatrice” Tornai in spiaggia più leggera e passai un pomeriggio stupendo; anche Giovanni, dopo che per un po’ non aveva osato rivolgermi parola, capì che per me era tutto passato e tornò normale. La storia sembrò finire lì, finchè l’ultimo giorno prima di partire, Giovanni mi fece ritrovare il perizoma lavato, asciutto e piegato sul letto. Poi mi mandò un sms “Grazie, l’ho usato tantissimo”. Mi sentii esplodere di eccitazione.

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Tradimenti

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